Omeopatia e allergie di stagione (di F. Candeloro – medico omeopata) Le malattie allergiche e, nel caso specifico quelle stagionali, rappresentano un fastidioso disturbo, che colpisce un numero sempre crescente di adulti e bambini: in Italia, con un incremento annuale del 10-15%, l'allergia colpisce tre persone su dieci, cioè 10 milioni di adulti, la metà dei quali soffre anche d'asma. Con riferimento ai bambini, poi, le cifre attestano che di allergia soffre un piccolo su tre, e uno su 10 deve fare i conti con sintomi asmatici. L’allergia consiste in una risposta esagerata del sistema immunitario a una sostanza anche innocua, ma riconosciuta come dannosa dall’organismo. La sostanza in questione è detta allergene. I motivi che inducono il sistema immunitario a rispondere in maniera anomala non sono attualmente chiari. L'incremento sistematico delle allergie è certamente dovuto anche all’inquinamento ambientale: le riniti affliggono il 13% di coloro che vivono in città, contro solo il 3% di coloro che vivono in campagna; circa il 42% dei bambini sotto i cinque anni, che vivono nelle maggiori città italiane, ha sintomi asmatici. I pollini sono la prima causa delle allergie stagionali (in primavera/estate): i primi pollini sono quelli degli alberi (ontano e nocciolo anticipano la stagione del raffreddore da fieno, seguono poi olmo, pioppo, betulla, cipresso e altri alberi). La fioritura dell’erba, invisibile all’occhio, ma percepibile dal naso allergico, incomincia a maggio e ha il suo apice fino a luglio. La parietaria e le graminacee, però, sono senza dubbio i principali "colpevoli" delle allergie di stagione: il perdurare del loro fiorire da agosto a ottobre, fa sì che in molti si scatenino pesanti reazioni anche in una stagione "insospettabile", cioè in piena estate. Qui di seguito sono riportate alcune tra le principali sostanze allergizzanti e i relativi periodi di comparsa nell’aria: NOCCIOLO: da gennaio a fine marzo. OLMO: da metà febbraio ad aprile. PIOPPO E SALICE: da marzo a fine maggio. PARIETARIA: da maggio a settembre. BETULLA: da aprile a metà giugno. QUERCIA, FAGGIO, PLATINO, PINO: da metà maggio a metà agosto. PIANTAGGINE, ACETOSA: da maggio ad agosto. GRAMINACEE: da metà maggio a metà settembre. TARASSACO: da maggio a giugno. ORTICA: da maggio a settembre inoltrato Le manifestazioni cliniche delle reazioni allergiche sono diverse, e possono coesistere o succedersi nel corso della vita della persona che ne è affetto. Esse comprendono: la rinite allergica: corrisponde ad un’infiammazione della mucosa nasale, che si accompagna a frequenti starnuti, senso di otturazione nasale o abbondante secrezione mucosa, prurito locale talvolta esteso al palato. Spesso può associarvisi anche un certo grado di irritazione oculare (rinocongiuntivite allergica). Benché abitualmente non sia grave, la rinite allergica è spesso all'origine di una degradazione della qualità della vita, di un abbassamento delle prestazioni scolastiche nel bambino e di una riduzione della produttività professionale nell'adulto; l’asma allergica: disturbo respiratorio a volte anche particolarmente intenso, che si accompagna a respirazione affannosa e tosse, entrambe soventemente notturne. Questi sintomi sono indotti da un’infiammazione dei bronchi, che genera a sua volta una contrazione dei muscoli che ne comandano l’apertura: il passaggio dell'aria è così ostruito, l'espirazione non può avvenire in modo normale, e la respirazione produce un tipico rumore di soffio definito anche sibilo. Tali sintomi sono spesso complicati da ipersecrezione di muco. Le crisi d'asma vanno dal semplice sibilo espiratorio fino all'insufficienza respiratoria grave, che necessita l'ospedalizzazione. Nel caso del bambino, l'asma può interferire sullo sviluppo toracico, e ha un’ influenza negativa sulla vita familiare e scolastica. Una persona con rinite allergica si rivela, poi, tre volte più esposta allo sviluppo di asma rispetto a un individuo non allergico. Un certo numero di studi clinici, infatti, ha dimostrato la frequente coesistenza di queste due affezioni: rinite ed asma indicherebbero un processo infiammatorio comune, che colpisce le vie respiratorie superiori ed inferiori; l'orticaria allergica: manifestazione cutanea spesso repentina, subito dopo, cioè, l'ingestione o l'assunzione di un farmaco o di un alimento. Si manifesta con un insieme di piccole papule rosse (piccoli brufoli sulla pelle) o di placche in rilievo, accompagnate da prurito intenso, che a volte interessa l'intero corpo; l'edema di Quincke: forma particolare d'orticaria associata a tumefazione dei tessuti colpiti. Appare improvvisamente, si estende in profondità, dalla pelle verso i tessuti sottocutanei, e anche verso le mucose; di solito localizzato al viso, l'edema può, se in forma severa, raggiungere le vie aerodigestive superiori (gola e laringe) e dare luogo a crisi di soffocamento, con caduta della pressione arteriosa e perdita di conoscenza. Questo fenomeno è denominato Shock anafilattico e necessita di un opportuno trattamento d'urgenza (iniezione d'adrenalina). Nell’ambito della terapia preventiva comportamentale, è utile ricordare la necessità di adottare una serie di contromisure, capaci di ridurre la frequenza e l’intensità delle reazioni. Ecco le principali: Non trascorrere troppo tempo all'aperto durante le giornate secche e ventose nelle quali è più alta la concentrazione di pollini. In auto, durante i periodi di fioritura, mantenere i finestrini chiusi; evitare di parcheggiare l'auto in prossimità di prati o giardini. Evitare di uscire subito dopo un temporale poiché la pioggia rompe i granuli pollinici in frammenti più piccoli, che raggiungono facilmente le vie aeree più profonde In bicicletta o motorino utilizzare sempre una mascherina che copra naso e bocca, e occhiali da sole aderenti al volto. Durante la stagione di fioritura è consigliato fare la doccia e lavare i capelli ogni giorno: i granuli pollinic, infatti, spesso rimangono intrappolati proprio tra i capelli e la notte possono depositarsi sul cuscino, venendo così inalati. Largamente prescritti come farmaci di prima intenzione dal medico generico, le medicine per l'allergia, comprendenti antistaminici e cortisonici, hanno un doppio obiettivo: - diminuire l'intensità dei sintomi - combattere l'infiammazione causata dall'allergia Gli esperti internazionali sono ormai unanimi nell'affermare che i farmaci esercitano un controllo nell'asma e nella rinite se impiegati correttamente, tuttavia, nonostante il riconoscimento della loro efficacia nelle manifestazioni allergiche, queste terapie non trattano la causa dell'allergia. Non influiscono dunque sul processo naturale della malattia, in altre parole, non la guariscono: il loro effetto svanisce al termine della terapia senza generare benefici duraturi. Tra le terapie per l’allergia, l'immunoterapia desensibilizzante costituisce oggi l'unico trattamento che si prefigge di guarire la malattia allergica. La desensibilizzazione risponde, però, a criteri di utilizzo particolarmente ristretti. Rinocongiuntivite allergica, asma allergica e ipersensibilità ai veleni d'Imenotteri (cioè l'allergia alle punture d'api, di vespe, di calabroni, ecc.) sono le più comuni indicazioni: i casi più favorevoli, però, sono le sensibilizzazioni di recente comparsa e/o provocate da un solo allergene (le sensibilizzazioni multiple "rispondono" meno al trattamento). Proprio i limiti delle terapie farmacologiche, che nel caso di antistaminici e cortisonici, ancora prima degli effetti collaterali, sono rappresentati, dalla loro incapacità a fornire una risoluzione stabile e duratura dei sintomi, e, nel caso delle terapie di desensibilizzazione, comprendono invece la ristretta applicabilità delle stesse, e la necessità di effettuarle per periodi particolarmente prolungati - mediamente anche tre anni - proprio tali limiti, dicevamo, giustificano e impongono al medico e ai pazienti la ricerca di mezzi di cura più idonei, sia nel caso delle semplici manifestazioni acute, sia al fine di prevenirne il ripetersi, senza dover necessariamente imporre al paziente spiacevoli e protratte rinunce alle proprie abitudini di vita. E così nelle manifestazioni acute delle reazioni allergiche, molto utili si riveleranno quei rimedi omeopatici, definiti sintomatici, che verranno prescritti, però, in relazione alla peculiarità ed alla globalità dei disturbi lamentati dalla persona. Per meglio comprendere questo aspetto, che diversifica decisamente la medicina omeopatica da quella tradizionale, osserviamo come nelle riniti e rinocongiuntiviti allergiche, ad esempio, oltre ai sintomi propri della malattia saremo portati a verificare le caratteristiche di aspetto e consistenza delle secrezioni, la loro capacità di irritare o meno i margini del naso, così come le peculiarità della lacrimazione; valuteremo, poi, se esistono specifici orari di peggioramento, così come situazioni atmosferiche o ambientali in grado di accentuare i sintomi. Con la stessa metodologia, quindi, se l’allergia si manifesterà soprattutto con crisi asmatiche, verificheremo l’orario del giorno in cui queste sono più frequenti, le condizioni atmosferiche che le scatenano, le modalità di aggravamento o miglioramento, ed eventuali sintomi mentali di accompagnamento. In questa maniera saremo in grado di personalizzare al massimo la terapia, evitando un intervento meramente soppressivo dei sintomi che, anzi, finirebbe per favorire recidive sempre più intense e prolungate nel tempo. Ma senza dubbio è il campo della prevenzione quello in cui l’omeopatia può fornire ai pazienti allergici i servigi migliori, senza inoltre farli incorrere nei possibili effetti collaterali dei cortisonici e degli antistaminici, e senza richiedere loro periodi di adesione alla cura così prolungati, come nel caso delle terapie desensibilizzanti. La chiave di lettura della capacità dell’omeopatia di prevenire in modo stabile e duraturo il periodico ritorno dei sintomi, può comprendersi solo alla luce della sua particolare metodologia: di fronte ad un paziente allergico,infatti, il medico omeopata, dopo aver analizzato con cura i risultati dei test diagnostici, ed aver ascoltato con altrettanta attenzione i sintomi lamentati dal paziente, inizierà la certosina ricerca di quegli aspetti temperamentali che meglio possano accordarsi alla sua iper-reattività, solo apparentemente ed esclusivamente fisica. Conoscendo allora le caratteristiche peculiari di ogni rimedio, quelle, cioè, capaci di individualizzare ogni singolo caso di malattia, così da far apparire il malato che si nasconde dietro questa, è possibile arrivare a trattare l’ipersensibilità fisica, respiratoria o cutanea che sia, riconoscendola come l’espressione più evidente di una ipersensibilità più profonda ed emotiva, che è andata progressivamente strutturandosi nella persona come effetto dell’ereditarietà, dell’educazione ricevuta, delle esperienze personali e del modo individuale di reagire a queste. E’ così ad esempio che il precipitoso Argentum nitricum manifesterà pienamente la sua iperemotività soprattutto in ambienti chiusi, o affollati, o ancora in presenza di spazi aperti, così come se condotto in posti elevati, mentre Silicea, dal carattere notoriamente gentile e accomodante, si mostrerà, invece, sproporzionatamente irritabile in presenza di quelle circostanze che ne rievochino l’insicurezza di fondo e quindi la paura di non essere all’altezza della situazione, come può accadere prima di un esame, un colloquio od una particolare esibizione; ancora Ignatia, che manifesterà la sua ipersensibilità soprattutto in conseguenza di contrarietà e dispiaceri, i quali la spingeranno facilmente alle lacrime e ad isolarsi, mentre Phosphorus, sempre particolarmente sensibile alle sofferenze altrui, lo sarà ancor di più in presenza di determinati fenomeni atmosferici, tra cui, caratteristicamente, il temporale; e ancora Pulsatilla, che manifesterà tutto il suo pudore e la sua timidezza in forma di imbarazzati ed imbarazzanti rossori della cute del viso. Altri rimedi, infine, mostrano una particolare sensibilità nei rapporti interpersonali: tra questi è Lycopodium, dal carattere deciso e autoritario, che per questo poco sopporta qualsiasi manifestazione di intolleranza alle sue idee; Natrum muriaticum, che a seguito di ogni piccolo contrasto si isola e comincia a ripensare a guai e dispiaceri del passato senza possibilità di fornirgli alcun conforto, e Staphysagria che, nelle medesime circostanze, trattiene la collera e l’indignazione pur di non mostrare il lato più debole della sua personalità. La somministrazione ripetuta, e opportunamente variata nelle dosi e nei tempi del o dei rimedi prescelti, permetterà così di migliorare alcuni dei suddetti aspetti emotivi e temperamentali della persona, dei quali le manifestazioni allergiche locali rappresentano solo il sintomo più evidente, tendente ad oscurare tutto il resto. Proprio per questo motivo, quindi, accanto alla progressiva risoluzione del sintomo locale, dovrà osservarsi anche un contemporaneo miglioramento dell’ adattabilità della persona a stimoli esterni non solamente ambientali, e questo aspetto sarà la dimostrazione più evidente che la malattia è stata trattata alla radice, e i miglioramenti ottenuti destinati a mantenersi nel tempo, e ad evolvere ulteriormente fino alla loro definitiva remissione.