www.medicalsystems.it ISSN 0394 3291 Caleidoscopio Italiano Suriani R., Zanella D., Orso Giacone G., Ceretta M., Caruso M. Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Direttore Responsabile Sergio Rassu 154 ... il futuro ha il cuore antico MEDICAL SYSTEMS SpA R. Suriani, D.Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso II Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Caleidoscopio Caleidoscopio Italiano Suriani R., Zanella D.*, Orso Giacone G.*, Ceretta M.*, Caruso M*. Unità Operativa Autonoma di Gastroenterologia P.O. Rivoli e *Laboratori degli Ospedali di Rivoli e Giaveno Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Direttore Responsabile Sergio Rassu 154 ... il futuro ha il cuore antico MEDICAL SYSTEMS SpA ISTRUZIONI PER GLI AUTORI INFORMAZIONI GENERALI. Caleidoscopio pubblica lavori di carattere monografico a scopo didattico su temi di Medicina. La rivista segue i requisiti consigliati dall’International Committee of Medical Journal Editors . Gli Autori vengono invitati dal Direttore Responsabile. La rivista pubblica anche monografie libere, proposte direttamente dagli Autori, redatte secondo le regole della Collana. TESTO. La monografia deve essere articolata in paragrafi snelli, di rapida consultazione, completi e chiari. I contenuti riportati devono essere stati sufficientemente confermati. E’ opportuno evitare di riportare proprie opinioni dando un quadro limitato delle problematiche. La lunghezza del testo può variare dalle 60 alle 70 cartelle dattiloscritte. Si prega di dattilografare su una sola facciata del foglio formato A4 con margini di almeno 25 mm. Usare dovunque doppi spazi e numerare consecutivamente. Ogni sezione dovrebbe iniziare con una nuova pagina. FRONTESPIZIO. Deve riportare il nome e cognome dell’Autore(i) -non più di cinque- il titolo del volume, conciso ma informativo, la Clinica o Istituto cui dovrebbe essere attribuito il lavoro, l’indirizzo, il nome e l’indirizzo dell’Autore (compreso telefono, fax ed indirizzo di E-mail) responsabile della corrispondenza. BIBLIOGRAFIA. Deve essere scritta su fogli a parte secondo ordine alfabetico seguendo le abbreviazioni per le Riviste dell’Index Medicus e lo stile illustrato negli esempi: 1) Björklund B., Björklund V.: Proliferation marker concept with TPS as a model. A preliminary report. J. Nucl. Med. Allied. Sci 1990 Oct-Dec, VOL: 34 (4 Suppl), P: 203. 2 Jeffcoate S.L. e Hutchinson J.S.M. (Eds): The Endocrine Hypothalamus. London. Academic Press, 1978. Le citazioni bibliografiche vanno individuate nel testo, nelle tabelle e nelle legende con numeri arabi tra parentesi. La Redazione è collegata on-line con le più importanti Banche Dati (Medline, Cancerlit, AIDS etc) e fornisce ogni eventuale assistenza agli Autori. TABELLE E FIGURE. Si consiglia una ricca documentazione iconografica (in bianco e nero eccetto casi particolare da concordare). Figure e tabelle devono essere numerate consecutivamente (secondo l’ordine di citazione nel testo) e separatamente; sul retro delle figure deve essere indicato l’orientamento, il nome dell’Autore ed il numero. Le figure realizzate professionalmente; è inaccettabile la riproduzione di caratteri scritti a mano libera. Lettere, numeri e simboli dovrebbero essere chiari ovunque e di dimensioni tali che, se ridotti, risultino ancora leggibili. Le fotografie devono essere stampe lucide, di buona qualità. Gli Autori sono responsabili di quanto riportato nel lavoro e dell’autorizzazione alla pubblicazione di figure o altro. Titoli e spiegazioni dettagliate appartengono alle legende, non alle figure stesse. 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I L. 22/4/1941 N. 633, alla Rivista Caleidoscopio rinunciando agli stessi diritti d’autore (ed acconsentendone il trasferimento ex art. 132 L. 633/41). Tutta la corrispondenza deve essere indirizzata al Direttore Responsabile al seguente indirizzo: Dott. Sergio Rassu Via Pietro Nenni, 6 07100 Sassari Caleidoscopio Italiano Editoriale Q uesto numero del Caleidoscopio è dedicato alle malattie croniche intestinali (IBD - fondamentalmente m. di Crohn e Rettocolite Ulcerosa) che, sebbene abbiano un tasso di incidenza globale, in Italia, intorno al 7,5 negli ultimi tempi sono andate incontro ad un rinato interesse. Esistono forti evidenze che lo sviluppo delle IBD sia influenzato sia da fattori genetici che ambientali. Inoltre, i fattori genetici, sono importanti non soltanto per la suscettibilità, ma anche per il decorso e la risposta alla terapia. Il modello che rende conto meglio delle IBD sembrerebbe quello che considera la malattia di Crohn e la retto-colite ulcerosa come malattie poligeniche correlate. In particolare sono state individuate delle regione di linkage sui cromosomi 16, 12, 6 e14; legate alla malattia di Crohn soprattutto le regioni sui cromosomi 16 e 14 mentre per quanto riguarda la retto-colite ulcerosa quelle sul cromosoma 12. Lo sforzo attuale è quello di restringere queste regioni di linkage e di identificare, in queste regioni, i geni responsabili della suscettibilità. L’individuazione di marcatori genetici che possano permettere la previsione della gravità della malattia, dell’efficacia e tollerabilità degli immunosoppressori comunemente utilizzati costituisce una delle prospettivi più importante per questi malati. Gli Autori riportano in questo volume non soltanto una revisione della letteratura, ma anche la loro personale esperienza. Il dottor Renzo Suriani ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia e la Specialità in Malattie dell’Apparato Digerente presso l’Università di Torino frequentando il Reparto di Gastroenterologia del prof. G. Verme, collaborando con il Prof. Mario Rizzetto prima e frequentando successivamente i laboratori del Prof. G. Pagano con brevi soggiorni presso il dipartimento d’Immunologia della Prof.ssa Doniach al Middlesex Hospital di Londra. Assunto presso l’Ospedale di Rivoli come Assistente Medico di Medicina Generale, attualmente dirige, nello lo stesso presidio, l’Unità Operativa Autonoma di Gastroenterologia. La frequenza a congressi nazionali ed internazioli di Gastroenterologia ed a corsi di Endoscopia Digestiva (120 partecipazioni, di cui 25 con qualifica di relatore scientifico) ha permesso l’introduzione delle più recenti tecniche endoscopiche nella pratica clinica dell’Ospedale di Rivoli. Autore di 133 lavori, è socio fondatore dell’“Associazione Gastroenterologica Subalpina”. Caleidoscopio 3 R. Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica La dott.ssa Daniela Zanella ha conseguito il diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Torino e, successivamente, la specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva con orientamento di Sanità Pubblica e quindi in Patologia Clinica con orientamento Direttivo. Assistente presso il Laboratorio dell’Ospedale Civile di Giaveno svolge attività di Dirigente Medico ad alta Specializzazione. La dott.ssa Zanella è autrice di oltre 60 pubblicazioni scientifiche sulle principali riviste nazionali del settore. Il dottor Giovanni Orso Giacone, laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Torino, ha conseguito la specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva con orientamento di Laboratorio ed in Patologia Generale presso la stessa Università. Ha quindi prestato servizio in Laboratorio Analisi presso l’Ospedale M. Adelaide e e presso l'Ospedale M. Vittoria di Torino. Attualmente ricopre la carica di primario dei Laboratori degli Ospedali di Rivoli e Giaveno e del Poliambulatorio di Collegno. Professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Patologia Clinica dell'Università degli Studi di Torino, è autore di oltre 70 pubblicazioni scientifiche sulle principali riviste nazionali del settore. Ha organizzato numerosi convegni e partecipato ad oltre 120 convegni e congressi anche in qualità di relatore. Membro delle principali Società scientifiche di Medicina di Laboratorio, è attualmente Presidente regionale della SIMEL (Società Italiana di Medicina di Laboratorio). La signora Marina Ceretta dopo aver conseguito il diploma di Tecnico di Laboratorio Chimico Biologico, è stata assunta presso l’Ospedale Civile di Giaveno dove è inquadrata come Tecnico coordinatore. La dott.ssa Matilde Caruso ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia e la specializzazione in Patologia Clinica presso l’Università di Napoli. Borsista F.I.R.C. Dottoranda di Ricerca in Scienze Endocrinologiche e Metaboliche è attualmente dirigente Medico di Patologia Clinica presso il Laboratorio Analisi dell’Ospedale di Giaveno (To). E’autrice di oltre 60 pubblicazioni su riviste internazionali del settore. Un particolare ringraziamento va ai dottori Ivo Venturini e Dario Mazzucco per la fattiva collaborazione nella realizzazione degli studi che hanno portato alla realiz zazione di questa monografia. Il primo ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia e il diploma di specializzazione in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva presso l’Università di Modena. Dopo un soggiorno di lavoro presso il Laboratory of Neurobiology, Medical School, University of Tampere, in Finlandia, diretto dal Prof. Hannu Alho, attualmente ricopre il ruolo di Dirigente Medico di I Livello di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva presso U.O.A. di Gastroenterologia (Rivoli). Il dottor Mazzucco Dario, invece, ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia ed il Diploma di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente presso l’Università di Torino. Attualmente ricopre il ruolo di Dirigente Medico di Gastroenterologia presso l’UOA di Gastroenterologia del P.O. di Rivoli. Sergio Rassu 4 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G. Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Introduzione Le IBD (Inflammatory Bowel Disease) sono essenzialmente suddivise in colite ulcerosa e morbo di Crohn. L’etiologia di tali affezioni non è completamente chiarita in quanto sono diversi i fattori che intervengono e sono di origine genetica, immunitaria ed ambientale (Fig. 1). Suscettibilità genetica Risposta immune Fattori ambientali Figura 1. Fattori che intevengono nella eziologia delle malattie infiammato rie intestinali. Tuttavia, la scoperta della colonizzazione a livello gastrico di un batterio responsabile della malattia ulcerosa dopo decenni in cui questa possibilità era negata e le scoperte dei meccanismi immunitari legati all’infezione da HIV-1, hanno fornito un importante stimolo allo studio della terapia e della patogenesi delle IBD che erano sino a qualche anno fa un settore con poche innovazioni o addirittura in una fase di stagnazione. La scoperta che l’Helico bacter Pylori può causare la gastrite e l’ulcera ha comportato il rinnovo dei tentativi per identificare tra i bilioni di batteri che vivono nel colon, i ceppi responsabili dell’inizio e/o della perpetuazione dell’infezione intestinale. Il ruolo dei batteri specialmente nella patogenesi della Rettocolite Ulcerosa è sostenuto da modelli sperimentali nell’animale. Alcuni studi hanno, infatti, dimostrato che la colite spontanea che si produce nella maggioranza dei topi knockout (senza il gene) o transgenici (con gene modificato), non si sviluppa quando questi animali sono tenuti in un ambiente sterile (germ free). Caleidoscopio 5 R. Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Tuttavia sin’ora l’agente infettivo responsabile delle IBD non è stato identificato. Sicuramente importanti nell’eziopatogenesi del Crohn e della RCU sono inoltre i fattori ambientali, tra cui il fumo, la dieta con la carenza di Zinco, i fattori genetici con l’associazione delle IBD ad antigeni della classe II, l’aggregazione famigliare sia verticale (genitore-figlio) che orizzontale (fratello-fratello), la possibilità d’infezioni con i ceppi virali come quello del morbillo. Tuttavia i risultati migliori della ricerca delle IBD si sono attualmente avuti dallo studio dei meccanismi della regolazione dell’infiammazione immunomediata (Fig. 2). Tra i molti esempi dell’associazione tra IBD e sistema immune certamente sono di primo piano quelli tra infezione con HIV e morbo di Crohn. E’ riconosciuto come nelle fasi precoci dell’infezione da HIV-1, la mucosa del tratto gastrointestinale serva da sito di entrata del virus, da sito di iniziale amplificazione e replicazione virale e come sito iniziale della deplezione dei linfociti T CD4+. E’ notevole la segnalazione che proprio la deplezione dei linfociti TCD4+ produca la guarigione del Crohn nei mala ti con infezione da HIV-1. Tra i mediatori dell’infiammazione sono state Geni Fattori ambientali Flora intestinale Agenti specifici? Evento scatenante Sistema non immune Sistema immune Cellula T Mediatori solubili Molecole di adesione cellulare Eosinofilo Cellule epiteliali Cellule mesenchimali Neutrofilo Cellula B Monocita Cellule nervose Cellule endoteliali Matrice Citochine Anticorpi autoanticorpi Fattori di crescita Infiammazione intestinale Enzimi proteolitici ROM, NO Eicosanoidi Neuropeptidi Figura 2. Gli eventi scatenanti e i successivi fattori del sistema immune e non immune che sostengono l’infiammazione intestinale sono molteplici. C. Fiocchi in Gastroenterology 1998; 115:182-205. 6 Caleidoscopio R. Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica recentemente studiate le citochine con risultati clinici impressionanti (Fig. 3). Infatti, le conoscenze sulla regolazione e attivazione/soppressione delle Citochine/Chemiochine hanno permesso di produrre farmaci che modificano le risposte biologiche sfruttando le conoscenze genetiche. Alcuni di questi come l’anticorpo anti TNF (Tumor Necrosis Factor), che è un anticorpo chimerico monoclonale della classe delle IgG 1 e la ciclosporina sono ormai diventati parte integrante della terapia convenzionale basata sino a pochissimo tempo fa essenzialmente sull’uso dei corticosteroidi. Altre nuove molecole come Interleuchina 10 (IL-10) ricombinante, IL-11, l’ISIS 2302 sono ancora in fase sperimentale, ma probabilmente saranno immesse nella pratica clinica entro breve tempo. L’uso di questi farmaci ha però contemporaneamente aperto nuovi problemi. Infatti, il riconoscimento che le cellule e i mediatori solubili della tossicità possono cambiare con l’evoluzione della malattia, ha comportato il fatto che una strategia terapeutica efficace nelle fasi precoci della malattia, possa diventare inutile o dannosa nelle fasi tardive. Nel Crohn ad esempio la terapia con anti TNF (Infliximab) può indurre in modo imprevedibile la formazione d’anticorpi antinucleo sino nel 10% dei pazienti trattati. Quindi e come sempre, il proliferare di nuove molecole e di nuove strategie ha aperto nuove sfide alla ricerca, comportando la difficoltà alla selezione dei progetti di ricerca cui dare la precedenza. Questa è un problema notevole dal punto di vista pratico, poiché il numero di malati e di ricercatori è forzatamente un numero definito. Poiché le scoperte in campo immnunologico ci pare abbiano fornito negli ultimi 10 anni i risultati più interessanti, saranno descritti in modo più dettagliato i dati della letteratura che riguardano le nuove acquisizioni dei meccanismi autoimmuni dell’infiammazione e i risultati ottenuti nel nostro laboratorio e da altri Autori nella diagnostica degli autoanticorpi nelle IBD, lasciando una trattazione estensiva dell’epidemiologia, dei quadri clinici, endoscopici ai trattatati di gastroenterologia facilmente disponibili in commercio. Suscettibilità genetica Ambiente (microflora) Colite ulcerativa Risposta (immune) dell’ospite IL5, - 10 Malattia di Crohn TNF-α, IFN-γ, IL-1, IL-12 Infiammazione Figura 3. Il ruolo dei mediatori dell’infiammazione nella malattia di Crohn e nella rettocolite ulcerosa è diverso. F. Shanahan Gastroenterology 2001; 120: 622 635. Caleidoscopio 7 R. Suriani, D.Zanella, G. Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Epidemiologia E’ interessante notare come la Colite ulcerosa e la malattia di Crohn presentino aspetti epidemiologici ed eziopatogenetici simili che ne permettono la discussione parallela. Tali malattie sono più frequenti tra i bianchi che nella popolazione nera ed orientale, con una incidenza più elevata (da tre a sei volte) tra gli ebrei. Entrambi i sessi sono ugualmente colpiti. L’incidenza e la prevalenza delle due malattie differiscono leggermente per la Colite ulcerosa che sembra essere, secondo la maggior parte degli studi, più frequente. Mentre l’incidenza definisce i nuovi casi di diagnosticati per anno, la prevalenza invece rappresenta il numero di pazienti affetti dalla malattia ogni 100.000 abitanti e ne definisce sia l’impatto nella comunità, sia il peso socioeconomico. Nell’Europa Occidentale e negli Stati Uniti, l’incidenza della colite ulcerosa (compresa la proctite ulcerosa) è di circa 6 –8 casi per 100.000 abitanti l’anno con una prevalenza di circa 70-150 casi per 100.000 abitanti. L’incidenza della malattia di Crohn (colon + tenue) è di circa due casi per 100.000/anno con una prevalenza attorno a 20–40 casi per 100.000. Le eccezioni sembrano essere rappresentate da Francia, Belgio e Germania in cui invece si è rilevata una maggiore incidenza del Morbo di Crohn. Negli anni ’90 lo studio condotto dall’EC-IBD study è stato il primo studio di tipo prospettico che ha permesso di raccogliere dati sull’incidenza della RCU e Crohn nei paesi del bacino Mediterraneo ottenendo un'incidenza di 8.6 per la RCU e 3.69 per il M.C. Per quanto riguarda l’Italia, (GISC, Int. J. Epidemiol. ’96) il tasso di incidenza di RCU è stato di 5.2, mentre quello del M.C di 2.3. E’ stata anche segnalata una certa stagionalità dell’esordio della Colite Ulcerosa con un picco a dicembre-gennaio che farebbe pensare ad un concorso di fattori ambientali stagionali. E' confermata una maggiore incidenza di IBD nelle zone urbane ed industrializzate (questo ha aperto il campo a speculazioni riguardanti un possibile contributo di fattori inquinanti). Benchè non siano disponibili dati sicuri, sembra che l’incidenza della malattia di Crohn (soprattutto colica) sia in aumento (Fig. 4). La malattia colpisce maschi e femmine con pari frequenza anche se il sesso femminile, soprattutto se al di sotto dei 45 anni, presenta un rischio di ammalarsi di Morbo di Crohn del 20 – 30% maggiore rispetto ai maschi. L’età di insorgenza specie della RCU ha un andamento bimodale. Nel 50% dei casi la malattia insorge tre i 15 e 30 anni mentre un secondo picco di incidenza si osserva tra i 55 ed i 65 anni. Si sta sempre più confermando la diagnosi di IBD in soggetti di età avanzata con forme cliniche rappresentate da RCU localizzate a sinistra o a livello retto-sigma senza grossa tendenza all’aggressività. Le IBD sono entrambe malattie caratterizzate da un andamento clinico caratterizzato da frequenti 8 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G. Orso Giacone, M. Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica 8 6 4 2 0 1944-53 1954-63 1964-73 1974-83 1984-93 Calendario anno di diagnosi Figura 4. Questo diagramma illustra l’incidenza del morbo di Crohn nel Minnesota dagli anni a partire dal 1940 al 1993. Nel lavoro di E.V. Loftus et all. pubblicato in Gastroenterology 1998; 114: 1161-1168 viene dimostrato come l’incidenza della malattia si sia stabilizzata dagli anni ’70 ad un livel lo più alto rispetto a quello visto negli anni precedenti. recidive che possono comparire anche dopo lunghi periodi di benessere (Fig. 5). Non esiste un gold standard universalmente accettato nella diagnosi di queste malattie, infatti a fronte di una imponente mole di lavori, i dati sono spesso frammentari e spesso ottenuti su osservazioni retrospettive o solo su campioni di pazienti ospedalizzati. Le differenze emerse nelle varie ricerche, possono risentire anche di discrepanze dovute alla diversa definizione dei criteri diagnostici dei pazienti inclusi in studio. E’ stata riscontrata inoltre, una incidenza famigliare di malattia infiammatoria dell’intestino con sviluppo di malattia di Crohn o Colite ulcerosa nel 2-5% dei soggetti aventi familiari che ne sono affetti. Tuttavia, non esiste alcuna specificità per una data forma di malattia infiammatoria dell’intestino all’interno di un determinato gruppo famigliare (Fig. 6). Quest’ultimo dato epidemiologico suggerisce l’ipotesi che nello sviluppo di queste malattie possano svolgere un certo ruolo comune fattori genetici ed ambientali. Inoltre la complessità dei fattori che favoriscono le IBD è sottolineata anche dal fatto che avvenimenti di vita clinicamente stressanti possono precedere nel tempo lo sviluppo clinico della malattia infiammatoria intestinale (Fig. 7). Caleidoscopio 9 R. Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Tempo (anni) Figura 5. Le IBD sono malattie croniche intestinali con andamento clinico caratterizzato da frequenti recidive. Il morbo di Crohn presenta un’alta inci denza di ricadute dopo l’esodio clinico come illustrato in questo diagramma di A. Lapidus et all. pubblicato in Gastroenterology 1998; 114: 1151–1160. Viene dimostrato come circa il 50% di un gruppo di 507 pazienti con M. di Crohn debba sottoporsi ad intervento chirurgico nell’arco di un periodo di osservazione di circa 10 anni. Spondilite anchilosante Malattia di Crohn del colon maschio affetto da IBD femmina deceduto Malattia ulcerativa distale Malattia di Crohn dell’ileo colon Malattia di Crohn dell’ileo colon Sano (età 19 anni) Figura 6. Questa figura sottolinea come le malattie infiammatorie intesti nali (IBD) abbiano una forte componente genetica. La figura ripresa da M. Parkers et all, in Molecular Medicine Today December 1997 546-53 illustra come nell’albero genealogico di una famiglia inglese ci sia una sovrapposi zione tra morbo di Crohn ed RCU. 10 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G. Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica IBD Clin cont. Pop. cont. Figura 7. La complessità degli eventi patogenetici che contribuiscono alla patogenesi delle IBD è illustata in questa figura in cui viene descritta la relazione tra eventi stressanti e successiva comparsa di morbo di Crohn. Ripreso da I. Klein et all. In Ital.J.Gastroenterol.Hepatol 1998; 30: 247-51. Caleidoscopio 11 R. Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Anatomia patologica e quadri endoscopici Nella Colite Ulcerosa vi è una reazione infiammatoria che interessa principalmente la mucosa del Colon che, macroscopicamente, si presenta cosparsa di ulcere, iperemica e di solito sanguinante. Caratteristicamente, nella colite ulcerosa l’infiammazione interessa la mucosa in maniera uniforme e continua senza l’interposizione di aree di mucosa normale. Di solito, il retto è interessato nel 95% dei casi e, da qui, il processo infiammatorio si estende prossimalmente per una estensione variabile. Quando è colpito l’intero colon, la malattia può interessare l’ileo terminale per pochi centimetri (“backwash ileitis”) senza che, tuttavia, si determini quel tipico ispessimento delle pareti e restringimento del lume ileale, quale si osserva nella malattia di Crohn. L’epitelio di rivestimento della mucosa e delle cripte e la sottomucosa sono infiltrati da elementi infiammatori di tipo neutrofilo che, progressivamente, distruggono la superficie epiteliale con conseguente sviluppo di ulcere multiple (Fig. 8). L’infiltrato neutrofilo delle cripte da luogo alla caratteristica (ma non specifica) formazione di piccoli ascessi criptici e alla loro eventuale distruzione. Ricorrenti episodi di infiammazione possono dare luogo ai caratteristici aspetti di cronicità della malattia. La fibrosi e la retrazione longitudinale determinano un accorciamento del colon. La perdita della normale austratura fa assumere al viscere un aspetto tubulare che radiologicamente, è descritto come “canna di stufa”. Gli isolotti di mucosa che si rigenerano intorno ad aree di mucosa ulcerata e di disepitelizzata, si presentano come “polipi” che protrudono nel lume del colon. Tali formazioni tuttavia sono di natura infiammatoria e non neoplastica e sono, pertanto, definiti pseudopolipi (Fig. 9). La Malattia di Crohn, a differenza della Colite ulcerosa, è caratterizzata da una infiammazione cronica estesa a tutti gli strati della parete intestinale con interessamento del mesentere e dei linfonodi regionali, sia che venga colpito il colon che il tenue. Le alterazioni anatomo-patologiche che si determinano nelle fasi più precoci della malattia di Crohn sono scarsamente definite, dal momento che il trattamento chirurgico, di solito, non viene effettuato elettivamente nelle fasi iniziali della malattia. Alla laparatomia, l’ileo terminale si presenta iperemico e edematoso con il mesentere ed i linfonodi mesenterici tumefatti ed iperemici. In questo stadio, la parete intestinale, benchè edematosa, non è di solito rigida. Il corrispettivo endoscopico del Crohn dell’ileo terminale è quello di una mucosa interessata da ulcere ad andamento serpinginoso (Fig. 10). Nella malattia di Crohn, la mucosa intestinale viene interessata in modo discontinuo, infatti, segmenti di mucosa gravemente danneggiati si alternano ad altri in cui la mucosa ha un aspetto 12 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G. Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica apparentemente normale (“skips areas”). Nel 50% dei casi circa di malattia di Crohn colico il retto è risparmiato. Nel Crohn il processo infiammatorio interessa a tutto spessore la parete intestinale fino a coinvolgere la sierosa e il mesentere, spiegandosi in tal modo il caratteristico sviluppo di fistole e raccolte ascessuali. L’insieme dei processi infiammatori e di riparazione danno luogo ad un quadro endoscopico di mucosa ad acciottolato che può variare con l’intensità della malattia (Fig. 11 e Fig. 12). Come conseguenza dell’infiammazione della sierosa, nel Crohn le anse intestinali adiacenti tendono a aderire tra loro fino a costituire una massa palpabile più frequentemente in fossa iliaca destra. Microscopicamente il reperto di granulomi è l’elemento diagnostico più utile per differenziare la malattia di Crohn dalle altre forme di malattia infiammatoria dell’intestino e soprattutto dalla colite ulcerosa in cui tale reperto è assente. Tuttavia la diagnosi endoscopica di IBD per poter essere conclusiva deve essere sostenuta ed integrata dagli esami di laboratorio e da quelli istologici oltre che da un esame clinico attento. Infatti esiste la possibilità che quadri endoscopici simili a quelli osservati nelle IBD siano invece da riferire a patologie molto diverse tra loro. In particolare le malattie che coinvolgono il sistema autoimmune come l’AIDS, rappresentano una sfida importante anche all’endoscopista esperto per la difficoltà all’identificazione della diagnosi corretta di IBD rispetto a quella di infezioni virali o batteriche che possono presentare quadri endoscopici simili (Fig. 13 e Fig. 14). Inoltre la proctite da Chlamydia nei maschi omosessuali (Fig. 15) e altre infezioni come la Shigella (Fig. 16), la tubercolosi del cieco (Fig. 17), l’Amebiasi (Fig. 18), possono mimare il quadro endoscopico del morbo di Crohn. Al contrario la colite ischemica (Fig. 19) e la sigmoidite da raggi (Fig. 20) possono essere scambiate per rettocolite ulcerosa. Figura 8. RCU del colon con presen za di un’ulcera profonda che arriva sino alla sottomucosa e può com portare il rischio di complicanze. Caleidoscopio Figura 9. RCU del colon con presen za di una estesa ulcerazione a tutta la circonferenza della parete intesti nale con pochi isolotti residui di mucosa infiammata. 13 R. Suriani, D.Zanella, G. Orso Giacone, M.Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Figura 10. Crohn dell’ileo terminale Figura 11. Crohn del colon ulcere e con ulcere ad andamento serpinginoso. mucosa ad acciottolato. Figura 12. Crohn del colon mucosa ad acciottolato. Figura 14. Proctite da Herpes in un paziente con AIDS. 14 Figura 13. Colite da citomegalo virus in un paziente con AIDS. Figura 15. Proctite da Chlamydia tipo linfo granuloma venereo (LGV) è frequente nella popolazine maschile omosessuale. Possono anche formarsi fistole del tutto simili a quelle della malattia di Crohn. Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Figura 16. Colite da shigella. Figura 17. Tubercolosi del cieco. Figura 18. Ambiasi della giun zione rettosigmoidea. Figura 19. Colite ischemica. Figura 20. Sigmoidite da radiazioni. Caleidoscopio 15 R. Suriani, D.Zanella, G. Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Quadri clinici delle IBD Colite Ulcerosa Diarrea ematica e dolore addominale, spesso con febbre e calo ponderale nei casi più gravi, sono i principali sintomi della Colite Ulcerosa. Nei casi di lieve entità, è presente una sintomatologia caratterizzata da una o due evacuazioni giornaliere semi-formate contenente scarsa quantità di sangue, senza alcuna manifestazione sistemica. Nei casi più gravi, invece, l’alvo è francamente diarroico con frequenti evacuazioni giornaliere di feci liquide miste a sangue e pus, associato a dolore addominale severo con sintomi e segni di disidratazione, anemia, febbre e perdita di peso. Nelle forme a prevalente impegno rettale, può essere presente stipsi piuttosto che diarrea e la principale manifestazione clinica può essere il tenesmo. Talvolta, sui sintomi intestinali prevalgono la febbre, il calo ponderale o una delle manifestazioni extracolitiche della malattia. I reperti obiettivi, nella colite ulcerosa, sono di solito aspecifici. Così può riscontrarsi un addome disteso con dolorabilità lungo il decorso del colon, mentre nei casi lievi l’esame obiettivo può essere del tutto normale. Le manifestazioni extracolitiche della malattia consistono in artrite, lesioni cutanee o epatopatia. Febbre, tachicardia e ipotensione posturale, di solito, sono presenti nelle forme più gravi della malattia. Le complicanze più temibili della RCU sono il rischio di cancro difficilmente prevenibile e la necessità di un intervento in urgenza di colectomia totale per la distensione acuta del colon (megacolon tossico) con perforazione intestinale. Malattia di Crohn Le principali manifestazioni cliniche della malattia di Crohn sono febbre, dolore addominale, diarrea, spesso ematica, astenia e, talora, calo ponderale. Nelle forme coliche, diarrea e dolore sono i sintomi più frequenti. Caratteristicamente, nella malattia di Crohn la rettorragia è meno frequente che nella colite ulcerosa e ciò perché il retto è in molti casi indenne e la malattia ha un carattere transmurale con interessamento mucosale e irregolare. Possono associarsi varie complicanze ano-rettali, quali fistole, ragadi, e ascesso peri-rettale, che spesso precedono l’esordio clinico della malattia e che, pertanto, quando presenti, devono sempre sollevare il sospetto di una coesistente malattia di Crohn. Con il periodico riaccendersi dell’infiammazione peri-rettale, le pareti del canale anale s’ispessiscono e possono svilupparsi fistole peri-anali o cicatrici. Una dilatazione tossica (megacolon tossico) del colon può manifestarsi in conseguenza di un interessamento esteso del viscere, anche se tal evento è meno frequente che nella colite ulcerosa, dato che nella malattia di Crohn vi è piuttosto un ispessimento della parete intestina- 16 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G. Orso Giacone, M. Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica le. Le manifestazioni extra-intestinali soprattutto l’artrite, sono più frequenti nella localizzazione colica della malattia che non nella forma ileale. Nella forma ileale della malattia di Crohn, sono presenti ulteriori segni e sintomi. Tipicamente, la malattia insorge in giovani adulti con una storia di astenia, perdita di peso variabile, fastidio o dolore in fossa iliaca destra e diarrea. Inoltre, possono essere presenti febbricola, anoressia, nausea e vomito. Il dolore addominale può essere continuo e localizzato in fossa iliaca destra o può essere crampiforme o colico, espressione di stenosi intestinale di grado variabile. La diarrea è spesso modesta, di solito senza sangue macroscopicamente visibile e, se il retto non è colpito, non c’è tenesmo. In questo stadio, l’esame del paziente mette in evidenza una dolorabilità in fossa iliaca destra, associata al reperto di un “impastamento” o di “massa” dovuto alla presenza di anse intestinali adese. Inoltre, può essere riscontrata una anemia di lieve entità, una lieve o moderata leucocitosi e una elevazione della velocità di eritrosedimentazione. Le complicanze più gravi del Crohn sono le fistole o enterocuntanee o tra intestino e gli altri visceri addominali contigui. La tabella 1 mostra i caratteri clinici ed anatomopatologici delle IBD (R. M. Glickman) Eterogeneità clinica e sottogruppi di malattia Mentre l’esame clinico, l’endoscopia, l’esame istologico e gli esami di laboratorio riescono ad individuare sufficientemente bene la diagnosi differenziale tra IBD e le altre malattie intestinali, esistono ancora delle difficoltà di diagnosi differenziale tra RCU e Morbo di Crohn in circa il 10% dei casi. Hodgson propone di riservare il termine di COLITE INDETERMINATA quando non sia possibile arrivare ad una diagnosi conclusiva attraverso non solo attraverso le indagini cliniche, endoscopiche e di laboratorio, ma anche sull’esame istologico effettuato sul pezzo operatorio. Viene invece usato il termine di IBD di tipo NON CERTO, quando si abbia un quadro tipico di IBD, ma senza senza i dati definitivi che permettano di giungere ad una diagnosi di MC o di RCU. S.E. Clamp nel 1982 e A. Pera nel 1987 hanno proposto degli score clinici ed endoscopici che possono aiutare in modo sensibile la diagnosi differenziale tra le due malattie. L’espressione clinica delle IBD può poi inoltre essere poi molto diversa all’interno di ciascuna malattia, per esempio nella RCU si possono avere quadri clinici di colite fulminante che necessitano di colectomia totale da dover essere eseguita in urgenza sino a quadri di sigmoidite lieve che causano solo modesti disturbi clinici al paziente. Questa eterorogeneità clinica è cosi importante da fare ritenere possibile che in realtà le IBD non siano solo due malattie distinte, ma molte malattie diverse tra loro. Sono stati fatti quindi, diversi tentativi per cercare di classificare queste malattie in sottogruppi sulla base della localizzazione di malattia. Le conoscenze attuali tuttavia non per- Caleidoscopio 17 R. Suriani, D.Zanella, G. Orso Giacone, M.Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Colite Ulcerosa Morbo di Crohn Mai +/mai + +/mai ++ ++ + ++ ++ ++ ++ ++ + mai +/+ +/++ (95%) + + ++ + ++ ++ ++ ++ ++ (50%) + +/- Aspetti patologici Segmentaria Interessamento transmurale Granulomi Fibrosi Fissurazioni, fistole Interessamento del mesenterico e linfonodi Caratteri clinici Diarrea Rettorragia Dolore addominale Massa palpabile Fistole Stenosi Interessamento intestino tenue Interessamento rettale Compl. Extracolica Neoplasia maligna Tabella 1. Caratteri clinici ed anatomo patologici delle IBD. mettono di differenziare in modo chiaro i diversi sottogruppi di malattia in entità autonome. Per quanto riguarda la Malattia di Crohn una prima proposta fu dettata da Farmer (gruppo della Cleveland Clinic), notando che localizzazione di malattia ileali, ileocoliche, coliche e anorettali condizionano diverse associazioni di sintomi e complicazioni. Successivamente come secondo parametro di giudizio fu considerato il comportamento di malattia ed una prima classificazione fu proposta da De Dombal (Aggressivo/Indolente) ed una seconda fu proposta da Sachar (perforante/non perforante) negli anni successivi. I pazienti con diverso comportamento clinico presentavano un decorso di malattia differente, soprattutto per quanto riguarda la storia chirurgica. La prognosi era decisamente meno favorevole per i pazienti con comportamento definito “aggressivo” rispetto a quelli con comportamento definito “indolente”. Nel 1991 fu proposta a Roma una ulteriore classificazione sulla base di alcune variabili: Localizzazione, estensione, comportamento primitivo e sto- 18 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G. Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica ria chirurgica della malattia; tale classificazione consentiva di descrivere accuratamente i pazienti ma era poco pratica se applicata alla routine quotidiana. Nel corso del Congresso mondiale di gastroenterologia di Vienna tenutosi nel 1998 fu proposta una ulteriore classificazione che teneva conto di: • Localizzazione • Comportamento di malattia • Età in cui viene fatta la diagnosi. Anche in questo caso l’applicazione alla pratica quotidiana si rivelava complessa in quanto conduceva alla formazione di numerosi sottogruppi. Per quanto riguarda la colite ulcerosa una prima classificazione considerava la localizzazione di malattia; una seconda classificazione teneva conto del comportamento di malattia basato su caratteristiche cliniche mantenute per tutto il decorso di malattia. In base a tale classificazione si potevano identificare tre tipi di decorso: • Solo primo attacco, • Colite ulcerosa cronica intermittente • Colite ulcerosa cronica continua Caleidoscopio 19 R. Suriani, D.Zanella, G. Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Sistema Immune ed IBD Il sistema immunitario intestinale è sicuramente importante perché esiste una relazione tra i linfociti intestinali e quelli d’altre mucose come polmoni, mammella. La migrazione delle cellule linfomonocitarie tra questi siti ha portato al concetto di sistema mucoso immune comune. L’applicazione di questo concetto ha portato alla formulazione di vaccini enterici che inducono immunità anche in altri siti extraintestinali (Fig. 21). L’aumentato numero di linfociti T cellulari nelle IBD suggerisce un’azione patogena mediata per via cellulare e l’esame comparativo mappato a livello intestinale dimostra che nell’intestino infiammato vi è un massivo incremento del numero di plasma cellule rispetto a quello sano. L’incremento plasmacellulare fa quindi ritenere possibile il coinvolgimento anche dei meccanismi d’immunità anticorpale Antigeni 7.Riparazione e restituzione -?Eparina -?IL11 -? Nicotina Bateri Epitelio intestinale Fattori di Crescita SCFA Fibroblasto 1, Processazione & Presentazione dell’antigene, Attivazione del Macrofagi - Antibiotici -Probiotici 2. Riconoscimento dell’antigene e attivazione delle cellule T CD4+ -AZA/6MP -CyA -Tacrolimo -? MTX Macrofago IL-2 Cellula T attivata IL-4 IFNγ 4. Produzione di citochine dell’infiammazione -Anticorpi anti-TNF -Talidomide -Corticosteroidi -IL-11 Eventi prossimi Cella IFNγ Th1 Neurone prodotti dell’acido arachidonico Granulocita 3, Generazione della risposta Th1/Th2 -IL-10 IL-12 TNFα Radicali liberi Neuropeptidi Cellala T CD4+ Macrofago attivato 6. Infiammazione e Lesione - Amino salicilati -Corticosteroidi - ?Anestetici locali Cella Th2 IL-10 5. Reclutamento, Migrazione ed Adesione -Oligonucleotide antisenso ICAM-1 Anticorpo anti-integrina-α4 -? Eparina Eventi distanti Figura 21. Esistono profondi rapporti esistenti tra la patogenesi delle IBD e le possibilità terapeutiche. B.E. Sands Gastroenterology 2000;118: s68-s82. 20 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica oltre quelli cellulari. Tuttavia sapere che nelle IBD (specialmente nel Crohn), l’intestino sia infiltrato da cellule con caratteristiche immunitarie anche in assenza d’evidenti lesioni endoscopiche o cliniche o morfologiche non esaurisce il problema poiché sarebbe necessario conoscere come e quando queste cellule immunitarie diventino tossiche. Quest’informazione al momento manca e quindi questo quesito rimane al momento irrisolto. Tuttavia da quasi 40 anni si hanno informazioni circa il coinvolgimento di fenomeni di citotossità linfomonocitaria nei pazienti affetti da IBD. Broberger e Perlamann furono i primi a scoprire nel 1963 che i globuli bianchi periferici di pazienti con RCU possedevano un’azione citotossica quando cimentati contro le cellule del colon umano fetale in vitro. Le cellule del paziente erano in grado di distruggere le cellule intestinali fetali tramite i classici meccanismi immunitari. Questi esperimenti, pur tuttavia non confermati successivamente, ebbero il merito di suscitare interesse e portare a nuove ricerche. Classicamente l’infiammazione della mucosa che è caratteristica delle IBD, deriva da una cascata di eventi e processi iniziati dal riconoscimento di un antigene. Questa risposta che è antigene mediata può essere diretta in modo appropriato contro un agente patogeno non ancora individuato oppure può essere una risposta inappropriata ad un antigene appartenente ad agente (batterico? virale?) non patogeno (Fig. 22). L’epitelio intestinale può iniziare la risposta immune in linea generale attraverso due meccanismi: trasportando l’infiammazione attraverso l’epitelio con il rilascio di citochine, chemiochine e altre sostanze proinfiammatorie oppure riconoscendo direttamente l’antigene con un’azione simile a quella dei macrofagi (Antigen Presenting Cells -APCs -). Enterociti come cellule APCS La prima segnalazione che almeno una componente dell’epitelio intestinale possa avere la funzione specifica di presentazione antigenica risale al 1981 ed è stata confermata in studi successivi. In breve, gli antigeni di superficie che giocano il maggior ruolo nel rigetto dei trapianti di tessuti allogenici (della stessa specie) sono chiamati Antigeni del Sistema Maggiore di Istocompatibilità. Questi antigeni sono il prodotto di un gruppo di geni strettamente correlati, conosciuti come geni del sistema maggiore di istocompatibilita (MCH). Questo sistema, denominato HLA nell’uomo, dirige la sintesi di tre classi di peptidi antigenici denominati di classe I, di classe II e di classe III. I linfociti T (sia del tipo T helper1 che del tipo T helper2) con il recettore CD4+ riconoscono i peptidi legati alle molecole di classe II, mentre i linfociti T con il recettore CD8+ riconoscono i peptidi legati alle molecole della classe I. La differenza tra questi due sistemi è che prima che l’antigene presente nell’ambiente extracellulare possa legarsi alle molecole del sistema Caleidoscopio 21 R. Suriani, D.Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Figura 22. Nella patogenesi del morbo di Crohn è riconosciuta la parteci pazione di una componente batterica. Questo lavoro dimostra come la ciprofloxacina sia apparsa di uguale efficacia alla mesalazina nel tratta mento del M.di Crohn J.F. Colombel et coll. The American Journal of Gastroenterology 1999; 94 (3) 673-678. HLA di classe II deve essere sottoposto ad un processo di degradazione a livello endosomiale e poi trasportato in superficie dove è possibile il suo riconoscimento da parte dei linfociti T CD4+. Al contrario per gli antigeni di classe I° è possibile subito il legame diretto per esempio con le proteine virali. Gli antigeni di classe II° sono normalmente presenti sui macrofagi che funzionano come cellule che presentano l’antigene. I peptidi estranei all’organismo trattati da queste cellule che presentano l’antigene, sono esposti sulla superficie cellulare del macrofago in associazione con le molecole di classe II. In questo modo l’antigene estraneo può essere riconosciuto. L’epitelio intestinale è regolarmente esposto ad antigeni estranei e l’intestino contiene numerose cellule che sono dotate del sistema di recettori di classe II. Quello che è importante, è che gli enterociti e non solo i macrofagi presenti a livello intestinale esprimono le molecole di classe II°. Il fatto che gli enterociti possano servire come cellule che presentano l’antigene (APC) può avere importanti conseguenze funzionali. Infatti, la risposta infiammatoria può variare almeno in parte, dal tipo di presentazione a cui l’antigene è sottoposto. Mentre nei soggetti sani la presentazione tramite enterocita porta alla tolleranza, nelle IBD al contrario la stessa presentazione comporta l’attivazione T cellulare. Infatti, sebbene le normali cellule epiteliali preferenzialmente attivino i CD 8+ Suppressor, funzione che può contribuire ad indurre la tolleranza locale, nelle IBD le cellule epiteliali che attivano i CD4+ T helper portando all’amplificazione della reattività immunitaria locale e all’infiammazione. E’ comunemente ritenuto che il riconoscimento antigenico e l’attivazione dei linfoci- 22 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica ti T con recettore CD4+ sia uno dei meccanismi di azione dell’azatioprina e della ciclosporina. E’ possibile invece che gli antibiotici, ad esempio la ciprofloxacina e il metronidazolo nel Crohn, possano agire sulla presentazione degli antigeni batterici da parte dei macrofagi. L’attivazione T cellulare avviene inoltre attraverso la mediazione di un secondo segnale non antigene specifico con la secrezione di citochine come l’IL-2 (interleuchina 2). Senza questo secondo segnale la risposta infiammatoria decade (immuno tolleranza) oppure si ha l’apoptosi cellulare. Le citochine I principali mediatori del processo infiammatorio sono le citochine. Sono queste delle molecole peptidiche solubili che mediano l’interazione tra le cellule immunocompetenti e quelle delle cellule emopoietiche come anche tra il sistema immune e quello neuroendocrino. Sono prodotte da una varietà di cellule attivate ed esercitano i loro effetti biologici attraverso il legame a specifici recettori sulla cellula bersaglio. Alcune citochine come il TNF (tumor necrosis factor) e IL-1 (interleuchina I) sono considerate come citochine proinfiammatorie perché attivano e regolano le cellule dell’infiammazione (per esempio la migrazione dei neutrofili). Il TNF prodotto da fagociti mononucleari e da cellule T è il maggiore mediatore delle risposte dell’ospite rispetto alle endotossine batteriche. l’INF prodotto dai linfociti T attivati porta all’attivazione dei macrofagi. I macrofagi possono secernere TNF e il TNF secreto porta all’attivazione di altri macrofagi e linfociti T. Ha un effetto procoagulante, promuove il rilascio locale nitrossidi, del fattore attivante le piastrine e della prostaciclina. Si è visto inoltre che la produzione di TNF è più elevata nelle cellule di mucosa intestinale nelle colture di pazienti con Morbo di Crohn che in quelle con RCU. L’impiego dell’anti TNF (infliximab) nei pazienti con Morbo di Crohn, specie nella varietà fistolizzante è ormai largamente utilizzata in ambito clinico con risultati positivi. E’ stato recentemente anche prodotta la forma umanizzata IgG4 dell’anti TNF denominata CDP571. I risultati clinici preliminari sono stati incoraggianti. La talidomide presenta un’azione anti TNF e in più ha un’azione di inibizione di inibizione sui neutrofili. Il suo uso è stato di beneficio nei pazienti con Crohn. Tuttavia nonostante gli effetti positivi sul piano clinico della terapia con anti TNF rimane a chiarire il meccanismo dell’effetto terapeutico benigno. L’interferone Y (INF) e l’Interleukina 2 (l’IL-2) sono prodotte dal linfociti T CD4+ del tipo Th1 (Linfocita T Helper 1). I linfociti del tipo Th1 sono coinvolti in prima istanza nelle risposte mediate dall’immunità cellulare. L’IL-4, IL-5 sono prodotte invece dai linfociti T CD4+ del tipo Th2 (linfocita T helper 2) e facilitano le risposte di tipo umorale. L’interferone era conosciuto per le sue proprietà anti virali, ma in realtà aumentando l’espressione delle molecole di classe I e II e promovendo la differenziazione B e T cellulare è giustamente inserito nelle citochine che influenzano l’immunità cellulare. L’IFN g Caleidoscopio 23 R. Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica prodotto dai T linfociti attivati porta all’attivazione dei macrofagi. L’IFN secreto dai Th1 inibisce la differenziane dei Th2. La produzione di interferone Y che è strettamente correlata alla secrezione di Il-2 è aumentata nel Crohn, ma non nella RCU. L’interleukina 10 (IL-10) prodotta dai linfociti T del tipo Th2 ha una potente azione anti infiammatoria che inibisce ad esempio la produzione di INF e dell’IL-2. L’Interleuchina 2 (IL-2) e l’interferone sono state le citochine più intensamente studiate nelle IBD. L’IL-2 costituisce il prototipo delle citochine immunomodulatorie. Il morbo di Crohn (MC) e la Rettocolite Ulcerosa (RCU) rispondono in modo sostanzialmente diverso all’IL-2 tra di loro e rispetto ai controlli. Le cellule della mucosa della RCU hanno una risposta debole rispetto a quelle del Morbo di Crohn quando attivare con l’Il-2. Le cellule del Morbo di Crohn attivate con Il-2 mostrano un’attività citotossica maggiore rispetto ai controlli e rispetto alla RCU. Quest’iperattività suggerisce come Il2 sia strettamente legata alla patogenesi del Morbo di Crohn. Infatti, la somministrazione di IL-2 a pazienti con Crohn esacerba la malattia. Inoltre, come già ricordato, i pazienti con Morbo di Crohn che sviluppino la sindrome da immuno deficienza acquisita con perdita delle T cellule CD4+, entrano in remissione dalla malattia. Anche se le citochine proinfiammatorie sono generalmente aumentate nelle IBD, il significato del loro incremento è attenuato dal fatto che potrebbero anche rappresentare un fenomeno aspecifico. Infatti, un aumento di IL-1 ad esempio è stato anche riscontrato in altre forme di infiammazione intestinale non collegate alle IBD. Con questi limiti, tuttavia, sarebbe stato riscontrato un rapporto stretto tra la presenza dell’antagonista del recettore dell’IL-1 e RCU, ma non tra antagonista del recettore dell’IL-1 e malattia di Crohn. L’ampio spettro di azione delle ILha portato ad alcuni tentativi di un loro impiego terapeutico. Le proprietà soppressive dell’Il-10 sulla produzione di IL-2 ed IFN sono state sperimentalmente impiegate nel trattamento del morbo di Crohn. l’IL-10 ricombinante umana (rhIL-10) è stata impiegata in 3 studi sperimentali nell’uomo, ma i risultati non sono stati sempre positivi. E’ stata anche impiegata l’Interleuchina 11 (IL-11), che fa parte della famiglia delle IL-6, perché in uno studio, in cui questa sostanza era impiegata nella terapia del cancro per le sue proprietà di stimolo alla produ zione piastrinica, si osservava un miglioramento dell’integrità della mucosa intestinale. Gli studi eseguiti con la forma ricombinante umana dell’IL-11 (rhIL-11) nel morbo di Crohn hanno fatto registrare un tasso di remissioni sensibilmente maggiore rispetto al trattamento con placebo. L’insieme dei dati sperimentali delle citochine e delle risposte ai trattamenti clinici ha comportato l’ipotesi di modelli infiammatori diversi con la formulazione di un modello infiammatorio Th1 mediato contrapposto ad un modello di tipo Th2. Nel modello Th1 predominerebbe la patogenesi di tipo immunitario cellulare mentre nel modello Th2 quella umorale. 24 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica I modelli animali delle IBD rispondono meglio di quelli umani a questa diversità di meccanismi patogenetici con un più chiaro orientamento verso una risposta o TH1 cellulo mediata o Th2 anticorpo mediata. Nell’uomo invece la situazione si presenta più complessa. La maggior parte degli Autori ritiene che nella malattia di Crohn predomini il modello immunitario cellulare TH 1, mentre nella RCU sarebbe prevalente l’aumento dei meccanismi dell’immunità umorale Th2 mediata. Mediatori del contatto cellulare Anche i macrofagi partecipano nella modificazione della risposta immune. Il TNF secreto dai macrofagi induce, oltre alle risposte precedentemente citate, anche l’espressione di molecole di adesione da parte dell’epitelio vascolare permettendo il nuovo reclutamento di cellule infiammatorie dal comparto vascolare a quello mucoso. L’arruolamento di nuove cellule infiammatorie dalla circolazione sistemica è una tappa critica nel sistema dell’amplificazione della risposta infiammatoria. Questo processo avviene tramite la coordinata espressione di integrine e selectine da parte della superficie dei granulociti neutrofili. Tra queste sono presenti la molecola di adesione intercellulare I (ICAM-1) e la molecola di adesione cellulare I (VCAM-1). Queste molecole in sintesi permettono la diapedesi dei leucociti nella mucosa intestinale. Nelle IBD vi sarebbe un netto incremento di ICAM –1. L’espressione di queste molecole sarebbe aumentato nella RCU, ma non nel Morbo di Crohn. I modelli sperimentali animali hanno dimostrato che anticorpi diretti contro queste molecole di adesione attenuano o risolvono la colite in alcuni modelli animali. E’ stato recentemente sintetizzato l’ISIS –2302 che in maniera specifica ed efficiente interferisce con la traslazione dell’ICAM-I. l’ISIS –2302 è il primo esempio di oligonucleotide antisenso applicato al sistema gastrointestinale. Svolge un’azione specifica interferendo con l’arruolamento dei monociti e dei granulociti nei tessuti infiammati. I primi risultati della sperimentazione clinica di questa molecola nel Crohn sono stati incoraggianti. Un’azione simile sarebbe stata anche documentata per l’Anticorpo-antia4. Anche in questo caso i risultati delle prime sperimentazioni cliniche sarebbero positivi. I leucociti che migrano sotto stimolo delle molecole ICAM nella mucosa e nella sottomucosa sono poi in grado di produrre numerose sostanze infiammatorie non specifiche tra cui i prodotti di infiammazione del metabolismo dell’acido arachidonico. Attraverso questa via sono prodotti i trombossani, i leucotrieni, le prostaglandine, i radicali liberi sia dell’ossigeno sia dei nitrossidi. Anche la riparazione del danno cellulare avviene tramite i meccanismi classici che coinvolgono il fattori di crescita (Growth Hormone), gli acidi grassi a catena corta e le proteine del trefoil. E’ attualmente allo studio la possibilità di usare anti ossidanti nel trattamento delle IBD. Caleidoscopio 25 R. Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Fattori nucleari di trascrizione: l’NF-kB L’elucidazione dei meccanismi della trascrizione rappresenta uno dei campi di ricerca tra i più studiati nel campo della biologia molecolare e cellulare. I meccanismi della trascrizione rappresentano gli interruttori moleco lari che modulano l’espressione dei geni (Fig. 23). Infatti, l’attivazione della trascrizione è il primo punto di controllo della regolazione dell’espressione dei geni. Al momento della trascrizione dei geni l’attivazione della sintesi dell’RNA messaggero è utilizzata per modularne l’espressione. L’attivazione della sintesi dell’RNAmessaggero è controllata da proteine attivatrici e sono i siti recettoriali per i fattori della trascrizione che attivano o reprimono il gene corrispondente. Nella cellula la regolazione trascrizionale è utilizzata come strategia predominante per controllare la produzione delle nuove proteine in risposta a stimoli extracellulari. L’attività dei fattori della trascrizione può essere controllata attraverso delle vie di segnalazione per mezzo di un cascata di fattori che fanno intervenire in particolare delle kinasi e delle fosfatasi. I fattori della trascrizione costituiscono abitualmente delle famiglie, con ciascun membro responsabile di obiettivi specifici. I fattori di trascrizione della famiglia del fattore nucleare kB (NF-kB) controllano l’espressione di membrana cellulare TNF-RI attivatore (es. TNFα) NIK IKK complesso lκB chinasi membrana nucleare DNA promoter p50 p65 RelA p50 p65 RelA trascrizione p50 p65 RelA degradazione lκB dopo ubiquinazione da parte del proteosoma 26S NF-B translocazione nuova proteina alterata funzione cellulare translazione Figura 23. L’attivazione del NFkB è un meccanismo nucleare centrale all’at tivazione delle successive tappe dei mediatori dell’infiammazione. Questo schema riproduce le tappe centrali della sua attivazione nucleare. G.Rogler et coll. in Gastroneterology 1998; 115:357-369. 26 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica una varietà di geni inducibili nell’infiammazione e nella proliferazione. Vi è evidenza che il fattore di trascrizione nucleare NF-kB giochi un ruolo importante nei processi di infiammazione intestinale delle IBD. La forma inattiva del NK-kB dimero è presente nel citosl cellulare legata a proteine inibitorie denominate kB (IkB). L’attivazione del NF-kB richiede il rilascio del IkB dal complesso NF-kB. L’NF-kB attivato può così essere translocato nel nucleo. A tale livello interagisce con fattori di regolazione che incidono sui tassi trascrizionali del DNA e alterano la funzione cellulare. Una grande varietà di geni che sono indotti dalla mucosa infiammata sono regolari dall’ NF-kB. Tra questi Il-1, IL-6, Il-8, il TNF, ICAM ecc. ponendo l’NF-KB al centro dei meccanismi capaci di regolare l’infiammazione. Di rilievo il fatto che alcune citochine come il TNF e IL-1 possono inibire il NF-kB tramite una autoregolazione positiva. Il ruolo dell’NK-kB nei meccanismi di infiammazione intestinale è stato dimostrato nei modelli sperimentali animali in cui la somministrazione di nucleotidi antisenso contro la frazione p65 dell’NF-kB abrogava la colite sia indotta da acido sulfonico trinitrobenzenico sia nella colite in topi deficienti di Il.-10. Inoltre l’attivazione dell’NF-kB era evidente nelle colture cellulari di ratto incubate con Il-Ib e TNF. Il pretrattamento con cortisonici inibiva l’attivazione dell’NF-kB. La regolazione dell’NF-kB può portare all’apoptosi o alla sopravvivenza cellulare. E’ quindi importante lo studio delle molecole che regolano l’Nk-kB per il mantenimento dell’omeostasi cellulare. Tra queste molecole di regolazione la proteina A20 svolge un ruolo determinante. L’A20 inibisce l’azione cellulare mediata dall’NF-kB attivato dal TNF. Vi sono modelli sperimentali di IBD nel topo, che dimostrano che l’azione infiammatoria è del tutto indipendente dall’azione B e T linfocitaria. In questi modelli sperimentali in animali da laboratorio l’evento scatenante è rappresentato dalla sola assenza della proteina A20 senza una mediazione T o B cellulare. La proteina A20 inoltre dimostrerebbe per la prima volta la presenza di una via di regolazione del fattore NF-Kb regolata dal TNF, del tutto indipendente dall’azione dell’IL-1. Per queste interessanti proprietà sono attivamente studiati principi attivi (oligonucleotidi anti senso) che possano trovare applicazione in campo clinico. Immunoglobuline L’esame comparativo mappato dell’intestino tra soggetti sani e soggetti con malattia ha dimostrato nell’intestino infiammato un massivo incremento del numero di plasma cellule. Questo incremento comporta un aumento non omogeneo degli anticorpi IgA, IgM ed IgG rispettivamente da 2 a 5 a 30 volte. Le IgG sono le immunoglobuline con il maggior incremento e viene sottolineato come le IgG siano tra le classi anticorpali quelle con il maggior potenziale patogenetico. Due forme di IBD possono essere distinte sulla base delle sottoclassi di IgG: IG1 nella RCU e IG2 nel Crohn. il perché di questa differenza non è chiaro. Caleidoscopio 27 R. Suriani, D.Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica L’apoptosi L’apoptosi è un meccanismo finemente controllato di morte cellulare, che modula le risposte immuni ed infiammatorie attraverso la limitazione dell’espansione dei T linfociti attivati e la repressione dei cloni T cellulari autoreattivi. E’ stato dimostrato nel Crohn una alterazione dell’apoptosi a livello dei linfociti T della lamina propria della mucosa intestinale con la perdita del controllo dei meccanismi dell’infiammazione. Questa alterazione potrebbe essere dovuta ad una alterata regolazione dei prodotti genetici Bcl-2 e Bax che presiedono l’attività anti e proapoptotica. L’aumento dell’attività apoptotica dei T linfociti con l’utilizzo del blocco dell’Interleuchina 12 (IL)-12 potrebbe essere una terapia efficace nel Crohn, come già dimostrato in modelli di colite sperimentale. Un meccanismo simile spiegherebbe anche l’efficacia della terapia sperimentale con l’utilizzo dell’antirecettore dell’IL-6. Anche i tentativi terapeutici che prendono in considerazione la somministrazione di antigeni orali per indurre la tolleranza, come la somministrazione di ovalbumina nei ratti transgenici, agisce attraverso la stimolazione dell’apoptosi dei linfociti T. (Fig. 24). Fattori ambientali, batteri, prodotti batterici, virus Induzione della tolleranza orale 5 Anti-IL-6R (B) M T (C) Placche del Peyer sIL-6R-IL-6 Th0 Attivazione Th0 Th1 proliferazione M è IL-12 (A) TGF-β gp130 IFN-γ IL-12 Anti-IL-12R Attivazione STAT-3 Bcl-x L/Bax Resistenza all’apoptosi Th1 attivati è Th1 Th1 Th1 Th1 Th1 Th1 Linfoaccumulo Figura 24. Sono possibili diverse strategie per controllare la mancata attivazione dell’apoptosi dei T linfociti nei modelli animali. A) attraverso gli anticorpi anti IL12, B) attraverso gli anticorpi anti IL-6, C) attraverso l’induzione della tolleranza con la produzione del transforming growth factor ( TGF). Di Sabatino-Corazza GUT 2001. 28 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Diagnostica sierologica delle malattie infiammatorie croniche intestinali (M.I.C.I.) Da alcuni anni si sta cercando di individuare un marcatore sierico che possa essere utilizzato per lo screening, la diagnosi ed eventualmente la prognosi di queste malattie. Già nel 1959 un gruppo di Ricercatori (Broberger) descrisse la presenza di autoanticorpi nelle IBD. Recentemente l’attenzione fu rivolta ad un loro possibile ruolo diagnostico nella differenziazione tra UC e CD ed in particolare ai seguenti autoanticorpi: 1. anticorpi anticitoplasma dei neutrofili (p-Anca); 2. anticorpi anti-saccaromyces cerevisiae (Asca); 3. anticorpi anti pancreas; 4. anticorpi anti cellule caliciformi intestinali. Anticorpi anti-citoplasma dei neutrofili Sono considerati i principali markers sierologici delle vasculiti e sono stati ritrovati nella granulomatosi di Wegener, nella poliarterite microscopica nodosa, nella glomerulonefrite progressiva, nella colite ulcerosa e nel Morbo di Crohn. Gli anca (c-anca e p-anca)possono venire determinati con l’I.F.I. (Immunofluorescenza indiretta) e con tecniche E.L.I.S.A. Con la 1° metodica in I.F.I. si possono distinguere 3 differenti patterns: ● un pattern granulare citoplasmatico con accentuazione della fluorescenza nell’area interlobulare (c-anca). L’antigene bersaglio è la proteinasi 3 (PR-3); una proteina presente sui granuli alfa-azzurrofili e danno una fluorescenza granulare del citoplasma dei neutrofili (Fig. 25). ● pattern perinucleare, caratterizzato da una fluorescenza del nucleo e/o dell’area intorno al nucleo (p-anca); essi hanno antigeni bersaglio diversi da quello dei c-anca, rappresentati da mieloperossidasi, (MPO), elastasi (E), lattoferrina (LF), catepsina G (caTG) e lisozima (LZ) e manifestano una fluorescenza perinucleare dei neutrofili fissati in etanolo. Tale pattern tuttavia è un artefatto causato dalla fissazione in etanolo. La rottura della membrana dei granuli contenuti nei granulociti neutrofili determina una migrazione di proteine ed enzimi cationici verso il nucleo carico negativamente. Se le cellule vengono fissate con un agente come la formalina, tale redistribuzione non avviene e gli anca assumono in IFI un pattern c-anca (Fig. 26). ● Accanto ai precedenti pattern ne è stato descritto, seppure raramente un terzo, caratterizzato una una fluorescenza che è una peculiare mistura di quella dei c-anca e dei p-anca, chiamata atipica o x-anca e che è spesso associata alla Colite Ulcerosa o al Morbo di Crohn. Caleidoscopio 29 R. Suriani, D.Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Figura 25. c-Anca. Figura 26. p-Anca. La dimostrazione che la fissazione in formalina negativizza la positività della fluorescenza dei sieri delle coliti ulcerose (così come avviene per gli ANA) ha fatto dubitare della natura citoplasmatica dell’antigene bersaglio. In realtà si può trattare di un antigene nucleare o nucleo-associato come conferma la sua sensibilità al trattamento con DNAsi. Recentemente sono stati suggeriti da alcuni Autori come possibili antigeni le proteine cromosomiche non istoniche HMG1 e HMG2 (High Mobility Group) e l’istone 1 da altri autori. I comportamenti dei p-anca delle coliti ulcerose quando le cellule vengono fissate in metanolo è diverso d quello dei MPO-anca: mentre questi ultimi si negativizzano, i p-anca delle coliti ulcerose rimangono positivi, talvolta con una intensificazione della positività. 30 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G. Orso Giacone, M. Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Anca: antigeni bersaglio Betterle distinse gl antigeni bersaglio degli anca in maggiori e minori in base alla loro frequenza nelle diverse patologie. Proteinasi 3 (PR3). E’ una glicoproteina di 29 kd costituita da 228 aminoacidi. E’ presente nei monociti, nei granulociti ed appare precocemente durante il processo di differenziazione della linea mielo-monocitica. La PR3 si libera dai neutrofili attivati in seguito ad un processo di fusione delle membrane dei granuli azzurrofili con la plasmamebrana stessa. E’ inibita dalla alfa 1-antitripsina e svolge: ● attività proteolitica verso l’elastina, emoglobina e fibronectina ● attività antimicrobica verso E. Coli e Candida Albicans ● attività regolatrice nella differenziazione della linea mieloide. Mieloperossidasi (MPO): E’ una proteina cationica di 146 Kd, contenuta nei granuli azzurrofili dei PMN. Tale proteina è spesso responsabile del pattern fluoroscopico perinucleare (p-ANCA) su neutrofili fissati in etanolo. Proteina cationica CAP E’ una proteina antimicrobica contenuta nei granuli azzurrofili dei polimorfonucleati. Ha un peso di 57 Kd e determina un quadro fluoroscopico c-ANCA. Elastasi leucocitaria umana (HLE) E’ una serin proteasi contenuta nei granuli azzurrofili e quando presente (generalmente meno dello 0,5% dei sieri positivi) produce un quadro fluoroscopico p-anca. Catepsina G (CG). E’ anch’essa contenuta nei granuli azzurrofili e produce un quadro fluoroscopico c-ANCA atipico (omogneo). Azurocidina: Conosciuto come CAP37. E’ una proteina cationica ed è una proteina battericida. Lattoferrina (LF). Produce un quadro c-ANCA omogeneo come la catepsina G ed è contenuta nei granuli azzurrofili. Difensine (HPN 1-2-3). Sono molto attive come battericide particolarmente nei confronti delle filarie, batteri funghi e virus. Alfa-Enolasi. Bactericidial permeability increasing protein (BPI). E’ una proteina cationica contenuta nei granuli azzurrofili delle cellule mieloidi e presenta molte analogie con la CAP 57. Caleidoscopio 31 R. Suriani, D.Zanella, G. Orso Giacone, M.Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Significato diagnostico degli Anca L’associazione degli Anca con IBD fu riportata la prima volta nel 1966 da Foler ed Elling che evidenziarono “fattori antinucleari specifici “ leucocitari associati a colite ulcerosa. I p-anca o anca con pattern atipico (x-anca) furono riscontrati in alcune malattie infiammatorie dell’intestino. Sono infatti presenti ad alti livelli nei soggetti con UC, mentre si ritrovano in quantità minore nei soggetti con CD. Non è ancora chiarita la specificità antigenica. Alcuni Autori hanno proposta la catepsina G e la Beta-glucuronidasi, altri la lattoferina. Di recente la microscopia elettronica ha dimostrato che la specificità antigenica degli x-anca è localizzata prevalentemente a livello della eterocromatina, che è disposta maggiormente nella parte interna della periferia del nucleo. Questo dato correla con l’osservazione che gli x-anca rimangono positivi su grnulociti fissati con metanolo. Questa particolare localizzazione degli Antigeni correlata con la UC fa pensare che essi siano anticorpi diretti verso gli antigeni nucleari dei neutrofili. Humbel ha pertanto proposto di modificare la denominazione di ANCA con quello di N.A.N.A. (Nuclear antigen neutrophil antibodies). Tali anticorpi sono anche stati descritti nel 45-80% dei pazienti affetti da colangite sclerosante primitiva; nel 40-88% di soggetti con E.C.A. e nel 33-42% di pazienti con cirrosi biliare primitiva. Tuttavia gli antigeni coinvolti non sono stati caratterizzati. Anticorpi anti-Saccharomyces Cerevisiae (ASCA) Negli ultimi anni ha assunto notevole importanza la determinazione degli anticorpi anti-saccharomyces cerevisiae in pazienti affetti da Morbo di Crohn. Le metodiche comunemente usate sono sia l’I.F.I. che le metodiche E.L.I.S.A. in grado di rilevare sia gli isotipi IgG che le IgA con frequenze variabili (45 - 85%). Gli anticorpi Asca riconoscono un antigene carboidratico ricco in mannani (fosfopeptidomannani) della parete cellulare del Saccharomyces. Da studi condotti da gruppi diversi non emerge una correlazione tra andamento clinico e presenza e/o titolo degli Asca. Sembrano esistere tuttavia sostanziali differenze tra pazienti con morbo di Crhon con interessamento del piccolo intestino, coloro i quali presentano un quadro di malattia silente e coloro i quali vanno più frequentemente incontro a fibrostenosi e perforazioni intestinali come dimostra uno studio di Giaffer et al. Secondo questi autori (furono testati 49 pazienti con Morbo di Crohn), i pazienti con interessamento del piccolo intestino presentavano valori di Asca IgG elevati. (Fig. 27) E’ tuttavia possibile che elevati titoli di IgG anti-Asca riflettano una situazione di aumentata permeabilità a livello della mucosa intestinale. 32 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G. Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Questa situazione è stata trovata in pazienti con CD con interessamento del piccolo intestino ed in soggetti della stessa famiglia (però con malattia silente) ed i pazienti con malattia celiaca. La anomala permeabilità della mucosa permette il trasferimento di grandi quantità di antigeni dal lume attraverso la parete intestinale. Questo movimento antigenico può dare inizio ad una risposta immune con conseguente immissione in circolo di anticorpi circolanti. Logan et al., così come il gruppo di Hollander et al. suggerirono che una aumentata permeabilità della mucosa esiste anche in pazienti con Morbo di Crohn quiescente. Il Saccharomyces c. non è direttamente implicato nella patogenesi del Crohn. Esso è un microrganismo ubiquitario che raramente causa infezioni umane significative. Fergus, Shanahan et al. misero in rilievo che numerosi autoanticorpi sono stati studiati e messi in relazione alle IBD come dimostra la tab. 2, ma la specificità e la sensibilità di alcuni di essi è veramente scarsa, al contrario degli Asca e dei p-Anca come invece dimostra uno studio condotto dal medesimo gruppo (Tab. 3). Tuttavia sempre il gruppo di F. Shanahan assunse che ad un elevato grado di specificità corrisponde per entrambe le patologie una modesta sensibilità. Questo dato ha ridotto in un primo tempo i grandi entusiasmi suscitati dai primi studi in quanto si pensava che la diagnostica delle IBD si potesse basare quasi esclusivamente sulle indagini sierologiche. Tuttavia data la elevata specificità questi 2 tests possono supportare grandemente il clinico nella diagnosi differenziale fra CD e UC. Figura 27. Valori di Asca IgG ed IgA. Caleidoscopio 33 R. Suriani, D.Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica L’esecuzione di un singolo test può creare confusione, in quanto la presenza di p-anca si verifica approssimativamente nel 15% dei pazienti con M. di Crohn ed in modo particolare di coloro che presentano la colite di Crohn. La combinazione di entrambi i test aumenta considerevolmente l’accuratezza diagnostica nella diagnosi differenziale. Il valore predittivo positivo, raggiunge infatti il 95%. Sfortunatamente però in pazienti con Malattia di Crohn pura la positività per gli ASCAè relativamente bassa. La sensibilità di ASCApositivi da soli o in combinazione con ANCAnegativi era del 45% e del 32% rispettivamente. Un secondo lavoro fu condotto da questo gruppo di ricercatori in pazienti con malattia ben definita e presente da lunga data, ma i dati non sono ancora stati resi noti. A dimostrazione della crescente importanza degli ASCA nella differenziazione fra UC e CD un grosso lavoro fu pubblicato da Quinton, Sendid et al, che riportarono una sensibilità del 64% ed una specificità del 77% nella diagnosi differenziale fra le 2 patologie ed una specificità dell’89% per distinguere i pazienti affetti da CD dai controlli. I test usati riconoscevano un segmento antigenico nel mannano presente nella parete cellulare di S. cerevisiae. Per questo studio furono testati i sieri di pazienti affetti da CD, la cui diagnosi si basava sui criteri classici, pazienti con UC e pazienti affetti da coliti Markers ac. CD UC Corr. con attività della malattia Interessamento dei familiari p-Anca ASCA +/+++ +++ - - +/+ PAB ++ - - - AEA-15 +++ + - ? AECA + ++ + - Anti-epit.c. + ++ - + Anti-p40 - +++ +/- ? **PAB,pancreatic autoantibody; AEA-15, antierytrocyte antibody; AECA, anti-endothelial cell antibody;anti-p40,ac. Antiepithelial autoantibody destritti da Das. Tabella 2. Markers anticorpali nel CD e UC. 34 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Popolazione studiata Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Markers Diagnosi Sensibilità % Specificità % • 100CD p-ANCA UC 65 85 • 101UC ASCA CD 61 88 • 130CD p-ANCA UC 57 92 • 35UC ASCA DC 55 95 p-ANCA UC 60 ASCA CD 60 Adulta: • 27 non-IBD • 163 controlli Pediatrica • 78 non-IBD Pediatrica • 23CD • 255UC • 74 non-IBD 65 88 Tabella 3. Accuratezza diagnostica di ASCAe p-ANCA. e affezioni gastrointestinali diverse (collagenopatie, coliti classiche, coliti eosinofile, schistosomiasi subacuta, colite pseudomembranosa, diverticoliti, malattia celiaca)ed un certo numero di controlli, quindi pazienti in buona salute. I risultati sono espressi in tabella 4. Fra i pazienti affetti da UC non fu osservata alcuna relazione fra la presenza di p-ANCA e sito di malattia ed evenutale attività, trattamento terapeutico e chirurgico. La percentuale di positività per gli ASCA era del 62%, 46% e 74% in pazienti rispettivamente con CD che presentavano interessamento del piccolo intestino, del colon ed nteressamento di entrambe le zone. Al tempo stesso la positività per gli ASCAera significativamente più elevata in pazienti con interessamento del piccolo intestino rispetto a pazienti con interessamento colico (70% circa per il primo gruppo, contro il 46% del secondo gruppo). I pazienti con CD e positività per p-ANCA non presentavano una particolare sintomatologia rispetto ai p-ANCA negativi. Per contro i pazienti con UC e positività per p-ANCAnon presentavano sintomi particolari rispetto ai pazienti con p-ANCAnegativi. La fig. 28 mostra i risultati di ASCAed ANCA nei differenti gruppi. Caleidoscopio 35 R. Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Tra i 27 pazienti con diagnosi varie (nonIBD) 2 avevano p-anca e ASCA positivi (rispettivamente sarcoidosi e proctite), 2 erano p-anca negtivi ed ASCA positivi ed 1 era p-anca positivo ed ASCA negativo (colite da collagenopatia). Dei 163 controlli soltanto uno risultò ASCA positivo. Da questo studio emerge che i dati ottenuti sono comparabili ai dati ottenuti dagli altri Autori europei. La determinazione contemporanea dei 2 tests comporta una riduzione della sensibilità di circa 10%, ma si ottiene una specificità del 95% circa. E’ altresì aumentata l’evidenza che le IBD presentano una eterogeneità genetica e markers sierici sono stati usati per caratterizzare questo gruppo di pazienti. A questo proposito il gruppo di Vasilianskas et al. Riportarono che il 100% dei pazienti con CD positivi per p-anca presentavano una sintomatologia “U.C. like”. Recentemente, lo stesso gruppo di ricercatori notò che esisteva una correlazione fra livelli medi di p-anca ed ASCA ed inoltre il 100% dei pazienti con CD sensibili al trattamento con DNAsi p-anca/ASCA negativi avevano il cosiddetto “U.C. like fenotipo”. Da questa serie di osservazioni emerge altresì che i soggetti con CD ed ASCApositivi erano più giovani rispetto a quelli con ASCAnegativi e la presenza di ASCAera significativamente associata all’interessamento del piccolo intestino. Da tutto quanto sospra esposto, emerge la indubbia utilità degli ASCA come marker sierologico per CD anche se le tecniche metodologiche dovranno subire ulteriori migliorie. Di recente inoltre è stato identificato un altro potenziale marker sierologico e precisamente la proteina ricombinante p35 e la proteina p36 specifiche per Mycobacterium avium s.s. paratuberculosis. Shafran et al hanno valutato il siero di 62 pazienti con malattia di Crohn documentata attraverso la determinazione di anticorpi anti ASCA IgG ed Test UC (n=101) CD (n=100) Sensibilità Specificità PPV p-ANCA + 66 15 65 85 74 ASCA + 12 61 61 88 89 p-anca+/ASCA- 58 3 57 97 92.5 P-anca-/ASCA+ 3 49 49 97 95 Tabella 4. Impiego degli anticorpi ASCA ed ANCA per porre dignosi di CD e/o UC e loro valore predittivo positivo. 36 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Figura 28. Valori di ASCAe p-ANCA nella popolazione considerata. IgA. Contemporaneamente fu valutata la risposta nei confronti delle proteine p35 e p36 attraverso una metodica western blotting. I risultati ottenuti furono sorprendenti. Gli anticorpi anti-ASCAerano positivi nel 61% dei casi (38 dei 62 pazienti), mentre le proteine p35 e p62 erano positve per l’85% (53 dei 62 pazienti). Sempre sulla base di risultati ottenuti, Stephen Targan del Centro per le MCI di Los Angeles sostiene che ai p-anca ed agli ASCA si potrebbe attribuire un valore prognostico nella MC: 1. l’espressione dei p-anca (DNAsensibili) ad alto titolo è associata ad una localizzazione colonica ed a caratteristiche endoscopiche e istologiche simil-colite ulcerosa. 2. La pesenza di ASCA (sia IgG che IgA) in assenza di p-anca pare invece essere associata ad una MC stenosante e fistolizzante, con coinvolgimento del piccolo intestino con frequente necessità di intervento chirurgico. Secondo il gruppo di Targan, questi tests potrebbero avere valore come screening “first-line” in soggetti con sospetta MICI. Inoltre poiché l’espressione degli autoanticorpi riflette uno specifico profilo mucosale di citochine, questi markers potrebbereo essere utili come guida al trattamento con nuove forme di terapia con gli anti-TNFa. Un’indicazione particolare all’uso dei tests sierologici con MICI, suggerita da MacDermott, riguarda la colite indeterminata: per esempio una condizione di colite estesa, senza interessamento del retto ed una ileite da reflusso (backwash). In una tale condizione con forte sospetto di una MC la determinazione di 2 test sierologici può aiutare a decidere il tipo di intervento che il paziente debba subire: se una colectomia con Caleidoscopio 37 R. Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica anastomosi ileo-anale e pouch o una colectomia con ileostomia. La frequenza di colectomia in pazient con colite indeterminata è molto maggiore che in quelli con diagnosi certa di CU. I p-anca e gli ASCAsono stati ritrovati anche nei parenti di primo grado di soggetti MICI (p-anca 30% presenti in parenti di soggetti con CU e nel 25% dei parenti di quelli con colangite sclerosante; ASCA nel 20% dei parenti di soggetti con CD. Nei parenti di primo grado sani è stato evidenziato un aumento della permeabilità intestinale che potrebbe essere alla base della presenza degli ASCA. Rutgeers, asserisce che il dosaggio dei marcatori sierici potrebbe essere utile per valutare la predisposizione allo sviluppo di MICI. Anticorpi anti pancreas E’ stata evidenziata un’elevata specificità tra la presenza nel siero di anticorpi contro il pancreas esocrino e l’insorgenza del Morbo di Crohn. L’ipotesi più accreditata è che tale malattia sia causata da un’immunoreazione contro il secreto pancreatico. L’antigene pancreatico passando nell’intestino tramite il dotto pancreatico potrebbe diffondere nella parete intestinale e successivamente unito agli anticorpi formare immunocomplessi che attiverebbero il complemento dando origine a fatti infiammatori cronici. La metodica usata per la determinazione di questo anticorpo è l’I.F.I.; il substrato ottimale è rappresentato da pancreas umano (Fig. 29). Anticorpi anticellule caliciformi intestinali Gli anticorpi anti cellule caliciformi intestinali si ritrovano nei soggetti affetti da colite ulcerosa. Dati presenti in letteratura dimostrano come nel 28% dei pazienti affetti da tale patologia siano presenti a titoli significativi. Anche per queste determinazioni la metodica di riferimento è l’I.F.I. ed il substrato è l’intestino umano, ancor meglio se fetale (duodeno fetale) (Fig. 30). 38 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Figura 29. Anticorpi anti pancreas. Figura 30. Anticorpi anti cellule caliciformi intestinali. Caleidoscopio 39 R. Suriani, D.Zanella, G. Orso Giacone, M.Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Diagnostica sierologica delle M.I.C.I. in una popolazione piemontese Riportiamo alcuni dati di una ricerca condotta dal Laboratorio Analisi del Presidio Ospedaliero di Giaveno (A.S.L. 5 – TORINO) e dal Reparto di Gastroenterologia del Presidio Ospedaliero di Rivoli (A.S.L. 5 – TORINO). Il crescente afflusso di pazienti presso il Servizio di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva ed un aumentato numero di soggetti affetti da sospetta I.B.D. non meglio definita, hanno creato la necessità di valutare la sensibilità e la specificità degli anticorpi anti-ASCA ed eventualmente introdurre routinariamente la loro determinazione presso il laboratorio analisi del P.O. di Giaveno, per meglio supportare il clinico soprattutto nei casi di difficile risoluzione. Sono stati valutati complessivamente i sieri di 59 pazienti suddivisi rispettivamente in 3 popolazioni. 1. N° 37 soggetti affetti da IBD (4 con m. di Crohn, 3 con RCU; 17 con coliti indeterminate; 1 con sigmoidite; 2 con gastrite, 3 con ittero ostruttivo; 3 con subocclusione + rettorragia) di età compresa fra 37 e 72 anni. 2. N° 12 soggetti affetti da patologie autoimmuni varie (S.S.P.; poliartralgie; epatopatie autoimmuni, cirrosi biliare primitiva) di età compresa fra 32 e 69 anni. 3. N° 10 soggetti sani ed in buona salute, come popolazione di controllo, rappresentato da personale sanitario in servizio presso il laboratorio analisi. Su ciascun campione sono stati determinati i seguenti analiti: ASCA IgG, ASCA IgA, p-anca, c- anca, anticorpi antitransglutaminasi. La decisione di determinare tale parametro è nata da alcune considerazioni fatte da alcuni Autori Europei (Giaffer et al.). Secondo la loro esperienza infatti, in un discreto numero di casi furono scoperte positività per ASCA IgG che correlavano molto bene con stati infiammatori n.d.d. ed alla soperta successiva che questi pazienti presentavano stati di celiachia silente o frusta (come poi rivelò la successiva diagnosi di questi soggetti). Tutti gli analiti sono stati determinati con metodiche E.I.A. in completa automazione. Per ciò che concerne i p-anca l’ antigene riconosciuto è la mieloperossidasi (MPO). E’ una metodica quantitativa ed il valore di riferimento è < 9 U/l. La ricerca degli anticorpi antitransglutaminasi sfrutta la transglutaminasi umana ricombinante ed il valore di riferimento è < 24 U/l. La metodica per la ricerca degli anticorpi anti-Saccaromyces sfrutta come bersaglio il fosfoeptomannano presente nella parete cellulare di questo 40 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica microrganismo; è quantitativa per gli ASCA IgA i cui valori di riferimento sono < 20 µ/L (con un valore di assorbanza 0.325 ± 10%), mentre per gli ASCAIgG (la metodica è qualitativa) il cut-off considerato è <1. I dati ottenuti concordano in buona parte con i valori espressi dalla letteratura internazionale. Emergono diverse considerazioni a seconda delle popolazioni osservate. A. Se consideriamo la popolazione selezionata, quindi inviata dal Servizio di endoscopia emerge quanto segue: 1. La determinazione degli ASCAIgG si è rivelata negativa in tutti i pazienti. 2. La determinazione degli ASCA IgA presenta 2 situazioni (Fig. 31): • se consideriamo il valore di riferimento assoluto (<20µ/L) sono 2 i pazienti (5.4% in totale) che hanno mostrato una chiara ed elevata positività: una paziente affetta da RCU (42 µ/L) ed un paziente affetto da ittero ostruttivo (24µ/L) con associata imponente sintomatologia digestiva. • Se al contrario consideriamo i valori di assorbanza (ottenuti dalla curva di calibrazione considerando come cut-off la O.D. di 0.325 ± 10%) sono altri 5 i pazienti che presentano una debole positività; in questo gruppo di pazienti le patologie rappresentate sono rispettivamente: n° 3 coliti indeterminate, n° 1 gastrite, n° 1 sub-occlusione (Tab. 5). In questo gruppo di pazienti la determinazione dei p-anca e degli anticorpi anti-transglutaminasi si è rivelata negativa. Unica debole positività per Figura 31. Valori di ASCA IgAed IgG in pazienti con IBD. Caleidoscopio 41 R. Suriani, D.Zanella, G. Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso N° Patologia Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica ASCA IgA ASCA IgG p-Anca Transglutaminasi 1 Ittero ostruttivo + - - - 1 Gastrite +/- - - - 3 Coliti indeterminate +/- - - - 1 Sub-occlusione +/- - - - 1 RCU +++ - +/- - Tabella 5. Valori degli anti-Saccaromyces in pazienti con IBD. p-anca si è avuta in una paziente con RCU ed ASCAIgA positivi. B. La determinazione degli analiti sui sieri dei pazienti con patologie autoimmuni varie (12 in totale) ha dato i seguenti risultati: • In una paziente (sesso femminiledi anni 37) affetta da sclerodermia si è avuta debole positività per ASCA IgA, debole positività per transglutaminasi e negatività per p-anca. • In un paziente (sesso maschile, anni 49) affetto da C.B.P. si è invece avuta debole positività per ASCAIgG, negatività per ASCA IgA, p-anca e transglutaminasi. La figura 32 mostra la rappresentazione grafica dei risultati ottenuti. C. I dati ottenuti dalla terza popolazione (soggetti di controllo) sono presentati nella figura 33 da cui emerge che su 10 pazienti una soltanto, (donna di 30 anni) presenta ASCA IgG debolmente positiva così come la transglutaminasi. Figura 32. Valori di ASCA IgA e IgG in soggetti con patologie autoimmuni non IBD. 42 Caleidoscopio R. Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica *Legenda: V.N. ASCAIgA= < 20 u/L; ASCA IgG = < 1 (metodica qualitativa); p-anca = < 9; c-anca = < 14 Figura 33. Distribuzione dei valori di ASCA IgG, ASCA IgA, p-anca- c-anca nei soggetti normali. Caleidoscopio 43 R. Suriani, D.Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Sintesi In questo lavoro sono stati valutati complessivamente 59 pazienti suddivisi in 3 popolazioni: • Una popolazione proveniente dal Reparto di Gastroenterologia composta da 37 pazienti; • Un secondo gruppo di soggetti (12 in totale) affetti da patologie autoimmuni varie; • Un terzo gruppo di 10 soggetti sani selezionati da personale sanitario in servizio. Osservando i dati ottenuti per ciascuna popolazione emerge che: A. Tra i soggetti appartenenti al primo gruppo, ve ne sono 6 (16.2%) positivi per ASCA IgA e negativi per p-anca. Le patologie da cui sono affetti sono rispettivamente: ittero ostruttivo, epigastralgia, coliti indeterminate e sub-occlusione. Una sola paziente affetta da RCU conclamata avrebbe dimostrato di essere ASCA IgA positiva (43 µ/L) e p-anca debolmente positiva. Quanto esposto concorda con i dati riportati nella letteratura internazionale (Sendid, Quinton et al) secondo cui la positività per ASCA con panca negativi si ritrova maggiormente nel Morbo di Crohn e nelle coliti indeterminate, mentre la positività per p-anca (da sola o in associazione a positività per ASCA) si ritrova frequentemente nelle RCU. Appare subito la scarsa sensibilità del metodo a cui si è ovviato osservando attentamente i valori di assorbanza ottenuti ed abbassando i limiti del cut-off. In questo modo si sono avuti altri 5 pazienti con valori di positività anche se debole. Una seconda osservazione (anche questa in accordo la la letteratura Internazionale) è che nella nostra casistica sono stati studiati anche soggetti con Morbo di Crohn ed RCU conclamata, tuttavia le positivià maggiori si sono avute in casi in cui le indagini endoscopiche ed istologiche non hanno dato chiare indicazioni diagnostiche. E’ pertanto in questi casi (coliti indeterminate) che le indagini sierologiche possono essere di supporto, monitorando nel tempo i soggetti indagati alfine di scoprire l’eventuale evoluzione della malattia. B. Nel gruppo di pazienti con patologie autoimmuni varie si è avuta una paziente affetta da sclerodermia con ASCA IgA positive, p-anca negativi e trnsglutaminasi debolmente positiva. Un secondo paziente con diagnosi di C.B.P. ed imponente sintomatologia dispeptica, ha evidenziato ASCA IgG positivi e p-anca negativi. Questi 2 reperti sono importanti se si pensa che una delle ipotesi patogenetiche delle IBD è sicuramente 44 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G. Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica immunogena; l’aumentata permeabilità della parte intestinale (per cause infiammatorie) favorisce il passaggio dal lume attraverso la parete intestinale di quantità di antigeni che a lungo generano la produzione di autoanticorpi e la loro conseguente immissione in circolo. C. Il 3° gruppo ha rivelato una sola paziente (peraltro in buona salute e senza alcuna sintomatologia) debolmente positiva per ASCAIgG e debole positività per transglutaminasi. La metodica in questione (ASCA IgG) riporta la possibilità di avere una positività per questi anticorpi in soggetti normali a causa di epifenomeni intercorrenti o banali fatti infiammatori. Contrariamente a quanto specificato in letteratura nessun parente di primo grado è stato valutato. Conclusioni Dalle valutazioni effettuate possiamo affermare che: A. La metodica presenta una sensibilità piuttosto bassa (65% circa); per migliorare la performance è utile abbassare i valori soglia valutando come positivi i valori di assorbanza ± 10% del controllo positivo. B. La specificità è tuttavia alta come si è potuto notare dalla percentuale di casi positivi provenienti dalla popolazione selezionata. C. Tale analita non può assolutamente sostituirsi alle indagini radioscopiche ed istologiche. Può essere maggiormente usato nei casi di coliti indeterminate per offrire un valido supporto diagnostico al clinico, nei casi in cui le indagini di cui sopra non hanno chiarito il sospetto diagnostico, oppure può venire impiegato per monitorare nel tempo il paziente e valutare l’eventuale comparsa della malattia. Concludendo quindi possiamo esprimere una certa soddisfazione per i risultati ottenuti, anche se riteniamo che essendo la metodica di nuova introduzione, sia necessario apportare qualche miglioria alfine di aumentarne la sensibilità. Ci si auspica altresì che in tempi brevi l’uso routinario di questi markers sierologici venga impiegato per ridurre al minimo l’uso di indagini radioscopiche ed endoscopiche con sicuro beneficio per i pazienti. Caleidoscopio 45 R. Suriani, D.Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Bibliografia 1. Barnes R.M.R., Allan S.,Taylor-Robinson C.H.,Finn R., Johnson P.M.: Serum Antibodies Reactive with Saccharomyces cerevisiae in inflammatory Bowel Disease: Is IgA Antibody a Marker for Crohn’s Disease?.Int.Arch Allery Appl Immunol 1990,92,9-15. 2. Conrad K, Humbel R.L, Meurer M, Shoenfeld Y, Tan E.M,: Autoantigens and Autoantibodies: Diagnostic Tools and Clues to Understanding Autoim munity. 3. Cronin CC, Shanahan F,: Immunological test to monitor inflammatory bowel disease have they delivered yet? Am j Gastroenterol 1998;93;295-297. 4. D.H Present MD,PA Banks md.Section Editors’ Commentary. 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Zanella, G.Orso Giacone, M.Ceretta, M.Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Indice Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5 Epidemiologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 8 Anatomia patologica e quadri endoscopici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12 Quadri clinici delle IBD . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16 Colite Ulcerosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16 Malattia di Crohn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16 Eterogeneita’ e sottogruppi di malattia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17 Sistema Immune ed IBD . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20 Enterociti come cellule APCS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21 Le citochine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 23 Mediatori del contatto cellulare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 25 Fattori nucleari di trascrizione: l’NF-kB . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26 Immunoglobuline . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27 Diagnostica sierologica delle malattie infiammatorie croniche intestinali (M.I.C.I.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29 Anticorpi anti-citoplasma dei neutrofili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29 Anca: antigeni bersaglio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 32 Significato diagnostico degli Anca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 32 Caleidoscopio 49 R. Suriani, D.Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Anticorpi anti-Saccharomyces Cerevisiae (ASCA) . . . . . . . . . . . . . . . » 32 Anticorpi anti pancreas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 38 Anticorpi anticellule caliciformi intestinali . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 38 Diagnostica sierologica delle MICI in una popolazione piemontese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 40 Sintesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 44 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46 Indice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 49 50 Caleidoscopio R.Suriani, D. Zanella, G.Orso Giacone, M. Ceretta, M. Caruso Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica Caleidoscopio Italiano 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. Rassu S.: Principi generali di endocrinologia. Gennaio ’83 Rassu S.: L’ipotalamo endocrino. Giugno ’83 Rassu S.: L’ipofisi. Dicembre ’83 Alagna., Masala A.: La prolattina. Aprile ’84 Rassu S.: Il pancreas endocrino. Giugno ’84 Fiorini I., Nardini A.: Citomegalovirus, Herpes virus, Rubella virus (in gravidanza). Luglio ’84. Rassu S.: L’obesita’. Settembre ’84 Franceschetti F., Ferraretti A.P, Bolelli G.F., Bulletti C.:Aspetti morfofunzionali del l’ovaio. Novembre ’84. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (1). Dicembre ’84. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (2) parte prima. Gennaio’85. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (2) parte seconda. Febbraio ’85. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (3) parte prima. Aprile ’85. Nacamulli D, Girelli M.E, Zanatta G.P, Busnardo B.: Il TSH. Giugno ’85. Facchinetti F. e Petraglia F.: La β-endorfina plasmatica e liquorale. Agosto ’85. Baccini C.: Le droghe d’abuso (1). Ottobre ’85. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (3) parte seconda. Dicembre ’85. Nuti R.: Fisiologia della vitamina D: Trattamento dell’osteoporosi post-menopausale. Febbraio ’86 Cavallaro E.: Ipnosi: una introduzione psicofisiologica. Marzo ’86. Fanetti G.: AIDS: trasfusione di sangue emoderivati ed emocomponenti. Maggio ’86. Fiorini I., Nardini A.: Toxoplasmosi, immunologia e clinica. Luglio ’86. Limone P.: Il feocromocitoma. Settembre ’86. Bulletti C., Filicori M., Bolelli G.F., Flamigni C.: Il Testicolo. Aspetti morfo-funzionali e clinici. Novembre ’86. Bolcato A.: Allergia. Gennaio ’87. Kubasik N.P.: Il dosaggio enzimoimmunologico e fluoroimmunologico. Febbraio ’87. 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Caleidoscopio 55 Caleidoscopio Rivista mensile di Medicina anno 20, numero 154 Direttore Responsabile Sergio Rassu Via Pietro Nenni, 6 07100 Sassari Tel.-Fax 079 270464 Tel. mobile 338 2202502 E-mail: [email protected] [email protected] EDITORE Responsabile Ufficio Acquisti Giusi Cunietti Consulenti di Redazione Giancarlo Mazzocchi ed Angelo Maggio Segretaria di Direzione Carmela Tiberti Servizio Abbonamenti Maria Grazia Papalia Flavio Damarciasi Via Rio Torbido, 40 16165 Genova (Italy) Tel. 010 83401 Numero Verde 800 801005 (senza prefisso); Telefax 010/8340310- 809070. Internet URL: http://www.medicalsystems.it La Medical Systems pubblica anche le seguenti riviste: Caleidoscopio Illustrato, Caleidoscopio Letterario, Giornale della Associazione per l’Automazione del Laboratorio, Guida Pratica Immulite ®, Journal of Clinical Ligand Assay, Pandora, Tribuna Biologica e Medica. Stampa Tipolitografia ATA 16143 Genova - Via G. Torti, 32 c.r. Tel. 010 513120 - Fax 010 503320 Registrazione Tribunale di Genova n. 34 del 31/7/1996 Iscrizione al Registro Nazionale della Stampa no 2661 del 2 Settembre 1989 Finito di stampare: Febbraio 2002 Sped. in Abb. Post. 45% Pubblicazione protetta a norma di legge dall’Ufficio proprietà letteraria, artistica e scientifica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dedicata all’aggiornamento professionale continuo e riservata ai medici. Caleidoscopio viene anche letto e rilanciato da: “L’ECO DELLASTAMPA” Via Compagnoni, 28 - Milano