• • Medicina II 10 maggio nelle piazze l'Azalea, fundraising di Aire per i tumori femminili Mamme sempre in salute Studi su terapie combinate e marker che testano l'effetto delle cure di Cristina Cimato D itelo con i fiori. Anche la ricerca parla portando nelle piazze una pianta con il fine di raccogliere fondi e sostenere i progetti di ricerca contro i tumori femminili. E 10 maggio, in occasione della festa della mamma, torna l'appuntamento con l'Azalea della ricerca promossa da Aire (donazione a partire da 15 euro). Per rafforzare il messaggio, su fèstadellamammaìt è stato realizzato Love coupon, uno speciale biglietto di auguri da compilare e personalizzare. Aiutare a rendere il cancro sempre più curabile è mia sfida che ha dato i suoi frutti, se si considera che attualmente, a cinque anni dalla diagnosi, la sopravvivenza in caso di tumore al seno è pari all'87% e al 68% quello della cervice uterina. I dati forniti da Aire, però, suggeriscono un atteggiamento guardingo. In Italia, una donna su otto viene colpita da tumore alla mammella e a più di 15 (^ mila donne viene diagnosticato un tum more ginecologico. Non solo nei tumori esclusivamente femminili si fanno passi avanti. Di recente, una ricercatrice Aire, docente di Diagnostica per immagini e radioterapia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II ha messo a punto un nuovo marcatore per la Pei che permette di evidenziare immediatamente la validità o meno di una cura nel caso di una terapia oncologica. Silvana Del Vecchio ha testato il marker sul tumore al polmone, ma questo sistema di indagine è esportabile anche ad altri tipi di neoplasie. Questo marcatore permette, già a 7-10 giorni dall'inizio di una terapia di determinarne gli effetti, senza attendere la fine di un ciclo completo. Ciò consente di modificare il farmaco se la risposta ò insoddisfacente. Ancora donne e ancora ricerca l'8 maggio, giornata dedicata in ben 26 paesi alla 3° giornata mondiale sul tumore ovarico {ovariancancerday.org), uno dei più temibili perché con Uveiti di sopravvivenza piuttosto bassi (45%) e con un alto tasso di recidiva. In questa occasione l'Acto onlus (Alleanza contro il tumore ovarico) presenta una ricerca sui livelli attuali di conoscenza della malattia in Italia commissionata a Doxapharma. Dall'indagine emerge che la conoscenza di questo tumore è ancora superficiale ed è confusa quella sugli strumenti di diagnosi tempestiva. Segnale preoccupante perché a quest'ultima si lega una possibilità di sopravvivenza a 5 anni del 90% mentre a fronte di una diagnosi tardiva essa scende fino al 25%. Di recente è stato pubblicato su Lancet Oncologi/ uno studio che ha visto testato nei casi di recidiva un chemioterapico classico abbinato a un antiangiogenetico, farmaco capace di bloccare la formazione dei vasi sanguigni, somministrabile per la prima volta per via orale. «Questo studio preliminare mostra ima buona risposta», ha affermato Sandro Pignata, direttore del Dipartimento uro-ginecologico dell'Istituto Tumori di Napoli, nonché ventennale ricercatore Aire. «Gli altri farmaci angiogenetici a disposizione si somministrano per via iniettiva e questo riduce la loro tollerabilità da parte delle pazienti». L'Istituto ha già partecipato a una sperimentazione per l'uso dello stesso farmaco nella prima linea di trattamento, ossia nella fase iniziale. «Anche in questo caso esso si è dimostrato promettente, anche se la fase di recidiva è quella in cui ci sono maggiori esigenze di esplorare cure nuove perché la sola chemioterapia è insufficiente», ha precisato l'esporto, (riproduzione riservata)