Direzione Generale per i Beni Archeologici Pelike attica a figure rosse del Pittore di Nausicaa 450 a.C. (altezza cm 21,3) La pelike, proveniente dall’Etruria, è decorata con pitture che ricordano il mito di Fineo e le Boreadi. Fineo, figura della mitologia greca, figlio di Agènore e di Cassiopèa e marito di Cleopatra figlia di Borea, ebbe da lei due figli. Questi si innamorarono di Idea che li accusò di averle fatto violenza e per questo Fineo non esitò ad accecarli, suscitando lo sdegno di Borea, loro avo, il quale a sua volta accecò Fineo per punirlo. Infine, per aver dato ospitalità al troiano Enea, suscitò le ire di Giunone e Nettuno che, come punizione, gli inviarono le Arpie (figure femminili alate con aguzzi artigli con cui rapivano i bambini e le anime) a contaminargli le mense. Fu liberato da questo flagello solo molto più tardi ad opera di due Argonauti, Colai e Zete. Cratere attico a figure rosse del Pittore della Centauromachia del Louvre 440-430 a.C. (altezza cm 35,3) Il cratere, proveniente dall’Etruria, è abilmente dipinto con scene di cacciatori traci, facilmente riconoscibili dalla minuziosa definizione degli abiti e dei copricapi. Realizzazione grafica GANGEMI EDITORE Questa mostra rappresenta una pagina storica nella cooperazione internazionale contro i traffici illeciti di opere d’arte: l’altissimo valore delle opere trasferite dal Museum of Fine Arts di Boston, nonché la qualità e l’intensità del rapporto stabilito con quel Museo, resteranno agli atti come fondamentale momento di reciproco aiuto nella salvaguardia e nella valorizzazione del patrimonio culturale dell’umanità ARCHEOLOGIA IN FESTA Mostra itinerante delle opere rientrate dal Museum of Fine Arts di Boston Anfora apula a figure rosse attribuita al Pittore di Dario 340-330 a.C. (altezza cm 88,3) L’anfora, proveniente dalla Puglia, raffigura l’assassinio di Atreo, una figura molto cara alla mitologia greca, figlio di Pelope e di Ippodamia, fratello di Tieste e padre di Agamennone e Menelao. Atreo e Tieste furono vittime della maledizione caduta sulla loro famiglia, gli Atridi. La maledizione si estese a tutti i discendenti e solo Oreste, nipote di Atreo, riuscì a liberarsene con l’aiuto di Apollo. La scena rappresenta in modo drammatico l'uccisione di Atreo. Comitato per le problematiche afferenti l’esercizio dell’azione di restituzione dei Beni Culturali Presidente: Avv. Maurizio Fiorilli Avvocatura Generale dello Stato Ministero per i Beni e le Attività Culturali Ministero degli Affari Esteri Comando Tutela Patrimonio Culturale Direzione Generale per i Beni Archeologici Direttore Generale: Dott.ssa Anna Maria Reggiani Progetto allestitivo Stefano Ferrante Coordinamento editoriale Anna Maria Dolciotti Claudia Scardazza Ilaria Lazzarotti Progetto grafico Adalberto Console Con il contributo di PROGRESS Fineart Immagine PostScript (Fineart.eps) ARTERIA © 2006 MiBAC – DGBA www.archeologia.beniculturali.it Loutrophoros apula attribuita al Pittore del Sakkos Bianco 320-310 a.C. (altezza cm 80) Proveniente dalla Puglia, il vaso è decorato nella parte centrale da una scena raffigurante Pelope e Ippodamia su un carro. Pelope, che nella mitologia greca diede il nome alla regione del Peloponneso, era figlio di Tantalo, che lo uccise e offrì le sue carni agli dei durante un banchetto per mettere alla prova la loro onniscienza, ma gli dei respinsero inorriditi il piatto di carne, punirono Tantalo e riportarono in vita Pelope, riunendo le parti smembrate del suo corpo. Pelope sposò Ippodamia figlia di Enomao dopo aver vinto e ucciso quest’ultimo durante una corsa di carri. Kalpis attica a figure rosse, Pittore di Berlino 485 a.C. (altezza cm 40,2) La kalpis proviene dall’Etruria e vi è dipinto il dio Apollo mentre offre un sacrificio davanti a importanti divinità del pantheon greco: Artemide, Hermes e Latona posti al fianco di un altare. Cratere a campana apulo attribuito al Pittore di Hoppin 380-370 a.C. (altezza cm 36,2) Nestoris lucana, Pittore di Amykos 420-410 a.C. (altezza cm 49,6) Il cratere, di provenienza apula, è dipinto con scene di Achille e Troilo sul cavallo. Il racconto pittorico rievoca un fatto di sangue che ci riporta ai tempi dell’assedio greco alla città di Troia. Troilo, il più giovane dei figli del re troiano Priamo, in groppa al suo cavallo con la mano destra tiene strette le redini, la sinistra sostiene una lunga lancia. Il cavallo, slanciato e dai tratti eleganti, con alta criniera e lunghissima coda, si avventa contro Achille, colto nel momento in cui sta per sferrare il suo attacco. Ha il corpo seminudo ma è in assetto da guerra con scudo e spada di fattura greca. Il suo piede sinistro è in avanti mentre il destro, arretrato, ne sostiene lo slancio facendo leva sulle dita. Il braccio destro è proteso in avanti, quasi a guidare l’assalto, il sinistro brandisce in alto la spada. Il destino del giovane è ormai segnato. Lekythos attica a figure rosse, attribuita al Pittore di Terpaulos 500-490 a.C (altezza cm 37) La nestoris proviene dalla Lucania ed è decorata nella parte centrale del corpo con scene raffiguranti atleti in conversazione con giovani donne. L’alta fascia sottostante presenta una minuziosa decorazione di tipo geometrico. Non se ne conosce la provenienza ma si tratta certamente di un vaso molto raro per la presenza della decorazione figurata sulla spalla. Inoltre le scene rappresentate sono sovrapposte e mostrano la morte di Egisto accoltellato da Oreste, Clitennestra con la doppia ascia che si scaglia contro lo stesso Oreste, mentre Telamede cerca di fermarla. In uno spazio tanto ridotto, il pittore ha magistralmente rappresentato scene complesse della mitologia. Nestoris lucana attribuita al Pittore di Amykos 420-410 a.C. (altezza cm 28) Hydria attica a figure nere attribuita alla cerchia del Pittore di Antimenes Di provenienza lucana, il vaso è stato attribuito al Pittore di Amykos, uno dei ceramografi più famosi nell’area di Metaponto, per la raffinatezza del linguaggio pittorico e la leggiadria delle figure. Rappresenta un guerriero osco seduto su una roccia con in mano lo scudo e una lancia. Il copricapo è tipico della cultura lucana. Davanti al guerriero è raffigurata una fanciulla che gli offre una spada corta. Sul lato opposto è rappresentata una donna che indossa il chitone e porta in mano un tirso mentre si volta verso un satiro itifallico che la insegue protendendo le braccia. 530-520 a.C. (altezza cm 46,2) Il vaso, proveniente dall’Etruria, in particolare dall’area di Vulci, mostra sul corpo quattro cavalieri barbari in marcia mentre nella fascia ristretta inferiore sono raffigurati due leoni che sbranano un animale. Sulla spalla una scena di partenza di guerrieri sul carro. Lekythos attica a figure nere del Pittore di Diosphos 490 a.C (altezza cm 20,8) Sulla lekythos, di chiara provenienza etrusca, è dipinta la scena di una delle fatiche di Ercole. In particolare è rappresentata l’immagine di Ercole, assistito dal nipote Iolao, che suonando nacchere, chiamate anche crotali, spaventò gli uccelli voraci e chiassosi che nei boschi attorno al lago Stinfalo, in Arcadia, devastavano i campi con le loro penne bronzee ed i loro escrementi velenosi e, nutrendosi di carne umana, tormentavano gli abitanti. Erano talmente numerosi che volando oscuravano il sole. Al suono prodotto da Ercole si alzarono in volo terrorizzati e fuggirono in tutte le direzioni, talmente spaventati da scontrarsi fra loro. L’eroe continuò a suonare finché anche l’ultimo uccello scomparve all’orizzonte. Compiuta l’impresa, Ercole concimò con gli escrementi i campi e portò ad Euristeo come prova i corpi di alcuni uccelli. Particolarmente interessanti sono le iscrizioni prive di senso che servivano esclusivamente a conferire maggior pregio all’oggetto.