Rassegna Stampa - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri

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Rassegna dal al
ISTITUTO MARIO NEGRI
Adnkronos Salute
Tumori: verso ''biopsia liquida'' per cancro ovaio, studio italiano =
1
Ansa
Tumori: cancro ovaio diagnosticato con l'esame del sangue
2
La Stampa
30
Prima regola per battere il tumore ovarico: scegliere il chirurgo giusto
Sara Ricotta Voza
3
ISTITUTO MARIO NEGRI WEB
Panoramasanita.it
Web
Il tumore all’ovaio diagnosticato con l’esame del sangue
News
5
Left.it
Web
Tumore all’ovaio. Con l’esame del sangue nuova diagnosi precoce
Simona Maggiorelli
6
Meteoweb.eu
Web
Tumori: verso la biopsia liquida per il cancro all'ovaio, studio italiano
Filomena Fotia
7
Quotidianosanita.it
Web
Sanita24.ilsole24ore.com Web
Tumore ovaio. Diagnosi con esame del sangue: con la ‘biopsia liquida’ si apre una
nuova frontiera
Con la “biopsia liquida” il tumore all’ovaio si scopre con l’esame del sangue
Segnalibro
9
Ansa.it
Web
Cancro all'ovaio diagnosticato con l'esame del sangue
Redazione Ansa
10
Lultimaribattuta.it
Web
Tumore ovarico, basta un test del sangue per la diagnosi
Luigi Perfetti
11
Aboutpharma.com
Web
Un esame del sangue potrebbe diagnosticare il tumore all’ovaio
Redazione Aboutpharma
Online
13
Stilopolis.it
Web
Ricerca, biopsia liquida per diagnosi tumore ovarico – Stilopolis
Valentina Garbato
14
Donnainsalute.it
Web
Effetto Jolie: l’importanza del test BRCA
Paola Trombetta
15
Dica33.it
Web
Giornata mondiale contro il cancro, gli esperti: «Il numero delle guarigioni aumenta»
Vegan Food & Style Sonia
Giuliodori196,202,326,331
18
Fondazioneveronesi.it
Web
Tumore dell’ovaio: test genetici e biopsia liquida
Daniele Banfi
19
8
TUMORI: VERSO ''BIOPSIA LIQUIDA'' PER CANCRO OVAIO, STUDIO ITALIANO =
Team guidato da Irccs Mario Negri scopre ''firme molecolari''
malattia e apre a test sangue per diagnosi precoce
Milano, 30 gen. (AdnKronos Salute) - Diagnosticare prima il tumore
dell''ovaio con un esame del sangue. Apre la strada alla ''biposia
liquida'' per la lotta a una delle neoplasie killer delle donne uno
studio italiano pubblicato su ''Cancer Letter''. Realizzato in gran
parte grazie ai finanziamenti dell''Aire, 1''Associazione italiana per
la ricerca sul cancro, è coordinato dall''Irccs Istituto di ricerche
farmacologiche Mario Negri di Milano e ha coinvolto biologi,
bioinformatici e statistici che fanno capo a diversi centri clinici
della Penisola: le università di Padova, Ferrara e Cattolica di Roma,
e gli Spedali Civili di Brescia. Il lavoro ha permesso di identificare
una ''firma molecolare'' del tumore ovarico: microRna presenti nel siero
delle pazienti, che permetterebbero di riconoscere la malattia in fase
precoce.
I microRna (miRna) - ricorda una nota dal ''Mario Negri - sono delle
piccole molecole di Rna che hanno importanti funzioni regolatorie.
Sono molto stabili e per questo vengono utilizzate dal tumore e dai
tessuti del nostro organismo come ''ambasciatori intracellulari''.
Funzionano sia all''interno della cellula, sia dopo essere rilasciati
in circolo come messaggeri di un processo tumorale o infiammatorio.
"Si tratta di un campo di ricerca ancora largamente inesplorato spiega Maurizio D''Incaici, capo del Dipartimento di Oncologia
dell''Istituto diretto da Silvio Garattini - per cui i dati vanno presi
con cautela e validati in ulteriori studi. L''analisi comparativa dei
profili di miRna serici di 168 pazienti affette da tumore sieroso ad
alto grado e di di 65 donne di età simile, ma non affette dalla stessa
malattia, ha tuttavia evidenziato delle differenze importanti e
riproducibili. In particolare, vi erano delle differenze
nell''espressione di 3 miRna denominati miR1246, miR595 e miR2278". (segue)
(Red-Opa/AdnKronos)
ISSN 2465 - 1222
30-GEN-17 12:20
NNNN
ISTITUTO MARIO NEGRI
Pag. 1
Tumori: cancro ovaio diagnosticato con l'esame del sangue
'Biopsia liquida' apre nuova frontiera per diagnosi e terapie
(ANSA) - ROMA, 30 GEN - Il tumore all'ovaio può essere
diagnosticato con un semplice esame del sangue, la cosiddetta
'biopsia liquida' che, affermano i ricercatori, apre una nuova
frontiera per la diagnosi e la terapia dei tumori. Lo dimostra
uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Letter, attuato in
gran parte attraverso finanziamenti dell'Associazione Italiana
per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e realizzato da ricercatori
italiani di diversi Centri clinici con il coordinamento
dell'Irccs Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
La ricerca ha consentito di identificare una 'firma
molecolare' (miRNA) nel sangue delle pazienti affette da tumore
maligno dell'ovaio. I miRNA sono delle piccole molecole di RNA
che hanno importanti funzioni regolatorie. Sono molecole molto
stabili e per questo si è scoperto che vengono utilizzate dal
tumore e dai tessuti dell'organismo come importanti messaggeri
intracellulari. In breve, funzionano sia all'interno della
cellula sia dopo essere rilasciati in circolo come messaggeri di
un processo tumorale o infiammatorio. Si tratta di un campo di
ricerca "ancora largamente inesplorato - spiega Maurizio
D'Incaici, Capo Dipartimento di Oncologia del 'Mario Negri' per cui i dati vanno presi con cautela e validati in ulteriori
studi. L'analisi comparativa dei profili di miRNA serici di 168
pazienti affette da tumore ad alto grado e di 65 donne di età
simile, ma non affette dalla stessa malattia, ha tuttavia
evidenziato delle differenze importanti e riproducibili. In
particolare vi erano delle differenze nell'espressione di tre
miRNA denominati miR1246, miR595 e miR2278". Lo studio pone
dunque le basi per successive ricerche mirate a valutare se la
misura di questi miRNA possa essere utilizzata per una diagnosi
più precoce del tumore ovarico. Inoltre, successivi studi
serviranno a stabilire se gli stessi biomarcatori sono
potenzialmente utili per misurare l'efficacia della terapia in
modo più sensibile e precoce rispetto alle valutazioni
tradizionali di tipo radiologico.
"La possibilità di rintracciare nel sangue di un paziente le
molecole che sono rilasciate dai tumori - conclude D'Incaici rappresenta oggi un nuovo, valido strumento, anche meno
invasivo, per migliorare i percorsi diagnostici e terapeutici".
(ANSA).
CR
3 0-GEN-17 14:36 NNN
ISTITUTO MARIO NEGRI
Pag. 2
Prima regola per battere
il tumore ovarico:
scegliere il chirurgo giusto
"In Italia scarseggiano i centri d'eccellenzav
ONCOLOGIA
SARA RICOTTA VOZA
S
pecializzazione, chirurgia personalizzata e
analisi genetica. Sono le
frontiere nella cura del tumore ovarico, su cui si sono trovati d'accordo gli specialisti
dei maggiori centri oncologici mondiali - Mayo Clinic, Memorial Sloan-Kettering, Massachusetts General Hospital
negli Usa, Kliniken Essen
Mitte in Germania - che si sono riuniti a Milano all'Istituto
Europeo di Oncologia.
Un summit importante,
perché l'Airtum, l'Associazione italiana registri tumori,
fotografa la neoplasia ovarica come la più letale tra i tumori ginecologici in Italia.
Nel 2016 sono stati registrati
5200 nuovi casi e 3102 decessi, il che significa che una
donna su 74 rischia di ammalarsi e una su 32 di morire.
«Per questo tipo di tumore la
chirurgia è l'atto terapeutico
di massima importanza, il
primo passo che dev'essere
fatto bene - spiega Nicoletta
Colombo, direttore del programma di Ginecologia Ieo -.
Trattandosi di una chirurgia
impegnativa, accade che
spesso non sia condotta in
modo adeguato». Questo
perché non c'è una specializzazione specifica. «Però ora
ci stiamo lavorando», assicura Colombo, che con Giovan-
ni Scambia del Policlinico
Gemelli di Roma prepara per
il ministero della Salute a un
documento che stabilisca i
requisiti minimi per operare.
Un'esigenza condivisa dagli oncologi presenti al summit e riassunta da Karl Podratz della Mayo Clinic in
una tavola rotonda dal titolo
«Please learn how to operate
or don't touch patients» (per
favore imparate come operare
i pazienti o non toccateli). Il
problema - non solo in Italia - è
che anche un piccolo ospedale
possa procedere con questo tipo di intervento, mentre sarebbe preferibile che la paziente venisse indirizzata in un
centro di eccellenza. «Ma non
vogliamo rimanere un centro
isolato», spiega Angelo Maggioni, direttore della divisione
di Ginecologia Oncologica Ieo:
«Il traguardo è che Ieo sia il
modello di tanti "Ovarian cancer centre of
excellence».
Come si parla di «medicina-target», a
bersaglio, in
cui si utilizzano
farmaci intelligenti, così si
può pianificare
una «chirurgia mirata» che
stabilisca se sia meglio operare
subito o iniziare con una chemioterapia primaria e riservare l'intervento dopo il trattamento. Come? Con l'ausilio della medicina molecolare e dei
test genetici. Michael Birrer
della Harvard University ha
ISTITUTO MARIO NEGRI
presentato la sua analisi di tipo
di molecolare e, non a caso, ha
visitato l'Istituto Mario Negri,
dove Maurizio D'Incaici conduce uno studio analogo con risultati simili. I test genetici che
rivelano la presenza di mutazioni (come quelle di Brcal e 2)
permettono infatti di proporre
farmaci efficaci e mirati.
Quanto alla prevenzione,
per il tumore dell'ovaio, purtroppo, non è possibile la diagnosi precoce: la patologia non
dà sintomi e metastatizza rapidamente. Tuttavia qualche
difesa preventiva c'è. «La pillola contraccettiva, se assunta
per almeno 5 anni, riduce fino
al 50% il rischio», dice Colombo. Il test genetico, poi, può
rappresentare una forma
di prevenzione, perché rivela mutazioni che conferiscono un rischio elevato
di sviluppare
la malattia: il
caso di Angelina Jolie ha quindi contribuito a diffondere la
pratica dell'esame». Ma dev'essere condotto a tappeto:
«Il gene malato si trasmette
sia attraverso la madre sia attraverso il padre - conclude
Colombo -. E quando ci sono
più uomini o le donne delle
generazioni precedenti non
hanno avuto diagnosi adeguate, la familiarità, che c'è,
non si manifesta». Così il pericolo resta nascosto.
Pag. 3
Nicoletta
Colombo
Oncologa
RUOLO: È DIRETTORE
DEL PROGRAMMA DI GINECOLOGIA
DELL'IEO
ISTITUTO MARIO NEGRI
Pag. 4
DATA
SITO WEB
INDIRIZZO
lunedì 30 gennaio 2017
www.panoramasanita.it
http://www.panoramasanita.it/2017/01/30/il-tumore-allovaio-diagnosticato-con-lesame-del-sangue/
Il tumore all’ovaio diagnosticato con l’esame del sangue
Sulla rivista Cancer Letter sono stati recentemente pubblicati i risultati di uno studio, attuato in gran
parte attraverso finanziamenti dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc), che ha consentito di
identificare una firma molecolare di microRNA (miRNA) nel siero delle pazienti affette da tumore epiteliale
maligno dell’ovaio. Lo riferisce Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ che spiega “La ricerca è stata
realizzata da un folto gruppo di ricercatori italiani (biologi, bioinformatici e statistici) facenti capo a diversi
Centri clinici (Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, Università di Ferrara, Ospedali Civili di
Brescia, Università del Sacro Cuore di Roma) ed è stato coordinato dall’Irccs Istituto di Ricerche
Farmacologiche ‘Mario Negri’. I miRNA sono delle piccole molecole di RNA che hanno importanti funzioni
regolatorie. Sono molecole molto stabili e per questo si è scoperto di recente che vengono utilizzate dal tumore
e dai tessuti del nostro organismo come degli importanti messaggeri intracellulari. In breve, funzionano sia
all’interno della cellula sia dopo essere rilasciati in circolo come messaggeri di un processo tumorale o
infiammatorio”. «Si tratta di un campo di ricerca ancora largamente inesplorato – spiega Maurizio D’Incalci,
Capo Dipartimento di Oncologia dell’Istituto ‘Mario Negri’ –, per cui i dati vanno presi con cautela e validati in
ulteriori studi. L’analisi comparativa dei profili di miRNA serici di 168 pazienti affette da tumore sieroso ad alto
grado e di di 65 donne di età simile, ma non affette dalla stessa malattia, ha tuttavia evidenziato delle differenze
importanti e riproducibili. In particolare vi erano delle differenze nell’espressione di tre miRNA denominati
miR1246, miR595 e miR2278». “Lo studio” precisa l’Istituto milanese “pone le basi per successive ricerche
mirate a valutare se la misura di questi miRNA possa essere utilizzata per una diagnosi più precoce del tumore
ovarico. Inoltre i successivi studi serviranno a stabilire se gli stessi biomarcatori sono potenzialmente utili per
misurare l’efficacia della terapia in modo più sensibile e precoce rispetto alle valutazioni tradizionali di tipo
radiologico”. «La possibilità di rintracciare nel sangue di un paziente le molecole che sono rilasciate dai tumori
– conclude Maurizio D’Incalci – rappresenta un nuovo, valido strumento, anche meno invasivo, per migliorare i
percorsi diagnostici e terapeutici».
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ISTITUTO MARIO NEGRI WEB
Pag. 5
DATA
SITO WEB
INDIRIZZO
lunedì 30 gennaio 2017
left.it
https://left.it/2017/01/30/tumore-allovaio-con-lesame-del-sangue-nuova-diagnosi-precoce/
Tumore all’ovaio. Con l’esame del sangue nuova diagnosi
precoce
È un tumore che colpisce quasi seimila donne ogni anno in Italia. Il cancro all’ovaio è un «killer silenzioso»
perché non sempre i sintomi sono facili da riconoscere e spesso si manifestano tardivamente, quando la
patologia è già in fase avanzata. Quasi l’80 per cento delle diagnosi avviene quando le possibilità di
guarigione sono limitate. Complici il modo subdolo, asintomatico, con cui si sviluppa, la scarsa informazione
e strumenti di diagnosi, fin qui, non altrettanto efficaci di quelli che si utilizzano, per esempio, per il tumore al
seno.
Una ricerca dell’Istituto Mario Negri ora prospetta una importante svolta. La diagnosi precoce del carcinoma
ovarico si potrà fare con l’analisi del sangue. «Si tratta di un campo di ricerca ancora largamente
inesplorato» spiega Maurizio D’Incalci, capo dipartimento di oncologia dell’Istituto diretto da Garattini «I dati
vanno presi con cautela e validati in ulteriori studi». Ma «L’analisi comparativa dei profili di miRNA serici di 168
pazienti affette da tumore sieroso ad alto grado e di 65 donne di età simile, ma non affette dalla stessa malattia,
ha tuttavia evidenziato delle differenze importanti e riproducibili. In particolare vi erano delle differenze
nell’espressione di tre miRNA denominati miR1246, miR595 e miR2278».
I miRNA sono delle piccole molecole di RNA che svolgono importanti funzioni regolatorie. «Sono molecole
molto stabili e per questo si è scoperto di recente che vengono utilizzate dal tumore e dai tessuti del nostro
organismo come degli importanti messaggeri intracellulari», spiega una nota diffusa dall’Istituto Mario Negri. In
sintesi «funzionano sia all’interno della cellula sia dopo essere rilasciati in circolo come messaggeri di un
processo tumorale o infiammatorio».
Interessante anche il fatto che lo studio pubbicato su Cancer letter ( clicca sul titolo della rivista di oncologia
per leggere l’originale in inglese) dica che questa ricerca potrà servire anche per stabilire se gli stessi
biomarcatori sono potenzialmente utili per misurare l’efficacia della terapia in modo più sensibile rispetto alle
valutazioni tradizionali di tipo radiologico.
«La possibilità di rintracciare nel sangue di un paziente le molecole che sono rilasciate dai tumori – conclude
Maurizio D’Incalci – rappresenta un nuovo, valido strumento, anche meno invasivo, per migliorare i
percorsi diagnostici e terapeutici».
commenti
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ISTITUTO MARIO NEGRI WEB
Pag. 6
DATA
SITO WEB
INDIRIZZO
lunedì 30 gennaio 2017
www.meteoweb.eu
http://www.meteoweb.eu/2017/01/tumori-verso-la-biopsia-liquida-per-il-cancro-allovaio-studio-italiano/845657/
Tumori: verso la biopsia liquida per il cancro all’ovaio,
studio italiano
tumore alle ovaie
Diagnosticare prima il tumore dell’ovaio con un esame del sangue. Apre la strada alla ‘biopsia liquida‘ per la
lotta a una delle neoplasie killer delle donne uno studio italiano pubblicato su ‘Cancer Letter’. Realizzato in gran
parte grazie ai finanziamenti dell’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, è coordinato dall’Irccs
Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e ha coinvolto biologi, bioinformatici e statistici che
fanno capo a diversi centri clinici della Penisola: le università di Padova, Ferrara e Cattolica di Roma, e gli
Spedali Civili di Brescia. Il lavoro ha permesso di identificare una ‘firma molecolare’ del tumore ovarico:
microRna presenti nel siero delle pazienti, che permetterebbero di riconoscere la malattia in fase precoce. I
microRna (miRna) – ricorda una nota dal ‘Mario Negri – sono delle piccole molecole di Rna che hanno
importanti funzioni regolatorie. Sono molto stabili e per questo vengono utilizzate dal tumore e dai tessuti del
nostro organismo come ‘ambasciatori intracellulari’. Funzionano sia all’interno della cellula, sia dopo essere
rilasciati in circolo come messaggeri di un processo tumorale o infiammatorio. “Si tratta di un campo di ricerca
ancora largamente inesplorato – spiega Maurizio D’Incalci, capo del Dipartimento di Oncologia dell’Istituto
diretto da Silvio Garattini – per cui i dati vanno presi con cautela e validati in ulteriori studi. L’analisi
comparativa dei profili di miRna serici di 168 pazienti affette da tumore sieroso ad alto grado e di di 65 donne
di età simile, ma non affette dalla stessa malattia, ha tuttavia evidenziato delle differenze importanti e
riproducibili. In particolare, vi erano delle differenze nell’espressione di 3 miRna denominati miR1246, miR595
e miR2278”. Secondo gli autori, lo studio pone le basi per successive ricerche mirate a valutare se la misura di
questi miRna possa essere utilizzata per una diagnosi più precoce del tumore ovarico. Inoltre, i successivi
studi serviranno a stabilire se gli stessi biomarcatori sono potenzialmente utili per misurare l’efficacia della
terapia in modo più sensibile e precoce rispetto alle valutazioni tradizionali di tipo radiologico. “La possibilità di
rintracciare nel sangue di un paziente le molecole che sono rilasciate dai tumori – conclude D’Incalci –
rappresenta un nuovo, valido strumento, anche meno invasivo, per migliorare i percorsi diagnostici e
terapeutici”.
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Pag. 7
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SITO WEB
INDIRIZZO
lunedì 30 gennaio 2017
www.quotidianosanita.it
http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=47394
Tumore ovaio. Diagnosi con esame del sangue: con la
‘biopsia liquida’ si apre una nuova frontiera
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Lo studio che ha consentito di identificare una firma
molecolare di microRNA (miRNA) nel siero delle pazienti
affette da tumore epiteliale maligno dell’ovaio è stato in
gran parte finanziato dall'Airc. Si pongono così le basi
per successive ricerche mirate a valutare se la misura di
questi miRNA possa essere utilizzata per una diagnosi
più precoce.
30 GEN ­ Sulla rivista Cancer Letter sono stati recentemente pubblicati i risultati di uno studio, attuato in gran
parte attraverso finanziamenti dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc), che ha consentito di
identificare una firma molecolare di microRNA (miRNA) nel siero delle pazienti affette da tumore epiteliale
maligno dell’ovaio. La ricerca è stata realizzata da un folto gruppo di ricercatori italiani (biologi, bioinformatici e
statistici) facenti capo a diversi Centri clinici (Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, Università di
Ferrara, Ospedali Civili di Brescia, Università del Sacro Cuore di Roma) ed è stato coordinato dall’IRCCS
Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’.
I miRNA sono delle piccole molecole di RNA che hanno importanti funzioni regolatorie. Sono molecole molto
stabili e per questo si è scoperto di recente che vengono utilizzate dal tumore e dai tessuti del nostro
organismo come degli importanti messaggeri intracellulari. In breve, funzionano sia all' interno della cellula sia
dopo essere rilasciati in circolo come messaggeri di un processo tumorale o infiammatorio.
“Si tratta di un campo di ricerca ancora largamente inesplorato ­ spiega Maurizio D’Incalci, Capo
Dipartimento di Oncologia dell’Istituto ‘Mario Negri’ –, per cui i dati vanno presi con cautela e validati in ulteriori
studi. L'analisi comparativa dei profili di miRNA serici di 168 pazienti affette da tumore sieroso ad alto grado e
di di 65 donne di età simile, ma non affette dalla stessa malattia, ha tuttavia evidenziato delle differenze
importanti e riproducibili. In particolare vi erano delle differenze nell'espressione di tre miRNA denominati
miR1246, miR595 e miR2278”.
Lo studio pone le basi per successive ricerche mirate a valutare se la misura di questi miRNA possa essere
utilizzata per una diagnosi più precoce del tumore ovarico. Inoltre i successivi studi serviranno a stabilire se gli
stessi biomarcatori sono potenzialmente utili per misurare l'efficacia della terapia in modo più sensibile e
precoce rispetto alle valutazioni tradizionali di tipo radiologico.
“La possibilità di rintracciare nel sangue di un paziente le molecole che sono rilasciate dai tumori ­ conclude
Maurizio D’Incalci ­ rappresenta un nuovo, valido strumento, anche meno invasivo, per migliorare i percorsi
diagnostici e terapeutici”.
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INDIRIZZO
lunedì 30 gennaio 2017
www.sanita24.ilsole24ore.com
http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/medicina-e-ricerca/2017-01-30/-la-biopsia-liquida-tumore-all-ovaio-si-scopre--l-esame-sangue164859.php?uuid=AEyfVnK
Con la “biopsia liquida” il tumore all’ovaio si scopre con
l’esame del sangue
Sulla rivista “Cancer Letter” sono stati recentemente pubblicati i risultati di uno studio, attuato in gran parte
attraverso finanziamenti dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), che ha consentito di
identificare una firma molecolare di microRNA (miRNA) nel siero delle pazienti affette da tumore epiteliale
maligno dell'ovaio. La ricerca è stata realizzata da un folto gruppo di ricercatori italiani (biologi, bioinformatici e statistici) facenti
capo a diversi Centri clinici (Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova, Università di Ferrara, Ospedali
Civili di Brescia, Università del Sacro Cuore di Roma) ed è stato coordinato dall'Irccs Istituto di Ricerche
Farmacologiche Mario Negri.
I miRNA sono delle piccole molecole di Rna che hanno importanti funzioni regolatorie. Sono molecole molto
stabili e per questo si è scoperto di recente che vengono utilizzate dal tumore e dai tessuti del nostro
organismo come degli importanti messaggeri intracellulari. In breve, funzionano sia all' interno della cellula sia
dopo essere rilasciati in circolo come messaggeri di un processo tumorale o infiammatorio.
Una nuova frontiera
«Si tratta di un campo di ricerca ancora largamente inesplorato ­ spiega Maurizio D'Incalci, capo dipartimento
di Oncologia dell'Istituto Mario Negri ­, per cui i dati vanno presi con cautela e validati in ulteriori studi. L'analisi
comparativa dei profili di miRNA serici di 168 pazienti affette da tumore sieroso ad alto grado e di di 65 donne
di età simile, ma non affette dalla stessa malattia, ha tuttavia evidenziato delle differenze importanti e
riproducibili. In particolare vi erano delle differenze nell'espressione di tre miRNA denominati miR1246, miR595
e miR2278». Lo studio pone le basi per successive ricerche mirate a valutare se la misura di questi miRNA possa essere
utilizzata per una diagnosi più precoce del tumore ovarico. Inoltre i successivi studi serviranno a stabilire se gli
stessi biomarcatori sono potenzialmente utili per misurare l'efficacia della terapia in modo più sensibile e
precoce rispetto alle valutazioni tradizionali di tipo radiologico. «La possibilità di rintracciare nel sangue di un paziente le molecole che sono rilasciate dai tumori ­ conclude
D'Incalci ­ rappresenta un nuovo, valido strumento, anche meno invasivo, per migliorare i percorsi diagnostici
e terapeutici».
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Pag. 9
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SITO WEB
INDIRIZZO
lunedì 30 gennaio 2017
www.ansa.it
http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/lei_lui/ginecologia/2017/01/30/tumori-cancro-ovaio-diagnosticato-con-lesame-delsangue_1e03befe-50d9-41c8-80b0-5bbc5e2f8190.html
Cancro all'ovaio diagnosticato con l'esame del sangue
Cancro all'ovaio diagnosticato con l'esame del sangue © ANSA/Ansa
Il tumore all'ovaio può essere diagnosticato con un semplice esame del sangue, la cosiddetta 'biopsia liquida'
che, affermano i ricercatori, apre una nuova frontiera per la diagnosi e la terapia dei tumori. Lo dimostra uno
studio pubblicato sulla rivista Cancer Letter, attuato in gran parte attraverso finanziamenti dell'Associazione
Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e realizzato da ricercatori italiani di diversi Centri clinici con il
coordinamento dell'Irccs Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
La ricerca ha consentito di identificare una 'firma molecolare' (miRNA) nel sangue delle pazienti affette da
tumore maligno dell'ovaio. I miRNA sono delle piccole molecole di RNA che hanno importanti funzioni
regolatorie. Sono molecole molto stabili e per questo si è scoperto che vengono utilizzate dal tumore e dai
tessuti dell'organismo come importanti messaggeri intracellulari. In breve, funzionano sia all'interno della cellula
sia dopo essere rilasciati in circolo come messaggeri di un processo tumorale o infiammatorio. Si tratta di un
campo di ricerca "ancora largamente inesplorato ­ spiega Maurizio D'Incalci, Capo Dipartimento di Oncologia
del 'Mario Negri' ­ per cui i dati vanno presi con cautela e validati in ulteriori studi. L'analisi comparativa dei
profili di miRNA serici di 168 pazienti affette da tumore ad alto grado e di 65 donne di età simile, ma non
affette dalla stessa malattia, ha tuttavia evidenziato delle differenze importanti e riproducibili. In particolare vi
erano delle differenze nell'espressione di tre miRNA denominati miR1246, miR595 e miR2278". Lo studio pone
dunque le basi per successive ricerche mirate a valutare se la misura di questi miRNA possa essere utilizzata
per una diagnosi più precoce del tumore ovarico. Inoltre, successivi studi serviranno a stabilire se gli stessi
biomarcatori sono potenzialmente utili per misurare l'efficacia della terapia in modo più sensibile e precoce
rispetto alle valutazioni tradizionali di tipo radiologico. "La possibilità di rintracciare nel sangue di un paziente le
molecole che sono rilasciate dai tumori ­ conclude D'Incalci ­ rappresenta oggi un nuovo, valido strumento,
anche meno invasivo, per migliorare i percorsi diagnostici e terapeutici".
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
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DATA
SITO WEB
INDIRIZZO
martedì 31 gennaio 2017
www.lultimaribattuta.it
http://www.lultimaribattuta.it/59604_tumore-ovarico-test
Tumore ovarico, basta un test del sangue per la diagnosi
Una ricerca tutta italiana, pubblicata sulla rivista “Cancer
Letter” ha aperto una nuova frontiera nella diagnosi del
tumore ovarico, che nel nostro Paese ogni anno colpisce
circa 4,8 mila donne.
Secondo lo studio, finanziato con i fondi dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), è
possibile effettuare una diagnosi di tumore ovarico grazie ad un esame nel sangue, attraverso l’identificazione
di una “firma molecolare” lasciata dalla patologia.
In particolare, nel siero delle donne affette da questo tipo di tumore è presente il microRNA (miRNA), piccole
molecole di RNA che vengono utilizzate dai tessuti del nostro organismo (ma anche dal tumore stesso) come
“messaggeri intracellulari”.
«La possibilità di rintracciare nel sangue di un paziente le molecole che sono rilasciate dai tumori – spiega
Maurizio D’Incalci, Capo Dipartimento di Oncologia dell’Istituto “Mario Negri” – rappresenta un nuovo, valido
strumento, anche meno invasivo, per migliorare i percorsi diagnostici e terapeutici».
Il tumore ovarico rappresenta circa il 30% di tutti i tumori maligni dell’apparato genitale femminile, andandosi a
piazzare decimo posto tra tutti i tumori nelle donne ( 3% sul totale). Lo studio dovrà ora proseguire per
determinare in che misura il miRNA possa permettere, oltre alla diagnosi precoce, anche una terapia
personalizzata.
«Si tratta di un campo di ricerca ancora largamente inesplorato – ha spiegato D’Incalci –, per cui i dati vanno
presi con cautela e validati in ulteriori studi. L’analisi comparativa dei profili di miRNA serici di 168 pazienti
affette da tumore sieroso ad alto grado e di di 65 donne di età simile, ma non affette dalla stessa malattia,
ha tuttavia evidenziato delle differenze importanti e riproducibili. In particolare vi erano delle differenze
nell’espressione di tre miRNA denominati miR1246, miR595 e miR2278».
La ricerca, realizzata da un gruppo di ricercatori italiani appartenenti a diversi centri clinici (Dipartimento di
Biologia dell’Università di Padova, Università di Ferrara, Ospedali Civili di Brescia, Università del Sacro Cuore
di Roma) ed è stata coordinata dall’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’.
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martedì 31 gennaio 2017
www.lultimaribattuta.it
http://www.lultimaribattuta.it/59604_tumore-ovarico-test
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martedì 31 gennaio 2017
www.aboutpharma.com
http://www.aboutpharma.com/blog/2017/01/31/457490/
Un esame del sangue potrebbe diagnosticare il tumore
all’ovaio
Uno studio condotto da ricercatori italiani ha individuato una relazione tra i microRNA ne il tumore epiteliale maligno
dell’ovaio: la ricerca pone le basi per successive ricerche mirate a valutare se la misura di queste molecole possa essere
utilizzata per una diagnosi più precoce
Si torna a parlare di biopsia liquida grazie a uno studio made in Italy che potrebbe portare a una diagnosi più
precoce del tumore all’ovarico. Protagonisti della scoperta sono i microRNA (miRNA) molecole che vengono
utilizzate come messaggeri intracellulari e che sembra lascino una “firma” nel nel siero delle pazienti affette da
tumore epiteliale maligno dell’ovaio. La ricerca pubblicata sulla rivista Cancer Letter è stata realizzata da un
folto gruppo di ricercatori italiani (biologi, bioinformatici e statistici) facenti capo a diversi Centri clinici
(Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, Università di Ferrara, Ospedali Civili di Brescia, Università
del Sacro Cuore di Roma) ed è stato coordinato dall’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’.
IL lavoro inoltre è stato attuato in gran parte attraverso finanziamenti dell’Associazione Italiana per la Ricerca
sul Cancro (AIRC),
I miRNA sono delle piccole molecole di RNA che hanno importanti funzioni regolatorie. Sono molecole molto
stabili e per questo si è scoperto di recente che vengono utilizzate dal tumore e dai tessuti del nostro
organismo come degli importanti messaggeri intracellulari. In breve, funzionano sia all’ interno della cellula sia
dopo essere rilasciati in circolo come messaggeri di un processo tumorale o infiammatorio.
“Si tratta di un campo di ricerca ancora largamente inesplorato – spiega Maurizio D’Incalci, Capo Dipartimento
di Oncologia dell’Istituto Mario Negri – per cui i dati vanno presi con cautela e validati in ulteriori studi. L’analisi
comparativa dei profili di miRNA serici di 168 pazienti affette da tumore sieroso ad alto grado e di di 65 donne
di età simile, ma non affette dalla stessa malattia, ha tuttavia evidenziato delle differenze importanti e
riproducibili. In particolare vi erano delle differenze nell’espressione di tre miRNA denominati miR1246, miR595
e miR2278”.
Lo studio pone le basi per successive ricerche mirate a valutare se la misura di questi miRNA possa essere
utilizzata per una diagnosi più precoce del tumore ovarico. Inoltre i successivi studi serviranno a stabilire se gli
stessi biomarcatori sono potenzialmente utili per misurare l’efficacia della terapia in modo più sensibile e
precoce rispetto alle valutazioni tradizionali di tipo radiologico. “La possibilità di rintracciare nel sangue di un
paziente le molecole che sono rilasciate dai tumori – conclude Maurizio D’Incalci – rappresenta un nuovo,
valido strumento, anche meno invasivo, per migliorare i percorsi diagnostici e terapeutici”.
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mercoledì 1 febbraio 2017
www.stilopolis.it
http://www.stilopolis.it/benessere/2017/02/01/ricerca-biopsia-liquida-per-diagnosi-tumore-ovarico/
Ricerca, biopsia liquida per diagnosi tumore ovarico
Il tumore all’ovaio può essere diagnosticato con un semplice esame del sangue. Lo dimostra uno studio
realizzato da ricercatori italiani di diversi Centri clinici, con il coordinamento dell’Irccs Istituto di Ricerche
Farmacologiche Mario Negri, che fa riferimento alla cosiddetta ‘biopsia liquida’. Ogni anno, nel mondo, il
tumore ovarico colpisce oltre 250mila donne (37mila in Italia con 6mila nuovi casi ogni anno) con tassi di
mortalità di circa il 50%. Si tratta del sesto tumore più diffuso tra le donne, causato dalla crescita incontrollata
di cellule presenti nell’organo, il più delle volte a partenza dalle cellule epiteliali. L’80­90% di tutti i tumori
dell’ovaio colpisce tra i 20 e i 65 anni, nell’80% dei casi si tratta di tumori benigni, il 60% di questi è
diagnosticato sotto i 40 anni.
La nuova ricerca italiana, pubblicata sulla rivista Cancer Letter e attuata in gran parte attraverso finanziamenti
dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), ha consentito di identificare una ‘firma
molecolare’ (miRNA) nel sangue delle pazienti affette da tumore maligno dell’ovaio. I miRNA sono delle piccole
molecole di RNA che hanno importanti funzioni regolatorie che vengono utilizzate dal tumore e dai tessuti
dell’organismo come importanti messaggeri intracellulari. L’analisi comparativa dei profili di miRNA serici di
168 pazienti affette da tumore ad alto grado e di 65 donne di età simile, ma non affette dalla stessa malattia, ha
evidenziato delle differenze importanti e riproducibili. Gli esperti spiegano che in particolarepresenti erano delle
differenze nell’espressione di tre miRNA denominati miR1246, miR595 e miR2278. Lo studio pone dunque le
basi per successive ricerche mirate a valutare se la misura di questi miRNA possa essere utilizzata per una
diagnosi più precoce del tumore ovarico. I ricercatori spiegano infine che successivi studi serviranno a
stabilire se gli stessi biomarcatori possano essere utili per misurare l’efficacia della terapia in modo più
sensibile e precoce rispetto alle valutazioni tradizionali di tipo radiologico.
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venerdì 3 febbraio 2017
www.donnainsalute.it
http://www.donnainsalute.it/2017/02/effetto-jolie-limportanza-del-test-brca/
Effetto Jolie: l’importanza del test BRCA
Si era sottoposta a questo test, Angelina Jolie, prima di decidere per l’intervento di mastectomia prima e
ovariectomia radicale poi. La conferma del test aveva infatti evidenziato la presenza di alterazioni del gene
BRCA 1, segno inequivocabile di un rischio aumentato, dell’80%, di ammalarsi di tumore al seno e del 60%
all’ovaio. Un test che dovrebbe essere eseguito da tutte le donne che hanno avuto un tumore all’ovaio, o tumori
multipli (seno e ovaio), soprattutto in giovane età. Ma che ancora oggi non tutti i centri di genetica nazionale
sono in grado di garantire.
«Sono stata operata a maggio dell’anno scorso per un carcinosarcoma ovarico e nessuno, né il chirurgo, né
l’oncologo, mi hanno detto dell’esistenza di questo test, di cui sento parlare solo ora», puntualizza Maria Lara,
65 anni di Prato, che abbiamo incontrato all’evento di Milano: “Miti e verità sul rischio genetico e sul test
BRCA”, promosso da ACTO Onlus (Alleanza Contro il Tumore Ovarico), con il patrocinio di Unamsi (Unione
Nazionale Medico Scientifica di Informazione). «E per di più vengo a sapere solo oggi che
questo test è fondamentale per adottare la terapia più mirata! Ho fatto sei cicli di chemioterapia tradizionale
con carboplatino e taxolo e ora sto facendo la terapia di mantenimento con bevacizumab. Chi mi dice che
questi siano i farmaci più adatti a me? E soprattutto: non sarebbe opportuno fare il test anche a mia figlia, che
ha 42 anni, e magari è a rischio di sviluppare un tumore?».
Per rispondere a questi quesiti e a tutte le eventuali domande che le donne con tumore all’ovaio si pongono
nella quotidianità della loro malattia, abbiamo intervistato la dottoressa Domenica Lorusso, del Dipartimento
di Oncologia Ginecologica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Quanto è importante per una paziente con tumore ovarico sapere se la sua malattia è legata alla
mutazione dei geni BRCA?«È molto importante oggi per una paziente sapere se il suo tumore ha questa
mutazione genetica, sia dal punto di vista prognostico, perché i tumori con questa mutazione sembrano
rispondere meglio ad alcuni tipi di chemioterapie (come il platino, la doxorubicina liposomiale pegilata e la
trabectedina), e soprattutto perché oggi abbiamo farmaci mirati per tumori con questa particolare caratteristica
genetica. È perciò fondamentale acquisire tale informazione sin dall’inizio e non aspettare la recidiva di
malattia. E’ noto che i tumori legati a questa mutazione esordiscono più frequentemente come tumori al IV
stadio, ma sono meno aggressivi dei comuni tumori al IV stadio proprio perché rispondono meglio alla
chemioterapia. E soprattutto avremo, nel giro di un paio di anni, la possibilità di usare, sin dalla prima linea di
trattamento, farmaci di una classe particolare: sono i “Parp inibitori”, che hanno già dimostrato di essere molto
efficaci nel controllare la progressione di malattia. Oggi si utilizzano solo come mantenimento dopo una
recidiva platino sensibile se la paziente risponde al trattamento di chemioterapia».
Parliamo sempre di geni BRCA, coinvolti nel maggiore rischio di sviluppare un tumore al seno o
all’ovaio e definiamo pertanto le pazienti BRCA “mutate”. Ma le altre donne senza alterazione di BRCA
(BRCAness) non potrebbero avere altri geni alterati che predispongono al tumore?Effettivamente sono
diversi i geni che controllano il sistema di riparazione del DNA all’interno della singola cellula, in carenza del
Ritaglio Stampaquale la cellula stessa può trasformarsi in tumorale. Tra questi geni il BRCA1 e BRCA2 costituiscono il 25%
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della probabilità di controllare il sistema. Ma abbiamo una serie di geni minori, presenti nel 20­25% delle
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pazienti, in cui BRCA 1 e 2 non sono mutati, ma magari non funzionano per altri motivi, oppure intervengono
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efficaci nel controllare la progressione di malattia. Oggi si utilizzano solo come mantenimento dopo una
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recidiva platino sensibile se la paziente risponde al trattamento di chemioterapia».
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Parliamo sempre di geni BRCA, coinvolti nel maggiore rischio di sviluppare un tumore al seno o
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all’ovaio e definiamo pertanto le pazienti BRCA “mutate”. Ma le altre donne senza alterazione di BRCA
(BRCAness) non potrebbero avere altri geni alterati che predispongono al tumore?Effettivamente sono
diversi i geni che controllano il sistema di riparazione del DNA all’interno della singola cellula, in carenza del
quale la cellula stessa può trasformarsi in tumorale. Tra questi geni il BRCA1 e BRCA2 costituiscono il 25%
della probabilità di controllare il sistema. Ma abbiamo una serie di geni minori, presenti nel 20­25% delle
pazienti, in cui BRCA 1 e 2 non sono mutati, ma magari non funzionano per altri motivi, oppure intervengono
altri geni minori come ATM, ATR, il gene dell’Anemia di Fanconi e molti altri. Di conseguenza sia la paziente
BRCA che la BRCAness non riescono a riparare il danno del DNA, per problemi genetici differenti. E’
importante sottolineare inoltre che non tutti i tumori BRCA mutati sono ereditari. Esiste una quota di tumori
(circa 8­10%) che acquisiscono la mutazione sul tessuto tumorale: sono le cosiddette mutazioni somatiche del
BRCA che non vengono trasmesse in maniera ereditaria, ma che comunque consentono alle pazienti che ne
sono affette di poter essere trattate con gli inibitori di Parp. Se ci immaginiamo il tumore ovarico di alto grado
come una torta, il 50% di questi tumori ha un deficit nel sistema di riparazione del DNA: di questi il 22% lo ha
perché ha una mutazione ereditaria del BRCA, un altro 8­10% perché ha una mutazione somatica cioè solo
sul tessuto tumorale, la restante quota ha una mutazione di altri geni minori che rappresenta la popolazione
cosiddetta BRCAness».
Quali terapie per queste donne BRCAness?«All’ultimo congresso Europeo di Oncologia Medica sono stati
presentati i dati di uno studio clinico con un altro Parp inibitore, che è stato sviluppato per le pazienti con la
mutazione del BRCA ma anche per le pazienti BRCAness, più responsive a terapie a base di platino. Il vero
sforzo della ricerca dei prossimi anni sarà quello di identificare meglio le pazienti appartenenti a questa
categoria attraverso test di Next Generation Sequencing, che vengono fatti sul tessuto e che ci aiuteranno
meglio a identificare tutti i geni minori coinvolti nel deficit di riparazione del DNA per aprire anche a queste
pazienti le opportunità di cura, oggi già consolidate per le pazienti BRCA mutate».
E se una donna sana, magari parente di una malata, scopre di avere una mutazione BRCA, come deve
comportarsi?«La necessità di identificare nella paziente con tumore ovarico la mutazione apre quello che
oggi viene definito “effetto cascata”: cioè la possibilità di studiare anche i parenti sani della paziente per fornire
loro un’informazione che li può proteggere dalla malattia. Avere una mutazione non significa avere con
certezza il tumore, ma significa avere una maggiore predisposizione ad ammalare di alcuni tipi di tumore.
Sapere questo significa armarsi contro la malattia sia in termini di sorveglianza (per esempio per il tumore della
mammella, si dovrebbero eseguire esami specifici come la risonanza magnetica) sia in termini di vere e
proprie strategie di rischio­riduzione. Per il tumore ovarico, queste vanno dall’utilizzo dell’estroprogestinico (la
pillola contraccettiva ha dimostrato di essere protettiva sul rischio di sviluppare il tumore ovarico) a strategie più
impattanti e definitive come l’asportazione delle tube o delle tube e delle ovaie, al completamento della vita
fertile.
A conclusione, vorrei dare un messaggio da medico, da donna e da potenziale paziente. Oggi non è
accettabile che una donna con tumore ovarico non riceva il test del BRCA per le implicazioni importanti che ha
per la paziente e per la sua famiglia. Le linee guida AIOM riportano, riprendendo quelle internazionali, che tutte
le pazienti con tumore ovarico non mucinoso e non borderline, alla diagnosi, debbano accedere al test del
BRCA. E questa informazione genera l’effetto cascata sul resto della famiglia per prevenire un tumore che
ancora oggi purtroppo uccide il 70% delle pazienti. Non è pensabile non offrire strumenti di prevenzione
primaria del tumore ovarico alle pazienti BRCA mutate, le uniche sulle quali possiamo fare un’efficace
prevenzione».
di Paola Trombetta
Marcatori tumorali con un esame del sangue
Sulla rivista Cancer Letter sono stati recentemente pubblicati i risultati di uno studio, realizzato con
finanziamenti dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), che ha consentito di identificare una
firma molecolare di microRNA (miRNA) nel siero delle pazienti affette da tumore epiteliale maligno dell’ovaio.
La ricerca è stata realizzata da un gruppo di ricercatori italiani (biologi, bioinformatici e statistici) facenti capo
a diversi Centri clinici (Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, Università di Ferrara, Ospedali Civili
di Brescia, Università del Sacro Cuore di Roma) ed è stato coordinato dall’IRCCS Istituto di Ricerche
Farmacologiche “Mario Negri” di Milano. I miRNA sono delle piccole molecole di RNA che hanno importanti
funzioni regolatorie. Sono molecole molto stabili e per questo si è scoperto di recente che vengono utilizzate
dal tumore e dai tessuti del nostro organismo come importanti messaggeri intracellulari. In breve, funzionano
sia all’interno della cellula sia dopo essere rilasciati in circolo come messaggeri di un processo tumorale o
infiammatorio. «Si tratta di un campo di ricerca ancora inesplorato – spiega Maurizio D’Incalci, Capo
Dipartimento di Oncologia dell’Istituto “Mario Negri” – per cui i dati vanno presi con cautela e validati in
ulteriori studi. L’analisi comparativa dei profili di miRNA serici di 168 pazienti affette da tumore sieroso ad alto
grado e di 65 donne di età simile, ma non affette dalla stessa malattia, ha tuttavia evidenziato differenze
importanti e riproducibili. In particolare vi erano delle differenze nell’espressione di tre miRNA denominati
miR1246, miR595 e miR2278». Lo studio pone le basi per successive ricerche mirate a valutare se la misura di
questi miRNA possa essere utilizzata per una diagnosi più precoce del tumore ovarico. Inoltre i successivi
studi serviranno a stabilire se gli stessi biomarcatori sono potenzialmente utili per misurare l’efficacia della
Ritaglio Stampaterapia in modo più sensibile e precoce rispetto alle valutazioni tradizionali di tipo radiologico. «La possibilità di
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rintracciare nel sangue di un paziente le molecole che sono rilasciate dai tumori – conclude Maurizio D’Incalci
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– rappresenta un nuovo, valido strumento, anche meno invasivo, per migliorare i percorsi diagnostici e
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venerdì 3 febbraio 2017
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importanti e riproducibili. In particolare vi erano delle differenze nell’espressione di tre miRNA denominati
http://www.donnainsalute.it/2017/02/effetto-jolie-limportanza-del-test-brca/
miR1246, miR595 e miR2278». Lo studio pone le basi per successive ricerche mirate a valutare se la misura di
questi miRNA possa essere utilizzata per una diagnosi più precoce del tumore ovarico. Inoltre i successivi
studi serviranno a stabilire se gli stessi biomarcatori sono potenzialmente utili per misurare l’efficacia della
terapia in modo più sensibile e precoce rispetto alle valutazioni tradizionali di tipo radiologico. «La possibilità di
rintracciare nel sangue di un paziente le molecole che sono rilasciate dai tumori – conclude Maurizio D’Incalci
– rappresenta un nuovo, valido strumento, anche meno invasivo, per migliorare i percorsi diagnostici e
terapeutici». P.T.
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venerdì 3 febbraio 2017
www.dica33.it
http://www.dica33.it/cont/news/1702/0300/giornata-mondiale-contro-cancro-gli-esperti-il.asp
Giornata mondiale contro il cancro, gli esperti: «Il numero
delle guarigioni aumenta»
Portare al 70 per cento entro il 2035 la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti oncologici in Europa. È
questa la cosiddetta "Visione 70:35" dell'European cancer concord (Ecc) che l'Associazione italiana per la
ricerca sul cancro (Airc) condivide e rilancia domani sabato 4 febbraio, in occasione del World cancer day,
la Giornata mondiale contro il cancro.
«L'obiettivo 70:35 può sembrare ambizioso ma è raggiungibile in molte regioni europee» afferma Carlo La
Vecchia, ricercatore Airc all'Università degli studi di Milano e membro dell'Ecc. «Sarà però necessario
superare le notevoli disuguaglianze sia inter­ che intra nazionali ancora esistenti per raggiungerlo ovunque».
Per quanto riguarda l'Italia, se è vero che nel 2016 si sono registrati circa 1.000 nuovi casi di cancro al
giorno, è anche vero che il numero delle guarigioni aumenta più che nel resto d'Europa, come testimonia il
dato della sopravvivenza a cinque anni, migliorata rispetto al quinquennio precedente sia per gli uomini (55%)
che per le donne (63%), come mostrano I numeri del cancro in Italia, 2016 a cura di Airtum (Associazione
italiana registro tumori) e Aiom (Associazione italiana di oncologia medica). A questo risultato ha contribuito l'Airc, garantendo continuità di finanziamenti ai ricercatori più qualificati.
Recente, a tale proposito, è lo stanziamento di 102 milioni di euro per 680 progetti di ricerca e programmi di
formazione, con il coinvolgimento di circa 5mila ricercatori e un beneficio tangibile per i sistemi della ricerca e
della Sanità del nostro Paese.
Per raggiungere il traguardo 70:35 l'Airc punta molto sul finanziamento di progetti di ricerca traslazionale e di
diagnosi precoce. Ecco alcuni esempi di importanti studi già pubblicati. Uno studio ­ coordinato da Alberto
Bardelli, dell'Irccs Istituto di Candiolo (To) e apparso su Cancer discovery ­ condotto su pazienti affetti da
tumore colorettale ha perfezionato l'analisi di frammenti di Dna nel plasma di pazienti ("biopsia liquida").
Questa tecnica permette di seguire l'evoluzione della neoplasia e lo sviluppo di resistenze a determinati
farmaci, consentendo pertanto di mettere a punto strategie terapeutiche più efficaci.
Maurizio D'Incalci, dell'Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, e collaboratori hanno
pubblicato su Cancer letter una ricerca che dimostra le potenzialità dell'applicazione della biopsia liquida per la
diagnosi del carcinoma ovarico sieroso di alto grado attraverso l'identificazione di una "firma molecolare"
costituita da tre molecole di microRna (miRna) nel siero delle pazienti affette dal tumore.
Sul Journal of clinical oncology è uscito un lavoro supervisionato da Gabriella Sozzi e Ugo Pastorino,
dell'Irccs Fondazione Istituto nazionale tumori di Milano, nel quale un test basato sui miRna circolanti si è
dimostrato in grado di individuare il cancro polmonare fino a due anni prima della diagnosi ottenuta usando la
sola Tc spirale.
Infine un team guidato da Pierfrancesco Tassone, dell'Università degli studi "Magna Graecia" di Catanzaro,
attraverso l'uso di microRNA sintetici o di loro specifici inibitori sta mettendo a punto nuovi farmaci molecolari
in grado di inibire selettivamente i miRna tumorali. Alcune di queste molecole sono in fase avanzata di sviluppo
clinico. Gli avanzamenti sono stati comunicati tramite Clinical cancer research.
NOTIZIE DI: Tumori
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lunedì 6 febbraio 2017
www.fondazioneveronesi.it
http://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/ginecologia/tumore-dellovaio-test-genetici-e-biopsia-liquida-per-scoprirlo-in-tempo
Tumore dell’ovaio: test genetici e biopsia liquida per
scoprirlo in tempo
Il tumore dell'ovaio spesso viene diagnosticato in fase
avanzata. Per intercettarlo bisogna investire nei test
genetici e nell'analisi dei biomarker nel sangue
Il tumore dell’ovaio è una di quelle neoplasie che purtroppo è ancora difficile da trattare. Ciò essenzialmente
si verifica perché la diagnosi –per via dei sintomi vaghi­ arriva molto spesso quando la malattia è in fase
avanzata. Qualcosa però comincia a muoversi: grazie all’analisi del Dna è oggi possibile sia individuare le
donne più a rischio –tramite la ricerca delle mutazioni nei geni Brca­ sia personalizzare le cure attualmente
disponibili. Non solo, una ricerca italiana da poco pubblicata su Cancer Letter ha individuato in alcuni
microRNA la possibile spia della presenza del tumore. Un’arma in più per arrivare ad una diagnosi precoce.
SINTOMI VAGHI­ Il cancro ovarico rappresenta circa il trenta per cento di tutti i tumori maligni dell’apparato
genitale femminile e occupa il decimo posto tra tutti i tumori nelle donne. In base ai dati dei registri tumori
italiani si stima che lungo la Penisola vi siano circa quarantamila donne viventi con tale neoplasia. Purtroppo il
tumore ovarico è un tumore molto insidioso innanzitutto perché è caratterizzato da sintomi aspecifici come
gonfiore addominale, persistente oppure intermittente, necessità di urinare spesso e dolore addominale.
Sintomi che portano ad una diagnosi di tumore dell’ovaio quando la malattia è già avanzata.
CHI E’ A RISCHIO?­ Un primo fattore di rischio è rappresentato dall’età, in quanto il picco di incidenza della
malattia si registra tra i 50 e i 60 anni, dunque nelle donne in età peri o postmenopausale. Tuttavia alcuni tipi di
tumore dell’ovaio possono presentarsi in donne più giovani. Il 15­25% dei tumori all’ovaio ha come principale
fattore di rischio la familiarità. Donne con madre (o sorella o figlia) affetta da un tumore dell'ovaio, della
mammella o dell’utero hanno maggiori probabilità di contrarre la neoplasia. Le alterazioni dei geni Brca 1 e
Brca 2 di origine ereditaria possono portare a una predisposizione più o meno importante allo sviluppo del
tumore ovarico.
TERAPIE MIRATE­ Come spiega la dottoressa Nicoletta Colombo, Direttore del Programma Ginecologia IEO,
«Il tumore ovarico è una malattia complessa e spesso devastante non solo per il corpo, ma anche per la
psicologia della donna. Le donne devono sapere però che la medicina molecolare offre nuove possibilità, se
non di guarire, sicuramente di ottenere un prolungamento della vita mantenendo anche una buona qualità
della stessa, anche in presenza di malattia avanzata. Ad esempio, i risultati dei test genetici che rivelano
l’eventuale presenza di geni mutati nel Dna femminile (Brca 1 e Brca 2) ora ci permettono di proporre farmaci
mirati ed efficaci a chi ne è portatrice. La ricerca in questo campo va veloce: oggi sappiamo che sino al 25%
delle pazienti con carcinoma sieroso di alto grado dell’ovaio hanno una mutazione Brca, mentre 5 anni fa
pensavamo fossero il 5%. La conoscenza di questo dato ci permette non solo di offrire loro trattamenti più
Ritaglio Stampamirati, ma anche di identificare i familiari sani a cui offrire misure di prevenzione».
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Ma non è tutto perché sempre tramite l’analisi delle caratteristiche genetiche del tumore l’obiettivo è quello di
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psicologia della donna. Le donne devono sapere però che la medicina molecolare offre nuove possibilità, se
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non di guarire, sicuramente di ottenere un prolungamento della vita mantenendo anche una buona qualità
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della stessa, anche in presenza di malattia avanzata. Ad esempio, i risultati dei test genetici che rivelano
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l’eventuale presenza di geni mutati nel Dna femminile (Brca 1 e Brca 2) ora ci permettono di proporre farmaci
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mirati ed efficaci a chi ne è portatrice. La ricerca in questo campo va veloce: oggi sappiamo che sino al 25%
delle pazienti con carcinoma sieroso di alto grado dell’ovaio hanno una mutazione Brca, mentre 5 anni fa
pensavamo fossero il 5%. La conoscenza di questo dato ci permette non solo di offrire loro trattamenti più
mirati, ma anche di identificare i familiari sani a cui offrire misure di prevenzione».
Ma non è tutto perché sempre tramite l’analisi delle caratteristiche genetiche del tumore l’obiettivo è quello di
identificare le pazienti che potranno beneficiare maggiormente dall’atto chirurgico rispetto a quelle che
dovranno essere avviate ad una chemioterapia primaria, con il vantaggio di migliorare la cura e diminuire gli
effetti collaterali.
DIAGNOSI PRECOCE­ Piccoli segnali positivi arrivano anche sul fronte della diagnosi precoce: poche
settimane fa uno studio coordinato dall’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano è
riuscito nell’impresa di identificare una firma molecolare di microRNA (miRNA) nel sangue delle pazienti
affette da tumore epiteliale maligno dell’ovaio. La spia della presenza del tumore ottenibile attraverso una
“biopsia liquida”. I miRNA sono delle piccole molecole di RNA che hanno importanti funzioni regolatorie.
Sono molecole molto stabili e per questo si è scoperto di recente che vengono utilizzate dal tumore e dai
tessuti del nostro organismo come degli importanti messaggeri intracellulari. «Si tratta di un campo di ricerca
ancora largamente inesplorato ­ spiega Maurizio D’Incalci, uno degli autori dello studio– per cui i dati vanno
presi con cautela e validati in ulteriori studi»
Lo studio pone però le basi per successive ricerche mirate a valutare se la misura di questi miRNA possa
essere utilizzata per una diagnosi più precoce del tumore ovarico. Inoltre i successivi studi serviranno a
stabilire se gli stessi biomarcatori sono potenzialmente utili per misurare l'efficacia della terapia in modo più
sensibile e precoce rispetto alle valutazioni tradizionali di tipo radiologico. «La possibilità di rintracciare nel
sangue di un paziente le molecole che sono rilasciate dai tumori rappresenta un nuovo, valido strumento,
anche meno invasivo, per migliorare i percorsi diagnostici e terapeutici» conclude D’Incalci.
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