Omelia nell’Ordinazione dei Diaconi permanenti Giancarlo Santini, Lamberto Muscellini, Giannello Cercamondi Cattedrale di Senigallia, 20 novembre 2011, Solennità di Cristo Re 1. La nostra Chiesa è in festa e benedice il Signore perché l’arricchisce con il dono di tre nuovi diaconi. E’ un evento di grazia quello che stiamo celebrando: in effetti, attraverso l’imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera consacratoria questi tre nostri amici – Giannello, Lamberto e Giancarlo – riceveranno la grazia dello Spirito Santo che li unirà strettamente a Cristo, il Figlio di Dio, che per immenso amore si è fatto uomo e servo degli uomini ed è divenuto loro redentore. A voi, carissimi candidati, il mio saluto più cordiale. Con voi saluto le vostre famiglie, i vostri parroci, i sacerdoti che vi hanno accompagnato e quelli qui presenti e tutti voi, cari fedeli, che siete qui convenuti per condividere la gioia di questi nostri fratelli nel momento in cui si apprestano ad entrare nel cuore della Chiesa come membri del clero, ministri ordinati al servizio di Dio e del popolo che egli ama. 2. E’ significativo che l’ordinazione al diaconato di questi fratelli abbia luogo in questa domenica in cui la liturgia, a conclusione dell’anno liturgico, celebra la festa di Cristo Re. In un’epoca di piena democrazia sembrerebbe anacronistico parlare di re. Ma Gesù è un re completamente diverso dai tanti sovrani che la storia conosce. E’ un re senza potere, senza eserciti, senza possedimenti, senza trono. E’ un re che dice di essere venuto non per essere servito, ma per servire (Mt 20,28). Un re che si mette a lavare i piedi dei suoi sudditi (Gv 13,1-20). Un re che, come dice il profeta Ezechiele, è un pastore vigile e premuroso, presente in mezzo al gregge per condurlo al pascolo e custodirlo, va in cerca della pecora perduta, fascia quella ferita e cura quella malata (cf. Ez 34,11-17). Un re che invita i suoi discepoli ad imitare il suo esempio e a farsi servi gli uni degli altri (Gv 13,15). Questo re, unico e straordinario, si identifica, come ci ricorda il Vangelo, con i poveri, gli emarginati, i sofferenti: “Tutto quello che avete fatto a uno solo dei vostri fratelli più piccoli lo avete fatto a me” (Mt 25,40). E quando verrà il giorno del giudizio finale, che sarà decisivo per l’ingresso nel suo regno, tutti saranno esaminati da lui su una sola questione: l’amore, ma non l’amore astratto, sebbene l’amore concreto che si traduce in servizio, gesti concreti di carità: “avevo fame, mi avete dato da mangiare? avevo sete, mi avete dato da bere? ero straniero, mi avete accolto? ero nudo, mi avete vestito? ero malato, mi avete visitato? ero in carcere, siete venuti a trovarmi?” (Mt 25,34ss.). 3. Chi è il diacono? La parola greca “diacono”, significa “servo” ed è stata utilizzata fin dall’inizio della Chiesa per indicare colui che si poneva nella comunità al servizio del prossimo, in modo autorevole e ufficialmente riconosciuto, a fianco del vescovo e dei sacerdoti. Il servizio, si dirà, è la regola di ogni cristiano. Dire servizio, infatti, significa dire amore e l’amore (di Dio e del prossimo) è la legge fondamentale della Chiesa. Ma appunto per questo esiste il diacono: per ricordare a tutti che il cristianesimo è servizio. Il diacono è nella Chiesa l’immagine viva del Cristo che serve, che si fa carico della sofferenza dei più deboli, che si piega sull’umanità ferita e umiliata, che offre la sua stessa vita in sacrificio per realizzare la comunione degli uomini con Dio e degli uomini tra di loro. 4. Diversi sono gli ambiti in cui il diacono è chiamato ad esercitare il suo servizio. Con la grazia dello Spirito Santo egli è chiamato ad essere di aiuto al vescovo e ai sacerdoti nel ministero della parola, nel ministero dell’altare e nel ministero della carità. Ciò che più caratterizza il servizio del diacono è peraltro l’ambito della carità. Tutti siamo chiamati a compiere le opere di misericordia, di carità fraterna, come ci ricorda il Vangelo di questa festività, perché tutti saremo giudicati sull’amore. Ma il diacono è colui che con la sua testimonianza si colloca in prima linea, offrendo un esempio particolarmente significativo di attenzione ai poveri, ai sofferenti, ai malati nel corpo e nello spirito, perché in questi stessi fratelli riconosce la presenza di Gesù. Certamente questo tipo di servizio che richiede abnegazione, attenzione, sensibilità, pazienza non è facile. Ma il diacono trae la forza e la capacità di compierlo dal rapporto stretto con il Signore, in particolare dal ministero dell’altare. Il contatto con la Parola di Dio, che il diacono ascolta nella sua vita e proclama nel Vangelo, come pure, soprattutto, il contatto vicinissimo con l’Eucaristia che egli riceve come suo nutrimento e distribuisce ai fedeli è la fonte, la radice, la motivazione del suo impegno di carità verso i fratelli. Dall’altare ai fratelli il passaggio è obbligato: si sta sull’altare per servire la parola e il corpo del Signore per poi andare a servire i fratelli che rappresentano il corpo mistico dello stesso Signore. 5. Cari amici, non abbiate mai timore. Siate fiduciosi. Il Signore vi ama e il suo amore è la roccia su cui dovete basare il vostro servizio, roccia che niente e nessuno potrà mai scalfire. Curate sopra ogni cosa di stabilire un rapporto profondo di amore con lui e allora sarete capaci di servire i fratelli con lo stesso suo amore di dedizione e di servizio. Curate dunque la preghiera, in particolare la liturgia delle ore, che da oggi vi impegnate a celebrare ogni giorno. La preghiera sia l’anima, il rifugio in cui trovare le radici della vostra vocazione e le ragioni sempre nuove del vostro servizio. Mettete soprattutto l’Eucaristia al centro della vostra vita: la donazione che in essa Gesù fa di se stesso, vi darà la forza per fare anche voi della vostra vita un dono ai fratelli. Il Signore vi benedica: benedica voi e le vostre famiglie. La Vergine Santa vi faccia sentire la sua materna vicinanza. Noi tutti vi accompagniamo con il nostro affetto e la nostra preghiera.