Emozioni e Cibo Newsletter dell’Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso (AIDAP) N. 38 | 2013 Euro 2,00 | ISSN 1720-5409 | Poste Italiane s.p.a. | Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DR Verona aidap le terapie basate sull’evidenza In Italia non sono ancora disponibili linee guida per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione, ma recentemente sono stati prodotti dei documenti di appropriatezza clinica e di consenso Trattamento dei disturbi dell’alimentazione: equipe multidisciplinari o terapie basate sull’evidenza? Gruppo di lavoro: Riccardo Dalle Grave (coordinatore), Arianna Banderali, Mauro Cappelletti, Simona Calugi, Lucia Camporese, Antonino Faillaci, Domenico Filardo, Maria Grazia Rubeo, Massimiliano Sartirana La medicina non è un scienza esatta e la pratica medica e psicoterapeutica lo è ancor meno. Questo spiega perché un problema di salute grave, come i disturbi dell’alimentazione, possa essere trattato in modi anche molto diversi. All’incertezza della “scienza” medica va aggiunto infatti il diverso grado di aggiornamento del professionista che la esercita. Purtroppo, trattamenti inadeguati possono determinare effetti negativi sulla salute e sulla qualità di vita del paziente e di conseguenza aumentare i costi totali sull’economia di un Paese. Per far fronte a questi problemi, per ogni malattia, le indicazioni per le cure più idonee ed efficaci sono fornite da un insieme di strumenti (per esempio, linee segue pag. 2 In questo numero Vita della società articoli scientifici Resoconto evento | L’AIDAP per la disseminazione dell’evidenza scientifica nel management dei disturbi dell’alimentazione e del peso in Sicilia | pag. 4 Trattamento | Le nuove linee guida pratiche per il trattamento dell’obesità | pag. 10 AIDAP Oliveri | Il peso dei pregiudizi sul peso | pag. 5 Polistena (RC) | Sondaggio in piazza | pag. 6 Disturbi dell’alimentazione | Termini usati per descrivere la psicopatologia specifica dei disturbi dell’alimentazione | | pag. 9 calendario CORSI E CONVEGNI Primo semestre 2014 | pag. 17 Trattamento | Trial randomizzato controllato: un confronto tra la terapia psicoanalitica e la terapia cognitivo comportamentale nel trattamento della Bulimia Nervosa | pag. 13 Trattamento | Terapia Cognitivo Comportamentale ospedaliera per il trattamento dell’Anoressia Nervosa: uno studio randomizzato e controllato | pag. 15 Trattamento | Trial randomizzato di restrizione calorica a basso contenuto di grassi con alto contenuto di proteine versus alto contenuto di carboidrati, nell’obesità grave | pag. 17 Trattamento | ANTOP Study: due importanti difetti metodologici | pag. 19 Trattamento | Terapie empiricamente validate e non empiricamente validate nel trattamento della bulimia nervosa: valutazione retrospettiva dei pazienti | pag. 20 Prevenzione | Prevenzione dei disturbi dell’alimentazione nella scuola: progressi e sfide future | pag. 23 attività dell’aidap Attività e centri in Italia | pag. 31 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 guida, conferenze di consenso, valutazione di appropriatezza) che andrebbero periodicamente aggiornati. Anche se la teoria indica che gli strumenti dovrebbero rappresentare il frutto di un lavoro condiviso fra medici, pazienti, associazioni e altre professioni sanitarie, questo accade assai di rado e spesso le raccomandazioni sono fortemente influenzate dalle lobby sanitarie, farmaceutiche e politiche. In Italia non sono ancora disponibili linee guida per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione, ma recentemente sono stati prodotti dei documenti di appropriatezza clinica e di consenso. Il Ministero della Salute ha pubblicato un documento di appropriatezza clinica “Quaderni del Ministero della Salute (numero 17/22 di luglio 2013) - Appropriatezza clinica, strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi dell’alimentazione”, mentre l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato la Conferenza di Consenso dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) tenutasi a Roma il 24-25 ottobre 2012. L’AIDAP, che ha tra i suoi obiettivi quello di diffondere la conoscenza scientifica nell’ambito della prevenzione, educazione, trattamento e ricerca dei disturbi dell’alimentazione e problemi di peso, ha accolto con molto piacere queste iniziative che giudica meritevoli e degne di attenzione all’interno del mondo scientifico italiano. Riteniamo opportuno però fare alcune precisazioni e aggiunte che a nostro avviso sono necessarie per fornire una corretta informazione ai professionisti della salute, ai pazienti e ai loro familiari. I Quaderni del Ministero della Salute raccomandano di fare studi controllati che consentano di confrontare le diverse tecniche di psicoterapia individuali e familiari, a breve e a lungo termine, e di disseminare le terapie basate sull’evidenza. La Conferenza di Consenso sostiene, invece, che “il trattamento mono-professionale non è raccomandato” e che “l’approccio da garantire deve essere multidimensionale, interdisciplinare, multi-professionale integrato, che coinvolge medici (psichiatri/neuropsichiatri infantili, nutrizionisti clinici, internisti/pediatri), psicologi, psicoterapeuti, dietisti”. Newsletter della Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso (AIDAP) Via Sansovino, 16 - 37138 Verona - Tel. (045) 8103915 Fax (045) 8102884 - E-mail: [email protected] Sito web: www.aidap.org Emozioni e cibo: Periodico semestrale dell’Associazione AIDAP Iscrizione Tribunale di Verona - n. 1377-data 28/08/99 DIRETTORE RESPONSABILE: Mauro Cappelletti PROGETTO GRAFICO: POSITIVE PRESS - Via Sansovino 16 - Verona Sito web: www.positivepress.net [ 2 ] www.aidap.org A nostro avviso in queste due raccomandazioni ci sono delle importanti contraddizioni che meritano di essere spiegate. Le principali terapie basate sulle evidenze, disponibili per i disturbi dell’alimentazione, sono le seguenti: è Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e Terapia Interpersonale (IPT) per la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata. è Terapia Basata sulla Famiglia (FBT) per gli adolescenti affetti da anoressia nervosa. Recentemente alcuni studi eseguiti in Italia e in Inghilterra hanno riportato risultati promettenti per la cura dell’anoressia nervosa anche con nuove forme di trattamento, come ad esempio la CBT-E (Enhanced, tr it. Potenziata), sia negli adulti sia negli adolescenti. È da sottolineare che le terapie che hanno dimostrato un’efficacia nei disturbi dell’alimentazione, come ad esempio la CBT e la IPT, sono state somministrate da un singolo terapeuta e non da équipe multidisciplinari. L’intervento multidisciplinare raccomandato dalla Conferenza di Consenso non ha evidenze di efficacia, non essendo mai stato testato in rigorosi studi randomizzati e controllati. Tale intervento, sebbene sia inevitabile in pazienti fortemente malnutriti e complessi e in contesti di cura intensivi come la terapia ambulatoriale intensiva, il day-hospital e il ricovero, presenta, come sottolineato dai Quaderni, vantaggi e svantaggi. Il vantaggio è che la presenza di clinici con competenze multiple può facilitare la gestione di pazienti con gravi problemi medici e psichiatrici coesistenti col disturbo dell’alimentazione, un sottogruppo di pazienti tipicamente trattato nei luoghi intensivi di cura come il day-hospital o il ricovero. Gli svantaggi possono essere divisi in tre categorie principali. Primo, un trattamento con molteplici terapeuti incoraggia i pazienti a ripartire i loro problemi e parlare di problemi SOCI ONORARI AIDAP: Ms. Jane Brody, Prof. David Garner, Prof. Francesca Brambilla, Ms. Dacia Maraini, Prof. Michele Carruba, Ms. Maria Teresa Ruta, Dr. Johan Vanderlinden, Prof. Christopher Fairburn, Prof. James Look, Prof. Stephen Wonderlich, Prof. Anthony Fabricatore, Dr. Zafra Cooper, Prof. Eric Stice, Dr. Roberta Sherman, Prof. Ron A. Thompson CONSIGLIERI: Cappelletti Mauro (Presidente AIDAP), Dalle Grave Riccardo (Segretario Scientifico AIDAP), Camporese Lucia, Banderali Arianna, Faillaci Antonino, Filardo Domenico EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 specifici con specifici terapeuti. Il risultato è che nessun terapeuta osserva e apprezza l’intero quadro clinico del paziente. Secondo, l’applicazione di un trattamento da parte di terapeuti che condividono la loro conoscenza, senza un modello teorico e clinico condiviso, facilita la comunicazione di informazioni contradditorie ai pazienti sul loro disturbo e sulle strategie per affrontarlo. Questo può creare confusione nei pazienti sui problemi da affrontare per superare il disturbo dell’alimentazione e far sviluppare la sensazione di non essere in controllo durante il trattamento. Inoltre, rischia di aumentare le divisioni e conflittualità tra i membri dell’équipe che possono avere convinzioni diverse sulle modalità di cura e sui problemi che devono essere affrontati. La divisione e le conflittualità dell’équipe possono essere utilizzate dai pazienti per aumentare la loro resistenza alla cura. Terzo, i trattamenti multidisciplinari sono molto costosi, un fatto da tenere sempre in grande considerazione in un momento di crisi economica e finanziaria. Con le terapie basate sull’evidenza, somministrate da un singolo terapeuta (CBT, IPT, FBT) in 20-40 sedute, i 2/3 dei pazienti che concludono il trattamento (circa l’80%) raggiunge una remissione duratura dal disturbo dell’alimentazione. Questo dato dovrebbe suggerire che l’intervento di prima scelta da raccomandare per la cura dei disturbi dell’alimentazione dovrebbe essere, a seconda dei casi, la CBT, la IPT o la FBT. I vantaggi di questo intervento, oltre all’efficacia, sono i bassi costi - 20 sedute con un terapeuta costano circa 1200 Euro - e il non fornire informazioni contraddittorie ai pazienti. Purtroppo, come sottolineato dai Quaderni, “nonostante gli importanti progressi ottenuti con lo sviluppo di psicoterapie con un’evidenza di efficacia, questi trattamenti sono raramente applicati al di fuori dei luoghi di ricerca e, ancora oggi, molti pazienti in Italia continuano a ricevere interventi subottimali”. Sulla base di questi fatti, l’AIDAP non raccomanda l’implementazione improvvisata e diffusa di centri multidiscilpinari per la cura di disturbi dell’alimentazione, ma piuttosto suggerisce di investire le poche risorse finanziarie disponibili nella formazione accurata di un ampio numero di professionisti sulle terapie basate sull’evidenza, che non sono abitualmente insegnate nei percorsi professionali universitari e post-universitari. Le équipe multidisciplinari dovrebbero essere implementate solo in alcuni centri di riferimento che hanno la disponibilità di interventi intensivi di cura, come il trattamento ambulatoriale intensivo, il day hospital e il ricovero, a cui i clinici possono inviare i pazienti che non rispondono alle terapie ambulatoriali standard basate sull’evidenza. Anche in questi centri di riferimento, comunque, è opportuno, al fine di fornire un approccio coerente e non contradditorio, che i terapeuti, pur mantenendo i loro ruoli professionali specifici, condividano la stessa filosofia e teoria, utilizzino un linguaggio comune con i pazienti ed eseguano incontri periodici tra di loro e con il paziente per discutere i vari elementi del trattamento e la relazione tra loro. Infine, è raccomandabile eseguire studi per valutare l’efficacia dei trattamenti multidisciplinari intensivi attraverso studi longitudinali e controllati, con outcome valutati possibilmente da operatori neutri, per capire se e quando è conveniente investire risorse economiche in questi costosi interventi. Messaggi chiave 4 4 4 Numerose ricerche, alcune eseguite anche in Italia, hanno dimostrato l’efficacia di trattamenti poco costosi, come la CBT, l’IPT e la FBT, somministrati da singoli terapeuti. Con queste terapie, i 2/3 dei pazienti con disturbi dell’alimentazione che conclude il trattamento raggiunge una remissione duratura in 20-40 sedute. L’approccio multidisciplinare è potenzialmente più utile per i pazienti gravemente malnutriti e complessi e in contesti di cura più intensivi, come per esempio la terapia ambulatoriale intensiva, il day-hospital o il ricovero riabilitativo. 4 L’approccio multidisciplinare andrebbe preferibilmente somministrato da équipe che adottano un orientamento teorico comune. 4 È raccomandabile eseguire studi longitudinali e controllati, possibilmente valutati da operatori neutri, per determinare l’efficacia dell’approccio multidisciplinare. www.aidap.org [ 3 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 AIDAP Trapani formazione L’AIDAP per la disseminazione dell’evidenza scientifica nel management dei disturbi dell’alimentazione e del peso in Sicilia Resoconto degli eventi a cura di: Antonino Faillaci - AIDAP Trapani Novembre intenso per le UOL AIDAP Oliveri, Palermo e Trapani, impegnate nell’attività di disseminazione degli approcci basati sull’evidenza nella prevenzione e terapia dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità Grazie ad una specifica richiesta e al successivo invito da parte della Direzione Sanitaria dell’Ospedale Classificato Accreditato “Buccheri La Ferla” di Palermo gli specialisti di tre UOL della Sicilia sono stati invitati al Convegno dal titolo “I Disturbi del Comportamento Alimentare: dalla diagnosi alla terapia” svoltosi a Palermo il 6 Novembre. Il Dott. Faillaci (medico, Resp. UOL Palermo e Trapani) si è soffermato sulla necessità di implementare modelli terapeutici e preventivi basati sull’evidenza, sottolineando i progressi della CBT-E nella terapia dei disturbi dell’alimentazione, alla luce di recenti trials clinici molto interessanti e dell’esperienza maturata negli ultimi anni dai terapeuti nella sua applicazione. è stato inoltre, in un’altra relazione, affrontato il tema della medicina delle evidenze applicata alla terapia dell’Obesità. La Dott.ssa Aliquò (medico, UOL Palermo) ha esposto i quadri clinici con riferimento soprattutto alle complicanze acute di interesse internistico e da sottoporre a particolare attenzione in ambito ospedaliero. La Dott.ssa Martinez (psicologa, UOL Palermo) ha fornito un esaustivo inquadramento nosografico e diagnostico dei disturbi dell’alimentazione con una brillante esposizione centrata sull’alterazione dell’Immagine Corporea. La Dott.ssa Nocito (psicologa, UOL Palermo) ha esposto un interessante caso di CBT-E trattato con successo dall’équipe evidenziando le peculiarità che la rendono sostanzialmente diversa dalle altre terapie proposte e la sua versatilità che consente la sua applicabilità anche da parte di chi ha una formazione diversa da quella CBT. La Dott.ssa Tarantino (psicologa, UOL Palermo), ha affrontato il tema, soprattutto rilevante in ambito ospedaliero, del primo contatto con le pazienti e le loro famiglie con riferimento in particolare all’aspetto motivazionale ed alla riduzione delle resistenze al trattamento, molto forti a causa dell’egosintonia e dei possibili ostacoli che si incontrano nell’ambiente familiare. Infine il Dott. Iarrera (dietista, UOL Oliveri) ha, dall’alto della [ 4 ] www.aidap.org sua consolidata esperienza, offerto una breve ma esauriente introduzione al tema della riabilitazione nutrizionale dei disturbi dell’alimentazione, presidio di importanza ineludibile nel processo di guarigione dai disturbi dell’alimentazione. Il secondo incontro svoltosi nei locali della Cittadella della Salute dell’ASP di Trapani il 15 Novembre, dal titolo “I Disturbi Alimentari in Adolescenza. Seminario introduttivo”, si è svolto su richiesta dei responsabili del DSM di Trapani (Dott.ssa Giovanna Mendolia e Dott. Giorgio Geraci) allo scopo di avviare un percorso di formazione dei professionisti che, nell’Azienda Sanitaria, hanno il compito di operare nel campo della prevenzione e della terapia dei disturbi dell’alimentazione. I terapeuti dell’AIDAP Trapani e Palermo (Dott. Faillaci, Dott.ssa R.Contentezza, Dott.ssa R. M. Pizzo e Dott. M. Mulè) hanno offerto una panoramica soprattutto analizzando le peculiarità delle problematiche dei disturbi dell’alimentazione in età adolescenziale, anche alla luce dei nuovi criteri diagnostici, delle influenze ambientali, non sottovalutando l’impatto fondamentale della riabilitazione nutrizionale e della CBT-E che recentemente ha ricevuto prove di efficacia, suscitando notevole interesse fra i partecipanti. EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 AIDAP Oliveri i nuovi pregiudizi Il peso dei pregiudizi sul peso A cura di: Francesco Iarrera - AIDAP Oliveri Un gruppo di ricerca della Yale University ha pubblicato uno studio in cui mostra che chi soffre di sovrappeso è costretto a subire una discriminazione, frutto di pregiudizi, paragonabile a quella razziale e sessuale Il problema è talmente concreto che gli anglosassoni hanno persino sentito l’esigenza di inventare un neologismo adatto alla nuova situazione: “pesismo”, una forma di razzismo orientata direttamente al peso della persona. Insomma, chi di noi, per vituperare qualcuno che allo STOP non ci ha dato la precedenza o che ci ha fregato il posto auto condominiale, doveva limitarsi ad utilizzare espressioni colorite, come “negro”, “finocchio” o “ebreo”, adesso può gioire perche è autorizzato a inserire anche il termine “obeso”. Se siamo intimi, potremo dirgli “ciccione”. Ormai è ufficiale e riconosciuto ad ogni latitudine, certo, non nel Biafra, lì non capiranno che si tratta di un insulto. Possiamo stare tranquilli che chi verrà riverito con tale attributo si sentirà adeguatamente offeso. Ma da cosa nasce questa discriminazione nei confronti di chi ha un problema di sovrappeso? La società in cui viviamo enfatizza con ogni mezzo la relazione fra basso peso e successo. Siamo ormai orientati a credere che essere magri sia una condizione necessaria - e spesso sufficiente - per raggiungere i propri obiettivi. Il valore delle persone sembra essere diventato inversamente proporzionale al peso. Più pesi meno vali. Le persone in sovrappeso vengono percepite come persone senza forza di volontà, incapaci a gestire i propri impulsi e di avere il controllo. Chi è sovrappeso viene accusato di essere sciatto e inaffidabile. Addirittura i bambini vedono i pari età con problemi di peso come sporchi e meno intelligenti, di conseguenza giocano meno volentieri con loro, dando inizio ad una spirale di comportamenti che, con molta probabilità durerà per tutta la vita, o meglio, per tutta la durata del sovrappeso. Che spesso è per tutta la vita. Chi discrimina, evidentemente, attribuisce una responsabilità, una colpa, alla persona discriminata. Qualcosa del tipo “se sei sovrappeso è solo perche lo vuoi essere, dunque smetti di piangerti addosso e fai una dieta”. Semplice no?! Come avranno fatto a non pensarci prima? Forse è il caso di farci venire il dubbio che non sia così semplice e soprattutto che non si tratti di una scelta, ma di un problema. E sapete qual è l’aspetto più interessante? Se notate bene, osserverete come chi ha una soluzione semplice e immediata al problema sovrappeso è molto spesso una persona che quel problema non lo ha, o pur avendolo non lo considera tale. Essendo io incapace di percepire sentimenti di intolleranza – qualunque sia l’aspetto intollerato - mi sono sempre chiesto quali responsabilità o colpe individuassero gli intolleranti e i discriminanti in chi nasce in Nigeria con la pelle scura? Quali sono le colpe degli ebrei? Che colpe hanno gli omosessuali? Mi sono sforzato ma non sono riuscito a trovare alcuna colpa. Prego chiunque sia in grado di trovarne di aiutarmi a capire meglio. La società in cui viviamo enfatizza con ogni mezzo la relazione fra basso peso e successo Mi sono persuaso - finchè qualcuno non mi folgorerà sulla via di Damasco – che si tratti, semplicemente, di una normalità diversa dalla nostra normalità. E, sapete com’è, normalmente, le menti poco aperte, fanno fatica ad accettare che esista un pezzo di mondo, normale, diverso da quello dove normalmente poggia il proprio sedere. Se vi sono sembrato intollerante verso gli intolleranti, vi chiedo scusa, non volevo. Importanti e numerose evidenze scientifiche concordano con il non attribuire alla persona in sovrappeso la colpa del proprio sovrappeso. Oggi sappiamo che queste persone sono vittime di un problema causato da due aspetti: la genetica e soprattutto l’ambiente in cui viviamo. Già, proprio l’ambiente. Avete no- www.aidap.org [ 5 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 tato come nel terzo mondo ci sia una certa scarsità di persone con sovrappeso? E avete notato come negli Stati Uniti, dove tutto sembra essere costruito per far mangiare di più le persone e farle muovere di meno, ci sia la massima concentrazione di persone con eccesso di peso? So che lo avete notato, come tutti. Certo, potremmo credere che il nostro creatore si sia divertito a selezionare tutti i virtuosi del peso e metterli nel terzo mondo e tutti gli incapaci negli Stati Uniti, un po’ come si faceva da bambini, quando si doveva formare due squadre per giocare nelle strade: “tu di qua, tu di là” (il più scarso andava in porta). Potremmo crederlo, ma forse conviene pensare che chi è in sovrappeso, semplicemente non ha scelto di esserlo. Ma sapete qual è la cosa peggiore? Che purtroppo, la discriminazione nei confronti di chi è sovrappeso, spesso, troppo spesso, proviene dagli addetti ai lavori, da noi terapeuti. E questo è paradossale, viste alcune ricerche scientifiche, pubblicate recentemente, che dimostrano che l’atteggiamento severo e discriminante nei confronti di chi è sovrappeso non solo non li aiuta a cambiare, ma addirittura causa un peggioramento della condizione di salute del paziente stesso. Alla luce di tutto questo appare difficile giustificare i rimproveri – fino a sfiorare veri e propri insulti – filippiche paternali, gesti di insofferenza quando la persona non riesce a seguire i suggerimenti indicati. Sono frequenti le conversazioni del tipo: “Ma perchè non ti impegni?” “Ci sto provando”, “Ma ti rendi conto che pesi 130 kg?” “Certo che me ne rendo conto, il peso è addosso a me, mica a te”, “Tu proprio non vuoi cambiare!” “Lo vorrei tantissimo ma non ci riesco”, fino ad arrivare allo scontro finale, la madre di tutte le battaglie: “Se non segui la terapia è inutile che prosegua con gli appuntamenti” a cui segue una frase del paziente, del tipo “Ok dottore, lei ha proprio ragione, mi impegnerò di più!” e un pensiero, del tipo “Non mi vedrai mai più”. Mi auguro solo che prima o poi non si arrivi al “calvismo”, a quel punto quelli dotati di pochi peli sulla testa come me sarebbero fritti. Polistena (RC) cibo e attività sportiva Sondaggio in piazza A cura di: Domenico Filardo - Socio Ordinario AIDAP I ragazzi del servizio civile in piazza a Polistena per un sondaggio su peso, alimentazione e attività fisica e l’influenza che questi tre fattori hanno sulla salute Lo scorso mese di dicembre si è svolto in piazza a Polistena, paese di poco meno di 11.000 abitanti situato nell’entroterra della piana di Gioia Tauro nella provincia di Reggio Calabria, un sondaggio sul peso. Il sondaggio è stato inserito nell’ambito dell’attività di un annuale progetto del servizio civile nazionale denominato “Cibo e attività sportiva: un’accoppiata vincente” di cui, ho personalmente svolto la formazione dei ragazzi. Con il sondaggio, ci si è posto l’obiettivo di ottenere delle informazioni su tre fattori quali peso, alimentazione e attività fisica che indiscutibilmente possono avere un’influenza sulla salute. L’idea di proporre ai ragazzi del servizio civile, di fare un sondaggio in piazza, è stata finalizzata a conoscere cosa ne pensano i cittadini del proprio peso e i comportamenti che eventualmente mettono in atto per gestirlo. Inoltre mi sono [ 6 ] www.aidap.org posto l’obiettivo di cercare una possibile correlazione tra questi dati con quelli raccolti, in precedenza, attraverso due distinti sondaggi effettuati, a distanza di un anno uno dall’altro, nella città di Verona, a cura dell’Aidap (l’Associazione Italiana per i Disturbi dell’Alimentazione e del Peso). La raccolta dei dati attraverso l’indagine, è stata utile per fare il punto sulla diffusione del problema “peso” in ambito locale e questo perché tutte le statistiche, sia a livello mondiale sia nazionale indicano che i problemi di peso negli ultimi decenni sono in continuo aumento e in Italia, in particolar modo, che l’espansione dell’eccesso di peso mostra una maggiore prevalenza nelle regioni meridionali. Probabilmente, la crescita dell’incidenza di sovrappeso e obesità è imputabile alla tendenziale maggiore influenza dei fattori ambientali quali l’aumentato introito calorico dovuto al consumo di alimenti ad alto contenuto di grassi, al con- EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 sumo sempre più frequente di pasti fuori casi, all’aumento delle porzioni e alla contemporanea riduzione del consumo energetico dovuto all’incremento dei livelli di sedentarietà in tutte le attività quotidiane che vanno dagli spostamenti alle modalità di svolgimento delle attività lavorative. A parte ciò, l’espansione del fenomeno è anche attribuibile alla sottostima del problema. Il problema del peso, troppo spesso finisce per essere sottovalutato e considerato piuttosto come un problema estetico e non come un fattore che può comportare delle complicanze sulla salute. Per questo motivo, frequentemente, per cercare di perdere peso si fa ricorso a delle diete rigide, spesso “fai da te” o a programmi di perdita di peso fantasiosi, che rappresentano la moda del periodo e che non fanno altro che allungare la lista dei trattamenti proposti dall’industria della dieta, piuttosto che portare a un moderato e duraturo calo ponderale, diretto non solo a un salutare dimagrimento ma anche alla modifica dello stile di vita. Questi tentativi proprio perché estremi, hanno scarse probabilità di incidere sulle abitudini e non potendo essere condotti avanti, per lunghi periodi, sono destinati a fallire. L’altro problema, è rappresentato dalle adolescenti normopeso (in misura minore dai maschi) che, anche in assenza d’indicazioni alla perdita di peso, spesso mettono in atto diete incongrue ed estremamente rigide. A tal proposito, non dobbiamo comunque dimenticare che fare la dieta, in età adolescenziale, come confermato dagli studi effettuati su un campione di studentesse londinesi e su degli adolescenti australiani, aumenta il rischio di sviluppare un disturbo dell’alimentazione. Da questo preambolo appare chiara l’utilità dell’indagine effettuata. Non a caso, lo scopo del sondaggio è stato quello di ottenere informazioni dalle persone del paese sul grado di consapevolezza riguardo al proprio peso e sui comportamenti adottati per gestirlo. Al fine di cercare di rendere il più possibile eterogeneo il campione degli intervistati, oltre che per le variabili di età, sesso, peso, ecc., sono stati individuati come giorni per realizzare il sondaggio, il sabato (intera giornata) e la domenica (tutta la mattinata) e come luogo la piazza principale della cittadina. I ragazzi del servizio civile, opportunamente formati per fare le interviste, si sono sistemati nei punti più strategici dell’ampia Piazza della Repubblica di Polistena, e hanno cercato di fermare in modo casuale i passanti e di sottoporre quelli che si sono resi disponibili, a domande su come valutavano il proprio peso, se attuavano delle strategie finalizzate alla sua gestione, quali, controllo del peso, dieta e/o esercizio fisico, desiderio di perdere peso, eventuali aspettative di perdita di peso e infine la frequenza dell’abitudine a rilevare il peso. Ai passanti che hanno accettato di rispondere al questionario, è stata offerta la possibilità di verificare, all’interno di uno stand allestito ai margini della piazza, il peso, l’altezza, la circonferenza addominale e di ricevere informazioni accurate sui rischi eventualmente associati alla propria situazione del peso. Comparazione tra autodefinizione e indice di massa corporea ipotetico in tutto il campione Autodefizione Sottopeso 3,1% Obesità 2,7% Normopeso 52% Sovrappeso 42,2% IMC Teorico Obesità 14,5% Sovrappeso 41,8% Sottopeso 2,7% Normopeso 41% I soggetti intervistati sono stati 256, di cui 163 maschi (pari al 63,7%) e 93 femmine (36,3%). Sul totale degli intervistati, 80 soggetti (il 31,25% di cui 25,39% maschi e 5,86% femmine), hanno accettato di rilevare i propri parametri (sul campione di 80 suddivisi in 65 maschi pari all’81,25% e 15 femmine uguali al 18,75%). Complessivamente sul totale del campione, alla domanda su come valutavano il proprio peso, il 3,1% dichiarava di essere sottopeso, il 52% normopeso, il 42,2% sovrappeso e il 2,7% obeso. Chiedere anche altezza e peso conosciuti ci ha permesso di calcolare l’ipotetico indice di massa corporea. Secondo l’IMC ipotetico, del campione il 2,7% era sottopeso, il 41% normopeso, il 41,8% sovrappeso e il 14,5% obeso (vedi tabella). Un’altra analisi dei dati è stata fatta, andando a verificare, con quale accuratezza, i vari soggetti si erano collocati nella fascia di peso di reale appartenenza. Su 8 soggetti che si erano valutati sottopeso, 3 lo erano realmente (37,5%), 4 erano in condizione di normopeso e 1 di sovrappeso! Tra i 133 valutatisi come normopeso, 4 appartenevano al sottopeso, 80 si erano giustamente collocati (60,15%), mentre 44 facevano parte della fascia del sovrappeso e 5 di quella dell’obesità. Sui 108 con stima di sovrappeso, 21 erano normopeso, 61 avevano indicato la loro giusta posizione (56,48%) e 26 sottostimavano il problema considerato che la reale fascia era l’obesità. Delle 7 persone, che avevano indicato come propria condizione l’obesità, 6 si erano correttamente collocati (85,71%) mentre 1 apparteneva al sovrappeso. Un altro aspetto interessante del sondaggio, è quello di avere dato la possibilità di valutare le differenze, in un sottogruppo di persone, attraverso la verifica di peso e altezza riferiti. Sugli 80 soggetti a cui erano stati misurati i due parametri antropo- www.aidap.org [ 7 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 Comparazione tra autodefinizione e indice di massa corporea ipotetico e reale nel campione peso e altezza misurato Autodefizione Obesità 3% Sovrappeso 55% Sottopeso 4% IMC Teorico Obesità 19% Sottopeso 1% Sottopeso 0% Obesità Normopeso 39% Sovrappeso 49% metrici, il dato che risalta maggiormente è la sottostima che le persone obese fanno nel collocarsi nella fascia di appartenenza. Infatti, mentre solamente il 3% definiva la sua condizione come obesità, andando a calcolare l’IMC con peso e altezza riferiti si passava al 19%, mentre determinandolo con peso e altezza misurati si arrivava a un 33% di obesità. Nella figura sono riportate le percentuali per le varie fasce di classificazione del peso, dove è possibile notare le differenze esistenti tra autovalutazione e indice di massa corporea reale. Per il 37,5% dei soggetti, la sistemazione risultava perfettamente accurata: 30 su 80 si posizionavano correttamente contemporaneamente nella fascia di normopeso, di sovrappeso o di obesità per quanto riguarda sia l’autodefinizione, l’IMC ipotetico e quello reale. Nel sottogruppo che ha accettato di rilevare i parametri, è stata misurata la circonferenza addominale e il 46,25% dei soggetti aveva una circonferenza vita superiore ai limiti di riferimento stabilito per il sesso di appartenenza. Il 58,2% degli intervistati si era dichiarato desideroso di perdere peso: su 149 soggetti il 33,6% era normopeso, il 63,1% in sovrappeso e il 3,3% in obesità. Deve sicuramente far riflettere che circa un terzo dei soggetti che aveva espresso la volontà di perdere peso, aveva un indice di massa corporea che lo collocava nel normopeso e questo è indicativo per un desiderio di portare il proprio peso sotto un peso naturale, aumentando il rischio di andare incontro a dei disordini alimentari. Altro quesito interessante, è stato quello riferito al controllo del peso. Il 40,6% degli intervistati non si era mai pesato nell’ultimo mese, mentre solo il 3,1% si era regolarmente pesato con la frequenza di una volta a settimana, abitudine questa ritenuta la più idonea per chi cerca di perdere peso e ambisce a mantenerlo. Interpretando tutto questo, alla luce delle percentuali dei soggetti obesi che non si colloca nella propria fascia di classificazione del peso, possiamo intuire come la differenza tra la percezione del proprio peso e la realtà, può rappresentare uno dei maggiori ostacoli, per la persona che soffre di obesità di prendere coscienza dei rischi a cui è esposto e a decidere di intraprendere un programma di perdita di peso e modifica dello stile di vita. Sul totale dei soggetti intervistati, il 10,9% dichiarava di essere a dieta [ 8 ] www.aidap.org IMC Reale Normopeso 31% 33% Sovrappeso 41% Normopeso 26% e il 33,6% di fare attività fisica. Sovrapponendo i dati si è costatato che il 6,6% dei soggetti accompagnava alla dieta l’attività fisica per perdere peso, mentre il 4,3% cercava di perdere peso senza fare attività fisica e il 27% si affidava solo all’attività fisica per raggiungere l’obiettivo. È ampiamente documentato, che per perdere e mantenere il peso perduto, è di fondamentale importanza sia la dieta, sia l’attività fisica ed entrambi sono imprescindibili ai fini della modifica dello stile di vita. Non riuscire a modificare lo stile di vita, rende scarse le probabilità di mantenere il peso perduto nel medio lungo termine. Tra chi aveva espresso la volontà di perdere peso, il 43,6% aveva un desiderio di perdere fino a 5 kg, il 35,6% fino a 10 kg, il 9,4% fino a 15 kg, un altro 9,4% fino a 20 kg e il 2% fino a 30 kg. È risaputo che avere alte aspettative di perdita di peso, rappresenta un altro elemento di rischio per l’abbondono del tentativo di perdita di peso. In conclusione, si può dire che il gruppo dei soggetti intervistati, anche se non può rappresentare un campione controllato, fornisce delle utili indicazioni. Nel campione per quanto si è cercato di renderlo più eterogeneo possibile, sono meno presenti i soggetti di sesso femminile e le adolescenti (entrambi i gruppi più riluttanti ad accettare l’intervista) e una maggiore presenza di queste fasce di soggetti avrebbe sicuramente fornito più informazioni sui comportamenti finalizzati al controllo del peso. In ogni caso, sicuramente interessanti risultano i dati sulla sottostima del problema da parte dei soggetti obesi. Questa sottostima, trova riscontro anche se in proporzioni differenti, nei due sondaggi effettuati a Verona dove già i campioni erano più eterogenei, proprio per una maggiore presenza dei soggetti che in questo gruppo sono meno rappresentati (adolescenti, sesso femminile). Comunque i dati più interessanti sembrano venir fuori dal confronto di quelli del sottogruppo in cui c’è stata la possibilità di verificare quanto indicato dagli intervistati. L’auspicio sarebbe di poter allestire uno studio statistico più completo e avere dei dati quanto più rappresentativi della popolazione e provare ad avere più informazioni attinenti alla consapevolezza del proprio peso e ai comportamenti salutari messi in atto per gestirlo. Termini usati per descrivere la psicopatologia specifica dei disturbi dell’alimentazione A C Abbuffata oggettiva: assunzione di un’eccessiva quantità di cibo, date le circostanze, associata alla sensazione di perdita di controllo. Abbuffata soggettiva: assunzione di una quantità di cibo non eccessiva, date le circostanze, associata alla sensazione di perdita di controllo. Alimentazione posticipata: posticipare l’alimentazione al fine di controllare il peso e resistere all’impulso di abbuffarsi. Anoressia: perdita di appetito. Check del peso: controllo ripetuto e frequente del proprio peso corporeo. Check dell’alimentazione: controllo ripetuto e frequente della porzione del cibo da mangiare con la bilancia, delle calorie, delle etichette nutrizionali degli alimenti e del comportamento degli altri. Check della forma del corpo: controllo ripetuto e frequente della forma del corpo con lo specchio, misurazioni varie e confronto con altri. Comportamenti di compenso non eliminativi: termine che indica l’esercizio fisico eccessivo e compulsivo e la dieta ferrea messi in atto dopo un’abbuffata. Comportamenti eliminativi o purgativi: termine che indica il vomito autoindotto o l’uso improprio di lassativi e diuretici. Il comportamento eliminativo può essere di compenso se eseguito dopo un episodio di alimentazione considerato eccessivo e non di compenso quando non è eseguito in risposta a un episodio di alimentazione considerata eccessiva. D Disprezzo nei confronti del proprio corpo: considerare il proprio corpo disgustoso o repulsivo. Di solito si accompagna all’evitamento dell’esposizione del corpo. E Eccessiva valutazione del controllo dell’alimentazione: giudicare il proprio valore in modo predominante o esclusivo in termini di controllo dell’alimentazione. Eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo: giudicare il proprio valore in modo predominante o esclusivo in termini di peso, forma del corpo e loro controllo. Esercizio fisico compulsivo: quando è associato al senso soggettivo di essere obbligati o spinti a esercitarsi, ha la priorità rispetto alle altre attività della giornata (es. scuola o socializzare) ed è associato a sensi di colpa e ansia quando è rimandato. Esercizio fisico eccessivo: quando la sua durata, frequenza e intensità supera quanto è necessario per ottenere benefici per la salute e aumenta il rischio di causare dei danni fisici. Evitamento dei cibi: evitare alcuni cibi per paura di aumentare di peso o di avere un’abbuffata. Evitamento dell’esposizione del corpo: evitare di guardare il proprio corpo o di esporre alcune parti del corpo agli altri. Evitamento della misurazione del peso: evitare di misurare il proprio peso corporeo. I Insoddisfazione corporea: insoddisfazione nei confronti della propria apparenza. Molto comune anche nelle persone che non hanno un disturbo dell’alimentazione. EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 www.aidap.org N Normopeso: indice di massa corporea compreso tra 18,5 kg/m2 e 24,9 kg/m2. O Obesità: indice di massa corporea maggiore o uguale a 30 kg/m2. P Paura d’ingrassare: paura di aumentare di peso che non si riduce con il dimagramento. Preoccupazione per il peso, la forma del corpo e il controllo dell’alimentazione: pensieri ripetuti e ricorrenti associati a emozioni di ansia e apprensione sul peso, forma del corpo e alimentazione. R Reazione alla rottura delle regole dietetiche: reazione emotiva, cognitiva e comportamentale alla rottura di una regola dietetica. È una reazione che spesso favorisce le abbuffate. Regole dietetiche estreme: presenza di un elevato numero di regole dietetiche molto difficili da seguire. Regole dietetiche rigide: presenza di regole dietetiche che “devono” essere seguite in modo ferreo. Restrizione dietetica calorica: limitazione della quantità, frequenza, e qualità di cibo assunto che produce un deficit energetico e perdita di peso corporeo. Restrizione dietetica cognitiva: provare a limitare la frequenza, la quantità e la qualità di cibo assunto per controllare il peso, indipendentemente dal fatto che tale tentativo produca un deficit energetico. Ricerca della magrezza: continua ricerca della perdita di peso anche quando si è sottopeso. S Sentirsi grasso: etichettare alcuni eventi considerati avversi (es. emozioni negative, variazioni di peso, alimentazione percepita in eccesso) come “mi sento grasso”. Spesso è messo in relazione all’essere grassi. Sentirsi pieno: sensazione usata per etichettare esperienze diverse come ad esempio la sensazione fisica interna di sentirsi pieni (sensazione di aver mangiato o bevuto troppo; sensazione di avere troppo cibo o liquidi nella pancia), il pensiero di aver mangiato troppo, la percezione di avere un addome troppo sporgente, indossare vestiti aderenti e sentirsi grassi. Sintomi da malnutrizione: sintomi fisici, psicologici e sociali che compaiono in seguito alla restrizione dietetica caloria e al sottopeso. Sottopeso: indice di massa corporea inferiore a 18,5 kg/m2. Sovrappeso: indice di massa corporea maggiore o uguale a 25 kg/m2. Spiluccare: episodio alimentare ripetuto non pianificato con assunzione incompleta e incerta, ma non minima di cibo. U Uso improprio di diuretici: assunzione di diuretici per controllare il peso e la forma del corpo. Uso improprio di lassativi: assunzione di lassativi per controllare il peso e la forma del corpo. V Vomito auto-indotto: induzione del vomito per controllare il peso e la forma del corpo. www.aidap.org [ 9 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 articolo scientifico trattamento Le nuove linee guida pratiche per il trattamento dell’obesità A cura di: Riccardo Dalle Grave - Segretario Scientifico AIDAP Fonte: 2013 Management of Overweight and Obesity in Adults. L’American College of Cardiology (ACC), l’American Heart Association (AHA) e l’Obesity Society in collaborazione con il National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI) hanno rilasciato il 12 novembre 2013, le nuove linee guida pratiche per il trattamento dell’obesità.1 Il panel di esperti (Panel) è stato convocato nel settembre 2008 dal NHLBI in collaborazione con il National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases (NIDDK) per aggiornare le linee guida cliniche dell’obesità del 1998 – tradotte anche in italiano e note come LIGIO. Il Panel ha considerato le nuove evidenze sulla valutazione e il trattamento del sovrappeso e dell’obesità, in particolare negli individui con altri fattori di rischio per malattie cardiovascolari e diabete. Le linee guida complete possono essere scaricate dal sito http://onlinelibrary.wiley.com/journlal/10.1002/(ISSN)1930-739X, qui di seguito riportiamo un sintesi in 10 punti: 1 Cinque domande critiche Circa 78 milioni di adulti negli Stati Uniti hanno una condizione di obesità, che li pone a rischio di morbilità per una varietà di condizioni, tra cui il diabete, malattia coronarica e ictus. Un panel di esperti è stato assemblato per sviluppare un elenco di domande critiche da affrontare. Cinque domande mirate sono state selezionate sulla base della rilevanza per gli operatori sanitari che lavorano spesso con i pazienti obesi, e per fornire un aggiornamento sui benefici e i rischi della perdita di peso raggiunti con diversi approcci. Non sono state incluse domande relative alla genetica dell’obesità, al disturbo da alimentazione incontrollata, alla farmacoterapia, e al costo-efficacia degli interventi per gestire l’obesità. Le cinque domande critiche identificate sono state le seguenti: 1. Perdita di peso e riduzione dei fattori di rischio, eventi e mortalità per le malattie cardiovascolari (CVD). 2. Cut-points attuali per il BMI e la circonferenza vita in relazione al rischio CVD. 3. Differenti diete in relazione alla perdita e al mantenimento del peso. 4. Programmi comprensivi di modificazione dello stile di vita per la perdita e il mantenimento del peso. 5. Chirurgia bariatrica per la perdita e il mantenimento di peso e impatto sui fattori di rischio CVD e sulla mortalità a breve e a lungo termine. 2 Misurazione del BM della circonferenza vita • Si raccomanda al medico di misurare il peso e l’altezza e di calcolare il BMI durante la visita annuale o più frequentemente per identificare i pazienti che necessitano di perdere peso. • Si raccomanda di usare gli attuali valori soglia per il sovrappeso (BMI >25,0-29,9 kg/m2) e l’obesità (BMI >30 kg/m2) per identificare gli adulti che possono essere a rischio di CVD. • Un valore soglia per l’obesità (BMI >30 kg/m2) dovrebbe essere usato per identificare gli adulti con aumentato rischio per tutte le cause di mortalità. • I pazienti che sono sovrappeso o obesi dovrebbero riceve l’informazione che il loro livello di BMI li pone ad aumentato rischio per CVD, diabete di tipo 2 e tutte le cause di mortalità. 1 National Institutes of Health. Clinical Guidelines on the Identification, Evaluation, and Treatment of Overweight and Obesity in Adults-The Evidence Report. National Institutes of Health. Obes Res 1998;6 Suppl 2:51S-209S. [ 10 ] www.aidap.org EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 3 6 Misurazione della circonferenza vita • La circonferenza vita dovrebbe essere misurata alla visita annuale o più frequentemente negli adulti sovrappeso e obesi. • I valori soglia per una circonferenza vita elevata che possono essere usati sono quelli definiti dal National Institutes of Health or World Health Organization (> 88 cm donne; > 102 cm uomini). • I pazienti che hanno una circonferenza vita elevata dovrebbero essere informati che i loro livelli di BMI li pongono ad aumentato rischio per CVD, diabete di tipo 2 e tutte le cause di mortalità. 4 (incluso l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia e l’iperglicemia) dovrebbero essere informati che anche una modesta perdita di peso (3-5% del peso corporeo) può determinare importanti benefici per i trigliceridi, la glicemia, l’emoglobina glicata e lo sviluppo di diabete. • Una maggiore perdita di peso (>5%) può ridurre ulteriormente la pressione arteriosa (sia la sistolica che la diastolica), migliorare all’assetto lipidico (sia il colesterolo LDL sia il colesterolo HDL) e la necessità di farmaci per controllare la pressione arteriosa, la glicemia e i lipidi. 5 • La prescrizione della dieta dovrebbe basarsi sulle prefe- renze e sullo stato di salute del paziente, preferibilmente con la consulenza di un nutrizionista. 7 • • • Dieta • La prescrizione di una dieta per perdere peso è racco- mandata come parte di un programma comprensivo di modificazione dello stile di vita, una componente del quale comprende un piano per raggiungere una riduzione dell’introito calorico. • Qualsiasi dei seguenti metodi può essere usato per ridurre l’introito di cibo e calorico: 1.Prescrivere 1.200-1.500 kcal/die per le donne e 1.500-1.800 kcal/die per gli uomini (i livelli di kcal sono usualmente aggiustati per il peso corporeo individuale). 2. Prescrivere un deficit energetico di 500 kcal/die o 750 kcal/die. 3. Prescrivere una dieta basata sull’evidenza che restringe certi tipi di cibi (come i cibi ricchi in carboidrati, i cibi poveri di fibra, o cibi ricchi di grassi) al fine di creare un deficit energetico riducendo l’introito di cibo. Programma intensivo di modificazione dello stile di vita • Agli adulti sovrappeso e obesi che beneficiano della per- Modesta perdita di peso • Gli adulti sovrappeso e obesi con fattori di rischio CVD Dieta basata sulle preferenze del paziente • dita di peso è raccomandato di partecipare per almeno 6 mesi a un programma intensivo di modificazione dello stile di vita basato sulla terapia comportamentale che aiuta i partecipanti a migliorare l’aderenza alla dieta ipocalorica e ad aumentare l’attività fisica. Si raccomanda che programmi includano un intervento intensivo di perdita di peso (es., >14 sedute in 6 mesi) somministrato individualmente o in gruppo da personale formato (es. dietista, psicologo specialista dell’esercizio, consulente della salute). Le componenti principali dei programmi di modificazione dello stile di vita intensivo sono tre: 1) la prescrizione di una dieta moderatamente ipocalorica; 2) la prescrizione di un programma di incremento dell’attività fisica, e 3) l’uso di strategie derivate dalla terapia comportamentale per favorire l’aderenza alla dieta e alle raccomandazioni dell’attività fisica. Programmi somministrati per via elettronica (incluso il telefono) che includono un feed-back personalizzato da parte di personale formato possono essere prescritti per la perdita di peso, ma determinano un minore calo ponderale rispetto agli interventi faccia a faccia. Alcuni programmi commerciali che forniscono un programma di modificazione dello stile di vita possono essere prescritti come opzione per la perdita di peso, se la loro evidenza di efficacia e di sicurezza è stata pubblicata in riviste peer-review. 8 Very Low Calorie Diet • Si raccomanda che le Very Low Calorie Diet (definite se <800 kcal/die) siano usate solo quando sono disponibili un monitoraggio medico e clinici esperti e solo come parte di un programma molto intensivo di modificazione dello stile di vita. 9 Mantenimento del peso perduto • Si raccomanda che il mantenimento del peso perduto sia una componente del piano del paziente di perdita di peso. www.aidap.org [ 11 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 • Si raccomanda la partecipazione a un programma di mantenimento del peso perduto con contatti almeno mensili a lungo termine (>1 anno). • I programmi dovrebbero includere contatti regolari, faccia a faccia o via telefono, con personale formato, per incoraggiare il paziente ad adottare elevati livelli di attività fisica (200-300 minuti/settimana), misurare il peso corporeo (almeno 1 volta la settimana) e aderire a una dieta con contenuto calorico ridotto (necessaria per mantenere un peso corporeo più basso). 10 Terapia farmacologica e chirurgia bariatrica • Negli individui con BMI >30 o BMI >27 con condizioni perdere peso, la terapia farmacologica può essere considerata come aggiunta al programma comprensivo di modificazione dello stile di vita per raggiungere gli obiettivi di perdita di peso e di salute. • Negli adulti con un BMI >40 o un BMI >35 con condizioni di comorbidità associate all’obesità che non hanno risposto ai trattamenti comportamentali con o senza terapia farmacologica, la chirurgia bariatrica può essere un’opzione appropriata. • Per gli individui con un BMI <35 non c’è una sufficiente evidenza per raccomandare le procedure di chirurgia bariatrica. • La chirurgia bariatrica dovrebbe essere considerata come un’aggiunta ai trattamenti di modificazione dello stile di vita: trattamento comportamentale, modificazione dietetica e attività fisica. di comorbidità associate all’obesità che sono motivati a CALENDARIO CORSI E CONVEGNI (primo semestre 2014) Tutti i corsi sono accreditati ECM per medici, biologi nutrizionisti, dietisti e psicologi VERONA Xxxx VERONA VERONA corso di formazione annuale monotematico e business meeting Riservato ai Titolari delle UOL AIDAP (partecipazione gratuita e obbligatoria) Aprile 4-5 I disturbi dell’alimentazione: una guida pratica per i familiari Giugno 14 VERONA MASTER IN TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE DEI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE E DELL’OBESITà per il conseguimento del FIRST CERTIFICATE OF PROFESSIONAL TRAINING IN EATING DISORDERS AND OBESITY Da 17 anni medici, biologi, psicologi e dietisti da tutta Italia giungono a Verona per apprendere la teoria e le tecniche più aggiornate per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità. PREREQUISITO PER L’APERTURA DI UNA UNITà LOCALE AIDAP maggio 2014 - febbraio 2015 Per ulteriori informazioni: Positive Press - Tel. 045 8103915 - Fax 045 8102884 - E-mail: [email protected] Siti web: www.positivepress.net - www.aidap.org Ricordiamo che i corsi non abilitano all’elaborazione di diete o piani alimentari o alla cura e al trattamento di patologie in campo nutrizionale, in assenza di precedenti ed adeguati titoli abilitanti secondo quanto disposto dalle leggi vigenti. [ 12 ] www.aidap.org EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 articolo scientifico trattamento Trial randomizzato controllato: un confronto tra la terapia psicoanalitica e la terapia cognitivo comportamentale nel trattamento della Bulimia Nervosa A cura di: Marwan El Ghoch & Enrico Patacca - Unità di Riabilitazione Nutrizionale, Casa di Cura “Villa Garda” Fonte: Poulsen S, Lunn S, Daniel SI, Folke S, Mathiesen BB, Katznelson H, Fairburn CG. “A Randomized Controlled Trial of Psychoanalytic Psychotherapy or Cognitive-Behavioral Therapy for Bulimia Nervosa”. American Journal of Psychiatry 2013 Nov 26. doi: 10.1176/appi.ajp.2013.12121511. In Europa la psicoterapia psicoanalitica è stata utilizzata ampiamente nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione, ma purtroppo studi sulla sua efficacia a lungo termine sulla bulimia nervosa non sono mai stati eseguiti. Peraltro, la terapia cognitivo comportamentale potenziata (CBT-E) ha mostrato risultati promettenti (1-4), ma la sua efficacia non è stata mai testata in un campione di pazienti affetti esclusivamente da bulimia nervosa. Per tale ragione, Poulsen e collaboratori (5) hanno voluto confrontare l’efficacia della psicoterapia psicoanalitica di lunga durata con la CBT-E. La psicoterapia psicoanalitica è stata sviluppata dagli autori danesi specificamente per i pazienti affetti da bulimia nervosa. L’intervento prevede un incontro settimanale di 50 minuti per un periodo di 24 mesi. Gli obiettivi principali di questo trattamento non direttivo sono aumentare la capacità di riflettere e di tollerare l’esperienza affettiva e facilitare l’insight dei meccanismi che nascondono gli aspetti inconsci e rimossi dei pazienti - due fattori principali coinvolti nel mantenimento di episodi bulimici secondo l’ipotesi degli autori. La CBT-E è stata sviluppata per trattare tutti i disturbi dell’alimentazione, incluso la bulimia nervosa, e prevede 20 incontri di 50 minuti, della durata di 20 settimane. Il trattamento è focalizzato nel coinvolgere attivamente il paziente per modificare la psicopatologia specifica e centrale del disturbo dell’alimentazione, utilizzando procedure e strategie atte a interrompere la restrizione dietetica cognitiva, a ridurre l’eccessiva valutazione della forma del corpo e del peso e a sviluppare abilità specifiche per la gestione degli eventi e delle emozioni che influenzano l’alimentazione. I risultati dello studio hanno evidenziato che la CBT-E è marcatamente più efficace nel trattamento della bulimia nervosa, rispetto alla psicoterapia psicoanalitica. Nel gruppo CBT-E, il 42% dei pazienti ha interrotto gli episodi bulimici e purgativi dopo cinque mesi e il 44% dopo 24 mesi. Invece soltanto il 15% dei pazienti sottoposti a psicoterapia psicoanalitica ha interrotto gli episodi bulimici e purgativi dopo due anni. I due trattamenti hanno determinato miglioramenti sovrapponibili in termini di psicopatologia specifica globale e generale, ma i miglioramenti nel gruppo CBT-E sono avvenuti con maggiore rapidità. Lo studio è molto importante per almeno due motivi. Primo, i risultati mettono in dubbio l’opinione generale che qualsiasi psicoterapia abbia un esito similare perché opera su fattori aspecifici comuni. La CBT-E non ha ottenuto solo un risultato superiore, ma anche in un tempo nettamente più breve e di conseguenza è risultata anche meno costosa (20 sedute in 20 settimane, contro più di 70 sedute in due anni). Secondo, lo studio ha una buona validità interna ed esterna, cosa difficile da ottenere in studi randomizzati e controllati di psicoterapia. La validità interna dello studio (cioè se i due trattamenti sono stati condotti correttamente) è stata ottenuta e mantenuta per l’intera durata dello studio, grazie al training intensivo e alla supervisione ravvicinata nel tempo (una volta ogni 15 giorni) da parte degli autori che hanno ideato i due trattamenti. Cosa, ad esempio, che non è accaduta nel recente ANTOP study che ha confrontato la terapia psicodinamica, la CBT-E e un trattamento ottimizzato “as usual” nella cura dell’anoressia nervosa (6), in cui sia i terapeuti CBT-E sia i loro supervisori non avevano un’esperienza precedente nell’utilizzo di questa terapia. La validità esterna (cioè, se i risultati possono essere generalizzabili fuori dal contesto di questo studio) è stata ottenuta, somministran- www.aidap.org [ 13 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 do la psicoterapia psicoanalitica e la CBT-E come vengono utilizzate nella pratica clinica, mantenendo cioè il diverso numero di sedute e di durata dei due trattamenti. Questo è in contrasto con la tendenza dei ricercatori a pareggiare la quantità di contatto terapeutico quando valutano gli effetti di due trattamenti psicologici diversi. Lo studio presenta qualche limite. Il numero dei pazienti nei due campioni era relativamente basso (34 nel gruppo sottoposto a terapia psicoanalitica, 36 nel gruppo sottoposto CBT-E) e di conseguenza è soggetto ad errori di tipo 2 essendo insufficientemente potente. Inoltre, l’assenza di un gruppo di controllo non permette di comprendere se il miglioramento verificatosi nella psicopatologia specifica globale e generale conseguito nei due gruppi sia dovuto alla psicoterapia o ad altri fattori concomitanti. In conclusione, lo studio ha due implicazioni cliniche. Primo, mette in evidenza, senza alcun dubbio, la maggiore efficacia della CBT-E nel trattamento della bulimia nervosa dell’adulto rispetto alla psicoterapia psicoanalitica (almeno quella testata in questo studio). Secondo, sottolinea la necessità di sviluppare trattamenti più potenti per la bulimia nervosa, in quanto con la CBT-E dopo un follow-up di due anni, il 31% dei pazienti continua ad essere affetto da bulimia nervosa, e circa il 56 % continua a presentare episodi bulimici e purgativi. Bibliografia 1. Fairburn CG, Cooper Z, Doll HA, O’Connor ME, Bohn K, Hawker DM, Wales JA, Palmer RL: Transdiagnostic cognitive-behavioral therapy for patients with eating disorders: a two-site trial with 60-week follow-up. Am J Psychiatry 2009; 166:311–319. 2. Byrne SM, Fursland A, Allen KL, Watson H: The effectiveness of enhanced cognitive behavioral therapy for eating disorders: an open trial. Behav Res Ther 2011; 49:219–226. 3. Fairburn CG, Cooper Z, Doll HA, O’Connor ME, Palmer RL, Dalle Grave R: Enhanced cognitive behavior therapy for adults with anorexia nervosa: a UK-Italy study. Behav Res Ther 2013; 51: R2–R8. 4. Dalle Grave R, Calugi S, Doll HA, Fairburn CG: Enhanced cognitive behavior therapy for adolescents with anorexia nervosa: an alternative to family therapy? Behav Res Ther 2013; 51: R9–R12. 5. Poulsen S, Lunn S, Daniel S, Folke S, Mathiesen B, Katznelson H, Fairburn CG: A randomized controlled trial of psychoanalytic psychotherapy versus cognitive behavior therapy for bulimia nervosa. Am J Psychiatry 2014; 171:XX–XX. 6. Zipfel S, Wild B, Gross G, et al. Focal psychodynamic therapy, cognitive behaviour therapy, and optimised treatment as usual in outpatients with anorexia nervosa (ANTOP study): Randomised controlled trial. Lancet 2013. http://dx.doi.org/10.1016/S01406736(13)61746-8. [ 14 ] www.aidap.org Confronto tra la CBT-E e la terapia psicoanalitica nella bulimia nervosa Psicoterapia psicoanalitica gruppo di 34 pazienti incontri settimanali di 50 minuti per 24 mesi • aumentare la capacità di riflettere e tollerare l’esperienza affettiva • facilitare l’insight dei meccanismi che nascondono gli aspetti inconsci e rimossi Terapia cognitivo comportamentale potenziata (CBT-E) gruppo di 36 pazienti 20 incontri di 50 minuti in 20 settimane • coinvolgere attivamente il paziente per modificare la psicopatologia specifica e centrale del disturbo dell’alimentazione • sviluppare abilità specifiche per la gestione degli eventi e delle emozioni che influenzano l’alimentazione Risultati dello studio La CBT-E è risultata più efficace nel trattamento della bulimia nervosa • tempi di miglioramento più brevi • meno costosa • buona validità interna ed esterna EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 articolo scientifico trattamento Terapia Cognitivo Comportamentale ospedaliera per il trattamento dell’Anoressia Nervosa: uno studio randomizzato e controllato A cura di: Adolfo Fossataro, Stefania Rosi - UOL La Spezia Fonte: Dalle Grave R, Calugi S, Conti M, Doll H, Fairburn CG. Inpatient Cognitive Behaviour Therapy for Anorexia Nervosa: A Randomized Controlled Trial. Psychother Psychosom (2013) 82(6):390-8. Il luogo ideale per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione è il contesto ambulatoriale. Purtroppo un sottogruppo di pazienti non risponde al trattamento ambulatoriale o si trova in condizioni cliniche gravi, tali da dover richiedere un day-hospital o un ricovero riabilitativo. La maggior parte di questi pazienti sono affetti da anoressia nervosa. Con il ricovero si ha un maggior recupero ponderale in breve tempo. Tuttavia, solo pochi pazienti mantengono il peso raggiunto e nel primo anno dalla dimissione il 30-50% necessita di un nuovo ricovero. Il fallimento nel mantenere i cambiamenti ottenuti durante l’ospedalizzazione ha spinto a sviluppare nuovi interventi post-ospedalizzazione per prevenire le ricadute, con scarsi risultati. Il presente articolo ha l’obiettivo di testare un nuovo programma durante il ricovero che aiuti a ridurre le ricadute. Per questo, il tradizionale trattamento ospedaliero multidisciplinare eclettico, usato finora, è stato sostituito da un programma basato sulla terapia cognitivo comportamentale “potenziata” (CBT-E) per i disturbi dell’alimentazione, una forma di trattamento esplicitamente sviluppata per ottenere risultati duraturi. La CBT-E esiste in due versioni, la forma focalizzata (CBT-Ef) mirata esclusivamente ad affrontare la psicopatologia specifica dei disturbi dell’alimentazione e la forma allargata (CBTEb) che affronta anche alcuni meccanismi esterni alla psicopatologia del disturbo dell’alimentazione (intolleranza alle emozioni, perfezionismo clinico, bassa autostima nucleare e problemi interpersonali) fattori che, in un sottogruppo di pazienti, sembrano ostacolare il cambiamento. Al momento, non ci sono dati clinici sugli effetti di queste due forme di trattamento nei pazienti con anoressia nervosa. Lo studio è stato disegnato per rispondere a tre importanti quesiti: i) tra i pazienti con anoressia nervosa ospedalizzati, qual è la percentuale di coloro che completa il trattamento? ii) tra coloro che completano il trattamento, qual è l’esito? iii) i cambiamenti sono mantenuti nel tempo? A tale scopo, è stato valutato un campione di 80 pazienti con anoressia nervosa ricoverati consecutivamente presso la Casa di Cura Villa Garda. I pazienti sono stati randomizzati ai due tipi di terapia CBT-Ef e CBT-Eb. Le valutazioni (peso, indice di massa corporea, psicopatologia specifica e generale) sono state effettuate all’ingresso, alla dimissione e a 6 e 12 mesi di follow-up. Il luogo ideale per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione è il contesto ambulatoriale Lo studio evidenzia quattro risultati principali: i) l’accettabilità della CBT-E è molto alta con oltre l’80% dei pazienti che accetta di iniziare la terapia e il 90% che completa il ricovero; ii) alla fine del ricovero, la media del recupero di peso corporeo è di 12,7 kg (oltre il 75% raggiunge un indice di massa corporea nell’intervallo del normopeso) e il miglioramento della psicopatologia generale e specifica del disturbo dell’alimentazione è consistente; iii) i miglioramenti sono mantenuti ai successivi follow-up, tranne il peso corporeo che diminuisce lievemente dopo i primi 6 mesi di follow-up, ma poi si www.aidap.org [ 15 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 stabilizza a 12 mesi. Questa diminuzione ha riguardato principalmente i pazienti adulti, mentre il risultato tra i pazienti adolescenti è stato ottimo (73,9% con percentile di indice di massa corporea corrispondente al cut-off di 18,5 dopo 12 mesi); iv) non sono state evidenziate differenze significative nei risultati ottenuti, a breve e a lungo termine, tra i due gruppi di pazienti randomizzati alla CBT-Ef e alla CBT-Eb. Punti di forza di questo studio: i) risultati robusti e generalizzabili grazie ad un campione ampio e rappresentativo raccolto in un centro di ricovero ospedaliero italiano; ii) i casi erano gravi (oltre il 75% con indice di massa corporea<16); iii) la CBT-E è usata come unico trattamento di psicoterapia; iv) i pazienti vengono seguiti per un anno dalla dimissione ospedaliera; v) tutti i markers clinici sono stati esaminati sia utilizzando procedure di validazione psicometrica che il giudizio clinico. Limitazioni: i) inevitabilmente il follow-up non era chiuso, quindi dopo la dimissione quasi tutti i pazienti hanno seguito una terapia ambulatoriale, complicando così l’interpretazione dei risultati di follow-up; ii) un periodo di follow-up più lungo avrebbe permesso di determinare la stabilità dei cambiamenti a lungo termine; iii) nessuna indagine è stata condotta sui fattori di mantenimento non specifici impedendo così un’analisi sui moderatori di trattamento; iv) l’assenza di un gruppo di controllo impedisce di confrontare i risultati ottenuti con quelli di altre forme di trattamento applicate in regime di ricovero. In conclusione, questo studio dimostra che la CBT-E è ampiamente accettata da pazienti ricoverati affetti da anoressia nervosa in forma grave. Il 90% dei pazienti ha completato il trattamento e la maggior parte di loro ha mostrato miglioramenti significativi. Si sono verificati segni di peggioramento sul peso, dopo la dimissione, ma sono stati di lieve entità, limitati nel tempo e ai pazienti adulti. Sebbene non si possa affermare che la CBT-E applicata ai pazienti ricoverati sia più efficace di altre forme di trattamento, la CBT-E ospedaliera ha un punto di forza importante: è pienamente compatibile con la CBT-E ambulatoriale, un tipo di trattamento adatto alla cura di pazienti dopo la dimissione ospedaliera. In questo modo, i pazienti possono seguire un trattamento senza soluzione di discontinuità dal periodo di ricovero fino alla terapia ambulatoriale. Questo approccio coerente e continuativo potrebbe migliorare i risultati a lungo termine ed evitare il passaggio da un intervento terapeutico all’altro come spesso accade a questi pazienti dopo la dimissione. [ 16 ] www.aidap.org Studio della CBT-E per Anoressia Nervosa in pazienti ricoverati 80 pazienti (di cui 78 femmine) divisi in 2 campioni 42 = CBT-Ef e 38 = CBT-Eb • Età compresa tra i 14 e 65 anni: - 42,5% età media 20 anni - 28,8% meno di 18 anni • Pazienti gravemente sottopeso (BMI<16) 78,8% • Durata media della malattia 5 anni 20 settimane durata del periodo di degenza • 13 settimane in regime di ricovero • 7 settimane in day-hospital Valutazione all’inizio del trattamento, alla fine del trattamento e a 6 e a 12 mesi dopo la dimissione • Misurazione della psicopatologia specifica (EDE) • Misurazione della psicopatologia generale (BSI) • Verifica di eventuale presenza di comorbidità psichiatriche dell’asse I (SCID) Risultati dello studio • Il 90% ha completato il ricovero. • Il 75% raggiunge un peso normale alla fine del ricovero e il miglioramento della psicopatologia specifica e generale è marcato. • Il peso corporeo diminuisce lievemente nei primi 6 mesi dopo la dimissione ma poi si stabilizza (la perdita di peso si verifica solo negli adulti). • Non ci sono differenze nell’esito tra CBT-Ef e CBT-Ea. EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 articolo scientifico trattamento Trial randomizzato di restrizione calorica a basso contenuto di grassi con alto contenuto di proteine versus alto contenuto di carboidrati, nell’obesità grave A cura di: Antonino Faillaci - UOL Trapani Fonte: Dalle Grave R, Calugi S, Gavasso I, El Ghoch M, Marchesini G. A randomized trial of energy-restricted highprotein versus high-carbohydrate, low-fat diet in morbid obesity. Obesity (Silver Spring). 2013 Sep;21(9):1774-81. Le diete a basso contenuto di grassi, alto contenuto di carboidrati e ipocaloriche rappresentano l’approccio dietetico raccomandato per il trattamento dell’obesità perché facilitano la restrizione energetica e migliorano i fattori di rischio cardiovascolare. Questa raccomandazione è stata recentemente contestata da studi randomizzati che hanno dimostrato che le diete con un contenuto inferiore di carboidrati e un maggiore apporto dietetico di proteine rispetto ai carboidrati, possono produrre una maggiore perdita di peso a 6 mesi. Tuttavia, a lungo termine (1-2 anni) la perdita di peso è modesta con entrambi gli approcci, e i vantaggi delle diete a basso apporto di carboidrati sulla perdita di peso non sono universalmente dimostrati. Inoltre lo scarso utilizzo di procedure comportamentali per migliorare l’aderenza alle diete a basso contenuto calorico è stato riconosciuto come motivo principale dei risultati insoddisfacenti in entrambi gli approcci. Il presente studio ha lo scopo di confrontare gli effetti a lungo termine (1 anno) di una dieta ipocalorica ad alto contenuto di proteine (HDP) e di una dieta ipocalorica ad alto contenuto di carboidrati (HCD) in individui con obesità di classe II e III. Per aumentare la compliance alle diete tutti i partecipanti sono stati ricoverati per un periodo di 3 settimane e sono stati poi seguiti per 48 settimane, nelle quali hanno associato al percorso di perdita di peso un intervento di terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Le principali misure di esito considerate sono: il peso, i fattori di rischio cardiovascolare e le variabili psicosociali. Il trial randomizzato ha reclutato 88 partecipanti con obesità grave (età media, 46,7; BMI medio, 45,6) e ha valutato gli effetti a lungo termine di due diete ipocaloriche (1200 kcal al giorno per le donne e 1500 kcal per gli uomini; 20% di energia derivante dai grassi, < 10% grassi saturi) a differente contenuto di carboidrati e di proteine. HPD prevedeva che il 34% di energie derivasse dalle proteine e il 46% dai carboidrati, mentre HCD il 17% dalle proteine e il 63% dai carboidrati. Il programma si è svolto in due fasi: (1) trattamento ospedaliero riabilitativo (tre settimane), durante il quale i partecipanti hanno effettuato 15 gruppi di CBT (5 alla settimana), condotti da medici, dietisti e psicologi, 18 sessioni di esercizi aerobici (per esempio, 30 minuti di tapis roulant o cyclette) e 6 sessioni di esercizi calistenici sotto la guida di fisioterapisti.; (2) trattamento ambulatoriale che comprendeva 12 sedute di 45 minuti ciascuna, in 48 settimane con un dietista formato nella CBT. Le prime 4 sedute sono state effettuate ogni 2 settimane, poi 4 sedute ogni 4 settimane e infine 4 sedute ogni 6 settimane. Inoltre tutti i partecipanti hanno ricevuto un manuale CBT (Dalle Grave R. Perdere e mantenere il peso. Positive Press, 2011), per migliorare l’aderenza alla modificazione dello stile di vita, e un contapassi. I risultati ottenuti dal trial sembrano essere molto solidi. Il dato principale di questo studio è che la perdita di peso dopo un anno, in chi ha completato il trattamento, è stata di circa il 15% senza differenze significative tra i gruppi HPD e HCD. Questi dati confermano uno studio precedente che dimostra come qualsiasi differenza di aderenza alla dieta possa essere superata da un intervento di modificazione dello stile di vita basato sulla CBT e suggeriscono che le due diete possono essere utilizzate in associazione alla CBT per ottenere una perdita di peso a lungo termine. Altro importante risultato dello studio è il basso tasso di abbandono (simile nei due gruppi: HPD 25,6%, HCD 17,8%) rispetto a programmi di perdita di peso standard nella comunità, dove il tasso di abbandono supera abitualmente il 50%. www.aidap.org [ 17 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 Importanti miglioramenti si osservano in entrambe le diete sulla pressione arteriosa, trigliceridi, colesterolo totale, LDL e HDL, glucosio e i livelli di insulina. Questo sostiene l’ipotesi che un diverso contenuto di carboidrati e proteine, in presenza di un identico basso contenuto di grassi, non ha importanti effetti sui fattori di rischio cardiovascolari, indipendentemente dalla perdita di peso. Entrambi i gruppi hanno, inoltre, ottenuto miglioramenti significativi nei punteggi dei test che valutano la depressione, l’ansia, gli episodi bulimici e l’insoddisfazione corporea. I punti di forza dello studio sono: un periodo lungo di trattamento, un campione composto da uomini e donne con obesità grave e l’elevata aderenza alla dieta. Le limitazioni principali sono: il setting molto particolare, che include un periodo iniziale di ricovero raramente utilizzato per il trattamento dell’obesità e che rende difficile estendere i risultati a setting più generali; mancanza di marcatori urinari per valutare l’aderenza alla dieta; un basso potere statistico che impedisce di rilevare piccole differenze nella perdita di peso. In conclusione, il contenuto di carboidrati e proteine nella dieta, quando combinata con una CBT per la perdita di peso, non influenza la perdita di peso nei pazienti con obesità grave, se la quantità di grasso ed energia sono mantenuti costanti. Inoltre, la perdita di peso, ottenuta con entrambe 135 130 125 120 115 110 105 100 95 inizio ricovero fine ricovero HPD 6 mesi 12mesi HCD Figura. Effetti dei due trattamenti sul peso le diete, è associata a miglioramenti nei fattori di rischio cardiovascolare e nel funzionamento psicologico. Da un punto di vista generale, la proporzione di proteine e carboidrati contenuta nella dieta, quando ipocalorica e a basso contenuto di grassi per contrastare i fattori di rischio cardiovascolare, può essere lasciata alla scelta e al gusto dei pazienti. In esclusiva ai soci AIDAP sul sito www.emozioniecibo.it sono scaricabili i nuovi moduli Schede CBT-E per i pazienti Per migliorare l’applicazione della CBT-E nella pratica clinica Sul sito www.emozioniecibo.it con l’uscita del nuovo numero della rivista Emozioni e Cibo troverete le nuove Schede CBT-E da consegnare al paziente per ogni fase della terapia. In questo numero sono presentati il Modulo Restrizione dietetica e il Modulo Eventi ed Emozioni. 1 Modulo Restrizione Dietetica 2 Modulo Eventi ed Emozioni La dieta rigida ed estrema gioca un ruolo centrale nel mantenimento del disturbo dell’alimentazione. Il comportamento alimentare delle persone con disturbi dell’alimentazione è spesso influenzato da eventi esterni ed emozioni. Le schede possono essere scaricate gratuitamente in formato pdf da parte dei soci AIDAP (per richiedere la password è sufficiente inviare un’email a [email protected]). Il materiale è riservato ai terapeuti e ai pazienti che praticano la CBT-E dei disturbi dell’alimentazione e non può essere usato per altri motivi senza il permesso dell’editore Positive Press. EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 articolo scientifico trattamento ANTOP Study: due importanti difetti metodologici A cura di: Simona Calugi (AIDAP Empoli) - Riccardo Dalle Grave (AIDAP Verona) Fonte: Zipfel S, Wild B, Gross G, et al. Focal psychodynamic therapy, cognitive behaviour therapy, and optimised treatment as usual in outpatients with anorexia nervosa (ANTOP study): randomised controlled trial. Lancet 2013. doi.org/10.1016/S0140-6736(13)61746-8. The Lancet, una delle più importanti riviste mediche internazionali, ha recentemente pubblicato uno studio randomizzato e controllato (ANTOP study) per confrontare l’efficacia di due psicoterapie manualizzate per pazienti con anoressia nervosa - la terapia psicodinamica breve (TPB) e la terapia cognitivo comportamentale potenziata (CBT-E) - con un intervento “usual care” (UC) ottimizzato. I pazienti, tutti adulti, appartenenti a 10 dipartimenti tedeschi di medicina psicosomatica e psicoterapia, sono stati assegnati in modo casuale, per un periodo di 10 mesi, alla TPB, alla CBT-E o ad un trattamento UC ottimizzato, da svolgersi in un setting ambulatoriale. Le valutazioni sono state effettuate a cinque tempi: basale, 4 mesi dall’inizio del trattamento, fine terapia e dopo 3 e 12 mesi dalla fine della terapia. L’indice di massa corporea (IMC) è stata considerata la misura di esito primaria, mentre la psicopatologia specifica del disturbo dell’alimentazione e generale sono state considerate come misure di esito secondarie I risultati indicano che alla fine del trattamento l’IMC è migliorato significativamente in tutti e tre i gruppi, senza differenze. La stessa cosa è successa a 12 mesi di follow-up, dove l’IMC ha continuato ad aumentare parallelamente nei tre gruppi. La psicopatologia del disturbo dell’alimentazione, misurata con uno strumento di autovalutazione, non ha rilevato alcun miglioramento nei tre gruppi dal basale alla fine del trattamento e al follow-up. Quando la psicopatologia è stata valutata usando un’intervista, si è evidenziato, invece, che i pazienti con anoressia nervosa assegnati alla CBT-E hanno ottenuto, a fine terapia, una riduzione più marcata rispetto ai pazienti assegnati agli altri trattamenti. Questa differenza tra gruppi, però, si è annullata a 12 mesi di follow-up. Infine, a 12 mesi di follow-up i pazienti assegnati al gruppo TPB avevano una percentuale significativamente più alta di guarigione (35%) rispetto all’UC (13%), mentre non sono emerse differenze significative tra TPB e CBT-E. In conclusione, i dati di questo studio indicano che la TPB, la CBT-E e l’UC hanno effetti simili, sebbene modesti, sull’anoressia nervosa. Dal momento che questi risultati potrebbero avere importanti implicazioni per la gestione dell’anoressia nervosa, è essenziali che siano robusti. Leggendo con attenzione l’ANTOP study affiorano due gravi difetti metodologici che ne limitano le conclusioni. Uno studio randomizzato e controllato per confrontare l’efficacia di due psicoterapie manualizzate Il primo difetto riguarda la validità interna dello studio e cioè se le psicoterapie applicate siano state implementate bene. Mentre i terapeuti tedeschi praticano da anni la TPB e conoscono la CBT, sono nuovi all’utilizzo della CBT-E, un intervento terapeutico complesso da imparare e applicare e che richiede un training intensivo e una costante supervisione da parte di un esperto. È evidente che questo non si è verificato nell’ANTOP study, dove sia i terapeuti sia i loro supervisori non avevano esperienza nell’usare questo nuovo trattamento. I terapeuti e i supervisori erano esperti nella CBT in generale, ma questo non li qualifica ad implementare in modo ottimale la CBT-E: è come se un ortopedico sia automaticamente qualificato per eseguire una nuova procedura ortopedica chirurgica. La scarsa conoscenza della CBT-E emerge anche dal modo in cui gli autori la descrivono nel testo, con molte inesattezze e imprecisioni che sono facilmente identificabili da un esperto nella CBT-E. Testare un nuovo trattamento implica la sicurezza che esso sia implementato bene. Questo non si è verificato nell’ANTOP study. www.aidap.org [ 19 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 Di conseguenza ci sono motivi per mettere in discussione la validità interna dello studio e le conclusioni degli autori. Il secondo difetto riguarda il modo in cui i pazienti sono stati trattati durante il percorso terapeutico. Gli autori dell’ANTOP study affermano di aver testato delle psicoterapie ambulatoriali, ma nel leggere i risultati emerge che circa un terzo dei pazienti appartenenti ad ogni gruppo è stato ricoverato, o durante la terapia o durante il follow-up, in un reparto ospedaliero, a causa del basso peso. In questo modo gli esiti dell’intervento, e quindi i risultati della ricerca, sono fortemente condizionati dal ricovero. è per questo motivo che altri studi che hanno valutato gli effetti della CBT-E (2-3) hanno preferito escludere dall’analisi dei dati i pazienti che venivano ricoverati durante il percorso terapeutico. In sostanza, la conclusione di Zipfel e colleghi che la TPB breve e la CBT-E sono entrambe efficaci, e simili alla terapia UC non è così robusta da poter essere utilizzata come linea guida per la scelta delle terapie da parte dei clinici. BIBLIOGRAFIA 1.Fairburn CG, Cooper Z, Doll HA, O’Connor ME, Palmer RL, Dalle Grave R. Enhanced cognitive behaviour therapy for adults with anorexia nervosa: A UK-Italy study. Behaviour Research and Therapy 2013; 51: 2-8. 2. Dalle Grave R, Calugi S, Doll HA, Fairburn CG. Enhanced cognitive behaviour therapy for adolescents with anorexia nervosa: An alternative to family therapy? Behaviour Research and Therapy 2013; 51: 9-12. articolo scientifico trattamento Terapie empiricamente validate e non empiricamente validate nel trattamento della bulimia nervosa: valutazione retrospettiva dei pazienti A cura di: Simona Calugi - AIDAP Empoli Fonte: Serpell L, Stobie B, Fairburn CG, van Schaick R: Empirically-supported and non-empirically supported therapies for bulimia nervosa: retrospective patient ratings. Journal of Eating Disorders 2013, 1:41 http://www. jeatdisord.com/content/1/1/41. Nel trattamento della bulimia nervosa (BN) esistono delle psicoterapie che hanno dimostrato efficacia – la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la terapia interpersonale (IPT) – però poco si sa sulla valutazione che i pazienti fanno degli esiti di queste terapie. Per questo motivo Serpell e collaboratori hanno voluto valutare se le terapie psicologiche supportate empiricamente vengano percepite come più efficaci dai pazienti con BN, rispetto a terapie che hanno meno supporto empirico. A tutti i partecipanti è stato inviato un questionario on-line che permettesse di valutare retrospettivamente i contenuti [ 20 ] www.aidap.org specifici della più recente psicoterapia effettuata per il disturbo dell’alimentazione e di indicare, su una scala da 0 a 100 il livello di miglioramento percepito sia sui sintomi del disturbo dell’alimentazione che su altri aspetti del benessere. Dall’indagine emerge che, oltre la metà del campione, ha ricevuto una psicoterapia supportata empiricamente, soprattutto la CBT (50 partecipanti su 53). Coloro che hanno ricevuto la CBT erano poi suddivisi in due categorie, sulla base della qualità della CBT ricevuta. La prima categoria differenziava partecipanti che, al giudizio degli esperti, avevano ricevuto una CBT specifica per la bulimia nervosa (CBT-BN) EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 e partecipanti che avevano ricevuto una CBT standard; la seconda categoria differenziava i partecipanti che, sulla base delle componenti chiave della CBT, avevano ricevuto una CBT adeguata o inadeguata. La specificità della terapia e la sua adeguatezza erano valutate separatamente. I risultati ottenuti non sono univoci: i partecipanti che riferiscono di aver ricevuto una CBT-BN, hanno riportato un miglior esito del trattamento rispetto a coloro che hanno effettuato una CBT standard. Tuttavia, quando il confronto viene fatto tra CBT adeguata e inadeguata e tra trattamenti empiricamente supportati e trattamenti non empiricamente supportati, il giudizio dei partecipanti sugli esiti delle terapie è simile. Questo studio, che per la prima volta prende in considerazione il punto di vista del paziente con BN e la sua percezione dell’esito delle terapie, è molto importante per due ragioni. Primo, la CBT-BN è riconosciuta, anche dai pazienti, come l’intervento che ha migliori esiti rispetto alla CBT standard. Questo indica che la focalizzazione sui meccanismi di mantenimento psicologici specifici della bulimia nervosa è essenziale nel trattamento. Ciò dovrebbe spingere i clinici, anche coloro che praticano la CBT, a direzionare il loro intervento su ambiti specifici e a non intervenire indiscriminatamente su qualunque tipo di patologia. La sempre maggiore specializzazione della psicoterapia, così come nella medicina, permette di proporre interventi più raffinati e con più alta probabilità di successo. Secondo, esiste una discrepanza tra percezione del paziente e trial clinici. Se da una parte in questa ricerca i pazienti che fanno terapie empiricamente supportate riferiscono esiti simili a coloro che fanno terapie non empiricamente supportate, dall’altra le linee guida sul trattamento della BN concordano nell’affermare che la CBT-BN sia la terapia d’elezione per il trattamento della BN grazie all’efficacia dimostrata in vari trial clinici (1-2). Questa discrepanza potrebbe dipendere dal modo in cui i singoli terapeuti agiscono nei loro setting e quanto si spingano nella condivisione con il paziente di un modello teorico e di obiettivi definiti. Mentre i terapeuti che utilizzano terapie empiricamente supportate (in particolare nel nostro caso la CBT) condividono con il paziente un modello teorico ben stabilito e definiscono con lui gli obiettivi da raggiungere, gli altri terapeuti lavorano con obiettivi meno definiti e spesso non condivisi con il paziente. Questo potrebbe portare il paziente a percepire effetti a-specifici della terapia come più importanti rispetto ad effetti specifici sulla patologia. Purtroppo alcuni limiti metodologici mettono in discussione i risultati ottenuti. Primo tra tutti il basso numero di soggetti (98 in totale) non permette di raggiungere, a detta degli stessi autori, una potenza statistica sufficiente da rendere i risultati attendibili. Il secondo limite riguarda l’indagine retrospettiva, che, inevitabilmente, è inficiata dal bias del ricordo di terapie che possono essere state effettuate anche 10 anni prima. Infine, le scale di valutazione sull’adeguatezza e specificità della CBT, che sono state utilizzate in questo studio per la prima volta, richiedono una validazione accurata. BIBLIOGRAFIA 1. National Institute for Clinical Excellence (NICE): Eating disorders: Core interventions in the management and treatment of anorexia nervosa, bulimia nervosa and related eating disorders. 2004. http://www.nice.org.uk/nicemedia/pdf/CG9FullGuideline.pdf. 2. American Psychiatric Association: Treatments for patients with eating disorders: Practice Guidelines. http://psychiatryonline. org/guidelines.aspx. non siete un associato aidap e volete ricevere a casa la rivista “Emozioni e Cibo”? Abbonatevi* compilando il modulo a pag. 39 Per informazioni contattare via e-mail: [email protected] o tel. 045 8103915 * L’abbonamento alla sola rivista non comprende i benefici riservati ai soci AIDAP AVVISO DI CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA annuale DEI SOCI AIDAP Viene convocata in prima convocazione per il giorno 3 aprile 2014 alle ore 23 presso la sede sociale dell’associazione, posta in Via Sansovino 16, 37138 Verona ed in seconda convocazione per il giorno 4 aprile 2014 alle ore 17, stesso luogo, per l’approvazione del nuovo statuto e regolamento dell’associazione. www.aidap.org [ 21 ] Offerta valide fino al 31 gennaio 2014 Dal catalogo Positive Press “Noi e il Cibo”, arriva l’esclusiva strenna di Natale dal titolo “Perdere e mantenere il Peso” che comprende: 1 software, 2 libri + 1 libro in omaggio al prezzo di e49,00 anziché e84,60! E le spese di spedizione sono GRATIS! 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Sono caratterizzati da persistenti disturbi del comportamento alimentare e/o di comportamenti estremi di controllo del peso associati a un’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo (Fairburn and Harrison, 2003) che causano spesso una grave morbilità fisica e psicosociale (Fairburn and Harrison, 2003) e un aumentato rischio di morte (Agras, 2001). Solo un sottogruppo di individui riceve un trattamento (Newman et al., 1996) e spesso dopo molti anni di malattia, quando la condizione ha prodotto danni invalidanti e a volte irreversibili (Herzog et al., 1992). La remissione completa dai disturbi dell’alimentazione è raggiunta da circa il 40-50% dei pazienti che completano i trattamenti basati sull’evidenza (Fairburn et al., 2009) e un ampio sottogruppo necessita di essere ospedalizzato per lunghi periodi in costosi reparti specializzati (Dalle Grave et al., 2008, Dalle Grave, 2011). Dal momento che i disturbi dell’alimentazione sono comuni e creano danni rilevanti, negli ultimi anni si è sviluppato un considerevole interesse nei confronti della loro prevenzione. In particolare, molti sforzi sono stati dedicati a sviluppare programmi di prevenzione scolastici perché i disturbi dell’alimentazione iniziano nell’adolescenza e la scuola è potenzialmente il luogo migliore per accedere alla maggior parte degli adolescenti (Dalle Grave, 2003). Programmi scolastici di prevenzione sono stati sviluppati e valutati da studi controllati in numerosi Paesi occidentali (es. Canada, Stati Uniti d’America, Norvegia, Svizzera, Olanda, Inghilterra, Italia, Spagna, Croazia, Australia ed Israele) (Dalle Grave, 2003) e un ampio bagaglio di conoscenza è oggi disponibile sulla loro efficacia e i loro limiti. Gli scopi principali di questo capitolo sono tre: (1) fare una revisione narrativa dell’efficacia dei programmi scolastici di prevenzione dei disturbi dell’alimentazione; (2) consigliare alcune implicazioni per gli stakeholder del settore della salute; (3) suggerire alcune strategie per migliorare i programmi futuri di prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione. Prevenzione dei disturbi dell’alimentazione: alcune definizioni La prevenzione dei disturbi dell’alimentazione si colloca all’interno delle aree di intervento della salute pubblica, definita come il processo di mobilizzare risorse locali, regionali, nazionali e internazionale per risolvere i maggiori problemi che affliggono la comunità (Detels et al., 2002) Il sistema classificativo originario per la prevenzione nel campo della salute pubblica, proposto dalla Commission on Chronic Illness (1957), prevedeva tre livelli di prevenzione (primaria, secondaria e terziaria) definiti in termini di obiettivi nei confronti del disturbo o della malattia (Tabella 1). Tabella 1. I tre tipi di prevenzione (Commission on Chronic Illness, 1957) è Prevenzione primaria. Cerca di diminuire il numero di nuovi casi di un disturbo o di una malattia (incidenza). è Prevenzione secondaria. Cerca di diminuire il tasso di casi stabiliti di un disturbo o una malattia nella popolazione (prevalenza). è Prevenzione terziaria. Cerca di diminuire la quantità di disabilità di un disturbo esistente. La definizione della Commission on Chronic Illness non è stata universalmente accettata e ha determinato disaccordi e confusione. Gordon (1983) ha proposto un nuovo sistemo classificativo adottando una prospettiva basata sul “rischio beneficio” derivata dall’assunto che il rischio di un individuo di ammalarsi deve essere pesato contro il costo, il rischio e il disagio dell’intervento preventivo. Il sistema classificativo di Gordon, che prevedeva tre livelli di prevenzione (universale, selettiva e indicata), è stato successivamente modificato dall’Institute of Medicine (Mrazek and Haggerty, 1994) ed oggi è adottato dalla maggior parte degli operatori della salute che si occupano di prevenzione (Tabella 2). www.aidap.org [ 23 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 Tabella 2. Livelli di prevenzione proposti dall’Institute of Medicine (Mrazek & Haggerty, 1994) Tabella 3. Definizione dei fattori di rischio (Kraemer et al., 1997, Stice et al., 2010) è Prevenzione universale. Sono interventi diretti al grande pubblico o a un intero gruppo di una popolazione che non è stato identificato sulla base del rischio individuale. è Fattore di rischio variabile: è un fattore che si modifica spontaneamente (es. età o peso) o in conseguenza del trattamento. è Prevenzione selettiva. Sono interventi diretti agli individui o a un sottogruppo della popolazione il cui rischio di sviluppare un disturbo mentale è significativamente al di sopra della media, come evidenziato da fattori di rischio biologici, psicologici o sociali. è Marcatore fisso: è un fattore che non può essere modificato (es. razza, sesso). è Fattore di rischio: è un fattore in cui non c’è un’evidenza empirica che documentai la sua variabilità o stabilità all’interno di un individuo. è Fattore di rischio causale: è un fattore che ha dimostrato di essere manipolabile e, quando è stato manipolato, di modificare il rischio dell’esito. è Marcatore variabile: è un fattore che non ha dimostrato di essere manipolabile o se manipolato non ha dimostrato di modificare il rischio dell’esito. è Prodromo: sintomo o sintomi che possono indicare la futura insorgenza del disturbo, ma che sono anche una caratteristica del disturbo stesso (es. la restrizione dietetica e l’insoddisfazione corporea). è Prevenzione indicata. Sono interventi diretti a individui ad alto rischio che sono identificati per avere sintomi o segni premonitori minimi ma rilevabili di un disturbo mentale, o marcatori biologici che indicano la predisposizione a un disturbo mentale, ma che non soddisfano i criteri DSM. Nella pratica preventiva dei disturbi dell’alimentazione la distinzione in livelli distinti di prevenzione è difficile da mantenere. Molti programmi di prevenzione universali, ad esempio, sono diretti alle adolescenti o alle giovani donne, ed è noto che il sesso femminile è un marcatore fisso dei disturbi dell’alimentazione. Inoltre, alcuni interventi di prevenzione selettiva includono inevitabilmente individui che adottano comportamenti non salutari di controllo del peso – che possono essere sia un fattore di rischio variabile sia un prodomo del disturbo dell’alimentazione (vedi Tabella 3 per la definizione dei fattori di rischio). Evoluzione dei programmi scolastici di prevenzione dei disturbi dell’alimentazione I programmi di prima generazione hanno adottato un approccio psicoeducativo (didattico) che forniva informazioni sulla nutrizione, sull’immagine corporea, sui disturbi dell’alimentazione e sui loro effetti dannosi. Questi programmi hanno determinato un incremento della conoscenza ma non una modificazione delle attitudini disfunzionali (es. l’eccessiva valutazione del peso e dalla forma del corpo) e dei comportamenti non salutari (es. la restrizione dietetica) (Dalle Grave, 2003). I programmi di seconda generazione hanno affrontato alcuni fattori di rischio empiricamente stabiliti, mantenendo un approccio didattico. In generale questi programmi hanno ridotto alcuni fattori di rischio, ma non i sintomi dei disturbi dell’alimentazione. I programmi di terza generazione, infine, hanno affrontato alcuni fattori di rischio empiricamente stabiliti utilizzando un approccio educativo interattivo ed esperienziale e innovative procedure e strategie progettate per modificare le attitudini [ 24 ] www.aidap.org N.B. È da sottolineare che i termini appropriati da usare dipendono dallo stato delle nostre conoscenze su un particolare fattore di rischio. Così un fattore di rischio variabile potrà diventare un fattore di rischio causale se la sua manipolazione dimostrerà di modificare il rischio di esito. disfunzionali e i comportamenti non salutari. Esempi includono l’approccio basato sulla dissonanza cognitiva (Shaw et al., 2009, Stice et al., 2008b), le tecniche di ristrutturazione cognitiva per sfidare le attitudini disfunzionali nei confronti del peso e della forma del corpo (Dalle Grave et al., 2001, Stewart et al., 2001), i messaggio video per dissuadere i partecipanti a fare una dieta (Paxton et al., 2002), le tecniche attive (es. automonitoraggio) per incoraggiare una modificazione delle abitudini alimentari (Stewart et al., 2001), i videotape di prevenzione sulla diete e sull’immagine corporea (Withers et al., 2002), le strategie per migliorare l’immagine corporea e l’autostima (O’Dea and Abraham, 2000) e i programmi multimediali su Internet con materiale psicoeducativo di autoaiuto (Winzelberg et al., 1998, Celio et al., 2000). Questi programmi hanno ridotto alcuni fattori di rischio e sintomi dei disturbi dell’alimentazione. Effetti dei programmi scolastici di prevenzione dei disturbi dell’alimentazione Negli ultimi 15 anni numerosi programmi scolastici di prevenzione dei disturbi dell’alimentazione sono stati valutati da studi controllati e randomizzati e l’efficacia di questi stu- EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 di è stata analizzata da revisioni sistematiche (Dalle Grave, 2003, Stice and Shaw, 2004, Stice et al., 2007b, Yager and O’Dea, 2008). Le conclusioni di una recente metanalsi, che ha esaminato 66 studi di 51 programmi di prevenzione diversi, sono le seguenti (Stice et al., 2007b): • Il 51% ha ridotto almeno un fattore di rischio empiricamente stabilito. • Il 29% ha prodotto una riduzione significativa dei sintomi dei disturbi dell’alimentazione. • Il 4% (due programmi) ha ridotto il rischio futuro d’insorgenza dei disturbi dell’alimentazione. • La riduzione dei fattori di rischio non si traduce sempre in una riduzione dei sintomi. • L’effect size degli interventi è piccolo (r = .10 to .18 per i fattori di rischio al post-test; r = .13 al post-test e al follow-up per i sintomi dei disturbi dell’alimentazione), questo significa che c’è un ampio spazio per migliorare l’efficacia dei programmi preventivi, • Numerosi programmi hanno ridotto i sintomi dei disturbi dell’alimentazione anche al follow-up. • I programmi efficaci si sono focalizzati sull’insoddisfazione corporea e sulle pressioni socio-culturali. • Solo il programma di Stice e collaboratori (2008a), basato sull’induzione della dissonanza cognitiva, ha prodotto effetti in studi replicati dipendenti e indipendenti. La metanalisi ha anche valutato le seguenti categorie di moderatori dei programmi, che specificano per chi e in quale condizione il programma funziona: • Caratteristiche del programma: effetti più grandi sono emersi nei programmi selettivi rispetto a quelli universali, offerti solo alle femmine e ai partecipanti di età maggiore di 15 anni. • Caratteristiche dell’intervento: effetti più grandi sono emersi nei programmi interattivi rispetto a quelli didattici, che hanno usato sedute multiple, somministrati da professionisti, focalizzati sull’accettazione del corpo, che he hanno usato un’induzione della dissonanza per cambiare le attitudini e comportamenti e che non hanno incluso materiale psicoeducativo. • Caratteristiche del disegno sperimentale: effetti più grandi sono emersi negli studi che hanno usato misure validate e periodi più brevi di follow-up (un artefatto). Le conclusioni della revisione di Stice e collaboratori (2007b) e di altre revisioni sistematiche (Dalle Grave, 2003, Stice and Shaw, 2004, Yager and O’Dea, 2008) forniscono utili informazioni sulla conoscenza delle caratteristiche dei programmi di prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione associate a un esito buono che possono essere riassunte nei punti seguenti: è I programmi di prevenzione selettiva tendono a ottenere risultati migliori rispetto a quelli universali. La maggior parte dei programmi universali ha raggiunto l’obiettivo di migliorare la conoscenza dei partecipanti, ma solo pochi hanno prodotto effetti positivi nelle attitudini disfunzionali e nei comportamenti non salutari. La maggior parte dei programmi selettivi, al contrario, ha prodotto effetti positivi sia sulle attitudini disfunzionali sia sui comportamenti non salutari. Effetti positivi negli individui ad alto rischio sono stati riportati da alcuni programmi universali, ma non da tutti (Becker et al., 2008). Due ragioni principali possono spiegare i risultati scadenti ottenuti dai programmi di prevenzione universale (Dalle Grave, 2003): (1) il livello di attitudini disfunzionali e di comportamenti non salutari in campioni non selezionati può essere così basso che è difficile dimostrare qualsiasi effetto significativo dell’intervento; (2) il campione non selezionato può non essere sufficientemente motivato a ingaggiarsi attivamente nel programma di prevenzione. è I programmi didattici hanno ottenuto minori effetti positivi rispetto a quelli interattivi. I programmi edu- cativi didattici hanno in genere determinato delle modificazioni sulla conoscenza, ma pochi miglioramenti delle attitudini e dei comportamenti. Questa osservazione aggiunge un’ulteriore evidenza alla conclusione raggiunta da ricercatori in altre aree che gli interventi psico-educativi didattici sono meno efficaci rispetto a quelli che coinvolgono attivamente gli studenti e insegnano loro nuove abilità (Clarke et al., 1995). è I programmi diretti agli studenti più anziani (più di 15 anni) hanno prodotto un effetto preventivo più potente sulle attitudini disfunzionali e i comportamenti non salutari. Una spiegazione possibile di questo risultato è che pochi studenti giovani (11-12 anni) adottano comportamenti di controllo del peso non salutari o evidenziano attitudini disfunzionali nei confronti del peso, della forma del corpo e del controllo dell’alimentazione. Di conseguenza è molto difficile raggiungere una riduzione significativa delle misure di esito. Un modo migliore per di valutare l’efficacia dei programmi di prevenzione nei partecipanti più giovani potrebbe essere quello di seguirli negli anni per valutare gli effetti a lungo termine dell’intervento preventivo (Dalle Grave, 2003). Un’altra possibilità è che gli studenti più giovani senza preoccupazioni sul peso, sulla forma del corpo e sul controllo dell’alimentazione non siano sufficientemente motivati a impegnarsi in un programma di prevenzione. Infine, gli interventi possono essere stati più efficaci negli adolescenti perché sono stati somministrati durante il periodo di picco di rischio di inizio della psicopatologia del disturbi dell’alimentazione (Shaw et al., 2009). www.aidap.org [ 25 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 è I programmi somministrati dai professionisti sono più efficaci di quelli somministrati da provider endogeni (es. insegnanti e consulenti). Due ragioni princi- pali possono spiegare questo risultatp. Primo, i provider endogeni hanno richieste competitive (es. insegnare) che ostacolano il mantenimento della fedeltà al programma. Secondo, i provider endogeni spesso ricevono una minore formazione sul programma in confronto a quella dei professionisti. è Alcuni contenuti dell’intervento sembrano produrre un esito migliore. Il numero di procedure e strategie uti- lizzate nei programmi è molto vario ed esiste una loro sovrapposizione in quelli che hanno avuto un esito positivo e negativo. È di conseguenza molto difficile trarre delle conclusioni su quali possano essere stati i contenuti specifici del programma di prevenzione che abbiano determinato un positivo effetto sulle attitudini disfunzionali e i comportamenti non salutari. Gli interventi di induzione di dissonanza cognitiva sembrano produrre il più largo effetto sull’interiorizzazione dell’ideale di magrezza, l’insoddisfazione corporea, i comportamenti dietetici, gli stati d’animo negativo e la psicopatologia del disturbo dell’alimentazione, rispetto agli altri programmi (Stice et al., 2007). Risultati positivi sono stati ottenuti anche da programmi focalizzati sull’accettazione del corpo, su attività educative che aiutano a costruire l’autostima, sul controllo salutare del peso, sull’analisi critica dell’ideale di magrezza promosso dai media e sull’uso del computer e di internet come mezzo di trasmissione delle informazioni (Stice et al., 2007b, Yager and O’Dea, 2008). Al contrario, interventi con un focus psicoeducativo e socioculturale o di gestione degli eventi stressanti hanno avuto effetti limitati (Stice et al., 2007b, Shaw et al., 2009). Questi dati indicano che la prevenzione della psicopatologia dei disturbi dell’alimentazione può essere ottenuta attraverso numerose e diverse procedure e strategie. IMplicazioni per gli stakeholder del salute I risultati ottenuti dai programmi di prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione permettono di suggerire alcuni suggerimenti pratici che possono essere utili per chiunque sia impegnato nel campo della prevenzione scolastica. Primo, non esiste alcuna evidenza statistica indicante che i programmi di prevenzione scolastica esaminati dalle revisioni sistematiche producano effetti dannosi negli studenti (Pratt and Woolfenden, 2002, Dalle Grave, 2003). I risultati fino ad ora ottenuti possono rassicurare i genitori e gli insegnanti che la prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione non ha effetti generali dannosi sui comportamenti e le attitudini degli studenti. [ 26 ] www.aidap.org Secondo, i risultati promettenti osservati con i programmi di prevenzione selettiva negli studenti ad alto rischio dovrebbe incoraggiare gli stakeholder della salute a promuovere ed investire risorse economiche in questi interventi negli adolescenti, in particolare quelli con più di 15 anni, a rischio di sviluppare un disturbo dell’alimentazione. I programmi, preferibilmente somministrarti da professionisti, dovrebbero affrontare i fattori di rischio empiricamente stabiliti e promuovere un salutare controllo del peso. Dal momento che i programmi selettivi possono avere la potenzialità intrinseca di produrre la discriminazione dei partecipanti, la ricerca futura dovrebbe studiare anche strategie per evitare che questo possa accadere. Alcune recenti tecnologie (es. CD-roms, compiti a casa su Internet, chat room guidate) possono aiutare a risolvere questi potenziali problemi (Dalle Grave, 2003). Terzo, i risultati scadenti ottenuti dai programmi di prevenzione universale suggeriscono che per il momento non è consigliabile dedicare risorse economiche in modo indiscriminato per questi interventi. Dal momento, però, che alcuni casi clinici di disturbi dell’alimentazione derivano dal gruppo di studenti a basso rischio, la ricerca sulla prevenzione universale dovrebbe continuare e la scuola rimane un luogo importante dove poter effettuare queste interventi. Poiché i programmi di prevenzione universale non sono generalmente efficaci nel migliorare i comportamenti non salutari, nel progettare nuovi programmi è auspicabile porre più enfasi sui cambiamenti comportamentali includendo un maggior legame tra la conoscenza, le attitudini e i comportamenti (Steiner-Adair et al., 2002). La Tabella 4 riporta alcuni suggerimenti per gli stakeholder della salute per ottimizzare l’implementazione e la valutazione dei programmi di prevenzione scolastici dei disturbi dell’alimentazione (Dalle Grave, 2003). Direzioni future Gli esisti scadenti dei programmi di prevenzione può essere in larga parte attribuita alla nostra limitata conoscenza dei fattori di rischio dei disturbi dell’alimentazione e all’insufficienza efficacia dei metodi usati per manipolare i fattori di rischio potenziali identificati. I risultati incoraggianti ottenuti dai programmi preventivi di terza generazione suggeriscono che la ricerca ha però le capacità potenziale di migliorare l’esito degli interventi di prevenzione. Nei paragrafi seguenti sono suggerite alcune strategie per cercare di migliorare i programmi futuri di prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione. Affidarsi maggiormente alla ricerca effettuata sui fattori di rischio La maggior parte dei programmi di prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione è stata progettata senza essere guidata dalla moderna ricerca sui fattori di rischio. Sebbene EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 Tabella 4. Suggerimenti per gli stakeholder della salute per ottimizzare l’implementazione e la valutazione dei programmi di prevenzione scolastici dei disturbi dell’alimentazione 1 I programmi di prevenzione devono essere inseriti facilmente nel contesto dell’orario scolastico con lezioni di durata non superiore ai 60 minuti. 2 I conduttori dei programmi devono essere estensivamente preparati prima d’iniziare l’intervento. 3 Il programma deve essere scritto in dettaglio in un manuale per facilitare la fedeltà e la disseminazione dell’intervento. 4 La fedeltà al programma deve essere sempre monitorata, specialmente se l’intervento è effettuato lontano dal team che conduce l’intervento. Per aumentare la fedeltà, oltre ad avere una scaletta dettagliata degli interventi da effettuare, è necessario registrare su un audio-cassetta il programma affinché il supervisore della ricerca possa valutare se l’intervento è stato applicato in modo corretto. 5 Per eliminare possibili contaminazioni è consigliabile usare un gruppo di controllo in un luogo diverso dalla scuola in cui è applicato l’intervento di prevenzione. 6 È importante coinvolgere nel programma di prevenzione la maggior parte degli adulti a contatto diretto o indiretto con gli studenti (genitori, insegnati, preside, amministratori scolastici, ecc.). 7 Incontri di rinforzo (“booster sessions”) dovrebbero essere pianificati di routine per mantenere e aumentare l’efficacia dell’intervento. 8 I programmi dovrebbero selezionare misure di esito qualitative e quantitative per valutare gli esiti primari e secondari che si desiderano raggiungere e anche la possibile comparsa di effetti negativi. 9 Follow-up a breve termine (6 mesi) e a lungo termine (1 o più anni) dovrebbero essere pianificati ed effettuati per valutare gli dell’intervento. la conoscenza dei fattori di rischio causali sia ancora scadente è raccomandabile che i futuri programmi di prevenzione siano empiricamente costruiti con lo specifico proposito di affrontare i fattori di rischio causali evidenziati dalla ricerca. È anche importante sviluppare nuovi strumenti per identificare gli individui ad altro rischio basandosi sulle ultime scoperte della ricerca sui fattori di rischio. Superare i difetti metodologici La maggior parte degli studi soffre di numerosi difetti metodologici. Molti studi pubblicati non includono un gruppo di controllo e senza questa condizione è impossibile distinguere gli effetti dell’intervento da quelli del passare del tempo. La maggior parte degli studi non ha usato la randomizzazione per assegnare i partecipanti alle condizioni esaminate e solo pochi hanno incluso il placebo come condizione di controllo. In molti casi il follow-up è stato inadeguato per poter raggiungere delle conclusioni utili. Nella maggior parte degli studi le misure di esito utilizzate sono state questionari di auto-somministrazione. Tali strumenti tendono a sovrastimare la psicopatologia e non rappresentano il modo ideale per valutare le caratteristiche dei disturbi dell’alimentazione. Oltre a ciò, le misure di esito utilizzate, con l’eccezione dello studio di Stice (2008a), tendono a valutare la modificazione delle attitudini e dei comportamenti e non il vero effetto dei programmi di prevenzione sull’incidenza dei disturbi dell’alimentazione. Numerosi studi, infine, hanno limitazioni statistiche, non avendo condotto appropriati test inferenziali per valutare gli effetti dell’intervento (es. ANOVA per misure ripetute) e gli effetti del dimensione del campione. Importare strategie da altri campi della prevenzione e dal trattamento dei disturbi dell’alimentazione Alcune strategie per migliorare l’efficacia dei programmi di prevenzione per i disturbi dell’alimentazione possono essere imparate da altri campi della prevenzione (es. depressione). Ad esempio, alcuni interventi psicosociali sono stati disegnati con il proposito di ridurre il rischio di depressione nei figli di genitori depressi, senza tenere conto della trasmissione del rischio (genetico o appreso) (Pearson et al., 2002). Nessuno studio, fino ad ora, è stato mirato ai figli dei genitori affetti da disturbi dell’alimentazione. Un altro campo, da dove potrebbero utilizzare qualche strategia i ricercatori che si occupano di prevenzione, è l’auto-aiuto con manuali adottato nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione più lievi. Questo approccio ha evidenziato effetti positivi nel trattamento della bulimia nervosa e del disturbo da alimentazione incontrollata (Loeb et al., 2000, Dalle Grave, 1997). L’auto-aiuto con i manuali può essere usato senza l’aiuto di un terapeuta (auto-aiuto puro) o con il supporto e la guida di un terapeuta, anche non specialista (auto-aiuto guidato). I contenuti di alcuni libri di auto-aiuto [(Fairburn, 1995, Dalle Grave, 1998)] sono derivati dalla teoria e terapia cognitivo comportamentale della bulimia nervosa, la più efficace forma di trattamento valutato nelle ricerche controllate (Wilson and Shafran, 2005). L’auto-auto con manuali usa alcune strategie efficaci per aumentare la motivazione al cambiamento, per ridurre la restrizione alimentare e l’ecces- www.aidap.org [ 27 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 siva importanza attribuita al peso e alla forma del corpo. Le ricerche sulla prevenzione, con poche eccezioni (Stice et al., 2008a), hanno completamente trascurato l’importanza di aumentare la motivazione dei partecipanti e non hanno sistematicamente usato le efficaci strategie cognitivo comportamentali per ridurre i comportamenti e le attitudini disfunzionali sull’alimentazione, sul peso e sulla forma del corpo. L’uso di alcune strategie dimostratesi efficaci nell’auto-aiuto con manuali potrebbe essere un modo per ottenere dei risultati positivi con interventi di prevenzione indicata a individui che mostrano i prodromi del disturbo dell’alimentazione. Integrare la prevenzione dei disturbi dell’alimentazione con quella dell’obesità Ci sono molte ragioni per integrare la prevenzione dei disturbi dell’alimentazione con quella dell’obesità (NeumarkSztainer, 2003, Haines and Neumark-Sztainer, 2006, Dalle Grave, 2003). Primo, i disturbi dell’alimentazione e l’obesità spesso coesistono. Studi caso-controllo hanno dimostrato che l’obesità è un fattore di rischio per la bulimia nervosa[ e il disturbo da alimentazione incontrollata[ (Fairburn et al., 1997) e altre ricerche hanno evidenziato che il disturbo da alimentazione incontrollata è molto comune tre le persone affette da obesità (de Zwaan, 2001). Secondo, un solo intervento è più economico di due, un punto importante da considerare in un periodo di crisi economica globale. Terzo, l’eliminazione di potenziali messaggi conflittuali sulla nutrizione, sull’attività fisica e sull’immagine corporea e di potenziali effetti iatrogeni generati da programmi somministrati separatamente (es. strategie per prevenire l’obesità, come ad esempio monitorare l’assunzione di alimenti, potrebbero promuovere un’eccessiva preoccupazione per l’alimentazione, il peso e le forme corporee e viceversa strategie finalizzate ad eliminare qualsiasi forme di restrizione alimentare potrebbero favorire l’adozione di un’alimentazione in eccesso e lo sviluppo di soprappeso). Un approccio integrato, che bilanci l’importanza di seguire uno stile di vita salutare per evitare lo sviluppo di obesità con l’importanza di accettare la diversità genetica del corpo umano per evitare lo sviluppo di disturbi dell’alimentazione, è una sfida che dovrà essere affrontata e valutata nelle future ricerche. Ad ogni modo, per sviluppare un efficace programma di prevenzione combinato è essenziale identificare con maggiore chiarezza i fattori di rischio condivisi tra obesità e disturbi dell’alimentazione. Alcuni dati preliminari indicano che la dieta, l’uso dei media, l’insoddisfazione corporea e le canzonature sul peso e la forma del corpo possono essere rilevanti per lo sviluppo sia dell’obesità sia dei disturbi dell’alimentazione (Haines and Neumark-Sztainer, 2006). Un parziale supporto all’integrazione dei due campi deriva dai risultati di un programma di prevenzione scolastica dell’obesità (Planet Health) finalizzato a promuovere un’a- [ 28 ] www.aidap.org limentazione salutare e l’attività fisica che ha prodotto una riduzione più significativa nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo nell’insorgenza di nuovo comportamenti disturbati di controllo del peso, come ad esempio il vomito autoindotto o l’uso improprio di lassativi o l’uso di farmaci dimagranti (Austin et al., 2007). Anche i risultati positivi nel prevenire sia l’aumento di peso sia l’insorgenza di disturbi dell’alimentazione del programma Gestione Salutare del Peso (vedi sopra) (Stice et al., 2008a) sono un’ulteriore prova sull’utilità di integrare la prevenzione dell’obesità e dei disturbi dell’alimentazione. Creare un ambiente con meno fattori di rischio I fattori socioculturali sembrano giocare un ruolo chiave nello sviluppo dei disturbi dell’alimentazione, un’affermazione supportata da almeno quattro line di evidenza (Striegel-Moore et al., 2007): (1) la preponderanza di individui colpiti da disturbi dell’alimentazione appartiene al genere femminile; (2) l’aumentata incidenza dei disturbi dell’alimentazione è associata con la diminuzione del peso ideale delle donne; (3) la maggiore incidenza e prevalenza di disturbi dell’alimentazione nelle culture che valorizzano l’ideale di magrezza e (4) l’associazione significativa tra interiorizzazione dell’ideale di magrezza e sviluppo futuro di disturbi dell’alimentazione. È molto improbabile che semplici e brevi programmi scolastici di prevenzione saranno in grado di produrre una reale riduzione dell’incidenza e della prevalenza dei disturbi dell’alimentazione senza azioni finalizzate a cambiare i fattori di rischio socioculturali. Lo spostamento da un modello di prevenzione basato sulla responsabilità personale verso un modello di prevenzione di salute pubblica è stata promossa con forza nel campo dell’obesità (Brownell and Horgen, 2004). Le istituzione che si occupano di salute pubblica hanno la responsabilità di assicurare la sicurezza della popolazione e i cambiamenti ambientali (Brownell and Horgen, 2004), incluso la taglia corporea delle motelle rappresentate nei media, il controllo della pubblicità dell’industria della dieta, la disponibilità di abiti per tutte le taglie corporee, la lotta contro il pregiudizio nei confronti dell’obesità e la disponibilità di cibo salutare a tutte le classi sociali. Un esempio che ha prodotto cambiamenti positivi sono le campagne anti fumo che hanno combinando l’intervento educativo con azioni di salute pubblica, come ad esempio la proibizione di fumare nei luoghi pubblici e le tasse sul tabacco. Qualche tentativo per modificare alcuni fattori di rischio ambientali per i disturbi dell’alimentazione è stato fatto in alcuni Paesi occidentali. In Italia, ad esempio, è stato pubblicato il Manifesto di Autoregolamentazione della Moda Italiana Contro l’Anoressia (Ministro per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive, 2006) che ha raccomandato, ma non obbligato, ai produttori di moda di: (1) disseminare un modello di EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 bellezza mediterraneo; (2) proteggere la salute delle modelle non permettendo di partecipare alle sfilate quelle che hanno una diagnosi di disturbo dell’alimentazione di gravità clinica valutato da un medico e che tenga conto anche dell’IMC; (3) non far sfilare modelle di età inferiore ai 16 anni; (4) promuovere presso gli associati e le aziende che sfilano l’inserimento generalizzato nella produzione delle collezioni per il consumatore finale delle taglie 46 e 48; (5) affiancare le istituzioni e le associazioni mediche specializzate nel promuovere campagne di comunicazione che modifichino positivamente i modelli estetici ispiratori della formazione dell’identità e dei comportamenti sociali; (6) impegnarsi a prevedere nei regolamenti interni misure idonee a garantire il rispetto dei principi espressi nel manifesto. Sebbene nessun dato sia disponibile sull’effetto di questa e di altre iniziative di salute pubblica, questi sforzi aprano una nuova era nel campo della prevenzione dei disturbi dell’alimentazione. Conclusioni La prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione è ancora nella sua infanzia. Recentemente, comunque, risultati promettenti sono stati raggiunti nell’identificare alcuni fattori di rischio e piccoli, ma significativi, progressi nello sviluppare e valutare interventi innovativi di prevenzione. I risultati ottenuti degli studi controllati devono rassicurare i genitori, gli insegnanti e gli stakeholder della salute che i programmi di prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione non hanno effetti dannosi sui comportamenti e le attitudini degli studenti. I programmi selettivi di prevenzione hanno ottenuto risultati promettenti e risultati positivi sono stati raggiunti usando un approccio interattivo, basato sulla dissonanza e somministrato a partecipanti nella media-tarda adolescenza. I programmi scolastici di prevenzione universale hanno purtroppo prodotto risultati deludenti e forse è giunta l’ora, se vogliamo davvero provare a raggiungere una riduzione reale dell’incidenza dei disturbi dell’alimentazione, di spostare gli sforzi da un approccio solo sull’individuo a un intervento di salute pubblica che cerchi di creare un ambiente più sano con meno fattori di rischio. L’articolo integrale con la descrizione dettAgliata dei programmi di prevenzione validati dalla ricerca e la bibliografia si può scaricare sul sito www.emozioniecibo.it o www.aidap.org. AIDAP segnala la recente pubblicazione dei Quaderni del Ministero della Salute sui disturbi dell’alimentazione Appropriatezza clinica, strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi dell’alimentazione n. 17/22, luglio-agosto 2013 Il Quaderno è stato presentato a Roma il 16 luglio 2013 Il documento è rivolto non solo agli operatori del settore, ma anche ai pazienti e ai loro familiari e a tutti coloro che sono interessati al problema. Esso intende fornire elementi su cui si possa costruire un’adeguata programmazione sanitaria, che garantisca alle persone affette da questi disturbi e ai loro familiari un’assistenza qualificata e quanto più possibile uniforme su tutto il territorio nazionale. Il Quaderno del Ministero della Salute può essere scaricato al sito: http://www.quadernidellasalute.it www.aidap.org [ 29 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 S.p.A. CASA DI CURA PRIVATA AD INDIRIZZO RIABILITATIVO 37016 Garda - Via Monte Baldo 89 - Telefono (045) 6208611 - Fax 7256132 E-mail: [email protected] - sito web: http//www.villagarda.it Direttore sanitario: Dott. Giovanni Citarella Idoneità Nazionale D.S. Ospedaliero - Spec. in Scienze dell’Alimentazione UNITÀ DI RIABILITAZIONE NUTRIZIONALE Responsabile: Dott. Riccardo Dalle Grave Spec. in Endocrinologia e Scienze dell’Alimentazione E-mail: [email protected] Trattamento dei disturbi dell’alimentazione (anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata) e dell’obesità grave e/o complicata. L’unità di Riabilitazione Nutrizionale ha 29 posti letto per il ricovero e nove posti con possibilità di due accessi giornalieri per il trattamento in day-hospital, accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale. Il programma si basa su un modello teorico originale di tipo cognitivo comportamentale somministrato da diverse figure professionali (medici, psicologi, dietiste, infermieri professionali). Le procedure terapeutiche applicate includono la riabilitazione nutrizionale (con l’assistenza a tutti i pasti), la psicoterapia individuale e di gruppo, la terapia della famiglia nei pazienti più giovani. Il programma di riabilitazione intensiva per l’Obesità grave e/o complicata è indicato per le persone affette da obesità grave (BMI > 40) o associata a severe complicanze mediche e/o psicologiche. Il programma si basa su un modello teorico cognitivo comportamentale originale condotto da un’équipe multidisciplinare che include la riabilitazione nutrizionale e fisica, gli incontri psicoeducazionali di gruppo e gli incontri individuali con il medico e lo psicologo (nei pazienti con disturbo da alimentazione incontrollata). ALTRI SERVIZI unità di Riabilitazione cardiovascolare Responsabile: Dott. Pierluigi Baroni Spec. in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare Riabilitazione post-operatoria per interventi di rivascolarizzazione e sostituzione valvolare Trattamento riabilitativo dell’infarto poliambulatori > Servizio nutrizionistico - Responsabile: Dott. Riccardo Dalle Grave - Spec. in Endocrinologia e Scienze dell’Alimentazione > Diagnostica Cardiologica - Responsabile: Dott. Pierluigi Baroni - Spec. in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare > Diagnostica per Immagini - Responsabile: Dott.ssa Paola Bazzani - Spec. in Radiologia > Servizio di Fisiokinesiterapia - Responsabile: Dott. Sergio Briani - Spec. in Ortopedia e Fisiatria che cos’è l’aidap AIDAP (Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso), nata nel 1999, è un’associazione indipendente e autonoma senza fini di lucro ed è riconosciuta come società medico scientifica da FISM (Federazione delle Società Medico Scientifiche Italiane). Ha lo scopo di condividere un certo tipo di conoscenza e cultura nella prevenzione, educazione, trattamento e ricerca dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità. Si propone di promuovere e organizzare convegni, tavole rotonde, conferenze, gruppi di studio e altre attività di informazione e formazione nel campo medico, psicologico, scolastico e sociale. monza varese milano 2 milano brescia treviso padova torino verona parma BOLOGNA rimini reggio emilia alessandria genova ancona la spezia firenze empoli teramo roma cassino lecce napoli AIDAP è stata accreditata come partner del Ministero della Pubblica Istruzione per la promozione del piano nazionale per la prevenzione del disagio fisico, psichico e sociale a scuola. Come tale AIDAP ha un ruolo rilevante nella presentazione ed educazione sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità nelle scuole. napoli 2 Elenco dei Centri AIDAP (in ordine alfabetico) salerno palermo oliveri catanzaro Cagliari trapani reggio calabria acicastello ENNA LENTINI Acicastello (CT) Alessandria Ancona Bologna Brescia Cagliari Cassino (FR) Catanzaro Empoli (FI) Enna Firenze Genova La Spezia Lecce Lentini (CT) Milano Milano 2 Monza Napoli Napoli 2 Oliveri (ME) Padova Parma Palermo Reggio Calabria Reggio Emilia Rimini Roma Salerno Teramo Torino Trapani Treviso Varese Verona attività dell’aidap Indirizzi e referenti delle varie UOL (Unità Operative Locali) AIDAP e attività svolte RIVISTA Emozioni e Cibo è la newsletter dell’Associazione, un punto d’incontro tra specialisti e coloro che vogliono condividere i loro problemi, le loro lotte e i loro successi nel campo dei disturbi dell’alimentazione e obesità. Prevenzione Vengono organizzati incontri educativi nelle scuole e altre istituzioni e corsi di formazione per insegnanti, educatori e altri operatori sociosanitari non specialistici. Sportello informativo - Per dare sostegno e consigli ai familiari - Per dare informazioni sulle cure e i centri terapeutici più vicini Gruppi di studio - Fare ricerca e sperimentazione per contribuire ad aumentare la conoscenza dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità - Per aggiornarsi sulle nuove evidenze scientifiche internazionali Sito http://www.aidap.org Dove potete trovare: - Forum. Il luogo d’incontro per chi soffre di disturbi dell’alimentazione o vuole conoscere tali problemi. - Novità scientifiche e Angolo Informativo. Tutte le notizie su disturbi dell’alimentazione e obesità. - Convegno Nazionale e Incontri. Convegni, workshop e tavole rotonde. - AIDAP test-online. 1) Eating Attitude test a 26 Item (EAT-26) 2) Calcola il tuo Indice di Massa Corporea (BMI) 3) Calcola la Spesa Energetica a Riposo o Resting Energy Expenditure (REE) - Centri aidap. Per trovare la sede AIDAP più vicina. Sito http://www.emozioniecibo.it è la prima rivista elettronica in Italia sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità. Emozioni e Cibo online presenta tre diversi livelli di informazione in grado di soddisfare sia il grande pubblico sia lo specialista più esigente. - Modulo “Emozioni e Cibo” - versione online della rivista. - Modulo “Journal Observer” - riporta un riassunto con commento di articoli pubblicati sulle più importanti riviste internazionali. - Modulo “News RSS” - gli abstract in lingua originale, presenti nelle più prestigiose riviste scientifiche internazionali. www.aidap.org [ 31 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 Abruzzo Campania Referente regionale: Dott. Mario Di Pietro Referente regionale: Dott.ssa Rosa Mennella AIDAP Teramo AIDAP Napoli Responsabile: Dott. Mario Di Pietro Responsabile: Dott.ssa Rosa Mennella Sede: Centro di Riferimento Regionale di Auxologia e Nutrizione Pediatria (CRRANP) c/o U.O.C. Pediatria P.O. Atri (TE) Tel. 085 8707509 E-mail: [email protected] - [email protected] Sede: Via Salvo D’Acquisto, 171 80042 Boscotrecase (NA) Tel. e Fax 0815374177 Cell. 338 5940931 E-mail: [email protected] Calabria Referente regionale: Dott. Giovanni Minutolo AIDAP Catanzaro Responsabile: Dott. Tommaso Gioffrè Sede: Via Panoramica, 7 88068 Soverato (CZ) Telefax 0967 528522 Cell. 335 5325535 - 347 0056700 E-mail: [email protected] Collabora nello studio il Dott. Massimiliano Scalzo (nutrizionista) AIDAP Reggio Calabria Responsabile: Dott. Giovanni Minutolo Sede: Via R. Willermin, 1 89123 Reggio Calabria (RC) Tel. 0965 25864 - Cell. 347 0056700 Telefax 0966 474400 E-mail: [email protected] Orario di segreteria: da lunedì a sabato 9:00-13:00 e 17:00-19:30 Attività svolte: • Incontro informativo/prevenzione sui disturbi dell’alimentazione e dell’obesità rivolto a studenti e docenti dell’istituto superiore Liceo Classico “ Tommaso Campanella” di Reggio Calabria in maggio 2014. • Incontro di sensibilizzazione/divulgazione scientifica sui disturbi dell’alimentazione e l’obesità rivolto al grande pubblico tenutosi presso la farmacia “ Arcudi” di RC. • Sono in programma progetti educativi e incontri di sensibilizzazione/ informazione, gratuiti, nelle scuole del territorio rivolti a studenti, genitori e insegnanti. • L’équipe è disponibile a collaborare con TV, radio e giornali locali per la divulgazione informativa e scientifica sui disturbi dell’alimentazione e obesità. • Sono stati già effettuati e sono in programma incontri informativi e partecipazioni a convegni organizzati da Associazioni ed Enti del territorio. • è attivo uno sportello d’ascolto gratuito dal lunedì al sabato. [ 32 ] www.aidap.org Attività svolte: • Il Mercoledì pomeriggio è attivo un servizio gratuito di ascolto e informazione sui disturbi dell’alimentazione e del peso (previo appuntamento). • Sono attivi incontri di sensibilizzazione e di informazione sui disturbi dell’alimentazione nelle scuole del territorio. • L’équipe è disponibile a svolgere interventi informativi nelle scuole per studenti, genitori, insegnanti sui temi legati all’obesità e ai disturbi dell’alimentazione. AIDAP Napoli 2 Responsabile: Dott.ssa Bianca Maria Saetta Sede: Via Mergellina, 44 - 80122 Napoli (NA) Tel. 081 667676 - Cell. 335 8181170 E-mail: [email protected] Sito web:www.saettanutrizione.it Attività svolte: • è attivo una volta a settimana uno sportello gratuito di ascolto e orientamento per i disturbi dell’alimentazione e obesità. • è in atto una collaborazione con un quotidiano locale che prevede la pubblicazione di articoli riguardanti i disturbi dell’alimentazione e l’obesità inseriti in una rubrica bisettimanale. • Sono in previsione incontri rivolti a pediatri e medici di base finalizzati ad una migliore informazione e comunicazione su tematiche dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità. • Sono in previsione incontri di informazione e sensibilizzazione in alcune scuole del territorio. AIDAP Salerno Responsabile: Dott.ssa Fimiani Giorgia Sede: Corso Umberto I, 203 84013 Cava de’ Tirreni (SA) Tel. e Fax 089 9951640 Cell 335 1091918 E-mail: [email protected] Orario di segreteria: da lunedì a venerdì 9:00-12:30 e 15:30-19:30 Collabora nello studio la Dott.ssa Rosaria Grassi (psicologa e psicoterapeuta) Attività svolte: • Il mercoledì mattina dalle 9 alle 11:30 è attivo uno sportello di ascolto e di informazione gratuito sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità (previo appuntamento). • è attiva una collaborazione con quotidiani e periodici locali per la pubblicazione di articoli sui disturbi dell’alimentazione, sull’obesità e su tematiche riguardanti l’alimentazione e lo stile di vita. • Sono in progetto incontri educativi rivolti al grande pubblico per la diffusione di informazioni relative ai disturbi dell’alimentazione, all’obesità e ad un corretto stile di vita. • Sono in previsione incontri informativi per medici di base e pediatri sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità. EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 • L’équipe è disponibile a svolgere interventi informativi nelle scuole, rivolti a studenti, insegnanti e genitori, sui temi legati ai disturbi dell’alimentazione e all’obesità. Emilia Romagna Referente regionale: Dott.ssa Lorella Fornaro • Sono in progetto incontri educativi rivolti al grande pubblico per diffondere informazioni relative ai disturbi dell’alimentazione, all’obesità e a un corretto stile di vita. AIDAP Rimini Responsabili: Dott.ssa Manuela Marchini e Dott. Amelio Marchi (vedi foto AIDAP Bologna) Sede: Via G. Perlasca, 15 - 47900 Rimini Cell. 329 3790844 - E-mail: [email protected] AIDAP Bologna Responsabili: Dott. Amelio Marchi (in alto) e Dott.ssa Manuela Marchini (in basso) Sede: Via Azzurra, 1 - 40137 Bologna (BO) Cell. 3293790844 E-mail: [email protected] Attività svolte: • è attivo un servizio gratuito di ascolto, informazione e diffusione di materiale scientifico sui disturbi dell’alimentazione e del peso e sui percorsi di prevenzione e di cura. • è possibile effettuare i colloqui informativi previo appuntamento. AIDAP Parma Responsabili: Dott.ssa Lorella Fornaro (in alto) e Dott.ssa Carlotta Bocchi (in basso) Sede: Strada Inzani, 5 - 43100 Parma (PR) Tel. e Fax 0521 237644 E-mail: [email protected] Orario di segreteria: lunedì-venerdì 9:00-13:00 e 15:00-19:00 mercoledì 9:00-12:00 (sportello di ascolto su appuntamento) Seguici su Facebook Attività svolte: • È attivo un servizio gratuito di ascolto, informazione e diffusione di materiale scientifico sui disturbi dell’alimentazione e del peso e sui percorsi di prevenzione e di cura. Il lunedì mattina è possibile effettuare, previo appuntamento, i colloqui informativi. • Sono attivi incontri informativi con i medici e i pediatri, allo scopo di fornire una consulenza specialistica in relazione al riconoscimento precoce dei disturbi dell’alimentazione e ai percorsi di cura. • Sono in fase di realizzazione una serie di incontri informativi rivolti agli insegnanti sul tema dei disturbi dell’alimentazione e un ciclo di incontri aperti al grande pubblico sul corretto stile di vita. • Sono in programma interventi di prevenzione e divulgazione nelle scuole medie inferiori e superiori del territorio. Lazio Referente regionale: Dott.ssa Maria Grazia Rubeo AIDAP Cassino (FR) Responsabile: Dott. Franco Giuseppe Colella Sede: Corso della Repubblica 232 03043 Cassino (FR) - Cell. 339 7380152 E-mail: [email protected] Collabora nello studio la Dott.ssa Lisa Reverberi Attività svolte: • Si continuano a svolgere incontri educativi sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità rivolti al grande pubblico. • è sempre attiva la collaborazione con alcuni giornalisti per interviste e articoli pubblicati sui quotidiani della città. • è iniziata una collaborazione con un’associazione onlus di donatori di sangue e con una società sportiva di calcio per diffondere informazioni e materiale scientifico sull’alimentazione e su un corretto stile di vita. • è attivo lo sportello di ascolto e informazione il mercoledì dalle 9 alle 12 (su appuntamento). AIDAP Reggio Emilia Responsabile: Dott.ssa Lisa Reverberi Sede: Via A. De Gasperi, 44 42100 Reggio Emilia Tel. 0522 555514 - Fax 0522 334906 E-mail: [email protected], [email protected] Collabora nello studio la Dott.ssa Lorella Fornaro Orario di segreteria: lunedì e sabato 9:00-12:00 martedì-mercoledì-venerdì 13:30-18:30 Attività svolte: • Il lunedì mattina dalle 9:30 alle 12:30 è attivo uno sportello di ascolto e di informazione gratuito sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità (previo appuntamento). Attività svolte: • Corsi di formazione sulla terapia dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità rivolti agli operatori (medici, psicologi, dietisti, biologi nutrizionisti, infermieri professionali, fisioterapisti) che vogliono approfondire le conoscenze sulla CBT-E. • Incontri informativi rivolti agli insegnanti, agli studenti ed al grande pubblico sul tema dei disturbi dell’alimentazione e del peso. • Incontri informativi e progetti educativi nei seguenti settori: palestre e scuole di ballo, al fine di approfondire in particolare l’argomento dei fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza dei disturbi dell’alimentazione e soprattutto del rapporto tra attività fisica e qualità della vita (promozione degli stili di vita riconosciuti come salutari). • Servizio gratuito di ascolto ed informazione sui disturbi dell’alimentazione, sui problemi di sovrappeso ed obesità (previo appuntamento). • Campagna di divulgazione informativa tramite gli organi si stampa locali. AIDAP Roma Responsabile: Dott.ssa Maria Grazia Rubeo Sede: Via Levico, 9 00198 Roma (RM) Tel. e Fax 06 8840242 Cell. 338 9098603 E-mail: [email protected] Orario di segreteria: tutti i giorni 24 ore su 24 Collabora nello studio la Dott.ssa Lidia Nevaloro www.aidap.org [ 33 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 Attività svolte: • è attivo uno sportello d’ascolto per quanti fossero interessati all’informazione e alla prevenzione sui disturbi dell’alimentazione e obesità (previo appuntamento). • La UOL di Roma svolgerà un programma di prevenzione e informazione nelle scuole medie e superiori a partire da Ottobre. • Sono in programmazione incontri serali informativi per il grande pubblico. è richiesta la prenotazione. Liguria Referente regionale: Dott. Giancarlo Sarno AIDAP Genova Responsabile: Dott. Giancarlo Sarno Sede: Via Ruffini, 10/8 16128 Genova Tel. 010 5955374 Cell. 335 6942193 E-mail: [email protected] Attività svolte: • Sono stati effettuati e sono in programma incontri informativi con medici di base e pediatri allo scopo di fornire criteri idonei sia a una prima diagnosi dei disturbi dell’alimentazione sia al riconoscimento di eventuali altri disturbi sovrapposti • Proseguono gli interventi informativi nelle scuole per studenti, genitori ed insegnanti. Attività svolte: • Il martedì e giovedì è attivo, previo appuntamento, uno sportello gratuito d’ascolto e d’informazione sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità. • Sono in programma incontri di informazione, gratuiti, nelle scuole del territorio. • L’equipe è disponibile a svolgere lezioni nelle scuole e serate informative sui temi legati all’obesità e ai disturbi dell’alimentazione. • Sono in corso incontri informativi per i medici di base sui temi del peso e dello stile di vita. • Collaborazione con radio e giornali locali. • Anche per l’anno scolastico 2013-2014 l’AIDAP collaborerà con l’Assessorato allo Sport e al Tempo libero della Provincia di Brescia, per la realizzazione del Progetto S.P.O.R.T. (Salute Passione Onestà Rispetto Territorio), nelle scuole della Provincia di Brescia. AIDAP Milano Responsabile: Dott.ssa Arianna Banderali Sede: Viale Caldara, 23 20122 Milano Tel. e Fax 02-5456738 Cell. 339-1785974 E-mail: [email protected] Attività svolte: • È attivo un programma di prevenzione tramite campagne svolte nelle scuole medie inferiori e superiori del territorio. AIDAP Milano 2 Responsabile: Dott. Sergio Colombi AIDAP La Spezia Responsabile: Dott. Adolfo Fossataro Sede: Via XXIV Maggio, 152 19124 La Spezia Tel. e Fax 0187 23414 E-mail: [email protected] Sito web: www.fossataroadolfonutrizione.com Orario di segreteria: da lunedì a venerdì 15:00-18:00 Collaborano nello studio la Dott.ssa Stefania Rosi (dietista) e la Dott.ssa Monica Gomez Ortiz (psicologa e psicoterapeuta) Attività svolte: • A partire da gennaio 2014 sono in programma 5 incontri settimanali, rivolti a giovani tra 15 e 18 anni, in cui verranno affrontati i temi dell’ideale di bellezza, dell’immagine corporea e dell’autostima. • Tutti i giorni (sabato escluso) dalle 15 alle 18 presso il Centro è attivo uno sportello informativo gratuito che fornisce informazioni su disturbi dell’alimentazione, sovrappeso e obesità. Lombardia Referente regionale: Dott.ssa Arianna Banderali AIDAP Brescia Responsabile: Dott. Andrea Benedetto Sede: Via Milano, 14 - 25126 Brescia Tel. 030-292179 - E-mail: [email protected] Orario di segreteria: lunedì e giovedì ore 8:30-11:00 martedì e venerdì ore 14:00-18:00 [ 34 ] www.aidap.org Collabora nello studio: dott.ssa Ornella Pastrengo (psicologa) Sede: Corso Garibaldi, 71 - 20123 Milano Tel. 02 86460962 Cell. 339 8898555 E-mail: [email protected] Sportello di ascolto: martedì-mercoledì 16:00-17:00 Cell. 339-8898555 - Tel. 02-86460962 Collabora nello studio la Dott.ssa Francesca Colombi (psicologa) Attività svolte: • Sono previsti periodici corsi di psicoeducazione sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità, è richiesta la prenotazione. AIDAP Monza Responsabile: Dott.ssa Maria Grazia Galimberti Sede: Via Moriggia, 3 20900 Monza Tel. 339 7777811 E-mail: [email protected] Collaborano nello studio la Dott.ssa Chiara Galli (medico endocrinologo), la Dott.ssa Cristina Calderone (psicoterapeuta), la Dott.ssa Vanessa Sangiorgio (nutrizionista) e la Dott.ssa Manuela Caslini (psichiatra) Attività svolte: • è attivo, previo appuntamento, uno sportello d’ascolto e di orientamento sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità. • Sono in programma serate informative aperte al grande pubblico e agli operatori del settore • è programmato un convegno sui disturbi dell’alimentazione con la partecipazione di esperti in questo campo. • Sono in previsione incontri informativi per i medici di base sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità. • Sono in previsione gruppi di auto-aiuto sull’obesità. EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 AIDAP Varese Responsabile: Dott.ssa Annarita Traini Sede: Viale Borri, 75 - 21100 Varese Tel. 0332 813456 (per appuntamenti) Fax 0332 813464 Cell. 333 2056555 (per informazioni) E-mail: [email protected] Orario di segreteria: da lunedì a sabato: 9:00-19:00 Collabora nello studio la Dott.ssa Angela Focarelli (dietista) Attività svolte: • è attivo uno sportello di ascolto e di orientamento gratuito, sia telefonico che via e-mail, per fornire informazioni sui problemi dell’obesità e dei disturbi dell’alimentazione. • Al mercoledì mattina, previo appuntamento, sono possibili colloqui informativi all’interno della Sede. • Sono previsti incontri di prevenzione sui disturbi dell’alimentazione e obesità nelle scuole di ogni ordine e grado. • In programma corsi per gruppi di persone affetti da sovrappeso ed obesità. Marche Referente regionale: Dott.ssa Silvia Filipponi AIDAP Ancona Attività svolte: • Supervisione al forum AIDAP da parte della dott.ssa Cappelletti Sara. • Sportello informativo gratuito per fornire informazioni e materiale scientifico sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità (previo appuntamento). • L’équipe è disponibile a svolgere lezioni nelle scuole, e organizza incontri rivolti alla popolazione sui temi legati all’alimentazione, all’obesità e ai disturbi dell’alimentazione. AIDAP Torino Responsabili: Dott. Mauro Cappelletti (in alto) e Dott.ssa Sara Cappelletti (in basso) Sede: Via San Francesco da Paola, 37 10123 Torino Cell. 338 5077416 (Mauro Cappelletti) Cell. 338 9892040 (Sara Cappellletti) E-mail: [email protected] Orario di segreteria: lunedì-mercoledì-giovedì ore 16:00-18:00 martedì e venerdì ore 10:00-12:00 Attività svolte: • Supervisione al forum AIDAP da parte della dott.ssa Cappelletti Sara. • Sportello informativo gratuito per fornire informazioni e materiale scientifico sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità (previo appuntamento). • L’équipe è disponibile a svolgere lezioni nelle scuole, e organizza incontri rivolti alla popolazione sui temi legati all’alimentazione, all’obesità e ai disturbi dell’alimentazione. Responsabile: Dott.ssa Silvia Filipponi Sede: Via Giordano Bruno, 44 - 60100 Ancona Tel. 071 2804116 - E-mail: [email protected] Collaborano nello studio la Dott.ssa Paola Bartolini e la Dott.ssa Lucia Piccinini Attività svolte: • Il lunedì dalle 17 alle 19 è attivo uno sportello d’ascolto e di informazione gratuito, su disturbi dell’alimentazione e obesità (previo appuntamento). • Ogni primo martedì del mese viene organizzato un incontro serale (2122:30) informativo, rivolto in particolare a familiari e amici di persone affette da disturbi dell’alimentazione. • Sono in progetto e realizzazione incontri gratuiti aperti al pubblico nei comuni della provincia di Ancona. • Proseguono interventi di prevenzione-educazione nelle scuole medie inferiori e superiori del territorio. Piemonte Referente regionale: Dott. Mauro Cappelletti AIDAP Alessandria Responsabile: Dott. Mauro Cappelletti (vedi foto AIDAP Torino) Sede: Via Messina, 23 - 15121 Alessandria Tel. 0131 264669 - Cell. 338 5077416 E-mail: [email protected] Orario di segreteria: lunedì-mercoledì-giovedì ore 15:30-18:30 martedì e venerdì ore 9:30-12:00 Puglia Referente regionale: Dott.ssa Loredana De Luca AIDAP Lecce Responsabili: Dott.ssa Loredana De Luca (in alto) Équipe: Dott. Salvatore Rizzello (in basso), Dott.ssa Erica Garola, Dott.ssa Barbara Natalizio Sede: Via Montello, 1 (da aprile: V.le De Pietro 1) 73100 Lecce - Tel. e Fax 0832 244063 Cell. 328 6120205 - E-mail: [email protected], [email protected] Facebook : aidap-ragazzecontrocorrente Orario di segreteria: tutti i pomeriggi eccetto il sabato: 16:00-20:00 giorni dispari: 10:00-13:00 (Si riceve previa telefonata) Attività svolte: • Sportello di informazione e di ascolto gratuito (per appuntamento) sui disturbi dell’alimentazione e del peso, anche sulle nuove espressioni della patologia contemplate nel nuovo DMS-5; distribuzione di materiale informativo/scientifico. • Programma “Perdere peso… senza perdere la testa”, individuale o di gruppo per chi voglia perdere e mantenere il peso perduto senza mettere a rischio la salute, (consulenza medica, psicologica, dietistica). • S.O.S. Genitori, gruppi di riflessione e di sostegno per affrontare e gestire al meglio situazioni di disagio e problematicità dell’ infanzia e dell’adolescenza. • Programma “benessere e stile di vita”, percorso di gruppo rivolto a chi desidera imparare strategie efficaci per mantenersi in forma (scelta di una sana alimentazione e di una equilibrata attività fisica) e gestire al meglio il proprio mondo emozionale (laboratorio guidato da nutrizionista e psicologa). www.aidap.org [ 35 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 • Incontri tematici in sede due volte al mese in tarda serata. • Attività di prevenzione negli Istituti scolastici di ogni ordine e grado che ne facciano richiesta. • Attività formazione: sono in programma incontri presso le Scuole di formazione per estetiste per far conoscere e sensibilizzare sui disturbi dell’alimentazione. Da Aprile, nella nuova sede di V.le De Pietro a Lecce, si effettueranno incontri tematici sulla terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità rivolti a professionisti (medici, biologi nutrizionisti, psicologi, dietisti) che vogliano approfondire le loro conoscenze e avere un utile scambio di idee. • AIDAP - Lecce fa parte di “ Alleanza Locale della Famiglia”, promosso dall’Assessorato alle Politiche Familiari del Comune di Lecce, e in quanto tale promuove iniziative cittadine sull’informazione e prevenzione dei disturbi dell’alimentazione e del disagio giovanile, come quelle svoltesi nel mese di Ottobre presso quattro postazioni pubbliche, messe a disposizione dal Comune di Lecce. Sardegna Referente regionale: Dott.ssa Manuela Biddau Attività svolte: • Ogni mattina, dalle 9 alle 11:30, è attivo uno sportello di ascolto e di informazione gratuito sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità. • Viene mantenuta una fattiva collaborazione con quotidiani, periodici locali e network televisivi per la pubblicazione di articoli sui disturbi dell’alimentazione, sull’obesità e su tematiche riguardanti l’alimentazione e lo stile di vita. • Vengono preparate booklet informativi e monografie didattiche. • Si attuano incontri psicoeducativi gratuiti rivolti al grande pubblico, per la diffusione di informazioni relative ai disturbi dell’alimentazione, all’obesità e ad un corretto stile di vita. • Incontri informativi per medici di base e pediatri sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità vengono organizzati periodicamente ad Enna ed Acicastello. • L’équipe ha svolto e continua ad attuare interventi informativi nelle scuole, rivolti a studenti, insegnanti e genitori, sui temi legati ai disturbi dell’alimentazione e all’obesità. • Vengono ospitati Psicologi tirocinanti della Università di Catania e della Università Kore di Enna, che ricevono così una adeguata informazione di base sui disturbi della alimentazione • Vengono ospitati Colleghi stranieri per stage formativi sui disturbi della alimentazione. Già ospitati Operatori da: Polonia, Lituania, Ukraina, Turchia e Serbia. AIDAP Enna AIDAP Cagliari Responsabile: Dott.ssa Manuela Biddau Responsabile: Dott. Tullio Scrimali (vedi foto AIDAP Acicastello) Sede: Via Malpighi, 4 - 09126 Cagliari Cell. 328 3324817 - Fax 070 7731921 E-mail: [email protected] Sede: c/o Centro Clinico Aleteia - Via Gramsci, 6 - 95021 Acicastello (CT) Tel. 0935 25060, 095 492945 - Fax 095 7127749 - E-mail: [email protected] Sito web: www.centroclinicoaleteia.it Orario di segreteria: venerdì 16-19 Orario di segreteria: da lunedì a venerdì 9:00-12:30 Collaborano nello studio la Dott.ssa Valeria Serra e la Dott.ssa Elisabetta Gasperini Collabora nello studio la Dott.ssa Damiana Tomasello (Psicologa, Psicoterapeuta) Attività svolte: • Il venerdì, dalle 16:00 alle 19:00, previo appuntamento telefonico, è attivo uno sportello d’ascolto gratuito allo scopo di fornire informazioni sui disturbi dell’alimentazione, sull’obesità, sulle attività del centro, sulle cure e i centri terapeutici più vicini e di illustrare e consegnare materiale informativo scientifico. • Sono in corso degli interventi informativi di prevenzione presso diverse scuole superiori della città diretti a studenti e insegnanti. • Sono in programma una serie di incontri informativi per i medici di base sui disturbi dell’alimentazione e del peso. • Ogni primo venerdì del mese dalle 16:00 alle 19:00 è possibile effettuare uno screening gratuito sui disturbi dell’alimentazione e del peso. • Sono in corso cicli di incontri educativi sui disturbi dell’alimentazione per familiari ed amici di pazienti affette da questo disturbo. Attività svolte: • Ogni mattina, dalle 9 alle 11:30, è attivo uno sportello di ascolto e di informazione gratuito sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità. • Viene mantenuta una fattiva collaborazione con quotidiani, periodici locali e network televisivi per la pubblicazione di articoli sui disturbi dell’alimentazione, sull’obesità e su tematiche riguardanti l’alimentazione e lo stile di vita. • Vengono preparate booklet informativi e monografie didattiche. • Si attuano incontri psicoeducativi gratuiti rivolti al grande pubblico, per la diffusione di informazioni relative ai disturbi dell’alimentazione, all’obesità e ad un corretto stile di vita. • Incontri informativi per medici di base e pediatri sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità vengono organizzati periodicamente ad Enna ed Acicastello. • L’équipe ha svolto e continua ad attuare interventi informativi nelle scuole, rivolti a studenti, insegnanti e genitori, sui temi legati ai disturbi dell’alimentazione e all’obesità. • Vengono ospitati Psicologi tirocinanti della Università di Catania e della Università Kore di Enna, che ricevono così una adeguata informazione di base sui disturbi della alimentazione • Vengono ospitati Colleghi stranieri per stage formativi sui disturbi della alimentazione. Già ospitati Operatori da: Polonia, Lituania, Ukraina, Turchia e Serbia. Sicilia Referente regionale: Dott. Francesco Iarrera AIDAP Acicastello (CT) Responsabile: Dott. Tullio Scrimali Sede: c/o Centro Clinico Aleteia Via Gramsci, 6 - 95021 Acicastello (CT) Tel. 0935 25060, 095 492945 Fax 095 7127749 - E-mail: [email protected] Sito web: www.centroclinicoaleteia.it Orario di segreteria: da lunedì a venerdì 9:00-12:30 Collabora nello studio la Dott.ssa Damiana Tomasello (Psicologa, Psicoterapeuta) [ 36 ] www.aidap.org AIDAP Lentini (CT) Responsabile: Dott. Francesco Iarrera (vedi foto AIDAP Oliveri) Sede: Via Etnea, 185 - Lentini (CT) Tel. 320 9117157 - Email: [email protected] Sito: www.centrodiriabilitazionenutrizionale.it Équipe terapeutica: Dott.ssa Mannino Valeria, medico specialista in Neuropsichiatria Infantile e la Dott.ssa Guarnera Manuela, psicologa. EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 AIDAP Oliveri (ME) AIDAP Trapani Responsabile: Dott. Francesco Iarrera Responsabile: Dott. Antonino Faillaci (a destra) Sede: Piazza Pirandello, 8 - 98060 Oliveri (ME) Tel. 0941 313999 - Cell. 328 3727128 E-mail: [email protected] Sito web: www.centrodiriabilitazionenutrizionale.it Équipe: Dott. Paolo Palmeri (dietista) (in piedi), Dott.ssa Maria Barbara (psicologa) (a sinistra) Orario di segreteria: lunedì, mercoledì e venerdì ore 8:30-12:30 e 14:00-18:00 Attività svolte: • È attivo tramite il sito www.centrodiriabilitazionenutrizionale.it uno sportello d’ascolto gratuito per ricevere informazioni sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità. • È attivo “On line con il nutrizionist@” che permetterà ai pazienti di seguire il programma per la perdita di peso tramite un accesso internet. • È attivo tramite il sito e la pagina facebook, “Io non sono il mio peso”, un gruppo di mutuo supporto e di informazione sui disturbi alimentari. • Si organizzano presso la sede del Centro programmi di prevenzione sui disturbi dell’alimentazione, basati sulla dissonanza cognitiva, (“Io non sono il mio peso”), terapie di gruppo per la gestione del sovrappeso (“Gestione salutare del peso”) e per il rafforzamento dell’autostima (“Io Valgo”). • In collaborazione con la UOL Trapani organizziamo programmi di formazione sulla terapia dei Disturbi dell’Alimentazione e dell’Obesità rivolti ai terapeuti (medici, psicologi, dietisti e biologi nutrizionisti) che vogliano approfondire le proprie conoscenze sulla CBT. • Si organizzano interventi di prevenzione-educazione nelle scuole e nelle palestre del territorio. AIDAP Palermo Sede: Via Marconi, 21 - 91016 Erice (TP) Tel. 0923 554244 - Fax 0923 554244 Cell. 3495742098 Email: [email protected] Orari di Segreteria: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 9:00 alle 11:30. Martedì dalle 16:00 alle 19:00. Attività svolte: • Sono in corso programmi educativi destinati a Scuole, grande pubblico, palestre e scuole di danza. • Sono previsti incontri con medici di medicina generale e specialisti che vengono a contatto con persone affette da disturbi dell’alimentazione ed obesità. • è attivo uno sportello di ascolto per persone con obesità, disturbi dell’alimentazione e loro familiari, previa prenotazione. • Vengono organizzati periodicamente convegni – corsi scientifici sui disturbi dell’alimentazione e obesità. • è possibile svolgere in sede tirocinio pre-laurea con convenzione da stipularsi con tutte le Università Italiane e le Facoltà che svolgano attività formativa inerente le tematiche trattate dall’Associazione (ad es. Medicina, Psicologia, Biologia, Farmacia, Dietistica). • La UOL Trapani organizza, insieme alle UOL Oliveri (ME) e Palermo programmi di formazione sulla terapia dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità rivolti ai terapeuti (medici, psicologi, dietisti, biologi nutrizionisti) che vogliono approfondire le conoscenze sulla CBT. Inoltre partecipa alla gestione del sito www.centrodiriabilitazionenutrizionale.it. Toscana Referente regionale: Dott.ssa Simona Calugi Responsabile: Dott. Antonino Faillaci Sede: Via Gambara, 2 - 90135 Palermo - Tel. e Fax 091 551090 E-mail: [email protected] Sportello di ascolto: su appuntamento Équipe terapeutica: Dott.ssa Erika Cardella, Dott.ssa Rosalba Contentezza, Dott.ssa Odette Martinez, Dott.ssa Raffaella Nocito, Dott.ssa Simona Tarantino (psicoterapeute); Dott.ssa Rosa Maria Pizzo, Dott.ssa Vicenta Zito (dietiste); Dott.ssa Maria Stella Aliquò (medico internista e diabetologa) Attività svolte: • Sono previsti programmi educativi destinati a Scuole, grande pubblico, palestre e scuole di danza. • Sono previsti incontri con medici di medicina generale e specialisti che vengono a contatto con persone affette da disturbi dell’alimentazione ed obesità. • è in fase di organizzazione uno sportello di ascolto per persone con obesità, disturbi dell’alimentazione e loro familiari, previa prenotazione, all’interno della Sede. • La UOL Palermo si propone di organizzare, insieme alla UOL Trapani e alla UOL Oliveri, programmi di formazione sulla terapia dei Disturbi dell’Alimentazione e dell’Obesità rivolti ai terapeuti (medici, psicologi, dietisti e biologi nutrizionisti) che vogliono approfondire le proprie conoscenze sulla CBT. AIDAP Empoli Responsabile: Dott.ssa Simona Calugi Sede: Via L. Cherubini, 2/4 - 50053 Empoli (FI) Tel. 0571 73922 - 0571 99281 - Cell. 345 1639017 E-mail: [email protected] Collabora nello studio la Dott.ssa Elisa Salvi (dietista) Attività svolte: • Il lunedì è attivo, su appuntamento, uno sportello informativo gratuito, per qualsiasi informazione sui disturbi dell’alimentazione, sull’obesità e sulle attività del nostro centro. • Collaborazione con i giornali locali per la pubblicazione e divulgazione di articoli informativi e scientifici. AIDAP Firenze Responsabile: Dott.ssa Simona Calugi (vedi foto AIDAP Empoli) Sede: Via Pacini, 23 - 50144 Firenze - Tel. 055 3245370 Cell. 345 1639017 - E-mail: [email protected] Collabora nello studio la Dott.ssa Elisa Salvi (dietista) Attività svolte: • è attivo uno sportello informativo gratuito, per qualsiasi informazione sui disturbi dell’alimentazione, sull’obesità e sulle attività del nostro centro. • Collaborazione con i giornali locali per la pubblicazione e divulgazione di articoli informativi e scientifici. www.aidap.org [ 37 ] 2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38 Veneto AIDAP Treviso Referente regionale: Dott. Riccardo Dalle Grave Responsabile: Dott. Fulvio Susanna Sede: Via Campagnola, 3/1 31020 Villorba (TV) Tel. 0422 444900 - Fax 0422 278987 E-mail: [email protected] - [email protected] AIDAP Padova Responsabile: Dott.ssa Lucia Camporese Sede: Via D’Alemagna, 2 35134 Padova Tel. e fax 049 604752 Cell. 338 4464021 E-mail: [email protected] Collabora nello studio la Dott.ssa Diana Soligo (dietista) Attività svolte: • È sempre attivo il servizio gratuito di ascolto e informazione sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità. • Al martedì mattina è possibile effettuare, previo appuntamento, i colloqui informativi. • Sono in programma per i prossimi mesi incontri educativi rivolti al grande pubblico, insegnanti e genitori per diffondere informazioni relative ai disturbi dell’alimentazione, all’obesità e a un corretto stile di vita. • Anche per l’anno scolastico 2013-2014 si svolgeranno gli incontri di informazione/prevenzione sui disturbi dell’alimentazione in alcune scuole superiori di Padova. Orario di segreteria: da lunedì a venerdì: 10-12 e 16-20 Équipe: Dott.ssa Zuccalà Maria Isabella e Da Ros Eva (dietiste) Gobbetto Veronica (psicologa-psicoterapeuta) Attività svolte: • è operativo uno sportello informativo gratuito, su appuntamento, per fornire informazioni sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità; in sede è disponibile gratuitamente materiale informativo. • Collaborazione con giornali locali per pubblicazione e divulgazione di informazioni su disturbi dell’alimentazione, obesità e alimentazione in generale. AIDAP Verona (sede centrale) Responsabile: Dott. Riccardo Dalle Grave Sede: Via Sansovino, 16 - 37138 Verona Tel. 045 8103915 - Fax 045 8102884 Email: [email protected] Sito web: www.aidap.org - www.emozioniecibo.it NOVITà POSITIVE PRESS! >> Vincere la bassa autostima Un programma basato sulla terapia cognitivo comportamentale M. Sartirana, L. Camporese, R. Dalle Grave (Euro 20,00 - Ed. Positive Press) >> Disturbi dell’alimentazione: una guida pratica per i familiari R. Dalle Grave (Euro 22,00 - Ed. Positive Press) PP POSITIVE PRESS Positive Press Via Sansovino, 16 - 37138 Verona - Tel. 045-8103932 Fax 045-8102884 - [email protected] - www.positivepress.net tesseramento aidap 2014 n EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013 Socio ordinario quota sociale annuale Euro 100,00 Dedicato ai professionisti che hanno conseguito il First Certificate of Professional Training in Eating Disorders and Obesity. Con questo tesseramento si ha diritto a: • sconto del 30% sull’acquisto dei libri Positive Press • sconto del 50% sull’acquisto di almeno 10 copie dello stesso titolo di Positive Press • sconto del 30% sui corsi di Positive Press (escluso il First Certificate of Professional Training in Eating Disorders and Obesity) n • ingresso gratuito al Convegno Nazionale AIDAP • invio della newsletter “Emozioni e cibo” • segnalazione sul sito AIDAP come socio ordinario SOSTENITORE professionistA quota sociale annuale Euro 50,00 Dedicato ai professionisti (medici, psicologi, dietiste). Con questo tesseramento si ha diritto a: • sconto del 20% sull’acquisto dei libri Positive Press • sconto del 40% sull’acquisto di almeno 10 copie dello stesso titolo di Positive Press n • sconto del 20% sui corsi di Positive Press (escluso il First Certificate of Professional Training in Eating Disorders and Obesity) • invio della newsletter “Emozioni e cibo” SoSTENITORE NON professionistA quota sociale annuale Euro 15,00 Dedicato alle persone affette da disturbi dell’alimentazione e del peso, loro familiari, insegnanti, religiosi, educatori, ecc. Con questo tesseramento si ha diritto a: • accesso ai centri associati all’AIDAP • sconto del 20% sull’acquisto dei libri Positive Press n • invio della newsletter “Emozioni e cibo” • partecipazione agli incontri organizzati dall’AIDAP per il grande pubblico ABBONAMENTO ALLA RIVISTA quota annuale Euro 15,00 Dedicato a tutte le persone che desiderano ricevere la newsletter “Emozioni e cibo” a casa anche senza essere iscritti all’AIDAP. RICHIESTA DI AMMISSIONE ALL’ASSOCIAZIONE: q NUOVA ISCRIZIONE q RINNOVO TESSERA N. ........................................ q NON DESIDERO RICEVERE A CASA LA NEWSLETTER “EMOZIONI E CIBO” COGNOME * LUOGO DI NASCITA DATA DI NASCITA PARTITA IVA CODICE FISCALE * INDIRIZZO * CAP * CITTà * PROV * TEL. FAX E-MAIL * PROFESSIONE * * CAMPI OBBLIGATORI INFORMATIVA AI SENSI DELL’ART. 13 DEL D.LGS. N. 196/03 E D’AUTORIZZAZIONE AL TRATTAMENTO DEI DATI La informiamo che i Suoi dati personali potranno essere oggetto di trattamento, nel rispetto della normativa privacy, da parte dell’associazione, dei suoi dipendenti, ausiliari e collaboratori per finalità di: servizio associati, marketing, pubblicità, promozione e informazione, analisi statistiche, indagini sulla soddisfazione della clientela, revisioni, archiviazione di dati storici. Potrà accedere in ogni momento ai dati personali che La riguardano, ottenere l’indicazione della loro origine, del modo in cui sono utilizzati, farli aggiornare, rettificare, integrare o cancellare, a seconda dei casi, ed opporsi alla loro utilizzazione (art. 7 del D.Lgs. 196/03), rivolgendosi direttamente al responsabile appositamente nominato dal titolare, dott.ssa Laura De Kolitscher, in ogni modo o forma. Titolare del trattamento dei dati è: AIDAP, via Sansovino n. 16, Verona – fax 045.8102884 – e-mail: [email protected]. Per il contenuto integrale dell’informativa di cui all’art. 13, nonché dei Suoi diritti di cui all’art. 7 del d.lgs. 196/03, il Titolare rinvia al proprio sito web: www.aidap.org. Data................................................. Firma............................................................................................................................................................................. 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