stranieri,profughi e migranti nell`antichita`

STRANIERI,PROFUGHI E MIGRANTI NELL’ANTICHITA’
Xenos: il Greco che appartiene ad una comunità politica diversa dalla propria. Egli è formalmente
privo di diritti quando non è garantito da rapporti di ospitalità o da convenzioni stipulate da diverse
comunità. Al problema dell’ostilità degli xenos si cercò di porvi rimedio con istituti quali la xenìa
(forma arcaica di mutua assistenza sancita con simbola) e la prossenia (il pirosseno rappresenta
nella propria comunità d’origine gli interessi dell’altra comunità che gli ha conferito il titolo ed il
suo compito è quello di rappresentare e assicurare la cura e gli interessi dello straniero, in cambio di
privilegi offertigli dallo stato che gli ha conferito il titolo), l’asilia (istituto di tipo giuridico
religioso: in origine era il luogo sacro dal quale persone e cose non potevano essere scacciate con
violenza e dentro il quale erano protette con una garanzia giuridica che le rendeva immuni da
rappresaglia. In seguito l’asilia (si pone la differenza tra supplice ed asilia) si configura come una
particolare benemerenza riconosciuta per particolari virtù o in seguito ad accordi fra due città. Essa
è comunque concepita come il riconoscimento di inviolabilità di un’area sacra o di un territorio che
garantisce la protezione allo straniero che altrimenti non sarebbe accordata).
Il livello di estraneità tra xenos e barbaros è politico ed etnico culturale.
I Barbari sono radicalmente tali,,inferiori, in quanto parlano una lingua incomprensibile concepita
come dialetto disarticolato.
Essi hanno con lo stato un rapporto di servitù,laddove i Greci si pongono come cittadini, liberi ed
autonomi, protetti dalla sovranità della legge.
La forte contrapposizione politica tra uomo greco e barbari inizia con le guerre persiane.
Nel IV secolo affiora l’idea originariamente assente di una vera e propria superiorità etnica, dove
grecità è sintomo di cultura,civiltà laddove l’Oriente incarna la barbarie.
Lo straniero di passaggio nella polis aveva diversi diritti: il diritto di svolgere traffici commerciali
nell’agorà; il diritto di usare pascoli in territorio ateniese il diritto di sposare una donna
attica..Questi legami erano una pratica comune soprattutto nell’ambito dell’aristocrazia. Il costume
cesso con la legge di Pericle del 451/50 che limitò l’accesso alla cittadinanza di pieno diritto ai figli
di padre e di madre ateniese.(eccedenza demografica e progressiva chiusura della democrazia
ateniese.
I Meteci, o stranieri residenti,avevano uno stadio intermedio tra cittadini e xenoi. Erano stranieri di
stirpe greca, che si stabilivano in Atene ,per motivi commerciali, per un periodo di più di un mese.
Avevano l’obbligo di porsi sotto la protezione di un prostates o patrono, che appoggiava
l’iscrizione nelle liste dei meteci e garantiva il pagamento del metoikon, la tassa cui erano sottoposti
gli stranieri residenti. I meteci erano iscritti in registri appositi creati dai demi ed inseriti negli
elenchi delle tribù; prestavano servizio militare ed erano esclusi da ogni forma di partecipazione
politica.
I meteci potevano ricevere la cittadinanza mediante un decreto di ascrizione con la modalità di voto
segreto, di quorum di almeno 6000 votanti.
La polis in definitiva concede allo straniero statuti diversificati che gli permettono relazioni con la
comunità cittadina e ne favoriscono se non l’integrazione, almeno la sicura convivenza con i
cittadini della comunità che li ospita.
Gli Apolidi si trovano in una posizione giuridica più delicata in quanto privi di cittadinanza.
Essendo un greco essenzialmente un polites, l’assenza di cittadinanza fa percepire l’esule come
privo della principale caratteristica dell’uomo greco, e come tale degno di disprezzo. Si diventa
esuli in seguito a provvedimenti con i quali si era banditi per motivi di ordine politico.
L’esule può porre rimedio alla sua condizione (rottura rapporti familiari,confisca beni) chiedendo
ospitalità ad un’altra comunità.
La sicurezza dell’esule dipende dalla disponibilità delle comunità che non hanno obblighi nei suoi
confronti il che lo espone a molti pericoli;Atene ad esempio aveva fama di grande disponibilità
verso gli esuli tributando loro onori e concessioni. La morale greca coltivava un’immagine ideale
dell’esule considerato come neutrale (Alcibiade rappresenta un’eccezione:il caso della legittimità
del ricorso ad ogni mezzo per rientrare in patria).
I Migranti. Sin dall’epoca micenea il tema del viaggio rappresenta una tematica costante della
storia greca,il Migrante a differenza del colono ha sempre in mente la propria patria come ultima
meta (es. Ulisse, la cui figura mette in primo piano l’aspetto avventuroso della mobilità greca).
Avventurieri e Mercenari. In molte testimonianze poetiche ed epigrafiche vi sono molti accenni di
avventure aristocratiche che riguardano soprattutto l’utilizzo delle armi come fonte di guadagno.
In pratica la guerra diventa un sistema di vita alternativo. In molti frammenti di Archiloco connessi
con le sue attività militari compare il termine Epicouros legato al mondo dei mercenari ma che non
esalta l’Aspetto economico,bensì quello dell’alleanza. Dal punto di vista storico il termine
epicouros (soldato a pagamento) riscontrabile nel racconto di Erodono, anche s e in Erodono rimane
ancora l’eco della visione aristocratica diffusa nell’età arcaica.
In Grecia il mercenario era posto su un piano inferiore poiché il mercenario lasciava la patria per
combattere in nome e per conto di altri.
I Mercanti. Il Mito di Ulisse contiene in sé anche i germi di una attività commerciale tuttavia nel
mondo omerico la differenza tra un aristocratico e un mercante è che il 1° gode di uno status sociale
che gli permette una mobilità eroica, il 2° si guadagna da vivere grazie allo scambio.
Il Commercio citato da Omero è ad ampio raggio, denominato comunemente con il termine di
emporia (attività mercantile specializzata via mare); tuttavia solo dal VII sec. a.C. il termine
Emporos è utilizzato nel senso di mercante-viaggiatore.
I Greci distinguevano gli Emporoi (i dediti al commercio internazionale) ei Kapeloi (chi si
occupava di commercio locale). Le città-stato stabilirono dei luoghi circoscritti (vere e proprie
realtà giuridiche) dove le attività degli émporoi erano regolate in armonia con gli interessi
economici della città stessa.
Ad Atene il commercio internazionale era concentrato al Pireo (porto) nelle mani di molti mercanti
stranieri che spesso suscitavano la diffidenza dei cittadini ateniesi.
Rispetto al governo della polis Emporoi e Naukleroi (armatori) sono considerate figure di 2° oiano
da utilizzare per la convenienza della comunità specialmente quando poi i Meteci non usufruiscono
di diritti politici. In epoca Alessandrina i mercanti hanno dato un contributo non trascurabile alla
diffusione della grecità in tutto il bacino del mediterraneo.
MIGRAZIONI FORZATE NELLA ROMA REPUBBLICANA
PRIVATI DELLA TERRA
Il fenomeno delle migrazioni forzate (casi in cui vi è una deportazione in aree ben delimitate di
gruppi più o meno numerosi di cittadini) interessò anche Roma ed in particolar modo nell’età
Repubblicana, tuttavia i casi sono rari per scarsità di fonti e non si fa distinzione tra maggiorenti
(ceti dirigenti) e popolo. I casi conosciuti sono quelli di Priverno del IV sec. a.C. e dei Capuani e
delle altre popolazioni campane che avevano rotto l’alleanza con Roma e avevano appoggiato
Annibale nella seconda guerra Punica
PRIVATI DELLA CITTADINANZA
Nel caso di Capua citato da Livio la procedura consiste nel sostituire il governo diretto di Roma a
quello dei maggiorenti capuani deportati.
I cpuani vennero privati della civitas sine suffragio ricevuta nel I sec. a.C. mentre agli abitanti
rimasti a Priverno fu concessa la cittadinanza romana.
I PRIGIONIERI DI GUERRA
I trasferimenti forzati dei maggiorenti nemici, riguardavano invece le città straniere e potevano
essere considerati come prigionieri di guerra da consegnare dopo i trattati di pace o come criminali
di guarra sotto posti a giudizio del Senato (es. Il Re della Numidia morto in prigionia).
Vi sono altri due casi come quello degli Etoli deportati nel II sec.a.C. e dei notabili greci dopo la
fine del conflitto del 167 a.C. tra i quali due Re. Il pretesto per la deportazione è anche in questo
caso l’accusa di tradimento e il giudizio in senato.
Un ultimo caso è quello del 146 quando dopo la fine della terza guerra punica i romani deportarono
in Italia la classe dirigente cartaginese.
LA LOGICA DELLE DEPORTAZIONI
Dietro alle deportazioni vie era la violazione di un trattato secondo un’antica norma Etrusca
secondo la quale coloro che violavano i trattati dovevano essere privati della terra (è il caso dei I
popoli italici che avevano tradito l’alleanza con Roma).
La svolta si registra quando nel corso del II sec. con l’accusa di tradimento vengono eliminati gli
avversari politici oppure quando la deportazione riguarda prigionieri politici o cittadini stranieri
chiamati a Roma per essere sottoposti a giudizio.
In generale lo scopo di queste deportazioni era quello di favorire il ricambio in senso filo romano
delle classi dirigenti locali.
Il Barbaro come immigrato
TRIBU’ IN MOVIMENTO
Tra la fine del II sec. e la metà del I sec. la mobilità delle popolazioni barbariche è massima (Tribù
germaniche e gruppi celtici che sfruttano la mobilità e l’assenza di confini certi sulle sponde del
Reno). La situazione cambia con la conquista della Gallia da parte di Cesare e la definizione di
confini netti tra il mondo celtico ormai inserito enll’impero ed il mondo germanico ad esso
estraneo.
Tranne che in età augustea bisogna aspettare il IV sec. d.C. perché dei barbari siano accolti in massa
entro i confini dell’Impero
LIMES
Il limes è una lunga fortificazione di confine che correva dalla Manica fino al basso Danubio
creando una delimitazione netta fra Impero Romano e Mondo Barbarico.
Questo sistema difensivo fu messo in crisi verso la fine del III sec. d.C. da ripetuti sconfinamenti di
molte popolazioni germaniche. Gli Imperatori preferirono affidare loro terreni incolti ed arruolarli
nell’esercito ed evitare lo scontro armato.
DALLA SOTTOMISSIONE AL PATTO
Verso il IV sec. molte tribù furono accolte con un Foedus che regolasse alla pari i rapporti con
l’impero dati i rinnovati rapporti di forza. Il Foedus inaugura una svolta epocale nei rapporti
romano-barbarici in quanto in questa nuova condizione la popolazione barbarica mantiene la sua
struttura tribale e non viene assorbita nelle strutture dell’Impero poichè si disinteressa della
cittadinanza romana.
VERSO I REGNI ROMANO BARBARICI
L’incapacità degli Imperatori di fronteggiare i Barbari fa sì che molti di essi si collochino nei
territori imperiali con lo status di foedus nelle varie province (Visigoti in Gallia, i Vandali in
Africa).
Lo status di federati viene concepito in una forma sempre più vantaggiosa per i Barbari anche se i
Romani speravano ancora in questa soluzione federale per assimilare queste popolazioni all’interno
dell’Impero.
Dal 418 d.C. in poi i Visigoti ad esempio compiono veri e propri espropri di terre romane come
evidente preludio alle rescissione di ogni legame con l’Impero.
Le istituzioni politiche del mondo romano
Accanto ai cittadini romani esistevano persone in Italia e a Roma di condizione giuridica diversa
Civis Romanus
Era il cittadino che nasceva da giuste nozze (padre e madre romani o padre romano e mamma latina
o peregrina).
In Età Repubblicana la Lex Minucia fissò dei limiti:
- era cittadino se nasceva dopo l’acquisizione della cittadinanza da parte dei genitori;
- era peregrino se nasceva anteriormente alla cittadinanza.
- Il civis romanus possiede tria nomen: praenomen,nomen cognomen.
La concessioni della cittadinanza agli schiavi (liberti o schiavi affrancati) era più diffusa
(inizialmente però il liberto non poteva accedere alle cariche pubbliche poi sì;
Le concessioni di cittadinanza ai peregrini erano molto meno diffuse e riguardavano gruppi o
comunità di persone.
DIRITTI: di matrimonio,di voto,di successione,stipulare contratti,di testimonianza,di testamento….
DOVERI: Imposte e tributi,non contrarre debiti,non divenire cittadino di altra città (in caso
contrario perdeva la cittadinanza).
Civis sine suffragio (diritti civili ma non politici)
A partire dal IV fino al II sec. a.C: è una cittadinanza romana concessa ai popoli conquistati o
annessi, ma senza diritto di voto e con gli obblighi militari e finanziari di un cittadino romano.
La città Etrusca di Cere fu la prima a ricevere questo tipo di cittadinanza “ridotta”.
Spesso dalla civitas sine suffragio si passava ad una integrazione completa, è il caso dei Sabini e
Picenti.
Latini
Sono quei popoli (Prisci,Ernici e latini coloniariii) dallo status giuridico particolare:
- godono di proprie leggi
- godono dei diritti romani:ius connubii,commercii e migrandi
- devono contribuire con denaro ed uomini alle campagne militari romane
- trasferendosi a Roma potevano richiedere la cittadinanza romana (fu la causa che spinse
migliaia di latini a trasferirsi a Roma e per cui nel 187 a.C. vennero espulsi da Roma
12.0000 Latini).
Peregrini (stranieri sena diritti né civili né politici)
Cittadini che appartengono a comunità straniere. Per lo più: commercianti,naviganti e fornitori di
materiali per l’esercito provenienti da altri paesi.
A causa dei contenziosi da Romani e stranieri venne istituito il Pretore Peregrino che si occupava
di queste questioni ed in un secondo momento si fece ricorso a formule giuridiche fisse che
regolavano i singoli rapporti.
Le istituzioni politiche del mondo
Il Polites è prevalentemente un cittadino che ha potere giudiziario e politico ed è tipico
prevalentemente di Atene avendo come ci dice Aristotele le altre città costituzioni differenti.
Si nasceva cittadini ateniesi se i due genitori erano Ateniesi ma per divenire tali a pieno titolo
bisognava sottoporsi nel IV sec. a C. ad un iter procedurale complesso che scattava al compimento
de 18 anni. La procedura aveva più fasi che andavano dalla verifica dell’età [operata dai demoti o
campi dei demi (varie circoscrizioni territoriali)] e successivamente dalla Boulè (consiglio degli
anziani) cui spettava l’esame conclusivo.
Il 1° controllo era quello del nucleo familiare successivamente il figlio veniva presentato dal padre
alla Fratrià che aveva le sue leggi ed era regolata da vincoli parentali e di origine sacrale con un
proprio registro delle nascite.
Concessione della Cittadinanza
Gli Ateniesi erano restii ad estendere la loro cittadinanza .Una volta concessa, il neocittadino era
ammesso alla tribù,al demo,alla fratria,o a sua scelta o a sorte.
Era più facile per un emigrato proveniente da un’altra polis ottenere la cittadinanza attraverso
un’identità fasulla che per uno schiavo o figlio illegittimo o uno straniero.
Diritti politici
La cittadinanza era definita dalla concreta partecipazione alla vita politica della polis.
Il buon cittadino è quello che concilia interessi pubblici e privati (come dice Pericle); tuttavia
l’immagine che ci presentano gli oratori del IV sec. è quella di cittadini che cercano di non
immischiarsi nella vita politica e giudiziaria.
Oltre ai diritti politici i cittadini ateniesi godevano di vantaggi economici:solo essi potevano
possedere terre e case e sfruttare le miniere; solo essi godevano della retribuzione delle funzioni
pubbliche nei giorni di lavoro. Inoltre erano protetti da una serie di provvedimenti di carattere
assistenziale. Ogni cittadino era garantito sul piano giudiziario,partecipava alle manifestazioni
religiose e condivideva il cibo sacrificale.
I Cittadini però pagavano le imposte secondo le loro ricchezze e prestavano servizio militare.
Non esistevano regolari imposte dirette sui cittadini,perché la tassa diretta era sentita da un greco
come segno di schiavitù. Le risorse erano quindi garantite da contribuzioni sul patrimonio
annuali,dalle liturgie (gestioni di servizi che lo stato non poteva servire), oltre che da tasse indirette
(dazi e diritti portuali)
Compiti Militari
Il servizio militare era diritto/dovere dei soli cittadini dai 20 ai 40 anni.
Si ricorreva ai meteci o agli schiavi solo in situazioni estreme.
A 18 anni un giovane era chiamato all’Efebia (2 anni di servizio militare) in zone di frontiera. Al
termine dell’addestramento si doveva procurare la panoplia politica (corazza,bracciali,elmo,scudo
lancia) che era molo onerosa.
La Polis remunerava il servizio militare prestato in tempo di guerra.
Gli Esclusi (i Meteci)
La maggior parte degli abitanti dell’Attica non aveva alcun potere politico, in particolare solo
eccezionalmente lo straniero e lo schiavo sfuggivano a questo tipo di emarginazione politica, pena
l’arresto o la vita.
La crescita economica di Atene fece accrescere enormemente la popolazione dei meteci, fortemente
integrati nel tessuto della polis, ma non compensati dei loro servigi con la concessione della
cittadinanza. Si diveniva Meteco iscrivendosi nelle liste di un Demo (circoscrizione) e
assoggettandosi ad una tassa e a precisi obblighi:tassa annuale,liturgie etc.
Erano tenuti ad avere un patrono che era loro garante. Ad Atene non ci furono mai conflitti tra
cittadini e Meteci e questi ultimi furono da sempre una grande risorsa per la città.
I Meteci erano dediti al commercio o alle banche e li distinguevasul piano giuridico dai cittadini
ateniesi poiché non potevano possedere terreni.