Idee per religione un possibile dialogo tra metafisica e filosofia della Grossi Stefano A. Premessa La filosofia fin dal suo sorgere si Š posta come istanza critica del pensiero, in opposizione non solo contro tutte le opinioni infondate e le credenze irragionevoli, ma anche contro tutti quegli pseudo saperi fondati solo sul principio di autorit… e quindi catalogabili come "dogmatici". Fra questi ultimi, soprattutto nel periodo moderno, sono stati annoverati e conseguentemente emarginati rispetto al sapere ufficiale non solo i fideismi, pi— o meno espliciti, ma anche in buona misura la stessa ricerca teologica, che invece avanzava e avanza tutt'ora una rispettabile pretesa di scientificit… e di razionalit…. Ora, ci sembra che questo non sia avvenuto solo da parte di quegli ambienti culturali che potremmo dire agnostici, irreligiosi, laicisti o atei, ma una simile mentalit… si Š affermata anche all'interno del mondo culturale cristiano ogni volta che si Š accettato, tacitamente o meno, il presupposto per il quale si d… una divisione netta e assoluta tra il campo della ragione e quello della rivelazione. Cos• facendo, infatti, si assume come scontato che il vero pensiero critico, in fondo, rimanga sempre e solamente dalla parte della ragione agnostica e da esso deve essere mutuato o preso in prestito da tutte quelle riflessioni che pretendono di qualificarsi come ®razionali¯, pur nascendo entro un ambito religioso, al punto che tale provenienza deve essere dichiarata come frutto di un convincimento personale estraneo alla dinamica propria della coscienza cognitiva e riflettente. Ci sembra in oltre, che il presupposto di una reciproca limitazione tra ragione e fede sia stato adoperato anche all'interno della stessa ricerca teologica ogniqualvolta si Š ritenuto di dover riaffermare la superiorit… assoluta dell'obbedienza di fede nei confronti di una ragione autonoma, riportando di nuovo la problematica entro l'ambito di una ®ridefinizione delle frontiere¯. A nostro avviso, invece, il problema di fondo consiste oggi nell'affrontare direttamente questo presupposto anche a partire dalle problematiche sollevate entro quel particolare settore della ricerca filosofica rappresentato dalla filosofia della religione, che vorrebbe essere un tentativo di mediazione tra pensiero razionale e fede, ma in cui permane spesso una pregiudiziale nei confronti di tutto ci• che sembra provenire, pi— o meno lontanamente, da una rivelazione. La prospettiva che intendiamo assumere col nostro lavoro si fonda proprio sulla contestazione di tale presupposto come dannoso sia per una ricerca razionale entro e a partire dalla fede, sia per una riflessione filosofica per la quale si rende impossibile l'accesso a un sapere esplicitamente metafisico. Ora Š proprio su quest'ultimo punto che vorremmo centrare la nostra attenzione, cercando perci• di indicare una possibile via per il superamento di questa situazione, attraverso un cammino che passi attraverso il recupero e la formulazione sistematica di una metafisica e un dialogo con le altre discipline che affrontano il problema ®Dio¯. In ogni caso, per un credente la questione del rapporto tra filosofia e religione non pu• porsi a partire da una presunta incompatibilit… epistemologica e/o contenutistica tra il credere e il pensare, o come un tranquillo parallelismo; piuttosto Š proprio a partire dal contenuto stesso della fede cristiana, in quanto proposta autorevole, universale e ultima, di senso per l'uomo che si impone una precisa esigenza di riflessione critica. La fede infatti, non pu• non divenire un'interpellazione per il pensiero e al limite una sfida per esso, anche perch‚ i misteri fondamentali del cristianesimo si presentano come i pi— ostici ad essere pensati razionalmente e ad essere esplicitati. E tuttavia su di essi non si pu• opinare: i dogmi pretendono di imporsi come verit… necessarie per la salvezza. Rimane poi vero, guardando le cose da un punto di vista temporale, che la situazione personale del credente che si trova a tentare una riflessione filosofica Š inevitabilmente segnata da questa sua precomprensione di fede, poich‚ nella stragrande maggioranza dei casi si Š nella situazione di chi prima ha accettato l'opzione della fede cristiana e solo successivamente si Š trovato a iniziare un cammino filosofico. Questo non ci pare un fattore secondario o trascurabile o facilmente superabile ricorrendo ad una epoch‚ nei confronti del proprio vissuto di fede: filosofare, cioŠ, mettendo in parentesi le proprie convizioni religiose. Questo non sarebbe di nuovo un dover accettare il presupposto che far filosofia richiede una neutralizzazione della fede? E questo atteggiamento come potrebbe salvarsi dalla possibile accusa di ipocrisia? Ci• che vorremmo allora tentare di mostrare Š la possibilit… e la leggittimit… di una riflessione filosofica che prenda in seria considerazione il suo esser condotta a partire in e da un'esistenza credente. Tuttavia, come abbiamo accennato, il raccordo "classico" tra la fede e la filosofia, costituito da un lato dalla metafisica e teologia razionale, dall'altro dall'apologetica, Š stato oggetto di forti critiche e di profondi ripensamenti metodologici, al punto che la prospettiva odierna di qui generatasi, richiede un ulteriorre riconsiderazine dell'intera problematica. B. La problematica contemporanea riguardo alla metafisica Ci• che dobbiamo rilevare Š il mutamento che si Š andato affermando nel nostro modo di concepire il rapporto tra l'Uomo e il Mondo . Indicativamente, si pu• dire che fino al XV secolo questo rapporto rimaneva sostanzialmente di tipo contemplativo. Anche la fisica era di fatto una filosofia della natura, non avendo ancora assunto alcunch‚ della logica della matematizzazione dei fenomeni. Anche senza ripercorrere le vicende storiche del concetto di Physis, baster… accennare al fatto che essa non era n‚ il prodotto di un'attivit… umana, n‚ l'oggetto di un'operazione tecnica mirante al suo dominio e allo sfruttamento. Physis indicava il fondamento per il quale ogni ente Š mutevole (mutante), comprendendo in ci• l'uomo stesso. Ora, invece, a partire da Galileo, noi viviamo in un contesto culturale ben diverso: la fisica che conosciamo Š una scienza matematizzata, oggettivante, in cui si procede attraverso l'elaborazione di teorie, di modelli, che devono essere poi sottoposti a verifiche e/o falsificazioni. Non che la fisica odierna abbia perso del tutto un certo carattere di contemplativit… pensiamo soprattutto al lavoro di molti scienziati impegnati nella ricerca pura, condotta per il gusto di conoscere di pi— ma essa indubbiamente mira di pi— a riportare il Mondo entro il dominio intellettuale dell'uomo che ad aiutarlo ad entrare in sintonia con esso. Se riportiamo questa situazione negli ambiti propri del problema che stiamo tentando di delineare, ci• significa che per noi, oggi, la gerarchia classica della scienza: Fisica, Matematica, Metafisica, assume un diverso valore rispetto al passato. C'Š soprattutto da considerare il fatto che lo studio della natura (oltre al mutamento del significato di 'natura') non Š pi— capace di essere il momento iniziale, propedeutico, della ricerca filosofica; al contrario, attualmente la ricerca scientifica Š divenuta talvolta o l'avversario, in quanto concezione che pretende di sostituire la filosofia con un sapere da adulti; o il paradigma di ogni ricerca intellettuale, ci• che definisce i canoni e i limiti della conoscenza scientifica. Ci• significa che per noi Š abbastanza difficile immetterci nella ricerca metafisica, proprio perch‚ ci Š venuto a mancare il momento in cui si poteva prender coscienza dell'apertura originale verso la ricerca/scoperta/riconoscimento del fondamento ultimo. Per noi Š pi— facile porci problemi sul perch‚ delle relazioni tra le cose, piuttosto che immetterci nel mistero del senso dell'esistenza di qualcosa, di qualsiasi cosa. Ci sembra che questa situazione si rifletta anche a livello del linguaggio (ma potrebbe non esser cos•?): ci stiamo orientando sempre pi— verso un uso univoco del linguaggio, verso un parlare esatto, oggettivante, in cui ad ogni termine deve corrispondere uno e un solo significato e che indichi qualcosa in cui il soggetto non Š coinvolto; cosa che, a sua volta, ci indirizza verso una comunicazione di tipo informatico, concepita come trasmissione di dati (informazioni). Il nostro linguaggio, cos•, diviene sempre pi— adatto per attivit… analitiche, separanti, distinguenti, e sempre meno adatto per esprimere visioni unitarie, sintetiche. In questo contesto l'unificazione non pu• avvenire che mediante una progressiva generalizzazione, attraverso l'elaborazione di nozioni sempre pi— astratte, di quadri concettuali contenutisticamente sempre pi— ampi, ma sempre pi— vuoti. Cos, anche il linguaggio della metafisica si Š svuotato di qualsiasi significato informativo, riducendo la propria funzione al massimo a quella "sistemativa". _ sulla legittimit… e validit… di questa riduzione che vorremmo discutere nel prosieguo. C. Limitare la ragione per far posto alla fede? Questa espressione, di sapore kantiano, ci aiuta abbastanza bene a cogliere il clima in cui negli ultimi due secoli si Š evoluta la problematica di Dio e della religione entro la discussione filosofica, almeno per coloro che ritenevano importante salvaguardare la possibilit… di credere in una rivelazione. Uno dei punti cruciali, infatti, che possiamo utilizzare come un osservatorio privilegiato sul problema di Dio in filosofia Š appunto il modo in cui vengono compresi i rapporti tra ragione e rivelazione. Ci• che merita anche rilevare Š che per la maggior parte dei filosofi, non sembra essere l'esistenza di Dio a far problema, quanto l'immagine che di Lui ce ne siamo fatti, sia in se stesso, sia soprattutto nei suoi rapporti con l'universo e l'umanit… (il problema della provvidenza). Con una frase sintetica, potremmo dire che il vero problema si specifica ulteriormente cos: ®qual Š il vero Dio?¯; domanda valida in buona misura anche per le correnti atee di questo periodo che, rispetto ad una divinit… trascendente, oppongono una divinit… immanente (ateismo di sostituzione). Dobbiamo adesso cercare di analizzare non le possibili risposte, ma, andando un po' a monte, quali siano le condizioni di possibilit… richieste alla filosofia affinch‚ si possano legittimamente porre delle domande e tentare delle risposte a questi interrogativi su Dio. In quest'ottica prima occorrer… recuperare la significanza del discorso metafisico e poi il suo valore conoscitivo. 1. Il linguaggio metafisico Š significante? a. Il Circolo di Vienna e Karl Popper Tipici oppositori della significanza del linguaggio metafisico, in generale, e di quello religioso, in particolare, accomunati al linguaggio poetico e simili, sono stati i Neopositivisti del Circolo di Vienna e i continuatori del loro pensiero. Ci pare che attualmente questa sia una posizione sostanzialmente superata in campo filosofico, tuttavia pu• risultare utile affrontarla ugualmente proprio per mostrare come un malinteso concetto di scientificit… e di significanza porti quasi inevitabilmente a eliminare la possibilit… di parlare di Dio, perch‚ le affermazioni che si possono fare su di Lui non hanno senso, o, al massimo, rappresentano l'espressione di un sentimento personale, di un'emozione. Questa critica nasce in fondo dal definire il valore semantico del linguaggio a partire da un riferimento extra-linguistico: la possibilit… cioŠ che un'affermazione sia empiricamente verificabile, sul modello delle affermazioni delle scienze del mondo fisico (confusione tra il piano semantico e il piano referenziale); o tautologica, sul modello della matematica. Al contrario, occorre notare proprio che il linguaggio (o pi— correttamente, i vari linguaggi) non trova il suo primo e ultimo tribunale nell'esperienza che lo verifica o meno, ma in se stesso: nel linguaggio il significato primo di un termine e di una proposizione Š dato dal riferimento non a cose (oggetti), ma ad altri termini e ad altre proposizioni, a quegli altri termini con cui Š legato nella frase, a quelle altre proposizioni che formano il discorso, in un testo, in una cultura. Il valore semantico di un'affermazione Š in primo luogo intralinguistico e non extra-linguistico, quest'ultimo, semmai Š il problema della referenzialit… del linguaggio, percui il parlare non Š finalizzato al parlare stesso, ma a dire qualcosa della realt…. Potremmo qui citare ad honorem la teoria dei ®giochi linguistici¯ di Wittgenstein come esempio di riflessione sull'intrinseca significativit… di ogni linguaggio considerato dal punto di vista dell'uso che ne viene fatto da parte di un gruppo umano. Sempre in ordine alla critica dei neopositivisti viennesi, Š doveroso accennare al pensiero di Karl Popper e al suo criterio di demarcazione tra enunciati scientifici e e non, formulato in base alla possibilit…, inerente a ciascuna proposizione o teoria, di essere falsificata. Se cos• facendo Popper salva la significativit… delle proposizioni metafisiche - anche se questo non Š certo il suo interesse fondamentale Š anche vero che la sua riflessione rimane pur sempre prigioniera del presupposto indimostrato che sia possibile unificare le varie scienze in un unico modello epistemologico elaborato a partire da quelle del mondo fisico. Cos•, l'unica riflessione filosofica veramente scientifica, e perci• dotata di valore conoscitivo, si ridurrebbe di fatto all'epistemologia della scienza. b. Il ®giardiniere invisibile¯ di Antony Flew Riprendendo la problematica suscitata dal criterio di falsificazione, applicato al linguaggio religioso, dobbiamo anche soffermarsi sulla discussione suscitata soprattutto nel mondo anglosassone della filosofia analitica dalla cosiddetta sfida ®falsificazionista¯ di Antony Flew con la sua ben nota parabola del ®giardiniere invisibile¯ e con i tentativi di risposta da parte di Hare, con la teoria della religione come ®blick¯; del fideismo esplicito di Smart e Allen; con la ®ritirata nel silenzio¯ di Mc Pherson, di impronta tipicamente wittgensteiniana; con il no alla teologia in favore di un s• alla religione di Holland; con il riduzionismo morale di Braithwaite e Hepburn. Questi sono solo alcuni di coloro che hanno ritenuto di dover rifiutare alla radice l'impostazione falsificazionista. Al contrario altri autori hanno creduto di poter accettare in pieno la sfida lanciata da Flew; tra questi ricordiamo Mitchell, con la sua ®parabola del partigiano¯; Hick e la ®verificazione escatologica¯ con cui distingue tra verificabilit… di principio e verificabilit… empirica entro la storia. l problema suscitato da Flew si potrebbe sintetizzare cos•: i credenti sono capaci di indicare un evento o un fatto decisivo capace di falsificare le loro affermazioni su un Dio che ama le sue creature? Oppure, qualsiasi obiezione mossa alla fede pu• essere elusa ricorrendo a dei continui aggiustamenti della fede stessa, cosa che, per• alla fine rende il Dio della fede indistinguibile da un Dio puramente immaginario? Vorremmo fare alcune osservazioni a questo proposito, cos• da mostrare come sia l'impostazione stessa della sfida di Flew che non regga ad un attento esame Per prima cosa l'asserto della parabola si basa su un punto di partenza discutibile: i due esploratori non sono d'accordo nel riconoscere l'esistenza di un certo ordine entro una radura. Quindi il problema Š un giardino o non lo Š? Viceversa, l'universo in cui ci troviamo lo percepiamo come sostanzialmente, anche se non del tutto, ordinato. Inoltre, il giardiniere Š considerato come una presenza particolare che deve entrare entro la radura, ma Dio, come accennato in precedenza, non pu• essere considerato come un Ente anche se il supremo; Egli Š tale che il suo mistero Š presente in ogni singola realt… e nel loro complesso: la sua trascendenza si identifica con la sua somma immanenza. Perci• Egli non potrebbe per principio esser rilevato! D'altra parte, questo significa contestare alla radice il presupposto di Flew secondo cui l'orizzonte proprio del linguaggio Š quello strettamente empirico. Fra l'altro Š interessante notare come in questa parabola, il credente e l'ateo non si interroghino mai sulle motivazioni che giustificano le loro rispettive opinioni. Come seconda osservazione, rileviamo che entro la stessa concezione cristiana, si d… una certa qual possibilit… di falsificazione: ricorsiamo l'affermazione paolina ®se Cristo non Š risuscitato, Š vana la vostra fede¯ (1 Cor 15,16). Ma, ci• che l'affermazione di Flew mette in discussione - almeno cos• ci sembra - non Š tanto l'esistenza di Dio, quanto la possibilit… di avere una qualche certezza sulle sue reali capacit… di intervenire nella nostra storia. Il problema Š pi— sulla provvidenza che non sull'esistenza: di un Dio che non si interessa di noi, in fondo, non ci interessa nemmeno discutere della sue eventuale esistenza o meno. Come terza osservazione, ci pare che questa discussione ci possa introdurre in qualche modo nel prendere coscienza che gli enunciati propri della fede cristiana non sono propriamente e in senso stretto ®dimostrabili¯ ; per lo meno non nel senso che normalmente attribuiamo a questo termine. Forse occorre ricordarci che esistono altre dimensioni, oltre a quella conoscitiva empirica, entro cui si danno le affermazioni religiose, quali: quella storica, quella simbolica, quella etica, quella esistenziale; anche queste non sono meno essenziali della prima. Il problema di Dio, almeno nell'ambito della religione, non Š riducibile alla sola dimensione conoscitiva informativa. In modo un po' diverso, a nostro giudizio, la questione si pone per la ricerca metafisica che si propone di essere un discorso razionale. Rimane comunque vero che Flew, insieme a buona parte dei suoi oppositori, non percepisce la differenza tra la domanda del fisico, che di fronte ad una serie di fatti si chiede: ®perch‚ Š cos• e non diversamente?¯ e la domanda del filosofo (metafisico) che di fronte alla medesima serie di fatti si chiede pi— radicalmente: ®perch‚ Š, perch‚ esiste, che senso ha il suo esistere?¯. Domanda, quest'ultima che mirando al fondamento ultimo fosse pure, almeno formalmente, il Nulla non pu• esser pi— soggetta allo stesso meccanismo razionale di verifica o falsificazione con cui si affrontano i problemi relativi alle spiegazioni ipotetiche dei rapporti causali tra enti mondani. Il fondamento non si dimostra, ma si riconosce, si nomina , al limite, attraverso una forzatura del nostro linguaggio. Anche il parlare di ®dimostrare l'esistenza di Dio¯, ha un valore semantico (nel termine 'esistenza') diverso da quello che ha nella proposizione ®dimostrare l'esistenza di un ipotetico decimo pianeta del sistema solare¯. In quarto luogo, riprendendo alcune osservazioni di Antoine Vergote sulla psicologia della religione, notiamo che il modo in cui Flew pone il problema Š fondato su una comprensione della religione che Š incapace di distinguere tra credenza e fede ; comprensione per la quale il ®credere¯ Š assimilato ad un ®guardare il mondo come se_¯; al contrario, utilizzando anche i contributi di Austin alla comprensione delle capacit… performative del linguaggio, dobbiamo dire che credere Š un gesto con il quale si decide di accettare un patto di vita, un'alleanza, con Dio. Questo fatto per• aiuta anche noi a comprendere tutta la difficolt… che la nostra cultura contemporanea incontra nel momento in cui deve porsi di fronte alla possibilit… di accettare la validit… della riflessione metafisica. 2. Il linguaggio metafisico porta ad una conoscenza? a. L'obiezione Kantiana Superato lo scoglio iniziale e riguadagnata la validit… semantica del parlare su Dio, non abbiamo fatto altro che affermare: Š lecito parlare di Dio, o equivalentemente: l'uso all'interno di proposizioni del termine 'Dio' non le rende automaticamente senza senso. Questa, si potrebbe dire, Š la condizione minima di possibilit… per l'esistenza di un linguaggio religioso significante. Solo che questo non Š ancora sufficiente, perch‚ rimarremmo su una giustificazione che non supera, nonostante tutto, il piano descrittivo: esistono alcuni gruppi di uomini che usano una serie di espressioni linguistiche in cui compare il termine 'Dio' (o comunque altri trmini che sono riferiti a una dimensione metaempirica) e che per loro hanno un senso. Adesso il problema si deve spostare su un livello ulteriore: questo parlare su Dio proviene e d… origine ad una qualche conoscenza? Oppure Š soltanto l'espressione di un'esigenza umana di porre dei quadri concettuali (totalit…) sempre pi— ampi e omnicomprensivi, ma vuoti di reale contenuto conoscitivo? Ovvero, il linguaggio metafisico e quello religioso non sarebbero altro che dei meta linguaggi con cui esprimiamo il nostro (sottolineiamo nostro) bisogno di unificazione della realt…. E ancora, Il nostro parlare di Dio, dice solo qualcosa di noi, del nostro modo di rapportarci a Dio, oppure Š capace di dire qualcosa anche di Lui? Pur con un certo grado di approssimazione, possiamo far risalire sostanzialmente a Kant quell'impostazione con la quale si ritiene pi— utile, per la religione, che la metafisica dogmatica sia impossibile come scienza, riconoscendo tuttavia che essa Š un'esigenza insopprimibile della ragione umana a cui le risposte scientifiche non sono sufficienti per risolvere i complessi problemi posti dall'esistenza. Posizione per certi versi simile, almeno come intenti anche se non come risultati, a quella conclusiva del Tractatus Logico Philosophicus di L. Wittgenstein, che, dopo aver mostrato la fattualit… del linguaggio e quindi il suo esser limitato al mondo dei fatti, dice chiaramente che con ci• non si Š ancora sfiorato nulla dei veri problemi dell'uomo; per essi si Š rimandati al ®silenzio mistico¯. Qui, il riferimento ultimo non Š la ragion pratica (etica), ma la contemplazione mistica, intesa in senso filosofico e non come rivelazione ineffabile di Dio. Comunque, anche la fede di cui parla Kant nella Critica della Ragion Pura Š una fede filosofica e non teologale, come sar… evidenziato nella Critica della Ragion Pratica. b. La posizione di Antiseri Pi— vicino a noi, rimanendo entro questo tipo d'impostazione, Š la riflessione di Dario Antiseri, di cui riportiamo un passo lungo, ma significativo: sono tuttavia persuaso e questo lo ritengo un punto di capitale importanza che l'analisi linguistica ®in its disqualification of Metaphysics and Ontology (nella sua squalificazione della metafisica e dell'ontologia)¯ si avvicina ai problemi religiosi senza le fuorvianti lenti di modelli tratti da altri linguaggi. La metafisica dovr… diventare per l'analista cristiano una profanazione del tempio. In realt…, per tanto, troppo tempo, le filosofie cristiane si sono ingegnate a provare, a dimostrare Dio, come se la rivelazione non ci fosse stata (®come posso provarlo, se mi ha salvato?¯ si chiede Kierkegaard). E il risultato del bel gioco Š stata tutta un'apologetica pseudo scientifica le cui prove, come dice Pascal, un'ora dopo che le si Š dimostrate, vengono revocate in dubbio. Ai nostri giorni, dopo l'attacco alla metafisica sferrato da Kant, dopo l'assalto neopositivista, considerata inoltre la disponibilit… scettica degli analisti, il cristianesimo ha ben poco da chiedere alla metafisica. Ma le cose, qui, vanno oltre, perch‚ anche se una metafisica potesse venir rabberciata, essa al cristiano non direbbe proprio nulla: infatti tale metafisica dimostrerebbe ci• che in ogni caso sarebbe vero per rivelazione. La religione non elemosina puntelli di sostegno al di fuori di se stessa. Si regge da s‚. Dunque, non solo, per dirla con il Gratry, sul ponte marcio dei sillogismi Dio scenderebbe nel mondo zoppicando, ma oggi non si fa pi— metafisica perch‚ si Š convinti che la religione non ha pi— bisogno dei suoi surrogati. _ andata in fumo l'illusione che la metafisica possa servire alla religione, in quanto essa proverebbe la possibilit…, o meglio, la necessit… di Dio, possibilit… e necessit… che costituirebbero il pannello in cui il Dio rivelato troverebbe poi un cantuccio dove sistemarsi. Tale illusione Š analoga all'assurdo di chi dicesse che prima bisogna provare la possibilit… di fare scienza per poter effettivamente poi fare scienza. Ormai, chi crede Š convinto che, se certe domande (senso della storia, destino dell'uomo, principio e fine dell'universo, ecc.) ricevono una risposta su un piano religioso, ci• significa solo che anche le domande sono su di un piano religioso. O meglio, che esse non sono affatto domande, quanto invocazioni. Non si pu• rispondere ad una domanda di geometria con una formula di chimica. Non si pu• ammettere che ci siano domande metafisiche e soluzioni religiose. Per Antiseri, in fondo, tutta la riflessione empirista, in cui egli dice di sentirsi inserito a pieno titolo, costituirebbe il mezzo migliore a disposizione della fede per liberarsi da tutti gli orpelli e le pastoie metafisiche, in modo da potersi mostrare in tutta la sua genuinit… di ®fede pura¯. In fondo gli enunciati metafisici su Dio non possono dirci alcunch‚ di ulteriore rispetto a quanto ci dice la fede; non possono quindi aiutarci a progredire e rischiano, al contrario, di divenire un notevole impedimento perch‚ veicolano la falsa idea che la fede si basa su enunciati metafisici, su prove, o simili. Ovviamente il prezzo pagato per una simile operazione Š altissimo: nel momento in cui la fede Š messa al riparo da qualsiasi attacco della ragione scientifica, essa non pu• pi— avere alcuna giustificazione razionale e le uniche strade aperte sono l'intuizione o la pura decisione. Il linguaggio della fede, a sua volta, si riduce all'invocazione, dovendo eliminare di fatto qualsiasi mediazione concettuale. La teologia, quindi, si trova anch'essa a doversi ritirare al massimo al livello positivo: teologia biblica, patristica, ecc. Qui, ci• che Š in gioco non Š la validit… o meno delle prove sin'ora elaborate sull'esistenza di Dio o sulle controprove; non Š nemmeno la valutazione di quale sia la metafisica migliore in assoluto per un cristiano; ci• che ci pare essere sempre il punto nodale Š il rapporto tra conoscenza razionale e rivelazione e la convinzione per la quale entrambe prosperano se e solo se vengono tenute rigidamente separate. Ci pare che questo sia possibile solo assumendo la scienza moderna come il livello ultimo del nostro conoscere, perci• Š su questa convinzione che occorre confrontarci. c. La scienza moderna esaurisce il sapere? Ecco quindi il primo nodo da sciogliere: la conoscenza scientifica, della scienza quale Š venuta formandosi nel nostro tempo, Š il vertice del nostro conoscere? A chi risponde positivamente a questa domanda non rimane che chiedere quale senso attribuisca alle domande ultime dell'esistenza umana, in generale, e alla sua esistenza personale, in particolare. Tutto sta nel vedere se abbiamo diritto di cessare di interrogarci di fronte a questo Mistero, di ®chiudere la partita¯ a nostro piacimento, oppure se il nostro stesso continuare a vivere (perseverare nell'esistenza umana) non comporti gi…, implicitamente, l'inizio di una diversa risposta. Ma, intanto ci dobbiamo porre la domanda sul senso dell'attivit… conoscitiva dell'uomo: Š riducibile alla dimostrabilit… o alla verificabilit… empirica? Alla concettualit… dialettica fondata su termini univoci? Alla rigorosa esattezza di calcoli matematici? Per affrontare questo scoglio iniziale utilizziamo due prospettive diverse offerte da Blondel e da Heidegger. Premettiamo che questo non vuole essere un attacco alla validit… della scienze della natura o al pensiero scientifico moderno, n‚ vuole negare i progressi importanti compiuti in tutti questi settori da Galileo ai nostri giorni, ma vuole essere una riflessione sui limiti intrinseci delle scienze in quanto discipline settoriali, o comunque non-ultimative, cos• come sono state costruite dall'uomo. i. Maurice Blondel: il terzo capitolo dell'Action (1893) Su questo riduzionismo aveva riflettuto, con una prospettiva molto personale, Maurice Blondel, che nella sua tesi di Laurea alla Sorbona, intitolata l'Action (1893). Essai critique de la vie et d'une science de la pratique , tentava di analizzare il dinamismo proprio dello spirito umano attraverso il senso delle sue realizzazioni. Dopo aver affrontato e superato l'estetismo e il nichilismo, Blondel discute le pretese delle scienze positive: Se l'uomo sorge tutt'intero dalla natura, se i suoi atti non sono che sistemi di fatti come gli altri, se il moto della sua volont… Š circoscritto nei limiti medesimi della scienza positiva, non si sar… forse in diritto di esorcizzare per sempre il fantasma dell'essere nascosto? Far entrare nell'ambito della conoscenza e del potere umani tutto ci• che ci sembra dapprima meno accessibile (energie della natura, forze occulte, gli stessi apparenti miracoli), fondare la vita individuale o sociale nella sola Scienza, bastare a s‚, ecco l'ambizione dello spirito moderno. Nel suo desiderio di conquista universale, vuole che il fenomeno sia, e sia tale quale lo conosce e ne dispone; ammette che constatare i fatti e la loro connessione, Š spiegarli completamente; considera come parzialmente (… demi) provata ogni ipotesi che gli permetta di evitare l'intervento di ci• che si chiamava la Causa Prima; il timore della metafisica non Š forse l'inizio della saggezza? lavora a determinare ®la genesi¯ dell'uomo, l'origine della coscienza e tutta l'evoluzione dell'attivit… morale con un rigore pari a quello dei moti astronomici, poich‚ ai suoi occhi il mondo intero Š un solo problema e l'unico problema, e perch‚, pare, c'Š unit… e continuit… nel metodo scientifico. Chiarito preliminarmente quale sia il problema da affrontare, Blondel passa ad analizzare e discutere criticamente quali siano i fondamenti su cui poggia la visione totalizzante della scienza. Il primo punto Š costituito dall'inizio stesso di ogni empirismo: la sensazione e il fenomeno sensibile. Gi… qui si mostra la difficolt… teorica di ogni empirismo: la qualit… sensibile esiste solo in quanto Š ®sentita¯, e, contemporaneamente, Š sentita soltanto in quanto Š rappresentata e immaginata; percui si arriva all'affermazione antinomica per la quale: ®Sono ci• che sento, sento ci• che Š¯. Il secondo punto su cui si centra l'attenzione critica, Š dato dai presupposti del realismo fenomenista, che considera i dati sensibili come la via di accesso per la conoscenza del reale, attraverso l'applicazione della matematica ai fatti della natura. _ proprio l'efficacia pratica di questo congiungimento tra natura e matematica che va discusso, perch‚ secondo Blondel esso non Š originario, ma richiede la mediazione dell'azione: matematica e dati sperimentali non sono inizialmente mondi omogenei, ma disomogenei. Non solo, ma anche il loro mutuo relazionarsi e sostenersi a vicenda, poggia su una duplice illusione. Dal canto loro, infatti, le matematiche non spiegano perch‚ si adattino ai dati d'esperienza e non si accorgono che ci• viene reso possibile solo grazie a quell'artificio concettuale che considera raggiunta all'infinito la congruenza tra l'unit… atomica e il continuo omogeneo: questo Š il concetto di limite matematico. Le matematiche si adattano all'esperienza, ma non procedono da essa. Esse prendono a prestito dall'esperienza ci• di cui hanno bisogno per sussistere, ma non si esauriscono in essa. Esse sembrano trovare nei fatti la conferma della loro realt…, ma non hanno con essi alcuna relazione di natura. E mentre i fatti appaiono necessari come l'unica forma dei fenomeni che servono a determinare e governare, i loro simboli sono arbitrari; Š un atto dello spirito che li pone. Questo atto, lo si vuol cogliere sul vivo? Il limite matematico non Š mai raggiunto, e pure bisogna cominciare con l'ammettere che di fatto Š dato; come dire che al termine occorre ancora supporre il punto di partenza, che la certezza finale rimane fondata sulla finzione iniziale, e che la garanzia ultima del calcolo Š fuori del calcolo stesso. D'altro canto, anche le scienze positive soffrono di un'intrinseca problematicit…: le sensazioni, prese di per s‚, sono irriducibili l'una all'altra, sono soggette ad una differenziazione infinita; mentre la scienza assume che il mondo sia un tutto formato da parti distinte su cui si pu• applicare un'analisi quantitativa. Questa Š appunto la condizione di possibilit… stabilita tacitamente perch‚ esista una conoscenza sperimentale: Non Š concepibile alcuna conoscenza sperimentale senza un'analisi fittizia e senza un'astrazione iniziale che delimita artificialmente la materia stessa dell'osservazione. Qualsiasi fatto percepito, per quanto vago sia, suppone quindi uno sforzo d'elaborazione di cui l'esperienza non rende nessun conto nel momento stesso in cui lo constata. La scienza perci• riposa su un'artificio simile al precedente, per il quale si d… come realizzato il passaggio dall'ordine delle qualit… a quello delle quantit… misurabili. Perci•, di fatto, la scienza non pu• limitarsi a quello che sa di gi…, la scienza non basta a se stessa perch‚ intrinsecamente antinomica. Le critiche kantiane all'illusione metafisica si trovano di gi… entro le stesse conoscenze scientifiche come risultato ®dell'associazione costante di due ordini irriducibili¯ ; le scienze quindi ®costituiscono semplicemente un simbolismo arbitrario nel suo principio, ininterrotto e concatenato nel suo svolgimento continuo, confermato dalle sue applicazioni¯ e questa arbitrariet… si regge solamente grazie ad un'azione dello spirito che pone una mediazione tra i due termini dell'antinomia. In conclusione la conoscenza scientifica nel suo farsi concreto non pu• pretendere di eliminare il soggetto; anzi, essa diviene un'impresa sensata solo a partire dalla mediazione che il soggetto umano opera tra le matematiche e i scienze sperimentali. Perci• secondo Blondel le scienze positive, per necessit… interna, richiedono di essere superate da un'indagine scientifica ulteriore che ne prolunghi lo sforzo, e che non Š immediatamente quella metafisica propriamente detta, ma quella ®del soggetto¯ . ii. Martin Heidegger: L'epoca dell'immagine del Mondo Circa 45 anni dopo Blondel, partendo da una impostazione teoretica molto diversa, Martin Heidegger giungeva a conclusioni simili. Per quanto riguarda il pensiero di questo filosofo, faremo riferimento ad una conferenza tenuta il 9 giugno 1938 e intitolata L'epoca dell'immagine del mondo , In essa, dopo aver elencato cinque manifestazioni essenziali del Mondo Moderno: La scienza moderna; la tecnica meccanica; la riconduzione dell'arte nell'orizzonte dell'estetica; il concepire e il progettare l'agire umano come cultura; la sdivinizzazione (indecisione rispetto a Dio e agli Dei), l'attenzione si centra esclusivamente sulla prima: la scienza, ricercandone l'essenza e quale ne sia la concezione fondante dell'ente e della verit…: Quale concezione dell'ente e quale interpretazione della verit… sono alla base di queste manifestazioni? Limitiamo l'indagine alla prima delle manifestazioni elencate, e cioŠ alla scienza. In che consiste l'essenza della scienza moderna? Quale concezione dell'ente e della verit… danno fondamento a questa essenza? Se ci riuscir… di penetrare nel fondamento metafisico che sta alla base della scienza moderna, ci sar… possibile, da esso, gettare uno sguardo sull'essenza del Mondo Moderno stesso. Per prima cosa, dice Heidegger, Š necessario sgombrare il campo dal pregiudizio che si possa cogliere l'essenza della scienza moderna attraverso la contrapposizione con quella aristotelica: si tratta di due situazioni non confrontabili. Piuttosto occorre indirizzarsi verso la comprensione dell'essenza della ricerca scientifica, che non si riduce al metodo, ma coinvolge primariamente ®l'apertura di una regione in cui [ogni investigazione] possa muoversi¯ cioŠ a quale progetto complessivo il ricercatore ha vincolato il rigore della propria indagine: questo per la fisica moderna Š la matematizzazione dei fenomeni. Questo in fondo costituisce il progetto, il gi…Ädato entro cui la scienza fisica tenter… di inserire coerentemente tutto ci• che conosce, di sviluppare le proprie definizioni e i propri metodi: Ogni investigazione deve muoversi entro questo progetto fondamentale della natura. _ nel quadro di questo progetto che un fenomeno naturale si rende visibile come tale. Questo progetto della natura trova la sua garanzia nel fatto che l'indagine fisica Š vincolata anticipatamente adesso in ognuno dei suoi passi nel cammino della ricerca. Questo vincolo, il rigore della ricerca, assume di volta in volta il suo carattere specifico in base al progetto. Cos• il rigore della scienza matematica della natura Š l'esattezza. Ogni fenomeno che pretenda valere come fenomeno naturale dev'essere anticipatamente determinato come quantit… di movimento spaziotemporale. Questa determinazione ha luogo con la misurazione mediante il numero e il calcolo. In questo quadro viene definito anche il senso del procedimento scientifico, che per la fisica attuale Š di tipo sperimentale. L'esperimento, quindi non costituisce come comunemente si crede l'inizio della scientificit…, al contrario esso assume un senso del tutto diverso a seconda del progetto in cui viene inserito: ®L'esperimento Š quel procedimento che, nella sua impostazione e nella sua esecuzione, Š sorretto e guidato dalla legge ipotizzata e mira al reperimento di fatti che verifichino tale legge o ne neghino la verifica¯ . La scienza moderna appare quindi come una disciplina che si specializza sempre pi— nel promuovere progetti di ricerca su regioni oggettive determinate; progetti da cui si sviluppano, coerentemente, procedimenti e controlli adeguati (rigore). Ma, ecco il punto capitale, quale concezione dell'ente e della verit… Š possibile individuare come fondamento di questa scienza? Per Heidegger, la scienza moderna proprio attraverso la sua ricerca, mostra che l'ente di cui si interessa Š l'ente oggettivato in modo tale da renderlo soggetto al calcolo. La verit…, di conseguenza, si costituisce come la certezza della rappresentazione dell'ente. La cosa interessante per noi, oltre a questo, Š che Heidegger individua nella filosofia cartesiana il momento iniziale di questo mutamento: _ nella metafisica di Cartesio che per la prima volta l'ente Š determinato come oggettivit… del rappresentare e la verit… come certezza del rappresentare stesso. Il titolo della sua opera principale suona: Meditationes de prima philosophia, meditazioni sulla filosofia prima. PrQth filosof¡a la Š la designazione aristotelica di ci• che pi— tardi sar… detto metafisica. L'intera metafisica moderna, Nietzsche compreso, si mantiene nell'interpretazione dell'ente e della verit… stabilite da Cartesio. All'interno del pensiero di Cartesio, poi, il passaggio cruciale che segner… il Mondo Moderno Š costituito dal porsi come soggetto dell'uomo e dalla conseguente concezione dell'ente: l'ente Š tale se e solo se viene posto dall'uomo stesso che rappresenta e produce; l'uomo si pone e si percepisce come il punto di riferimento dell'ente: La novit… di un processo di questo genere non consiste nel fatto che la posizione dell'uomo nel quadro dell'ente abbia subito un semplice spostamento rispetto al Medioevo e al Mondo Antico. Il decisivo sta nel fatto che l'uomo occupa questa nuova posizione come qualcosa che, ha prodotto esso stesso, rimane deliberatamente in essa come nella pi— idonea e la garantisce come il terreno favorevole al progredire dell'umanit…. Solo cos• nasce qualcosa come una situazione dell'uomo. L'uomo decide in proprio del modo in cui deve situarsi rispetto all'ente ridotto ad oggetto. Ha cos• inizio quel modo di esser uomo che consiste nel prender possesso della sfera dei poteri umani come luogo di misura e di dominio dell'ente nel suo insieme. L'epoca, caratterizzata da un evento di questo genere, non Š qualcosa di nuovo solo in confronto al passato, ma si impone come nuova in se stessa e assolutamente. La novit… concerne il mondo nel senso che si Š fatto immagine. Cos, questa metafisica Š riuscita a costituire un mondo in cui la domanda sull'essere Š ridotta a quella sull'ente: l'essere Š stato obliato, ®nullificato¯ proprio perch‚ al centro di tutto si Š installata l'attivit… produttrice, rappresentativa, tecnica, dell'uomo piuttosto che il suo ascoltare, percepire, il suo ®esser guardato dall'ente¯. Ecco allora, che per il nostro problema, inizia a delinearsi la conclusione che la scienza oggettivante, in cui si rende praticamente impossibile l'ascolto del mistero dell'essere, si costituisce attraverso un'iniziativa dell'uomo. E precisamente, attraverso l'applicazione di un progetto (visuale, filtro, punto di vista) matematizzante: l'ente Š comprensibile se e in quanto Š capace di esser inserito entro tale progetto. La scienza moderna, pu• quindi pretendere di aver instaurato la propria supremazia solo a prezzo di un forte riduzionismo. 3. Intenzione realistica Con quest'ultima precisazione ci stiamo avvicinando alla possibilit… di chiarire i termini entro cui ci sembra pi— corretto articolare la discussione; cerchiamo di riassumerli brevemente. Il discorso metafisico Š un discorso sensato, significante, ci• si ripercuote anche sul linguaggio religioso: anche le proposizioni in cui compare il termine 'Dio' hanno un senso e quindi diritto di cittadinanza entro il nostro parlare. La questione, allora, si sposta dal piano semantico a quello conoscitivo: che cosa si esprime attraverso queste proposizioni: delle sensazioni? delle emozioni? delle idee quadro unificanti il sapere? delle conoscenze vere e proprie? A questo punto, per noi oggi, entra in gioco il complesso rapporto che lega (o separa) la ricerca scientifica da quella filosofica da quella religiosa propriamente detta. Come abbiamo cercato di mostrare, a questo punto Š estremamente facile incappare in una serie di trabocchetti nascosti, tuttavia occorre ugualmente tentare l'impresa. Lo spunto iniziale viene proprio da alcuni dei filosofi che abbiamo nominato precedentemente: Kant e Wittgenstein. Kant riconosce che la metafisica Š un'insopprimibile esigenza della ragione umana, che continuamente supera la conoscenza che nasce dalla sensazione. Wittgenstein, nella ormai nota lettera a von Ficker, parlando del Tractatus, spiega che una volta compreso che il linguaggio non si interessa altro che dei fatti, le questioni fondamentali dell'esistenza umana non sono state minimamente sfiorate. Come dire che esiste una zona dell'attivit… umana in cui si viene posti di fronte al mistero della propria esistenza. Ora ci• che Š da analizzare sono tre cose: la pretesa della metafisica di poter dire qualcosa su questo mistero; la pretesa della religione cristiana di essere in ascolto di una rivelazione autorevole che ci giunge proprio da questo Mistero; se e come sia possibile articolare un rapporto tra queste due pretese. a. Paul Ric_ur: il valore realistico della metafora Un ulteriore stimolo a voler considerare la diversit… tra ricerca filosofica e ricerca scientifica, ma soprattutto a ricuperare il valore conoscitivo del linguaggio religioso, viene dal noto filosofo contemporaneo francese Paul Ric_ur, in particolare ci riferiamo al discorso sviluppato nella sua opera La metafora viva . _ bene precisare che anche se la traiettoria del pensiero di Ric_ur giunge nel finale verso esiti ontologici, non si pu• tuttavia parlare di un vero e proprio approdo metafisico, almeno nel senso classico del termine. Infatti l'ontologia che interessa a Ric_ur, sulla scia del pensiero riflessivo di Nabert, Š fondamentalmente quella dello stesso soggetto umano, Š l'essere del soggetto e in quanto soggetto. Ci interessa tuttavia cogliere la direzione di marcia indicata da questo autore: l'interrogare il linguaggio, soprattutto nelle situazioni limite quali la metafora, le parabole, il simbolo, per cogliere una realt… al di l… del sensibile. Perci• L'uso che facciamo delle riflessioni di questo filosofo Š in parte strumentale; ma, d'altra parte, ci sembra che questa riflessione contenga una serie di stimoli molto fecondi e in grado di proiettarci, attraverso Ric_ur, oltre Ric_ur. ®Ci• che ci accingiamo a mostrare, contro l'ideologia scientificotecnologica, che Š anche l'ideologia militarindustriale, Š che l'uomo Š del tutto impossibile senza il sacro¯, l'uomo non pu• sussistere senza il sacro e senza i suoi simboli; cos• Ric_ur afferma la necessit… esistenziale di un pensiero che inizi la propria impresa a partire dal simbolo, e nello stesso tempo pone la base per una comprensione a tutto tondo dell'uomo e della sua conoscenza, che, oltrepassando i limiti dell'univocit… e dell'empirismo in cui era stata costretta da una impostazione di marca positivista, Š restituita alla sua dimensione pi— ampia di capacit… di indagare la realt… e la realt… dell'esistenza umana colta nello sforzo stesso di esistere. Tuttavia, quello che ci interessa sottolineare, non Š in primo luogo questo recupero globale dell'uomo, quanto il ®mezzo¯ utilizzato per far questo: il simbolo e il processo metaforico che ne Š la modalit… espressiva pi— consona nel linguaggio. A differenza di Heidegger che fa iniziare l'interrogazione filosofica con la domanda sull'essere, Ric_ur ritiene pi— consono con la situazione attuale scegliere quella che viene da lui definita ®via lunga¯; una via cioŠ che prima di giungere a tale domanda, attraversi e raccolga le problematiche del linguaggio, della psicanalisi, della poetica e della fenomenologia della religione. Per prima cosa, quindi occorre spostare l'attenzione sul linguaggio, perch‚ Š con esso e attraverso di esso che l'uomo si rapporta con il mondo in un modo, quindi, che non Š evidentemente diretto, ma indiretto, simbolico. _ appunto il fatto di non poter attingere direttamente le cose, che mostra, secondo Ric_ur, la fondamentale simbolicit… della realt…, mostrando anche come la riflessione stessa debba porsi entro l'ambito simbolico. Il che significa, per riprendere la celebre frase ®I simboli danno da pensare¯ , che il punto di partenza della riflessione filosofica Š il simbolo (che per• non appartiene al filosofico); percui la filosofia non Š cominciamento, ma ricordo e restaurazione di ci• che rischia continuamente l'oblio, ovvero dei simboli, in generale e in particolare di quelli del sacro. La riflessione, quindi, rimemorando ricerca l'ego attraverso e nel simbolo. Tutto Š gi… dato in esso, ma tutto non pu• mai essere completamente esplicitato, se non attraverso ermeneutiche storicamente e culturalmente condizionate e perci• stesso, parziali. E in questo ambito riflessivo l'essere Š riconosciuto e non fondato o costituito; e in esso si cela il soggetto che partecipa all'essere. _ proprio questo rapporto tra soggetto ed essere, che viene indagato dalla poetica e che, per quanto finora detto, assume una connotazione ontologica e dinamica, tesa com'Š alla ricerca di una riconciliazione della situazione paradossale dell'uomo in continua tensione tra io e corpo, tra io e mondo, tra volontario e involontario. Per quanto detto fino a qui, la poetica non pu• che presentarsi come attivit… ermeneutica, che, in Ric_ur, mostra di avere due versanti distinti, ben esplicitati da Gervasoni: Il primo riguarda l'aspetto ontologico della poetica, ossia il fatto che la realt… stessa nella sua profondit… Š poetica o, come dicono altri, simbolica. Il secondo riguarda l'aspetto ermeneutico fenomenologico della poetica, ossia il fatto che la realt… ci viene comunicata e che l'uomo la coglie e insieme la costruisce poeticamente, cioŠ secondo leggi e strutture linguistico semantiche. In questo ambito della poetica, la strategia di linguaggio che assume importanza fondamentale Š quella metaforica, ed essa diviene anche il punto di paragone per qualsiasi linguaggio simbolico. La metafora, per come viene analizzata attraverso gli otto studi che compongono La metafora viva, non pu• pi— essere considerata semplicemente come un ®ornamento¯ o come quella strategia di linguaggio che consente di sostituire un nome usuale con uno insolito e neppure si esaurisce nell'essere un ®paragone abbreviato¯. Al contrario, se analizzata attentamente, non solo come risultato, ma come attivit… del soggetto, come ®produzione metaforica¯, essa rivela una serie di capacit… insospettate. In particolare, la metafora, attraverso l'accostamento di due termini i cui significati entrano in una tensione dialettica ( ®Š cos¯ e ®non Š cos¯), riesce a introdurci in un nuovo modo di vedere la realt…, riesce a liberare significati nuovi e ad aprire prospettive nascoste, aiuta a cogliere una serie di collegamenti e di relazioni insolite tra le cose. b. Il recupero della conoscenza analettica I tre contributi di Heidegger, di Blondel e di Ric_ur ci hanno mostrato abbastanza chiaramente che le discipline scientifiche odierne divengono autocontradditorie, almeno a livello dei fondamenti, ogni qual volta si pongono come il piano ultimo della riflessione umana, ma questo ci interessa principalmente perch‚ lo strumento da esse utilizzato per comprendere il mondo Š una formalizzazione linguistica che mira a raggiungere la massima univocit… possibile. _ soprattutto il pensiero di Ric_ur che ci ha resi accorti di questo risvolto linguistico della questione: il linguaggio univoco ed empirico non Š l'unico che pu• avanzare una pretesa di valore conoscitivo e veritativo, ma, a titolo diverso, ci• pu• legittimamente esser fatto anche dai linguaggi polivoci o simbolici (poetici) . Si tratta ora di sviluppare ci• che Ric_ur propone, oltrepassando le sue stesse conclusioni. Infatti, come si mostra nell'ottavo studio che conclude La metafora viva , egli ritiene che il discorso poetico e il discorso filosofico (speculativo) siano irriducibili l'uno all'altro; percui risulterebbero infondate tutte le pretese di ricondurli ad un'unico denominatore comune. Al contrario la possibilit… di un'utile dialogo tra poetico e speculativo, risiede proprio in questa autonomia reciproca. Ora, secondo noi, pur riconoscendo che il discorso poetico ha una sua indipendenza irriducibile rispetto al discorso scientifico e a quello filosofico, la possibilit… stessa di un confronto e di un reciproco dialogo richiede che esista un'effettiva capacit… nel pensiero speculativo di cogliere e di accogliere la verit… che si mostra nel discorso poetico. Questo, a sua volta, significa riconoscere una gerarchia tra i vari tipi di discorso, in cui quello filosofico, dal punto di vista fondativo, occupa il primo posto. Cos• saremo tentati d'interpretare l'adagio heideggeriano secondo cui il metaforico esiste solo entro il metafisico (contestato per altro da Ric_ur) nel senso che il discorso metaforico non potrebbe accampare alcuna pretesa conoscitiva, di esplorazione e messa in luce di reali somiglianze tra cose, se non si desse un ambito capace di fondare speculativamente questa somiglianza. Il pensare ermeneutico a partire dai simboli, l'attenzione prestata alla metafora poetica, richiedono il riconoscimento del loro fondarsi nell'analogico e questo, diviene per il pensiero speculativo la condizione di possibilit… per poter accogliere la verit… peculiare del simbolo e della metafora poetica. Tuttavia riteniamo anche che oggi non sia sufficiente riproporre semplicemente la dottrina tradizionale sull'analogia, non solo perch‚ occorrerebbe prima capire quale sia la concezione ®tradizionale¯, ma anche perch‚ su questi temi Š divenuto necessario confrontarsi con le varie ermeneutiche. Anzi, forse Š proprio a partire dall'attenzione contemporanea per l'ermeneutica, il simbolo e la metafora che Š possibile riguadagnare in un modo pi— profondo tutta la complessitt… e la ricchezza delle varie forme di analogia. Oltre a ci•, notiamo che il procedimento dialettico, proprio del linguaggio univoco, che avanza per catene di ragionamenti ipotetico deduttivi , deve essere dialettizzato con altri procedimenti propri dei linguaggi polivoci. Infatti, a fianco e talvolta in opposizione ad esso, sta il procedimento del linguaggio simbolico, metaforico, analogico che si muove attraverso la messa in luce di relazioni tra cose, attraverso l'assimilazione unificante situazioni varie e diverse, piuttosto che attraverso l'analisi distinguente. Ora, questo tipo di linguaggio quello analogico costituisce il proprium della riflessione metafisica. _ l'analogo che fonda l'univoco e, in subordine, l'equivoco. Nella scoperta della fondamentale analogicit… del nostro sapere risiede appunto la possibilit… di conoscere e di parlare di ci• che oltrepassa il piano fenomenico. Kant nei Prolegomeni aveva gi… riconosciuto questa possibilit…, ma coerentemente con le sue premesse l'aveva limitata ad un parlare antropomorfico, valido solo per noi, ma incapace di cogliere una qualche somiglianza reale. Ci•, fra l'altro, avviene perch‚ Kant (come poi anche Antiseri), in seguito agli sviluppi storici da cui eredita il pensiero metafisico, prende in considerazione solo l'analogia di proporzione (similitudine tra rapporti). Anche se il recupero di questo fondamentale ®vettore¯ della conoscenza umana, oggi trova una certa attenzione proprio a partire da una riscoperta del valore del simbolo, della simbolica e dell'ermeneutica , non ci sembra inopportuno precisare che "simbolico" e "analogico" non sono interscambiabili, n‚ si applicano a ordini e a zone esattamente ricopribili. Infatti, molto schematicamente, la principale differenza si pu• individuare nel fatto che il simbolo si mostra operante principalmente nel rito e nel mito, cioŠ in una dimensione vitale, comunionale, sociale; mentre il concetto analogo opera appunto a livello concettuale, intellettuale, ordinato fondamentalmente ad una conoscenza. Il simbolo, inoltre, per sua natura, unifica per assimilazione eliminando progressivamente le differenze, percui alla fine tutto pu• diventare simbolo di tutto ; al contrario il discorso analogico si fonda proprio sulla capacit… di stabilire correlazioni significative preservando e mantenendo le diversit…. La metafora, poi, si pone su un piano intermedio tra i due precedenti, pi— vicino ora all'uno, ora all'altro, a seconda che essa sia pi— o meno facilmente parafrasabile; a seconda, cioŠ, che l'enunciato metaforico indirizzi verso una sola interpretazione fondamentale o verso una pluralit… di interpretazioni ugualmente possibili e accettabili . Tuttavia, discorso simbolico e discorso analogico hanno in comune la fondamentale capacit… di riuscire a mostrare e a nascondere, contemporaneamente, ci• che Š l'®oggetto¯ dell'interesse conoscitivo. E questo nascondimento non Š come per la conoscenza scientifica, un problema superabile almeno a livello di una sempre maggior approssimazione o comunque una difficolt… di tipo tecnico o connessa con l'osservatore, ma Š l'espressione di un ®sapere negativo¯ di una dissomiglianza irriducibile e nondelimitabile, che pure si d… a noi entro una somiglianza minimale. Questo, in certa misura, pu• giustificare l'espressione della metafisica come ®sapere negativo¯ , non solo in opposizione al ®sapere positivo¯ che Š la scienza moderna, ma anche espressione del limite (stavolta non kantianamente presupposto, ma scoperto in ultima analisi) del conoscere umano; un limite che Š il sapere di esser posti di fronte e nel Mistero, e ci• non pi— in modo implicito, atematico, spontaneo, ma esplicito, tematicamente riflesso e criticamente accettato in modo consapevole come l'orizzonte di senso della propria esistenza. Questo, fra l'altro, ci pare che possa costituire una risposta a coloro che come Vattimo, vedono nel pensiero metafisico un'espressione violenta, intollerante. Infatti, violenza e intolleranza, sono casomai propri di un sapere scientista che conosce solo l'opposizione vero falso e concetti univoci; pensiero orientato all'oggettivizzazione e al dominio della realt…. Questo perch‚ il fondarsi sull'analogo significa, non solo lasciar spazio e dare validit… alle differenze, ma anche lo scoprirsi coinvolti in un ordine che ci supera, ma che non ci schiaccia, capaci, in altri termini, di scoprire una ®terza via¯ tra l'esser dominati o l'esser dominatori. Ma la cosa pi— importante Š che il linguaggio analogico Š l'unico, a livello concettuale, capace di dischiuderci una dimensione ®verticale¯, gerarchica, della realt…. L'analogia non ha solo una funzione euristica, esplorativa dei possibili collegamenti tra cose (dimensione ®orizzontale¯), ma possiede o per meglio dire, articola ed esprime anche una funzione anaforica, capace di porci perlomeno di fronte alla necessit… di concepire la realt… dell'esistenza come articolantesi su vari livelli: il modo in cui una pietra esiste non Š lo stesso di quello di un larice e neppure Š lo stesso di quello di un uomo. Ora solo questo fatto rende possibile porsi quella domanda globale sull'esistenza del cosmo (totalit… degli enti) e sul suo fondamento ultimo che forma il cuore della riflessione filosofica. In altre parole, la domanda globale sul senso e sul fondamento dell'esistenza, a nostro avviso, non pu• che porsi entro un contesto di pensiero e di linguaggio capace di sopportare la globalit… stessa dell'interrogazione che include anche l'interrogante medesimo ed il suo interrogarsi. Anche in questo senso, possiamo dire che il pensiero analogico dischiude la dimensione del Mistero, almeno nella modalit… minimale della domanda. E tuttavia, questo ®dischiudere¯ non significa illuminare o chiarificare, e quindi eliminare, la misteriosit… del Mistero, ma indicare la presenza di un orizzonte infinito, altro da noi e ultimo che ci abbraccia senza a sua volta poter esser abbracciato, e che si manifesta attraverso ogni singola esistenza senza che ciascuna di esse possa esaurirlo. A questo livello, quello della domanda sul Mistero, il fatto stesso di potersi interrogare su di esso non Š gi… segno che questo Mistero ci ha gi… raggiunti, anche se in modo implicito, velato, atematico? In un modo talmente confuso che stentiamo a scorgere in esso un appello e un dono e a esplicitare tutto questo in una domanda criticamente riflessa . Questa razionalit… in cui trova posto a pieno titolo la logica analettica, non potrebbe allora configurarsi come ®ragione disvelante¯ piuttosto che costruttiva o creatrice o analitica o dialettica? In questo senso accogliamo volentieri le affermazioni di Claudio Ciancio a proposito del mutamento avvenuto in buona parte della comprensione novecentesca del rapporto tra ragione e verit…, grazie alle prospettive esistenzialiste ed ermeneutiche: Al contrario il tipo di ragione che comincia a delinearsi soprattutto nel tardo Schelling rende possibile, anche se ci• non avviene necessariamente, un rapporto con la religione pi— positivo e fecondo. Si tratta infatti di una ragione, che possiamo chiamare rivelativa, per la quale la verit… non Š il risultato di un lavoro produttivo o ricostruttivo della ragione, ma Š piuttosto l'irriducibile originario che la precede e la fonda e che, in quanto originario, non pu• esser fatto proprio dalla ragione se non perch‚ e nei limiti in cui esso stesso istituisce la propria manifestazione. Ora una tale ragione rivelativa pu• trovarsi, e comprendersi, in un rapporto di singolare vicinanza all'esperienza religiosa cristiana, se Š vero che questa si comprende non soltanto come adesione a un messaggio comunicato da Dio, ma, pi— ancora (gi… nell'Antico ma pi— esplicitamente nel Nuovo Testamento) come partecipazione ad eventi di automanifestazione di Dio e non soltanto come adesione a decreti e messaggi ®rivelati¯ nel senso di comunicati dall'alto. Una ragione rivelativa implica poi un rapporto personale con la verit… proprio perch‚ non la pensa nella forma dell'identit… e dell'universalit… oggettiva ma come manifestantesi soltanto nel modo indiretto di una presenza multiforme e particolare (l'unico che ne preserva l'infinita trascendenza). Tale prospettiva ci pare degna di attenzione perch‚ grazie ad essa Š possibile indirizzarsi verso un recupero di quel rapporto dialettico tra pensiero simbolico (poetico) e pensiero speculativo (filosoficoanalogico) che in qualche modo abbiamo gi… anticipato. La riflessione filosofica, cioŠ, anche e in forza dell'utilizzo di tutte le risorse dell'analogico, si trova sempre in una posizione di riflessione seconda rispetto alla vita e alla sua ricchezza che si manifesta nei suoi simboli, perci• potremmo dire che il pensiero speculativo si applica sempre a partire da una rivelazione, intendendo quest'ultima in senso molto ampio. Per• questo applicarsi non Š superfluo, ma risponde alle esigenze della ragione umana a cui non Š sufficiente accogliere come tale il dato simbolico, l'esperienza, perch‚ deve fornire delle risposte capaci di purificare, di chiarificare e di organizzare l'ambiguit… insopprimibile del simbolico stesso. Se inizialmente il pensiero simbolico pu• prescindere dalla domanda razionale sulla verit…, non cos• il pensiero speculativo; d'altra parte quest'ultimo ha bisogno del primo proprio per potersi mantenere a servizio della verit… invece che divenirne il costruttore o il creatore, e quindi il padrone . Cos• si apre uno spiraglio entro la stessa dinamica del pensiero filosofico grazie alla quale l'idea di rivelazione perde buona parte della sua estraneit…, consentendoci di vedere come un dialogo sia non solo possibile, ma anche auspicabile e, vorremmo dire, indispensabile. In questo senso, l'idea di rivelazione pu• anche essere usata in se stessa come zona d'incontro fra le varie riflessioni filosofiche in cui essa si presenta. La metafisica pu• indagare sugli aspetti pi— formali e sulle condizioni di possibilit… di una rivelazione proprio a partire da quella rivelazione che l'essere fa di s‚ negli enti; il pensiero simbolico, poi, pu• indagare sulla ricchezza delle forme in cui tale rivelazione si d… nelle varie espressioni culturali; la filosofia della religione, infine, pu• lavorare sull'identificazione del novum che viene proposto come peculiare di ciascuna Rivelazione propriamente detta. Non ci sembra inutile, in questo contesto, suggerire anche alcune indicazioni richiesteci dall'aver parlato di un rapporto dialettico tra pensiero simbolico e pensiero speculativo. Infatti, nonostante alcuni accenni non secondari, questa riflessione Š stata indirizzata principalmente verso l'aspetto speculativo del pensiero, vorremmo perci• tentare di aprire qualche prospettiva anche sull'altro polo dialettico, quello simbolico e sulla sua rilevanza per una riflessione veritativa su Dio. In primo luogo, il riferimento al mondo simbolico pu• aiutare il pensiero speculativo a non irrigidirsi in una prospettiva esclusivamente logica della verit… e a non ridurre il tema dell'analogia ad una pura questione di linguaggio. All'interno di quest'ultimo tema, poi, il confronto col pensiero simbolico nella modalit… della metafora poetica, pu• essere decisamente utile per ampliare la nozione di analogicit… dall'uso di determinate parole, a quello pi— proprio del discorso, nonch‚ ad un testo intero e quindi ad eventi che possono assumere un carattere tipologico. In secondo luogo, vorremmo rilevare come questi ®corretivi epistemologici¯ siano possibili proprio a partire dal radicarsi del simbolismo nella vita, nel cuore dell'esistenza; ci•, a sua volta, ci indirizza a pensare che la riflessione speculativa non debba trascurare di ricercare pur con le modalit… che le sono peculiari il significato di tutte quelle situazioni tipicamente ed eminentemente umane quali, per esempio, la polarit… maschileÄfemminile e lo scandalo del dolore e del male . Dobbiamo anche dire, che a questo stadio della riflessione occorre porsi coscientemente di fronte alla difficolt… fondamentale di mantenere chiara da un lato la distinzione tra natura e soprannatura, e dall'altro la possibilit… di concepire una relazione tra di esse che non sia di mutuo parallelismo o di esclusione. In effetti questo ci sembra costituire un grosso nodo problematico sia per la riflessione metafisica che per la filosofia della religione, in cui, in modo speciale, deve emergere l'affermazione del ®molto di pi—¯ offerto nella e dalla rivelazione cristiana. Se infatti si trascurasse la distinzione tra naturale e soprannaturale, cos• come essa viene offerta nella dialettica tra compimento storico delle attese umane ed escatologia, di fatto si finirebbe per rientrare in uno di quegli atteggiamenti che criticavamo in apertura di questo lavoro. Non solo, occorre anche prendere in seria considerazione come, per il Cristianesimo, nella relazione tra natura e soprannatura, l'uomo si trova posto con la sua libert… di fronte al problema della propria salvezza definitiva. Rimane perci•, come ultimo passo, la necessit… di analizzare e di confrontare questa situazione con quanto affermato dal Cristianesimo sul fatto che questo Mistero ha deciso di rivelare se stesso in un determinato momento della storia, ad un determinato popolo e attraverso persone determinate. c. Apertura al Mistero e incontro con la Rivelazione Questo passaggio, secondo noi, Š esigito da due necessit… distinte, ma convergenti: una interna al pensiero filosofico, l'altra propria di quello religioso. Per quanto riguarda il versante filosofico, dovrebbe apparire abbastanza chiaro che metafisica e filosofia della religione non possano pi— ignorarsi vicendevolmente, ma al contrario debbano instaurare un confronto tra i rispettivi contenuti per quanto concerne l'esistenza e i limiti di una possibile convergenza tra il Mistero ultimo indicato allusivamente dalla metafisica e il Dio che si mostra attraverso le varie espressioni e simboliche religiose. Non solo, ma questo confronto secondo noi diviene anche l'assunzione a livello problematico di una serie di provocazioni che non potrebbero esserci date in altro modo. Infatti indagare anche sull'uomo in quanto interpellato nella sua riflessione dai simboli del sacro, significa interrogarsi sul problema antropologico che si dischiude proprio a partire da tale essere interpellato: cosa significa questo per la nostra autocomprensione? _ possibile indicare il fondamento che rende possibile il sorgere di tale domanda? La vita umana acquista o riceve un senso particolare da questa situazione? La stessa riflessione filosofica quando entra in merito al proprio metodo, non richiede di tener conto dell'importanza rivestita da quest'appello rivoltole dall'idea di Dio? Questa interazione che stiamo tentando sommariamente di delineare, assume poi un valore particolare nel momento in cui prensiamo in considerazione la situazione del credente che Š chiamato a porre una riflessione filosofica; o, pi— genericamente, del senso che pu• avere una riflessione filosofica entro l'ambito cristiano. Che ruolo gioca la precomprensione della fede cristiana sull'elaborazione di una riflessione filosofica? Anche questa non ci pare una domanda oziosa, perch‚, come accennato all'inizio di questo lavoro, noi volevamo riflettere a partire dalla nostra situazione storica odierna, situazione in cui per la maggior parte delle persone, la scelta di fede precede quella di occuparsi di filosofia. Questo non significa per• che la riflessione filosofica deve allora mutuare temi e contenuti dalla fede, n‚ tantomeno utilizzarli come presupposti pi— o meno taciti, casomai sar… la fede a porre problemi, interrogativi, paradossi, alla ragione, come stimolo per una riflessione ulteriore. Insomma, Š uno stile diverso nel fare filosofia che ci viene richiesto . Ci siamo cos• avvicinati alle considerazioni che sorgono a partire dal versante religioso e che inducono a entrare in un confronto con il vertice ultimo dellla riflessione filosofica. Per rimanere entro la particolare prospettiva che abbiamo assunto, affronteremo questo aspetto limitatamente al tema del linguaggio religioso confrontato con il linguaggio analogico. Il linguaggio religioso, rispetto a quello filosofico e di quello scientifico, svolge una gamma ben pi— ampia di funzioni, non limitandosi n‚ a quella comunicativa, n‚ a quella descrittiva, n‚ a quella esplicativa o fondativa, ma comprendendole e superandole nello stesso tempo. Per il cristianesimo il linguaggio della fede, se da un lato Š chiamato a svolgere il compito di essere un'ermeneutica dei segni storici (eventi) con cui Dio ci offre la salvezza rivelandosi, e che perci• richiede all'uomo una decisione e una risposta con la quale impegna o meno se stesso in un rapporto di alleanza con quel Dio che lo ha chiamato, e in questo supera il livello del linguaggio filosofico, in quanto disimpegna un ruolo performativo nei confronti dell'opzione verso la proposta di senso ultimo della propria vita; dall'altro esso Š capace di proporsi e di articolarsi anche in una riflessione teologicosistematica in cui il ruolo preponderante Š giocato non dal momento simbolico, ma da quello concettuale , cosa che si avvicina molto alle modalit… analogiche con cui si affronta il problema di Dio, viste per il linguaggio filosofico e specialmente per quello della metafisica. Ora, se quest'ultima osservazione pu• costituire un'indicazione preziosa per individuare una zona e le modalit… in e con cui il dialogo tra fede e filosofia si rende possibile; la prima pu• utilmente aiutarci a delineare e ad articolare la frontiera tra i due ordini di discorso. Questo significa che le funzioni tipiche rivestite dal linguaggio della fede, nascono in fondo da un unico fattore che Š l'assunzione previa del fatto della rivelazione, cioŠ che il cristianesimo si comprende come risposta umana ad una libera iniziartiva di Dio quale ultimamente si Š mostrata nel Figlio, Ges— Cristo. A quanto abbiamo detto precedentemente bisogna aggiungere Š il modo in cui la situazione contemporanea richiede di ripensare al rapporto tra scienze, metafisica e il problema di Dio. Infatti la cifra odierna di questo rapporto potrebbe essere indicata nella ®ricerca della presenza di Dio nella sua assenza¯ . Quest'affermazione apparentemente paradossale, richiede di essere presa non solo come l'indicazione di una difficolt… generalizzata, di un indifferentismo religioso parallelo e correlato ad un marcato relativismo filosofico e quindi come un dato puramente negativo; ma deve essere colta anche nel suo lato positivo, cioŠ per le prospettive che a partire da essa Š possibile perlomeno indicare se non dischiudere. Per prima cosa, ci pare che questo ®Dio che si manifesta nella sua assenza¯, richieda una coscienza pi— viva della distinzione preferiamo questo termine a quelli pi— correnti di separazione o rottura talora molto marcata, tra i vari ordini di discorso: scientifico, metafisico, religioso, cos• che ciascuno possa essere compreso nella sua autonomia e nella sua capacit… di offrire conoscenza. Ma, cosa ancor pi— importante, questa coscienza richiede anche di abbandonare l'idea di poter indicare un tragitto senza soluzioni di continuit… che dalla scienza conduca alla fede, magari attraverso la mediazione di una metafisica. Come seconda osservazione, vorremmo notare che distinzione non significa indifferenza reciproca, sdegnosa e altezzosa, ma coscienza della necessit… di un reciproco dialogo e confronto, perch‚ la ricerca di una ®salvezza¯ propria di una e una sola istanza: scientifica, filosofica o religiosa che sia, come ricerca de la Scienza, o de la Filosofia, o, infine, de La Fede pura, di fatto comporta la rovina o comunque la decadenza di tutte e tre. Questo avviene, perch‚ la ragione umana non Š settorializzabile, ma deve essere considerata al di l… di tutti i riduzionismi compresi quelli fideistici in tutte le sue dimensioni e solo cos• diviene effettivamente capace di istituire una comunicazione feconda tra i vari campi dell'esperienza umana, sia a livello della singola persona, che a livello di discipline. In questo senso saremmo tentati di rileggere in chiave antropologica la dottrina delle reciproca convertibilit… dei trascendentali ens, unum, verum, bonum, come la necessit… della compresenza continua all'interno dell'esperienza singola e culturale dell'uomo di tutti i vettori base, delle dinamiche fondamentali, del suo esistere in quanto uomo che lo spingono a ricercare l'unit…, la verit…, la bont…. Allora ci• che la situazione ci impone di riconsiderare Š il modo in cui si possa tentare oggi l'impresa di pensare ad una relazione di prossimit… tra filosofia e cristianesimo mettiamo in parentesi la questione delle scienze che non sia n‚ un troppo facile irenismo metodologico e contenutistico, n‚ un parallelismo di comodo. In questa prospettiva, crediamo che non sia sufficiente la riproposizione pura e semplice di una teologia razionale, n‚ lo sviluppo di un pensiero metafisico, ma si richiede almeno l'incontro tra riflessione metafisica, filosofia della religione e fenomenologia della religione. Questo significa secondo noi che la ricerca filosofica all'interno del cristianesimo, attualmente, pu• mantenersi veramente tale se e quanto giunge a riconoscere la validit… di un'interrogazione sul Mistero come interrogazione sul fondamento e sul senso ultimo dell'esistenza; interrogazione che diviene per colui che la pone uno stimolo e un richiamo non solo a mantenersi in una situazione di disponibilit… e apertura nei confronti di una eventuale autorivelazione di questo Mistero, ma anche a confrontarsi seriamente con tutto ci• che presuntivamente Š presentato come ®rivelazione¯. Da questo confronto, il pensiero filosofico pu• essere salutarmente provocato a tener sempre ben presente il tema della differenza che prende corpo sia come tema in se stesso, sia come diversa articolazione epistemologica tra i due ordini di discorso. D'altro canto, anche la riflessione cristiana pu• cos• venir aiutata a comprendere sempre meglio il proprium del messaggio rivelato su cui va richiesta l'obbedienza di fede, distinguendolo chiaramente da ci• che Š solo frutto di tradizione umana e di influenza culturale. Forse, in conclusione, potremmo dire che il limite che la ragione umana nel suo approdo metafisico Š chiamata a raggiungere e su cui deve stare e indagare, e lasciarsi porre in questione, non Š quello della conoscenza dell'esistenza o meno del Mistero, n‚ dei suoi attributi, n‚ di come o con che cosa nominarlo; ma piuttosto Š quello ulteriore, rispetto a tali problemi, della possibilit… che Esso si rivolga a noi, che voglia rivelare se stesso e che ci• ci obblighi ad una decisione ultima pro o contro di Lui, e cos• ci sia offerta la salvezza. Cfr. P. Henrici, Introduzione, in Filosofia e Religione, Brescia 1971, 54-63. Guardando a questo problema da un'angolazione teologica, e quindi muovendo da una diversa prospettiva, anche Rahner riteneva indispensabile per la stessa teologia confrontarsi e servirsi della riflessione filosofica; cfr. K. Rahner Filosofia e teologia, in Nuovi Saggi. I, Roma 1968, 137-152; Teologia e antropologia , in Nuovi Saggi. III, Roma 1969, 45-63; Filosofia e procedimento filosofico in teologia, in Nuovi Saggi, III, Roma 1969, 73-97; Sul rapporto odierno tra filosofia e teologia, in Nuovi Saggi. V, Roma 1975, 95-118. Di questo parere Š sostanzialmente Martin Heidegger per il quale filosofia e teologia appartengono a due ambiti di scientificit… fra cui vige la massima opposizione possibile, in quanto la teologia sarebbe una scienza ontica il cui positum (il gi… dato dell'ente su cui si riflette criticamente) Š costituito dalla cristianit… e, pi— specificamente dalla fede, mentre la filosofia sarebbe la scienza ontologica per eccellenza. Cos: ®la teologia Š una scienza positiva, e quindi, come tale, si distingue dalla filosofia in modo assoluto¯. In quest'impostazione, una fra le varie conseguenze Š che si rende del tutto contraddittoria non solo la terminologia 'filosofia cristiana', ma anche la reale possibilit… per un credente di fare filosofia. Cfr. M. Heidegger, Fenomenologia e teologia, in M. Heidegger, Segnavia, a cura di Friederich-Wilhelm von Herrmann (ed. it. a cura di Franco Volpi) Milano 1987, 3Ä34. Le idee principali sono ribadite anche in altri scritti successivi fra cui M. Heidegger, Introduzione alla metafisica, (tr. it. G. Masi) Milano 1986, 18-19. Le affermazioni seguenti sono in buona misura influenzate da alcuni articoli di Peter Henrici s.j. in cui si affronta direttamente il problema della possibilit… della metafisica nel contesto filosofico contemporaneo: P. Henrici, Per una rilettura del discorso metafisico, in Metafisica, oggi, Brescia 1983, 15-30 e Metafisica o metaantropologia?, in B.D'Amore - A. Ales Bello (a cura di), Metafisica e scienze dell'uomo, I, Atti del VII congresso internazionale Bergamo 1980, Roma, 595-606. Per il nostro tema, fra l'altro, possono risultare di un qualche interesse gli studi della sezione Metafisica e religione di detto Congresso, pubblicati in B. D'Amore - A. Ales Bello (a cura di), Metafisica e scienze dell'uomo, II, 391-554. Cf. per esempio, C. Morris, Segni, linguagio, comportamento, Milano 1977. K. R. Popper, La logica della scoperta scientifica. Il carattere autocorrettivo della scienza, (tr. it. M. Trinchero) Torino 19707. Per un approfondimento sul rapporto tra l'epistemologia popperiana e la riflessione filosofica e teologica, si pu• consultare l'ampia disamina contenuta in W. Pannenberg, Epistemologia e teologia, (tr. it. D. Antiseri) Brescia 1975, 27-70. A. Flew, Teologia e confutazione, in A. Flew - A. Mac Intyre, Nuovi Saggi di teologia filosofica, (tr. it. di F. G. Silveri) Bologna, 1971, 131-134. Questa parabola, ripresa da uno scritto precedente di J. Wisdom, narra lavicenda di due esploratori che trovandosi di fronte ad una radura piena di fiori nella giungla, formulano due ipotesi opposte: per uno la radura Š curata da un giardiniere, per l'altro Š solo frutto del caso. Per risolvere il dilemma decidono di piantare la tenda e di attendere l'eventuale arrivo del giardiniere. L'attesa si rivela per• infruttuosa, cos• l'ipotesi di partenza viene modificata: il giardiniere Š invisibile; di conseguenza vengono studiati e messi in opera tutta una serie di accorgimenti che dovrebbero permettere di rivelare una presenza invisibile, ma anch'essi falliscono. Cos• il giardiniere non solo dev'essere invisibile, ma anche intangibile, insensibile a scariche elettriche, senza ododre, del tutto silenzioso, ecc. Alla fine, l'esploratore che aveva espresso il proprio scetticismo sull'esistenza di un giardiniere, domanda al suo compagno che cosa rimanga dell'ipotesi di un simile essere e pone il problema di quale sia la differenza tra un giardiniere siffatto e un giardiniere inesistente. Il passaggio dal ®posso credere¯, al ®devo credere¯, al ®credo!¯ anche se preparato da un contesto di ricerca razionale (ragionevolezza), non per questo diviene una costrizione, ma riposa in ultima analisi su una decisione libera. A. Vergote, Fede, credenza, incredulit…. Studio psicologico, (tr. it. C. La Cava), Roma 1985, 224-225. Cfr. anche alcune pertinenti osservazioni sulla sfida di Flew in H.Zirker, Critica della religione, (ed. it. Franco Camera) , Brescia 1989, 238-252. Cf. J. L. Austin, How to do Things with Words, Cambridge, Mass., 1965. Non Š inutile sottolineare l'attributo ®dogmatica¯ che qualifica la ricerca metafisica contro la cui validit… conoscitiva, Kant scrive. Infatti lo scopo della sua Critica della Ragion pura non mette in discussione la metafisica tout court, ma solo quella che non si Š preventivamente premurata di controllare razionalmente gli strumenti del pensiero di cui si serve. Tuttavia, Kant con la sua indagine intende proprio fornire ai filosofi che verranno dopo di lui, una base criticamente solida su cui costruire una riflessione metafisica. D. Antiseri, Filosofia analitica e semantica del linguaggio religioso, Brescia 19743, 212-213. M.. Blondel, L'Action (1893). Essai critique de la vie et d'une science de la pratique, Paris 1893; ristampata Presses Universitaires de France, Paris 1973. Blondel, L'Action, 44. Ibid., 46. Ibid., 60. Ibid., 63. Ibid., 82. Ibidem Queste conclusioni trovano nell'elaborazione blondeliana del rapporto tra filosofia e fede un'eco non secondario nella Lettera sulle esigenze del pensiero contemporaneo in materia d'apologetica e sul metodo della filosofia nello studio del problema religioso, solitamente abbreviata in Lettera sull'apologetica, pubblicata negli Annales de la philosophie chr‚tienne, dal gennaio al luglio 1896 (tr. it. di Guglielmo Forni, Brescia 1990). Infatti in questo scritto Blondel considera un grave errore metodologico l'estendere alla filosofia e alla fede, le conclusioni proprie delle scienze: ®Non c'Š maggior accordo o conflitto fra le scienze e la metafisica, che incontro fra due linee tracciate su piani diversi¯ (ivi, 38). Raccolta adesso in M. Heidegger, Sentieri interrotti, (ed. it. a cura di Pietro Chiodi), Firenze 1984, 71-101. Su questo tema, la posizione di Heidegger si Š mantenuta sostanzialmente immutata; a titolo esemplificativo riportiamo un brano tratto dalla conferenza Perch‚ i poeti? del 1926: ®La scienza moderna e lo stato totalitario, in quanto conseguenze necessarie dell'essenza della tecnica, sono per ci• stesso suoi fenomeni concomitanti. Lo stesso dicasi delle forme e dei mezzi escogitati per l'organizzazione dell'opinione pubblica mondiale e delle convinzioni quotidiane degli uomini. Non soltanto il vivente Š tecnicamente oggettivato nell'allevamento e nello sfruttamento, ma Š in pieno svolgimento l'assalto della fisica atomica ai fenomeni della vita come tali. In fondo Š l'essenza stessa della vita ad esser rimessa alla produzione tecnica. Che oggi si cerchino seriamente, nei risultati e nella impostazione della fisica atomica, le possibilit… di una dimostrazione della libert… umana e della fondazione di una nuova teoria dei valori, Š un indice del predominio della rappresentazione tecnica, il cui sviluppo Š gi… da tempo sottratto alle idee e alle convinzioni dei singoli. Il predominio essenziale della tecnica si manifesta anche in quelle zone marginali in cui si tenta ancora di controllare la tecnica con l'aiuto delle tavole di valori tradizionali; si tratta di sforzi nei quali si fa gi… ricorso a mezzi tecnici, che sono ben altro che semplici fattori estrinseci.¯ ( in Sentieri interrotti, 267). HEIDEGGER, L'epoca dell'immagine_, 73 Ibid., 74. Ibid., 75. Ibid., 77-78. Ibid., 84. Ibid., 93. P.Ricoeur, La metafora viva. Dalla retorica alla poetica: per un linguaggio di rivelazione, (tr. it. G. Grampa), Milano 1981. Da Jean Nabert, Ric_ur mutua non solo il metodo riflessivo, ma anche l'attenzione per il problema del male visto come la situazione pi— significativa attraverso cui esaminare il tema del simbolo e l'attivit… ermeneutica. Ric_ur, comunque, dopo essersi dichiarato sostanzialmente d'accordo con Nabert sul fatto che ®comprendere Š comprendersi¯, afferma risolutamente la necessit… di pervenire ad un approdo ontologico per non rimanere prigionieri di una interpretazione idealistica della coscienza. _ in forza di questo approdo ontologico che il pensiero di Ric_ur si proietta oltre Nabert, al punto che O. Rossi osserva giustamente che l'ontologia rappresenta ®il fondo unitario della riflessione di Ric_ur¯ O. Rossi, Per un'analisi dell'ontologia di Paul Ric_ur, ®Aquinas¯ 2 (1980), 441. Precisiamo subito che l'ontologia di Ric_ur si qualifica sostanzialmente come un'ermeneutica dell'essere nel mondo dell'uomo, e perci• si distacca sia da quella di Heidegger che dalla metafisica tradizionale, nei cui confronti Ric_ur nutre una certa ostilit…, specialmente sul tema dell'analogia entis, a causa, probabilmente di un influsso barthiano. Utili per alcuni approfondimenti anche R. Nebuloni, Nabert e Ricoeur. La filosofia riflessiva dall'analisi coscienziale all'ermeneutica filosofica, ®Rivista di Filosofia Neoscolastica ¯1 (1980), 80-107 e P.Pellecchia, Discorso meta-fisico e discorso metaforico:Ricoeur, ®Aquinas¯ 2 (1989), 257-300. Ci paiono, poi, particolarmente centrate le osservazioni conclusive di L. Bottani, "Parole come fiori". Metafora e ontologia in Paul Ric_ur, ®Religione e societ…¯ 9 (1990), 9-24: ®L'eccedenza ontologica di significato che Š propria della metafora, come "apertura inconsueta di senso", caso straordinario, Š ainigma. L'enigma della metafora 'corrisponde' secondo noi, a livello linguistico, all'enigma metaÄfisico dell'essere e del nulla, dell'emergenza sempre rinnovata e accresciuta del meraviglioso e dell'orribile. L'enigma dell'essere nuovo richiede perci• un'analisi che non si lascia riassumere in un'impresa ontologica di descrizione della realt… cos com'Š (_), bens richiede un rimando esplicito alla MetaÄFisica come 'scienza' filosofica che tematizza quel vortice dell'essere e del nulla che si spalanca meta-foricamente dinanzi alla coscienza metaÄfisica.¯ (p. 24). P.Ricoeur, Manifestation et Proclamation, ®Archivio di Filosofia¯ (Il Sacro. Studi e ricerche), 2-3 (1974), 73. Parlare di ®mezzo¯ a proposito del simbolo rischia di porre il discorso in una chiave oggettivistica e strumentalistica che certamente non Š quella, come vedremo, di Ric_ur, e nemmeno Š la nostra; perci• abbiamo utilizzato questa espressione ®tra virgolette¯. Infatti il linguaggio non ha tanto una funzione strumentale, ma di medium, o con una terminologia moderna, di mediazione. P.Ricoeur, La symbolique du mal, Paris 1960, 26. M. Gervasoni, La "poetica" nell'ermeneutica teologica di Paul Ric_ur, Brescia 1985, 254. Tra i filosofi contemporanei che hanno posto in luce l'importanza del pensiero analogico non possiamo non ricordare il ruolo svolto da Jacques Maritain con l'ampia opera Distinguere per unire. I gradi del sapere. Data la vastit… dell'argomento, per una pi— ampia informazione bibliografica rimandiamo al quella pubblicata a cura di Giovanni Santinello, in appendice a Metafore dell'invisibile. Ricerche sull'analogia, Brescia 1984, 285-290. Ad essa aggiungiamo alcuni testi pi— recenti che possono aiutare ad approfondire alcune prospettive: P.Secretan - P. Gisel (sous la direction de), Analogie et dialectique. Essais de theologie fondamentale, GenŠve 1982; P. Secretan, L'analogie, Presses Universitaires de France, Paris 1984; U. Eco, Sull'interpretazione delle metafore, in U.Eco, I limiti dell'interpretazione, Milano, 1990, 142-161. P.Ricoeur, La metafora viva., 337-417. Ci• avviene perch‚ Ric_ur, parte dal seguente presupposto: sull'unit… d'insieme dei discorsi poetici, scientifici, speculativi, ecc. ®Prendendo come tema la nozione di discorsivit…, in quanto tale, vorrei sostenere la necessit… di un relativo pluralismo delle forme e dei livelli di discorso. Senza arrivare fino alla concezione proposta da Wittgenstein di una radicale eterogeneit… dei giochi linguistici, eterogeneit… che renderebbe impossibili i casi di intersezione che vedremo proprio nell'ultima parte dello studio, bisogna riconoscere, in via di principio, la discontinuit… che assicura al discorso speculativo la sua autonomia¯ P. Ricoeur, La metafora viva., 338. ora il problema non sta nel riconoscere una certa indipendenza tra i vari modi di discorso, ma nel come positivamente concepirne la dipendenza reciproca! Di parere contrario Š Louis-Marie Chauvet, Symbole et sacrement. Une relecture sacramentelle de l'existence chr‚tienne, Paris 1987. Pietro Faggiotto, non a caso propone di considerare la filosofia come un sapere anipoteticoÄdeduttivo, idea ripresa in parte anche da Angelo Marchesi. Cf. P. Faggiotto, La filosofia come sapere anipoteticoÄdeduttivo, in Lo statuto epistemologico della filosofia, Brescia 1989,46-65 e A. Marchesi, Per la costruzione di una metafisica inferenziale, in Lo statuto epistemologico, 129-148. La terminologia che abbiamo utilizzato fino a questo momento per indicare i linguaggi non univoci, Š stata piuttosto ampia e quindi, come tale, poco precisa. Infatti abbiamo parlato pressoch‚ indifferentemente di linguaggio poetico, metaforico, simbolico, analogico. D'altra parte, almeno inizialmente, ci• che ci premeva era di mettere in evidenza non sono tanto le diversit… riscontrabili tra i linguaggi polivoci, quanto la fondamentale diversit… tra linguaggi univoci e polivoci. Adesso, entrando pi— direttamente in merito alla problematica filosofica, sorge la necessit… di distinguere queste modalit… tra di loro. Fondamentalmente possiamo identificare tre livelli: simbolo, metafora, analogia. Ora, non sempre i confini tra di essi sono cos• netti come si potrebbe erroneamente credere, basti pensare, per esempio, che la metafora tradizionalmente rientra tra le forme di analogia di proporzionalit…. Per una disamina pi— approfondita rimandiamo a R. Alleau, La Scienza dei Simboli. Contributo allo studio dei principi e dei metodi della simbolica, (tr. it. G. Bogliolo), Firenze 1983; di cui riportiamo una significativa distinzione a proposito del simbolico: ®Si tratta di tre operazioni: accostare arbitrariamente un significato ad un significante mediante un segno convenuto, dandogli un senso univoco e costante preventivamente determinato. Riunire un significato ad un significante senza determinare in maniera esplicita e preventiva tra le parti comunicanti a suo riguardo il o i sensi del significato. Infine, riunire un significante e un significato a un significatore tipico secondo due possibili relazioni: una attiva, secondo cui il tipo interviene in quanto modello, l'altra passiva, in cui il tipo funziona in quanto imprint. La prima operazione corrisponde a ci• che ho chiamato il simbolismo sintematico, la seconda al simbolismo metaforico o allegorico; la terza al simbolismo anaforico o tipologico.¯ Alleau, o. c., 89-90. Gi… a questo livello possiamo notare una diversit… di fondo anche all'interno dei vari autori che negli ultimi decenni hanno affrontato le problematiche connesse con il simbolo e il simbolismo. Ernest Cassirer, per esempio, proponendo di affrontare il tema della cultura attraverso le ®forme simboliche¯, analogo simbolico delle categorie kantiane, ritiene che il segno - in generale - stia a fondamento del simbolo; l'esito di tutto questo Š di vedere nella scienza attuale il massimo livello di espressione della cultura. Cf. E. Cassirer, Filosofia delle forme simboliche, I-III, (ed. it. a cura di E. Arnaud), Firenze 1961-66. Se, invece, come fanno Ren‚ Alleau, Bettetini, Philibert Secretan, Jean Ladri‚re, Louis-Marie Chauvet e altri, si considera il simbolo come fondamento del segno - in generale - e di quello matematico - in particolare, allora anche le conclusioni subiscono un cambiamento conseguenziale: vi sono dei livelli pi— elevati di conoscenza, rispetto a quella scientifica, variamente denominati a seconda degli autori, ma aventi in comune il fatto di fondarsi sul valore conoscitivo del pensiero analettico. Cf. J. LadriŠre, L'articulation du sens. Les langages de la foi. II, Paris 1984, 172-177. Ci sembra importante sottolineare come il problema non riguardi solo il rapporto tra concetto e simbolo (livello del nome), ma soprattutto chiami in causa la struttura predicativa del discorso (piano del giudizio). A questo proposito, pu• essere interessante confrontare, oltre al gi… citato testo di Ren‚ Alleau, anche U. Eco, Il discorso alchemico e il segreto differito, in U. Eco, I limiti dell'interpretazione, Milano, 1990, 71-86. Oltre agli studi gi… citati, sul rapporto simbolo-metafora si pu• utilmente consultare, pur tenendo conto della particolare prospettiva assunta dall'autore, P. Ric_ur, Poetica e simbolica, in B. Lauret - F. Refoule, Iniziazione alla pratica della teologia, I Introduzione, Brescia 1985, 35-63. Cf. S. Tommaso, super Librum de causis expositio, lect. 6. Secondo noi, affermare la validit… conoscitiva, l'intenzione realistica, del linguaggio analogico, genericamente inteso, richiede il superamento della posizione nominalista e il riconoscimento che le nostre nozioni universali sono capaci di cogliere e di esprimere intenzionalmente un dato di vera unificazione intrinseca alla realt…. Se la referenzialit… del nostro linguaggio fosse totalmente arbitraria, allora evidentemente i nostri discorsi non potrebbero che esprimere un puro ®per noi¯, una pura convenzione, soprattutto quando essi fossero applicati alla scoperta di relazioni tra cose. Pur se svolte a partire da un contesto piuttosto diverso rispetto al nostro, e con conclusioni su cui non concordiamo completamente, riteniamo particolarmente interessanti e stimolanti le osservazioni proposte da G. Kng, La conoscenza di realt… trascendenti e la sua giustificazione epistemologica, in Lo statuto epistemologico della filosofia, Brescia 1989. Egli ritiene che l'epistemologia contemporanea, specialmente a partire da Brentano e da Husserl, costituisca una svolta netta rispetto alla concezione cartesiana (detta ®classica¯) perch‚ proponendo una visione diversa della conoscenza umana Š capace di recuperare la possibilit… di una conoscenza metaempirica e di aiutarci a ricollocare la conoscenza religiosa entro il complesso delle nostre conoscenze. In particolare, la riflessione di G. Kng Š uno sviluppo e un'applicazione al dato teologico delle teorie di Roderick M. Chisholm C. Ciancio, Esistenza e comprensione della trascendenza, in C. Ciancio - C. erretti - A. Maria Pastore - U. Perone, In Lotta con l'angelo. La filosofia degli ultimi due secoli di fronte al Cristianesimo, Torino 1989, 314. ®Disvelante¯ , da questo punto di vista, non Š solo la ragione ermeneutica, ma anche quella speculativa in quanto anch'essa non pone mai il fondamento, ma lsolamente o scopre e lo riconosce come tale sottolineando grazie alla modalit… analogica la sua differenza da ci• che Š fondato. Proprio per questo, non ci sentiamo di condividere la distinzione di Italo Mancini tra fillofofia della religione e filosofia religiosa, perch‚ si basa e si serve di una distinzione a nostro giudizio errata tra ragione ermeneutica e ragione speculativa. Cos• come, per motivi analoghi, non concordiamo con le conclusio di G. Grampa espresse in Due orientamenti per la filosfia della religione, ®Studia Patavina¯ 38 (1991) 15-29. A livello puramente indicativo e introduttivo, su queste due tematiche si possono leggere proficuamente G. Durand, Le strutture antropologiche dell'immaginario, Bari 19872 e alcuni articoli di Ric_ur sul problema della simbolica del peccato originale e del male, raccolti nel volume Il conflitto delle interpretazioni, Milano, 1972, quali: Ilo ®peccato originale¯: studio di significato, 285-302 e Ermeneutica dei simboli e riflessione filosofica, I-II, 303-348. Ci sembra per• ugualmente corretto, anche dal punto di vista epistemologico, assumere che il fare filosofia entro una precompresione cristiana, comporti che l'approdo della riflessione filosofica non debba, in ultima analisi, trovarsi in contraddizione con ci• che Š rivelato. Non si tratta della ricerca di un improbabile concordismo ad ogni costo, n‚ di un servilismo acritico della ragione nei confronti del dogma. _ infatti possibile - e di fatto Š avvenuto - che storicamente vi possa essere una discrepanza anche notevole tra conclusioni filosofiche e scientifiche, da una parte, e la comprensione che si ha del messaggio rivelato; quello che vogliamo sottolineare Š che una simile situazione non pu• essere quella definitiva. Al contrario, una contraddizione pi— o meno ampia tra intelligenza della fede e riflessione razionale, deve costituire lo stimolo per entrambe per un ulteriore approfondimento e dialogo. Si potrebbe dire che come in campo filosofico diviene necessario far dialogare tra loro simboli del sacro e concetti analogici, cosi entro l'ambito di fede lo stesso avviene tra i vari linguaggi simbolici (biblico, liturgico, sacramentario, ecc.) e quello teologico sistematico. Solo che nei due ordini di discorso l'ordine di priorit… Š invertito: in campo filosofico la riflessione speculativa Š superiore al simbolico, mentre nell'ambito della fede il dato simbolico (Rivelazione biblica) Š superiore rispetto all'elaborazione speculativa della teologia. In entrambe le situazioni, tuttavia, permane la necessit… di mantenere la dialettica simboloÄconcetto, in quanto se il primo Š pi— ricco e vitale, il secondo Š pi— preciso. Cf. J. LadriŠre, L'articulation du sens. Les langages de la foi, II 109Ä225. Cfr. U. Perone, In lotta con l'angelo: una metafora antica e attuale, in C. Ciancio - G. Ferretti - A. Maria Pastore - U. Perone, In Lotta con l'angelo, 1Ä24. Pur concordando su molte parti dell'analisi fatta da quest'autore del rapporto tra religione e filosofia nella situazione contemporanea, non ci sentiamo di riporre un'uguale fiducia nella centralit… del pensiero ermeneutico come elemento fondamentale per ripensare attualmente la prossimit… tra cristianesimo e pensiero filosofico. Nell'attuale situazione, infatti, le scienze sono in grado d'interpellare la religione unicamente a partire dalle proprie indagini e scoperte senza aver bisogno di alcuna mediazione filosofica. Ci sembra per• che tale mediazione sia invece necessaria nel momento stesso in cui si tenta di dare una risposta a queste domande, che non voglia appiattirsi n‚ sul concordismo, n‚ su una teoria delle due verit…. Non vogliamo in alcun modo riproporre la questione della ®filosofia cristiana¯ come ambito chiuso, accessibile solo a chi previamente a gi… optato per la fede cristiana, soprattutto in tempi in cui si ripropongono alla ribalta nuovi e vecchi integrismi. Piuttosto vogliamo cercare di tenere ugualmente in seria considerazione sia la tensione all'universale proponibilit… della riflessione filosofica, sia il fatto che per alcuni filosofi essa nasce e si articola entro una precomprensione religiosa, pur con i limiti metodologici che abbiamo sommariamente indicato nel corso del presente lavoro.