1 Quadro d`insieme Raggruppamenti principali per tipologia di beni

L’INTERSCAMBIO COMMERCIALE
TRA L’ITALIA E IL RESTO DEL MONDO NEL 2010
Quadro d’insieme
Nel 2010 le esportazioni italiane di merci sono aumentate del 15,7% e le importazioni del 22,6%
rispetto al 2009; il deficit commerciale ha raggiunto 27,3 miliardi di euro, contro 5,9 miliardi del 2009. Al
netto di petrolio greggio e gas naturale, l’avanzo si è ridotto di 10 miliardi (da 35,1 nel 2009 a 25,1).
Entrambi i flussi sono ancora al di sotto dei valori massimi raggiunti nel 2008: le esportazioni
rappresentano il 91,5% e le importazioni il 95,5%; il deficit è invece più che raddoppiato.
L’aumento in valore è dovuto sia ai maggiori volumi esportati (+ 9,1%) ed importati (11,1)% sia agli
incrementi dei valori medi unitari: +6,1% all’export e +10,3% all’import.
I flussi commerciali hanno registrato variazioni positive in tutti i raggruppamenti principali di industria.
Dal lato dell’export, l’energia ha fatto registrare il maggiore incremento tendenziale (59,1%); ad esso
hanno concorso sia i maggiori volumi esportati (+19,3%) sia soprattutto l’aumento dei valori unitari
(33,4%). Gli aumenti delle altre tipologie di beni: prodotti intermedi (+17,6%), beni strumentali (+11,9%),
beni di consumo (+12,8%), sono invece prevalentemente dovuti ai volumi esportati.
All’import sono i prodotti intermedi la tipologia che è cresciuta di più (37,7%), soprattutto a causa dei
maggiori volumi (+22,7%), ma anche i valori medi unitari hanno subito un rilevante aumento (12,2%).
L’energia è al secondo posto (29,8%), l’incremento è in larga misura dovuto ai valori medi unitari
(+23,9% a fronte di un +4,8% dei volumi); seguono i beni di consumo (11,8%) e i beni strumentali
(10,9%).
Raggruppamenti principali per tipologia di beni: variazioni
percentuali 2010 su 2009
70
60
50
40
30
20
10
0
Beni di
consumo
durevoli
Beni di
consumo non
durevoli
Beni
strumentali
Esportazioni
Prodotti
intermedi
Energia
Importazioni
Fonte: elaborazioni ICE su dati Istat
1
Nel confronto tra il 2010 e il 2009, le esportazioni sono aumentate in tutti i settori (eccetto il settore
residuale altri prodotti nca); nel manifatturiero l’aumento è stato del 16,3% e i maggiori incrementi si
sono registrati per coke e prodotti petroliferi raffinati (57,7%) e prodotti chimici (26,2%). Tra i settori di
punta del Made in Italy, il migliore risultato è quello degli articoli in pelle e simili (18,1%), mentre
abbigliamento (7%) e mobili (6,3%) sono agli ultimi posti e la crescita della meccanica è stata solo del
9,2%, anche se ha nettamente accelerato negli ultimi tre mesi. All’import, spiccano gli aumenti dei
metalli di base e prodotti in metallo, di coke e prodotti petroliferi raffinati, dell’elettronica e del petrolio
greggio, tutti all’incirca pari o superiori al 40%.
Le cessioni verso i paesi Ue sono cresciute del 14,9%, gli acquisti del 17,2%. Verso l’extra Ue
l’aumento delle esportazioni è stato del 16,7%, quello delle importazioni del 29,8%. I flussi con i paesi
extra Ue si sono quindi mostrati più dinamici sia in entrata sia in uscita, ma la differenza è
particolarmente rilevante per l’import.
L'interscambio Ue ed extra Ue 2010
(valori in migliaia di euro)
250.000.000
200.000.000
150.000.000
Esportazioni
Importazioni
100.000.000
Saldi
50.000.000
0
Paesi UE
Paesi extra Ue
-50.000.000
Fonte: elaborazioni ICE su dati Istat
Nonostante l’aumento delle esportazioni sia stato maggiore verso le destinazioni extraeuropee, il peso
dell’Ue sulle esportazioni italiane è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2009, al 57% circa.
Considerando le sole esportazioni manifatturiere, la cui crescita percentuale verso l’Unione europea e
verso il resto del mondo è stata all’incirca la stessa (pari a poco più del 16%), il peso dell’extra Ue è
invece aumentato.
I prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca e i prodotti dell’estrazione di minerali da cave e
miniere costituiscono nel 2010 il 35%, delle importazioni extra Ue, mentre sulle importazioni dall’Ue
incidono soltanto per il 5,7%. La maggiore dinamica delle importazioni dai paesi extra Ue rispetto a
quelle dall’Ue è quindi in parte causata dal peso più rilevante delle importazioni di materie prime (il cui
aumento in valore nel 2010 è prevalentemente dovuto ai forti rincari subiti, accompagnati da un più
modesto incremento delle quantità importate). Ma anche considerando soltanto il manifatturiero,
l’aumento percentuale delle importazioni dall’extra Ue è stato pari a oltre il 30% a fronte del 17% degli
acquisti dall’Ue.
2
Guardando ai risultati per paesi di destinazione, i maggiori incrementi percentuali dell’export italiano nel
2010 si sono avuti nel Mercosur (47,6%), in Turchia (42%) e Cina (30%); dal lato dell’import la Cina
(48%) si colloca al primo posto seguita dai paesi OPEC (36%).
I principali mercati di destinazione delle esportazioni italiane
Considerando i principali partner dell’Unione, si registra una ripresa delle esportazioni italiane superiore
alla media in Germania (18,6%), Regno Unito (21,1%) e Spagna (17,5%), paesi in cui nel 2009 la
riduzione era stata particolarmente forte.
Composizione delle esportazioni italiane nel 2010: Unione
europea e Paesi extra Ue
R
2,3
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Fonte: elaborazioni ICE su dati Istat
La Germania, cui si è diretto il 13% dell’export complessivo nel 2010 (e il 23% delle vendite nell’Ue) si
conferma il più importante mercato di sbocco. Tra i settori di maggiore incidenza sulle esportazioni in
questo paese, si evidenzia la forte variazione positiva dei metalli di base e prodotti in metallo (40%),
che segue al crollo del 2009, e delle sostanze e prodotti chimici (39%), in cui le esportazioni italiane
hanno toccato un massimo storico. La ripresa dell’economia tedesca ha avuto invece effetti ancora
abbastanza contenuti per le esportazioni dei mezzi di trasporto (+ 15,6%), a fronte di un calo del 26%
nel 2009, e delle macchine ed apparecchi meccanici (+ 10,3%, mentre nel 2009 erano calate di oltre il
25%). Le vendite di prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori, per i quali la Germania è il
secondo mercato di destinazione dopo la Francia, sono cresciute del 13%, una ripresa solo parziale
dopo i decrementi subiti nel 2008 e 2009. Invece, benché la dinamica dei prodotti alimentari, bevande
e tabacco possa apparire modesta (7% circa), avendo questo settore mostrato una sostanziale tenuta
nel corso del 2009, il livello raggiunto nel 2010 rappresenta un nuovo massimo. Si evidenzia anche il
successo dei prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca (+23,6%) che, non solo hanno
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recuperato rispetto al 2009, ma sono anch’essi ai massimi livelli storici; la Germania assorbe più di un
quarto dell’ export dell’Italia relativo al settore primario, grazie principalmente alle importazioni di
ortofrutta.
All’aumento delle esportazioni nel Regno Unito contribuiscono soprattutto i risultati positivi dei due
settori di maggior peso: le macchine ed apparecchi meccanici (+22%) e i mezzi di trasporto (+70%), su
questa variazione così ampia influisce in misura determinante il comparto navi e imbarcazioni, che
tipicamente presenta una grande variabilità di anno in anno. L’aumento nel comparto autoveicoli è stato
anch’esso assai rilevante (43%). La crescita dei prodotti alimentari, bevande e tabacco, per i quali il
Regno Unito costituisce un mercato di primaria importanza, è stata poco elevata (6,7%) ma, data la
riduzione contenuta subita nel 2009, il valore ha già superato il livello del 2008. E’ stata positiva la
performance delle esportazioni nel Regno Unito di articoli di abbigliamento (+ 19% circa) che
complessivamente hanno invece mostrato un andamento poco dinamico.
Alla crescita in Spagna ha invece dato il maggiore contributo il coke e prodotti petroliferi raffinati
(+69%), il principale settore dell’export italiano verso questo paese, il Tra gli altri settori più importanti
spicca anche il risultato dei metalli di base e prodotti in metallo (+25%). L’aumento dei prodotti tessili e
dell’abbigliamento, pelli e accessori è stato del 10%, insufficiente a compensare le riduzioni subite nel
2008 e 2009; particolarmente modesto il risultato del settore abbigliamento: 2,6%, sicuramente
penalizzato dalle perduranti difficoltà di ripresa dell’economia spagnola.
Le esportazioni italiane verso la Francia, che si è confermata il secondo mercato di destinazione, sono
aumentate del 14,9%. Considerando i settori di maggior peso, si riscontrano variazioni positive
superiori alla media per i metalli di base e prodotti in metallo (24%) e i mezzi di trasporto (21,5%) e
nettamente inferiori per le macchine ed apparecchi meccanici (6,6%). Le vendite di prodotti tessili e
dell’abbigliamento, pelli e accessori, per i quali la Francia costituisce il nostro principale mercato di
sbocco, hanno registrato nel complesso un aumento del 15%; all’interno di questo settore, il risultato
migliore è quello degli articoli in pelle, cresciuti di oltre il 20%.
Le esportazioni verso la Polonia, un mercato che negli anni precedenti la crisi si era dimostrato molto
ricettivo verso i prodotti italiani, sono cresciute solo del 7,6% (dopo una diminuzione di circa il 19% nel
2009). Questo modesto risultato appare dipendere in larga misura dall’andamento sfavorevole dei due
principali settori di esportazione: le macchine ed apparecchi meccanici (+0,5%) e i mezzi di trasporto (0,3%); spicca in particolare la riduzione nel comparto degli autoveicoli (-6,6%). I metalli di base e
prodotti in metallo (al terzo posto per il peso sull’ export) registrano una variazione positiva di quasi il
18%.
Guardando ai principali mercati al di fuori dell’Unione europea (considerati in ordine di importanza per
l’export italiano), le esportazioni verso gli Stati Uniti sono aumentate del 19,4%. Registrano un buon
risultato i beni del sistema moda, per i quali gli Stati Uniti sono il principale mercato extra europeo e che
nel 2009 sono stati fortemente penalizzati dalla crisi. Gli articoli in pelle sono cresciuti del 27%, i tessili
del 25%; gli articoli di abbigliamento di oltre il 17%. Considerando i due settori di maggior peso, ad un
aumento del 31% dei mezzi di trasporto si contrappone una diminuzione dello 0,3% delle macchine ed
apparecchi meccanici.
All’incremento delle esportazioni verso la Svizzera, pari al 18,4%, dà un contributo essenziale la
sostenuta dinamica dei metalli di base e prodotti in metallo (46%), il settore che incide di più, e degli
articoli farmaceutici (21,5%). L’aggregato dei prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori, per i
quali la Svizzera rappresenta il nostro terzo mercato di sbocco, mostra una dinamica molto moderata
(+4,7%, a fronte di un calo del 18% nel 2009), su cui pesa in particolare il risultato negativo
dell’abbigliamento (-6,2%). Particolarmente positivo, invece, l’andamento dei prodotti delle altre attività
manifatturiere (34%), soprattutto dovuto alla gioielleria, bigiotteria; pietre preziose lavorate per cui
la Svizzera ha rappresentato nel 2009 la nostra seconda destinazione a livello mondiale1.
1
Al primo posto c’erano gli Emirati Arabi Uniti. I dati per il 2010 non sono ancora disponibili a questo livello di dettaglio.
4
Le nostre esportazioni verso la Cina sono concentrate nel settore delle macchine ed apparecchi
meccanici, che ne costituiscono oltre il 47% nel 2010. L’export verso la Cina in questo settore non
era diminuito neanche nel 2009 ed è cresciuto del 36% nel 2010; l’aumento è stato del 60% per i
mezzi di trasporto (che pesano per il 5%). Sono stati molto positivi anche i risultati dei settori del
sistema moda, in particolare degli articoli di abbigliamento (42%) e degli articoli in pelle e simili
(35%) che hanno un peso ancora limitato, ma in crescita, sull’export verso la Cina. Questo
mercato, che da anni suscita grandi attenzioni ed attese per la sua potenziale vastità, non era stato
finora in grado di rappresentare un concreto sbocco alternativo per le nostre produzioni; questi
risultati potrebbero essere un primo segnale dell’apertura tanto auspicata ai beni del lusso
accessibile del made in Italy.
Il successo delle esportazioni italiane in Turchia è condiviso da numerosi settori. Tra i principali,
spiccano gli aumenti delle macchine ed apparecchi meccanici (58%), dei mezzi di trasporto
(56,5%) e specialmente degli autoveicoli (128%), di coke e prodotti petroliferi raffinati (102%), dei
metalli di base e prodotti in metallo (36%) e dei prodotti chimici (32%).
Anche il mercato russo, molto promettente negli anni recenti fino al 2008 sia per i beni di consumo sia
per i beni strumentali italiani, è ancora lontano dai livelli del 2008, ma le esportazioni hanno mostrato
un’accelerazione negli ultimi mesi del 2010, che ha portato la crescita complessiva sull’anno
precedente al 23%. Il maggiore aumento percentuale si è avuto nel settore dei mezzi di trasporto,
+181% (e in particolare degli autoveicoli); le esportazioni di macchine ed apparecchi meccanici (che
costituiscono oltre un quarto delle nostre vendite in Russia) sono cresciute del 21%. Sono positivi
anche i risultati per alimentari e tessili, mentre l’export dell’abbigliamento (+1,8% nel 2010), dopo anni
di sostenuti incrementi, che avevano fatto della Russia il secondo mercato di sbocco nel 2008, non ha
mostrato significativi segni di ripresa rispetto al crollo subito nel 2009. Addirittura negativi sono i risultati
dei mobili (al calo del 35% nel 2009, è seguita una ulteriore erosione del 2,7%).
Guardando al Mercosur, i due settori che più pesano sul nostro export, le macchine ed apparecchi
meccanici (che costituiscono oltre un terzo delle esportazioni italiane), mostrano una crescita del 39%,
inferiore alla media, ma comunque di grande rilievo; i mezzi di trasporto invece sono aumentati di oltre
il 60%; Tra i settori di peso minore, spicca l’aumento degli articoli farmaceutici, pari al 95%, dei metalli
di base e prodotti in metallo (48,5%), dei prodotti chimici (44,5%).
I dati disponibili non consentono ancora di conoscere il consuntivo annuale settoriale per i singoli paesi.
I dati parziali, relativi al periodo gennaio-novembre 2010, evidenziano aumenti percentuali molto elevati
per tutti i paesi con l’eccezione del Venezuela, le cui importazioni dall’Italia sono diminuite del 5%. Le
esportazioni verso il Brasile, che hanno un’incidenza di oltre i due terzi, sono cresciute del 45%; quelle
verso l’Argentina (il secondo paese con un peso del 17%) sono salite del 62%.
Le esportazioni verso l’India sono aumentante del 24%. Le macchine ed apparecchi meccanici
accentrano oltre il 42% del nostro export; la crescita del 2010, pari al 25% ha più che compensato il
calo del 2009. Guardando agli altri due principali settori, le esportazioni di metalli di base e prodotti in
metallo sono calate del 3%, mentre quelle di mezzi di trasporto sono più che raddoppiate (grazie
soprattutto all’andamento del comparto navi e imbarcazioni). Tra i beni del sistema moda cresce
soprattutto l’abbigliamento, ma il suo peso è ancora esiguo.
I principali fornitori dell’Italia
Considerando i quattro principali partner commerciali dell’Italia nell’Unione europea, si rileva una
crescita delle importazioni italiane più cospicua dalla Spagna (+24%) e dal Regno Unito (+23%), che
non da Germania (17%) e Francia (15,3%).
All’aumento delle importazioni dalla Spagna contribuiscono tutti i settori di maggiore peso: i metalli di
base e prodotti in metallo (+ 82%), i prodotti chimici (46%), gli alimentari, bevande e tabacco (25%); la
sola eccezione riguarda i mezzi di trasporto, che registrano una lieve flessione.
5
I maggiori aumenti delle importazioni dal Regno Unito si riscontrano per le materie prime minerarie
(164%) e il settore energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (105%), che insieme hanno un
peso di oltre il 20%; seguono, considerando solo i principali comparti, gli autoveicoli (+26%) e
l’elettronica (+20%).
La Germania si conferma il nostro più importante fornitore estero, da sola incide per il 16% sul nostro
import dal mondo nel 2010 (e il 29% sui nostri acquisti dall’Ue). Le nostre importazioni di mezzi di
trasporto, il settore di maggiore incidenza, evidenziano però una lieve erosione (-0,7%), la variazione
negativa del comparto autoveicoli è ancora più pronunciata (-2%). Considerando gli altri principali
settori di importazione, i prodotti chimici sono cresciuti del 24,5%, le macchine ed apparecchi meccanici
di quasi il 19%, computer, apparecchi elettronici e ottici del 70%, i metalli di base e prodotti in metallo
del 26%. In tutti questi settori la Germania è il nostro primo mercato di approvvigionamento, con
l’eccezione dei computer, apparecchi elettronici e ottici, in cui si colloca al secondo posto dopo la Cina.
Composizione de lle importazioni italiane ne l 2010:
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Fonte: elaborazioni ICE su dati Istat
Considerando i principali fornitori extraeuropei2 in ordine di importanza, le importazioni dalla Cina
hanno registrato rilevanti incrementi in quasi tutti i settori, anche se gli aumenti dell’elettronica (98%),
che costituisce quasi un quarto dell’import italiano, dei mezzi di trasporto (124%) e dei metalli di base e
prodotti in metallo (64%) sono tra i più eclatanti. L’aggregato prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e
accessori, che incide poco meno del 24%, è cresciuto invece solo del 19%.
2
Vale l’avvertenza che le tavole paese/settori Ateco pubblicate dall’Istat sono al momento disponibili solo per un numero
limitato di paesi e aree e che quindi non ci sono ancora rilevazioni dettagliate per alcuni paesi di particolare rilievo per
l’import italiano, quali, ad esempio, la Libia e l’Algeria.
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L’aumento dell’import dai paesi OPEC appare tutto concentrato nei prodotti dell’attività mineraria
(+33,5%) che incidono per l’84% sulle importazioni italiane, e nel settore coke e prodotti petroliferi
raffinati (+36%), che ha un peso del 6,5%. Le importazioni dagli altri settori hanno un’incidenza del tutto
esigua, con l’eccezione di quelle dei prodotti chimici, che pesano il 2,7% e sono cresciute anch’esse di
oltre il 36%.
L’incremento delle importazioni dalla Russia è stato molto contenuto (7,7%), ma è interessante notare
come per i prodotti dell’attività mineraria, che da soli costituiscono quasi i due terzi del nostro import, si
sia registrata una riduzione (-10%), mentre per i prodotti delle attività manifatturiere c’è stato un
aumento del 63,5%, dovuto essenzialmente ai due settori principali: coke e prodotti petroliferi raffinati
(55,6%) e metalli di base e prodotti in metallo (73%).
Le importazioni dagli Stati Uniti sono aumentate del 17%; in particolare la farmaceutica, il settore di
maggiore incidenza sul nostro import (18%), ha registrato un risultato superiore alla media (23%).
Le importazioni dall’India che hanno ancora un’incidenza poco rilevante, nel 2010 sono aumentate del
31%. L’aggregato prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori, che costituisce oltre il 28%
dell’import italiano è cresciuto meno del 15%, frenato specialmente dal modestissimo risultato
dell’abbigliamento (+0,8%), ma gli incrementi maggiori si sono concentrati in altri settori di rilievo come
coke e prodotti petroliferi raffinati (+232%), prodotti chimici (48%), elettronica (272%). Le importazioni di
autoveicoli si sono invece fortemente ridotte (-26%).
Attivi e deficit di bilancia commerciale
Nel 2010 l’Italia presenta i maggiori saldi positivi con Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Svizzera.
Gli attivi con gli Stati Uniti e il Regno Unito si sono accresciuti rispetto al 2009, pur restando lontano dai
livelli raggiunti in altri anni del decennio scorso, invece i surplus verso la Svizzera e la Francia hanno
raggiunto nuovi massimi.
Principali attivi e deficit dell'Italia nel 2010
(valori in milioni di euro)
15000
10000
Stati Uniti
Francia
5000
Regno Unito
Svizzera
0
-5000
-10000
Paesi Bassi
-15000
OPEC
-20000
Germania
Cina
-25000
Fonte: elaborazioni ICE su dati Istat
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Il deficit con la Cina, dopo essersi molto ridimensionato nel 2009, ha ripreso ad aumentare ed è al
massimo storico; rispetto ai livelli del 2001-2002 è più che quadruplicato.
Il saldo con l’OPEC, pur strutturalmente negativo, a causa dell’assoluta preponderanza delle
importazioni di petrolio greggio e gas naturale, appare caratterizzato da una grande variabilità: Il valore
del 2010 è tra i più alti nel tempo, ma non è il più alto in assoluto; oltre la metà di esso è da attribuire al
deficit con la Libia, seguita dall’Algeria, mentre con gli Emirati Arabi Uniti, l’Italia vanta un cospicuo
avanzo.
Nonostante le esportazioni verso la Germania siano cresciute più delle importazioni, il disavanzo si è
allargato rispetto al 2009, pur non giungendo ai valori massimi degli anni 2006-2007.
Il deficit con i Paesi Bassi è maggiore che nel 2009, ma si mantiene leggermente al di sotto dei livelli
raggiunti negli anni precedenti. Riguardo all’entità di questo disavanzo, non va comunque dimenticato
che i flussi commerciali dei Paesi Bassi sono sovrastimati, in quanto comprendono una quota
particolarmente elevata di merci che transitano dai loro porti e vengono riesportate.
A livello settoriale, le macchine ed apparecchi meccanici fanno registrare come sempre il maggiore
saldo positivo, il cui valore assoluto resta però lontano da quello del 2008; il miglioramento rispetto al
2009 è contenuto, a causa di un incremento delle importazioni quasi doppio di quello delle esportazioni.
Anche l’avanzo complessivo dell’aggregato prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori, il
secondo in ordine di importanza, è migliorato poco rispetto al 2009, data la dinamica molto più rapida
delle importazioni.
Proseguendo nell’esame dei saldi di maggiore entità, il surplus che l’Italia storicamente vanta nel coke
e prodotti petroliferi raffinati, sostenuto da un notevole differenziale di crescita a favore delle
esportazioni, si è avvicinato ai massimi del 2008, mentre l’avanzo nel settore apparecchi elettrici si è
ulteriormente assottigliato anche rispetto al 2009, a causa della crescita più che doppia delle
importazioni.
Il maggiore saldo negativo riguarda come sempre il petrolio greggio, ma al secondo posto si colloca
l’elettronica: in un anno in cui si è verificato un notevole rafforzamento dell’interscambio in questo
settore, le importazioni sono infatti salite del 40% contro il 20% delle esportazioni e il disavanzo ha
subito un nettissimo deterioramento. Il terzo maggior deficit nel 2010 si riscontra per il gas naturale ed
ha subito un ampliamento più moderato; le importazioni infatti sono aumentate solo dell’11,5%.
Gli altri due disavanzi più consistenti si sono registrati per gli autoveicoli e i prodotti chimici, nonostante
in entrambi i casi le esportazioni siano state più dinamiche (specie nel comparto autoveicoli, in cui sono
aumentate del 20%, a fronte dell’1,2% delle importazioni).
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