IL COMITATO ETICO PROVINCIALE DISCUTE QUESTIONI DI ETICA DELLA MEDICINA DIAGNOSI PRENATALE: BRAMA DI PERFEZIONE? Professor dott. Hermann Hepp, ex Direttore della Clinica Großhadern della LMU di Monaco, membro del Comitato scientifico dell’Ordine federale dei medici. Dovrebbe essere permesso in futuro il check genetico degli embrioni in provetta, cioè la diagnosti genetica pre-impianto (PGD)? Questa domanda viene attualmente discussa intensamente e diffusamente in molti paesi in ambito sociale e politico. In Germania è stata da poco decisa un accesso limitato alla diagnosti pre-impianto. La diagnosi genetica pre-impianto è un puro strumento di selezione, tramite il quale realizzare il sogno di un bambino senza difetti, oppure si può essere ancora “in lieta attesa”, sperando in un buon esito? Nella diagnosi genetica pre-impianto (PGD) l’embrione prodotto nel corso di una fecondazione artificiale viene esaminato prima dell’impianto in utero. Da una cellula dell’embrione il patrimonio genetico viene isolato ed analizzato in riferimento alla presenza di specifiche malattie ereditarie o di alterazioni cromosomiche. Solo se il risultato è negativo l’embrione viene trasferito in utero. Attraverso questa selezione una coppia ad alto rischio genetico dopo una “fecondazione di prova” può evitare di avere un bambino con una malattia ereditaria. Questo procedimento viene criticato perché gli embrioni con alterazioni genetiche non vengono impiantati e quindi devono soccombere. La diagnosi genetica pre-impianto (PGD) va discussa e valutata in relazione alla diagnosi prenatale (PND), praticata ormai da più di 40 anni. Nella diagnosi prenatale (PND) il feto viene esaminato nel corso della gravidanza in relazione a malattie e disturbi nello sviluppo, ad es. tramite ecografia oppure amniocentesi. È l’informazione sullo stato di salute del bambino ad essere al centro della PND. In sempre più casi è possibile curare problemi di salute del feto ancora in utero. Nella maggioranza dei casi però dopo una PND positiva ci si trova davanti alla decisione di interrompere o proseguire la gravidanza, perché la malattia del bambino non è curabile. In questi casi si rende necessaria una consulenza competente ed empatica della coppia che non di rado, porta al mantenimento in vita del feto. I notevoli progressi della PND hanno risvegliato però anche pretese. Si parla della “testa di Giano” della medicina prenatale. Sempre più ginecologhe/i e genetisti/e sono confrontati con la – spesso utopica – pretesa di un bambino perfettamente sano, per la cui realizzazione si può mettere in preventivo anche un’interruzione di gravidanza. Il crescente sapere produce una forte pressione sociale su paziente e medico di ricorrere alla PND ed quindi eventualmente all’interruzione della gravidanza. Questo porta ad una accentuazione del dilemma etico della PND. La PGD non può, come spesso sostenuto, essere intesa semplicemente come una PND anticipata, come se la “procreazione in prova” con la PGD corrispondesse “semplicemente” alla “gravidanza in prova” con successiva PND ed eventuale interruzione della gravidanza. In Germania, fino ad ora era stata maggiormente criticata la differente valutazione di PND e PGD: mentre nel caso della PND il legislatore relativizzava la tutela della vita preparto e consentiva di soppesare i diritti fino al parto (diritto alla vita del feto e diritto all’autodeterminazione della madre), nella fase pre-impianto la vita dell’embrione doveva essere assolutamente tutelata. Nel frattempo, la PGD in Germania è stata ammessa per legge nel caso in cui vi sia un’alta probabilità di una grave malattia ereditaria o di aborto spontaneo. La presenza di questi presupposti è valutata da una commissione etica interdisciplinare. In ogni singolo caso è comunque richiesta un’informazione e consulenza particolarmente approfondita ed intensa. www.provincia.bz.it/sanita/comitati/comitato-etico-provinciale.asp