ALLERGOLOGIA A cura di Eustachio Nettis, Maria Cristina Colanardi, Alfredo Tursi, Antonio Ferrannini Le allergie a farmaci ed alimenti Le reazioni dell'organismo e sostanze assolutamente innocue per la maggior parte della popolazione eneralità: l’interesse per le allergie negli ultimi anni si è considerevolmente ampliato e si è assistito ad un notevole incremento delle pubblicazioni su questo argomento. In questa sede si vogliono approfondire due aspetti dell’allergia, quella ai farmaci e quella agli alimenti. Prima di far ciò, tuttavia, bisogna chiarire cosa si intende per allergia. “allergia” fu coniato da Von Pirquet nei primi del 1900 e deriva dalla fusione di due parole greche: allos che significa diverso ed ergon che significa effetto. Quando si parla di allergia si intende, pertanto, una reazione inappropriata ed esagerata dei meccanismi di difesa dell’organismo (sistema immunitario) nei confronti di s o s t a n z e , d e f i n i t e a l l e rg e n i , assolutamente innocue per la maggior parte della popolazione. Comunemente i termini ipersensibilità ed allergia sono usati come sinonimi. In pratica, l’individuo allergico, quando viene a contatto con gli allergeni sviluppa una risposta immunitaria abnorme. L’allergene è infatti considerato una sostanza dotata di potere antigenico, cioè tale da provocare la produzione di anticorpi quando entra nell’organismo. Gli allergeni possono provocare una reazione allergica penetrando nell’organismo secondo diverse modalità: più comunemente per via aerea (come ad esempio le polveri ed i pollini), per via alimentare, per via topica (da contatto), per via iniettiva. I meccanismi d’azione della reazione allergica sono complessi. Semplificando, si può dire che la reazione si sviluppa in due fasi. Nella prima fase, l’antigene viene individuato da cellule specifiche del sistema immunitario che lo presentano ai linfociti T. Queste liberano sostanze definite interleuchine che attivano i linfociti B, una particolare classe di globuli bianchi produttori di immunoglobuline (o anticorpi), molecole incaricate di neutralizzare eventuali aggressori esterni. Nel caso di una persona allergica si verifica una superproduzione di una particolare classe di immunoglobuline, le IgE le quali si legano alla superficie dei mastociti e basofili (cellule effettrici delle reazioni allergiche). Se l’organismo incontra di nuovo l’antigene, nella fase successiva, quest’ultimo si combina con le IgE legate ai mastociti e basofili, che quindi liberano vari mediatori chimici (come l’istamina) i quali possono provocare congestione delle vie respiratorie, asma, orticaria, eczema, e, soprattutto nel caso delle allergie alimentari, pugliasalute - sedici - diarrea, vomito, coliche. Attualmente, circa 10.000.000 di italiani lamenta la comparsa di varie forme allergiche, con uno spettro di manifestazioni cliniche assai variabili, mentre in uno studio statunitense le allergie sono risultate essere al sesto posto tra le malattie croniche più frequenti. E' probabile che l'aumento delle allergie sia dovuto a mutamenti delle condizioni igieniche ed ambientali. Infatti con il miglioramento delle condizioni igieniche si sono ridotte le infezioni, anche attraverso le vaccinazioni verso le più comuni malattie infettive, e quindi la risposta immunitaria dei linfociti, piuttosto che verso antigeni parassitari, virali o batterici, si orienta verso antigeni come pollini, acari, etc. Inoltre le condizioni ambientali nelle abitazioni sono mutate (presenza del riscaldamento, moquette, animali domestici) e ciò favorisce la comparsa e la persistenza, ad esempio, degli acari della polvere oltre che indurre l'allergia ai derivati degli animali domestici. Infine, il fumo di sigaretta agisce come fattore irritante sulle mucose che, in soggetti predisposti, può favorire la sensibilizzazione a vari allergeni. Quanto all'ambiente esterno si ritiene che l'inquinamento atmosferico possa provocare riaccensioni di forme allergiche croniche (specie asma) o agire da co-fattore per il mantenimento dell'infiammazione. Allergia a farmaci Gli enormi progressi registrati dalla farmacologia in questi ultimi anni e l'aumentata medicalizzazione di tutte le categorie della popolazione hanno favorito lo sviluppo di un capitolo paradossale della patologia: quello degli effetti indesiderati ai farmaci stessi. Studi epidemiologici indicano che le reazioni avverse a farmaci (RAF) compaiono nel 5-20% di tutti i pazienti ospedalizzati, mentre una percentuale variabile dal 3 al 28% di tutti i ricoveri sono imputabili ad una RAF. Delle RAF solo una piccola parte sono rappresentate dalle reazioni allergiche (circa il 20% del totale). I medicinali maggiormente coinvolti sono gli antiinfiammatori non steroidei (FANS) (essenzialmente salicilati pirazolonici, sulfonanilidi), e gli antibiotici (soprattutto penicilline, cefalosporine e sulfamidi). Meno frequenti sono le reazioni ad anestetici locali, anestetici generali e insulina (tab. 1). marzo 2004 Si possono annoverare diversi fattori per l’insorgenza di un’allergia ai farmaci. Tra questi bisogna considerare: · Età, in genere tutte le reazioni avverse a farmaci sono maggiormente frequenti nei soggetti tra i 20 e i 40 anni. · Sesso, le reazioni interessano maggiormente il sesso femminile. Ciò, però, potrebbe essere in parte legato al fatto che le donne assumono più farmaci, anche autoprescritti, e consultano più frequentemente i medici rispetto al sesso maschile. · Storia familiare per ipersensibilità a farmaci. · Via di somministrazione del farmaco, in particolar modo sono ritenute maggiormente sensibilizzanti la somministrazione topica (da contatto) di un farmaco e quella intramuscolare. Naturalmente una volta che si è divenuti “ allergici”, la successiva somministrazione del farmaco anche in piccole dosi è in grado di determinare la comparsa della reazione di ipersensibilità. · Frequenza, durata e dose di somministrazione; in linea generale quanto maggiori sono i dosaggi e più lungo il periodo di somministrazione, tanto più grande è la probabilità di sensibilizzazione. · Presenza di asma bronchiale o orticaria cronica che aumenta il rischio di gravi reazioni soprattutto a FANS. In rapporto al tempo di comparsa dopo la somministrazione del farmaco, le reazioni da ipersensibilità possono essere distinte in immediate e tardive. Le prime nella maggior parte dei casi compaiono entro pochi minuti dalla somministrazione e sono rappresentate essenzialmente dallo shock anafilattico, orticaria/angioedema, rinite e asma. Le reazioni tardive sono essenzialmente rappresentate da reazioni esantematiche, alterazioni ematologiche, manifestazioni renali, polmonari e neurologiche. Le reazioni cutanee sono le più frequenti e tra queste l’orticaria/angioedema e gli esantemi, essenzialmente di tipo morbilliforme. Cosa si deve fare in caso si sospetti una reazione avversa a farmaci? Bisogna rivolgersi dall’allergologo che predisporrà un iter diagnostico che prevede un’accurata anamnesi, l’esame obiettivo, i test allergologici in vivo (prick test, test intradermico, patch test) ed in vitro (dosaggio delle IgE specifiche nel siero mediante RAST). Tuttavia non è sempre possibile eseguire tali test in quanto non sono disponibili gli allergeni purificati, è trascorso molto tempo dall’episodio, ovvero perché la reazione si è realizzata attraverso un meccanismo non allergico. Il test di provocazione orale con il farmaco sospetto rappresenta quindi l’unico mezzo dirimente per accertare la responsabilità del farmaco, sebbene, data la sua pericolosità, questa procedura viene riservata per pochi e selezionati casi. Per tale motivo, si ricorre al test di tolleranza in cui il farmaco da testare è strutturalmente differente dal farmaco sospettato. Il test deve essere eseguito presso strutture di allergologia attrezzate per il trattamento delle emergenze in caso di reazioni durante l’esecuzione dei test. Sono stati condotti diversi studi circa i test con farmaci alternativi soprattutto con FANS, e, seppure in maniera inferiore, con antibiotici. Tra i farmaci meglio tollerati possiamo annoverare la nimesulide, paracetamolo, meloxicam, benzidamina e rofecoxib come FANS e i macrolidi e i chinolonici come antibiotici. Se il farmaco è necessario per il paziente, come può avvenire nel caso dell’insulina, si potrà tentare la desensibilizzazione: questa tecnica consiste nel somministrare il farmaco a dosi crescenti sino alla dose terapeutica. Dopo la desensibilizzazione il farmaco può essere somministrato a dosi piene. Tuttavia questo stato è temporaneo e dura fino a quando il paziente assume il farmaco; in caso di sospensione può ritornare uno stato di pugliasalute Farmaci maggiormente responsabili di reazioni allergiche Antibiotici: penicilline, cefalosporine, sulfamidici Antinfiammatori non steroidei*: acido acetil salicilico, pirazolonici, sulfonanilidi Sieri eterologhi Insulina Corticotropine Miorilassanti: pancuronio, vecuronio, alcuronio Anestetici generali e ipnoinducenti: propofol, tiopentone, ketamina Anestetici locali inquadrabili nel gruppo degli esteri dell’acido benzoico: novocaina, benzocaina, tetracaina Enzimi: streptochinasi, chimopapaina Mezzi di contrasto iodati* Succedanei del plasma* *tali farmaci agiscono con un meccanismo pseudoallergico o da ipersensibilità non immune. Le reazioni, infatti, clinicamente mimano i segni e sintomi delle reazioni allergiche, ma si verificano attraverso un meccanismo non-immunologico. Tab. 1 “sensibilizzazione”. Infine, in alcuni casi in cui è strettamente necessario somministrare un farmaco ritenuto responsabile di una reazione da ipersensibilità, è consigliabile attuare un protocollo di premedicazione a base di antistaminici e corticosteroidi. Tali farmaci, infatti, sono in grado di ridurre l’incidenza e la severità di una possibile reazione. Allergia ad alimenti Le allergie alimentari sono relativamente rare; secondo recenti studi la prevalenza di queste negli adulti varia tra l’1.4% e l’1.8%, mentre sono più frequenti nell’età infantile. Gli alimenti maggiormente implicati nelle reazioni allergiche IgE-mediate sono il latte vaccino e i suoi derivati, l’uovo, il pesce (merluzzo in modo particolare), vegetali del gruppo noci-semi (noci, nocciole, mandorle), alcuni tipi di frutta (mela, banana, pesche), i molluschi e i crostacei. Tali alimenti possono dar vita a manifestazioni allergiche con una diversa frequenza nelle varie fasce di età; ne è un esempio l’allergia alle proteine del latte (caseine e proteine del siero) e dell’uovo (soprattutto all’albume) che è frequente al di sotto dei due anni di vita e tende a regredire in termini di frequenza con l’età fino a diventare rara nell’adulto (tab. 2). Variabili importanti nell’ambito delle reazioni allergiche ad alimenti sono rappresentate dalle modificazioni fisicochimiche degli allergeni indotte dai processi di cottura e dalle prime fasi del processo digestivo degli alimenti; così molti di essi appaiono resistenti (allergeni stabili), come quelli del latte e dell’uovo, mentre altri (allergeni labili) possiedono allergeni che si degradano con il calore e altri processi di conservazione. Anche le abitudini alimentari nei vari paesi incidono notevolmente sulla frequenza delle reazioni avverse ad alimenti; basti pensare alla diffusione dell’allergia alle arachidi nei bambini degli USA o all’allergia al pesce, soprattutto il merluzzo, nei paesi scandinavi e nord-europei. - diciassette - marzo 2004 Le principali fonti di allergia alimentare Attenti a … Proteine responsabili Uovo Ovoalbumina, ovomucina, ovotranferrina Budini, maionese, dessert Latte vaccino Lattoglobulina, lattoalbumina, sieroalbumina, caseina Latticini, yogurt, dessert e tutti gli alimenti contenenti “polvere di latte” Arachidi e altra frutta secca Ara h1, Ara h2, Ara h3 Preparazioni contenenti olio di semi di arachide, dessert Soia Gly m1, SII Preparazioni contenenti olio di soia e lecitina di soia profilline Mele, prugne, pesche, albicocche, ciliegie, pera, fragole Rosacee Kiwi, avocado, banana, ananas, mango, papaia Frutti tropicali Pesci e crostacei Bromelina, papaina, actinidia ! questi alimenti possono causare reazioni in pazienti allergici al lattice per fenomeni di cross-reattività Tutti i pesci (merluzzo, tonno, aringa,…) e crostacei (gambero, aragosta, granchio, …) sia freschi che conservati Gad c1, Pen a1, Pen a2 Tab. 2 In quest’ottica può rientrare il discorso sull’Anisakis simplex, parassita dei pesci, che è responsabile di reazioni IgEmediate soprattutto nelle aree mediterranee, con casi di orticaria acuta fino allo shock anafilattico, dopo ingestione di pesce crudo o poco cotto parassitato da questo nematode. Altri alimenti contenenti tiramina o istamino-liberatori agiscono con meccanismi non allergici scatenando reazioni caratterizzate da orticaria/angioedema, in particolar modo crostacei, pesce, formaggi fermentati, bevande fermentate (vino e birra), cioccolato, pomodori e fragole. Nella quasi totalità dei casi provocano reazioni di tipo non allergico anche gli additivi, largamente impiegati nell’industria alimentare sia durante la preparazione che nelle fasi successive come coloranti, conservanti, stabilizzanti, aromatizzanti, ecc. Tra i più importanti ricordiamo i solfiti, i coloranti (soprattutto il giallo di tartrazina), i benzoati, il glutammato e i salicilati . Merita tra l’altro attenzione la preoccupazione emergente sulla possibilità di reazioni allergiche ai cibi transgenici, attraverso l’introduzione di proteine potenzialmente allergeniche, così come la frequente possibilità di gravi manifestazioni in seguito ad ingestione accidentale di cibi contenenti allergeni in soggetti sensibilizzati (soprattutto arachidi, noci, soia, uova). Molto frequente è la possibilità di reazioni crociate: si osservano in caso di allergia alimentare tra alimenti diversi che abbiano però qualcosa in comune nella loro struttura (tab. 3). Importante è poi il crescente numero di segnalazioni di reazioni crociate tra lattice ed alcuni frutti (kiwi, avocado, Principali alimenti appartenenti alle stesse famiglie responsabili di reazioni crociate Cucurbitaceae: melone, anguria, cetriolo, zucca, zucchina Leguminose: arachide, pisello, fagiolo, lenticchia, soia Liliaceae: aglio, cipolla, asparago, porro, scalogno Rosaceae: mandorla, mela, albicocca, pesca, susina, ciliegia, prugna, fragola Rutaceae: limone, mandarino, arancia, pompelmo, cedro Solanaceae: patata, melanzana, peperone, pomodoro Umbelliferae: anice, carota, finocchio, sedano, prezzemolo banana, castagna) con reazioni di orticaria/angioedema fino a quadri di shock anafilattico. La cute è un organo bersaglio comune nell’allergia alimentare e le reazioni cutanee si manifestano soprattutto con orticaria acuta e/o angioedema. Manifestazioni respiratorie (rinocongiuntivite e asma) sono più comuni nei bambini (causate soprattutto da latte, uova, grano e arachidi). Un quadro clinico particolare legato al contatto di alcuni alimenti con la mucosa orale è quello della “sindrome allergica orale”, caratterizzato da prurito al palato, edema delle labbra, associati a volte ad edema della glottide. Questa sindrome insorge essenzialmente entro pochi minuti dal contatto orale con alimenti vegetali (frutta, verdura). La manifestazione più grave delle reazioni allergiche ad alimenti è rappresentata sicuramente dallo shock anafilattico. E’ emerso che circa 100 persone ogni anno muoiono negli USA per reazioni anafilattiche causate dall'ingestione di alimenti. Il trattamento delle reazioni ad alimenti si avvale, a seconda della gravità della reazione stessa, di antistaminici, cortisonici, broncodilatatori sino a tutti i presidi atti a trattare un eventuale shock, il quale richiede come tutte le gravi reazioni, un immediato ricovero presso una struttura ospedaliera. La diagnosi di allergia alimentare si basa su un’accurata raccolta della storia clinica e su un attento esame obiettivo supportati successivamente da test in vivo e in vitro condotti in maniera mirata (in genere test cutanei per alimenti e la ricerca delle IgE specifiche nel siero mediante RAST). Una conferma diagnostica può essere fornita dalle diete di eliminazione e provocazione (utili soprattutto nelle forme croniche per le quali non si è in grado di sospettare gli alimenti coinvolti), che devono essere condotte secondo criteri obiettivi di valutazione. Una volta sospettato l’alimento, quindi, si procede con il test di provocazione orale con alimento in doppio cieco contro placebo (DBPCFC) eseguito sempre presso strutture di allergologia con disponibilità di tutti i mezzi per trattare eventuali reazioni. * Cattedra di Allergologia e Immunologia Clinica. Università di Bari. Centro di riferimento regionale Siti Internet utili: www.asmaeallergia.it www.benessere.com - www.federasma.org www.guidagenitori.it - www.e-allergologia.it Tab. 3 pugliasalute - diciotto - marzo 2004 A cura di Carlo Sborgia * La congiuntivite allergica Le manifestazioni allergiche hanno conosciuto un notevole grado di diffusione negli ultimi 20 anni, in rapporto probabilmente ai cambiamenti dell’ambiente e delle abitudini di vita. Le allergie oculari coinvolgono il 15-20% della popolazione mondiale; tra queste, la più diffusa è la congiuntivite allergica. L’irritazione della congiuntiva rappresenta un meccanismo di difesa da parte dell’occhio per proteggere le sue parti interne dall’aggressione degli agenti esterni. Nel caso della congiuntivite allergica si ha la risposta da parte del sistema immunitario a particolari sostanze, dette allergeni, alle quali l’occhio incriminato è particolarmente sensibile. La congiuntivite allergica si manifesta con fastidiosi sintomi, quali prurito più o meno intenso, arrossamento oculare, lacrimazione ed intolleranza Fig. 1. Occhio arrossato in presenza alla luce. Spesso si accompagna ad altri disturbi legati all’allergia; ad esempio, di congiuntivite allergica manifestazioni analoghe si possono avere in corrispondenza della mucosa nasale (rinite allergica) o della cute delle palpebre e della faccia, che appare arrossata e gonfia. Si è soliti distinguere due forme di congiuntivite allergica: la forma stagionale e la forma perenne. La prima ha un’insorgenza acuta, rappresenta circa il 90% di tutte le forme di allergia oculare ed ha tipicamente un andamento stagionale, in rapporto all’esposizione ad allergeni quali polline e graminacee. A volte è scatenata da allergeni che non sono veicolati nell’atmosfera, come ad esempio farmaci, soluzioni per lenti a contatto e conservanti. La forma perenne è invece una forma cronica, che persiste cioè nel corso Fig. 2. Aspetto della congiuntiva dell’intero anno. È per lo più scatenata dall’esposizione ad allergeni presenti bulbare in corso di congiuntivite nell’aria costantemente (ad esempio la polvere), ma spesso anche l’esecuzione di allergica test allergologici non dà notizie precise circa l’allergene incriminato. In alcuni casi, la congiuntivite, più che di origine allergica, è di tipo irritativo, ed i disturbi agli occhi sono causati da una generica intolleranza nei confronti di fattori ambientali quali luce intensa, aria condizionata, illuminazione artificiale, ambienti chiusi e fumosi. La terapia più efficace della congiuntivite allergica sarebbe quella di evitare il contatto con gli allergeni. Per ovvi motivi, però, questo è molto difficile, per cui è necessario effettuare una terapia medica, al fine di attenuare i sintomi ed evitare infiammazioni più gravi. L’uso di colliri è rivolto principalmente all’attenuazione dei sintomi oculari. Nelle forme acute e più gravi si utilizzano colliri a base di cortisone; in tal caso la terapia deve essere effettuata sotto stretto controllo da parte dell’oculista e per un periodo di tempo limitato. Molto diffusi sono anche i colliri antistaminici, che alleviano il prurito, e colliri a base di farmaci stabilizzatori di membrana (antiallergici), che riducono la risposta infiammatoria scatenata dall’esposizione all’allergene. Molto utile può essere anche l’uso delle lacrime artificiali, allo scopo di diluire gli allergeni, con conseguente riduzione della reazione allergica. Forme ben più gravi di congiuntivite che riconoscono una causa allergica sono la cheratocongiuntivite primaverile e la cheratocongiuntivite atopica. Si tratta di forme particolarmente aggressive e, per fortuna, rare, che hanno un andamento cronico. 3-4. Aspetto della La forma primaverile è più frequente nell’infanzia e nel sesso maschile e di solito FiGg. congiuntiva palpebrale in corso di si risolve nell’arco di 4-10 anni. Il bambino deve essere sotto stretto controllo congiuntivite allergica (aspetto ad medico per le possibili complicanze corneali che la patologia può causare. La acciottolato romano). forma atopica si manifesta principalmente nei giovani intorno ai 20 anni di età e con sintomi particolarmente intensi, e si accompagna a forme di allergia, eczemi cutanei, asma allergico. In tutti i casi di congiuntivite allergica è particolarmente utile l’uso di occhiali da sole, che riducono il fastidio alla luce e contemporaneamente escludono il fattore irritante dato dalla luce stessa. Per motivazioni analoghe, è opportuno anche tenersi lontano da ambienti pieni di fumo e di polvere. Infine, lo “stropicciamento” degli occhi, tipico di questi pazienti, andrebbe evitato per escludere possibili complicazioni batteriche (le mani sono veicolo di infezione) ed eventuali abrasioni sulla cornea. Come già detto in precedenza, l’uso di colliri a base di cortisone spesso risolve i fastidi oculari legati a queste forme di congiuntivite. Bisogna ancora una volta sottolineare, però, che la terapia con cortisone in collirio deve essere effettuata con estrema cautela e sotto controllo medico, per i possibili gravi effetti collaterali oculari legati all’uso prolungato di tali farmaci: tra questi il più importante è senza dubbio il glaucoma, una grave patologia oculare che può anche portare, a lungo andare, alla cecità. * Direttore U.O. Oftamologia I^ Università di Bari pugliasalute - diciannove - marzo 2004 A cura di Matteo Gelardi * La rinite allergica Una patologia in forte crescita soprattutto con riferimento a quella respiratoria l caldo tepore della primavera matura ha cancellato i mali di gola, i dolori, le gastriti. Etciù ! Che succede? Chi ha rotto l’incanto? Sono entrati in scena gli allergici! Gli allergici lacrimano, starnutiscono e fischiano ma sono abili nel nascondere i sintomi. Si espongono ai pollini nelle scampagnate della domenica e quando, il lunedì, giungono a raccontarmi le loro avventure non lacrimano, non starnutiscono e non fischiano più. Come riconoscerli? Il brano tratto dal “Diario di un medico generico” di Dino Zeffiri, ben descrive la periodica emergenza della rinite allergica. Dati epidemiologici La rinite allergica è una delle patologie allergiche più comuni. Un importante aspetto che emerge su larga scala è l’incremento delle patologie allergiche respiratorie in quasi tutto il mondo. interazione tra una predisposizione “genetica” ed una ambientale, nel cui contesto vanno considerati non solo gli allergeni ma anche gli agenti irritanti. Se, infatti, l’esposizione agli allergeni in soggetti predisposti è fondamentale per lo sviluppo della malattia allergica, l'esposizione ad agenti irritanti, quali il fumo di tabacco, inquinanti atmosferici (in particolar modo i gas di scarico delle autovetture), ma anche virus e batteri, hanno importanza nel favorire lo sviluppo di uno stato infiammatorio che facilita, da una parte la penetrazione degli allergeni nelle mucose delle vie aeree mentre dall’altra incrementa la sintomatologia clinica. Le riniti allergiche vengono genericamente classificate Classificazione delle riniti allergiche stagionali • invernali o pre-primaverili Si stima che il tasso di questa malattia in Italia, negli ultimi venti anni, è aumentato tanto da far considerare la stessa una vera e propria epidemia. (periodo appena trascorso) dovute a pollini di alberi (betulla, nocciolo, salici e in particolare i cipressi) • primaverili e primaverili-estive Nei ragazzi che frequentano le scuole medie si è passati da un'incidenza dell’8% (1983-84) ad una del 15,5% (1997-98); negli universitari ha raggiunto il 24,2% (2002). Questi dati sono allarmanti anche alla luce del fatto che gli studi su ampie popolazioni tendono a sottostimare il problema, in quanto molti individui non si rivolgono al medico per la loro rinite. Inoltre, le forme di rinite persistente, qualora presentino una sintomatologia meno eclatante, spesso sono scarsamente prese in considerazione sia dal medico che dal paziente. Tuttavia se fino a 10 anni fa si imputava questa tendenza “in salita” solamente alla maggior accuratezza delle diagnosi, i recenti studi hanno riconosciuto un reale aumento delle allergie indipendentemente dai mezzi diagnostici utilizzati. E’ stato dimostrato da numerosi studi clinici che le malattie allergiche costituiscono il risultato di una pugliasalute pollini di graminacee, parietaria, olivo, • estive e estive-autunnali pollini di composite (ambrosia e artemisia) Classificazione delle riniti allergiche perenni • Acari (Dermatophagoides pteronyssinus e farinae) • Spore funginee (Aspergillus, Alternaria e Cladosporium) • Forfore ed epiteli di animali (gatto, cane e cavallo, ma non dimentichiamo i piccoli coniglietti ormai divenuti abituali compagnie domestiche) • Alimenti. - venti - marzo 2004 Fig. 1 in stagionali e perenni, anche se nel 2000 il mondo scientifico, in un documento chiamato ARIA (Allergic Rhinitis and its Impact on Asthma) ha dettato una nuova classificazione basata sui sintomi, durata e sul grado di severità. Occorre però dire che benchè sia molto importante per il medico ed il paziente conoscere in quale periodo insorgano i sintomi della rinite allergica al fine di poterli correlare ai singoli allergeni, recentemente sono insorte alcune problematiche. La rete coordinata dall'Associazione Italiana di Aerobiologia (AIA), la quale opera continuamente da oltre 15 anni nel monitoraggio dei pollini aerodiffusi nelle diverse aree climatiche della penisola, cui corrisponde una realistica rappresentazione della distribuzione dei pollini, ha potuto rilevare che si è assistito ad un andamento pollinico molto anomalo, di pari passo con l’andamento meteorologico irregolare degli ultimi anni rispetto alle medie climatiche. Ciò ha creato non pochi problemi anche alla luce di una mirata prevenzione della malattia, aspetto fondamentale per il malato allergico, il quale seguendo il calendario pollinico dei precedenti anni (fig. 1) può, anticipando il trattamento farmacologico, evitare di essere totalmente scoperto durante la fase di maggiore presenza di pollini nell’aria, riducendo quindi la gravità dei sintomi. Sintomi Nasali • scolo nasale acquoso (rinorrea) • starnuti • ostruzione • prurito nasale Manifestazioni extranasali • congiuntivite • prurito oculare • prurito al palato • prurito agli orecchi Altre manifestazioni • stato di astenia • scarsa concentrazione • depressione del tono dell’umore • irritabilità (con ripercussioni sul rendimento scolastico o lavorativo e sulla vita di relazione, condizioni che comportano costi socio-sanitari diretti e indiretti non trascurabili) pugliasalute Nei questionari utilizzati per la valutazione della “Qualità della vita” i pazienti riferiscono che la sintomatologia rinitica, in particolare la congestione nasale e lo scolo nasale continuo, sono particolarmente disturbanti, con riflessi negativi non solo sulle attività quotidiane ma anche sul sonno. Proprio la presenza del sonno disturbato costituisce un aspetto importante, in particolar modo in età pediatrica, non solo per già riferite attività quotidiane ma anche per i possibili disagi psicologici, specie in ambiente scolare. Il bambino infatti è costretto a soffiare spesso il naso, con respirazione rumorosa e frequenti starnutazioni, fino a modificare il timbro della propria voce (rinolalia), condizione che, a volte, diventa oggetto di scherno e derisione. Le forme di rinite perenne invece appaiono più subdole, in quanto la sintomatologia è espressa essenzialmente dalla congestione nasale di variabile entità e notevole produzione di catarro, per cui spesso si giunge alla diagnosi in epoca avanzata. In queste circostanze diviene utile prestare attenzione ai sintomi delle complicanze della rinite, come la rinosinusite, l’otite catarrale, l’epistassi, la raucedine, la tosse fino, nei casi più gravi, l’asma bronchiale. E se l’ostruzione nasale si protrarrà nel tempo e si accompagnerà ad una ridotta percezione degli stimoli odorosi sarà opportuno escludere una degenerazione polipoide delle mucose nasali. Accertamenti diagnostici Spesso nella pratica clinica non è sempre così facile attuare una netta distinzione tra le varie forme di rinite, perché il quadro clinico è spesso irregolare ed imprevedibile. Da qui nasce la necessità di rivolgersi a Centri Rinoallergologici altamente qualificati, in grado, grazie alle competenze specifiche e alle diagnostiche strumentali avanzate di cui sono dotati, di giungere ad una diagnosi più fine. E’ bene dire che il soggetto rinitico che presenta uno o entrambi i genitori allergici avrà una più alta possibilità di ritrovarsi allergico. L’esame clinico sarà orientato alla ricerca di alcuni segni tipici di tale patologia quali l’arrossamento oculare, occhiaie e la presenza di un tipico “solco allergico” una “ruga” che si produce subito al di sopra della punta del naso a seguito del continuo sfregamento del naso (“Saluto Fig. 2, saluto allergico - ventuno - marzo 2004 allergico”). (Fig. 2) Qualora ne sussistano i presupposti clinico-anamnestici, sarà sempre utile un inquadramento allergologico: l’esecuzione dei test cutanei, effettuati con la metodica dello skin prick Fig. 3, Skin Prick Test test rappresenta l’indagine di riferimento nella diagnosi di rinite allergica, non solo per la sensibilità e specificità, ma anche per il basso costo e facilità d’esecuzione (Fig. 3). Possono essere eseguiti anche in età pediatrica, anche se nei bambini al di sotto dei 4 anni un prick test negativo non dovrà mai essere considerato Fig. 4, Endoscopia Nasale definitivo, e quindi, nei casi “sospetti”, sarà necessario ripeterlo negli anni successivi. In merito agli esami strumentali oggi non si può prescindere dall’indagine video-endoscopica con sistemi a fibre ottiche (Fig. 4). Tale metodica offre possibilità diagnostiche in campo rinologico in passato inimmaginabili in quanto essendo le cavità nasali difficilmente esplorabili, molte alterazioni anatomiche (deviazioni del setto, atresie nasali ecc.) e degenerative (poliposi nasali, tumori, ecc) che pochi anni fa venivano diagnosticate con maggiore difficoltà, oggi vengono facilmente accertate e con minimi disagi per il paziente. Altri accertamenti strumentali sono la Rinomanometria e la Rinometria Acustica. Tali indagini consentono di quantificare il flusso, le resistenze e le geometrie delle cavità del naso. Lo studio citologico del secreto nasale per la ricerca delle cellule tipiche delle allergie (eosinofili, mastcellule) permetterà non solo di completare l’accertamento diagnostico, ma nei casi accertati di rinite allergica, di seguire l’andamento della malattia grazie anche all’utilizzo di specifici farmaci. Le 10 regole dei soggetti allergici agli Acari 1) arredare la casa e la stanza con mobili a superfici liscie e senza scaffalature; 2) eliminare moquettes, tappeti, sedie imbottite, poltrone, divani, tendaggi (usare tendine alla veneziana) e pupazzi di peluche; 3) fare la pulizia della stanza con aspirapolveri idonei (ce ne sono tanti in commercio) e con panni umidi tutti i giorni; l’ideale sarebbero i pavimenti in marmo; 4) aerare gli ambienti con sistemi che permettono di ridurre l’umidità al di sotto del 50% (a questi valori gli acari sopravvivono a fatica !! ); 5) monitorare periodicamente i livelli di concentrazione degli allergeni e degli acari soprattutto nelle camere da letto; esistono a tal proposito in commercio kit che consentono una facile esecuzione ed interpretazione da parte del paziente stesso una volta addestrato, permettendo così, in funzione dei dati, di mirare la bonifica ambientale e di valutarne l’efficacia; 6) usare solo cuscini e materassi in gommapiuma e rivestirli con coprimaterassi e copricuscini confezionati con particolari materiali che garantiscono una barriera agli Acari e ai loro derivati, ma consentono nel contempo la traspirazione e buone condizioni igienico-sanitarie (Es.: “tessuto non tessuto” in polipropilene); 7) esporre all’aria e al sole materassi, cuscini, teli, federe e la biancheria da letto se è possibile tutti i giorni, ricorrendo anche ad una accurata sbattitura con il battipanni “come ai vecchi tempi”; con tale procedura si avrà anche il ricambio dell’aria della stanza per alcune ore al giorno; 8) cambiare tutta la biancheria da letto minimo due volte la settimana e lavare alla temperatura di 60°C; 9) eseguire regolarmente la manutenzione e la pulizia degli aspiratori e dei sistemi di condizionamento (specie i filtri); 10) evitare di spruzzare nella stanza deodoranti o altre sostanze irritanti, e per l’uso di qualunque sostanza di natura chimica ad azione acaricida è indispensabile rivolgersi agli esperti. Trattamento terapeutico La terapia delle riniti allergiche è strettamente legata ad una precisa definizione della malattia, richiedendo spesso l’integrazione delle competenze dell’Allergologo, dell’Otorinolaringoiatra, del Pediatra e del Pneumologo. Le misure terapeutiche da utilizzare andranno adattate in base all’età del soggetto, alla gravità e all’espressività temporale delle manifestazioni, con l’obiettivo di ridurre i sintomi in atto. La prima strategia da attuare, quando è possibile, sia nei soggetti allergici agli Acari e derivati epidermici (cani, gatti, ecc) che nei soggetti allergici ai pollini, è l’evitare l’allergene. pugliasalute Siti internet: www.citologianasale.it. Per quanto riguarda gli allergici ai pollini, dovranno evitare passeggiate nei campi e nei parchi nei periodi di pollinazione dell’allergene sospetto, seguendo le indicazioni e i calendari pollinici ormai divulgati da numerosi siti Internet. Sarà opportuno prevenire la malattia, anticipando l’assunzione di farmaci antiallergici, sempre dietro consiglio del medico, al fine di ridurre i sintomi e i giorni di malattia nella fase di massima pollinazione, migliorando di - ventidue - marzo 2004 conseguenza la qualità della vita di tali pazienti. I farmaci maggiormente utilizzati • Antistaminici per via sistemica • Corticosteroidi spray nasali. Tali farmaci sono oggi meglio tollerati rispetto al passato in quanto presentano scarsissimi effetti collaterali sistemici (sonnolenza, alterazioni corticosurrenali, aumento del peso corporeo ecc). Vanno assunti sia durante tutto il periodo pollinico, sia nei 15 giorni successivi al termine della fioritura dell’allergene responsabile, consigliando , comunque, una graduale riduzione o frazionamento dei farmaci impiegati. Sempre in ambito terapeutico un importante ausilio è rappresentato dalla “Immunoterapia specifica” (ITS). Oggi sono presenti in commercio vaccini con varie modalità di somministrazione ( sottocutanea, gocce e compresse sublinguali: queste ultime certamente più accettate, specie in età pediatrica). Tale presidio terapeutico rappresenta l’unico trattamento capace di modificare il corso naturale della malattia allergica, prevenendo eventuali complicanze, e tra queste l’asma bronchiale che è la più temibile. Esso va eseguito per almeno cinque anni, seguendo correttamente il calendario delle somministrazioni. In Italia il numero globale dei trattamenti/anno di ITS è di poco superiore ai 300.000. Questo numero è, complessivamente, da ritenere modesto, per cui bisogna concludere che la immunoterapia specifica è sottoimpiegata, ove si consideri che sono almeno 6 milioni gli italiani affetti da allergopatie respiratorie, molti dei quali potrebbero giovarsi di questo tipo di trattamento. In parte la scarsa utilizzazione di tale importante trattamento terapeutico è gravato dai costi a volte non sopportabili da molte famiglie dove, per le già ricordate caratteristiche genetiche di tali malattie, a volte più membri della stessa famiglia ne sono affetti. E’ auspicabile che, così come accade in alcune regioni dell’Italia (Veneto, Emilia Romagna) dove tale presidio terapeutico è a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale, anche la Regione Puglia possa offrire ai suoi residenti tale importante trattamento, che nel tempo si tradurrà, così come dimostrato da autorevoli riviste scientifiche internazionali, in una significativa riduzione della spesa farmacologica (l’allergico avrà meno necessità di assumere farmaci), nella riduzione delle assenze scolastico- lavorative, ed infine nella riduzione delle giornate di ospedalizzazione per complicanze (asma bronchiale, bronchiti croniche ostruttive ecc,) alle quali l’allergico non adeguatamente trattato va inesorabilmente incontro. Via Archimede, 22 70024 Gravina in Puglia email: [email protected] internet: www.botromagno.it * Responsabile del Servizio di Rinologia Clinica Otorinolaringoiatrica II pugliasalute - ventitre - marzo 2004 A cura di Giovanni Pepe * Le dermatiti allergiche a cute rappresenta l’organo con la superficie più estesa pari a circa 1,5-2 metri quadrati e non costituisce semplicemente l’involucro del nostro corpo, ma un vero e proprio apparato dotato di numerose e importanti funzioni. L’epidermide con il suo strato corneo superficiale esplica funzione di protezione da insulti esterni meccanici, fisici, chimici, o da microrganismi; le ghiandole sebacee con la produzione del sebo e quelle sudoripare che producono il sudore, esplicano un’importante funzione secretrice indispensabile alla formazione del mantello idrolipidico acido di superficie che completa la protezione da batteri e miceti, inoltre la rete vasale cutanea presente nel derma con un flusso che normalmente raggiunge mezzo litro di sangue al minuto, è fondamentale nel meccanismo omeostatico del corpo per la funzione, cioè, di termoregolazione. La cute funge anche da membrana capace di favorire l’assorbimento di determinate sostanze. Per questi motivi e per la capacità di interagire attraverso le cellule in essa presenti,(in particolare i cheratinociti, poi alcune particolari cellule dette cellule di Langherans importanti nella captazione ed elaborazione della sostanza estranea o antigene successivamente trasferita ai linfociti vicini, ancora i mastociti produttori di istamina, i linfociti produttori di anticorpi e sostanze chimiche infiammatorie quali interleuchine, i macrofagi provenienti dal circolo sanguigno) la cute rappresenta, spesso, l’organo bersaglio di reazioni allergiche di tipo prevalentemente immediato come l’orticaria allergica e la dermatite atopica o di tipo ritardato come la dermatite allergica da contatto (D.A.C.). L’orticaria E' una risposta infiammatoria della cute e delle mucose a stimoli vari. Trattasi di una frequente manifestazione clinica ad esordio improvviso, caratterizzata dalla comparsa di elementi cutanei rilevati di colorito pallido o roseo detti pomfi o chiazze urticate, circondati da cute normale e accompagnati da prurito intenso. Una prima classificazione delle orticarie prevede la distinzione in forme acute o croniche a seconda della persistenza dei fenomeni oltre le sei settimane anche se sarebbe più opportuno ricordare che non viene specificata così una possibilità di diagnosi eziologica. Gli elementi dell'orticaria, circoscritti o diffusi in varie pugliasalute zone del corpo, sono provocati dalla liberazione di potenti mediatori chimici come l’istamina e le prostaglandine e leucotrieni a potente azione vasodilatatrice e permeabilizzante i vasi sanguigni. Quando le manifestazioni colpiscono anche le labbra e, in rari pericolosissimi casi, la laringe con edema della glottide - evento quest’ultimo che richiede un tempestivo trattamento medico salvavita si parla della sindrome orticaria–angioedema. Una caratteristica dell’orticaria è la fugacità delle lesioni che possono scomparire senza lasciare traccia di sé e ricomparire dopo poche ore in sedi diverse, a tal punto che la diagnosi è spesso fatta attraverso la descrizione del comportamento delle lesioni e/o in assenza di esse. Le cause scatenanti dell'orticaria Nel 20% dei casi è dimostrato che molte cause sono dovute a: • l’assunzione di farmaci come l’acido acetilsalicilico o aspirina, antinfiammatori non steroidei, penicilline, sulfamidici; • alimenti quali uova, latte vaccino; • alcuni tipi di pesce; • fragole; • pesche noci; • arachidi; • crostacei, molluschi • additivi alimentari come sodio bisolfito, giallo di tartrazina, vanillina presenti nei cibi conservati in scatola o a lunga scadenza, nelle bevande e bibite in vetro o barattolo. Tutto quello precedentemente descritto può aiutare il dermatologo a scoprire il nesso con la malattia, tenendo presente che sia nel caso dei farmaci che per gli alimenti e additivi alimentari esistono difficoltà di applicazione e metodo nei test specifici di diagnosi, validi, invece per esempio, nel caso di allergia alle punture di insetti come api, vespe e calabroni. Inoltre è necessario ricordare che non sempre il - ventiquattro - marzo 2004 meccanismo di comparsa dell’orticaria alimentare o da farmaci dipende da reazione allergica essendo possibili episodi di orticaria a genesi non immunologia, come nel caso di assunzione di cozze, molluschi, crostacei o cibi ricchi di tiramina come formaggi fermentati, vino, cioccolata capaci essi stessi di degranulare i mastociti e liberare l’istamina, senza, cioè, che il sistema immunitario produca anticorpi contro le sostanze implicate. Per questo motivo le attuali classificazioni dell’orticaria prevedono la distinzione in forme di orticaria a patogenesi immune come quella da alimenti, farmaci, inalanti, parassiti, da veleno di insetti - e forme a patogenesi extraimmune - come prevalentemente l’orticaria fisica, quella psicogena e quella da liberazione diretta da sostanze istaminoliberatrici. La dermatite atopica Termine che etimologicamente significa “strana malattia”, è una sindrome frequente, colpisce, infatti, circa l’1-5% dei bambini dopo il terzo mese di vita, in rapporto a fattori genetici sicuramente i più importanti, come la familiarità allergica e in presenza di fattori scatenanti sia alimentari che ambientali. E’ frequentemente associata ad altre patologie atopiche come asma e oculorinite allergica. La comparsa di lesioni sotto forma di crosta lattea persistente oltre il terzo mese di vita o a tipo eritema e vescicole accompagnate da intenso prurito e spesso resistenti e recidivanti in sedi come il volto, le pieghe dei gomiti e delle ginocchia con peggioramenti invernali e miglioramenti estivi, induce, spesso, i genitori al ricorso a costose indagini di laboratorio e/o a cure improprie come diete ristrette con conseguenti rischi di deficit nutrizionali o incongrue, quanto dannose, applicazioni di cortisonici topici al fine di curare una malattia che si attenuerà in genere verso i 3-5 anni, sino a scomparire nella stragrande maggioranza dei casi in epoca puberale o, meno frequentemente, ad evolvere nella forma dell’adulto con riesacerbazioni episodiche in seguito a stress psico-fisici: Attualmente viene considerata un disordine geneticamente determinato con aumentata tendenza alla produzione di anticorpi del tipo immunoglobuline E(IgE) associata ad un’elevata suscettibilità ad alcune malattie e nella quale i principali allergeni implicati sono acari, erbe, graminacee, alimenti, stafilococco aureo coagulasi-positivo. I criteri diagnostici di Bonifazi validi per bambini di età inferiore ai 4 mesi sono riassunti nella tabella 1. Le dermatiti allergiche da contatto (D.A.C.) Sono affezioni cutanee pruriginose caratterizzate da eritema (arrossamento), vescicolazione e desquamazione nelle forme subacute e croniche che colpiscono le zone di contatto della cute con sostanze chimiche ambientali o professionali. Chiaramente in questo caso ogni zona cutanea primitivamente esposta può essere interessata, con la possibilità di generalizzazione del quadro clinico secondaria alla persistenza dello stimolo allergenico determinato da allergeni – come il nichel solfato presente nei metalli, ma anche in detergenti e cosmetici, il cromo, il cobalto, le miscele di profumi, il balsamo del Peru’ non dimenticando che per alcune di esse come sulfamidici, antistaminici in pugliasalute pomate o creme locali, essenze di profumi al bergamotto e’ possibile l’attivazione di fenomeni allergici solo dopo l'esposizione ai raggi solari, per la trasformazione che esse subiscono diventando così veri e propri allergeni attivi. L’allergia da contatto è una dermatite basata su un meccanismo allergico ritardato, diverso da quello responsabile delle forme di orticaria dove la reazione allergica è scatenata nei secondi o minuti successivi al contatto con l’antigene, infatti la causa è diagnosticabile con test allergologici detti patch-test o test epicutanei applicati e poi rimossi dopo circa 48 ore essendo questo il tempo minimo necessario ad evocare la risposta allergica da contatto con la sostanza chimica sospetta. Un’attenta anamnesi e la localizzazione delle lesioni permette spesso di sospettare la causa, ad esempio dermatiti del volto nascondono spesso l’applicazione di cosmetici o profumi o prodotti da barba; quelle localizzate al collo possono suggerire allergia a coloranti contenuti nei colletti o profumi; una dermatite delle ascelle può far sospettare di prodotti usati per la depilazione, deodoranti, coloranti; una localizzazione alle mani e’ invece sede frequente di dermatite professionale o da sostanze di uso domestico quali detersivi, vegetali e fiori. E’ importantissimo ricordare che la cura delle D.A.C. non può prescindere dalla prevenzione, evitando l’uso di sostanze notoriamente sensibilizzanti o verso le quali è già nota la sensibilizzazione del soggetto e questo criterio è tanto più valido nel caso di dermatiti professionali, basti pensare ai parrucchieri allergici alla parafenilendiamina presente nelle tinture dei capelli pena la diffusione e cronicizzazione della dermatite. Tabella 1. Criteri diagnostici di Bonifazi ( per bambini di età inferiore ai 4 mesi ) (6) • Lesioni eczematose localizzate al volto ed al capillizio con un interessamento minore o assente della regione del pannolino. • Mancanza di sonno o agitazione non dovuta ad altre cause. • Familiarità per la malattia atopica, asma, rinite o DA, nei genitori o nei fratelli N.B. Il criterio n° 1 deve essere sempre associato al n° 2 o n° 3 - venticinque - * Dermatologo marzo 2004 A cura di Gaetano Ruggeri * Le insidie dell'asma allergico Le misure preventive e terapeutiche per affrontare efficacemente questa patologia asma allergico è una malattia che si manifesta con difficoltà di respirazione, respiro breve, sibilante e fischiante, sensazione di costrizione toracica e mancanza d’aria, tosse in genere secca, difficoltà di espettorazione; quando presente, il catarro è in scarsissima quantità, biancastro, vischioso, di difficile emissione. Il sibilo è dovuto alla difficoltà dell’aria di passare attraverso vie aeree bronchiali ristrette ed è meglio udibile durante la fase di respirazione. Alcune volte la sintomatologia può essere rappresentata solo da ricorrenti crisi di tosse secca, inesistente, fastidiosa (tosse asmatica) accompagnata o meno da sensazione di mancanza d’aria. L’asma allergico è più frequente in alcune famiglie, in quanto espressione di un’ereditarietà della malattia. Si tratta di ereditarietà poligenica, cioè non legata ad un unico gene, ma più geni. si eredita è la “predisposizione alla iperreattività bronchiale”, cioè la tendenza a manifestare un’esagerata risposta immunitaria di difesa dei bronchi nei confronti di sostanze normalmente ben tollerate da altri individui. Queste sostanze (allergeni), quando vengono a contatto con l’organismo di un soggetto geneticamente predisposto, inducono produzione di anticorpi (Immunoglobuline E o IgE) provocando il rilascio, da parte di alcune cellule, di particolari sostanze (mediatori dell’infiammazione), le quali attivano alcuni tipi di terminazioni nervose bronchiali, inducono contrazione dei muscoli lisci bronchiali con conseguente restringimento dei bronchi (broncospasmo), aumentano la permeabilità del microcircolo bronchiale causando rigonfiamento (edema) della mucosa bronchiale e produzione di secreto bronchiale denso e vischioso, col risultato che il flusso dell’aria nei bronchi é ostacolato. Molti sono gli allergeni che possono provocare asma. pugliasalute Gli allergeni che provocano crisi asmatica • Acari ( polvere di casa e della farina) • Pollini (piante e fiori) • Derivati epidermici, • Muffe • Alcune sostanze alimentari e gli additivi (conservanti) • Veleno di api, vespe, calabroni ecc… • Alcuni farmaci quali antibiotici, antinfiammatori non steroidei, ecc. Fattori che favoriscono le crisi asmatiche • fumo (attivo e passivo) • l’inalazione di sostanze irritanti • i forti odori • gli insetticidi • il freddo intenso • le infezioni (virali batteriche) delle vie respiratorie (dal naso ai bronchi) L’ a s m a é g e n e r a l m e n t e diagnosticata dal medico tramite la storia clinica del paziente, l’esame fisico, le indagini strumentali e di laboratorio. Oltre che alla familiarità, nella storia clinica dei soggetti asmatici, si fa spesso riferimento alla “Crosta lattea”, una dermatite atopica sofferta in età neonatale e ad episodi di rinite allergica a cui l’asma spesso si accompagna. Tra le indagini strumentali è importante la “Spirometria”, un esame semplice ed indolore che consiste nel respirare e soffiare in un boccaglio collegato ad uno strumento chiamato “Spirometro”. Esso registra, sotto forma di grafico su carta o supporto elettronico, il flusso di aria inspirato ed espirato in una certa quantità di tempo. Con la spirometria è possibile evidenziare la presenza dell’ostruzione bronchiale e la sua reversibilità dopo inalazione di un farmaco broncodilatatore. E’ questa - ventisei - marzo 2004 infatti la caratteristica che contraddistingue l’asma da altre patologie bronchiali (quali ad esempio la BPCO o BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva) nelle quali si ha ugualmente ostruzione bronchiale che è però irreversibile o scarsamente reversibile; nell’asma l’ostruzione bronchiale è invece reversibile, spontaneamente o dopo somministrazione di farmaci. I test da eseguire • Spirometria • Test di provocazione bronchiale specifica con metacolina. • Test Allergologici Cutanei (prick test) • Prist (o dosaggio delle IgE Totali) dosaggio delel IgE Specifiche) Clinicamente l’asma allergico è una patologia estremamente variabile che può andare da episodi sporadici e transitori a crisi persistenti, da episodi lievi ad episodi anche gravi (asma intermittente; asma persistente lieve, moderata e grave). Non bisogna mai sottovalutare una crisi asmatica, anche se essa si presenta in forma apparentemente lieve, in quanto può repentinamente aggravarsi e mettere finanche in pericolo di vita il soggetto. E’ importante, quindi, seguire sempre attentamente i consigli del medico, il quale istruirà il paziente sul comportamento da tenere in caso di asma. Tale comportamento prevede sia misure preventive, che terapeutiche. Le misure preventive riguardano soprattutto l’allontanamento dalla fonte di allergia (per es. soggetti allergici a pelo di cane dovranno evitare l’avvicinamento a cani; soggetti allergici all’olivo dovranno evitare di andare in campagne ove ci siano olivi nel periodo della loro fioritura ecc…) e le misure igienico – ambientali (per esempio la bonifica ambientale e seguire alcune norme per la pulizia dei luoghi e delle masserizie, specie letti e materassi, nei soggetti allergici agli Acari della polvere di casa; altre misure igieniche più generali, come evitare di soggiornare in ambienti dove si fuma ecc…). Le misure terapeutiche comprendono terapie preventive, terapie di fondo, terapie sintomatiche. Le terapie preventive prevedono l’uso di farmaci quali il Sodio Cromoglicato, il Sodio Nedocromile e, soprattutto, gli Steroidi somministrati preferibilmente per via inalatoria, nel caso anche per os (via orale) o per via parenterale. Questi ultimi utili per la loro funzione antinfiammatoria, in quanto l’asma è una malattia su base infiammatoria e l’infiammazione non è presente soltanto nel periodo delle crisi, ma anche nei periodi silenzio clinico (infiammazione minima persistente). Le Terapie di fondo sono rappresentate dalla Immunoterapia Specifica (TIS) con vaccini specifici contro allergene in causa. I vaccini più usati oggi in commercio sono: i vaccini a somministrazione sottocutanea, a dosi crescenti nel primo periodo di terapia, seguito da un periodo pugliasalute di terapia di mantenimento compreso fra i tre ed i cinque anni e vaccini somministrati per via orale. E’ consigliabile cominciare la terapia iposensibilizzante quanto prima possibile; più giovani sono i soggetti trattati più possibilità ci sono che la stessa sia più efficace. Le terapie sintomatiche comprendono l’uso dei farmaci (broncodilatatori) che agiscono per rimuovere i sintomi dell’attacco asmatico (broncoostruzione), associati ai farmaci (Cortisonici) che agiscono sul substrato che è alla base dei sintomi (l’infiammazione). E’importante per il paziente conoscere i tempi di azione dei Broncodilatatori al fine di non usarli indiscriminatamente, mettendo in pericolo anche la propria vita. Esistono, infatti, broncodilatatori a “lunga durata d’azione” il cui effetto si risente dopo un certo tempo (30 – 40 min.) dal loro impiego e Broncodilatatori il cui effetto, invece, si risente dopo pochissimi minuti (1 – 3 min.); sono questi ultimi che il paziente deve utilizzare al bisogno, in caso di crisi asmatica improvvisa, per avere un immediato sollievo al proprio respiro Naturalmente, come tutti i farmaci, anche i Broncodilatatori hanno effetti collaterali e vanno utilizzati dietro consiglio e prescrizione medica, senza farne abuso. Tra i farmaci impiegati nella terapia dell’asma vanno annoverati anche gli Antistaminici ed una nuova classe di farmaci chiamati Antileucotrieni. Una domanda che dal paziente spesso viene posta al medico è, se si può guarire dall’asma allergico. La risposta è che alla base dell’asma allergico c’è un fattore genetico, familiare che non è rimovibile; pertanto il concetto di guarigione va inteso non come scomparsa della malattia ma come possibilità di scomparsa e diminuzione “dei sintomi”, cioè come possibilità di controllo e convivenza con l’asma. Ciò vuol dire che si può condurre una vita assolutamente normale seguendo i consigli del medico curante e degli specialisti, allergologo e pneumologo, che potranno identificare la sostanza o le sostanze a cui si è allergici e consigliare le misure di prevenzione ed i trattamenti terapeutici più idonei per prevenire e curare le crisi di asma. - ventisette - * Primario pneumologo AUSL BA/2 marzo 2004