d i Valentino Maimone QUAND'E CHE POSSIAMO FARNE A MENO? In tutta Europa se ne assumono troppi. In Italia ancora di più. Una cattiva abitudine che li rende inefficaci. Due esperti ci guidano a un uso più consapevole siamo male gli antibiotici. Li prendiamo più di quanto dovremmo e soprattutto anche quando non dovremmo. Risultato? I batteri hanno imparato a difendersi dai farmaci che dovrebbero distruggerli. A furia di assumere questi medicinali con leggerezza (siamo tra i Paesi europei che ne consumano di più), in Italia i batteri hanno raggiunto percentuali altissime di resistenza: almeno uno su quattro, in certi casi anche uno su due, è indifferente alla terapia. Se non vogliamo ritrovarci con malattie che gli antibiotici non saranno più in grado di sconfiggere, dobbiamo cambiare subito atteggiamento. E imparare a usare meglio questi farmaci così preziosi. Due super specialisti come il professor Gian Maria Rossolini, coordinatore del Comitato di studio sugli antibiotici dell'Associazione microbiologi clinici italiani, e il professor Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri"di Milano, ci spiegano come fare. * ^^^M MEDICINA & FARMACOLOGIA salute farmaci Quando sono inutili? «Gli antibiotici funzionano soltanto contro le infezioni batteriche», spiega il professor Rossolini. «Non servono contro quelle virali come l'influenza. E il medico è l'unico che può capire se il disturbo che ti ha colpito è causato da un batterio e non da un virus: per esempio, il mal di gola può essere dovuto a una tonsillite (batterica), così come a un rinovirus», chiarisce l'esperto. Quale Terrore più comune? «Non rispettare dosi e tempi prescritti dal medico», dice Rossolini. Prendere mezza compressa invece di una intera "perché troppe medicine mi fanno male", o smettere "perché tanto non ho più la febbre" sono due errori gravi «Se non rispetti la terapia che ti ha prescritto l'esperto, il farmaco non funzionerà», spiega Garattini. «Non riuscirà a eliminare tutti i batteri, così quelli che sopravviveranno torneranno più forti di prima. E non guarirai». Come taccio ad accorgermi che il farmaco non funziona? «Se non migliori dopo 3 o 4 giorni, forse l'antibiotico non è quello giusto», chiarisce Rossolini. «Nel caso, avverti il medico. Se intuisce che il batterio da combattere è resistente agli antibiotici potrebbe sostituirlo». In che modo si capisce se mi batterio è antibiotico resistente? Con l'antibiogramma, un test che si esegue solo dietro prescrizione: «Si effettua in laboratorio e consiste nell'analisi dei batteri prelevati dalla zona del corpo colpita da un'infezione (con un tampone faringeo, rettale o vaginale), oppure isolati da un campione di feci ourine», spiega Rossolini. «Individuato il batterio responsabile MEDICINA & FARMACOLOGIA Vanno assillili a stomaco pieno oppure vuoto? Solo il medico può stabilirlo, dopo aver valutato alcuni fattori, come il tipo di antibiotico, le caratteristiche del paziente e altri eventuali disturbi di salute. «Se il dottore non te lo indica con precisione, il consiglio migliore è fare riferimento al bugiardino», spiega Garattini. «In certi casi, infatti, alcuni antibiotici vanno presi a digiuno perché il cibo può interagire con loro e alterarne gli effetti: le tetracicline, per esempio, non vanno assunte con il latte perché questo alimento contiene calcio, minerale che si lega alle molecole impedendo loro di funzionare come dovrebbero». dell'infezione, si prova la sua resistenza ai vari antibiotici, fino a trovare quello più efficace». Quali sono i ceppi più resistenti? E quali malattie causano? Tra quelli più "tenaci"ci sono staphylococcus aureus, pseudomonia, enterococco e klebsiella pneumoniae. «Possono provocare problemi seri in tutte le zone del corpo. Per esempio, infezioni alle vie respiratorie come la polmonite o alle vie urinarie, tipo la cistite». Leformulead ampio spettro vanno bene per tutte le inlezioni? Non proprio: « Sono efficaci su un numero molto ampio di batteri di tipo diverso, ma non su tutto. Per questo, per esempio, i carbapenemi sono di grandissimo aiuto per il medico in caso di infezioni molto graw (come una sepsi o una polmonite) per le quali, all'inizio, non è chiaro quale sia il batterio responsabile. Una volta fatti i test per captilo, è più facile passare a un antibiotico a spettro più ristretto, come la vancomicina, più mirato», precisa Rossolini. Gli antibiotici sono utili anche contro il dolore? No. «Non servono a curare i sintomi di febbre, mal di testa o di gola, ma a sconfiggerne la causa batterica. Certo, alcuni tipi, come la rifampicina, hanno anche un'azione antinfiammatoria, ma è il medico a valutare se vanno prescritti», precisa Rossolini. Esiste mia formulazione più efficace delle altre? Dipende dal tipo di disturbo e di farmaco: «Non sempre, per esempio, un antibiotico preso per iniezione garantisce risultati più rapidi di uno assunto per bocca», spiega Garattini. Si possono assumere con qualsiasi tipo di bevanda? «Fai attenzione ai succhi di frutta: quello di pompelmo, per esempio, può causare effetti collaterali anche gravi»,ricordaGarattini. «L'ideale è bere acqua, non gassata, perché anche l'anidride carbonica potrebbe alterare gli effetti del farmaco». E vero che vanno presi per almeno cinque giorni? Persino la natura ha i suoi "antibiotici": «Certe sostanze derivate dalle piante riescono ^ a combattere i batteri, agevolando il sistema cranberry immunitario nella difesa dell'organismo», spiega il dottor Luca Bertini, medico chirurgo ed esperto in medicina naturale. Quali sono quelle più efficaci? «Il cranberry, o mirtillo rosso americano, crea sulla parete della vescica una sorta di barriera che impedisce ai batteri di attecchire. Ideale per la prevenzione, si può prendere per periodi molto lunghi (1 -2 mesi)». Anche l'uva ursina è particolarmente indicata per proteggere le vie urinarie, ma con modalità diverse: «Non previene, ma uccide i batteri. E in caso di cistite va presa per poco tempo: una settimana». I semi di pompelmo, invece, sono l'equivalente di un antibiotico ad ampio spettro: «Vanno bene contro le infezioni delle vie aeree superiori, ma anche per quelle delle vie urinarie. Assunti per periodi lunghi (1 mese), sono inoltre un'ottima forma di prevenzione». Più versatile il tea tree: «l'olio è ideale per lavaggi intimi e risciacqui in caso di problemi vaginali». «No, perché non esiste un limite di tempo valido per tutti gli antibiotici dipende dal tipo di farmaco, dal problema e dalle caratteristiche del paziente», spiega Rossolini. Una donna giovane con la cistite può essere curata sia da un antibiotico in una sola soluzione, sia da uno da prendere per una settimana. Solo il medico può decidere qual è la soluzione ideale, caso per caso». CONSULTA GRATIS IL NOSTRO ESPERTO prof. Gian Maria Rossolini coordinatore del Comitato di studio sugli antibiotici dell'Associazione microbiologi clinici italiani tei. 02-70300159 13 APRILE ORE 14-16 Per saperne di più sulla resistenza agli antibiotici fai clic su : epicentro.iss.it MEDICINA & FARMACOLOGIA