Spesa farmaci, Federfarma boccia ipotesi Regioni per “tetti gemelli”

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Spesa farmaci, Federfarma boccia ipotesi Regioni per “tetti
gemelli”
15/04/2016 00:51:14
«Se questa fosse effettivamente la proposta delle Regioni, si può solo sperare che il Governo dica no.
Se passasse, i farmaci di nuova generazione rimarrebbero confinati nella distribuzione ospedaliera. Quando
invece, in tutti gli altri Paesi, la parola d’ordine con cui si riorganizza è deospedalizzare». E’ decisamente
negativo il commento con cui la presidente nazionale di Federfarma, Annarosa Racca, commenta le
anticipazioni di stampa sul pacchetto di interventi che le Regioni potrebbero presto presentare alla
presidenza del Consiglio nell’ambito del tavolo sulla governance farmaceutica.
Ad alzare il velo sulla proposta dei governatori, ancora in forma di bozza, è stato ieri un articolo di
Sanità24 firmato da Roberto Turno: l’idea portante, in sostanza, è quella di preservare i due tetti di spesa
oggi esistenti, ma rivederne composizione e soprattutto finanziamento; la territoriale, che oggi vale l’11,35%
della spesa Ssn, verrebbe ridotta alla sola convenzionata (quindi senza diretta/dpc) con tetto al 7,5%;
l’ospedaliera invece, che oggi pesa il 3,5%, ingloberebbe la spesa per diretta e dpc e vedrebbe salire il tetto
al 7,35%.
A corollario, la proposta elenca alcune misure dirette principalmente a contenere la spesa ospedaliera
in vista dello “shock” che arriverà tra breve con l’ingresso di una nuova generazione di farmaci innovativi:
prezzi commisurati ai volumi in rapporto inversamente proporzionale (più crescono nel tempo i consumi,
minore si fa il prezzo di cessione al Ssn); forte impulso al “payment by results” (ti pago il farmaco solo se il
paziente trae benefici dalla cura); nuovi modelli per identificare la vera innovazione; riduzione automatica del
prezzo alla scadenza brevettuale non solo per i generici, ma anche per gli originator.
Come detto, per Federfarma la proposta è “in-trattabile”. Anche perché comprometterebbe i tentativi del
sindacato di riportare in farmacia i medicinali di generazione più recente. A una prima analisi, però, è molto
probabile che anche a Farmindustria piacerà poco il piano delle Regioni: l’obiettivo di ogni riforma della
governance farmaceutica, hanno sempre detto i produttori, dev’essere quello di eliminare l’odiato e
cervellotico sistema del payback. Invece, i governatori non ci vogliono rinunciare, tanto che nella bozza di
proposta il sistema del ripiano rimane anche se con qualche ritocco (nella convenzionata la filiera coprirebbe
solo il 50% dell’eventuale sfondamento, non il 100% come avviene oggi).
Difficile anche che il piano delle Regioni piaccia al Governo, che punta sull’industria farmaceutica per il
ruolo trainante del comparto in crescita e produzione. Non a caso, un mese fa il sottosegretario alla
presidenza del Consiglio, Claudio Devincenti, era uscito con una proposta che mirava a estendere al
farmaco il sistema di pagamento per drg, praticato nel livello ospedaliero. E per finire, probabile che dicano
no alle Regioni pure i medici di famiglia della Fimmg: in una nota risalente soltanto all’altro ieri, il sindacato
aveva osservato con disappunto che sono ormai centinaia i farmaci per le patologie croniche più gravi la cui
prescrizione è riservata allo specialista mediante Piano terapeutico. «E’ un sistema che taglia fuori i medici
di famiglia», ha scritto la Fimmg. Anche le farmacie. (AS)