MICRO News U.O. di Microbiologia, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Università di Bologna Direttore: Prof. Maria Paola Landini Vol. 3. 4 , aprile 2010, a cura di Maria Paola Landini e Alessandra Moroni ___________________________________________________________________________________ Virus della varicella-zoster: chi ha avuto la varicella o si è fatto vaccinare può non essere protetto La varicella è una malattia infettiva altamente contagiosa (si trasmette per via aerea) causata da un virus a DNA (il virus della Varicella zoster, VZV), appartenente alla famiglia Herpesviridae. In Italia si registrano circa 500.000 casi all’ anno soprattutto nei bambini tra i 5 e i 10 anni. Durante la fase acuta della infezione il virus infetta le terminazioni nervose e risale per via centripeta raggiungendo uno o più gangli sensitivi dei nervi spinali e/o dei nervi cranici, rimanendo latente in quella sede per tutta la vita dell’ individuo. Il 20% circa dei soggetti che ha sofferto di varicella durante l’ infanzia, va incontro, durante la vita adulta, ad uno o più riattivazioni dell’ infezione latente che va sotto il nome di zoster. Il ricordo individuale di varicella non è, però, un dato di certezza per cui un 5-10% di coloro che ricordano di averla avuta, in realtà non hanno immunità specifica. L’infezione può essere prevenuta con il vaccino (1 dose per i bambini, 2 dosi per gli adolescenti) che è costituito da virus vivo attenuato e che è efficace nel 70-80% dei casi. Anche tra i vaccinati, quindi, vi sono molti soggetti che non sono protetti. Considerata la maggior gravità della malattia all’aumentare dell’età, la vaccinazione degli adulti suscettibili rappresenta un’azione prioritaria, soprattutto per le persone che per motivi professionali hanno un maggior rischio di acquisire l’infezione (come il personale scolastico) o trasmetterla a persone in fragili condizioni di salute (come gli operatori sanitari). Recentemente sono stati dimostrati (anche in Italia) episodi di infezione nosocomiale da VZV causati da operatori sanitari che avevano contratto la varicella dai loro figli o da pazienti (spesso geriatrici) che soffrivano di zoster. Nella maggior parte dei casi si trattava di soggetti che pensavano di essere protetti per aver avuto la varicella o per essersi fatti vaccinare. Ecco il motivo per cui ci si appresta a verificare la presenza di immunità (presenza di IgG specifiche) negli operatori sanitari che operano nei reparti particolarmente a rischio. Presso la UO di Microbiologia il dosaggio delle IgG anti-VZV viene eseguito con metodo immunoenzimatico in micropiastra a “doppio pozzetto” sensibilizzata cioè sia con antigeni virali inattivati ottenuti da colture cellulari infettate (pozzetto Ag) sia con cellule non infettate (pozzetto Controllo). Questo accorgimento permette di evidenziare eventuali attacchi aspecifici dei campioni di siero o plasma esaminati. Il risultato, espresso in index (<0.9 = Negativo; 0.9 – 1.2 = Border line; >1.2 = Positivo), anche se si dovesse dimostrare debolmente positivo, sarebbe indicativo di un avvenuto “contatto”con il virus. Il dosaggio delle IgM anti-VZV eseguito con la tecnica di immunofluorescenza indiretta è riservato invece a casi particolari legati ad eventuali dubbi clinici. Per ogni chiarimento in merito si faccia riferimento ai seguenti recapiti: 051/6364516 – 051/4290913; e-mail: [email protected]