Potenze atlantiche e guerre marittime in età moderna

STORIA MILITARE
PROF. FRANCESCO FRASCA**
L’
età delle grandi scoperte geografiche
vide lo scatenarsi della concorrenza
fra le potenze europee, per accaparrarsi i mercati africani, americani e asiatici.
Dapprima la Spagna e il Portogallo occuparono vasti domini nelle Americhe, dove la
domanda di manodopera nelle miniere intensificò il fenomeno della tratta degli schiavi africani, considerati più resistenti degli indios alle
condizioni proibitive delle miniere. Con l’avvio delle grandi piantagioni di tabacco e di
canna da zucchero, la domanda di schiavi si
fece sempre più forte. Così sulle coste africane
dell’Angola i Portoghesi per primi acquistarono
individui catturati nel corso delle guerre tribali, per rivenderli ai negrieri europei, che li trasportavano nelle Americhe. Il commercio
schiavista divenne ben presto “l’affare del seco-
lo” e ricevette ulteriore impulso dall’espansione
nelle Americhe di nuove potenze europee: l’Olanda, la Francia e l’Inghilterra. Questi paesi
non si ritennero vincolate da nessun accordo e
lottarono con ogni mezzo sia tra loro, sia contro la Spagna e il Portogallo1.
Agli inizi del Seicento, la Spagna era ancora
una gran potenza, ma dal 1630 le rimesse di
metalli preziosi che arrivavano dalle colonie
americane si fecero sempre più rare. Così essa
perse le sue ultime possibilità di ripresa, contingenze economiche, sociali e religiose impedirono il formarsi di una classe borghese numerosa e attiva. L’impegno crescente nei conflitti
terrestri, volto a conseguire l’egemonia in
Europa, portò la Spagna a privilegiare il finanziamento dell’esercito a detrimento della marina, con effetti devastanti per la sua potenza
*
Il testo di questo articolo deriva da una conferenza tenuta dall’Autore presso il Mediterranean Institute dell’University of Malta nel
quadro di seminari da lui svolti.
** Studioso esperto di storia.
(1) Spagna e Portogallo erano potenze imperiali già insediate, che avevano di solito rispettato le sfere d’influenza stabilite dalla bolla papale Inter cætera (1493) e dai trattati di Tordesillas (1494) e Saragozza (1529).
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marittima.2 Nel 1580, l’unione della Spagna al
Portogallo (1580-1642)3, nella persona di re
Filippo II fu il principio della rovina del commercio portoghese. Non solo, dopo il 1580, il
Portogallo si trovò immischiato in tutte le
guerre con con l’Inghilterra e coi Paesi Bassi e
dovette impegnare una gran parte della sua
flotta nelle disgraziate imprese navali del re
spagnolo. Il danno più grave derivò al Portogallo dalla rottura dei rapporti commerciali coi
grandi empori dei Paesi Bassi. Lo stato di guerra poi offrì agli Olandesi e agli Inglesi di
distruggere il commercio portoghese. Quando
Filippo II proibì il mercato delle spezie di
Lisbona agli Olandesi ribelli e agli Inglesi ostili, i primi s’impadronirono di buona parte dei
possedimenti portoghesi nell'Estremo Oriente;
e insieme ai secondi svilupparono il contrabbando (interlope) lungo le coste americane4. I
marinai dei paesi dell'Europa settentrionale
tentarono a loro volta il viaggio in Estremo
Oriente e s’installarono accanto alle basi commerciali dei Portoghesi, sottraendone il monopolio (anche se non ne distrussero il commercio) dei prodotti asiatici. La fioritura del commercio portoghese, dovuta esclusivamente al
monopolio del commercio indiano, durò così
meno di un secolo. Vent’anni dopo l’unione
alla Spagna, non solo era tramontato per sempre il monopolio portoghese, ma la massima
parte di questo commercio gli era sfuggita di
mano per passare in quelle più abili e più forti
degli Inglesi e soprattutto degli Olandesi. Questo processo divenne irreversibile dopo il 1640,
quando venne a mancare la protezione della
marina spagnola. Infine, nel 1654, il Portogallo firmò un trattato di pace e alleanza con l’Inghilterra5, che affermò il dominio commerciale
(2) H. Richmond, Il potere marittimo nell’epoca moderna, (a cura di P. P. Ramoino) Roma, Edizioni Forum di Relazioni Internazionali,
1998, p. 62.
(3) Il Portogallo, grazie alle scoperte geografiche, era riuscito a costituire un considerevole impero d’oltremare. Riuniti in una flotta, i
vascelli portoghesi lasciavano Lisbona a Pasqua e, doppiato il Capo di Buona Speranza, spinti dai monsoni giungevano a Calcutta,
Cochin e Goa in settembre. Da quei porti altre navi si spingevano verso Malacca, mercati delle spezie che i Portoghesi vendevano in
Giappone, Cina e Persia, portandovi anche le ultime invenzioni della tecnica europea (orologi, archibugi, cannoni) e prodotti dell'industria metallurgica da poco sorta a Lisbona. La flotta di ritorno assicurava al re del Portogallo il dominio del mercato europeo per le
spezie asiatiche, lo zucchero delle isole e gli schiavi negri. I Portoghesi oltremare si limitarono ad erigere fortezze e a fondare basi commerciali senza intraprendere la conquista dell'entroterra africano e asiatico.
(4) Inoltre con l'aiuto degli Anseatici, gli Olandesi presero a controllare il commercio tra la Spagna e i Paesi baltici.
(5) Il Portogallo concesse la libertà di commerciare agli Inglesi in Patria e in tutte le colonie, in condizioni di perfetta eguaglianza con i
sudditi portoghesi, dando preferenza alle navi inglesi per il proprio traffico oceanico.
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Vascello Francese
inglese sul Portogallo. D’allora il Paese iberico
seguitando ad essere formalmente uno Stato
indipendente e sovrano, si mosse sempre nell’orbita della potente Inghilterra.
L’Inghilterra aveva una collocazione geografica che gli permetteva il controllo delle rotte
marittime dell’Europa settentrionale. Non
essendo fuorviata da ambizioni e timori di
carattere continentale. Il territorio metropolitano gli serviva da base strategica da dove la
flotta poteva agire simultaneamente sia per la
difesa delle coste, sia per il blocco dei porti
continentali. La sua superiorità marittima sollevò il governo dalla necessità di mantenere un
grande esercito, con un evidente risparmio per
le finanze pubbliche.6 Così l’Inghilterra riuscì a
raddoppiare il numero delle navi della marina
mercantile negli ultimi quarant’anni del Seicento. Durante il suo soggiorno in Inghilterra
negli anni 1554-1555 Filippo II di Spagna,
marito di Maria I Tudor, creò il primo Ammiragliato della storia, dotato di un budget, mantenuto anche in tempo di pace. Filippo II si
occupò dell’equipaggiamento dei porti, delle
reti amministrative e delle vie di comunicazione per supportare la logistica della piccola flotta inglese. Per realizzare il suo piano trovò in
Inghilterra gli uomini, i mezzi
e le strutture, che non trovò in
Spagna quando vi ritornò. Il
risultato fu che l’Inghilterra
contro il tentativo d’invasione
spagnolo ebbe da sostenere una
spesa pari al 10%, di quanto
Filippo II dovette versare agli
appaltatori privati, per armare
la sua Invincibile Armada.
Grazie all’istituzione dell’Ammiragliato, dal 1567,
incominciò a crearsi la potenza
navale inglese, grazie a una
schiera di valenti marinai al servizio della regina Elisabetta I. Il
più famoso fra questi fu il corsaro Francis Drake che, fra il
1577 e il 1580, fece la seconda
circumnavigazione del globo, e
diede avvio a una redditizia “guerra corsara”,
contro il traffico degli schiavi e la flotta spagnola dell’argento. Così il potere marittimo
inglese assurse a vero fattore politico internazionale rivolgendosi direttamente contro le
fonti di ricchezza del nemico7. L’acquisizione di
colonie di basi commerciali d’oltremare permise all’Inghilterra d’impegnarsi in operazioni
d’oltremare, come furono nel 1665 la presa
della Giamaica e gli attacchi falliti contro Santo
Domingo e Panama. Nel Mediterraneo l'Inghilterra diventò, a partire dal 1570, la potenza commerciale e marinara di gran lunga preponderante nell'area. Elisabetta I favorì anche
la parallela guerra corsara degli Olandesi ed
infine appoggiò, neppure troppo copertamente, la ribellione di Guglielmo d’Orange e delle
provincie fiamminghe ribelli alla Spagna.
Quando la Regina inviò in Olanda un corpo di
spedizione, si aprì una guerra con la Spagna.
Filippo II vantando pretese dinastiche sul
trono inglese, come vedovo di Maria Tudor, e
preoccupato dalla nascente potenza marittima
inglese, decise d’invadere l’Inghilterra con un
forte esercito trasportato da una flotta colossale detta ambiziosamente Invencible Armada.
Per ironia della sorte, Filippo II non aveva
(6) A. T. Mahan, L’influenza del potere marittimo sulla storia, Roma, Ufficio Storico della marina Militare, 1994, pp. 64-66. M. Tuttle
Sprout, Makers of modern strategy, ed. E. M. Earle, 1943, Princeton University Press. Les maîtres de la stratégie, Paris, Flammarion,
1987, p. 160.
(7) H. Richmond, op. cit., pag. 65.
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potuto creare in Spagna un ammiragliato e l’equivalente organizzazione amministrativa
come aveva già fatto in Inghilterra. Così la flotta spagnola fu costituita con la requisizione
prolungata, a costi fantastici, di grossi galeoni
utilizzati per la traversata dell’Atlantico, la cui
stazza, per alcuni, superava le mille tonnellate.
A tale mole però non corrispondeva un armamento pesante, ragion per cui la scelta tattica
inglese fu di tenersi a distanza del tiro delle
Nave Olandese
artiglierie leggere spagnole, bersagliando il
nemico con il fuoco di cannoni con gittata
superiore8. L’Invencible Armada fu infine dispersa dagli Inglesi e lo sbarco non si poté compiere, con questo disastro, avvenuto dal maggio
al settembre del 1588, la supremazia marittima
spagnola cominciò a decadere venendo gradualmente sostituita da quella inglese. Ma le
condizioni materiali dell’Inghilterra nell’epoca
elisabettiana erano ancor ben lontane da quelle
di un secolo più avanti. In effetti, la sua potenza marittima era ancora ai primissimi passi: per
numero e per tonnellaggio di navi essa era era
ancora al di sotto non solo dei Pesi Bassi settentrionali, ma delle grandi città del Mediterraneo9.
Durante i regni dei due primi
Stuart (Giacomo I e Carlo I), epoca
in cui si gettarono le basi della colonizzazione inglese nel Nord America, lo sviluppo del commercio fu
rapido anche se contrastato. Nel
1604, quando Giacomo I Stuart
concluse la pace con la Spagna, l’Inghilterra non poté trarne i frutti
commerciali che sperava. L’Olanda
negava alle navi inglesi il diritto di
penetrare nella Schelda e di commerciare con i Paesi Bassi spagnoli.
Inoltre esercitava il diritto di pesca
delle aringhe nelle acque territoriali
inglesi fatto questo che fu visto in
Inghilterra come una menomazione
dei diritti sovrani, e come una grave
sottrazione della ricchezza nazionale10. Occorreva quindi rivolgere gli
sforzi al rinnovamento e all’incremento della marina da guerra, attività già iniziata da Carlo I, ma che non poté terminare a
causa di gravissime difficoltà politiche interne.
Fu con l’avvento del governo repubblicano
(1649-1658), guidato dal lord protettore Oliver Cromwell, che l’Inghilterra diventò una
(8) I pesanti galeoni spagnoli, carichi di fanterie, furono colpiti da tutte le parti da agili navigli inglesi, che con precisi colpi d’artiglieria
distruggevano l'alberatura, i timoni e massacravano le truppe ammassate sui ponti, sfuggendo, con mosse guizzanti, agli abbordaggi,
sui quali gli Spagnoli contavano di vincere.
(9) In Inghilterra, dalla seconda metà del Cinquecento si ebbe nel campo delle costruzioni navali quell’evoluzione che portò il galeone
verso il vascello di linea. Nella prima metà del Seicento venne a confermarsi questa tendenza e da allora il vascello prese una fisionomia, che conservò con piccole modifiche fino alla fine dell’età della vela. Non può essere individuata una data di nascita del vascello
né stabilire quale sia stata la prima nave di questo genere. Alcuni vogliono porre com’esempio tra i primi il Sovereign of the Seas, uno
dei primi vascelli a “tre ponti” realizzato con la poppa rotonda un vascello, armato con 100 cannoni. Fu commissionato nel 1635 da
Carlo I Stuart che spese ben 65 586 sterline di allora. La sua costruzione richiese l’abbattimento di duemila querce, in venti ettari di
bosco che non avrebbe dato un secondo taglio almeno per un secolo. Fu varato nell’ottobre del 1637 e risultò la nave più sfarzosa mai
costruita, con ornamenti dorati, realizzati dal maestro intagliatore G. Christmass su disegno di Van Dyck. Il vascello fu l’espressione
della gloria dell’Inghilterra nella sua pienezza e il simbolo della potenza assolutista della monarchia. T. K. Derry, & T. I. Williams, Tecnologia e civiltà occidentale, Torino, 1968, [ed. orig. Inglese 1960], p. 244.
(10) John Selden pubblicò nel 1635 Mare clausum dove, in pieno accordo con le intenzioni del governo inglese, sosteneva, nel modo più
esplicito, le pretese dell’Inghilterra al dominio incondizionato dei mari intorno alle isole britanniche per una estensione vastissima, che
dal Golfo di Guascogna si spingeva fino alla Norvegia.
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grande potenza navale, riprendendo con vigore
la politica che era stata della regina Elisabetta I.
Dapprima ideatore di una confederazione
anglo-olandese, Cromwell passo ben presto
con la proclamazione del famoso “Atto di
Navigazione”, del 9 ottobre 1651, a una politica di aperta ostilità nei confronti degli Olandesi. La guerrà che seguì ebbe un’importanza
decisiva per l’Inghilterra presa dalla volontà
d’assicurarsi il predominio dei mari11.
Il confllitto fra Olanda e Inghilterra
L’Olanda, resasi indipendente dalla Spagna
dopo una guerra durata più di 40 anni, era
divenuta una repubblica di sette province unite
da un patto federale. Essa aveva negli Stati
Generali una rappresentanza unitaria per i rapporti con l’estero, mentre all’interno, le vecchie
autonomie locali a base prevalentemente cittadina erano state lasciate in vita. Grazie alla
politica d’espansione coloniale della Compagnia delle Indie Orientali12 essa sviluppò un’imponente flotta mercantile diventando una delle
potenze navali del mondo. La distribuzione e la
diversificazione territoriale del colonialismo
olandese, che puntò al controllo d’aree strategiche in America e in Africa e in Estremo Oriente, la diceva lunga sulle nuove dimensioni dell’economia mondiale dove i mercati s’integravano in uno scambio planetario. Nel Mediterraneo gli Olandesi si affiancarono agli Inglesi
nel corso degli anni 1590, facendo sentire la
loro presenza in modo massiccio a datare dal
1599. Una tale situazione favorì un rapido sviluppo economico dell’Olanda, finché Francia e
Inghilterra, indebolite dalle lotte intestine, non
poterono assumere la posizione che la Spagna
non era più in grado di mantenere. Fra il 1580
e il 1650, l’Olanda, libera da concorrenti o da
temibili nemici sul mare, poté dedicarsi con
tutte le sue forze all’espansione commerciale,
marittima e coloniale.
Vascello Francese
Nella repubblica delle sette provincie unite
non esisteva organizzazione centralizzata della
flotta, ma ben cinque ammiragliati indipendenti uni dagli altri, nati durante la prima fase
della guerra d'indipendenza contro la Spagna.
Questi erano installati nelle province di: Zelanda a Middelburg, Olanda a Rotterdam,
Amsterdam e a Horn/Enkhuizen e Frisia a
Dokkum e dal 1645 a Harlingue. Erano inoltre incaricati dell'esecuzione delle decisioni
prese dagli Stati Generali, che concernevano gli
affari marittimi. Il più importante era quello
d'Amsterdam, poiché era situato nella più
grande città commerciale, da cui si traevano le
maggior imposte il cui prodotto era interamente attribuito all'ammiragliato, che poteva così
allestire più di un terzo dei vascelli da guerra. Il
resto della flotta era fornito dai restanti, che
disponevano tutti, più o meno, di un cantiere
per la costruzione o per la riparazione delle
navi.
(11) Thomas Mun in England's Treasury by Foreign Trade, del 1664, espresse la convinzione che la ricchezza dello Stato dovesse essere destinata al conseguimento di una maggior importanza strategica dell'Inghilterra, ottenibile con il potenziamento della flotta contro Olandesi e Francesi. Cfr. Hinton R.W.K. (1955), The Mercantile System in the Time of T. Mun, in Economic History Review, vol. VII. Schumpeter J. (1959), Storia dell'analisi economica, Einaudi, Torino. Silberner E. (1939), La guerre dans la pensée économique du XVI au XVII
siècles, Sirey, Paris.
(12) La prima fu la cosiddetta “Compagnia van Verre” fondata nel 1594 da dieci mercanti d’Amsterdam, che trovò prestissimo imitatori
(più di una decina) nelle principali città marittime d’Olanda e di Zelanda.
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La marina da guerra olandese fu costituita
nel corso della prima guerra contro l'Inghilterra (1652-1654). Dopo la delibera degli Stati
Generali, nel febbraio 1653 furono costruiti
trenta vascelli per una spesa di due milioni di
fiorini, presi dal pubblico bilancio, serie portata a sessanta nel dicembre dello stesso anno,
numero che aumentò in seguito. Dal 1682 al
1700, il numero dei vascelli costruiti arrivò a
95 con un armamento di almeno 50 cannoni
per nave.
Il comando della marina spettava agli Stati
Generali, che decidevano sullo stato di guerra e
la nomina del comandante in capo, che era lo
stadhoulder delle province di Olanda e di
Zelanda, questi delegava la funzione a un luogotenente ammiraglio. Le guerre contro l'Inghilterra non portarono solo alla costituzione
di una marina da guerra permanente, ma anche
a una diminuzione del tempo in cui impegnarsi in combattimento, che durava dalla primavera all'autunno per ragioni di carattere economico. Le flotte mercantili e baleniere offrendo
condizioni di lavoro migliori rendevano difficile il reclutamento volontario dei marinai, per
questo motivo agli inizi della primavera e
durante tutta la guerra era proibito a queste di
prendere il mare13.
L’Atto di navigazione, che vietò l’accesso in
Inghilterra a qualsiasi merce, che non fosse trasportata da naviglio inglese o dei paesi originari delle stesse, offrì un potente stimolo allo sviluppo della marina mercantile. Fu inoltre la
più importante manifestazione dell’indirizzo
mercantilistico della politica economica inglese, ma rappresentò un’azione d’ostilità nei confronti degli Olandesi, per i quali il trasporto di
merci - per conto di terzi - era una delle principali fonti di prosperità.
Dal primo conflitto anglo-olandese (16521654) uscì rinvigorito il potere marittimo
inglese che, dopo la parentesi stuardista, ripre-
se un posto di protagonista fra le massime
potenze europee, affermando il suo primato sui
mari del mondo. Il secondo conflitto angloolandese (1660-1667), dovuto ad un successivo inasprimento dell’Atto di navigazione confermò questa tendenza. In effetti, con la pace di
Breda, l'Olanda non solo si rassegnò a subire le
conseguenze dell’Atto di navigazione, ma cedette i suoi scali sulla costa atlantica dell'America
del nord, fra i quali Nuova Amsterdam, ribattezzata poi Nuova York.
Le prese di possesso di posizioni geografiche
privilegiate diventarono allora indispensabili,
perchè consentirono alla marina inglese di raggiungere con gran rapidità le proprie basi lontane o appartenenti a potenze alleate. Nei conflitti coloniali, che opposero l’Inghilterra ad
una sola potenza marittima, non fu il blocco
economico a decidere le sorti della guerra. Ma
fu la possibilità di ottenere la superiorità strategica su un punto del teatro delle operazioni,
per mezzo di una concentrazione di forze navali e/o terresti. Nel Mediterraneo, nella prima
metà del Seicento, incrocivano navi inglesi di
elevato tonnellaggio e dotate di consistenti
equipaggi e potentemente armati, accompagnate da piccoli velieri, che erano “vascelletti”
di poca stazza e di ridotto equipaggio. La presenza di questi divenne predominante durante
durante la crisi degli sessanta, e si mantenne
anche dopo la fine della crisi stessa. Il commercio inglese esportava nei porti italiani di stagno, piombo, pesce salato e pannilana di vario
tipo, importava seta grezza o filata, spezie, uva
passa, malvasia greca, vino campano, vino e
lana spagnoli, olio d'oliva di Djerba e di
Puglia.14
Con l’ascesa al trono inglese di Guglielmo
d’Orange15, l’Inghilterra tornò ad essere militarmente una grande potenza privilegiando gli
aspetti strategici su quelli economici16. L’economia inglese iniziò ad assumere una dimensione
(13) Il capitano della nave doveva provvedere al reclutamento del proprio equipaggio e al suo mantenimento. Cfr. J. R. Bruijn, La logistique et l'approvisionnement de la marine néerlandaise au dix-septième siècle, relazione presentata alla sedicesima settimana di studio
“Gli aspetti economici della guerra in Europa (sec. XIV-XVIII), Istituto Internazionale di Storia Economica “Francesco Datini”,
Prato, 6 maggio 1984.
(14) C. M. Cipolla, Il burocrate e il marinaio. La “Sanità” toscana e le tribolazioni degli inglesi a Livorno nel XVII secolo, Bologna: Il Mulino, 1975, pp. 9-15.
(15) Marito di Maria figlia del re Giacomo II- che prese il nome di Guglielmo III, al termine della “gloriosa rivoluzione” (1688),
(16) L’economista inglese Josah Child, che nel suo Discourse about Trade del 1690, scrisse come fosse vantaggioso per l'Inghilterra assicurare il controllo sulle rotte alla Royal Navy con i Navigation Acts anche se questi ultimi erano la negazione delle dottrine del free trade.
50
STORIA MILITARE
Cammelli Olandesi
planetaria, con nuovi insediamenti nelle colonie e l’ampliamento dei traffici, contribuendo a
fare del potere marittimo uno strumento politico destinato ad accrescere la potenza e il prestigio della Nazione.17
***
Il conflitto anglo-franco-olandese
La Francia, potenza continentale per eccellenza, aveva tutti elementi per diventare una
potenza marittima di primo piano: dei porti
molto attivi sulle coste atlantiche e mediterranee, una grande marina, decine di migliaia di
marinai e numerosi insediamenti coloniali
oltremare. La politica d’espansione commerciale attuata da Jean-Baptiste Colbert, controllore generale delle finanze, tendeva ad accrescere la ricchezza nazionale, aumentando le esportazioni e riducendo le importazioni. Colbert
era preoccupato dall’enorme contributo che la
Francia pagava ogni
anno alla marina olandese, la quale assorbiva da
sola più dei tre quarti del
movimento marittimo
dei porti francesi. Così
fece ogni sforzo per creare una marina mercantile
nazionale che liberasse il
paese da questa dipendenza. Inoltre, con la
creazione d’industrie e di
compagnie commerciali
di Stato, Colbert applicò
i principi della dottrina
mercantilistica dell'epoca18. Egli indirizzò i provvedimenti di politica
economica al fine di
ottenere risorse per lo
sviluppo di una marina
da guerra in grado di
proteggere le rotte con le colonie ed aprire, con
l’uso della forza, nuove prospettive al commercio francese.
Colbert fondò, nel 1664, due grandi compagnie, delle Indie orientali e delle Indie occidentali. Alla prima fu assicurata la proprietà di
tutte le isole, in cui le riuscisse di stanziarsi, ad
oriente del Capo di Buona Speranza fino allo
Stretto di Magellano, il monopolio di tutto il
commercio delle Indie orientali con la Francia.
Alla seconda furono date tutte le colonie francesi in America con il monopolio della navigazione e del commercio con questi territori per
40 anni. Difficile risultò la penetrazione francese in Indonesia, in India e in America. Dall’incremento del commercio coloniale trasse un
vantaggio considerevole la marina mercantile
francese, che nel trentennio dell’amministrazione di Colbert riuscì a raddoppiare il proprio
tonnellaggio complessivo19.
(17) A. T. Mahan, Influence of Sea Power upon History, 1660-1783, Boston, Little Brown, 1892; London, Sampson Low, Marston, 1892,
pp. 287-288. M. Tuttle Sprout, op. cit., p. 162.
(18) Montchretien de Wattenville nel Traité de economie politique (1615) aveva esplicitamente preso posizione a favore dell'impiego dell'avanzo della bilancia commerciale per le spese militari per garantire un futuro politico di gran potenza al regno di Francia. Cfr. E.
Silberner, La guerre dans la pensée économique du XVI au XVIII siècle, Sirey, Paris.
(19) L'opera del Colbert in favore del commercio francese fu coronata dalla pubblicazione, nel 1673, dell’Ordonnance du commerce, considerata come il primo codice di commercio degli Stati moderni, che fu completata nel 1681 dall’Ordonnance de la Marine (codice
della Marina Mercantile).
51
STORIA MILITARE
Atlante di Willem Blaeuw - stampa del 1663
Colbert riuscì in meno di vent'anni a dotare la Francia di una potente marina da guerra,
in grado di sfidare quelle d'Inghilterra e d’Olanda. Dal 1661 al 1677, la flotta atlantica di
Ponente passò da 18 a 116 vascelli e la sua
potenza di fuoco si accrebbe in proporzione da
1 045 a 6 487 cannoni. Anche quella mediterranea di Levante ricevette la stessa cura passando da 15 galere nel 1661 a 40 nel 1688. Questa politica marittima implicò delle scelte, nell’ambito di una nuova strategia difensiva sul
continente20. Dopo la morte di Colbert, nel
1683, la strategia marittima francese fu posta
in secondo piano rispetto alle mire continentali della politica francese. I principali consiglieri
di Luigi XIV erano diventati i generali dell'esercito, invidiosi del prestigio assunto dalla
marina e preoccupati per l’alto dispendio
finanziario, che il costo delle grandi navi da
guerra aveva comportato. Mal consigliato,
Luigi XIV decise di seguire la politica continentale del ministro Louvois anziché continuare quella marittima di Colbert. Così, dalla fine
del Seicento, la Francia fu estranea all’indirizzo
politico che spinse le altre grandi potenze a
rivaleggiare per la conquista d’imperi coloniali.
Questo influenzò negativamente le guerre
prima contro gli Olandesi e poi contro gli
Inglesi, che per la marina francese furono portatrici di molte sciagure.
Dal 1672 al 1678, la Francia, con alleata
l’Inghilterra, fu prima impegnata in una dispendiosa guerra contro l’Olanda, causata dal
fallimento della politica tariffaria di Colbert
contro il commercio olandese21.
Il piano d'invasione degli alleati anglo-francesi prevedeva una manovra a tenaglia, contro
il territorio olandese. Un attacco frontale terrestre doveva essere fatto dai Francesi, congiunto
a uno sbarco di una armata inglese forte di
20.000 uomini, che doveva prendere gli Olandesi alle spalle. Sul mare l’Olanda dovettero
misurarsi per la terza volta contro l’Inghilterra,
in guerra dal marzo 1672, come previsto dal
trattato segreto di Dover firmato con la Francia
nel 1670. La mobilitazione olandese avvenne
(20) Si basava sulla "cintura di ferro" delle fortezze di Vauban e l'abbandono della guerra di movimento,
(21) Inoltre dalla politica di “riunione” di Luigi XIV, con la quale attraverso cavillose interpretazioni dei trattati, mirava all’ampliamento
dei propri territori e alla “conquista pacifica" dei confini del Reno.
52
STORIA MILITARE
Bandiera della Francia
con la requisizione dei marinai delle flotte mercantili, baleniere, pescherecce e corsare (con
eclusione della flotta della Compagnia delle
Indie Orientali). Una parte degli uomini fu
inviata a terra, durante l'inverno, per presidiare la “Waterlinie”, linea di difesa terrestre. Poi
nell'aprile 1673, essi furono imbarcati e parteciparono, il 7 giugno, alla prima battaglia navale del conflitto. In questa occasione la flotta
olandese fu costituita da cinquantadue vascelli
di linea, dodici fregate e trentanove navi minori, per un totale di 18.000 uomini imbarcati,
numero questo che in seguito rimase stazionario22. Risultò vincente nel coeso della guerra la
soluzione tecnica delle chiglie piatte, adottata
dagli Olandesi per molte navi olandesi doven-
do navigare in acque di poca
profondità, ma che presentava vari inconvenienti per la
stabilità della nave e per il tiro
con l'artiglieria imbarcata23.
Il conflitto si svolse anche
nel Mediterraneo. Nel febbraio 1675, un contingente
militare francese sbarcò a
Messina, agli ordini del maresciallo de Vivonne e in seguito, una squadra di 20 vascelli
comandata dall’ammiraglio
francese Abraham Duquesne.
La Spagna, non avendo la
forza necessaria per ristabilire
la propria autorità nell’isola,
si rivolse all’alleata Olanda,
che alla fine del 1675 inviò
nel Mediterraneo una squadra di 18 vascelli agli ordini
dell’ammiraglio Michael De
Ruyter. L’8 gennaio, dell’anno seguente, nei pressi dell’isola d’Alicudi l’ammiraglio
francese Abraham Duquesne
intercettò gli Olandesi ma lo scontro che ne
seguì si concluse in un nulla di fatto. Il 22 aprile 1676, avvenuto al largo d’Augusta, Duquesne sconfisse la flotta di De Ruyter, che nel
combattimento fu mortalmente ferito.24 Il 22
giugno la flotta dei coalizzati ispano-olandesi si
fece sorprendere dentro la rada di Palermo,
dalla squadra francese di Tourville, che la
incendiò quasi per un terzo. Questa fu la prima
vittoria della marina da guerra di Luigi XIV,
che il ministro Colbert aveva saputo sapientemente ricostruire.
Con la pace di Nimega, il 10 agosto 1678,
le Province Unite ottennero dalla Francia la
restituzione dei territori occupati (Maastricht,
(22) Per esempio, il 21 agosto, alla battaglia di Texel a bordo delle navi olandesi vi erano 17 368 marinai e 2 092 soldati, ripartiti su sessanta vascelli di linea, quindici fregate e quaranta unità minori, armate con 4 233 cannoni. In questo caso il genio degli ammiragli
Ruyter e Tomp fu d'imporre alla flotta inglese una serie di combattimenti d'incontro, volti a ritardare la sua avanzata. Nonostante le
ingenti perdite, la flotta olandese riuscì a rifugiarsi sui bassi fondi marini presso la costa, dove non poteva essere inseguita dalla marina inglese, e poteva impedire davanti il litorale le operazioni di sbarco. J. Meyer, Les Marines scandinaves, in “Rochefort et la mer, les
marines occidentales au XVIIIe siècle”, Université francophone d'été, Rochefort, 1986, pp. 71-120; Louis XIV et les puissances maritimes
(Louis XIV et l'Europe) XVIIe, avril-juin 1979, n° 2, pp. 155-172; La Rivalité franco-anglo-hollandaise dans la deuxième moitié du XVIIe
siècle, colloque Histoire et défense, Montpellier, 1994.
(23) Ibidem.
(24) A. Santoni, op. cit., pag. 64.
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STORIA MILITARE
di La Hougue, dove furono
incendiate dagli Inglesi.
Questo esito disastroso
determinò Luigi XIV ad
annullare il progetto di sbarco in Inghilterra e ricorrere
alla “guerra corsara” contro il
traffico marittimo. L’attacco
dei corsari al naviglio mercantile inglese non poté
rovesciare le sorti della guerra sul mare, né impedire il
blocco dei porti messo in
atto dalla marina inglese,
con grave danno per l’economia francese, già debilitata
da lunghi anni di guerra. Le
difficoltà di combattere contemporaneamente su tanti
fronti costrinsero la Francia
Bandiera dell’Inghilterra
a chiedere la pace, che fu fir27
Orange) e l'abrogazione delle tariffe doganali mata a Rijswijk. Luigi XIV fu costretto a
del 1667.25 Rilevante fu il ruolo politico svolto restituire a tutti i contendenti i territori occudall’Olanda, che non solo ottennero significativi successi militari, ma nel 1689, con la Lega
d’Augusta, seppe altresì coalizzare una grand’alleanza anti-francese costituita dai due nemici
tradizionali dell’Olanda, Spagna
e Inghilterra26.
La nuova guerra ebbe per teatro, oltre all’Europa, le Americhe, l’Africa occidentale e l’Estremo Oriente. Decesiva, per le
sorti del conflitto, fu la battaglia
navale svoltasi il 19 maggio
1692, davanti alla punta di Barfleur, all'estremità nordorientale
della penisola del Cotentin
(Manica), tra l'ammiraglio
Anne-Hilaron de Tourville e gli
Anglo-Olandesi. Dopo questo
scontro, noto con il nome di
“battaglia di La Hougue”, alcune navi francesi che si erano disperse s'incagliarono nella rada Bandiera della Spagna
(25) La pace di Nimega determinò il ritiro in una stretta neutralità dell’Inghilterra, già alleata della Francia dal 1672 al 1674. Per l’Olanda, la pace comportò la cessione alla Francia d'alcuni suoi insediamenti coloniali nella Guyana e nell’Africa occidentale.
(26) J. R. Bruijn, op. cit., pp. 12-13.
(27) H. Richmond, op. cit., pag. 61.
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STORIA MILITARE
Bandiera del Portogallo
pati dopo la pace di Nimega. Alla Spagna fu
restituita Barcellona e la Catalogna, invasa
durante il conflitto. All’Olanda furono rese le
piazzeforti occupate ed esentava inoltre i mercanti olandesi dal pagamento del diritto di 50
soldi per tonnellata di merce, applicato alle
navi straniere nei porti francesi. Di tutti i territori dell'Impero annessi con la politica delle
camere di riunione, Luigi XIV mantenne l'Alsazia, la valle della Saar e Strasburgo, ed infine
riconobbe Guglielmo d'Orange come legittimo sovrano d'Inghilterra.28
In conclusione, nel periodo esaminato i
conflitti marittimi assunsero una forma radi-
calmente differente da
quelli del passato. Divennero possibili le guerre ai
convogli (durante il primo
conflitto anglo-olandese
1652-1654), le operazioni
geostrategiche in terre lontane (nelle Antille nel 1655
poi dal 1676 al 1677). Fu
possibile aumentare l’efficacia dell’impiego tattico
delle marine, in teatri sempre più complessi e articolati con lo sbarco di truppe,
il blocco dei porti e le operazioni anfibie. Il vascello,
vettore transoceanico, per
la prima volta rese possibili
strategie di dominio assoluto del mare mediante battaglie d’annientamento29. Il
gran numero delle artiglierie che poteva essere imbarcato permise i primi impieghi di “proiezione di potenza” con il bombardamento delle città costiere30. Diventato capital-ship, il vascello fu affiancato da fregate, di
taglia più modesta, adatte a missioni di ricognizione e di scorta31. I conflitti marittimi sviluppatasi nel corso del Seicento continuarono
per quasi tutto il Settecento. Dal 1680 al 1780
la storia vide una mondializzazione dell’antagonismo marittimo: su 69 grandi battaglie
navali combattute, 12 si svolsero nel Baltico
(17%), 19 sulla facciata atlantica dell’Europa
(30%), 13 in America (17%), 9 nell’Oceano
indiano, 17 nel Mediterraneo (24%).32
(28) H. Richmond, op. cit., pag. 128.
(29) Ad esempio, la battaglia dei “Quattro giorni”, combattuta nella Manica dall’11 al 14 giugno 1666, oppose 4 600 cannoni inglesi su
84 vascelli con più di 22 000 uomini ai 4 500 cannoni olandesi su 78 navi con 21 000 uomini. Il 10 luglio 1690, l’ammiraglio francese Tourville conseguì la più brillante delle vittorie navali francesi del secolo a Bévézieres (Beach Head) al comando di 70 navi, armate con più di 4 600 cannoni e 28 000 uomini contro gli alleati anglo-olandesi che avevano 56 navi, 3 900 cannoni e 23 000 uomini.
J. Meyer, op.cit., pp. 241-242.
(30) In questi casi i vascelli erano appoggiati da galeotte che tiravano dei proiettili esplosivi ed incendiari.
(31) Nel 1670, tutta la Marina inglese fu divisa in sei rates ovvero classi o ranghi di navi. Esempio poi seguito da tutti gli altri paesi. Non
tutti i ranghi partecipavano alla “linea di fila”, ma solo le prime tre. Il quarto, il quinto e il sesto rango dettero origine alle “fregate”,
alle “corvette” e ai “brigantini”. Nei primi anni del Settecento secolo iniziò la costruzione generalizzata, per le principali marine europee, di vascelli di linea a tre ponti. Le loro dimensioni erano di oltre 1 000 ton. di stazza, ed avevano un armamento di 100 cannoni
e un equipaggio di 800 uomini. Il tempo in cui le navi erano equipaggiate con uomini presi temporaneamente, da pescherecci e da
navi mercantili, cedette il passo a sistemi di reclutamento permanente. E. Tallemite, “ La guerre sur mer et ses transformations, des origines à la fin de la marine à voiles ”, in L'armement, n°51-mars 1996, Paris, ADDIM, pp. 44-45.
(32) Cfr. J. Meyer, Les Européens et la mer: L’Europe et les espaces maritimes de 1680 à 1780, in “L’Europe et les espaces maritimes aux XVII et
XVIII siècles”, Revue historique des armées n° 4 – 1996. H. Pemsel, Atlas of Naval Warfare, London-Melbourne, 1977.
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