COMMENTO AL
NUOVO CODICE
DEONTOLOGICO
DELL’INFERMIERE
IL CODICE DEONTOLOGICO
DELL’INFERMIERE
12 MAGGIO 1999
IL PATTO INFERMIERE- CITTADINO
Svolgere la professione infermieristica significa prendere un impegno nei confronti del cittadino. Al
primo incontro dobbiamo spiegare chi siamo e che cosa possiamo fare per Lui. Sapere chi è, è
riconoscerlo con il Nome e Cognome. Farci riconoscere attraverso la divisa e il cartellino di
riconoscimento. Dare risposte e chiarimenti per indirizzarlo verso gli organi competenti. Fornire il
massimo delle informazioni sui servizi sanitari. Garantire le migliori condizioni igieniche ed
ambientali. Favorire e mantenere, le sue relazioni sociali e familiari. Rispettare il suo tempo e le sue
abitudini. Aiutarlo ad affrontare le sue giornate, supportandolo nei gesti quotidiani, quando non è in
grado di farlo da solo. Individuare i suoi bisogni di assistenza, condividerli insieme trovando le
possibili soluzioni.insegnare i comportamenti ottimali che garantiscono il suo stato di salute,
rispettando il suo stile di vita. Garantirgli competenze, abilità, umanità nello svolgimento delle
prestazioni assistenziali,rispettando la sua dignità, le sue incertezze e garantendogli la sua
riservatezza. Attuare iniziative per migliorare l’Assistenza Infermieristica e segnalare agli organi
competenti situazioni che possono causare danni e disagi
ART.1.4
Il codice deontologico guida l’infermiere nello sviluppo dell’identita’
professionale e nell’assunzione di un comportamento eticamente responsabile.
E’ uno strumento che informa il cittadino sui comportamenti che puo’ attendersi
dall’infermiere.
Identita’ professionale
Come abbiamo gia’ visto in precedenza, oggigiorno l’infermieristica non e’ piu’ considerate come
un’insieme di azioni esecutive, ma come una professione caratterizzata da un livello elevato di
istruzione, da conoscenze teoriche, da un servizio che permette di esercitare agli operatori una
autorita’ rilevante sui clienti con una vasta autonomia attenendosi a delle leggi previste nel codice
deontologico.A questo, si e’ arrivati attraverso gli anni, grazie a dei modelli concettuali o teorie e ai
codici deontologici nazionali e internazionali, con i quali la professione infermieristica a acquisito
una sua identita’. Vi sono alcuni aspetti dell’identita’ professionali che tuttora sono soggetti a
discussione,mentre la riflessione delle scienze organizzative, fanno del professionista non piu’ un
mediatore di atti da compiere, ma come colui che attraverso un mandato compie delle azioni
responsabili, anche se ancora si e’ alla ricerca di una demarcazione chiara dei propri confini in un
contesto di collaborazione con altre professioni.
Il codice deontologico come strumento informativo
Il codice deontologico oltre ad essere significativo per il processo di professionalizzazione della
categoria, costituisce un elemento essenziale per la societa’, in quanto la stessa si aspetta dalla
professione responsabilita’ e fiducia nello svolgimento di una determinate attivita’, conferendogli
autonomia ed autorita’; nello stesso tempo, la professione accetta tutto cio’ assumendosi l’impegno
preso rispettando delle norme e dei principi di comportamento.Per questo motivo il codice
deontologico costituisce l’espressione della coscienza della professione di venendo lo strumento
essenziale di collettivita’ da trasmettere ai cittadini e agli interessati.
ART. 1.5
L’infermiere, con la partecipazione ai propri organismi di rappresentanza,
manifesta la appartenenza al gruppo professionale, l’accettazione dei valori
contenuti nel codice deontologico e l’impegno a viverli nel quotidiano.
Appartenenza al gruppo professionale e accettazione dei suoi valori
L’articolo sottolinea l’importanza della partecipazione dell’infermiere al collegio IPASVI,dove gli
infermieri si identificano sulle tematiche professionale.
Appartenere ad un groppo significa accettare la cultura, le regola e il linguaggio del gruppo senza
che siano escluse la discussione e la critica.
Ogni professionista rappresenta una testimonianza di questa appartenenza ,prendendo un impegno
nei confronti della comunita’infermieristica.
ART. 2.1
Il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e dei principi etici della professione
e’ condizione essenziale per l’assunzione della responsabilita’ delle cure
infermieristiche
Diritti fondamentali dell’uomo
L’ affermazione secondo la quale ( il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e dei principi etici
della professione e’ condizione essenziale per l’assunzione della responsabilita’ delle cure
infermieristiche ) e’ di grande valore etico.Il cammino verso il riconoscimento della persona umana
come portatrice di diritti e’ stato molto lungo e ancora non concluso.E’ iniziato nella seconda meta’
del Seicento Il filosofo inglese j. Locke formula una tavola dei diritti umani, civili e politici nella
quale il diritto alla vita alla salute alla liberta’, denominati diritti umani individuali, in seguito
definiti diritti umani di prima generazione. Successivamente il movimento culturale
dell’illuminismo e la Rivoluzione Francese con l’abbattimento del regime feudale e la monarchia
assoluta creano I presupposti dello stato democratico moderno e il consolidamento dell’idea dei
diritti umani.Uno degli eventi che ha caratterizzato la nascita della democrazia e’ stato la nascita
della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Nell’ottocento nel corso dei movimenti sociali in genere e del pensiero socialista in particolare, si
chiede il riconoscimento sulla base delle idée di eguaglianza e giustizia dei diritti economici,sociali
e culturali, nonche’ il diritto all’assistenza medica.Questa seconda generazione, mette in luce un
nuovo diritto: il diritto all’assistenza sanitaria.Nel corso del Novecento si assiste alla negazione dei
diritti umani a molti paesi, c’e’ quindi l’esigenza di diffondere, pur in mezzo a difficolta’ e contrasti
il diritto che ogni essere umano ha all’educazione, all’abitazione, al lavoro, al sussidio di
disoccupazione,alla pensione e naturalmente all’assistenza sanitaria.La cosiddetta terza generazione
dei diritti riferiti alla salute e’ quella che attribuisce alla persona la possibilita’ di scegliere le cure
sanitarie in sintonia con I propri valori, preferenze e concezioni di vita, ad esempio il diritto a un
consenso informato.Un momento importante di tale evoluzione e’ costituito dalla Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo, promulgata dall’ONU il 10 dicembre 1948. Questo documento che
esprime I valori umani piu’ alti, nasce dopo la seconda guerra mondiale caratterizzata dalla
violazione dei diritti dei singoli e di interi popoli.Questa dichiarazione si snoda in trenta articoli,
preceduti da un preambolo di elevata valenza etica, di una concezione comune dei diritti e delle
liberta’.
Tra i diritti piu’ importanti abbiamo i primi due:tutti gli individui nascono liberi ed uguali in
dignita’ e diritti, in quanto dotati di ragione e di coscienza, tenuti ad agire in reciproco spirito di
fratellanza.La dichiarazione afferma in accordo con le funzioni dell’ONU e le norme della
costituzione italiana che spettano all’individuo tutti i diritti e tutte le liberta’senza distinzione di
razza, colore, sesso, lingua, religione,opinione politica di origine nazionale o sociale, di ricchezza,
di nascita e di altra condizione.Poi seguono altri due
gruppi di articoli, che formano il corpo centrale del documento:i diritti civili e politici prima e i
diritti economici, sociali e culturali.Devono essere inoltre considerati anche la Convenzione per la
salva guardia dei diritti dell’uomo e delle liberta’ fondamentali del 1950 e il Patto internazionale sui
diritti civili e politici del 1966.La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo racchiude tutti i
valori a cui il codice richiama nell’esercizio della pratica infermieristica, dove gli infermieri si
trovano ad affrontare situazioni che incidono sulla vita sull’integrita’ fisico-psichica e la qualita’
della vita delle persone.
Principi etici della professione
Al concetto di principi etici della professione e’ collegato il concetto di BIOETICA: studio
sistematico del comportamento umano nel campo delle scienze della vita e della salute,esaminato
alla luce dei valori e principi morali.La bioetica si occupa di temi diversificati che spaziano dalla
tutela dell’ambiente,alla responsabilita’ nelle sperimentazioni sugli animali, all’etica medica e altre
professioni sanitarie.I principi base secondo cui il professionista della salute deve agire sono:I
principi della beneficita’ dell’autonomia della giustizia.Per principi etici della professione si intende
l’insieme di obblighi o regole generali che vincolano o guidano il comportamento professionale.In
una societa’ pluralistica,dove convivono piu’teorie etiche , non si fa riferimento ai principi
fondamentali delle teorie stesse,ma ai principi di livello intermedio cioe’ a quelli secondo cui
l’accordo viene registrato.Ai principi si associano I valori professionali, specifici per quella
professione, associati ai valori di quella societa’, e ai valori di carattere universale (liberta’della
persona umana).
Principi etici della professione
Al concetto di principi etici della professione e’ collegato il concetto di BIOETICA: studio
sistematico del comportamento umano nel campo delle scienze della vita e della salute,esaminato
alla luce dei valori e principi morali.La bioetica si occupa di temi diversificati che spaziano dalla
tutela dell’ambiente,alla responsabilita’ nelle sperimentazioni sugli animali, all’etica medica e altre
professioni sanitarie.I principi base secondo cui il professionista della salute deve agire sono:I
principi della beneficita’ dell’autonomia della giustizia.Per principi etici della professione si intende
l’insieme di obblighi o regole generali che vincolano o guidano il comportamento professionale.In
una societa’ pluralistica,dove convivono piu’teorie etiche , non si fa riferimento ai principi
fondamentali delle teorie stesse,ma ai principi di livello intermedio cioe’ a quelli secondo cui
l’accordo viene registrato.Ai principi si associano I valori professionali, specifici per quella
professione, associati ai valori di quella societa’, e ai valori di carattere universale (liberta’della
persona umana).
ART. 2.2
L’infermiere riconosce la salute come bene fondamentale dell’individuo e
interesse della collettivita’ e si impegna a tutelarlo con attivita’ di prevenzione,
cura e riabilitazione.
Salute
Questo articolo dirige l’attenzione degli infermieri non solo a curare e lenire una sofferenza, ma a
tutelare positivamente la salute delle persone.In questi ultimi decenni,nelle societa’ sviluppate ,ci
ammaliamo di meno, ma siamo sempre piu’ insoddisfatti del nostro stato di salute.La salute e’ lo
stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non la semplice assenza di malattia.Con
questa definizione L’OMS attraverso una visione unitaria dell’essere umano propone come
obiettivo il raggiungimento del benessere.L’uso di questa parola e’significativo per due ragioni:
1.Rimanda al concetto di soggettivita’ della persona.A tale proposito M.A. Modolo ha scritto. La
soggettivita’ e’ un elemento che incide in modo determinante sulla salute,la ricerca bio-medica ha
ampiamente dimostrato, come l’atteggiamento del soggetto possa influire sul suo stato di salute o di
malattia.
2.Il benessere e’ una condizione di vita piacevole e ricca di significato, dove la persona sviluppa le
sue potenzialita’.l’opera dell’infermiere e’ proprio quella di portare le persone ad uno stato di
benessere tale da poter affrontare la malattia nelle condizioni migliori e a convivere con essa.
Anche I teorici dell’infermieristica parlano diffusamente della salute che considerano uno dei
concetti centrali dei loro modelli e teorie.Per Roy la salute e’ un riflesso di quel processo di
adattamento all’ambiente. La salute viene vista come una persona che vive in pienezza e ben
integrata nel proprio contesto.La sua integrita’ e’ espressione di:
. componente fisiologica (esercizio fisico,alimentazione, circolazione del sangue)
. concetto di se’, imagine globale che la persona ha di se’del suo vissuto in un dato
momento.
. esplicazione dei ruoli sociali ( genitore o figlio membro di una certa professione)
. interdipendenza con gli altri,si fonda sul bisogno di essere amati affinche’il proprio
essere e operare abbiano un senso.
Gli interventi degli infermieri aiutano il cliente a realizzare un adattamento agli stimoli che interessa
tutte le componenti suddette.Ancora piu’ spinta verso una visione olistica e’ la teoria infermieristica
di Newman legata alla medicina non convenzionale e alle concezioni orientali, prendendo in
considerazione I campi energetici.
La salute come bene fondamentale dell’individuo e interesse della collettività
E’ necessario che l’infermiere conosca i vari modi di intendere la salute e quali siano i suoi
riferimenti teorici, deve riconoscere la salute come bene fondamentale dell’individuo e tenere conto
dei fattori che concorrono a determinarli per potere agire su di essi. Tali fattori sono:
. stile di vita della persona;
. servizi sanitari e sociali;
. ambiente nel quale la persona vive e opera.
La promozione della salute richiede che tutti gli operatori favoriscono stili di vita sani, facilitano
l’accesso ai servizi e contribuiscano alla creazione di un ambiente naturale e sociale che giova alla
salute. La salute quindi intesa come interesse della collettività. Secondo la psicologia di comunità,
questa va intesa come quell’ambiente e quel campo socio- psicologico nel quale si sviluppa un
senso di appartenenza, un vissuto di reciproca condivisione e una rete di relazione con altre persone.
Uno studioso di tale disciplina G. Contessa ha evidenziato gli elementi determinanti per il concetto
di comunità. Per parlare di comunità occorre innanzitutto uno spazio, un’ambiente, un territorio sul
quale esistono gli stessi individui e gruppi e occorre che la struttura economica, la stratificazione
sociale, le abitudini, il linguaggio abbiano un’identità precisa e unitaria. Possiamo quindi definire la
comunità come una unità psico- socio- territoriale minima, all’interno della quale si sviluppano
rapporti significativi. Una comunità fatta di persone il più possibile sane è sostanzialmente felice e
produttiva e deve dedicare meno risorse alla cura e alla riabilitazione di ammalati e disabili. Questo
è un obiettivo che richiede l’impegno della cittadinanza ma implica anche una responsabilità di tutti
i professionisti della salute, all’interno di una partnership operatore- cliente. E’ l’OMS che indica la
strategia privilegiata per mirare a tale obiettivo, ponendo la persona e la comunità al centro di ogni
iniziativa promozionale. A fronte di questa chiarezza e validità dei concetti si deve però sottolineare
lo scarso successo delle iniziative dell’OMS come quelle espresse sull’assistenza primaria (
conferenza di Alma Ata 1978 ) e sulla promozione della salute ( conferenze di Ottawa, Adelaide
Lubiana e Giakarta ) reimpostate nel programma salute per tutti nell’anno 2000. nell’ultimo
ventennio si è registrato in molti parti del mondo un aumento delle disuguaglianze nei livelli di
salute. La salute non può migliorare né può realizzare l’interesse della collettività la dove si creano,
permangono o si aggravano condizioni di guerra, denutrizione disoccupazione ecc. A causa di
questi eventi si sta verificando una profonda modificazione della salute. Si calcola che negli ultimi
dieci anni cinquanta milioni di persone si sono spostate dal proprio luogo di origine con una
conseguente transizione epidemiologica dovuta al fatto che virus, microbi e parassiti vengono
trasportati liberamente. Il ruolo dei professionisti della salute è quello di avere l’obbligo di fronte
alla società di parlare, di informare le popolazione e le istituzioni sulla minacce che incombono
sulla salute e sulla sicurezza della comunità. E’ significativo in proposito che il codice sottolinei
l’impegno della professione e del singolo infermiere a tutelare la salute con attività di prevenzione,
cura e riabilitazione.
ART. 2.2
L’infermiere riconosce la salute come bene fondamentale dell’individuo e
interesse della collettività e si impegna a tutelarlo con attività di prevenzione,
cura e riabilitazione.
Prevenzione, cura e riabilitazione.
La promozione della salute
La prevenzione, la cura e la riabilitazione, sono settori di intervento socio-sanitario, non sempre
nettamente distinti, anche se vi sono servizi dedicati principalmente all’uno o all’altro.
1. La prevenzione primaria ha per oggetto soggetti sani e tende a mantenere il loro benessere
e ad evitare che contraggano malattie. Si può definire come un insieme di interventi, attività
ed opere che attraverso il potenziamento dei fattori utili alla salute e all’allontanamento dei
fattori causali delle malattie, tendono al conseguimento di uno stato di completo benessere
fisico, psichico e sociale dei singoli e della collettività o quanto meno a evitare l’insorgenza
di condizioni morbose. La prevenzione primaria si attua con : interventi sull’ambiente fisico
e sociale ( rilevazione dei fattori di rischio presenti nei luoghi di vita e di lavoro e il loro
controllo ) ¸interventi sulle persone, per esempio al fine di aumentarne la resistenza (
vaccinazioni ) e di modificarne i comportamenti ( campagne contro il fumo di sigarette ).
2. La prevenzione secondaria si rivolge a soggetti ammalati in uno stadio iniziale. Mediante
la diagnosi precoce di malattie o sindromi in fase iniziale e asintomatica e il loro trattamento
si propone di ottenere la guarigione o quantomeno di limitare la progressione della malattia
migliorando la prognosi, il Pap-test per la rilevazione precoce di cellule neo plastiche nel
collo dell’utero è un esempio di prevenzione secondaria.
La cura è rivolta alle persone la cui malattia è in uno stadio più avanzato e comprende le
attività di diagnosi e di terapia.
La diagnosi deve essere precoce per aumentare l’efficacia delle malattie e mirata per aumentare
il grado di specificità.
La terapia mira alla risoluzione delle fasi acute e al controllo delle condizioni croniche per
mantenere il paziente in condizioni di accettabile compenso metabolico e funzionale, evitando o
limitando la comparsa di complicanze e di esiti invalidanti. Il settore della cura è quello che
assorbe la maggior parte delle risorse investite nella sanità e che impiega la maggior parte di è
un’operatori sanitari, infermieri inclusi. Gli infermieri devono essere consapevoli che si tratta
del settore maggiormente discusso, poiché la medicina curativa, o riparativa:
. nonostante i progressi che ha realizzati in diversi campi, non ha sconfitto le grandi malattie
killer della società attuale ( cancro, malattie cardio- vascolari ).
. produce inconvenienti, in primo luogo la medicalizzazione, cioè una condizione di dipendenza
alla medicina stessa, causa di una discutibile prescrizione di farmaci.
. dà luogo a fenomeni iatrogeni, come le infezioni ospedaliere.
L’ambito curativo è quello che ha dato il maggior contributo allo sviluppo del pensiero e della
scienza infermieristica, è il contesto nel quale l’infermieri realizzano al meglio le loro
competenze disciplinari: si pensi all’integrazione fra il curare e il prendersi cura a quella fra
dimensione autonoma e dimensione di stretta collaborazione con altre professioni. Una
componente di questo ambito è rappresentata dalle cure palliative che mirano più
all’attenuazione dei sintomi e al conforto che alla guarigione e persino alla sopravvivenza (
assistenza alla persona in fase terminale ).
La riabilitazione è un’insieme di interventi e attività che mirano ad aiutare le persone a fare uso
delle loro risorse residue per massimizzare il loro stato funzionale, contenere o evitare
l’handicap e migliorare la qualità della loro vita. Le attività sanitarie sono svolte in varie
strutture, specializzate da una equipe multiprofessionale composta dal personale professionale
della riabilitazione ( fisioterapista ) dal medico e dall’infermiere, che aiuta il cliente a
progredire nella direzione dell’autonomia o ad adattarsi alle limitazioni.
Promozione della salute
In essa c’è l’intervento di una medicina promozionale, o medicina della piena salute ( MPS ) .
Tra i profili strutturali della MPS che si rivolge essenzialmente all’uomo sano, consapevole dei
suoi fini di vita e capace di amministrarsi ELENCHIAMO:
. La MPS punta all’ottimo alla prestazione superiore, oltre ai bisogni carenziali tende a
soddisfare quelli evolutivi.
. E’ una medicina psicosomatica che in particolare:
1 opera sempre su e attraverso il sistema nervoso, con speciale attenzione al sistema neurovegetativo;
2 considera, rafforza e utilizza il carattere, la volontà;
3 considera la motivazione, nella consapevolezza che senza motivazione l’essere umano si
svuota di forza e si disgrega;
4 considera la mente e il livello propriamente spirituale sia nel senso di fare appello
all’intelligenza, al sentimento alla coscienza morale, sia nel senso di porsi il problema stesso
della verità dell’uomo, perché è difficile che ci sia piena salute per un uomo che si trovi fuori
dalla verità antropologica.
. E’ personalistica in quanto mira alla piena salute di una persona, e personalizzata, cioè mirata
all’individuo cui si rivolge. E’ differenziata, poiché gli scopi e gli stili di vita cambiano da
persona a persona, è anche nello stesso cliente da un periodo all’altro
. E’ olistica perché agisce su tutto l’uomo attraverso un completo e coerente regime di vita su
una varietà di fattori convergenti ( postura, alimentazione, respirazione, igiene, educazione
fisica, sport ).
. E’ responsabilizzante nel senso che richiede attiva, intensa, autonoma partecipazione del
cliente. Di conseguenza il rapporto medico-paziente è tendenzialmente paritario, anzi il medico
è al servizio del cliente.
. E’ una medicina diacronica cioè che non si limita ad intervenire su un singolo episodio
morboso, ma segue la vita del cliente attraverso il tempo.
Per favorire gli stili di vita che innalzano il livello di benessere e autorealizzazione delle persone
servono indagini, attraverso le elaborazione dei strumenti che non si limitano ad analizzare e
misurare come uno stile di vita previene i rischi per la salute, ma arrivano a rilevare quanto esso
favorisce positivamente la salute.
. Obiettivi e programmi. Il piano sanitario nazionale 1998/2000 affronta il tema della
promozione della salute con l’obiettivo di promuovere comportamenti e stili di vita per la salute.
Gli ambiti di azioni sono costituiti dall’alimentazione ( riduzione di individui obesi ) , dal fumo,
dall’alcool e dall’attività fisica.
. Metodologia. Il mezzo principale della promozione della salute è rappresentato
dall’educazione alla salute nei vari presidi e contesti. L’impegno dell’infermiere è coerente con i
concetti riguardanti la salute olistica e con quello di autonomia e responsabilità delle persone,
che devono essere informate e istruite, nelle scelte che riguardano il loro interesse.
Art. 2.3
L’infermiere riconosce che tutte le persone hanno diritto ad uguale
considerazione e le assiste indipendentemente dall’età, dalla condizione
sociale ed economica, dalle causa di malattia.
Art. 2.4
L’infermiere agisce tenendo conto dei valori religiosi, ideologici ed etici,
nonché della cultura, etnia e sesso dell’individuo.
Diritto a uguale considerazione
L’art. 2.3 dichiara il diritto a una stessa considerazione da parte di tutti gli assistiti: da così
applicazione al principio di giustizia affermato dalla bioetica, che impone di fornire nella stessa
misura le prestazioni richieste da persone con problemi simili, indipendentemente:
. dall’età
. dalla condizione sociale ed economica
. dalle cause di malattie.
Una piena comprensione della piena rilevanza dell’art. 2.3 si ottiene leggendolo insieme all’art.
2.4 che fa riferimento all’agire infermieristico correlato ai valori del singolo utente.
Il principio della giustizia non implica un trattamento indifferenziato: se dal punto di vista della
considerazione ogni individuo è uguale all’altro, in relazione al piano di assistenza ognuno è da
considerare nella sua originalità comprensivi dei valori religiosi, ideologici ed etici nonché
della cultura, etnia e sesso.
ART. 2.5
Nel caso di conflitti determinati da profonde diversità etiche, l’infermiere si
impegna a trovare la soluzione attraverso il dialogo. In presenza di volontà
profondamente in contrasto con i principi etici della professione e con la
coscienza personale, si avvale del diritto all’obiezione di coscienza.\
Obiezione di coscienza
L’infermiere non è tenuto a fornire delle cure quando l’atto richiesto potrebbe violare le sue
credenze morali. Tuttavia quando la domanda concerne le cure comunemente ammesse il cliente
sarà inviato a un altro specialista della salute. L’infermiere che rischia di trovarsi in questa
situazione è moralmente tenuto a cercare ed ottenere delle condizioni di impiego tali che le cure
al cliente non siano compromesse.
L’obiezione di coscienza:
1. è un atto tipicamente individuale;
2. è un fenomeno sociale minoritario;
3. è strettamente legata a un sistema di valori;
4. ha un valore sociale.
L’obiezione di coscienza da una parte è dettata dalle leggi dello stato e dall’altra dai propri
valori morali ed è indiscutibile che quest’ultimi devono prevalere. I casi riconosciuti dal nostro
ordinamento sono due: l’obiezione di coscienza alle procedure abortive e al servizio militare.
L’obiezione di coscienza e le procedure abortive.
Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliare non è tenuto a prendere parte alle
procedure e agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di
coscienza con preventiva dichiarazione comunicata al medico provinciale entro un mese
dall’assunzione, ma deve comunque prestare assistenza antecedente e conseguente
all’intervento. Il personale non può rifiutarsi quando il loro intervento è indispensabile per
salvare la vita della donna in imminente pericolo. Possono ricorrere all’obiezione di coscienza
non solo i professionisti sanitari ma anche gli esercenti le attività ausiliari, gli allievi infermieri
tirocinanti. Coloro che si rifiutano ad assistere una donna in pericolo di vita vanno incontro a
sanzioni penali. Dal punto di vista etico-deontologico nell’obiezione di coscienza nasce un
conflitto tra i valori del cliente i principi etici della professione e quelli personali dell’operatore.
In questi casi l’infermiere si impegna a ricercare una soluzione di dialogo tentando una
mediazione.
ART. 2.6
Nell’agire professionale, l’infermiere si impegna a non nuocere, orienta la sua
azione all’autonomia e al bene dell’assistito, di cui attiva le risorse anche
quando questi si trova in condizioni di disabilità o svantaggio.
Autonomia della persona alla luce dei principi etici di base
Sono costituiti da:
. che il benessere delle persone deve essere promosso
. che le preferenze valoriali e le scelte delle persone devono essere rispettate
. che le persone devono essere trattate con giustizia.
Beneficità. E’ il principio secondo il quale l’operatore sanitario si adopera a fare del bene nel
migliore modo possibile al paziente-cliente. In questo caso è fondamentale la competenza e la
motivazione del professionista e ad essa deve fare riferimento l’adesione del cliente, cioè
l’operatore decide e l’ammalato si limita ad aderire.
Autonomia. Il principio dell’autonomia implica un rapporto operatore cliente più simmetrico: il
primo detiene la competenza professionale e l’informazione scientifica, ma è al secondo che
spettano le decisioni. L’operatore non espropria il cliente della sua condizione, ma lo aiuta ad
appropriarsene e a convivere con essa.
Giustizia. La giustizia consiste nell’agire con imparzialità e nell’offrire pari opportunità di
accesso alle cure, in modo che a bisogni analoghi corrisponda un trattamento analogo.
ART. 2.7
L’infermiere contribuisce a rendere eque le scelte allocative, anche attraverso
l’uso ottimale delle risorse. In carenza delle stesse individua le priorità sulla
base di criteri condivisi dalla comunità professionale.
Rapporto priorità /risorse.
Gli infermieri non possono affrontare tutti i bisogni e tutti i problemi delle persone che a essi si
rivolgono: devono dunque fare delle scelte di priorità, sulla base di criteri condivisi dalla comunità
professionale, contribuendo a rendere eque le scelte allocative, anche attraverso l’uso ottimale delle
risorse. Per quanto riguarda i responsabili delle scelte allocative, possiamo identificare un primo
livello centrale ( nazionale ), ossia le prestazioni sanitarie devono essere garantite a tutti i cittadini e
ciò determina la quantità di risorse da assegnare alla sanità. Il Piano Sanitario Nazionale prevede:
1. gli obiettivi fondamentali di prevenzione cura e riabilitazione;
2. le linee generali di indirizzo SSN;
3. i livelli di assistenza da assicurare in condizioni di uniformità sul territorio nazionale
Il secondo livello è quello della regione che finanzia le USL e le Aziende Ospedaliere. Le prime
assicurano servizi nel proprio ambito territoriale dietro pagamento di un corrispettivo
predeterminato. Alle Aziende Ospedaliere viene assegnata la funzione di prestazioni sanitarie a
soggetti pubblici e privati.
Il terzo livello della scelta è il periferico, in particolare quello del professionista ossia esamina i
doveri del singolo infermiere.
I problemi importanti ma non prioritari non vengono ignorati dall’infermiere, ma il loro
trattamento viene posposto, per esempio raccomandando al paziente ricoverato in ospedale di
rivolgersi agli infermieri del territorio dopo la dimissione per un ciclo di medicazioni da
completare.
Articolo 3
L’Infermiere aggiorna le proprie conoscenze attraverso la formazione permanente, la
riflessione critica sull’esperienza e la ricerca, al fine di migliorare la sua
competenza.L’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze valide e aggiornate, così da
garantire alle persone le cure e l’assistenza più efficaci.
L’infermiere partecipa alla formazione professionale, promuove e attiva la ricerca, cura la
diffusione dei risultati, al fine di migliorare l’assistenza infermieristica.
Norme Generali
Art. 3.1
Competenza Professionale
Per competenza Professionale s’intende la combinazione di conoscenze professionali, di capacità e
d’orientamenti che sono richiesti per giungere ai risultati da assicurare ai clienti.
Ogni singola azienda in base ai propri Fattori chiave di successo può differenziarsi dalle altre, uno
di questi fattori può essere la velocità di risposta alle domande dei clienti.
La competenza Professionale è formata da tre elementi
1. Conoscenze Professionali
Sono tutte quelle conoscenze sia in campo scientifico (biologia, medicina, psicologia ecc.) che
organizzativo (nursing, etica ecc.)
Suddette conoscenze vanno poi aggiornate con la formazione permanente, la ricerca e la
riflessione sulle proprie esperienze.
2. Capacità
é l’ abilita, sia manuale sia mentale sia è tradotta in comportamenti.
L’infermiere dei giorni nostri deve:
 Assumersi un’ampia responsabilità personale, dovendo lavorare in equipe.
 Praticare e promuovere stili di vita sani
 Identificare i bisogni e pianificare, gestire e valutare i relativi interventi
 Gestire adeguatamente le informazioni
 Valutare e utilizzare in modo appropriato la tecnologia, non sottovalutandola e neanche
considerandola superiore alle risorse umane
 Stabilire una relazione d’aiuto coinvolgendo il paziente e i familiari nelle decisioni.
 Contribuire a definire politiche e procedure, allo scopo di migliorare il sistema sanitario
 Delegare efficacemente, tenendo conto dei vari ruoli, tenendo sempre conto del rispetto
 Operare rispettando le varie etnie e culture diverse.
3. Orientamento
Dev’essere Assistenziale, affinché il singolo cliente riceva il trattamento a lui più appropriato.
Si deve agire tenendo conto dei valori dell’azienda e dell’etica professionale, per garantire:
efficienza, produttività e un servizio globale d’alta qualità.
Le competenze professionali non possono ne devono essere fissate in modo rigido e definitivo,
perché evolvono col presentarsi di nuove situazioni che portano a cambiamenti. Per il costante
sviluppo dell’’infermiere è essenziale la Formazione Permanente, che rappresenta un interesse
dell’azienda, la quale sarà tanto più apprezzata quanto più sarà in grado di avvalersi di personale
preparato, motivato e corretto.
La Formazione Permanente è anche un dovere del singolo professionista il quale se
adeguatamente aggiornato può veramente garantire le cure e l’assistenza più efficace alle persone.
. la Formazione Permanente è il mezzo attraverso il quale L’infermiere mantiene aggiornate le
proprie conoscenze, è opportuno distinguere la Formazione Permanente dalla Formazione di base e
quella complementare.
Formazione di base
È quella che permette di ottenere la laurea triennale in scienze infermieristiche, un
corso triennale articolato in corsi integrati ciascuno dei quali rilascia un credito
formativo.
Formazione complementare
Ha per oggetto tutti i settori orientati all’acquisizione di competenze infermieristiche specifiche.
Questi settori sono: Sanità pubblica, Pediatria, Salute Mentale-psichiatria, Geriatria, Area critica
Formazione Permanente
È costituita da un insieme d’attività di varia origine e natura atte a mantenere la competenza del
professionista in linea con le esigenze della cittadinanza e dell’azienda.Oltre alle occasioni
formative predisposte dall’istituzione o dal collegio, molto importante è l’autoformazione cioè
l’acquisizione di conoscenze e competenze non formali.
Un significativo riconoscimento dell’importanza della Formazione Permanente è contenuto nel
contratto collettivo nazionale di lavoro che incentra sul curriculum personale del professionista
la differenziazioni di livelli e retribuzioni, questo anche per favorire una maggiore formazione
che porta vantaggi sia per i cittadini sia per le aziende sanitarie. Ricerca infermieristica
Le conoscenze umane si possono acquisire in molti modi:
 Per prove ed errori
 Per tradizione e facendo ricorso all’autorità
 Per mezzo del ragionamento logico
 Mediante l’intuizione
 Per acquisizione da altre discipline
Ma il metodo più affidabile e valido è la ricerca scientifica.
Essa prevede l’adozione di metodi formalizzati per la raccolta di dati empirici, allo scopo di
costruire un corpo di conoscenza idoneo a descrivere, spiegare, predire fenomeni e a risolvere
problemi pratici.
Uno degli effetti è quello di produrre un gran numero di scoperte.
Il ruolo degli infermieri nella ricerca infermieristica è fondamentale, è a loro che spetta
principalmente l’identificazione degli aspetti problematici della pratica esistenziale, inoltre devono
essere in grado di programmare e strutturare un adeguato progetto di ricerca, di curare la raccolta
dei dati e infine, di utilizzare i risultati in maniera appropriata.
Le ricerche attuabili dagli infermieri possono essere:
 Isolate e cioè che non hanno legami con i modelli concettuali (complicanze, grado di
successo di materiali, e strumenti nuovi)
 Collegate a teorie, ovvero finalizzate a sviluppare o testare un modello concettuale o una
teoria.
Entrambe hanno vantaggi e limiti, ed entrambe possono essere di qualità elevata.
Un’altra distinzione importante è tra la ricerca quantitativa e qualitativa:
 Ricerca quantitativa, analizza il fenomeno con misurazioni oggettive e sistematiche (es.
percentuale di infezioni). Essa è spesso finalizzata alla previsione, alla manipolazione e al
controllo di fenomeni.Questo tipo di indagine prevede che il ricercatore no partecipi agli
eventi che studia, ma raccolga i dati mantenendosi a distanza. Nelle indagini quantitative gli
obiettivi sono ben definiti. Tra le ricerche quantitative ci sono:
1. la ricerca sperimentale, che consiste in studi nei quali vengono valutati gli effetti su uno
specifico fenomeno di un intervento prestabilito da un ricercatore;
2. ricerca metodologica, si attua con valutazioni di nuove tecniche o metodologie, per
esempio con la valutazione di una cartella clinica integrata o di piani di lavoro.
3. la ricerca epidemiologica, consiste nella registrazione di eventi accaduti o che si verificano
nel corso dello studio, i quali vengono osservati e registrati senza intervenire .
 ricerca qualitativa, basata sull’ etnografia, sulla fenomenologia, e sull’approccio definito
grounded theory.si tratta di un approccio idoneo a evidenziare problemi concreti e li modo
in cui vengono gestiti dalle persone. Esso implica un processo continuo di formulazione ,
valutazione e risviluppo di proposizioni teoriche fino al disegno finale di una teoria validata
sugli stessi dati analizzati. La ricerca qualitativa è un processo sistematico e soggettivo, che
permette di descrivere situazioni diverse, attribuendole un significato: Es il dolore l’ansia o
lo stato di benessere.essa e basata su obiettivi complessi e ampi, è soggettiva e solistica,
utilizza procedure dialettiche,sviluppa teorie e si avvale della comunicazione,
dell’osservazione e delle parole
. Entrambi i tipi di ricerca richiedono la preliminare stesura di un progetto che definisca le
domande e poi la metodologia da utilizzare per fornire le risposte. Nella scelta del quesito
l’infermiere deve tenere presente che il risultato ottenuto sia clinicamente rilevante per gli utenti
i colleghi e l’organizzazione; l’indagine deve essere facilmente attuabile per le risorse
ambientali e umane disponibili,deve avere finalità realistica e un potenziale d’impatto
economico o di miglioramento della pratica infermieristica.
Gli infermieri devono tenere presente che la ricerca scientifica, solleva problemi deontologici a
volte rilevanti: i principali riguardano la tutela dei diritti e dell’autonomia delle persone che
accettano di diventare soggetti di ricerca con particolare riferimento a :
 il loro consenso informato ed esplicito;
 la loro protezione dei rischi ai quali potrebbero venire per la pressione eccessiva dovuta al
coinvolgimento nella ricerca;
 il regolamento dei conflitti nei quali l’infermiere potrebbe trovarsi in quanto
contemporaneamente operatore e ricercatore.
Va in fine osservato che la ricerca infermieristica può avere per oggetto anche il campo dell’etica
e della deontologia professionale.
Evidenza scientifica
In campo sanitario si fa sempre più pressante la necessità che le procedure e le terapie siano
basate su prove di efficacia, derivanti da ricerche condotte con rigoroso metodo scientifico e
sottoposte a controlli di validità.
Art. 3.2
L’infermiere assume responsabilità in base al livello di competenza raggiunto e
ricorre, se necessario, all’intervento o alla consulenza di esperti.
Riconosce che l’integrazione è la migliore possibilità per far fronte ai problemi
dell’assistito;riconosce altresì l’importanza di prestare consulenza, ponendo le
proprie conoscenze ed abilità a disposizione della comunità professionale.
Livelli di competenza
In uno studio divenuto celebre l’infermiera americana P. Benner ha individuato 5 stadi di
competenza degli infermieri.
1. novizio affronta le situazioni non in modo globale, ma in termini di attributi oggettivi, che
prescindono dal contesto. Il suo comportamento si basa su regole che vengono tipicamente
applicate con ottica limitata e inflessibile.
2. principiante avanzato. Si basa ancora sugli attributi della prima fase, ma in più, avendo
fatto fronte a diverse situazioni è in grado di comprenderne alcune componenti ricorrenti.
Tali componenti includono caratteristiche non isolate ma globali:un esempio di aspetto
consiste nella prontezza di un paziente all’apprendimento relativo alla propria ileostomia. Il
principiante avanzato la può rilevare anche se non riuscirà ancora a esprimerla in termini
del tutto oggettivi.
3. competente Questo stadio è tipico dell’infermiere che ha lavorato in situazioni simili per 2
o 3 anni;si può considerare raggiunto quando egli comincia a vedere le proprie azioni in
termini di piani o obiettivi a lungo termine.
4. abile. E’ di solito tale operatore che ha lavorato con clienti in condizioni simili per 3-5 anni.
Più rapido e flessibile del competente, percepisce ancora meglio le situazioni come insiemi
che hanno un significato in termini obiettivi a lungo termine.
5. esperto. L’infermiere esperto collega la propria comprensione della situazione con l’azione
a essa appropriata non sulla base dei principi analitici ma grazie alla capacità che ha
sviluppato di cogliere la situazione stessa in maniera intuitiva. Tuttavia egli non rinuncia
all’uso degli strumenti analitici, li utilizza nelle situazioni nuove e quando si accorge che le
cose non vanno come si aspettava.
È necessario chiarire che l’analisi di Benner ha un valore essenzialmente indicativo: il suo
approfondimento e l’uso dei suoi risultati richiederebbero una sperimentazione.
Non essendo in grado di sviluppare tale argomento, ci limitiamo a sottolineare quanto affermato
dal Codice evidenziandone l’attualità: un infermiere consapevole delle proprie competenze e dei
proprie competenze e dei propri limiti sa quali responsabilità si può assumere per poter agire
con sicurezza.
Nei casi che eccedono le sue conoscenze e capacità ricorre all’intervento o alla consulenza di
esperti oppure declina la responsabilità. In ogni caso riconosce che l’integrazione è la
migliore possibilità per far fronte ai problemi dell’assistito.
Consulenza Infermieristica
Affermare l’importanza di prestare consulenza infermieristica, significa avvicinare questa
professione alle discipline da tempo affermate, e avvalorare la disposizione della L. 42/99
secondo cui l’attività infermieristica è una professione sanitaria non più ausiliaria.
Per fornire consulenze utili bisogna assumersi precise responsabilità sulla base di un’altra
professionalità e della consapevolezza che le prestazioni di questa professione sono talmente
specifiche da risultare insostituibili. Mettere la propria competenza a disposizione di altri
significa anche contribuire a realizzare appieno quell’integrazione che è indispensabile in
ambito sanitario per far fronte a bisogni molteplici e complessi.
Art 3.3
L’infermiere riconosce i limiti delle proprie conoscenze e competenze e
declina la responsabilità quando non ritenga di non poter agire con sicurezza.
Ha il diritto e il dovere di richiedere formazione e/o supervisione per pratiche
nuove o sulle quali non ha esperienza; si astiene dal ricorrere a
sperimentazioni prive di guida che possono costituire rischio per la persona.
Declinare la responsabilità
Per responsabilità si intende l’essere chiamati a rispondere e a rendere conto del proprio
operato.
La responsabilità che caratterizza l’esercizio professionale si ispira al principio della
responsabilità degli errori.
Il termine responsabilità ha anche una connotazione positiva se riferito alla consapevolezza
degli obblighi connessi con lo svolgimento di un incarico, il significato da attribuire non può
essere quello che deriva da una mera interpretazione letterale.
La responsabilità può avvenire sia esplicitamente che implicitamente e comunque in qualsiasi
forma. La particolare situazione italiana richiede una riflessione che escluda una potenziale
interpretazione erronea della norma basata sul senso comune, ma anche secondo il linguaggio
giuridico, potrebbe indurre a ritenere che se si declina la responsabilità in rapporto a qualcosa,
questo non ci riguardi.
Si desume che il significato del declinare la responsabilità non può essere che quello di
accentuare sulle responsabilità dei risultati piuttosto che delle singole azioni.
Art . 3.4
L’infermiere si attiva per l’analisi dei dilemmi etici vissuti nell’operatività
quotidiana e ricorre, se necessario, alla consulenza professionale e
istituzionale, contribuendo così al continuo divenire della riflessione etica.
Dilemma ematico
Il dilemma etico, o morale è qualsiasi problema che a livello della morale, si ritiene che consista
in una situazione di conflitto di obbligazioni, quando cioè un agente deve decidere tra due
alternative che si presentano entrambe come moralmente doverose ma che si escludono a
vicenda.
Il problema, sta nel come scegliere tra due alternative quando insomma si deve decidere e non è
possibile sottrarsi alla scelta.
In relazione ai dilemmi etici lo sviluppo della conoscenza e della riflessione ha prodotto
concetti e approcci che consentono di evitare gli estremismi, il totale soggettivismo e il
relativismo.
Da questa evoluzione sono emerse anche metodologie che permettono di non limitarsi al
tradizionale agire in scienza e coscienza spesso insufficiente nell’odierna pratica clinica.tali
metodologie derivano dai seguenti approcci alternativi:
 ragionamento deduttivo, ricavando dai principi teorici le regole di comportamento e gli
orientamenti in base ai quali prendere le decisioni.
 Scambio dialettico fra i principi e i giudizi morali su casi particolari.
 Approccio che prevede la ricerca dell’accordo laddove è di solito possibile cioè su principi
di livello intermedio. Un incontro tra visioni etiche che confrontandosi sui valori e i
principi fondamentali, sarebbero inconciliabili.
Si devono privilegiare i metodi privilegiare i metodi pragmatici, in particolare l’ultimo approccio
indicato si deve cioè spostare l’attenzione dai principi alla procedura.
A sostenere la necessità di questo approccio è l’esperienza .
Non si deve neanche pensare che le questioni siano sempre e soltanto di metodo, poiché vi sono
casi nei quali un approccio pragmatico non può indurre a disconoscere quanto dei minimi morali
imprescindibili.
Un aiuto per affrontare tali dilemmi può venire dalla consulenza professionale che il Codice cita
nello stesso articolo, è inoltre fondamentale un continuo sviluppo della riflessione etica, al quale
gli infermieri sono tenuti a contribuire con un’azione sia personale che comune, cioè della
professione intera accanto alle altre.
Il soggetto che si trova di fronte ad un dilemma etico, può chiedere un parere a un gruppo di
esperti, cioè ad un Comitato di Etica (CE).
I membri di un comitato di Etica hanno il compito di vagliare attentamente il problema loro
sottoposto e di pronunciarsi su una possibile soluzione, fornire una consulenza circa la scelta che
gli operatori dovranno compiere direttamente.
Ritenere di poter dire dall’esterno dall’ esterno qualcosa di significativo in riferimento a problemi
etici è abbastanza improbabile, il ruolo dell’ eticista ha un valore nella misura in cui è plausibile la
soluzione di un continuo morale per applicazione di principi al caso in oggetto.
Art. 3.5
L’agire professionale non deve essere condizionato da pressioni o interessi
personali provenienti da persone assistite, altri operatori, imprese, associazioni,
organismi. In caso di conflitto devono prevalere gli interessi dell’assistito.
L’infermiere non può avvalersi di cariche politiche o pubbliche per conseguire
vantaggi per sé od altri.
L’infermiere può svolgere forme di volontariato con modalità conformi alla
normativa vigente: è libero di prestare gratuitamente la sua opera, sempre che
questa avvenga occasionalmente.
Possibili condizionamenti dell’agire professionale
Il primo comma dell’articolo 3.5 regola quel tipo di azioni che nell’ambito medico viene definito
comparaggio, che consiste nell’agevolazione da parte del sanitario dello smercio di medicinali o
presidi terapeutici presso la propria clientela.
È difficile che l’infermiere possa agevolare direttamente lo smercio di prodotti, ma in modo
indiretto o di fatto questo può accadere, per cui è opportuno che il Codice preveda per tale
professionista una norma di comportamento che il Testo unico delle leggi sanitarie del 1934
riservava ai soli farmacisti.
Un comportamento analogo è giustamente richiesto agli infermieri che ricoprono cariche politiche
o pubbliche.
Svolgimento del volontariato
L’attività di volontariato che l’infermiere può svolgere è regolata dalla “Legge- quadro sul
volontariato” la quale precisa che per attività di volontariato si intende l’attività prestata in modo
personale, gratuita, spontanea tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di
lucro e per fini di solidarietà.
L’attività di volontariato non può essere retribuita neanche dal beneficiario, possono essere
soltanto le spese che ha davvero sostenuto per l’attività prestata.
L’attività di volontariato può essere può essere prestata in modo continuativo basti attenersi alle
peculiarità esposte prima.
La seconda frase dell’articolo sembra in realtà separata dalla prima sull’attività di volontariato,
sembra confermarlo l’avverbio “occasionalmente”, che di solito viene usata dai legislatori per
indicare il tipo di attività svolte dai pubblici dipendenti al di fuori dei loro compiti istituzionali e di
ufficio.
Art. 3.6
L’infermiere, in situazioni di emergenza, è tenuto a prestare soccorso e ad
attivarsi tempestivamente per garantire l’assistenza necessaria. In caso di
calamità, si mette a disposizione dell’autorità competente.
Situazioni di emergenza
L’articolo contiene due distinte disposizioni a cui l’infermiere si deve attenere:
1. il dovere di attivarsi in caso di emergenza
2. il dovere di mettersi a disposizione dell’autorità competente in caso di calamità
il profilo 1 riguarda l’obbligo di tutto il personale sanitario di prestare assistenza ed è ispirato a
chiari principi solidaristici.
L’obbligo deontologico dell’infermiere di prestare soccorso prescinde dalle seguenti situazioni
soggettive: l’infermiere “è tenuto a prestare soccorso” nei limiti delle sue capacità e conoscenze
tenendo conto delle condizioni di tempo e luogo.
L’omissione di soccorso comprende non solo la fattispecie della mancata prestazione di soccorso,
ma anche l’insufficiente prestazione e il ritardo nella prestazione.
L’infermiere ha il duplice obbligo prestare soccorso diretto attivarsi al fin di “garantire
l’assistenza necessaria”.
5. Rapporti professionali con colleghi e altri operatori
Art. 5.1
L’infermiere collabora con i colleghi e gli altri operatori, di cui riconosce e rispetta lo specifico
apporto all’interno dell’equipe.
Nell’ambito delle proprie conoscenze, esperienze e ruolo professionale
contribuisce allo sviluppo delle competenze assistenziali.
Art. 5.2
L’infermiere tutela la dignità propria e degli infermieri, attraverso
comportamenti ispirati al rispetto e alla solidarietà. Si adopera affinché la
diversità di opinioni non ostacoli il progetto di cura.
Art. 5.3
L’infermiere ha il dovere di autovalutarsi, e di sottoporre il proprio operato a
verifica, anche ai fini dello sviluppo professionale.
Collaborazione e integrazione.
Il dovere della collaborazione dell’infermiere con i colleghi e con i membri delle altre professioni
sociosanitarie è implicito.
All’interno di aziende complesse, è necessario fare in modo che la collaborazione dia luogo ad una
vera e propria integrazione, cioè al raccordo del lavoro di più discipline professionali in vista di
obiettivi comuni. L’integrazione si realizza solo con l’impegno di tuti i membri di
un’organizzazione, fondamentale è la loro capacità di comunicazione.
La comunicazione è un elemento cruciale in tutti i sistemi complessi e le aziende diventano sempre
più dei sistemi in cui le interazioni, le intraprendenze, la stessa destrutturazione gerarchica fanno si
che il processo di comunicazione sia una linfa essenziale in grado di fluidificare o sclerotizzare.
Oltre alla gerarchia e ai ruoli intermedi, alle riunioni di lavoro, vi sono documenti come le linee
guida, i protocolli e/o le procedure.
Le linee guida sono indicazioni e raccomandazioni di comportamento professionale da tenere in
determinate situazioni. I fini per i quali si formulano e si divulgano linee guida, affinché siano
utilizzate in modo sistematico, sono principalmente:
 Ottenere lo svolgimento di attività che hanno un’efficacia documentata
 Aiutare i professionisti a valutare il livello qualitativo delle loro prestazioni
 Incentrare l’attenzione non sul singolo atto, ma su un complesso coordinato di atti.
Le linee guida sono predisposte da associazioni professionali e da altri organismi, incluse le aziende
sanitarie e servizi o gruppi infermieristici.
Il protocollo e la procedura sono documenti redatti dal gruppo infermieristico o interdisciplinare
per finalità quali garantire l’omegeneità e la costanza nelle prestazioni fornite da più operatori e
favorire l’inserimento nell’unità di nuovi infermieri in tirocinio.
L’audit è un’attività professionale volta a valutare sulla base di criteri prestabiliti, le azioni
compiute in un contesto e in un periodo determinato: essa richiede un lavoro in equipe che
dovrebbero costituire in tutti i servizi sanitari una modalità di lavoro ordinaria.
Lavoro in équipe
Con il termine équipe si indica un gruppo, una squadra o più semplicemente un insieme di persone.
Nell’ambito lavorativo si intende un insieme di professionisti che si riuniscono con regolarità e
mettono consapevolmente in comune le loro competenze. Più propriamente si parla di gruppo di
lavoro quando i suoi membri :
 Hanno la consapevolezza di far parte del gruppo;
 Hanno un’immagine del gruppo che lo distingue dalle altre équipe;
 Sanno di perseguire obiettivi comuni;
 Percepiscono dei ruoli e una certa struttura di gruppo, al cui interno sanno situare se stessi e
gli altri componenti;
 Possono comunicare liberamente e spontaneamente all’interno e all’esterno del gruppo;
 Sentono che gli altri membri si attendono da loro comportamenti coerenti, con le situazioni
vissute dal gruppo, e si attendono a loro volta comportamenti analoghi dai colleghi;
 Sono consapevoli dell’esistenza di valori riconosciuti da tutti, di norme di condotta almeno
implicite e di un linguaggio comune;
E’ particolarmente importante l’ identificazione degli obiettivi che il gruppo intende perseguire
dopo avere definito la propria missione, gli obiettivi percepiti come urgenti e rilevanti altrimenti
non varrebbe la pena di impegnarsi per superare le tendenze individualistiche con uno sforzo che
richiede una motivazione elevata e una leadership efficace.
Perché l’efficacia del gruppo sia maggiore di quella che sarebbe l’efficacia dei singoli professionisti
in assenza di una équipe vera e propria, occorre che il gruppo sia maturo ed efficiente.
Viene considerato tale se:






Gli obiettivi comuni sono compresi e accettati da tutti.
Le decisioni sugli obiettivi, le azioni da svolgere per realizzarli, i metodi e gli strumenti
sono prese principalmente “ per consenso”.
Il clima interno è informale e rilassato. Nessuno teme di esprimere il proprio pensiero
perché l’atteggiamento comune e di ascolto e di attenzione ad ogni idea.
Tutti i membri tendono a partecipare alle discussioni che si concentrano su temi e gli
obiettivi previsti.
La critica e il dissenso vengono manifestati con franchezza.Gli attacchi personali non sono
la norma.
Il gruppo ha un leader autorevole, che tuttavia non tende a dominare gli altri membri; questi,
a loro volta, ne rispettano il ruolo evitando atteggiamenti di dipendenza o di esagerata
deferenza.
Gli infermieri possono essere chiamati a partecipare a gruppi professionali e/o interdisciplinari,
gruppi di progetto e gruppi che utilizzano metodologie specifiche come circoli di qualità. L’ideale è
che gli stessi infermieri e, possibilmente, altri professionisti dell’unità operativa si propongano di
fungere stabilmente da vero e proprio gruppo di lavoro.
L’infermiere deve collaborare:
 Al buon andamento del team, nella consapevolezza che questo può collaborare del servizio
erogato, promuovere un apprendimento continuo e aumentare la soddisfazione nel lavoro

degli stessi operatori almeno di quelli che doverosamente aspirano ad una costante crescita
professionale.
Alle prevenzioni o al superamento dei rischi del lavoro di gruppo, in particolare
dell’instabilità del team e del super lavoro dei membri, contemporaneamente impegnati
nell’attività ordinarie e in quelle di gruppo.
Il preciso richiamo che il Codice fa all’integrazione come metodo di lavoro per rispondere ai
problemi dell’assistito.
L’uso dei termini collaborazione ed équipe, con il rinforzo derivante dal dettato dell’articolo 5.2,
non lascia spazio a fraintendimenti: il preciso intento di richiamare a lavoro di gruppo come
modalità operativa ordinaria.
L’ équipe può essere infermieristica o interdisciplinare: non vi è contraddizione nel cercare di essere
gruppo sia in un senso o in un altro, a mettere l’accento sull’accezione più ampia di équipe, cioè
sull’insieme dei professionisti coinvolti nel progetto di cure all’assistito.
Un sistematico lavoro di gruppo non è facile da realizzare.
Questi cambiamenti sono resi difficili da:
 Complessità organizzativa. Le strutture sanitarie, in particolare gli ospedali fanno parte di
questa organizzazione.
 Storiche differenze culturali tra le diverse categorie di operatori sanitari. Le competenze
sono spesso sviluppate senza una sufficiente trasmissione da una categoria all’altra, vi è
disomogeneità nelle condizioni di lavoro e la prassi è sovente eterogenea perfino tra i
membri della stessa professione.
 Conflitti tra gruppi di interesse. Tra i gruppi professionali di creano frequentemente tensioni
sulle risorse, sui compensi, sugli inquadramenti. Problemi di identità professionale derivanti
dal proliferare di profili e collocazioni organizzative: basti pensare al profilo professionale
dell’infermiere comparato con il profilo dell’infermiere pediatrico di pochi anni successivi.
 Rifugio nel privato di una parte di operatori. Molti operatori si rifugiano nel proprio
particolare, importanti ricadute sulla motivazione, incluso quello al lavoro di gruppo che
implica confronto e messa in discussione del proprio modo di operare.
Il primo impegno etico dei professionisti è quello di riconoscersi a vicenda per integrarsi.
La collaborazione non è solo quella tra operatori della stessa équipe. L’ideale sarebbe che essa si
divulgasse anche su aree più vaste fino alla rete dei servizi che prendono in carico tematiche
generali ed ampi gruppi di popolazione.
Art. 5.4
Nell’esercizio autonomo della professione l’infermiere si attiene alle norme di comportamento
emanate dai collegi IPASVI; nella definizione del proprio orario rispetta il vigente
nomenclatore tariffario.
Norme di comportamento per esercizio autonomo della professione
Per disciplinare l’attività libero professionista la Federazione nazionale dei Collegi IPASVI ha
emanato delle Norme di comportamento per l’esercizio autonomo della professione infermieristica,
esse sono:
 Fornire ai Collegi uno strumento per gestire i rapporti con i liberi professionisti.
 Mettere ordine in un settore nuovo in pieno sviluppo.
 Stabilire regole comuni per la gestione tra i rapporti dei liberi professionisti, dei clienti, dei
colleghi ecc.
La prima parte comprende i principi generali che tutti i professionisti sono tenuti a rispettare. La
seconda parte interviene invece nei singoli aspetti dell’esercizio professionale e detta delle norme
anti-trust.
Gestione dei dati negli studi professionali
I professionisti che si associano per l’esercizio della professione medica possono regolare
diversamente i propri rapporti per ciò che concerne il trattamento dei dati personali, a seconda dei
casi:
 Una gestione individuale e separata dei dati detenuti da ciascun professionista.
 Una contitolarità da parte di tutti o di alcuni dei professionisti.
 Un'unica attività di elaborazione dei dati personali effettuata dagli associati nell’ambito di
un’ associazione o di un organismo.
È evidente che la scelta tra l’una e l’altra delle soluzioni. Comporta diverse conseguenze che ciò
che riguarda i ruoli e le sfere di personalità.
ART. 5.5
L’infermiere tutela il decoro del proprio nome e qualifica professionale anche attraverso il
rispetto delle norme che regolano la pubblicità sanitaria.
Pubblicità sanitaria
La pubblicità sanitaria è regolata dalla L. 5 febbraio 1992 n.175- norme in materia di pubblicità
sanitaria e di repressione dell’esercizio abusivo delle professioni sanitarie, modificata dalla L. 26
febbraio 1999 n.42 e dal Decreto del Ministero della Sanità 16 settembre 1994 n.657, recante il
regolamento concernenete la disciplina delle caratteristiche estetiche delle targhe, insegne e
inserzioni per la pubblicità sanitaria. Secondo il codice il rispetto della normativa sulla pubblicità
sanitaria rappresenta per l’infermiere un modo di tutelare il decoro del proprio nome e della propria
qualifica professionale.
ART. 5.6
L’infermiere è tenuto a segnalare al Collegio ogni abuso o comportamento contrario alla
deontologia, attuato dai colleghi.
Segnalazione di abusi
La responsabilità verso l’immagine della professione si esplica attraverso la segnalazione
dell’organismo che la rappresenta di abusi o comportamenti contrari alla deontologia.
La norma indica che tutti coloro che appartengono alla professione condividono alla responsabilità
di contribuire ad accrescere al suo riconoscimento sociale, dando un immagine positiva alla
cittadinanza, ai dirigenti e ai membri delle altre professioni sanitarie. Il suo rispetto evita il rischio
che il senso di appartenenza professionale finisca per sfociare in una sorta di omertà.
6. rapporti con le istituzioni
Art. 6.1
L’infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, contribuisce ad orientare le politiche e lo
sviluppo del sistema sanitario, al fine di garantire il rispetto dei diritti degli assistiti, l’equo
utilizzo delle risorse e la valorizzazione del ruolo professionale.
Contributo all’orientamento e allo sviluppo del sistema sanitario
L’articolo 6 ha un chiaro carattere propositivo e dimostra una considerazione degli infermieri tanto
alta da ritenerli capaci di incidere sulle politiche o lo sviluppo del sistema sanitario, affinché realizzi
in maniera ottimale gli scopi che la società gli assegna.
L’infermiere dirigente che svolge il ruolo di direttore o coordinatore del Servizio infermieristico o
di Unità operativa infermieristica è chiamato a partecipare direttamente alla direzione dell’azienda
sanitaria in cui opera.
Il caposala può svolgere funzioni analoghe a livello dell’unità operativa, come d'altronde le altre
figure infermieristiche devono per quanto possibile collaborare all’orientamento del sistema
sanitario, presentando proposte più o meno formalizzate in occasioni di riunioni di lavoro. Tali
proposte dovranno essere coerenti con i valori e i principi che ispirano la professione e che il testo
citato sintetizza efficacemente.
Occorre perseguire una maggiore rispondenza dal sistema sanitario “ al fine di garantire il rispetto
degli assistiti, l’equo utilizzo delle risorse e la valorizzazione del ruolo professionale”.
Alla base sta dunque la coscienza sanitaria e civile dell’infermiere, cioè la consapevolezza del
diritto alla salute di ogni cittadino e del dovere di vigilare affinché venga rispettato.
Art. 6.2
L’infermiere compensa le carenze della struttura attraverso un comportamento ispirato alla
cooperazione, nell’interesse dei cittadini e dell’istituzione. L’infermiere ha il dovere di opporsi
alla compensazione quando vengano a mancare i caratteri dell’eccezionalità o venga
pregiudicato il suo prioritario mandato professionale.
Compensazione
I comportamenti di compensazione comprendono quei comportamenti discrezionali che, in
assenza di caratteristiche definite della struttura di base o dei meccanismi operativi, costituiscono un
rimedio organizzativo che tende a far raggiungere ugualmente all’organizzazione i suoi scopi, ma in
modo intuitivo, personale e non pianificabile.
I meccanismi di compensazione da una parte sono criticati dagli stessi operatori che li adottano
perché costituiscono prestazioni ma raramente riconosciute e premiate, dall’altra rappresentano una
valorizzazione dell’iniziativa di persone che ambiscono a mettere in campo e a mostrare le loro
qualità.
Nella compensazione trova piena espressione l’importante concetto di responsabilità partecipe.
Questi concetti rimandano al senso di appartenenza che costituisce uno dei principali fattori nel
gioco di sentirsi corresponsabili di quanto avviene nell’organizzazione. L’appartenenza è
direttamente correlata alla motivazione e alla valorizzazione della risorsa umana da parte
dell’istituzione.
La compensazione è in certi casi un dovere del professionista partecipe di una responsabilità
generale, che è quella di assicurare all’utenza il servizio a cui la struttura è preposta.
I criteri a cui ispirarsi nel decidere di adottare o meno i comportamenti di cui si parla sono quelli
dell’appropriatezza e dell’eccezionalità dell’impegno richiesto. Per appropriatezza si intende la
necessità che con la compensazione non venga pregiudicato quello che resta il mandato prioritario
dell’infermiere ovvero dell’assistere la persona. Per eccezionalità si intende invece la sporadicità
dell’evento ne è esempio l’assenza imprevista e imprevedibile di un’unità infermieristica non subito
sostituibile dall’organizzazione.
Art. 6.3
L’infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, di fronte a carenze o disservizi provvede a
darne comunicazione e per quanto possibile, a ricreare la situazione più favorevole.
Compensazione
Suddetto articolo aggiunge elementi che spiegano più compiutamente come realizzare la
compensazione con comportamenti al tempo stesso efficaci e corretti dal punto di vista
deontologico.
La comunicazione mette in grado l’istituzione di conoscere, di prendere atto e quindi di rimediare al
disservizio, l’impegno del professionista compensa temporaneamente la carenza.
Nell’ambito della compensazione occorre trattare il tema lavoro straordinario in quanto oggetto di
interesse sia per coloro che possono venir richiamati o trattenuti in servizio, sia per chi si trova a
dare tali disposizioni.
È necessaria una lettura combinata della norma giuridica e deontologica, in quanto se da una parte
si sancisce l’obbligo di provvedere alla sostituzione per provvedere all’assistenza infermieristica
necessaria, dall’altra si considera anche la salvaguardia dell’operatore che costituisce in ugual
misura vincolo per l’amministrazione. La sicurezza dell’agire dell’operatore è direttamente
proporzionale a quella dell’utente, nel cui interesse superiore si esprime sempre e comunque il
mandato del professionista che opera nel campo della salute.
Art. 6.4
L’infermiere riferisce a persona competente e all’autorità professionale qualsiasi circostanza
che possa pregiudicare l’assistenza infermieristica o la qualità delle cure o il decoro, con
particolare riguardo agli effetti della persona.
Condizioni che limitano l’assistenza e le cure
La norma attribuisce all’infermiere il dovere di segnalare agli organismi preposti le situazioni che
possono limitare l’assicurazione di cure di alta qualità alle persone.
I destinatari di questa segnalazione sono da individuare di volta in volta da parte del professionista,
a persona competente e alla autorità professionale si ritiene che colui che partecipasse alla mancata
risoluzione dei problemi che pregiudicano l’assistenza o la cura ne sarebbe responsabile unitamente
a chi è direttamente chiamato a porre rimedio alla situazione.
A monte di questa norma vi è la constatazione di diffusi atteggiamenti di passività di fronte a
inefficienze dell’istituzione, soprattutto per quanto attiene ai processi di produzione dei servizi: non
è sempre facile arrivare alla soluzione delle disfunzioni, e in alcuni casi si discute di
riorganizzazioni aziendali volte a decentrare i processi decisionali o quelli di gestione dei budget.
Chi non cerca di porre rimedio a quanto è anche di propria competenza e responsabilità, di fatto può
essere accusato di omertà nei confronti che può pregiudicare la qualità dell’assistenza.
Art. 6.5
L’infermiere ha il diritto e il dovere di segnalare al Collegio le situazioni in cui sussistono
circostanze o persistono condizioni che limitano la qualità delle cure o il decoro dell’esercizio
professionale.
Condizioni che limitano l’assistenza e le cure
Con questo articolo il codice compie un passo ulteriore: la qualità delle cure diviene oggetto di
analisi e controllo nella preminente valutazione dell’interesse dell’utenza e nel parallelo interesse
verso l’esercizio professionale.
Una comunità professionale deve tutelare il decoro e l’immagine della professione nell’ambito in
cui opera, sanzionando i comportamenti non congruenti con la norma deontologica e giuridica.
Il professionista deve prendere coscienza che reati penali, illeciti amministrativi e illeciti
disciplinari ledono l’immagine della professione.
Al professionista maturo tale responsabilità non può che apparire generale e globale in ogni atto e
per ogni conseguenza.
L’azione di tutela dell’esercizio professionale finora non ha trovato un’espressione sufficiente in
molti casi per vari motivi:
 Il limitato sviluppo del senso di appartenenza alla comunità infermieristica
 La scarsa riflessione sul rapporto che esiste tra responsabilità individuale e
corresponsabilità negli eventi dal gruppo di lavoro mono- o polidisciplinare
 Una non completa comprensione del diretto rapporto che esiste tra l’applicazione di
sanzioni per comportamenti scorretti da parte dell’autorità professionale e riconoscimento
della professione come tale nella società.
È quindi di primaria importanza che l’autorità professionale si riappropri dell’azione di controllo
sull’esercizio professionale e che si occupi di questi fenomeni a fini di maggiore comprensione e
indirizzo.
7 Disposizioni finali
Art. 7.1
Le norme deontologiche contenute nel presente codice sono vincolanti: la loro inosservanza è
punibile con sanzioni da parte del Collegio professionale.
Natura e poteri del collegio professionale
I Collegi e gli Ordini professionali sono in Italia organi istituzionali, come dice il Codice, essi
possono emanare norme deontologiche di carattere vincolante.
Nel caso degli infermieri,degli operatori sanitari e delle vigilatrici di infanzia, il potere disciplinare
o ordinistico del Collegio IPAVSI è la diretta conseguenza della funzione di tutela e controllo
dell’esercizio professionale.
I collegi IPAVSI hanno il compito di tutelare e promuovere il decoro e l’immagine della
professione, richiedendo ad ogni iscritto un comportamento professionale aderente alle direttive del
Codice deontologico.
All’interno del Consiglio sono nominati il presidente, il vicepresidente, il segretario ed il tesoriere.
Il potere disciplinare è esercitato dal Collegio nei confronti di tutti gli iscritti, qualunque sia il loro
regime di esercizio professionale.
Le sanzioni irrogabili al professionista che viola le norme deontologiche consistono in:
 Avvertimento
 Censura
 Sospensione dell’esercizio professionale
 Radiazione dall’ Albo
È opportuno osservare che analoghe norme relative alla potestà disciplinari e alle sanzioni sono
contenute nei codici deontologici delle altre professioni per es. di psicologi e medici.
I codici sono infatti documenti di importanza essenziale per l’autoregolamentazione di una
professione.
Art.7.2
I Collegi IPAVSI si rendono garanti, nei confronti della persona e della collettività, della
qualificazione dei singoli professionisti e della competenza acquisita e mantenuta.
Accreditamento dei professionisti
Nelle parole del suddetto articolo si può leggere un riferimento all’accreditamento professionale,
che costituisce una componente di un più vasto accreditamento dai molti aspetti e dalle molte
implicazioni. Vi sono diverse motivazioni dalle quali spicca un diverso ruolo dei fruitori delle
prestazioni, la cui maggiore o minore soddisfazione che può determinare il successo o
l’insuccesso di un’azienda sanitaria.
Garantire alle persone che il processo di assistenza erogato rappresenti la cura e le modalità
migliori per rendere sicuro ed efficace l’intero processo, si traduce nell’avere credito presso la
persona e l’intera società, e questo rappresenta di per sé un accreditamento.
Per far meglio intendere il senso e il rilievo dell’accreditamento professionale, è necessario
cercare di far definire il quadro in cui si colloca. Si è imposto all’attenzione pubblica a partire dal
1992 quando è stato introdotto il D.Lgs 502/92, si tratta in questo caso di accreditamento
istituzionale.
Nell’articolo, il Codice deontologico fa riferimento all’accreditamento professionale che è
coerente con un fondamentale principio etico- deontologico di recente acquisizione, pertinente
all’interno di un documento ufficiale dell’autorità professionale, perché spetta appunto alle
associazioni professionali il compito di accreditare i professionisti che appartengono a esse.
La responsabilità è legata a una funzione essenziale di tali organismi, quella di impegnarsi
nell’evoluzione della cultura professionale attraverso la ricerca.
L’inclusione nell’Albo degli infermieri significherà che quell’operatore è accreditato come
fornitore di prestazioni infermieristiche a persone e collettività.
Tale processo mira alla definizione dell’alto livello e dell’appropriatezza delle prestazioni, ossia le
capacità di dimostrare che l’intervento offerto è congruente col settore assistenziale, coi problemi
del cliente e con lo stato dell’arte, riducendo l’autoreferenzialità professionale.
Una costante attività di aggiornamento e autoformazione del professionista sarà senz’altro un
criterio prioritario, è quanto emerge dalla letteratura infermieristica degli ultimi anni, oltre che dal
contratto di lavoro recentemente stipulato; si dovranno approntare classificazioni e sistemi di
accreditamento dei professionisti che garantiscano il mantenimento della loro competenza,
presumibilmente generale e in un certo settore di esercizio professionale.