Le paralisi cerebrali infantili Dott. Sergio Agostinelli Dirigente Medico U.O. Pediatria Neurologia Pediatrica Area Vasta 5 – ASUR Marche DEFINIZIONE La paralisi cerebrale infantile (PCI) è definita come un gruppo di disturbi permanenti dello sviluppo del movimento e della postura, che causano una limitazione delle attività, attribuibili ad un danno permanente (non progressivo) che si è verificato nell’encefalo nel corso dello sviluppo cerebrale del feto, del neonato o del lattante. Le manifestazioni cliniche tipiche delle PCI sono: • • • • • la spasticità i disturbi del movimento l’ipostenia l’atassia la rigidità I disturbi motori della PCI sono spesso accompagnati da: • • • • • • disturbi sensitivi, sensoriali/percettivi disturbi cognitivi disturbi comunicativi disturbi comportamentali epilessia problemi muscoloscheletrici secondari EPIDEMIOLOGIA • Prevalenza: 2 casi/1000 nati vivi (nati a termine) • Prevalenza ↑↑ 100/1000 per i nati prima della 28° settimana di gestazione → malgrado abbiano un rischio maggiore di sviluppare PCI, presentano una minore tendenza a sviluppare le forme con maggiore compromissione Correlazione tra peso alla nascita/età gestazionale e incidenza delle PCI PESO ALLA NASCITA ED ETA’ GESTAZIONALE INCIDENZA DELLE PCI A 7 ANNI > 2500 g 3.3/1000 1500-2500 g 6.7/1000 1500-2500 g 22.9/1000 < 1500 g 90.4/1000 Principali cause di PCI Fattori prenatali Disturbo fetale cronico: diabete materno, gestosi, ipertensione, infezioni fetali (TORCH), ritardo di crescita intrauterino; Alterazioni placentari; Alterazioni cromosomiche; Malformazioni Congenite; Farmaci Fattori perinatali Danni per cause meccaniche in caso di parto distocico (emorragie sottodurale o subaracnoidea); distress fetale acuto o subacuto con ipossia o ischemia. (nati a termine) Fattori perinatali (nati pretermine) Fattori postnatali Distress acuto con sindrome anossico-ischemica Emorragia ventricolare o parenchimale Alterazioni metaboliche (ipoglicemia, ipocalcemia, ipo-e ipernatremia, iperbilirubinemia) Infezioni batteriche e virali FISIOPATOLOGIA Il danno nella paralisi cerebrale è causato da lesioni permanenti e non progressive che colpiscono la corteccia cerebrale motoria prima, entro o intorno ai 2 anni di vita. Sebbene tali lesioni siano statiche nel tempo, le manifestazioni cliniche da queste causate si modificano notevolmente man mano che il bambino cresce e si sviluppa. Le capacità motorie della maggior parte dei bambini con paralisi cerebrale, infatti, migliorano durante la crescita, sebbene ciò avvenga lentamente. Schema anatomico delle principali aree motorie e le relative regioni del corpo (omuncolo motorio) Nella PCI si crea un danno ai motoneuroni corticali superiori (1° motoneurone) con diminuzione degli input eccitatori e regolatori che dalla corteccia viaggiano attraverso i tratti reticolospinale e corticospinale per giungere ai motoneuroni del tronco cerebrale e del midollo spinale (2° motoneurone) che comandano i gruppi muscolari periferici. Questa diminuzione di input interferisce con il controllo motorio, attraverso la diminuzione del numero effettivo di unità motorie e causa il deficit del controllo muscolare e l’ipostenia. Allo stesso tempo, la perdita degli input inibitori discendenti, mediati dai tratti reticolospinali e da altri sistemi, aumenta l’eccitabilità dei motoneuroni, causando spasticità (resistenza muscolare allo stiramento o attività muscolare eccessiva/involontaria). Spasticità → contratture, dolore, sublussazione Sezione assiale di RM dell’encefalo con immagini pesate in T2 in un bambino con PCI: si noti la lesione iperintensa (esito di patologia vascolare focale) nella capsula interna destra (a sinistra nell’immagine). Sezione sagittale di RM dell’encefalo con immagini pesate in T1 che mostra gli esiti di lesioni ipossico-ischemiche con cisti porencefaliche perventricolari e aree di aumentato segnale periventricolare Sezione assiale di RM dell’encefalo con immagini pesate in T1 in un ragazzo con PCI ed esiti di lesione vascolare dell’arteria cerebrale mediana con infarto e cavità porencefaliche nelle regioni temporooccipitali sinistre (a destra nell’immagine). Sezione assiale di RM dell’encefalo con immagini pesate in T1 che mostra gli esiti di una grave sofferenza cerebrale con estese aree cistiche (asterischi bianchi) Diagnosi precoce: non sempre agevole! • • • • • Precoci alterazioni posturali Ipo- o ipertono Motricità spontanea e riflessa Raccolta accurata dati anamnestici Valutazione “longitudinale” bambini a rischio prima di una diagnosi definitiva non prima dei 9-12 mesi 1-3 mesi Ipereccitabilità Ipotonia capo e tronco Ipertonia degli arti Normalizzazione al 3° mese 4-9 mesi Ipereccitabilità Persistono alterazioni del tono: Non posizione seduta Normalizzazione Postura seduta e reazioni posturali normali entro il 9° mese Dopo i 9 mesi Anomalie posturali e Disturbo del movimento Normalizzazione Rischio perinatale di sofferenza cerebrale dipendente dall’età gestazionale (EG) e dal peso alla nascita EG e peso Fattore responsabile Epoca del danno Alterazioni neuropatologiche Esiti Prematuri (EG<37 settimane) Immaturità cerebrale; anossia e acidosi; ipotensione sistemica Postnatale Emorragie endocraniche; idrocefalo; leucomalacia periventricolare Diplegia spastica; idrocefalo; ritardo mentale Piccoli per l’età gestazionale Malnutrizione fetale; distress fetale cronico Prenatale e in minor grado perinatale Alterazioni minime ADHD Epilessia PCI rare Neonati a termine con peso normale Alta frequenza di ischemia e anossia perinatale Perinatale Necrosi cerebrale Edema cerebrale Epilessia PCI Deficit sensoriali Classificazione delle PCI in rapporto alla localizzazione somatica FORME SPASTICHE Sintomo prevalente la spasticità (lesione di origine piramidale o corticospinale) • Diplegia Compromissione arti inf. > arti sup. • Quadriplegia Compromissione in ugual misura dei 4 arti • Emiplegia Compromissione di un emisoma • Emiplegia doppia Compromissione maggiore a carico degli arti superiori, spesso asimmetrica FORME DISCINETICHE Sintomo prevalente la discinesia (movimenti involontari, incompleti, frammentari, bizzarri), lesione di origine extrapiramidale (gangli della base) FORME ATASSICHE Sintomo prevalente l’ipotonia e la disorganizzazione posturale (lesione di origine cerebellare o delle vie cerebellari). Classificazione in base alla gravità del deficit motorio Motricità grossolana Motricità fine Livello cognitivo Linguaggio Autonomia LIEVE Deambulazione autonoma Adeguata QI > 70 Integro Si MEDIA Deambulazione con ausili Limitazioni funzionali QI 50-70 Compromesso Parziale GRAVE Deambulazione assente Assenza di funzioni motorie fini QI < 50 Assente No Tetraplegia spastica • Forma più grave per basso livello di autonomia motoria, ritardo mentale grave, frequente associazione con deficit sensoriali ed epilessia. • In posizione eretta con sostegno: scatenamento della spasticità posturale con riflesso tonico asimmetrico del collo e incrociamento degli arti inferiori. • In posizione supina: atteggiamento in flessione coatta dei 4 arti. • Elevata percentuale di problemi correlati alla nutrizione (assenza del riflesso della deglutizione, reflusso gastroesofageo, polmonite “ab ingestis”). Coinvolgimento degli arti superiori in una paralisi cerebrale spastica quadriplegica manifestazioni cliniche dele PCI: si noti l’atteggiamento delle gambe incrociate “a forbice” con i piedi iperestesi Diplegia spastica • Deficit motorio a carico dei 4 arti, ma con compromissione maggiore degli inferiori rispetto ai superiori. • Se la funzione degli arti superiori è normale il disturbo è definibile come “paraplegia”. • Nei primi 2-3 mesi di vita prevale l’ipotonia, successivamente sostituita da una fase “distonica” con ipertonia generalizzata e persistenza dei riflessi arcaici. • A partire dai 2-3 anni la postura si fissa definitivamente in flessione delle anche e delle ginocchia, intrarotazione delle gambe ed equinismo dei piedi. • Deambulazione autonoma gravemente condizionata da contratture muscolotendinee e deformità osteoarticolari. Paralisi cerebrale spastica grave: si noti l’iperestensione degli arti inferiori con intrarotazione delle gambe e dei piedi Emiplegia congenita • Costituisce il 70-90% di tutte le forme emiplegiche, mentre le forme acquisite (turbe circolatorie, stroke, disgenesie cerebrali) sono una minoranza. • Deficit prevalente a carico dell’arto superiore con ipotonia e iporeflessia, spesso erroneamente attribuito ad una paralisi ostetrica. • “Segno di sospetto”: preferenza costante di lato (predominanza di un arto) al di sotto dell’anno di età. • Dopo il 3° mese compaiono spasticità, iperreflessia, ipostenia della muscolatura antigravitaria, difficoltà nei movimenti fini delle dita. Forma atassica • Costituisce circa il 10% di tutte le PCI ed è secondaria ad un disturbo di origine cerebellare. • Diagnosi spesso tardiva sulla base del ritardo nell’acquisizione delle tappe dello sviluppo psicomotorio e dell’ipotonia muscolare. • Possibilità di forme miste (“diplegia atassica”). • Essenziale la discriminazione precoce tra questa atassia “non progressiva” e altre forme di atassia su base neoplastica o neurodegenerativa. Forma discinetico-atetoide • Forma classicamente associata, sul piano patogenetico, all’ittero nucleare da iperbilirubinemia, attualmente molto meno frequente rispetto ad altre cause di sofferenza cerebrale. • Ipotonia e persistenza dei riflessi arcaici nei primi 4-10 mesi di vita. • Successivamente compaiono movimenti involontari di tipo distonico con estensione del tronco e degli arti, tipicamente scatenati dai tentativi di movimento volontario. Paralisi cerebrale distonicodiscinetica: si noti la contrazione delle mani e delle braccia durante l’inizio della deambulazione con distonie degli arti inferiori. Trattamento • • • Indispensabile è “l’assessment” periodico del paziente data la rapida evoluzione nel tempo. Pianificazione razionale degli interventi nelle diverse aree disfunzionali e con le specifiche competenze. Approccio multidisciplinare: Neuropsichiatra infantile Fisiatra Ortopedico Logopedista Oculista Schema delle strategie terapeutiche adottate nelle PCI Riabilitazione: • Trattamento atto a stimolare l’apprendimento di funzioni motorie che il paziente non sarebbe in grado di acquisire da solo Riabilitazione neuromotoria • Costituisce l’intervento terapeutico principale nelle PCI, soprattutto se iniziata precocemente. SCOPI: Prevenzione di gravi contratture e deformità Formazione di pattern corretti di sviluppo motorio Sviluppo del massimo grado di indipendenza del bambino Trasmissione ai genitori di modalità assistenziali dotate di valenza riabilitativa La metodica di Bobath: • Elaborata negli anni ’40-’50 si colloca come un trattamento di neurosviluppo inserito in una proposta di stile di vita per il bambino con PCI. • Concetto di base è che la ripetizione del movimento ne consente l’acquisizione e il rinforzo. Il trattamento riabilitativo si basa su 3 azioni fondamentali: • Inibizione dell’attività riflessa posturale anormale • Normalizzazione del tono muscolare • Facilitazione dello sviluppo di normali schemi posturali e di movimento tramite l’acquisizione di posture inibenti i riflessi patologici (RIP) (dette posizioni sbloccanti) e l’uso del tapping RIP • Consistono nel far assumere al bambino, prima passivamente e poi attivamente, posizioni inverse a quelle che tende ad assumere come conseguenza del danno cerebrale TAPPING • Altro elemento cardine della tecnica bobathiana è il tapping: percussione ritmica che si esegue a velocità diverse adatte a determinare una stimolazione estero- e propriocettiva ed una sommazione spazio-temporale di stimoli • Prevedono l’individuazione e la stimolazione di punti chiave (capo, collo, spalle, cingolo pelvico) su cui impostare schemi di movimento capaci di impedire la reflettività patologica. • Gli schemi di movimento, impostati sui punti chiave, sono molteplici. Essi variano a seconda dell’età e della sindrome neuromotoria. • Il tapping è particolarmente usato nell’ottenere modificazioni del tono posturale. La metodica di Voyta: • Descritta nel 1954 è fondata sulla diagnosi precoce, a sua volta basata su 7 tests fondamentali: La prova di trazione La posizione di Landau La posizione di Voyta La posizione di Collis orizzontale e verticale La sospensione ascellare La prova di Peiper-Isbert • Tali posizioni devono assumere l’assetto posturale proprio dello stadio evolutivo del bambino. Ciò non avviene in presenza di danno cerebrale. • L’esame sintomatico dei 7 riflessi di posizione permetterebbe uno screening reale e rapido per una diagnosi di patologia o normalità già in età neonatale. • Prevede un trattamento immediato nei primi mesi di vita e quindi richiede una diagnosi precoce. • Si basa sul presupposto che, oltre alle lesioni primarie, che sono all’origine del danno neurologico, esistono delle lesioni secondarie dovute al mancato apporto funzionale delle zone primitivamente degenerate. • La stimolazione di “complessi motori di coordinazione” come il rotolare e lo strisciare, già presenti nei primi mesi di vita, provocati mediante l’applicazione di stimoli manuali in opportune zone “grilletto”, impegna strutture altrimenti destinate all’involuzione. • In questa tecnica viene sfruttata l’evocazione ancestrale degli schemi motori più elementari sino all’acquisizione • Sul piano operativo, il trattamento propone stimolazioni che evochino risposte attive di tipo globale • A tale scopo i bambini sono posti in posizione predeterminate ben definite, mentre vengono esercitate pressioni manuali di giusta intensità in zone adatte a provocare le risposte volute (zone grilletto). • Nel corso della riabilitazione le stesse manovre devono essere eseguite più volte nella stessa giornata e tutti i giorni per lunghi periodi di tempo. • La ripetizione regolare degli esercizi è un ripetuto avvio di afferenze al SNC ad evocare la produzione e la fissazione di schemi tonico-posturali motori corretti ed evoluti. Problematiche nutrizionali • Riflesso della deglutizione ritardato o assente • I bambini affetti da PCI possono impiegare fino a 15 volte più a lungo dei controlli per masticare e deglutire. • Elevata incidenza di reflusso gastroesofageo con aumentato rischio di polmonite “ab ingestis”nelle forme più severe di tetraparesi. • Stato nutrizionale compromesso. Indicazioni alla nutrizione artificiale • Valutazione funzione orofaringea: Osservazione diretta del pasto Posizione assunta durante il pasto Eventuale presenza di tosse, irritabilità,apnea,dispnea,respirazione rumorosa Eventuale ecografia e/o ossimetria durante il pasto • Valutazione stato nutrizionale e fabbisogni energetici: Fabbisogni calorici generalmente più bassi (20%) di quelli raccomandati per l’età Aumentato fabbisogno di ferro e vitamina D Misurazione del grasso sottocutaneo tramite plicometria Problematiche ortopediche PCI Gravi alterazioni tono muscolare Anomalie scheletriche e/o dislocazioni articolari Necessità di interventi chirurgici a carico di segmenti ossei o legamenti analisi computerizzata tridimensionale della deambulazione GAIT ANALYSIS GAIT ANALYSIS • Consente di analizzare il comportamento delle principali articolazioni nei tre piani durante l’atto locomotorio • Consente di trasformare la valutazione soggettiva da parte dell’osservatore in una misurazione quantitativa. • Documentazione oggettiva e tridimensionale del movimento contemporaneo di più articolazioni • Discriminazione tra anomalie patologiche e anomalie compensatorie • Rivalutazione oggettiva del paziente nel tempo al fine di valutare l’effetto degli interventi terapeutici (trattamento ortopedico, chirurgico, riabilitativo farmacologico) Considerazioni Le alterazioni del tono nei bambini con PCI provocano danni scheletrici e funzionali che divengono il principale problema per l’acquisizione della autonomia e per la gestione dell’assistenza domiciliare. L’indicazione delle scelte terapeutiche e la valutazione della loro efficacia possono giovarsi oggi di tecniche oggettive quali la Gait Analysis. A questi sistemi di valutazione corrispondono moderni approcci terapeutici quali gli interventi ortesici, l’uso della tossina botulinica, gli interventi di allungamento dei tendini. La tossina botulinica: Induce una reversibile e selettiva chemio denervazione che viene sfruttata al fine di bilanciare la spasticità muscolare a livello delle articolazioni. Attualmente esistono 2 formulazioni di tossina botulinica tipo A (BOTOX e Dysport) la cui dose dipende dal peso del paziente e dal numero di unità funzionali muscolari che si intende trattare. Spasticity associated with cerebral palsy in children: guidelines for the use of botulinum A toxin. Koman LA et al. Pediatric Drugs 2003; 5: 11-23. Normally when a message comes from the nerve Ach is released and the muscle contracts When botulinum toxin is added, the release of Ach is reduced and the muscle stays relaxed Condizioni indispensabili al trattamento con tossina botulinica: Dose adeguata Iniezione guidata attraverso la fascia muscolare tramite ecografia o EMG Scopi del trattamento: Riduzione spasticità muscolare e del dolore ad essa correlato Miglioramento qualità di vita Ridurre la necessità di assistenza da parte di genitori e fisioterapisti Spasticity associated with cerebral palsy in children: guidelines for the use of botulinum A toxin. Koman LA et al. Pediatric Drugs 2003; 5: 11-23. “Botulinum toxin treatment of spasticity in diplegic cerebral palsy: a double-blind, placebo-controlled, dose- ranging study.” Baker R et al. Dev Med Child Neurol 2002; 44:666-675 125 bambini (età media 5.2 anni) Randomizzazione con 3 dosi di BTX-A Dysport (10, 20, 30 U/Kg vs placebo) Valutazione a 4 settimane della lunghezza del muscolo gastrocnemio. Tutti i gruppi trattati con tossina botulinica mostrano un risultato statisticamente significativo rispetto al placebo. La dose di 20U/Kg ha mostrato risultati statisticamente significativi a distanza di 16 settimane Pochi effetti collaterali. Aspetti normativi Il ministero dell’istruzione, dell’Università e della ricerca (MIUR) ha recentemente introdotto l’espressione BES, riferendosi a qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e apprenditivo, che necessita di educazione speciale individualizzata. Il piano annuale dell’inclusività scolastica definisce tre categorie di alunni con BES. Nella prima categoria sono inclusi i bambini affetti da disabilità in possesso di una certificazione medico-legale ai sensi dell’articolo 2 della Legge 104/92: sono compresi gli alunni con disabilità intellettiva, motoria, uditiva e visiva, quelli con disturbi pervasivi dello sviluppo e anche quelli affetti da ADHD ma solo quando quest’ultima si presenta in forma grave e in comorbidità. Essi possono beneficiare dell’insegnante di sostegno, di un piano educazionale individualizzato (PEI) e dell’assistente per l’autonomia in caso di handicap grave.