LA PREVENZIONE DEL CARCINOMA DELLA CERVICE UTERINA Per la prevenzione del carcinoma della cervice uterina abbiamo due strumenti efficaci: • il Pap test • la vaccinazione contro il papillomavirus umano (hpv) Il carcinoma della cervice uterina è il primo cancro a essere riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come totalmente riconducibile a un’infezione: quella da tipi oncogeni di papilloma virus umano (HPV). Si stima che oltre il 50% delle donne sessualmente attive si infetti durante la vita con HPV ad alto rischio oncogeno. Solo in una minoranza dei casi, tuttavia, tali infezioni progrediscono verso le lesioni precancerose e richiedono decenni per trasformarsi in carcinoma invasivo. Questo lungo periodo di latenza permette la diagnosi precoce attraverso lo screening, basato sul pap-test ogni tre anni alle donne tra 25 e 64 anni. Lo screening cervicale ha permesso la riduzione dell’incidenza del carcinoma della cervice uterina, che resta comunque un importante problema sanitario in Italia. Sebbene i tassi di incidenza e di mortalità siano in calo, si stima che in Italia si siano verificati 1515 nuovi casi di cervicocarcinoma e 697 decessi per questo tumore nel 2012. La disponibilità di vaccini contro l’HPV rappresenta uno strumento per la prevenzione primaria del carcinoma della cervice uterina da affiancare alla prevenzione secondaria basata sullo screening che deve proseguire dal momento che i vaccini disponibili non prevengono la totalità delle infezioni da HPV ad alto rischio. Dal 2007 in Italia sono disponibili due vaccini contro l’HPV. Ambedue i vaccini sono ritenuti efficaci per la prevenzione delle infezioni e delle forme preinvasive e invasive della cervice uterina correlate a HPV 16 e 18, responsabili di circa il 70% dei carcinomi cervicali. I dati disponibili per i due vaccini riportano un’efficacia clinica stimata per la prevenzione delle lesioni precancerose CIN2+ dai tipi oncogeni di HPV contenuti nel vaccino pari al 90-100% nelle donne non ancora infettate da questi tipi di HPV. Il carcinoma del collo dell’utero è, nel mondo, il secondo tumore maligno della donna, con circa 500.000 nuovi casi stimati all’anno, l’80% dei quali nei Paesi in via di sviluppo. Le strategie della Regione e dell’ASL Varese per la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero: la promozione del pap test La finalità della prevenzione del carcinoma della cervice uterina è diminuire la mortalità specifica per questo carcinoma. Grazie all’anticipazione diagnostica – ovvero prima della sua manifestazione clinica - è, infatti, possibile: - identificare le lesioni pre-tumorali asintomatiche in fase iniziale; - aumentare i tassi di malattia diagnosticata in fase iniziale; - migliorare la qualità di vita delle pazienti aumentando la possibilità di intervenire con trattamenti chirurgici meno invasivi. E’ possibile eseguire gratuitamente il Pap-test ogni tre anni, per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni presso i Consultori Familiari dell’ASL e le Strutture Sanitarie accreditate (scarica la locandina). La gratuità del test garantisce l’equità di accesso. In provincia di Varese la copertura per il Pap-test nelle donne tra i 25 e i 64 anni è pari al 74,3%, nei limiti previsti dalle linee guida di riferimento (Rapporto PASSI 2008-2011 ASL Varese). Particolare attenzione è stata pertanto posta, secondo le indicazioni regionali, per individuare e coinvolgere quella fascia di donne, individuate quali “categorie di donne fragili” che presentino, per condizione sociale e/o sanitaria, difficoltà di accesso alla fruizione del Pap-test. ASL Varese ha fatto propria l’indicazione regionale ed ha predisposto, con partenza dall’anno 2011, un programma per aumentare la fruizione del pap test, individuando quali soggetti fragili per i quali operare la campagna informativa: 1. le donne provenienti, in particolare, dai paese dell’est Europa in quanto, indagini epidemiologiche recenti, evidenziano il verificarsi di casi di tumore alla cervice uterina in tale popolazione. 2. le donne disabili, che per difficoltà socio ambientali o per problematiche specifiche hanno difficoltà ad accedere ai servizi ASL Varese ha inoltre ritenuto opportuno rilanciare la campagna informativa in tutto il territorio aziendale inviando ad una fascia di età di donne (coorte), residenti nell’ASL Varese, una lettera ed una locandina per invitarle ad eseguire il pap test. La PRIMA AZIONE del programma è stata la predisposizione di: • • • • • • manifesti, locandine in italiano e in altre 7 lingue (scarica le locandine); diverse tipologie di lettere di invito rivolte alle donne, adeguate all’ambito di intervento; programma informatico specifico, per i Medici di Assistenza Primaria, per inserire i dati dei Pap-test delle loro pazienti; programmazione delle modalità di invito “chiamate dirette”, con l’utilizzo di un gestore del servizio di stampa, imbustamento e recapito. coinvolgimento del terzo settore quale elemento fondamentale per realizzare una comunicazione sociale efficace volta alla partecipazione attiva delle persone interessate dalla tematica: “..gli utenti pretendono con ragione di essere partecipi quando si parla di loro; quando si parla di un argomento che influisce sulla loro esistenza, rivendicano che non si parli di loro ma con loro. La comunicazione dovrebbe avvenire “vis a vis”, cercando di incontrare gli occhi dell’altro, mettendosi sullo stesso piano interlocutorio…” (da “ Contesti educativi per il sociale” ed. Erickson 2007). Si sono incontrate le associazioni impegnate per l’assistenza a donne immigrate(ACLI, Cooridnamento migranti,..). coinvolgimento della Provincia (organismi di partecipazione e Assessorato politiche sociali, Consulta Femminile Provinciale), degli Enti locali (attraverso gli Uffici di Piano). 1) Coinvolgimento dei Medici di Assistenza Primaria (MAP). I MAP hanno condiviso il progetto e il loro intervento si è svolto in tre ambitii: - Informativo: con la disponibilità di manifesti e brochure illustrative a tutte le pazienti; - Organizzativo: attraverso la raccolta, direttamente dalle loro pazienti, di età compresa tra i 25 e i 64 anni, dei dati relativi all'esecuzione dell'ultimo pap-test e l’inserimento di tali dati nel programma informatico; - Educativo: nel caso siano passati più di 3 anni dall’ultimo pap test, il MAP illustra alla paziente l’importanza di eseguirlo e consegna una lettera personalizzato con l’invito, accompagnato dalla locandina con gli approfondimenti e i recapiti di tutti i Consultori Familiari della ASL. 2) Chiamata attiva di una fascia di età (coorte) Sono state inviate lettere di invito alla effettuazione del Pap-test alle cinquantenni, considerando che il periodo della menopausa rappresenta un momento di cambiamento sia fisico che psicologico molto importante per il benessere della donna. Nel 2012 sono state invitate 7.800 donne e nel 2013 è in corso l’invito a 8.300 donne. 3) Coinvolgimento delle RSA Le RSA hanno una percentuale altissima di personale femminile, in età lavorativa corrispondente al target previsto (tra 25 e 64 anni). Tale personale femminile, molto frequentemente, proviene da paesi dove vi è una maggior frequenza di incidenza del tumore della cervice uterina, o da paesi dove non è diffusa la cultura della prevenzione costituendo perciò un gruppo fragile. Sono state consegnate ai Direttori Sanitari di ciascuna delle 54 RSA presenti nel territorio dell’ASL di Varese, da parte di personale esperto, le lettere di invito le brochure ed i manifesti illustrativi e sono state così coinvolte circa 3600 donne. PRIMI RISULTATI: A seguito dell’attività svolta, sono aumentati i Pap-test eseguiti presso strutture sanitarie accreditate da 25.271 nel 2011 a 32.011nel 2012 (+ 26,5%). Le strategie della Regione e dell’ASL Varese per la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero: la vaccinazione contro il papillomavirus umano (hpv) Il papillomavirus umano, che si contrae di norma con l'inizio dell'attività sessuale, è causa del tumore al collo dell'utero. La vaccinazione rappresenta quindi un'arma efficace di prevenzione. L'infezione da HPV è la più comune delle infezioni a trasmissione sessuale che si può contrarre anche con rapporti non completi. Il preservativo, che va sempre usato, non garantisce una protezione totale contro questo virus. Circa il settantacinque per cento delle persone entra in contatto con il virus HPV almeno una volta nella vita. Alcuni tipi di HPV possono provocare lesioni che, lentamente, possono trasformarsi in forme tumorali del collo dell'utero. Il virus HPV è infatti responsabile del carcinoma della cervice uterina, primo tumore riconosciuto dall'Organizzazione mondiale della Sanità come totalmente riconducibile a una infezione. Perché è raccomandato vaccinarsi - Perché questa vaccinazione previene il tumore al collo dell'utero provocato dai papilloma virus "16"e"18". Gli effetti collaterali che possono eventualmente manifestarsi in seguito alla vaccinazione (leggero arrossamento nel luogo dell'iniezione e talvolta qualche linea di febbre) sono modesti e generalmente di breve durata. A chi è rivolta la vaccinazione - È rivolta a tutte le ragazze, nel dodicesimo anno di vita (a undici anni compiuti). Perché vaccinarsi così presto - Perché la risposta immunitaria in questa fascia di età è maggiore e quindi il beneficio è massimo. Inoltre la vaccinazione è molto efficace se effettuata prima dell'inizio dell'attività sessuale perché induce una protezione maggiore prima di un eventuale contagio con il virus HPV. Per chi è gratis - La vaccinazione è completamente gratuita per tutte le ragazze residenti nell’ASL Varese nel dodicesimo anno di vita (a undici anni compiuti). La vaccinazione è su chiamata attiva - cioè su invito diretto, tramite lettera, dal Centro Vaccinale del Distretto di residenza. RISPOSTE AI QUESITI RICORRENTI ACRONIMI HPV: Human Papilloma Virus (Virus del papilloma umano) PAP TEST: esame citologico che indaga le alterazioni delle cellule del collo dell’utero, il nome deriva dal medico che sviluppò il test: Georgios Papanicolaou DNA: in biochimica sigla dell’inglese DeoxyriboNucleic Acid CONIZZAZIONE: in chirurgia escissione di un segmento conico: riferito al collo dell’utero in caso di lesioni precancerose. QUESITI SULLA PREVENZIONE DEL CARCINOMA DELLA CERVICE UTERINA E SUL PAP TEST 1) COS’È IL CARCINOMA DELLA CERVICE UTERINA? E’ un tumore che colpisce il collo dell’utero, cioè la parte più bassa che sporge in vagina. Non è molto diffuso in Italia: rappresenta infatti l’1,6% di tutti i tumori diagnosticati, e lo 0,6% dei decessi per neoplasia tra le donne. In Lombardia vengono diagnosticati ogni anno 9.4 nuovi casi ogni 100.000 abitanti: il dato è di poco inferiore al riferimento nazionale. Le forme più spesso diagnosticate sono quelle precoci, non invasive (carcinoma in situ), grazie alla buona abitudine delle donne, soprattutto le più giovani, ad eseguire il pap test, strumento efficace per la diagnosi precoce di questo tumore. 2) COME SI FORMA? Il tumore è preceduto da alterazioni del tessuto che riveste il collo dell’utero, chiamate displasie. Alcune displasie possono regredire spontaneamente o rimanere invariate senza provocare danni all’organismo. Una piccola percentuale può invece evolvere nel tempo in un tumore vero e proprio. 3) COSA SI PUÒ FARE PER DIAGNOSTICARE PRECOCEMENTE IL TUMORE DELLA CERVICE UTERINA? Se una donna ha un'età compresa tra i 25 ed i 64 anni può eseguire gratuitamente, ogni tre anni, il Pap test. In questo modo si possono identificare le displasie, curarle e impedire la comparsa del tumore. Se tutte le donne tra i 25 e i 64 anni effettuassero questo esame ogni 3 anni, i casi di tumore del collo dell’utero diminuirebbero del 90%. 4) COS’È IL PAP TEST? Il pap test, o esame citologico cervicovaginale, è il test per la diagnosi precoce del carcinoma della cervice uterina. È un esame semplice e non doloroso, a cui dovrebbero sottoporsi ogni tre anni tutte le donne tra i 25 e i 64 anni di età, anche in assenza di disturbi. Si esegue prelevando con una spatola e uno spazzolino il materiale presente sul collo dell’utero, che viene “strisciato” e fissato su un vetrino e quindi “letto” in laboratorio. Perché riesca al meglio, il test va eseguito: • Ad almeno tre giorni dalla fine delle mestruazioni e in assenza di perdite di sangue; • Astenendosi da rapporti sessuali nei due giorni prima dell'esame; • Evitando ovuli, creme o lavande vaginali nei tre giorni precedenti il test. 5) IL PAP TEST E LO STRISCIO SONO LA STESSA COSA? Esistono due tipi di “strisci vaginali”: a) lo striscio oncologico (Pap test), che serve a scoprire eventuali lesioni che possono trasformarsi in tumore e che va effettuato una volta ogni tre anni; b) lo striscio batterioscopico o batteriologico, che serve a scoprire le cause di un’infezione vaginale e che va effettuato solo quando il medico lo ritiene necessario. 6) CHI DEVE FARE IL PAP TEST? Tutte le donne tra i 25 ed i 64 anni di età salvo diversa indicazione medica. Infatti questa è la fascia di età in cui maggiore è il rischio di comparsa di lesioni del collo dell’utero che se non trattate possono progredire e trasformarsi in tumore mentre se curate precocemente portano a guarigione. Eseguire il pap test in donne più giovani è controproducente perché studi dimostrano che eventuali lesioni presenti prima dei 25 anni tendono a regredire spontaneamente nella maggior parte dei casi; Dopo i 64 anni invece, se una donna ha effettuato regolarmente il pap test in precedenza ha un rischio relativo molto basso; al contrario se non lo ha mai eseguito in precedenza è comunque opportuno che vi si sottoponga. 7) CHE COSA EVIDENZIA L’ESAME? Serve a scoprire eventuali lesioni, così precoci da non dare sintomi, che se non trattate possono trasformarsi in tumore. Consente anche di individuare lesioni neoplastiche iniziali che possono essere efficacemente curate e guarite anche con interventi Ambulatoriali. 8) IL PAP TEST È UN ESAME AFFIDABILE? Come tutti gli esami medici, non è infallibile e talvolta può ignorare lesioni che in realtà ci sono. A questo proposito è importante sapere che: l'attendibilità dipende soprattutto dalla qualità dell'esame. Si consiglia quindi di effettuarlo in centri dove si controlla periodicamente la qualità dell'esame e si “leggono “ molti vetrini. Se il pap test viene effettuato privatamente, dal proprio medico di fiducia è utile di informarsi presso quale centro verrà letto e richiedere sempre il referto “scritto” dell’esame. 9) QUANTO TEMPO DEVE PASSARE TRA UN ESAME E L’ALTRO? Tre anni, a meno che il primo test non suggerisca ulteriori accertamenti con intervalli più brevi. 10) PERCHÉ È STATO DEFINITO UN INTERVALLO COSÌ LUNGO? Il tumore del collo dell’utero ha uno sviluppo lento e secondo molti studi il Pap-test, nella maggior parte dei casi, può essere effettuato anche con una periodicità fino a 5 anni. Tre anni è, quindi, un tempo utile per la diagnosi precoce nella grande maggioranza dei casi. E’ importante rispettare l’intervallo triennale: intervalli troppo lunghi ne possono ridurre l’efficacia, intervalli più ravvicinati sono inutili e a volte controproducenti perché identificano lesioni senza significato clinico che guariscono spontaneamente. Studi internazionali evidenziano che il Pap test, eseguito ogni tre anni, offre una protezione contro il cancro che può arrivare fino al 90%. 11) E TRA UN ESAME E L’ALTRO? È utile che la donna presti particolare attenzione, nell’intervallo tra un pap test e l’altro, alla eventuale comparsa di sintomi, quali perdite anomale di sangue e ne parli con il medico di fiducia. 12) SE IL PAP TEST RISULTA NORMALE? Si consiglia di ripetere il test dopo tre anni. Si raccomanda di far sempre eseguire la lettura del referto da personale qualificato. 13) E’ POSSIBILE CHE INSORGA UN TUMORE DOPO UN ESAME NORMALE? Sì, è raro ma possibile. Per questo è utile fare attenzione all’eventuale comparsa di sintomi e segnalarli al Medico di fiducia 14) E SE L'ESAME MOSTRA QUALCHE ALTERAZIONE? Occorre rivolgersi al medico presumibilmente la donna viene invitata a sottoporsi a ulteriori accertamenti, generalmente la colposcopia. 15) LA COLPOSCOPIA È UN ESAME PIÙ PRECISO DEL PAP-TEST? No, non è un esame più preciso. E’ un esame di approfondimento diagnostico che consiste nell’osservare la parte di mucosa cervicale endovaginale. La colposcopia è un esame indispensabile per la localizzazione delle lesioni riscontrate col pap-test sul collo dell’utero, e per la loro cura. Va eseguita solo dopo un pap-test sospetto o che mostra alterazioni cellulari dubbie 16) IL PAPILLOMA VIRUS UMANO (HPV) CAUSA IL CANCRO? Studi recenti hanno dimostrato una associazione tra il carcinoma della cervice uterina e l’ HPV - papilloma virus umano ( Human Papilloma Virus). Questa famiglia di virus, di cui si conoscono oltre 100 tipi, in genere non causa alterazioni e l’infezione si risolve da sola. L’infezione si trasmette attraverso i rapporti sessuali , colpisce entrambi i sessi ed il rischio aumenta in relazione al numero di partner e all’età di inizio dell’attività sessuale. Solo in una minoranza di casi provoca lesioni al collo dell’utero che di solito guariscono spontaneamente. Alcune, se non curate, possono progredire verso forme tumorali. Occorrono però molti anni perché le lesioni si trasformino e solo pochissime donne con infezione da papilloma virus sviluppano in seguito un tumore del collo dell’utero. Non ci sono medicine per curare l’infezione, si può prevenire l’infezione, oggi è disponibile un vaccino che protegge contro due (HPV 16 e HPV18) dei virus responsabili di circa il 70% dei tumori del collo dell’utero: restano comunque una parte di tumori contro cui il vaccino non può fare nulla. 17) SI PUÒ DIAGNOSTICARE IL PAPILLOMA VIRUS? Si oggi esiste un test detto DNA pap che si esegue come un pap test normale ma non viene letto al microscopio, ma analizzato in laboratorio per la ricerca del virus. I due esami sono differenti: il DNA pap è un test virale, viene eseguito dopo aver eseguito il pap test come esame di approfondimento 18) ALLORA IL TEST PER IL PAPILLOMA VIRUS SOSTITUISCE IL PAP TEST? No, il Dna pap è un test recente e gli studi tuttora in corso non hanno ancora dimostrato che questo comporti un vantaggio per la donna. 19) QUANDO È INDICATO IL DNA PAP? Ad oggi le raccomandazioni indicano di utilizzare il DNA pap prima dell’invio in colposcopia, come test di completamento nelle donne che mostrano alterazioni citologiche al pap test, in particolare quando quest’ultimo utilizza la citologia in fase liquida. La raccomandazione è quella di testare solamente i tipi oncogeni del virus. Un’altra indicazione attuale è quella del controllo post trattamento QUESITI SULL’INFEZIONE DA HPV E SULLA VACCINAZIONE ANTI HPV 20) CHE COSA È IL PAPILLOMA VIRUS UMANO (HPV)? È il virus responsabile del carcinoma della cervice uterina (tumore del collo dell’utero), primo tumore riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come totalmente riconducibile a una infezione. Esistono oltre 100 genotipi del virus HPV che infettano l’uomo, un terzo dei quali associato a patologie del tratto ano genitale, sia benigne che maligne. L’HPV si trasmette per via sessuale; si stima che oltre il 75% delle donne sessualmente attive s’infetti nel corso della vita con un virus HPV. Nella maggior parte dei casi l’infezione guarisce spontaneamente, ma, seppur in una minoranza dei casi, il virus può invece persistere e può dare luogo a lesioni precancerose che, se non identificate e trattate, possono progredire nel carcinoma della cervice uterina. Dei diversi genotipi di HPV, il tipo 16 ed il tipo 18 sono responsabili di circa il 70% dei casi di cancro della cervice uterina. 21) SI PUÒ PREVENIRE L’INFEZIONE DA PAPILLOMA VIRUS? E’ difficile prevenirla: infatti è molto comune, soprattutto fra le persone giovani, e il preservativo non garantisce una prevenzione al 100%. C’è ora un vaccino contro i tipi 16 e 18 del virus HPV, responsabili di circa il 70% dei tumori del collo dell’utero. Nel 2008 è iniziata la campagna di vaccinazione gratuita per le ragazze nel dodicesimo anno di vita (cioè che hanno compiuto 11 anni), iniziando quindi delle ragazze nate nel 1997. 22) DI CHE VACCINO SI TRATTA? Da marzo 2007 è autorizzato in Italia l’uso di un vaccino chiamato Gardasil. E’ un vaccino che protegge contro i genotipi 16 e 18 dell’HPV, responsabili di circa il 70% dei casi di carcinoma del collo dell’utero, e contro i genotipi 6 e 11, responsabili del 90% dei condilomi genitali. Da novembre 2007 in Italia è autorizzato l’uso anche di un secondo vaccino, chiamato Cervarix, efficace contro i genotipi 16 e 18 dell’HPV, responsabili di circa il 70% dei casi di carcinoma del collo dell’utero. Entrambi i vaccini servono a prevenire le infezioni ma non a curarle. 23) COME SI SOMMINISTRA IL VACCINO? Con tre iniezioni intramuscolari fatte a intervalli stabiliti. Per il Gardasil le iniezioni sono a 0, 2 e 6 mesi. Cioè di norma la 2º dose andrà fatta due mesi dopo la prima; la 3º dose sei mesi dopo la prima. Per il Cervarix le iniezioni sono a 0, 1 e 6 mesi. Cioè la 2º dose andrà fatta un mese dopo la prima; la 3º dose sei mesi dopo la prima. Preferibilmente l’iniezione deve essere fatta nella parte alta del braccio (regione deltoidea). 24) I VACCINI SONO EFFICACI? Secondo le informazioni scientifiche oggi disponibili il Gardasil e il Cervarix sono efficaci nel prevenire l’infezione dei due ceppi di HPV (16 e 18), responsabili attualmente del 70% dei casi di tumori del collo dell’utero. Non è ancora nota invece l’efficacia nel prevenire il tumore del collo dell’utero; il tumore infatti ha il suo picco d’incidenza attorno ai 45 anni mentre gli studi di efficacia dei vaccini sono stati condotti su giovani donne di età inferiore ai 26 anni ed il tempo massimo di osservazione è stato 5-6 anni, mentre normalmente il tempo che intercorre fra l’infezione e l’eventuale sviluppo di lesioni cancerose è mediamente di 15 - 20 anni. Rimane una parte di tumori dovuta ad altri tipi di HPV contro cui questi vaccini non possono fare nulla. Il Gardasil serve anche a prevenire i condilomi genitali dovuti ai genotipi 6 e 11. 25) QUANTO DURA L’EFFICACIA DEL VACCINO? Trattandosi di vaccini di recente introduzione, non conosciamo ancora la durata della protezione: possiamo dire che ad oggi non sono stati evidenziati abbassamenti del livello di anticorpi tali da giustificare un richiamo prima dei 5 anni. Maggiori informazioni saranno disponibili in futuro. 26) IL VACCINO PUÒ CAUSARE L’INFEZIONE? No, perché entrambi i vaccini sono preparati con particelle dell’involucro del virus che esternamente sono del tutto simili al virus, e sono perciò capaci di stimolare l’organismo a produrre anticorpi, ma non contengono DNA. In questo modo non c’è nessuna possibilità che il vaccino provochi l’infezione. 27) CHE REAZIONI PUÒ DARE? Il vaccino provoca abbastanza spesso alcuni sintomi come febbre e reazioni locali nella zona dove è stata fatta l’iniezione (arrossamento, dolore, gonfiore, prurito…), oppure mal di testa, stanchezza, sintomi gastrointestinali (come nausea, dolore addominale…) o dolori muscolari. Questi sintomi in genere scompaiono da soli in pochi giorni. Sono stati segnalati anche: broncospasmo (difficoltà nella respirazione), ingrossamento dei linfonodi, patologie del sistema nervoso, quali vertigini, sincope (svenimento), Sindrome di Guillain – Barrè. Come tutti i medicinali può causare, anche se in pochissimi casi, problemi più seri, come una reazione allergica. Il vaccino è stato sperimentato su migliaia di donne e si è dimostrato sicuro; ma, come per tutti i nuovi farmaci, è importante segnalare al proprio medico o agli operatori sanitari dell’ASL eventuali sintomi particolari, anche diversi da quelli riportati sul foglietto informativo, insorti dopo la vaccinazione. 28) CI SONO DELLE CONTROINDICAZIONI ALL’USO DEL VACCINO? Non dovrebbero usare il vaccino le persone che sono allergiche ai principi attivi o a uno qualsiasi degli eccipienti. Le persone che sviluppano sintomi di allergia dopo aver ricevuto una dose di vaccino non devono ricevere le dosi successive. La somministrazione del vaccino deve essere rimandata nelle persone con malattie febbrili in fase acuta o malattie giudicate clinicamente importanti. Tuttavia un’infezione minore, come una lieve infezione del tratto respiratorio, non rappresenta necessariamente una controindicazione al vaccino, anche se va comunque riferita al medico. Il vaccino deve essere somministrato con cautela in chi è affetto da disturbi della coagulazione, perché si può verificare un sanguinamento a seguito dell'iniezione intramuscolare. Non ci sono dati sull’uso del vaccino in persone con risposta immunitaria ridotta, al bisogno il medico vaccinatore farà una valutazione congiunta con gli specialisti che seguono il caso. Il vaccino non deve essere somministrato in gravidanza. Gli studi sul vaccino non hanno dimostrato problemi particolari per la madre o per il feto, ma l’evidenza è limitata e sono necessari ulteriori studi. Se una donna scopre di essere incinta dopo che ha fatto la prima dose di vaccino deve aspettare la fine della gravidanza prima di completare il ciclo vaccinale. 29) A CHI È RIVOLTA LA VACCINAZIONE? La vaccinazione è raccomandata e gratuita per le ragazzine nel dodicesimo anno di vita (dal compimento degli 11 anni fino al compimento dei 12 anni); infatti sappiamo che per essere il più efficace possibile il vaccino va fatto prima di avere il primo rapporto sessuale. L’unico modo per ottenere questo in una vaccinazione di massa è vaccinare ragazze all’inizio dell’adolescenza. Il vaccino è efficace anche per le ragazze e le donne fino a 25/26 anni che non hanno già avuto rapporti sessuali. Le ragazze e le donne che hanno già avuto rapporti sessuali possono avere un certo beneficio. Ma il beneficio sarà minore perché potrebbero avere o avere avuto un'infezione con un tipo di HPV contenuto nel vaccino. 30) IL VACCINO È OBBLIGATORIO? E’ GRATUITO? No, il vaccino non è obbligatorio. E’ raccomandato e gratuito per le ragazzine che sono nel dodicesimo anno di vita. Le donne che desiderano fare il vaccino fuori da questa fascia d’età possono farlo presso le Aziende Ospedaliere che hanno attivato ambulatori dedicati o acquistarlo in farmacia. È necessaria la prescrizione medica. 31) DOPO IL VACCINO NON BISOGNA PIÙ FARE IL PAP TEST (SCREENING)? No, sarà importante continuare a fare il Pap test di screening ogni tre anni a partire dai 25 anni perché il vaccino non può prevenire tutti i tumori del collo dell’utero. 33) STANNO FACENDO ALTRI STUDI SUL VACCINO? Sì, ci sono studi sull’efficacia del vaccino nelle donne sopra i 26 anni e nei maschi. Ci sono poi studi sull’effetto che il vaccino avrà sullo screening, sui suoi costi, su come sarà accettato dalle donne e su eventuali reazioni rare o a lungo termine.