La Rivoluzione russa in immagini
Nella vignetta satirica in alto, seduti attorno ad una tavola, tutti gli esponenti dell'antico
regime russo, con lo zar Nicola II al centro, i banchieri, gli ufficiali, e il primate della Chiesta
ortodossa.
Sotto una fotografia che ritrae lo Zar mentre, a cavallo, passa in rassegna le truppe
(inginocchiate dinanzi a Sua maestà...).
La società russa era ancora legata ad una monarchia di tipo assolutistico, ai privilegi
inveterati della nobiltà, ad un mondo rurale che in Europa stava ormai rapidamente
cambiando.
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Nicola II abdicò il 15 marzo 1917, dopo la cosiddetta Rivoluzione di Febbraio,
in favore del fratello Michele, che però rimise il potere nelle mani del
parlamento (Duma). Contemporaneamente alla caduta dei Romanov,
prendevano vita i primi Soviet degli operai e dei soldati a Mosca e a Pietrogrado.
Il primo governo provvisorio,
dopo la caduta dello Zar, fu
presieduto da Georgij L'vov,
mentre un secondo governo di
stampo socialista moderato,
sotto la guida di Kerenskij, si
costituì nel giugno del 1917.
Kerenskij tentò di consolidare
il suo potere mediante una
nuova offensiva militare (nella
foto lo vediamo mentre passa in
rassegna le truppe), ma il paese
era già stato stremato dallo
sforzo bellico e non era più in
grado di portare avanti le ostilità
nei confronti della Germania.
L'ostinata campagna bellicista di
Kerenskij fu proprio una delle
principali ragioni del suo
fallimento politico.
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L'inflazione e la scarsità generi di prima necessità crearono forti tensioni nell'estate del 1917.
Solo le industrie belliche erano in netta crescita, tutti gli altri settori del paese erano allo stremo.
I Bolscevichi continuavano a sobillare le città e le campagne alla rivolta. Per questo il Governo
provvisorio, che temeva che l'esercito avrebbe appoggiato una nuova rivoluzione, decise in
primavera di spostare sul fronte le truppe che avevano solidarizzato con gli insorti di febbraio e
di lasciare a Pietrogrado solo uomini di comprovata fiducia, leali al nuovo governo guidato da
Kerenskij.
I soldati di stanza a Pietrogrado si resero conto di questo tentativo, ed infatti insorsero contro
il governo insieme agli operai (3 luglio). I bolscevichi appoggiarono questa “insurrezione di
Luglio”, anche se intimamente convinti che si trattasse di una rivolta prematura, non
adeguatamente orchestrata. Gli insorti, infatti, furono sconfitti dai reparti dell'esercito fedeli al
Governo provvisorio (4 luglio). Lenin venne accusato dal governo di aver preso soldi dal Kaiser
per finanziare un colpo di stato bolscevico ed il ritiro delle truppe russe dal fronte Orientale. Fu
così costretto a ripiegare in Finlandia.
Il Generale Lavr
Kornilov tentò di
guidare un colpo di
stato reazionario
nell'agosto del 1917
(settembre per il
calendario gregoriano),
ordinando al generale
Krymov di lanciare la
cavalleria su
Pietrogrado. La città fu
difesa da
un'improvvisata
resistenza della Guardia
Rossa, formata da
25.000 operai armati.
Molti degli uomini reclutati dalla Guardia Rossa erano
bolscevichi detenuti per reati politici, che vennero liberati
per far fronte all'emergenza. In questi giorni i bolscevichi si
impadronirono dei Soviet di Mosca e Pietrogrado, e si
venne a creare un pericoloso dualismo politico, che vedeva
il governo di Kerenskij contrapposto ai Soviet.
Lenin, che nel frattempo era rientrato in Russia, colse
l'occasione favorevole, e guidò la decisiva offensiva di
Ottobre (24-25 ottobre secondo il calendario russo, 6-7
novembre 1917 secondo il calendario gregoriano) mirata a
creare un governo rivoluzionario di operai e soldati.
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Lenin ritorna in trionfo
dalla Finlandia dopo il
fallito golpe di Kornilov
(10 ottobre 1917)
Lenin proclama la vittoria: 26 ottobre 1917
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Ecco una vignetta satirica che rappresenta in modo semplificativo l'ideologia del regime
zarista e quella del nuovo regime comunista. Nella vignetta a sinistra leggiamo: Per che cosa
combattevamo prima? E negli stendardi rossi: parassitismo, bigotteria, scherno, schiavitù,
imperialismo, persecuzioni antisemitiche, sfruttamento. Nella vignetta a destra: Per che cosa
combattiamo adesso: arte, libertà, lavoro libero, pane, scienza.
Nicolas Kotchergin, Sulle
rovine del capitalismo
marciamo verso la fraternità,
1920.
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Il primo Battaglione della
morte (Zhenskii batal'on smerti),
composto interamente da
donne soldato, prese parte ad
alcune azioni militari durante
la Prima Guerra mondiale e
durante la Guerra Civile
Russa. Era guidato dal
luogotenente Marie
Bektscharow, e composto in
parte da donne già arruolate
nelle precedenti campagne in
qualità di infermiere (ma è
stato documentato che
alcune di loro avevano già
preso parte ad azioni
militari), in parte da
studentesse di diciotto anni
infervorate dalla propaganda
nazionalista.
Un altro Battaglione della
morte celebre fu quello
guidato da Marija Leontevna
Bochkareva detta “Yashka”.
Il secondo congresso panrusso dei
Soviet, nel 1917
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Stalin, Lenin e Kamenev, nell'ottobre 1917.
La famiglia imperiale nel 1914
L'ex-zar Nicola II taglia la legna insieme al figlio emofilico Alexeij. Per paura che
l'esercito bianco potesse liberare i Romanov, l'intera famiglia fu trucidata nell'estate del
1918 a Ekaterinburg, negli Urali. I loro corpi sono ora sepolti nella cattedrale dei santi
Pietro e Paolo a San Pietroburgo.
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Armeni Dashnak
Menscevichi della
Georgia
Menscevichi
Partito socialista
rivoluzionario di
sinistra
Bolscevichi 24%
Risultati delle elezioni del novembre 1917
Socialisti
Rivoluzionari
40,4%
Socialisti rivoluzionari
dell'Ucraina
Azerbaijani
Kazaki
Cadetti
Altri 14,50%
Le elezioni del 25 novembre 1917 videro il trionfo dei partiti di sinistra non bolscevichi. I
leninisti avevano solo 170 seggi su oltre 700, e il solo Partito Socialista Rivoluzionario,
espressione della Russia rurale e contadina, da solo aveva guadagnato 370 seggi.
Ignorando la volontà del popolo, Lenin decise di attuare con la forza e di sciogliere la Duma
nel gennaio del 1918, per instaurare non una dittatura del proletariato, quanto una dittatura
del partito Bolscevico (che dal 1918 si chiamerà Partito Comunista) sul proletariato. Con una
propaganda tendenziosa, che voleva etichettare tutti gli altri partiti, ad eccezione di quello
comunista, con l'appellativo di anti-rivoluzionari, Lenin dichiarò illegali tutte le formazioni
politiche avverse, e la Ceka, una polizia politica, aveva il compito di vigilare ed impedire la
formazione di nuove coalizioni.
Queste furono le uniche elezioni alle quali si presentarono più formazioni politiche in
Russia: fino alle elezioni del 1989 (dopo la caduta del muro di Berlino), l'unico partito
dell'Unione Sovietica fu il Partito Comunista.
Alcuni cadetti attorno ad un automezzo blindato nel 1917, a Pietrogrado.
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Dopo la Pace di Brest-Litovsk
— la pace era uno dei capisaldi
delle tesi di Aprile di Lenin —
la Russia perse quasi il 30%
delle sue terre coltivabili, tre
quarti delle industrie, ubicate
nel versante occidentale
dell'Impero, ed anche alcune
riserve di carbone.
Nascevano dalla sconfitta
russa nuovi stati indipendenti:
l'Ucraina, la Polonia, le
Repubbliche Baltiche (Estonia,
Lettonia, Lituania). La
popolazione di questi stati
ammontava a circa sessanta
milioni di abitanti.
Territori perduti dall'Impero
Austroungarico
Territori perduti dalla Russia
Territori perduti dalla Germania
Territori perdui dalla Bulgaria (Tracia)
Territori smilitarizzati
Volontari della Guardia Rossa davanti al Palazzo d'Inverno.
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Manifesto antibolscevico del 1918 nel quale i rivoluzionari in armi, apostrofati come “nipoti di
Giuda”, mandano il Cristo di nuovo sul Golgota. In basso a destra, Trotzkij assiste alla scena.
I corpi di alcuni bolscevichi uccisi sono esposti dai soldati dell'Esercito Bianco per la foto. Il
terzo a sinistra non ha più le scarpe. Nel 1919 la Guerra civile volgeva a favore dei Bianchi.
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In questo manifesto bolscevico,
del 1918, Trotzkij appare sopra un
destriero bianco rampante. Come
San Giorgio, che uccise il drago, il
fondatore dell'Armata rossa uccide
con una lancia un serpente con il
cappello a cilindro, per simboleggiare che il potere occidentale è
corrotto e invischiato negli interessi
dei capitalisti e dei banchieri.
Il mantello di Trotzkij è rosso, come lo scudo con la falce e martello.
Sebbene il carattere dell'ideologia
comunista sia spiccatamente ateo,
qui si nota l'uso di un linguaggio e
di una iconografia di tipo religioso.
La vignetta sulla destra, del 1919, è
invece opera dell'esercito controrivoluzionario (i bianchi). Trotzkij è
l'incarnazione di Satana.
Soddisfatto il fondatore dell'armata
rossa contempla un fiume di ossa ed
assiste all'esecuzione di un soldato
bianco.
Se osserviamo il carnefice con la
pistola, in basso a destra, notiamo dei
tratti somatici tipicamente asiatici.
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A causa degli scontri, delle epidemie e delle carestie, si
calcola che in Russia vi siano stati 16 milioni di morti
durante gli anni 1918-1921.
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La NEP
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Un gruppo di bambini gioca scalzo nella steppa russa.
Sotto, una caricatura antibolscevica che ritrae i soldati dell'Armata Rossa mentre
devastano una fattoria. Dopo la NEP, la repressione contro i Kulaki fu durissima, e
continuò almeno fino al 1927.
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La donna con il foulard sulla testa grida: libri! Questo è uno dei manifesti più celebri della
propaganda comunista. La cultura non fu mai nient'altro che uno dei tanti mezzi per
diffondere e radicare l'ideologia nel popolo.
Dopo la presa del potere di Stalin, e il cosiddetto “tradimento” di Trotzkij, molti
documenti e molte immagini dell'epoca furono manipolate per ricostruire una falsa memoria
storica della Rivoluzione. La tecnica del fotomontaggio è antica quanto la fotografia. Bastava
agire direttamente sul negativo, e schiarire con l'uso di specifici acidi le parti della fotografia
che si desideravano cancellare. In questo caso il fotografo è riuscito persino a ricostruire
l'intera spalla sinistra di Lenin, che era coperta dal corpo di Trotzkij. Se osserviamo con
attenzione l'immagine, vedremo che oltre a Trotzkij sono stati cancellati anche un uomo con
la barba e i baffi in primo piano sulla destra e, a sinistra, in alto, l'uomo con gli occhiali è
sparito ed appare solo l'uomo più giovane col colbacco che era in secondo piano.
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