Responsabile: Dott. Massimo Valsecchi Redazione: NEWSLETTER N. 8 - 2014 D.ssa Giuseppina Napoletano [email protected] t Dott. Federico Gobbi [email protected] VARICELLA ED HERPES ZOSTER Dott.ssa Emma Conti [email protected] Dott.ssa Chiara Postiglione [email protected] Caso clinico Recapiti: tel. 045 8075918 – 5093 tel. 045 601 3563 Le newsletter e gli aggiornamenti in epidemiologia sono reperibili nel sito della Regione del Veneto al seguente indirizzo: http://www.regione.veneto.it/web/sanita /viaggiare-in-salute Nel sito del Dipartimento di Prevenzione ULSS 20 all’indirizzo: http://prevenzione.ulss20.verona.it/viagn ews.html Supporto tecnico: Lucrezia Tognon Andrea Comin Una infermiera di una struttura di ricovero per anziani si trova ad accudire un utente con una forma disseminata di herpes zoster. L’infermiera, di origini indiane, non ha mai avuto la varicella e di non è vaccinata per la malattia; tuttavia non le viene consigliato di effettuare tale vaccinazione. Circa 15 giorni dopo, l’infermiera manifesta i sintomi di varicella, con lesioni vescicolari molto diffuse. Il giorno dopo si reca al Pronto Soccorso con febbre alta e cefalea intensa. Viene ricoverata nel reparto di malattie infettive dove viene sottoposta a rachicentesi e inizia terapia con acyclovir endovena. I risultati dell’esame del liquor mostrano la presenza di virus varicella zoster. La paziente rimane in regime di ricovero 4 giorni, durante i quali riceve terapia antivirale endovena, che continua, dopo la dimissione, per via orale per altri 7 giorni. La paziente è guarita senza sequele. L’agente infettivo Il Varicella-zoster virus (VZV) è responsabile della varicella e dell’ herpes zoster; è patogeno solo per l’uomo ed appartiene alla famiglia degli herpesvirus di cui fanno parte anche il virus herpes simplex, il virus herpes B (che con il VZV fanno parte degli alfa herpes virus), il citomegalovirus, il virus responsabile dell’esantema critico (herpes virus 6) e l’herpes virus 7 che costituiscono i beta herpes virus; il virus di Epstein Barr e l’herpes virus associato al sarcoma di Kaposi o herpes virus 8 che sono i gamma herpesvirus. Il VZV, come gli altri herpes virus, contiene DNA a doppia elica; il virione, del diametro di circa 200 nm, è composto da un nucleocapside a simmetria icosaedrica circondato da un involucro ipoproteico (figure 1 e 2). Una finestra sul mondo Figura 1 rappresentazione di VZV Figura 2 rappresentazione di VZV con indicate le diverse componenti del virione Sono state identificate sette glicoproteine di membrana che rappresentano il primo target della risposta immunitaria sia anticorpale che cellulo-mediata. Soltanto il virione con involucro è infettivo, e tale involucro è facilmente degradato dai comuni detergenti, dal calore e dall’essiccamento; perciò il virus è poco resistente nell’ambiente esterno e il contagio avviene solo a seguito di contatto diretto. EPIDEMIOLOGIA Varicella L’uomo è l’unico serbatoio del VZV. La varicella è la conseguenza dell’esposizione di una persona non immune al virus e rappresenta la forma di infezione primaria. Il virus è presente nel nasofaringe e nelle vie respiratorie superiori delle persone infette. La trasmissione quindi è interumana da contatto diretto con le vescicole, inalazione di particelle di aerosol emesse dalle vie respiratorie dei soggetti infetti o più raramente dall’inalazione di particelle virali emesse dalle vescicole dei soggetti ammalati. 8 - 2014 – Varicella ed herpes zoster 2 Una finestra sul mondo E’ una malattia che predilige l’infanzia, con eguale distribuzione tra i due sessi; il 90% dei casi si manifesta in ragazzi con meno di 13 anni. Con l’implementazione delle vaccinazioni pediatriche in alcuni paesi si è avuto un netto calo dell’incidenza. E’ in certa misura endemica nella popolazione, con picchi epidemici stagionali principalmente tra la fine dell’inverno e la primavera. I pazienti sono contagiosi da 48 ore prima della comparsa delle vescicole fino a 4-5 giorni dopo la risoluzione delle stesse. E’ meno frequente, ma possibile, contrarre l’infezione primaria da un paziente affetto da herpes zoster. Vi sono molte dimostrazioni che le infezioni sub-cliniche siano frequenti, ma non è chiaro se queste servano a mantenere uno stato di immunità o se i soggetti con tali infezioni possono contagiare gli altri. Un secondo episodio di varicella, benché infrequente, è possibile soprattutto nei soggetti immunodepressi. Mentre in Europa e in nord America la malattia ha il picco di acquisizione in età infantile, nelle regioni tropicali dell’Asia si ha per lo più in età più adulta, ed è più frequente l’acquisizione intra-ospedaliera di personale sanitario. Per quanto riguarda l’Africa non si hanno molti dati a disposizione. Herpes zoster L’epidemiologia dell’herpes zoster è piuttosto differente. VZV, dopo la prima infezione, che si manifesta clinicamente come varicella, resta latente nei gangli spinali; la sua riattivazione porta all’herpes zoster, una malattia sporadica. E’ una malattia che può insorgere in tutte le età, e affligge il 20% della popolazione generale, principalmente anziani. Si verifica in persone con sierologia positiva per VZV, in particolare in persone che hanno avuto la varicella. La riattivazione dipende da un alterato equilibrio tra il virus e i fattori dell’ospite. La maggior parte dei pazienti che sviluppano lo zoster non riferiscono recente contatto con persona infetta da VZV al momento dell’insorgenza delle lesioni. La più alta incidenza è tra 5 e 10 casi per 1000 persone con più di 60 anni di età. Può manifestarsi nei primi 2 anni di vita in bambini nati da madre che ha avuto la varicella in gravidanza. MANIFESTAZIONI CLINICHE Varicella La varicella generalmente è una malattia benigna, autolimitantesi nelle persone immunocompetenti, la cui incidenza si è molto ridotta con la diffusione della vaccinazione. Il periodo di incubazione è di 10-23 giorni (in media 14); l’eruzione cutanea tipica può essere preceduta da astenia, febbricola, mialgie e talora da un rash scarlattiniforme fugace. Manifestazione tipica è l’esantema costituito inizialmente da piccole macule rosse, che in poche ore si trasformano in maculo-papule e quindi in vescicole rotondeggianti, pruriginose, che danno esito a croste. Le lesioni compaiono inizialmente al volto e al cuoio capelluto, poi si diffondono al torace e infine agli arti. Il numero degli elementi è variabile, da poche decine a migliaia. Caratteristica comunque è la sincronia dell’evoluzione con andamento a gettate successive, per cui in ogni area cutanea sono presenti lesioni in tutti gli stadi di sviluppo (il cosiddetto aspetto a cielo stellato) (figura 3). Le lesioni possono essere presenti anche sulla mucosa dell’orofaringe e della vagina. 8 - 2014 – Varicella ed herpes zoster 3 Una finestra sul mondo Figura 3 zona cutanea con lesioni in diversi stadi di evoluzione Il sito di infezione più frequente dopo la cute è il sistema nervoso centrale, per cui possono manifestarsi complicanze neurologiche come l’atassia cerebellare e l’encefalite. La prima è stata stimata insorgere in 1 su 4000 casi in bambini con meno di 15 anni di età. In genere compare una settimana dopo l’insorgenza dell’esantema, ma può comparire fino a 21 giorni dopo; si manifesta con atassia, vertigini, vomito, febbre, tremori e normalmente ha un esito benigno nei bambini e si risolve in 2-4 settimane. L’encefalite è la più grave complicanza neurologica della varicella; insorge nello 0,1-0,2% dei casi e si manifesta con depressione dello stato di coscienza e progressivo mal di testa, vomito, alterazioni del pensiero, febbre e convulsioni. La durata della malattia in questi pazienti è di circa 2 settimane; il quadro ha una mortalità che va dal 5 al 20%. Coloro che sopravvivono, nel 15% dei casi presentano sequele neurologiche. Altre complicanze possibili sono l’impetiginizzazione delle vescicole, da cui possono derivare cicatrici permanenti; la glomerulo nefrite da immunocomplessi, che ha per lo più un decorso favorevole; l’epatite clinicamente manifesta, la cheratite. Nell’1% circa dei casi, soprattutto nell’adulto, può manifestarsi la polmonite varicellosa che può dare un quadro clinico grave soprattutto nella gravida e negli immunodepressi. Categorie a rischio per complicanze gravi sono i bambini immunocompromessi (in particolare quelli affetti da leucemia), che possono presentare complicanze viscerali con una percentuale dal 30 al 50 %, e le donne in gravidanza. L’infezione materna nei primi 4 mesi di gravidanza può essere responsabile della comparsa nel 2% dei neonati, di una sindrome congenita caratterizzata da cicatrici cutanee nel 70% dei casi; lesioni oculari nel 65% dei casi; ipoplasia degli arti, piede equino-varo, assenza delle dita nel 50% dei casi; atrofia corticale associata a ritardo mentale nel 30-46% dei soggetti. Se la varicella è contratta nei 15 giorni antecedenti il parto, il 25% circa dei neonati presenterà l’esantema tipico. Quando la malattia materna si sviluppa tra il 5° giorno prima del parto e le 48 ore successive, la varicella ha un’evoluzione grave nel neonato per l’immaturità del sistema immunitario e la mancata trasmissione transplacentare di anticorpi protettivi (la letalità può raggiungere il 30%). Herpes zoster L’herpes zoster o fuoco di Sant’Antonio, è caratterizzata da una singola eruzione vescicolare con distribuzione dermatomerica. L’esantema, a volte preceduto da senso di malessere e febbre, inizia con piccole chiazze eritematose che presto si trasformano in maculo-papule e nei 2-3 giorni successivi in vescicole raggruppate e quindi in croste. 8 - 2014 – Varicella ed herpes zoster 4 Una finestra sul mondo L’evoluzione delle lesioni è rapida, ma le vescicole possono permanere 2-4 settimane, a causa del susseguirsi di nuove gettate eruttive. Il numero delle vescicole varia, ma in generale le manifestazioni appaiono più intense e prolungate negli anziani. La distribuzione dell’esantema nella grande maggioranza dei casi è unilaterale, localizzata ai dermatomeri corrispondenti all’area di innervazione del ganglio sensitivo interessato (figura 4). Zone più frequenti di manifestazione sono i dermatomeri medio-bassi (T3-T12), lombari alti (L1-L2) e oftalmico (V1). L’eruzione si accompagna ad intenso dolore di tipo urente e a topografia radicolare, talora con parestesie e ipoestesie, che persiste fino alla caduta delle croste, ma anche oltre; il dolore può comparire anche prima dell’esantema. Quando la malattia interessa la prima branca del trigemino, nel 30% dei casi circa, si verificano lesioni oculari: congiuntivite, cheratite a volte con sequele stabili, iridociclite con glaucoma secondario e panoftalmite. Figura 4 lesioni da herpes zoster con tipica distribuzione dermatomerica L’herpes zoster rappresenta una delle più frequenti infezioni opportunistiche osservate nei pazienti positivi per HIV, nello stadio in cui il deficit immunitario non è ancora marcato; in questo caso le lesioni cutanee interessano spesso più dermatomeri contemporaneamente. Le più frequenti complicanze dell’herpes zoster sono: • la nevralgia post-erpetica (il dolore tipico prosegue per mesi o per anni dopo la guarigione delle lesioni cutanee) • paralisi motoria di tipo flaccido di nervi spinali o cranici • neurite retro bulbare e neuro retinite (generalmente transitore) • sovra infezione batterica delle vescicole e della cheratite Nei soggetti immunodepressi si può verificare una disseminazione virale ematogena con zoster disseminato, zoster viscerale, e una encefalite derivante da danno ai vasi sanguigni cerebrali. DIAGNOSI Sia per la varicella che per l’herpes zoster la diagnosi viene fatta tramite la storia e l’esame obiettivo. Vanno differenziate da altre patologie come piodermiti (lesioni meno diffuse, mucosa orale risparmiata) herpes simplex disseminato (età più frequentemente neonatale, differente distribuzione e progressione delle vescicole). 8 - 2014 – Varicella ed herpes zoster 5 Una finestra sul mondo L’ esantema della varicella, con la presenza contemporanea di lesioni in diversi stadi di sviluppo, è molto caratteristico, inoltre la presenza di prurito e febbricola contribuisce ad arrivare alla diagnosi. La localizzazione e distribuzione delle lesioni vescicolari rende facile la diagnosi di herpes zoster. La conferma laboratoristica si può avere tramite l’isolamento del virus in colture di tessuti, insemenzando il liquido delle vescicole, oppure ricercando il DNA virale negli stessi campioni biologici con metodo PCR; si può effettuare ricerca di antigeni virali nelle cellule alla base della lesione con tecniche di immunofluorescenza o ricerca di anticorpi nel sangue. Gli esami di laboratorio comuni non forniscono elementi diagnostici di rilievo. TRATTAMENTO Varicella Nella grande maggioranza dei pazienti è sufficiente una terapia sintomatica con antipiretici e preparati topici o antistaminici per alleviare il prurito. Per la varicella è molto importante l’igiene della cute, che va lavata con sapone e soluzioni astringenti; importante tenere corte le unghie delle mani per evitare la sovrainfezione batterica di lesioni da grattamento. La terapia con Acyclovir (alla dose di 800 mg 5 volte al dì per os per 5-7 giorni o di 10 mg/kg ev per 3 volte al dì per 5-7 giorni) è indicata negli immunodepressi, nei casi di polmonite varicellosa, e nella donna gravida al terzo trimestre di gravidanza. Tale farmaco può anche ridurre la durata e l’intensità della sintomatologia negli adulti immunocompetenti, se iniziato entro 24 ore dalla comparsa dell’esantema e proseguita per 5-7 giorni. Altrettanto efficaci sono il valaciclovir ( 1 g 3 volte al dì per os per 5 giorni) e il famciclovir (500 mg 3 volte al dì per os per 5 giorni). Nei bambini immunocompetenti mancano dimostrazioni sicure circa la reale utilità del trattamento. Fino ai 12 anni di vita la somministrazione di acyclovir (20 mg/kg 4 volte al dì per os per 5 giorni) è raccomandata solo in caso di varicella grave (soggetti affetti da patologie croniche cutanee o polmonari). La gestione di una polmonite da varicella o di altre complicanze richiede efficaci cure di supporto in ambiente ospedaliero. Herpes zoster Nei soggetti immunocompetenti l’herpes zoster si risolve spontaneamente. La somministrazione di acyclovir 800 mg 5 volte al dì per os per 7-10 giorni riduce la durata dell’eruzione e l’intensità della sintomatologia dolorosa se iniziata entro 72 ore dalla comparsa delle lesioni. Risultati analoghi danno la brivudina (125 mg, 1 volta al giorno per 7 giorni), il valaciclovir (1 g 3 volte al dì per os per 7 giorni) e il famciclovir (500 mg 3 volte al dì per os per 7 giorni). Per il dolore possono essere utilizzati i comuni analgesici. I corticosteroidi hanno dimostrato efficacia nel ridurre il dolore post erpetico soprattutto nei pazienti di età superiore ai 50 anni. La nevralgia posterpetica è difficile da trattare; qualche risultato è stato raggiunto con amitriptilina, carbamazepina, desipramina o gabapentina. I soggetti immunocompromessi vanno trattati in ambiente ospedaliero per 7-14 giorni con acyclovir 10-12 mg/Kg ev 3 volte al dì o, nei casi meno gravi, con somministrazione orale. 8 - 2014 – Varicella ed herpes zoster 6 Una finestra sul mondo PREVENZIONE La profilassi con immunoglobuline si attua quando c’è un’anamnesi negativa per varicella e una significativa esposizione, nelle seguenti condizioni: • donne incinta sieronegative che hanno avuto un’ esposizione alla malattia; • neonati la cui madre ha manifestato la varicella tra i 5 giorni prima del parto e le 48 ore dopo; • leucemia, linfoma • immunodeficienza primitiva o secondaria • terapia immunosoppressiva Le immunoglobuline specifiche si somministrano per via intramuscolo alla dose di 125 U ogni 10Kg di peso, fino a un massimo di 625 Unità. LA VACCINAZIONE I vaccini contro varicella e herpes zoster sono entrambi costituiti da virus vivi attenuati (ceppo Oka); differiscono nel numero di unità virali per vaccino e nel volume dell’inoculo. Il vaccino per la varicella è disponibile come monovalente (solo varicella) o in combinazione con vaccino per morbillo-parotite-rosolia (MPR). Tutti i vaccini per varicella sono approvati per l’uso in soggetti di età > 12 mesi (un monovalente e 2 combinati sono stati approvati per bambini dai 9 mesi in alcuni paesi). Si somministra per via sottocutanea, ma ne è stata dimostrata l’efficacia anche per via intramuscolare. Il monovalente può essere somministrato in schema a dose singola e in schema a due dosi (0.5 ml per ogni iniezione) per i bambini. Per le persone di età superiore ai 13 anni sono raccomandate due dosi. Nello schema a 2 dosi, l’intervallo tra le dosi deve essere compreso tra 6 settimane e 2 mesi nei bambini tra i 12 mesi e i 12 anni di età, e tra le 4 e le 6 settimane per adolescenti e adulti. Il vaccino combinato può essere somministrato a soggetti di età compresa tra i 9 mesi e i 12 anni. La seconda dose va fatta almeno 4 settimane dopo la prima; è preferibile farla o dopo 6 settimane-3 mesi dalla prima, o quando il bambino ha 4-6 anni di età. Il vaccino monovalente è ben tollerato, i più comuni eventi avversi riportati sono lievi, come dolorabilità e rash nella sede di inoculo. Rare complicanze sono state individuate in soggetti immunodepressi. Nei bambini che ricevono il vaccino combinato MPRV si è osservata una maggiore frequenza di febbricola e dolorabilità e rash in sede di inoculo dopo la prima dose, anche rispetto ai bambini che ricevono i vaccini varicella e MPR nella stessa seduta vaccinale ma in differenti siti di inoculo. Sia il vaccino monovalente che il combinato possono essere somministrati senza problemi nella stessa seduta con altri vaccini previsti dal calendario delle vaccinazioni pediatriche. Il vaccino, se somministrato entro 3-5 giorni dal contatto con un caso, può essere efficace nel prevenire la malattia. Secondo l’ OMS, una campagna vaccinale contro la varicella deve mirare a raggiungere livelli di copertura >80%. Con percentuali di copertura inferiori si rischia di spostare l’età della maggiore incidenza della infezione più avanti, quando la malattia ha più probabilità di dare forme complicate. I Paesi che decidono di introdurre tale vaccinazione nell’infanzia, dovrebbero effettuare la prima dose tra i 12 e i 18 mesi; una sola dose ottiene l’obiettivo di ridurre la morbidità e la mortalità della malattia, ma per ridurre la circolazione del virus, è necessaria una seconda dose preferibilmente da 4 settimane a 3 mesi dopo la seconda. 8 - 2014 – Varicella ed herpes zoster 7 Una finestra sul mondo Il vaccino anti varicella è controindicato in persone con immunodeficienza congenita e acquisita.. Tuttavia, in alcuni casi, vista la severità con cui può manifestarsi la malattia in soggetti immunodepressi, può essere considerata l’opportunità di fare comunque un ciclo vaccinale in due dosi, con vaccino monovalente, avendo a disposizione acyclovir per trattare subito eventuali forme post vaccinali. Il vaccino è controindicato in gravidanza, e una eventuale gravidanza dovrebbe essere rimandata ad almeno 4 settimane dopo la vaccinazione. I viaggiatori non hanno un rischio aumentato rispetto alla popolazione generale di contrarre la varicella. Tuttavia, per i cooperanti che vanno a svolgere missioni sanitarie o a contatto con bambini e con anamnesi negativa per varicella, è consigliata la vaccinazione in 2 dosi. E’ disponibile dal 2006 un solo tipo di vaccino contro herpes zoster, che contiene lo stesso ceppo utilizzato nel vaccino per la varicella. E’ attualmente approvato in 60 Paesi, per la prevenzione dell’herpes zoster in soggetti immunocompetenti di età > 50 anni; è somministrato in dose singola con iniezione sottocutanea. Vista la recente introduzione del vaccino non si hanno ancora a disposizione informazioni sulla durata della protezione e sull’eventuale utilità di una dose di richiamo. Anche il vaccino per HZ è controindicato in soggetti fortemente immunodepressi. Può essere somministrato nella stessa seduta con altri vaccini (anti-influenzale, anti-pneumococco). Il calendario vaccinale della Regione Veneto prevede il vaccino MPRV o MPR+V all’età di 13 mesi, e un richiamo all’età di 5-6 anni. Il vaccino herpes zoster è consigliato a tutte le persone di età superiore ai 50 anni e offerto gratuitamente ai soggetti di tale età appartenenti a categorie a rischio (candidati a trapianto di midollo osseo o di organo solido non in condizione di immunodepressione, affetti da malattia infiammatoria cronica in terapia a basse dosi di immunosoppressori). Bibliografia • Moroni M., Esposito R., De Lalla F. Malattie Infettive 6° ed. Masson Editore pag 277-280 • Mandell, Douglas, and Bennett’s, Priniples and Practice of Infectious Diseases pag 1731-1737 • Weekly epidemiological record: Varicella and herpes zoster vaccines: WHO position paper, June 2014 20 JUNE 2014, 89th year / 20 JUIN 2014, 89e année No. 25, 2014, 89, 265–288 http://www.who.int/wer 8 - 2014 – Varicella ed herpes zoster 8