Mantova 29 marzo 2008 VI Convegno Regionale dei Diaconi Lombardi CHIESA, FAMIGLIA, LAVORO: come comporre il puzzle della vita diaconale Saluto di S. E. Mons. Claudio Baggini Porgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi, carissimi diaconi, presenti anche con le vostre mogli. Vorrei dirvi, a nome di tutti i Vescovi lombardi: “Siete una grande risorsa per le nostre Chiese locali. Dobbiamo riscoprire insieme, in modo sempre più trasparente, la vostra identità e la vostra missione”. Rivolgo un saluto particolare al Vescovo Roberto che ci accoglie nella sua diocesi per questo VI Convegno Regionale dei Diaconi lombardi. Esprimo la mia gratitudine ai relatori che ci guideranno nella riflessione. Il tema che viene proposto è particolarmente impegnativo. Riguarda l’identità, la missione, la spiritualità del diacono permanente. L’approfondimento di esso ci permetterà di precisare e di riscoprire la grande ricchezza che la figura diaconale rappresenta per la vita delle nostre chiese. I lavori del Convegno dovranno svolgersi in rispettoso ascolto di quanto lo Spirito ci suggerirà circa la presenza di tale dono (il diacono permanente) che Egli ha suscitato in mezzo a noi. Non voglio sostituirmi ai Relatori, ma desidero proporre a voi alcuni pensieri che potranno aiutarci nella riflessione. 1 - Il diacono permanente è una figura di frontiera. Attinge freschezza da tre realtà, alle quali si alimenta. La Chiesa: in essa, egli è ripresentazione di Cristo “servo” e richiama a tutti la diakonia come dinamismo fondamentale dell’agape. La famiglia: in essa, egli è sposo e padre; vive con la moglie ed i figli il “grande mistero” nuziale. Il lavoro: interpretandolo con competenza e responsabilità, attento a dare voce alla cultura della persona, della solidarietà, della vita, egli si propone come testimone significativo di Cristo, Verbo fatto carne, volto della nuova umanità. 2 - L’identità del diacono permanente scaturisce da un intreccio di sacramenti che, nella medesima persona, specificano la dignità battesimale. La consacrazione diaconale definisce la sua identità ecclesiale. Egli è l’uomo della diakonia! Il diacono permanente non è un viceparroco mancato, ma una figura ministeriale originale. Il “servizio delle mense”, che presto assume anche la configurazione di servizio alla Parola ed all’Eucaristia, lo caratterizza in modo specifico. Il “grembiule” è il vero indumento del diacono permanente. Il sacramento del matrimonio consacra il diacono sposo, rendendolo, insieme con sua moglie, “simbolo reale” della nuova ed eterna alleanza. Lo pone in riferimento al “grande mistero” dell’amore sponsale di Cristo per la Chiesa, sua sposa. Egli è chiamato a vivere come sacerdote della chiesa domestica, profeta del bell’amore, protagonista del ministero educativo. Insieme con la moglie ed i figli, costruisce la Chiesa. Il grande mistero che si esprime nella sua relazione nuziale è trasparenza per tutti del grande mistero che è la Chiesa, Corpo mistico di Cristo (cfr LF 19). Nell’impegno di lavoro, il diacono permanente è protagonista della “nuova creazione” avviata da Cristo, crocifisso e risorto. Serve la crescita del Regno di Dio nella storia dell’uomo. È il volto concreto di Cristo, servo dell’uomo. Lotta contro il secolarismo e il relativismo etico che invitano ad escludere Dio dalle grandi scelte dell’uomo. Costruisce la civiltà dell’amore. 3 - A tale identità si ispira la spiritualità del diacono permanente. Egli deve assumere “gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fil 2,5) che “sta in mezzo a noi come colui che serve” (Lc 22,24). Deve vivere, immerso, insieme con la moglie, nel mistero grande dell’amore, proponendosi con lei come “richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla croce” (FC 13). Nell’esperienza del lavoro, deve operare con competenza professionale e con amore per la costruzione del nuovo umanesimo. In tali prospettive, si potrà comporre il puzzle della vita diaconale, valorizzando il dono dello Spirito alla Chiesa ed al mondo. Auguro a tutti buon lavoro.