Viaggi pastorali  Cuba
La visita di un Papa
conciliatore e i suoi frutti
Papa Benedetto a Cuba nella cronaca scritta per 30Giorni
dal cardinale arcivescovo di San Cristóbal de La Habana
del cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino
a visita apostolica di papa
Benedetto XVI a Cuba si è
svolta nel contesto della celebrazione dei quattrocento anni
dalla scoperta dell’immagine della
Vergine della Carità nelle acque
del mare vicino alla costa settentrionale della regione orientale
dell’isola. L’immagine fu portata
fra le montagne a sud della regione dove ci sono miniere di rame;
da questo, la devozione popolare
alla Virgen del Cobre.
La visita del Papa a Cuba è
stata preceduta da un pellegrinaggio missionario di un’immagine della Vergine della Carità
L
Il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino
accoglie Benedetto XVI all’aeroporto
internazionale “José Martí” dell’Avana,
a Cuba, il 27 marzo 2012
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In questa pagina, alcune immagini della messa celebrata da Benedetto XVI
in Plaza de la Revolución a L’Avana, il 28 marzo; a destra, il saluto
del presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri cubano,
Raúl Modesto Castro Ruz, al termine della cerimonia
molto venerata dal nostro popolo, che ha percorso più di trentamila chilometri attraverso campi,
città, villaggi e nuovi insediamenti umani. Centinaia di migliaia di
persone hanno partecipato a vere e proprie manifestazioni di fede. Ciò che colpiva non erano le
moltitudini, anche se straordinariamente numerose, ma era contemplare i volti, vedere i gesti di
pietà di uomini e donne, giovani,
adulti e bambini che si inginocchiavano, alzavano le braccia, si
facevano il segno della croce con
le lacrime agli occhi, e gridavano:
«Viva la Madonna» al passaggio
dell’immagine. È stata una grande missione nazionale che ci ha
permesso di evangelizzare nelle
piazze, nei giardini, per le strade
con macchine dotate di altoparlanti, distribuzione di volantini eccetera. Abbiamo constatato, in
questa missione, che la fede è
presente in una percentuale molto alta di cubani.
Alla fine della missione, nel
dicembre del 2011, è stata annunciata la visita del Santo Padre a Cuba.
La notizia è stata ricevuta con
una gioia straordinaria. La sua
presenza è venuta a confermare
questa fede del nostro popolo, a
chiarirla con la sua parola. La visita del Santo Padre al santuario
della Vergine della Carità a El Cobre è stata molto significativa e altamente apprezzata da tutti.
Il Papa, nelle sue parole, fin dal
suo arrivo nel nostro Paese, ha
fatto notare che veniva come Pellegrino della Carità «per confer- ¬
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mare nella fede i miei fratelli e incoraggiarli nella speranza». Erano
le parole giuste ed erano sentite
con emozione da tutti quelli che
avevano, come me, la fortuna di
accogliere il Successore di Pietro.
Il Santo Padre ha voluto sottolineare che la sua visita era in continuità con quella del beato Giovanni Paolo II. Quella visita pastorale cambiò la vita della Chiesa a
Cuba. La Chiesa cattolica ebbe allora le sue prime manifestazioni
pubbliche e le prime trasmissioni
televisive di cerimonie cattoliche.
Il mondo intero e gli stessi cubani
compresero che la Chiesa era viva, che aveva continuato a essere
presente in tanti anni di difficoltà
e di silenzio. Dopo quell’evento si
cominciò a celebrare il Natale come festa civile, vi furono interventi radiofonici di vari vescovi in alcune date importanti; la copertura mediatica della morte e dei funerali di Giovanni Paolo II fu veramente impressionante.
Da quel momento cominciano a farsi frequenti le apparizioni
del Papa alla televisione per Natale, Pasqua e in altre occasioni,
come la Via Crucis del Venerdì
Santo; le pubblicazioni della
Chiesa si diffondono e sono molto apprezzate. Dopo quella visita, viene permesso l’ingresso nel
Paese al personale religioso, sacerdoti e donne e uomini consacrati, e la Chiesa ha la possibilità
di celebrare pubblicamente la fede con processioni e altre cerimonie. Sono aperte “case di
preghiera” in centinaia di luoghi,
dove i fedeli si riuniscono per la
catechesi, la celebrazione della
santa messa e altre attività.
La Chiesa aspira ora a rendere sistematica la sua presenza nei
media, soprattutto alla radio e alla televisione.
La Chiesa, in questi ultimi anni, ha incrementato la sua attività sociale attraverso la Caritas,
che ha un grande volontariato
nazionale. In caso di uragani,
l’intervento della Caritas è effica50
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A destra, Benedetto XVI
presiede la santa messa
nella solennità
dell’Annunciazione
del Signore, in occasione
del quarto centenario del
ritrovamento della statuetta
della Virgen de la Caridad
del Cobre. La piccola scultura
lignea, rinvenuta nel 1606
da tre pescatori
nelle acque della Bahía
de Nipe e conservata
nel Santuario nazionale,
è stata per l’occasione
esposta in Plaza Antonio
Maceo a Santiago de Cuba
il 26 marzo
Il Papa, nelle sue parole, fin dal suo
arrivo nel nostro Paese, ha fatto notare
che veniva come Pellegrino della Carità
«per confermare nella fede i miei fratelli
e incoraggiarli nella speranza»
ce e rapido nella distribuzione di
aiuti che arrivano dai Paesi stranieri e di quanto la Chiesa a Cuba porta in queste circostanze.
La Caritas ha molte mense
nelle chiese parrocchiali e altri
locali per persone della terza
età. Ha anche asili nido per
bambini da uno a cinque anni,
appartenenti a famiglie irregolari, in diverse località del Paese.
Questa attività assistenziale della Caritas è molto apprezzata
dalla popolazione.
Due anni fa la Chiesa, di
fronte ai conflitti sorti con le
mogli dei carcerati, che manifestavano perché i propri mariti
fossero liberati, si rivolse al gover no per esprimere la sua
preoccupazione e fu invitata a
mediare con quelle donne, a
chiedere loro che formulassero
le proprie richieste e desideri.
Fra le altre cose, esse proposero al cardinale che i mariti fossero mandati in un altro Paese
perché era «preferibile essere
separati dal mare piuttosto che
dalle grate del carcere».
Queste proposte furono portate a conoscenza del governo
che decise la scarcerazione di
cinquantatré detenuti nella primavera del 2003, facendoli
uscire dal Paese verso la Spagna, che li accolse con i loro familiari. Dei cinquantatré scarcerati, dodici rimasero a Cuba per
loro desiderio e, in seguito, uno
di essi si recò negli Stati Uniti. Si
andò avanti fino alla liberazione
di oltre centoventi detenuti per
motivi politici. Alcuni di questi
erano stati in carcere per diversi
anni. L’arcivescovado dell’Ava-
La visita di un Papa conciliatore e i suoi frutti
Sotto,
fedeli cubani
per le strade
di Santiago
de Cuba
attendono
il passaggio
di Benedetto XVI
in Plaza Antonio
Maceo,
il 26 marzo
na riceve richieste da parte di familiari di detenuti e, se si tratta
di casi di prigionieri per motivi di
coscienza o per motivi politici,
abbiamo la possibilità di presentarli alle autorità.
Dopo la scarcerazione del numero di prigionieri sopra citato
non sono stati presentati nuovi
ricorsi di questo genere.
Dobbiamo ricordare che la
pastorale carceraria, che si occupa di ogni genere di prigionieri, è ben organizzata: si lavora
con le famiglie dei detenuti, vi
sono visite regolari in carcere,
con catechesi e celebrazioni dell’Eucaristia.
Papa Benedetto XVI era
informato sullo sviluppo della vita della Chiesa dopo la visita del
beato Giovanni Paolo II. Per
questo ha voluto camminare sulle orme lasciate da quel viaggio
pontificio. Nella sua omelia a
L’Avana, il Papa ha toccato il tema della verità, l’unica sulla quale – ha detto – è possibile fondare
un’etica che sia accettata da tutti. Ha annunciato Gesù Cristo
come la verità e ha fatto notare,
fedele allo spirito del suo pontificato, le perplessità dell’uomo di
fronte alla verità, come Pilato
che «aveva davanti a sé la Verità»
e non la vedeva in Cristo. Il Papa
ha insistito sulla razionalità della
fede davanti a quanti arbitrariamente oppongono fede e ragione. Tutte queste precisazioni acquistano una rilevanza particolare da noi.
Ha indicato nella verità il fondamento della libertà e ha fatto
riferimento ai passi che sono stati fatti a Cuba rispetto alla libertà
religiosa, auspicando che si
estendano sempre di più le sue
possibilità.
In proposito, ha fatto riferimento sia alla partecipazione
della Chiesa nel campo dell’educazione sia a quella dei cristiani
nella costruzione della società. Il
Papa ha chiesto – al momento
del congedo – che nessuno si
senta impedito a prendere parte
a questo appassionante compito
«per limitazione delle proprie libertà fondamentali, né si senta
esonerato da esso per negligenza o carenza di mezzi materiali».
Il Papa invitava così tutti i cubani a partecipare alla costruzione di «una società di ampi orizzonti, rinnovata e riconciliata»,
superando qualsiasi difficoltà e
ostacolo in questo impegno.
Ha augurato che la luce del
Signore, che ha brillato con fulgore nei giorni della sua presenza fra noi, non si spenga e aiuti
tutti a rafforzare la concordia e a
«far fruttificare il meglio dell’anima cubana, i suoi valori più nobili, sui quali è possibile fondare
una società rinnovata e riconciliata». Il Santo Padre ha precisato che la situazione che Cuba vive «risulta aggravata dalle misure economiche restrittive imposte dal di fuori del Paese, che
pesano negativamente sulla popolazione».
Riassumendo, il Papa ha fatto
un appello per eliminare, nella
dimensione nazionale e internazionale, «posizioni inamovibili e
punti di vista unilaterali», proponendo di non fermarsi nel cammino del dialogo paziente e sin¬
cero che genera speranza.
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Viaggi pastorali  Cuba
Il Papa ha fatto riferimento ai cambiamenti
di modello socioeconomico necessari a Cuba
e ha detto che noi cristiani dobbiamo appoggiare
questa ricerca «con pazienza e in modo
costruttivo, evitando traumi»
Nelle sue prime parole su
Cuba, sull’aereo che lo conduceva in America, il Papa ha fatto riferimento ai cambiamenti di
modello socioeconomico necessari a Cuba e ha detto che
noi cristiani dobbiamo appoggiare questa ricerca «con pazienza e in modo costruttivo,
evitando traumi». È un giusto
suggerimento, perché qualsiasi
salto brusco o violento produce
traumi sociali che lasciano impronte negative nei popoli.
Il Santo Padre, fedele al suo
programma fondamentale come
Successore di Pietro – quello che
ha presentato ai cardinali riuniti
per il conclave quando ha spie52
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gato di aver scelto il nome di Benedetto perché il suo ultimo antecessore che aveva portato questo nome era stato un Pontefice
conciliatore – è venuto a Cuba
facendo veramente onore al
progetto conciliatore del suo
pontificato, e lo ha fatto senza
tacere la verità, con chiarezza e
all’altezza programmatica del
suo sommo ministero.
Sentiamo fin d’ora che l’orma del suo passo ha segnato il
popolo cubano, profondamente
colpito dalla mitezza e dalla
bontà riflesse nelle parole e nei
gesti di papa Benedetto XVI,
che rappresentano una benedizione speciale per tutta la nazio-
Fedeli cubani accolgono
festosamente l’arrivo
di Benedetto XVI
in Plaza Antonio Maceo
a Santiago de Cuba,
il 26 marzo
ne cubana e per ciascuno di noi.
Questa visita del Santo Padre
nell’Anno giubilare mariano di
Cuba ci incoraggia e ci dà forza
nella celebrazione dell’Anno della fede che il Successore di Pietro propone con tanta sollecitudine alla Chiesa universale. Sarà
un’occasione speciale per approfondire la fede che abbiamo
constatato essere viva nel cuore
dei nostri fratelli cubani.
Rimane, dunque, un profondo sentimento di gratitudine e di
speranza nella nostra Chiesa a
Cuba e in tutto il nostro popolo
per la visita di papa Benedetto
XVI, e un ricordo commosso per
la sua presenza fra noi.
q
PAPA BENEDETTO AI BAMBINI MESSICANI
Prima di recarsi a Cuba dal 26 al 29 marzo, papa Benedetto XVI ha voluto
incontrare i bambini durante la sua visita pastorale in Messico,
svoltasi dal 23 al 26 marzo. Ecco il suo intervento, tenuto sabato 24 marzo
in Plaza de la Paz, a Guanajuato, capitale dell’omonimo Stato messicano
Cari bambini,
sono felice di potervi incontrare e di vedere i vostri volti
allegri che riempiono questa bella piazza. Voi occupate
un posto molto importante nel cuore del Papa. E in questo momento desidero che lo sappiano tutti i bambini del
Messico, particolarmente quelli che sopportano il peso
della sofferenza, lʼabbandono, la violenza o la fame, che
in questi mesi, a causa della siccità, si è fatta sentire fortemente in alcune regioni. Grazie per questo incontro di
fede, per la presenza festosa e la gioia, che avete
espresso con i canti. Oggi siamo pieni di giubilo, e questo è importante. Dio vuole che siamo sempre felici. Egli
ci conosce e ci ama. Se lasciamo che lʼamore di Cristo
cambi il nostro cuore, allora noi potremo cambiare il
mondo. Questo è il segreto della felicità autentica.
Questo luogo nel quale ci ritroviamo ha un nome
che esprime lʼanelito presente nel cuore di tutti i popoli:
“la pace”, un dono che proviene dallʼAlto. «La pace sia
con voi» (Gv 20, 21). Sono le parole del Signore risorto.
Le ascoltiamo in ogni messa, e oggi risuonano di nuovo qui, con la speranza che ciascuno si trasformi in seminatore e messaggero di quella pace per la quale Cristo donò la sua vita.
Il discepolo di Gesù non risponde al male con il male, bensì è sempre strumento del bene, araldo del perdono, portatore di allegria, servitore dellʼunità. Gesù
vuole scrivere in ognuna delle vostre vite una storia di
amicizia. Abbiatelo, allora, come il migliore dei vostri
amici. Egli non si stancherà di dirvi di amare sempre
tutti e di fare il bene. Voi lo ascolterete, se avrete sempre un rapporto assiduo con Lui, che vi aiuterà anche
nelle situazioni più difficili.
Benedetto XVI si affaccia dal balcone centrale del Palazzo
presidenziale di Guanajuato per un saluto e una benedizione
ai bambini
Sono venuto perché sentiate il mio affetto. Ciascuno
di voi è un regalo di Dio per il Messico e per il mondo. La
vostra famiglia, la Chiesa, la scuola e chi ha responsabilità nella società devono lavorare uniti perché voi possiate ricevere come eredità un mondo migliore, senza invidie né divisioni.
Per questo, desidero levare la mia voce invitando tutti
a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il
loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro
con fiducia.
Voi, miei piccoli amici, non siete soli. Contate sullʼaiuto di Cristo e della sua Chiesa per condurre uno stile di vita cristiano. Partecipate alla messa domenicale, alla catechesi, a qualche gruppo di apostolato, cercando luoghi
di preghiera, fraternità e carità. Così vissero i beati Cristobal, Antonio e Giovanni, i piccoli martiri di Tlaxcala, che
conoscendo Gesù, al tempo della prima evangelizzazione del Messico, scoprirono che non esiste tesoro più
grande di Lui. Erano piccoli come voi, e da loro possiamo
imparare che non esiste età per amare e servire.
Avrei il desiderio di trattenermi più tempo con voi, ma
devo già andarmene. Continueremo a rimanere uniti nella
preghiera. Vi invito, allora, a pregare sempre, anche a casa; così sperimenterete la gioia di parlare con Dio in famiglia. Pregate per tutti, anche per me. Io pregherò per voi,
perché il Messico sia un focolare nel quale tutti i suoi figli vivano in serenità e armonia. Vi benedico di cuore e vi invito
a portare lʼaffetto e la benedizione del Papa ai vostri genitori e fratelli, così come a tutti gli altri che vi sono cari. Che
la Vergine vi accompagni. Molte grazie, miei piccoli amici!
Benedetto XVI accolto da alcuni bambini al suo arrivo
all’aeroporto di Guanajuato, il 23 marzo
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