Prospettive in Pediatria Luglio-Settembre 2016 • Vol. 46 • N. 183 • Pp. 241-249 Frontiere Nuovi approcci nella terapia delle malattie mitocondriali Massimo Zeviani Emanuela Bottani Carlo Viscomi MRC Mitochondrial Biology Unit, Cambridge, UK Le malattie mitocondriali sono un importante gruppo di malattie genetiche caratterizzate dal malfunzionamento della fosforilazione ossidativa (OxPhos), il processo che converte l’energia ottenuta dalle sostanze nutritive in ATP, la molecola ad alta energia utilizzata dalle cellule. Questi disordini sono caratterizzati da un’estrema variabilità di sintomi, coinvolgimento di organi e decorso clinico, con un notevole impatto sulla qualità e, spesso, sulla durata della vita. Benché negli ultimi 20 anni si sia assistito a un impressionante aumento delle nostre conoscenze sui meccanismi genetici e biochimici alla base delle malattie mitocondriali, lo sviluppo di approcci terapeutici in grado di migliorare in modo significativo il decorso clinico non è stato altrettanto soddisfacente. Al momento, la terapia delle malattie mitocondriali rimane basata su interventi supportivi, mirati ad affrontare le complicanze della malattia. Tuttavia negli ultimi anni sono emerse nuove strategie terapeutiche, la cui efficacia è stata dimostrata almeno a livello preclinico. Questo articolo riassume i risultati principali ottenuti dalla terapia sperimentale e illustra alcuni degli sviluppi futuri in questo campo. Riassunto Mitochondrial disorders are an important group of genetic conditions characterised by impaired oxidative phosphorylation (OXPHOS). Mitochondrial disorders come with an impressive variability of symptoms, organ involvement and clinical course, which considerably impact the quality of life and often shortens life expectancy. Although in the last 20 years there has been an exponential increase in understanding the genetic and biochemical mechanisms leading to the disease, this has not resulted in the development of effective therapeutic approaches that have significantly improved the clinical course and outcome of these conditions. Therapeutic options for mitochondrial diseases still remain focused on supportive interventions aimed at relieving complications. However, new therapeutic strategies are recently emerging, some of which have shown potential efficacy at the pre-clinical level. This review will present the state of the art on experimental therapy for mitochondrial disorders. Summary Introduzione Concetti di base di biologia e medicina mitocondriale I mitocondri sono organelli semiautonomi circondati da una doppia membrana lipidica, esterna e interna; quest’ultima si ripiega a formare numerose invaginazioni chiamate cristae mitocondriali, sulle quali sono posizionati i complessi della catena respiratoria (CR). I mitocondri convertono l’energia liberata dalla degradazione ossidativa completa di zuccheri e acidi grassi, un processo noto come respirazione cellulare e i cui prodotti finali sono CO2 e H2O, in calore e ATP, la molecola energetica della cellula. Respirazione e sintesi di ATP sono processi accoppiati che definiscono la via metabolica nota come fosforilazione ossidativa (OXPHOS). La respirazione è svolta da quattro complessi della CR (complessi I-IV, CI-CIV) che trasferiscono gli elettroni, estratti dai nutrienti in forma di atomi di idrogeno, all’ossigeno molecolare. Gli elettroni sono convogliati alla CR in forma di due intermedi di riduzione, il NADH che cede elettroni al gruppo prostetico FMN, incorporato nel CI, e il FADH2 che fa parte sia del CII (il quale riceve elettroni principalmente dal ciclo di Krebs) sia di altre deidrogenasi mitocondriali (es. la Electron-Transfer Factor dehydrogenase – ETF-DH, per quanto riguarda gli intermedi 241 M. Zeviani et al. della beta ossidazione degli acidi grassi). Sia il NADH sia il FADH2 donano elettroni al coenzima Q (CoQ), un trasportatore di elettroni idrofobico mobile della membrana mitocondriale interna. Il flusso elettronico che determina la riduzione del CoQ avviene mediante centri ossidoriduttivi ferro-zolfo (Fe-S) contenuti sia nel CI (8 centri Fe-S), sia nel CII (3 centri Fe-S). Il CoQH2 (ridotto) dona elettroni al CIII, che a sua volta li trasferisce a un’altra “navetta” ossidoriduttiva mobile, il citocromo c, mediante l’azione di due citocromi, c1 e b, e un centro Fe-S incorporato in una proteina catalitica, la proteina di Rieske. Il citocromo c è un elemento redox mobile che cede un elettrone per volta al CIV (citocromo c ossidasi, COX), il quale infine opera la riduzione di O2 molecolare a H2O. Nei complessi I, III, e IV, ma non in CII, il flusso elettronico libera energia, che sostiene l’attività di pompe protoniche incorporate nei complessi stessi per effettuare la traslocazione di protoni (H+) dall’interno del mitocondrio (matrice) allo spazio intermembrana. Si genera in questo modo un potenziale elettrochimico di membrana (ΔP), formato da una componente elettrostatica (ΔY) e una chimica (ΔpH), che è infine utilizzato dal complesso V della CR (ATP sintasi) per condensare ADP e fosfato inorganico in ATP (Wallace et al., 2010). I mitocondri hanno un proprio genoma (DNA mitocondriale – mtDNA), ereditato per via matrilineare e costituito nei mammiferi da una molecola circolare di 16,5 kb che codifica 13 subunità dei complessi I, III, IV e V della CR (il complesso II è invece composto da 4 subunità tutte codificate dal DNA nucleare). Inoltre, il mtDNA contiene geni codificanti 22 RNA transfer (mt-tRNA) e 2 RNA ribosomali (mt-rRNA), necessari per la traduzione in situ delle 13 subunità della CR codificate dal mtDNA. Il mtDNA è presente in centinaia o migliaia di copie nei vari tipi cellulari di ogni individuo. Negli individui sani, tutte le molecole di mtDNA sono uguali tra loro, una condizione definita come omoplasmia. Per contro, nei pazienti con mitocondriopatia, genomi mitocondriali mutati spesso coesistono con genomi normali (eteroplasmia). Il resto del proteoma mitocondriale, stimato intorno a 1500 polipeptidi, è codificato da geni nucleari, che vengono tradotti nel citosol e quindi trasportati nei mitocondri per mezzo di un processo attivo che richiede energia. Il CI (NADH-ubiquinone ossidoreduttasi) contiene sette subunità codificate dal mtDNA (ND1-ND6 e ND4L) e almeno 37 subunità codificate nel nucleo. Il CII (succinato-ubiquinone ossidoreduttasi) è composto da quattro subunità tutte codificate dal genoma nucleare, contenenti 3 centri Fe-S, e trasferisce elettroni dal FADH2, prevalentemente generato dalla beta-ossidazione degli acidi grassi, al CoQ. Il CIII (ubiquone-ferricitocromo c ossidoreduttasi) è composto da una singola subunità codificata dal mtDNA (l’apocitocromo b) e 10 subunità codificate dal genoma nucleare, di cui una contenente un centro Fe-S. 242 CIV (citocromo c ossidasi, COX), che è composto da 3 subunità codificate dal mtDNA e 11 dal genoma nucleare, contiene due molecole di eme A e due centri catalitici contenenti rame (centri Cu++A e Cu++B). Il complesso V (CV – ATPasi oligomicina sensibile) utilizza l’energia potenziale del gradiente elettrochimico per sintetizzare ATP. Il CV è composto da due subunità codificate dal mtDNA (ATPasi 6 e 8) e da almeno 13 subunità codificate nel nucleo. Queste subunità formano le due porzioni del complesso: la porzione F0 è immersa nella membrana mitocondriale interna e costituisce il rotore attivato dal flusso di protoni attraverso di essa, mentre la porzione F1 catalizza la biosintesi dell’ATP (Walker, 2013). Numerosi fattori di assemblaggio e chaperone sono necessari per assemblare la struttura portante dei complessi, inserire i gruppi prostetici e i centri reattivi contenenti ioni metallici, assemblare gli olocomplessi (Fernandez-Vizarra et al., 2009) ed eventualmente produrre strutture quaternarie costituite da più complessi interagenti fra loro, chiamati supercomplessi (Lapuente-Brun et al, 2013). Altre componenti del proteoma mitocondriale sono richieste per numerosissimi processi biologici, come la replicazione, trascrizione e traduzione del mtDNA, la fusione e fissione della rete mitocondriale, vie di segnalazione ed esecuzione (come la produzione di specie reattive dell’ossigeno, ROS, e l’apoptosi), la biosintesi di componenti lipidiche essenziali delle membrane mitocondriali, la formazione delle cristae, l’eliminazione di prodotti tossici ecc. Introduzione alle malattie mitocondriali Le malattie mitocondriali primarie possono essere classificate in due principali categorie, a seconda che la mutazione responsabile sia nel genoma mitocondriale o nucleare. Le mutazioni nel mtDNA comprendono mutazioni puntiformi omo- o eteroplasmiche, e riarrangiamenti su larga scala, che sono sempre eteroplasmici. Mutazioni puntiformi eteroplasmiche sono state trovate in tutti i geni mitocondriali e danno origine a diversi fenotipi clinici, incluse alcune sindromi classiche come l’encefalomiopatia mitochondriale con acidosi lattica ed episodi di ictus (MELAS) (Goto et al., 1990), l’epilessia mioclonica con accumulo di fibre “rosse stracciate” ragged red fibers – RRF (MERRF) (Shoffner et al., 1990), la sindrome da debolezza neurogenica, atassia e retinite pigmentosa (NARP) (Holt et al., 1990), la sindrome di Leigh (LS). La presenza di RRF è un segno di proliferazione mitocondriale spesso osservato nelle miopatie mitocondriali, specie nel paziente adulto. Esistono anche mutazioni omoplasmiche patogene, principalmente quelle che causano la neuropatia ottica ereditaria di Leber (LHON) (Wallace et al., 1988). I riarrangiamenti singoli del mtDNA (singole delezioni o duplicazioni) danno origine all’oftalmoplegia esterna progressiva Nuovi approcci nella terapia delle malattie mitocondriali (PEO) (Moraes et al., 1989), alla sindrome di KearnsSayre (KSS) (Moraes et al., 1989) e alla sindrome di Pearson (Rotig et al., 1989). Le delezioni singole, a differenza delle mutazioni puntiformi, sono di solito sporadiche. Sono state trovate mutazioni in un vastissimo numero di geni nucleari direttamente o indirettamente legati alla catena respiratoria e codificanti, per esempio, proteine coinvolte nel mantenimento e/o replicazione del mtDNA; subunità strutturali dei complessi della catena respiratoria; fattori di assemblaggio dei complessi respiratori; proteine coinvolte nella struttura dinamica dei mitocondri, come la fissione/fusione dei mitocondri o in processi di segnale/esecuzione come l’apoptosi (si veda [Koopman et al., 2012] per una lista completa). L’estrema complessità biochimica e genetica del metabolismo mitocondriale fa sì che le malattie mitocondriali siano caratterizzate da una notevole eterogeneità clinica, che rende difficile la raccolta di gruppi omogenei di pazienti per stabilire l’efficacia di un trattamento. Un’area nosologica esemplificativa di tale eterogeneità sono le deficienze primarie di CoQ, che possono presentarsi come encefalomiopatia, disordini multisistemici, atassia cerebellare, miopatia isolata o sindrome nefrosica (Lopez et al., 2014). Inoltre, per ragioni ignote, solo il 20% dei pazienti risponde al trattamento con CoQ, l’unica terapia al momento disponibile (Lopez et al., 2014). Strategie terapeutiche Notevoli progressi sono stati fatti negli ultimi anni nella comprensione dei processi patogenetici alla base delle malattie mitocondriali, dei meccanismi che controllano la biogenesi mitocondriale e delle vie di trasduzione del segnale. Partendo da queste conoscenze, sono state recentemente proposte alcune strategie terapeutiche per le malattie mitocondriali, e le prove sperimentali della loro efficacia si stanno accumulando in modelli cellulari e animali. Queste terapie si possono suddividere in strategie “generaliste” che possono, in linea di principio, essere utilizzate in un ampio numero di patologie, e strategie “su misura”, applicabili a una singola malattia. Il primo gruppo include: (i) la regolazione/attivazione della biogenesi mitocondriale; (ii) la regolazione/attivazione dell’autofagia/mitofagia; (iii) l’inibizione dell’apoptosi; (iv) l’eliminazione di composti tossici, quali le specie reattive dell’ossigeno (ROS) generati dalla disfunzione della CR; (v) il bypass dei difetti di trasferimento elettronico sulla CR; (vi) il trasferimento nucleare. Il secondo gruppo include: (i) l’eliminazione di metaboliti tossici in specifiche condizioni; (ii) l’integrazione di desossinucleotidi precursori del mtDNA; (iii) la terapia di sostituzione genica/cellulare. Ciascuna di queste strategie può essere perseguita attraverso diversi approcci, quali il trattamento farmacologico, il trasferimento genico (per esprimere il gene mancante o una proteina terapeutica), il trapianto di cellule staminali o d’organo. In questo articolo ci concentreremo sulle terapie sperimentali emergenti (cioè in fase preclinica) per le malattie mitocondriali, e, in questo ambito, sugli approcci più prossimi all’applicazione clinica (Fig. 1). Interventi farmacologici e metabolici Aumento della biogenesi mitocondriale Le malattie mitocondriali sono caratterizzate da difetti bioenergetici, che causano una ridotta sintesi di ATP. È quindi possibile che interventi terapeutici mirati ad aumentare la quantità di ATP disponibile all’interno delle cellule siano efficaci nell’arrestare, mitigare o risolvere alcune mitocondriopatie. È importante considerare che le malattie mitocondriali si manifestano quando l’attività residua di una proteina scende sotto una soglia critica, e perciò un recupero anche parziale dell’attività può essere di beneficio dal punto di vista clinico. Ad esempio, è stato evidenziato che i portatori sani di mutazioni LHON hanno un contenuto di mtDNA maggiore dei loro parenti affetti e della popolazione generale (Giordano et al., 2014). L’aumento della biogenesi mitocondriale è una risposta omeostatica a condizioni di stress (es. freddo, esercizio fisico, stato nutrizionale) (Scarpulla, 2008). Le vie che controllano la biogenesi mitocondriale sono state particolarmente studiate nel muscolo scheletrico e nel grasso bruno, dove risultano essere sotto il controllo dei coattivatori trascrizionali della famiglia PGC (Peroxisome proliferator-activated receptor Gamma (PPARγ) Coactivators), in particolare di PGC-1α e β. Le proteine PGC interagiscono con numerosi fattori trascrizionali, attivandoli. Tra questi ricordiamo i Nuclear Respiratory Factors (NRF1 and 2), e i Peroxisomal Proliferator Activator Receptors (PPAR α, β, and γ), che stimolano la trascrizione di geni collegati all’OXPHOS e all’ossidazione degli acidi grassi (FAO), rispettivamente. PGC-1α è la più nota tra le proteine PGC. La sua attività è controllata dai livelli di acetilazione, che a loro volta dipendono dall’attività dell’acetilasi GNC5 e della deacetilasi sirtuina 1 (SIRT1), e di fosforilazione, controllata da varie chinasi (Bastin et al., 2008; FernandezMarcos e Auwerx, 2011). Ridotti livelli di acetilazione e aumentati livelli di fosforilazione stimolano l’attività di PGC-1α e inducono la biogenesi mitocondriale. L’attivazione della biogenesi mitocondriale è stata sperimentalmente ottenuta utilizzando varie strategie 243 M. Zeviani et al. Figura 1. Schema riassuntivo delle principali strategie terapeutiche per le malattie mitocondriali. farmacologiche. Un primo approccio consiste nell’utilizzo del bezafibrato, un farmaco largamente impiegato nel trattamento delle dislipidemie. Il bezafibrato è un agonista generico dei recettori PPAR, che a loro volta agirebbero come attivatori trascrizionali di PGC-1α . L’utilizzo del bezafibrato in un topo privo del gene COX10, un enzima coinvolto nella biosintesi del gruppo prostetico eme A presente nella citocromo c ossidasi, e caratterizzato da una grave miopatia con deficit di COX, ha portato a un netto miglioramento della performance motoria e della sopravvivenza, rispetto a topi non trattati (Wenz, 2009). Questi risultati non sono però stati confermati da studi successivi (Viscomi et al., 2011; Yatsuga e Suomalainen, 2012). Ciononostante un trial clinico è stato recentemente avviato su pazienti con miopatia mitocondriale (www. clinicaltrial.gov: NCT02398201). Vie alternative per l’attivazione della biogenesi mitocondriale dipendente da PGC-1α sono basate sulla stimolazione della chinasi AMP-dipendente (AMPK) o della deacetilasi nucleare Sirt1. AICAR, un agonista di AMPK, causa una robusta induzione di geni collegati all’OXPHOS e l’aumento delle attività dei complessi della catena respiratoria in modelli murini di deficit di COX (Viscomi et al., 2011). Sirt1 utilizza il NAD+ per deacetilare i residui di lisina acetilata delle proteine. L’aumento della concentrazione di NAD+ ne stimola l’attività. La somministrazione del precursore di NAD+ nicotinammide riboside (NR) o l’inibizione, con siste244 mi genetici o farmacologici, della poli(ADP)-ribosil polimerasi 1 (Parp1), un enzima nucleare che compete con Sirt1 per l’utilizzo del NAD+ come substrato, determinano l’attivazione di Sirt1 e aumentano la respirazione mitocondriale inducendo i geni dell’OXPHOS attraverso la stimolazione di PGC1α (Cerutti et al., 2014; Khan et al., 2014). Nonostante questi approcci siano basati su sostanze potenzialmente innocue (NR) o già utilizzate in clinica (inibitori di PARP), non sono al momento presenti sperimentazioni cliniche per confermarne l’efficacia nei pazienti. A ogni modo, questi risultati aprono la nuova ed eccitante prospettiva di una terapia in grado di correggere un ampio spettro di malattie mitocondriali dovuto a differenti cause genetiche. Eliminazione di metaboliti tossici Alcuni interventi terapeutici sono stati utilizzati in malattie mitocondriali caratterizzate dall’accumulo di sostanze tossiche dovuto al blocco di specifiche vie metaboliche. Un primo esempio è l’uso di N-acetilcisteina (NAC) e metronidazolo per ridurre l’accumulo di acido solfidrico (H2S) associato all’encefalopatia etilmalonica (EE) (Viscomi et al., 2010). EE è una malattia infantile multisistemica causata da mutazioni in ETHE1, un gene che codifica una sulfur-diossigenasi mitocondriale coinvolta nello smaltimento di H2S (Tiranti et al., 2009). H2S è un composto altamente tossi- Nuovi approcci nella terapia delle malattie mitocondriali co prodotto dal catabolismo degli aminoacidi solforati nei tessuti e dalla flora batterica anaerobica presente in grandi quantità nell’intestino crasso. L’N-acetil-cisteina (NAC) è un composto permeabile alle cellule che agisce come precursore del glutatione, necessario per lo smaltimento di H2S. Il metronidazolo è un antibiotico specifico per i batteri anerobici, che producono H2S. La somministrazione di NAC e metronidazolo determina un significativo prolungamento della durata della vita e delle condizioni cliniche di un modello murino Ethe1-/-. Gli stessi composti si sono dimostrati efficaci nel mitigare i sintomi dei pazienti EE (Viscomi et al., 2010). Altri composti potenzialmente tossici sono le specie reattive dell’ossigeno (ROS), generate come prodotti secondari della respirazione mitocondriale. Nei mitocondri l’anione superossido (O2-•), una molecola altamente reattiva, viene prodotta in diversi siti della matrice e dello spazio intermembrana. O2-• è rapidamente convertito in perossido di idrogeno (H2O2) dalle superossido dismutasi mitocondriale e citosolica; l’H2O2 è un composto molto meno reattivo ed è rapidamente convertibile ad acqua da numerosi e abbondanti enzimi presenti negli stessi mitocondri, nei perossisomi e nel citosol (Sena e Chandel, 2012). In presenza di ferro ridotto, Fe2+, l’anione superossido può invece generare, mediante la reazione di Fenton, il radicale ossidrilico (•OH), un composto altamente reattivo che può danneggiare le strutture cellulari, perossidando proteine, lipidi e acidi nucleici. Un’aumentata produzione di ROS è una frequente conseguenza di difetti di OXPHOS (Raimundo et al., 2012), e può determinare danni importanti a proteine, lipidi e acidi nucleici. Queste osservazioni costituiscono la base razionale per l’utilizzo di agenti antiossidanti nella terapia delle malattie mitocondriali. Miscele di antiossidanti, quali acido lipoico, vitamine C ed E, CoQ ecc., sono state a lungo usate nella terapia delle malattie mitocondriali, ma di fatto la loro efficacia non è mai stata validata da studi controllati e rigorosi in modelli animali o nei pazienti. Alcuni trial clinici sono in corso per testare i potenziali benefici di due nuovi antiossidanti in varie malattie mitocondriali. Il primo composto è EPI-743, un derivato della vitamina E, il secondo, KH176, derivato dall’antiossidante Trolox. Entrambi sono stati sviluppati a partire da screening di librerie di composti, e portati alla sperimentazione clinica saltando lo stadio dei test su modelli animali della malattia. Sommistrazione di nucleotidi La somministrazione di desossiribonucleotidi è stata utilizzata per corregge la deplezione del mtDNA in fibroblasti e/o modelli murini di pazienti con mutazioni in enzimi coinvolti nel controllo dei pool mitocondriali di deossinucleotidi precursori del mtDNA (per esempio la deossiguanosina chinasi, dGK, e la timidina chinasi mitocondriale, TK, codificate rispettavamente dai geni DGUOK e TK2). In particolare, risultati promettenti sono stati ottenuti in un modello murino che riproduce la mutazione umana H126N nella timidina chinasi 2 (TK2) (Garone et al., 2014), che fosforila nei mitocondri la timidina e la deossicitidina monofosfato (dCMP). La mancanza di TK2 causa deplezione severa del mtDNA nel muscolo e nel cervello. Il trattamento con 200 o 400 mg/ kg/die di nucleotidi determina un aumento nei livelli di dNTP e di mtDNA, un recupero delle attività della RC e un significativo prolungamento della sopravvivenza da 13 a 34 giorni. Terapie nutrizionali Vari approcci basati sulla manipolazione della dieta sono stati tentati con risultati controversi. Una dieta chetogenica (KD), cioè con alto contenuto di grassi e basso contenuto di carboidrati, è stata proposta con lo scopo di stimolare la β-ossidazione mitocondriale e produrre chetoni, che costituiscono una fonte alternativa di energia per cervello, cuore e muscolo scheletrico. I corpi chetonici sono metabolizzati ad acetil-CoA, che entra nel ciclo di Krebs, e sono ossidati cedendo elettroni alla catena respiratoria, così generando ATP attraverso l’OXPHOS. Questa via catabolica esclude parzialmente il complesso I, perché aumenta la sintesi di succinato, che dona elettroni al complesso II della catena respiratoria. Questa osservazione suggerisce un potenziale beneficio della dieta chetogenica nei difetti di complesso I. Inoltre, l’aumento di corpi chetonici determina una maggiore espressione di geni OXPHOS, probabilmente per mezzo di una risposta simile a quella del digiuno (Nunnari e Suomalainen, 2012), una condizione di stress cellulare che induce la biogenesi mitocondriale. La KD è stata utilizzata per ridurre l’eteroplasmia associata a delezione del mtDNA in modelli cellulari (Santra et al., 2004), e per indurre l’espressione di proteine disaccoppianti (uncoupling proteins, – UCP) e di geni coinvolti nella biogenesi mitocondriale nell’ippocampo di modelli animali (Jarrett et al., 2008) e per tentare di arrestare la progressione della miopatia in un modello murino di delezioni multiple del mtDNA (Ahola-Erkkila et al., 2010). Tuttavia, altri lavori hanno dimostrato che KD può avere effetti opposti e peggiorare il difetto mitocondriale in vivo, ad esempio nel modello murino Mpv17-/- (Bottani et al., 2013). Come KD, anche una dieta high-fat, che ha un contenuto più elevato di carboidrati rispetto alla dieta KD, ha dimostrato avere effetti protettivi in modelli di malattie mitocondriali in vivo e in vitro (Schiff et al., 2011). Risultati simili potrebbero in linea di principio essere ottenuti con composti che rilasciano succinato nei mitocondri. Ad esempio, la trieptaoina è un composto che induce un rapido aumento di succinil-CoA, e migliora significativamente sia la cardiomiopatia in pazienti con deficit di VLCAD sia i sintomi miopatici in pazienti con deficit di CPT2 (Roe et al., 2002; Watmough et al., 1990). 245 M. Zeviani et al. Un trial clinico è stato recentemente concluso sull’uso di un dieta ricca di trigliceridi a media catena in pazienti con mutazione MELAS 3243A>G, ma i risultati non sono ancora noti. Approcci molecolari al trattamento delle malattie mitocondriali Terapia genica La correzione di una mutazione attraverso la reintroduzione del gene funzionante in organi critici è stata a lungo considerata come la cura definitiva per le malattie genetiche. In particolare, vettori virali adenoassociati (AAV) non sono patogeni per l’uomo, e il DNA da essi veicolato rimane episomico nelle cellule dei tessuti post-mitotici (ad es. cuore, cervello, muscolo scheletrico, e in parte fegato e rene) per molto tempo, riducendo il rischio di mutagenesi inserzionale (Mingozzi e High, 2011). Sono stati sviluppati vari serotipi AAV con diversa specificità cellulare, che consentono di effettuare terapie mirate a singoli organi (Gao et al., 2002). Il serotipo AAV2/8 in particolare è già stato utilizzato con successo sull’uomo per il trattamento dell’emofilia B (Nathwani et al., 2011). Lo stesso serotipo è stato utilizzato per riesprimere selettivamente nel fegato il gene Ethe1, responsabile dell’encefalopatia etilmalonica, determinando un’efficace clearance di H2S dal sangue, la normalizzazione dei biomarcatori della malattia, e un evidente miglioramento sia delle condizioni cliniche che della sopravvivenza (Di Meo et al., 2012). Questi risultati hanno fornito un’importante prova di principio che la riattivazione del filtro epatico è sufficiente a migliorare decisamente le malattie mitocondriali da accumulo di sostanze tossiche, e costituiscono quindi il razionale per proporre il trapianto di fegato nell’encefalopatia etilmalonica (Dionisi-Vici et al., 2016) e nella MNGIE (mitochondrial neuro-gastro-intestinal encephalomyopathy). Quest’ultima è una grave malattia autosomica recessiva causata da mutazioni nel gene TYMP, codificante per la timidina fosforilasi (TP), un enzima citosolico che catalizza il primo passaggio del catabolismo della timidina (dThd) e della deossiuridina (dUrd) (Nishino et al., 1999). Nella MNGIE il malfunzionamento di TP causa un accumulo sistemico di dThd e dUrd, che determina uno sbilanciamento dei pool di deossinucleotidi trifosfati (dNTP), con effetti mutageni sul mtDNA. Alterazioni deleterie del mtDNA (deplezione, delezioni multiple e mutazioni puntiformi) colpiscono soprattutto organi postmitotici, in particolare la muscolatura liscia intestinale, il muscolo scheletrico e il sistema nervoso centrale e periferico, causando un progressivo deficit mitocondriale e disfunzione d’organo. I sintomi si manifestano in età giovanile adulta e comprendono grave dismotilità intestinale con diarrea cronica, dolori addominali importanti ed eventualmente perdita di peso fino alla cachessia, oftalmoplegia esterna progressiva con miopatia, e grave neuropatia peri246 ferica sensori-motoria. I pazienti di solito muoiono per le complicazioni dovute al loro stato nutrizionale molto compromesso, con una vita media di 37 anni (Nishino et al., 2001). In topi TYMP-/-, la somministrazione sistemica ad alte dosi di AAV2/8 esprimente la forma nativa di TYMP determina la normalizzazione dei livelli plasmatici di dCTP e dTTP fino a 8 mesi dalla somministrazione (Torres-Torronteras et al., 2014). Il trattamento correntemente usato per la MNGIE è basato sul trapianto di midollo osseo, che ha però una mortalità post-operatoria superiore al 50% a causa delle reazioni da rigetto, incluse quelle del trapianto contro l’ospite (graft-versus-host disease) e la necessità di eliminare il tessuto emopoietico endogeno (haematopoietic conditioning), che possono compromettere definitivamente le condizioni già molto critiche dei pazienti al momento del trapianto (Hirano et al., 2006; Rahman e Hargreaves, 2007). La somministrazione di AAV ingegnerizzati è una procedura molto meno invasiva e quindi probabilmente più facilmente accettabile e porterebbe a un sostanziale miglioramento della prognosi di questa malattia invariabilmente mortale. L’epatotropismo dei ceppi AAV2/8 può anche essere sfruttato per correggere il difetto alla base di malattie mitocondriali che colpiscono selettivamente il fegato. Noi abbiamo applicato questo principio al modello murino Mpv17-/-. Mpv17 è una proteina mitocondriale a funzione ignota, mutata in pazienti affetti da forme epato-cerebrali di sindrome da deplezione del mtDNA (Karadimas et al., 2006; Spinazzola et al., 2006). Come nella malattia umana, il modello murino mostra una profonda riduzione del mtDNA nel fegato ma, in contrasto con quanto avviene nell’uomo, nessun fenotipo clinico, almeno in condizioni standard. Tuttavia i topi Mpv17/sviluppano una steatosi con evoluzione cirrotica e disfunzione epatica rapidamente progressiva se esposti a dieta chetogenica (Bottani et al., 2013). Un vettore virale AAV2/8 esprimente Mpv17 umano è in grado di correggere completamente la deplezione del mtDNA e di prevenire la cirrosi indotta da KD in topi Mpv17-/-, soprattutto quando il trattamento genico precede l’inizio della KD, mentre la progressione della malattia è ritardata ma non abolita, quando la terapia genica è effettuata dopo l’inizio del regime KD. La recente introduzione di nuovi serotipi epatotropi, come AAV5, apre la possibilità di una seconda somministrazione di virus, sfuggendo così alla neutralizzazione da parte del sistema immunitario (Paneda et al., 2009; Unzu et al., 2011). Complessivamente questi risultati preclinici dimostrano il grande potenziale della terapia genica basata su AAV per combattere specifiche malattie mitocondriali. Un certo numero di problemi devono tuttavia essere ancora risolti, quali lo sviluppo di strategie per colpire organi critici come cervello, cuore e muscolo scheletrico. Benché qualche successo sia stato ottenuto su miopatie e distrofie non mitocondriali in modelli preclinici (Childers et al., 2014; Greelish et al., 1999; Gregorevic et al., 2004), la loro efficacia nell’uomo deve ancora essere dimostrata. Nuovi approcci nella terapia delle malattie mitocondriali Una strategia ripetutamente proposta per la correzione di mutazioni in geni del mtDNA è basata sull’espressione allotopica, secondo la quale il gene, ricodificato secondo il codice genetico universale, viene fuso con una sequenza di localizzazione mitocondriale (MTS) e trasfettato nel nucleo. Il gene verrebbe quindi trascritto nel nucleo, tradotto nel citoplasma, e indirizzato ai mitocondri dove verrebbe traslocato all’interno della matrice/membrana mitocondriale interna. Questo approccio è stato tentato in modelli cellulari (Bonnet et al., 2008; Bonnet et al., 2007; Kaltimbacher et al., 2006) e animali (Ellouze et al., 2008). Complessivamente, i risultati di questi esperimenti sono molto controversi, poiché dati conflittuali sono stati ottenuti da diversi gruppi sulla capacità dei geni ricodificati e indirizzati ai mitocondri di essere effettivamente importati nell’organello e di essere correttamente integrati nei complessi della catena respiratoria (Perales-Clemente et al., 2011). Tuttavia tre trial clinici open label basati sull’espressione allotopica di geni mitocondriali della LHON sono al momento in corso (NCT02161380, NCT01267422, NCT02652767). Modulazione dei processi di fissione-fusione e dell’ultrastruttura mitocondriale I mitocondri sono organelli molto dinamici la cui forma e massa sono finemente regolati dall’attività di proteine pro-fusione, quali mitofusina 1 (MFN1), MNF2 e la proteina associata ad atrofia ottica 1 (OPA1), e profissione, quali la dynamin-related protein 1 (DRP1) e la mitochondrial fission 1 FIS1 (Friedman e Nunnari, 2014; Mishra e Chan, 2014). Mutazioni in geni che codificano per questi complessi macchinari causano malattie nell’uomo. Ad esempio, mutazioni in OPA1 sono associate ad atrofia ottica dominante (Alexander et al., 2000) e mutazioni in MFN2 causano la malattia di Charcot-Marie-Tooth di tipo 2A (Zuchner et al., 2004). Alterazioni della dinamica e dell’ultrastruttura dei mitocondri sono osservate in numerose patologie e la loro correzione può portare a un miglioramento della patologia. La prova genetica di questo principio è stata ottenuta dimostrando che l’overespressione di Opa1, una GTPasi coinvolta nella biogenesi delle cristae mitocondriali e nel promuovere la fissione della membrana mitocondriale interna, aumenta l’efficienza respiratoria (Cogliati et al., 2013). Inoltre, la (moderata) sovra-espressione di OPA1 migliora il fenotipo clinico di topi con deficit di complesso I e IV e protegge da una serie di insulti, quali il danno da ischemia-riperfusione, l’atrofia muscolare indotta da denervazione, o il danno miopatico (Civiletto et al., 2015; Varanita et al., 2015). Alcuni composti sperimentali, quali l’inibitore di Drp1 MDIVI-1, e l’idrazone M1 che si ritiene promuova la fusione mitocondriale agendo su MNF o OPA1, sono in grado di interferire con i processi di fissione-fusione, ma il potenziale te- rapeutico di questi composti deve comunque essere verificato. Tuttavia, i cosiddetti peptidi di Szeto-Schiller (SS) sono stati utilizzati per correggere i difetti dell’ultrastruttura mitocondriale in varie condizioni, quali l’atrofia muscolare, l’insufficienza cardiaca, l’ischemiariperfusione e il diabete (Szeto e Birk, 2014). I peptidi SS sono tripeptidi in grado di penetrare in cellula e di accumularsi nei mitocondri, dove legano la cardiolipina, un componente lipidico della membrana mitocondriale interna con attività di modulazione della catena respiratoria e di strutturazione delle cristae. Inoltre, la cardiolipina modula l’attività di Opa1 ed è possibile che questo possa spiegare almeno in parte gli effetti dei peptidi SS sulla struttura della cristae. I peptidi SS sono stati ampiamente caratterizzati dal punto di vista farmacologico e uno di essi (MTP131 o Bendavia) è al momento in trial clinico per le miopatie mitocondriali (NCT02367014). Trasferimento somatico nucleare Data la difficoltà nella manipolazione del mtDNA e le incertezze nella consulenza genetica per le mutazioni nel mtDNA, al momento la migliore opzione per le donne con mutazioni patogene nel mtDNA è la diagnosi preimpianto. Recenti progressi tecnici in primati non umani (Tachibana et al., 2009) ed embrioni umani non vitali (Craven et al., 2010) hanno aperto la strada alla sostituzione del mtDNA materno mutato con quello di un donatore sano. Questo può essere ottenuto attraverso il trasferimento del fuso cromosomico di oociti maturi della donna affetta in un oocita sano o dei pronuclei durante la fase pre-zigotica dell’uovo fecondato (Craven et al., 2010; Tachibana et al., 2013). Entrambe le tecniche sono state rifinite per ridurre al minimo il trasferimento della minor quantità possibile di mtDNA mutato dell’ooplasma accettore. Un bambino nato da queste procedure avrà quindi i geni nucleari della madre affetta (e del padre sano) ma i geni mitocondriali sani del donatore (si veda (Chinnery et al., 2014) per un sommario recente su questi argomenti). Conclusioni Le malattie mitocondriali sono straordinariamente complesse e la loro biologia ha finora reso impossibile sviluppare terapie efficaci per la maggior parte di esse. Tuttavia, negli ultimi anni si sono osservati numerosi tentativi di modificare in modo significativo il fenotipo di modelli cellulari o animali, utilizzando strategie specifiche per una malattia o strategie ad ampio spettro applicabili a vari disordini. Il patrimonio di conoscenze accumulato in oltre 25 anni di intensi studi sulle cause e i meccanismi delle malattie mitocondriali hanno aperto la strada all’acquisizione di importanti “prove di principio” sperimentali in fase preclinica, che ora aspettano di essere traslate e testate sui pazienti. 247 M. Zeviani et al. Box di orientamento • Cosa sapevamo prima Le malattie mitocondriali sono al momento incurabili. La variabilità clinica , biochimica e genetica rende estremamente difficile lo sviluppo di nuove terapie. • Cosa sappiamo adesso Negli ultimi anni sono stati fatti i primi passi verso la messa a punto di nuovi interventi terapeutici, alcuni dei quali si sono mostrati efficaci in modelli animali. Questi comprendono l’uso di farmaci per aumentare la biogenesi mitocondriale, eliminare composti tossici e correggere l’ultrastruttura dei mitocondri e l’uso di vettori virali adenoassociati in alcune malattie specifiche. • Quali ricadute sulla pratica clinica Supportati dai risultati raccolti in modelli cellulari e animali, i primi trial clinici sui pazienti sono stati sviluppati e sono attualmente in corso. L’impatto di questi approcci nella pratica clinica sarà verificato nei prossimi anni. Bibliografia Ahola-Erkkila S, Carroll CJ, Peltola-Mjosund K, et al. Ketogenic diet slows down mitochondrial myopathy progression in mice. Hum Mol Genet 2010;19:1974-84. Alexander C, Votruba M, Pesch UE, et al. OPA1, encoding a dynamin-related GTPase, is mutated in autosomal dominant optic atrophy linked to chromosome 3q28. Nat Genet 2000;26:211-5. Bastin J, Aubey F, Rotig A, et al. Activation of peroxisome proliferator-activated receptor pathway stimulates the mitochondrial respiratory chain and can correct deficiencies in patients’ cells lacking its components. J Clin Endocrinol Metabol 2008;93:1433-41. Bonnet C, Augustin S, Ellouze S, et al. The optimized allotopic expression of ND1 or ND4 genes restores respiratory chain complex I activity in fibroblasts harboring mutations in these genes. Biochim Biophys Acta 2008;1783;1707-17. Bonnet C, Kaltimbacher V, Ellouze S, et al. Allotopic mRNA localization to the mitochondrial surface rescues respiratory chain defects in fibroblasts harboring mitochondrial DNA mutations affecting complex I or v subunits. Rejuvenation Res 2007;10:127-44. Bottani E, Giordano C, Civiletto G, et al. AAV-mediated liver-specific MPV17 expression restores mtDNA levels and prevents diet-induced liver failure. Mol Ther 2014;22:10-7. Cerutti R, Pirinen E, Lamperti C, et al. NADdependent activation of Sirt1 corrects the phenotype in a mouse model of mitochondrial disease. Cell Metab 2014;19:1042-9. ** Un importante studio sulla possibilità di modulare la biogenesi mitocondriale attraverso la regolazione dei livelli endogeni di NAD+. Childers MK, Joubert R, Poulard K, et al. Gene therapy prolongs survival and restores function in murine and canine models of myotubular myopathy. Sci Transl Med 2014;6:220ra10. 248 * Uno dei primi esempi di terapia genica nel muscolo di un mammifero di medie dimensioni. Chinnery PF, Craven L, Mitalipov S, et al. The challenges of mitochondrial replacement. PLoS Gen 2014;10:e1004315. Civiletto G, Varanita T, Cerutti R, et al. Opa1 overexpression ameliorates the phenotype of two mitochondrial disease mouse models. Cell Met 2015;21:845-54. * La prima dimostrazione che la modulazione dell’ultrastruttura mitocondriale può essere efficace nella terapia delle malattie mitocondriali. Cogliati S, Frezza C, Soriano ME, et al. Mitochondrial cristae shape determines respiratory chain supercomplexes assembly and respiratory efficiency. Cell 2013;155:160-71. Craven L, Tuppen HA, Greggains GD, et al. Pronuclear transfer in human embryos to prevent transmission of mitochondrial DNA disease. Nature 2010;465:82-5. ** La prima dimostrazione di fattibilità del trasferimento dei pronuclei in embrioni umani. Di Meo I, Auricchio A, Lamperti C, et al. Effective AAV-mediated gene therapy in a mouse model of ethylmalonic encephalopathy. EMBO 2012;4:1008-14. ** Il primo studio in cui la terapia genica epatica viene utilizzata per correggere un difetto mitocondriale dovuto all’accumulo di sostanze tossiche. Dionisi-Vici C, Diodato D, Torre G, et al. Liver transplant in ethylmalonic encephalopathy: a new treatment for an otherwise fatal disease. Brain 2016;139:1045-51. * Il primo esempio di trapianto di fegato utilizzato per correggere l’accumulo di sostanze tossiche dovuto a disfunzione mitocondriale. Ellouze S, Augustin S, Bouaita A, et al. Optimized allotopic expression of the human mitochondrial ND4 prevents blindness in a rat model of mitochondrial dysfunction. Am J Hum Gen 2008;83:373-87. Fernandez-Marcos PJ, Auwerx J. Regulation of PGC-1alpha, a nodal regulator of mitochondrial biogenesis. Am J Clin Nutr 2011;93:884S-90. Fernandez-Vizarra E, Tiranti V, Zeviani M. Assembly of the oxidative phosphorylation system in humans: what we have learned by studying its defects. Biochim Biophys Acta 2009;1793:200-11. Friedman JR, Nunnari J. Mitochondrial form and function. Nature 2014;505:335-43. Gao GP, Alvira MR, Wang L, et al. Novel adeno-associated viruses from rhesus monkeys as vectors for human gene therapy. Proc Natl Acad Sci U S A 2002;99:11854-9. Garone C, Garcia-Diaz B, Emmanuele V, et al. Deoxypyrimidine monophosphate bypass therapy for thymidine kinase 2 deficiency. EMBO 2014;6:1016-27. Giordano C, Iommarini L, Giordano L, et al. Efficient mitochondrial biogenesis drives incomplete penetrance in Leber’s hereditary optic neuropathy. Brain 2014;137:335-53. Goto Y, Nonaka I, Horai S. A mutation in the tRNA(Leu)(UUR) gene associated with the MELAS subgroup of mitochondrial encephalomyopathies. Nature 1990;348:651-3. Greelish JP, Su LT, Lankford EB, et al. Stable restoration of the sarcoglycan complex in dystrophic muscle perfused with histamine and a recombinant adeno-associated viral vector. Nature Med 1999;5:439-43. Gregorevic P, Blankinship MJ, Allen JM, et al. Systemic delivery of genes to striated muscles using adeno-associated viral vectors. Nature Med 2004;10:828-34. Hirano M, Marti R, Casali C, et al. Allogeneic stem cell transplantation corrects biochemical derangements in MNGIE. Neurology 2006;67:1458-60. Holt IJ, Harding AE, Petty RK, et al. A new mitochondrial disease associated with mitochondrial DNA heteroplasmy. Am J Hum Gen 1990;46:428-33. Jarrett SG, Milder JB, Liang LP, et al. The ketogenic diet increases mitochondrial glutathione levels. J Neurochemistry 2008;106:1044-51. Kaltimbacher V, Bonnet C, Lecoeuvre G, et al. mRNA localization to the mitochondrial surface allows the efficient transloca- Nuovi approcci nella terapia delle malattie mitocondriali tion inside the organelle of a nuclear recoded ATP6 protein. Rna 2006;12:1408-17. Karadimas CL, Vu TH, Holve SA, et al. Navajo neurohepatopathy is caused by a mutation in the MPV17 gene. Am J Hum Gen 2006;79:544-8. Khan NA, Auranen M, Paetau I, et al. Effective treatment of mitochondrial myopathy by nicotinamide riboside, a vitamin B3. EMBO Mol Med 2014;6:721-31. Koopman WJ, Willems PH, Smeitink JA. Monogenic mitochondrial disorders. N Engl J Med 2012;366:1132-41. * Un’ampia e recente revisione sulle malattie mitocondriali. Lapuente-Brun E, Moreno-Loshuertos R, Acín-Pérez R, et al. Supercomplex assembly determines electron flux in the mitochondrial electron transport chain. Science 2013;340:1567-70. Lopez LC, Luna-Sanchez M, Garcia-Corzo L, et al. Pathomechanisms in coenzyme q10-deficient human fibroblasts. Molec Syndromol 2014;5:163-9. Mingozzi F, High KA. Therapeutic in vivo gene transfer for genetic disease using AAV: progress and challenges. Nature Rev Genet 2011;12:341-55. Mishra P, Chan DC. Mitochondrial dynamics and inheritance during cell division, development and disease. Nat Rev Mol Cell Biol 2014;15:634-46. Moraes CT, DiMauro S, Zeviani M, et al. Mitochondrial DNA deletions in progressive external ophthalmoplegia and Kearns-Sayre syndrome. N Engl J Med 1989;320:1293-9. Nathwani AC, Tuddenham EG, Rangarajan S, et al. Adenovirus-associated virus vector-mediated gene transfer in hemophilia B. N Engl J Med 2011;365:2357-65. ** La prima applicazione all’uomo di una terapia genica basata su AAV2/8. Nishino I, Spinazzola A, Hirano M. Thymidine phosphorylase gene mutations in MNGIE, a human mitochondrial disorder. Science 1999;283:689-92. Nishino I, Spinazzola A, Hirano M. MNGIE: from nuclear DNA to mitochondrial DNA. Neuromuscul Disord 2001;11:7-10. Nunnari J, Suomalainen A. Mitochondria: in sickness and in health. Cell 2012;148:1145-59. * Un’ampia analisi della biologia dei mitocondri. Paneda A, Vanrell L, Mauleon I, et al. Effect of adeno-associated virus serotype and genomic structure on liver transduction and biodistribution in mice of both genders. Human Gene Ther 2009;20:908-17. Perales-Clemente E, Fernandez-Silva P, Acin-Perez R, et al. Allotopic expres- sion of mitochondrial-encoded genes in mammals: achieved goal, undemonstrated mechanism or impossible task? Nucleic Acids Res 2011;39:225-34. Rahman S, Hargreaves IP. Allogeneic stem cell transplantation corrects biochemical derangements in MNGIE. Neurology 2007;68:1872-3. Raimundo N, Song L, Shutt TE, et al. Mitochondrial stress engages E2F1 apoptotic signaling to cause deafness. Cell 2012;148:716-26. Roe CR, Sweetman L, Roe DS, et al. Treatment of cardiomyopathy and rhabdomyolysis in long-chain fat oxidation disorders using an anaplerotic odd-chain triglyceride. J Clin Invest 2002;110:259-69. Rotig A, Colonna M, Bonnefont JP, et al. Mitochondrial DNA deletion in Pearson’s marrow/pancreas syndrome. Lancet 1989;1:902-3. Santra S, Gilkerson RW, Davidson M, et al. Ketogenic treatment reduces deleted mitochondrial DNAs in cultured human cells. Annals Neurol 2004;56:662-9. Scarpulla RC. Transcriptional paradigms in mammalian mitochondrial biogenesis and function. Physiological Rev 2008;88:611-38. Schiff M, Benit P, El-Khoury R, et al. Mouse studies to shape clinical trials for mitochondrial diseases: high fat diet in Harlequin mice. PloS One 2011;6:e28823. Sena LA, Chandel NS. Physiological roles of mitochondrial reactive oxygen species. Mol Cell 2012;48:158-67. Shoffner JM, Lott MT, Lezza AMet al. Myoclonic epilepsy and ragged-red fiber disease (MERRF) is associated with a mitochondrial DNA tRNA(Lys) mutation. Cell 1990;61:931-7. Spinazzola A, Viscomi C, FernandezVizarra E, et al. MPV17 encodes an inner mitochondrial membrane protein and is mutated in infantile hepatic mitochondrial DNA depletion. Nat Genet 2006;38:570-5. Szeto HH, Birk AV. Serendipity and the discovery of novel compounds that restore mitochondrial plasticity. Clin Pharmacol Ther 2014;96:672-83. Tachibana M, Amato P, Sparman M, et al. Towards germline gene therapy of inherited mitochondrial diseases. Nature 2013;493:627-31. Tachibana M, Sparman M, Sritanaudomchai H, et al. Mitochondrial gene replacement in primate offspring and embryonic stem cells. Nature 2009;461:367-72. Tiranti V, Viscomi C, Hildebrandt T, et al. Loss of ETHE1, a mitochondrial dioxygenase, causes fatal sulfide toxicity in ethylmalonic encephalopathy. Nature Med 2009;15:200-5. * Uno studio sul meccanismo patogenetico dell’encefaloptia etilmalonica. Torres-Torronteras J, Viscomi C, Cabrera-Perez R, et al. Gene therapy using a liver-targeted AAV vector restores nucleoside and nucleotide homeostasis in a murine model of MNGIE. Molecular Ther 2014;22:901-7. Unzu C, Sampedro A, Mauleon I, et al. Sustained enzymatic correction by rAAV-mediated liver gene therapy protects against induced motor neuropathy in acute porphyria mice. Molecular Ther 2011;19:243-50. Varanita T, Soriano ME, Romanello V, et al. The OPA1-dependent mitochondrial cristae remodeling pathway controls atrophic, apoptotic, and ischemic tissue damage. Cell Met 2015;21:834-44. Viscomi C, Bottani E, Civiletto G, et al. In vivo correction of COX deficiency by activation of the AMPK/PGC-1alpha axis. Cell Met 201;14:80-90. ** La prima dimostrazione in vivo della possibilità di utilizzare la biogenesi mitocondriale nella terapia delle malattie mitocondriali. Viscomi C, Burlina AB, Dweikat I, et al. Combined treatment with oral metronidazole and N-acetylcysteine is effective in ethylmalonic encephalopathy. Nature Med 2010;16:869-71. * Uno studio in cui si dimostra l’efficacia di una terapia farmacologica nell’encefaloptia etilmalonica. Walker JE. The ATP synthase: the understood, the uncertain and the unknown. Biochem Soc Trans 2013;41:1-16. Wallace DC, Fan W, Procaccio V. Mitochondrial energetics and therapeutics. Annual Rev Pathol 2010;5:297-348. Wallace DC, Singh G, Lott MT, et al. Mitochondrial DNA mutation associated with Leber’s hereditary optic neuropathy. Science 1988;242:1427-30. Watmough NJ, Bindoff LA, Birch-Machin MA, et al. Impaired mitochondrial betaoxidation in a patient with an abnormality of the respiratory chain. Studies in skeletal muscle mitochondria. J Clin Invest 1990;85:177-84. Wenz T. PGC-1alpha activation as a therapeutic approach in mitochondrial disease. IUBMB Life 2009;61:1051-62. Yatsuga S, Suomalainen A. Effect of bezafibrate treatment on late-onset mitochondrial myopathy in mice. Human Mol Gen 2012;21:526-35. Zuchner S, Mersiyanova IV, Muglia M, et al. Mutations in the mitochondrial GTPase mitofusin 2 cause Charcot-MarieTooth neuropathy type 2A. Nature Gen 2004;36:449-51. Corrispondenza Massimo Zeviani MRC Mitochondrial Biology Unit, Wellcome Trust/MRC, Building Hills Road, Cambridge, CB2 0XY, UK Tel. +44 1223252704 - E-mail: [email protected] 249