BO LLET T I N O F I LO S O F I C O Annuario a cura del Dipartimento di Filosofia dell’Università della Calabria A11 215/4 Bollettino Filosofico XXV (2009) Sensazione e immaginazione a cura di Romeo Bufalo Pio Colonnello Copyright © MMX ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133/A-B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978–88–548–3384–5 ISSN 1593–7178 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: luglio 2010 Bollettino Filosofico XXV (2009) Sensazione e immaginazione a cura di ROMEO BUFALO e PIO COLONNELLO Premessa ..................................................................................................................................................................................... p. 7 SEZIONE MONOGRAFICA ADA BIAFORE Tra le parole e le cose: il ruolo della sensazione e dell’immaginazione nelle forme di organizzazione dell’esperienza .................................................................................................. p. 15 ROMEO BUFALO La base sensibile dell’immaginazione in Kant .................................................................................................. p. 28 FELICE CIMATTI Il limite tattile dell’io. Storia naturale della soggettività corporea ..................................................... p. 56 PIO COLONNELLO Sensibilità e immaginazione tra la I e la II edizione della KrV di Kant. Rileggendo l’interpretazione di Heidegger ......................................................................................................... p. 69 VALENTINA CUCCIO La rappresentazione dello spazio e la sua espressione linguistica: l’invarianza nella variabilità .................................................................................................................................... p. 81 MARIA CHIARA GIANOLLA Nudità e rivelazione ........................................................................................................................................................ p. 95 ALFREDO GIVIGLIANO L’immaginazione sociologica. Tra scienza, soggetto e strutture sociali ............................................ p. 110 MARCO MAZZEO Contro l’universale: immaginare il comune .................................................................................................... p. 135 LUCA PARISOLI Concetti universali senza rappresentazione ..................................................................................................... p. 149 SANDRA PLASTINA La sospensione delle differenze. Scetticismo, immaginazione e questioni di genere a partire dai Saggi di Montaigne ......................................................................................................................... p. 174 ROCCO SACCONAGHI Merleau-Ponty e il rendersi visibile dell’inizio delle cose ....................................................................... p. 193 STEFANO SANTASILIA Della comunità del sentire. Evidenza e sensus communis in Eduardo Nicol ...................................................................................... p. 210 CARLO SERRA Mahler lettore di Nietzsche ...................................................................................................................................... p. 222 5 6 SONIA VAZZANO Tra senso e visione: la riflessione sulle passioni in Lady Damaris Masham ................................. p. 256 VARIA E DISCUSSIONI INES ADORNETTI Fondamenti cognitivi della trasmissione culturale. Il caso della credenza religiosa ............................................................................................................................... p. 271 GRAZIA BASILE Dire le cose con ironia (in memoria di Tommaso Russo) ......................................................................... p. 291 FABRIZIO BONACCI Forma logica e contesto nei modelli di trasmissione dell’informazione fra individui. Processi di codifica/decodifica vs processi inferenziali ............................................................................. p. 300 ARMANDO CANZONIERI Neurofenomenologia. La scienza della mente e la sfida dell’esperienza cosciente ......................... p. 322 ANNA CIPPARRONE Il camerino dei marmi di Alfonso d’Este e il suo apparato epigrafico di ispirazione senecana: uno Speculum Principis realizzato con il connubio di immagini scolpite e latinae litterae .......................................................................... p. 332 ANNA DE MARCO Diminutivi, genere e cortesia linguistica: un approccio sociocostruttivista ....................................... p. 342 ROSSELLA DE ROSE Sulla filosofia della tragedia. La morte dell’Anticristo ............................................................................ p. 362 EMILIO M. DE TOMMASO Sulle ginocchia di Uriel. La tragica vicenda di Da Costa e la sua influenza su Spinoza ........................................................... p. 377 CARLO FANELLI Retorica e conoscenza della natura umana nella commedia del Rinascimento .......................... p. 393 ANTONIA GIGLIO Perdonare l’imperdonabile ........................................................................................................................................ p. 407 GIUSEPPE MACCARONI Simone Weil: questione antropologica e riflessione politica .................................................................. p. 423 EUGENIA MASCHERPA Il lessico dei sentimenti in Giraut de Bornelh ................................................................................................ p. 441 SPARTACO PUPO Forme di ‘cosmologia politica’ nel Novecento .................................................................................................. p. 461 EMILIO SERGIO Parrasio in Calabria e la fondazione dell’Accademia Cosentina ( II): 1521-1535 .................. p. 487 RECENSIONI ..................................................................................................................................................................... p. 519 NORME EDITORIALI ................................................................................................................................................... p. 559 Bollettino Filosofico XXV (2009) ISBN 978-88-548-3384-5 ISSN 1593-7178-00025 DOI 10.4399/97888548338451 pag. 7-11 PREMESSA Il numero XXII (2006) del Bollettino filosofico era dedicato al tema “Forma e immagine”1. Quello che qui viene presentato si intitola “Sensazione e immaginazione”. Cos‟è, potrebbe chiedersi qualche lettore, una seconda puntata sullo stesso argomento, o, peggio, una ripetizione, con altre argomentazioni ed altri autori, di quanto era stato già detto? Queste domande tradiscono la persistenza di un atteggiamento storiografico assai diffuso da noi: quello che orienta la propria attenzione prevalentemente, se non esclusivamente, sulle identità e sulle affinità, più che sulle differenze e le divergenze; sulle unità più che sulle diversità. Il problema però è che, polarizzando le energie sulle unità o sui lati generali–comuni del fenomeno investigato (sia nell‟ambito della storia delle idee che, più in generale, in quello della storia economica e sociale), si perdono di vista le caratteristiche particolari, i tratti specifico–determinati, con le molteplici costellazioni di senso, attraverso cui quel fenomeno concretamente si è via via presentato nella storia del pensiero. Eppure, l‟esigenza metodica di tenere insieme, in un rapporto di reciproca „illuminazione‟, lati comuni e tratti specifico–differenziali in ogni indagine critica è stata raccomandata da pensatori anche fra loro distanti quanto a scelte e risultati teorici complessivi della loro riflessione: dal Marx della celebre (almeno fino a qualche decennio fa) Introduzione a Per la critica dell’economia politica, allo Schopenhauer de La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente, giusto per fare qualche nome non secondario della storia del pensiero occidentale. Ma proprio per questo la „regola‟ a cui si è fatto cenno si rivela particolarmente significativa e feconda. Questo preambolo metodologico per dire che „immagine‟ e „immaginazione‟, pur avendo la stessa radice linguistica (= lato comune), presentano tuttavia peculiarità teoriche diverse (= tratti specifico-determinati). L‟immagine è un prodotto, cosa finita, ergon, che stabilisce un certo rapporto con ciò di cui è immagine, che possiede un suo statuto ontologico, ecc. L‟immaginazione è invece energheia, attività con cui si producono le immagini. Ma non solo (e non necessariamente) immagini. In Kant, per esempio, al quale, come era giusto che fosse, è dedicato molto spazio negli interventi della sezione monografica, l‟immaginazione trascendentale è una facoltà sintetica che genera immagini, ma anche schemi. E gli schemi non sono immagini, ma criteri per 1 Ricordiamo che il numero XXIV (2008) era dedicato al tema “Linguaggio ed emozioni”. 7 8 Romeo Bufalo Pio Colonnello la formazione dei giudizi. È pertanto del tutto evidente che, avendo una valenza conoscitiva, l‟immaginazione stia in strettissima connessione con quello stadio originario del processo gnoseologico che è la sensazione. Eppure, questa importante funzione, non solo teoretica, ma anche etica (per gli evidenti risvolti pratici connessi ai giudizi) svolta dall‟attività immaginativa, non sembra essere di casa nei modi di pensare più comuni. Non si sente spesso dire, infatti, a proposito di qualcuno, che ciò che egli sostiene è il “frutto della sua immaginazione”; o, a proposito di qualcun altro, che è dotato di una “fervida immaginazione”? In entrambi i casi si sottintende che un conto è il “sano intelletto”, fondato sull‟analisi, l‟identità, ecc.; un altro è invece quello strano potere sintetico della nostra vita mentale (wit) che, per esempio secondo il Locke del Saggio sull’intelletto umano, anche se produce «quadri piacevoli per l‟immaginazione», tuttavia genera figure, immagini, simboli, ecc., in maniera indiretta, battendo sentieri che ci allontanano dalla «retta ragione». Da questo punto di vista, si registra una inaspettata convergenza fra le posizioni anti-immaginative di Locke e quelle, analoghe, espresse in più luoghi da Cartesio. Ernesto Grassi ha ricordato che, da quando Cartesio, per rifondare la filosofia, escluse da essa le cosiddette „discipline umanistiche‟, il problema dell‟immagine e dell‟immaginazione «non solo viene trascurato nelle discussioni filosofiche, ma addirittura eliminato». È pertanto a partire dall‟età cartesiana che «il discorso razionale, cioè scientifico, e quello patetico, cioè retorico, sono stati separati, e la retorica, il linguaggio immaginifico, è stata esclusa dalla scienza filosofica»2. Paul Ricoeur, da parte sua, ha scritto che, a partire da Cartesio, «la lotta contro lo psicologismo è, essenzialmente, una lotta contro l‟immaginazione nella sua pretesa gnoseologica»3. Infine, Giovanni Piana ha sostenuto che, fino al Neopositivismo viennese, l‟immaginazione è stata pacificamente «connessa all‟irrazionale»; mentre, su un altro versante (quello francese), Gaston Bachelard considerava, più o meno negli stessi anni (soprattutto ne La formazione dello spirito scientifico), l‟immaginazione come uno dei più seri «ostacoli epistemologici» che frenano lo sviluppo della scienza4. Il quadro che dunque si presenta agli occhi dello storico delle idee, relativamente all‟immaginazione (ed alla sensazione, che quasi sempre ne ha condiviso le sorti) vede fronteggiarsi due linee teoriche. Una è quella che 2 E. GRASSI, Potenza dell’immagine. Rivalutazione della retorica, Milano, Guerini & Associati, 1989, p. 13. 3 P. RICOEUR, Cinque lezioni. Dal linguaggio all’immagine, a cura di R. Messori, Palermo, Centro Internazionale Studi di Estetica, 2002, p. 41. 4 G. PIANA, La notte dei lampi. Quattro saggi sulla filosofia dell’immaginazione, Milano, Guerini & Associati, 1988, p. 15. Premessa 9 scorge in essa un‟attività sostanzialmente secondaria e marginale nella vita dello spirito, di scarsa o nessuna utilità ai fini della „vera‟ conoscenza; una facoltà che genera prodotti effervescenti, brillanti, piacevoli, ma „apparenti‟, finti, estetizzati (cioè falsi). L‟altra è invece quella che, come si è detto, attribuisce all‟immaginazione un ruolo molto importante, se non decisivo, nel processo di formazione e di crescita del pensiero, in quanto si colloca «a mezza strada tra il concreto e l‟astratto, tra il reale e il pensato, tra il sensibile e l‟intelligibile»5, e rappresenta il modo più efficace di andare al di là del sensibile stando dentro il sensibile stesso. Ci fa intravedere il sovrasensibile con occhi sensibili. Questa linea risale ad Aristotele, per il quale l‟immaginazione si configura già come una sorta di trascendentale ante litteram, non tanto perché essa svolge un ruolo intermedio tra aisthesis e noesis, quanto perché sembra costituire la condizione di possibilità della vita sensibile. Essa si attiva anche quando la sensazione non c‟è, ma se ne desidera la presenza; in questi casi, la facoltà immaginativa si mette al lavoro per render presente l‟oggetto dell‟orexis, ossia del desiderio. Da questo punto di vista, l‟immaginazione è ciò che amplia i confini del mondo al di là di ciò che realmente (ed immediatamente) percepiamo. È questo il ruolo che Aristotele assegna alla phantasia aisthetiké, ossia all‟immaginazione sensibile o „estetica‟. Tale prospettiva conoscerà interessanti riprese e diverse configurazioni teoriche nel corso del Settecento (ad opera di autori come Gerard, Addison Diderot, Condillac, Vico, i quali variamente richiameranno l‟attenzione sull‟immaginazione come facoltà che ha il compito di „trasportare‟ il sensibile verso l‟intelligibile), e culminerà nella Critica della facoltà di giudizio di Kant e negli scritti di estetica di Schiller, il quale, sviluppando in modo originale le idee kantiane, sostiene che l‟immaginazione estende la nostra ragione al di là della causalità meccanica del mondo naturale, conciliando, attraverso un „libero gioco‟ immaginativo, la sfera sensibile e quella intelligibile. Senonché, l‟aspetto proiettivo–creativo, che in Kant (come in Aristotele), alla stregua di un trascendentale, rimaneva saldamente ancorato al piano empirico–fenomenico, scioglie decisamente gli ormeggi con il Romanticismo, dove acquisterà una potenza che non le era mai stata riconosciuta, ed il potere creativo dell‟immaginazione si affermerà addirittura contro la natura e la realtà nella loro concretezza storica. Questo avviene, in particolare, con gli inglesi (Coleridge, Wordsworth, Shelley). Ma anche i tede5 J.J. WUNENBURGER, Filosofia delle immagini, a cura di S. Arecco, Torino, Einaudi, 1999, p. XI. 10 Romeo Bufalo Pio Colonnello schi non scherzano. A parte Hegel, che distinguerà una immaginazione passiva da una phantasie iperattiva, Fichte considera l‟immaginazione alla base del processo con cui l‟Io si pone, ad un tempo, come finito e infinito. L‟esito di questo lungo ed accidentato percorso è però quello, idealistico, di una fuoriuscita dell‟immaginazione dai confini dell‟esperienza sensibile. Essa infatti, specie in Novalis, guadagna uno statuto talmente autonomo da non aver bisogno più dei sensi (come invece ancora accadeva in Kant ed in Schiller), e finisce con l‟abolire, in quanto forza totalmente autogenerativa, ogni esteriorità ed ogni alterità6. Bisognerà aspettare il Novecento perché venga recuperato e rilanciato il ruolo gnoseologico dell‟immaginazione ed il suo contributo fondamentale in ordine all‟organizzazione ed alla crescita del pensiero, soprattutto ad opera di pensatori come Husserl, Sarte, Della Volpe, Brandi, Hannah Arendt, solo per citare i nomi più significativi in tal senso. Si pone, a questo punto, una questione teoreticamente decisiva: l‟immaginazione, esprime un contenuto di verità? E se sì, di che tipo di verità si tratta? È la verità dell‟intelletto o una verità che fa capo ai sensi? Maurizio Ferraris ritiene, giustamente, che quella che si afferma con l‟immaginazione sia una verità estetica nel senso baumgarteniano del termine. Una verità, cioè, connessa ad una «scienza della conoscenza sensibile», in cui abbiamo a che fare con immagini «chiare» ma «confuse», e non «distinte»7 (come pretendeva Cartesio). Ed il fatto che siano confuse, non vuol dire che siano, automaticamente, irrazionali. Semmai, in esse si trovano più ragioni fuse insieme, cum–fusae, nessuna delle quali predomina sulle altre. La fisionomia dell‟immaginazione si arricchisce qui di un nuovo profilo. Essa infatti, oltre alla capacità di andare oltre il sensibile mediante il sensibile; oltre a configurarsi come una dimensione intermedia tra sensazione e riflessione, si precisa come lo sfondo entro cui prendono consistenza e la vita emotiva e la vita cognitiva. Anzi, più radicalmente, possiamo forse dire che non ci sono esperienze puramente emotive–sensibili, senza una qualche componente intellettuale; così come non ci sono esperienze puramente cognitive prive di qualsiasi aspetto emotivo–retorico. È, in fondo, quello che diceva, quasi tre secoli fa, Alexander Baumgarten quando, nelle Riflessioni sul testo poetico del 1735, sosteneva che una ineliminabile componente retorica caratterizza anche il più asciutto dei discorsi scientifici, così come una dimensione concettuale–conoscitiva è presente anche nel discorso poetico più alto. 6 E. FRANZINI, M. MAZZOCUT-MIS, “Immaginazione”, in EOD., Estetica, Milano, Bruno Mondadori, 1996, pp. 241-243. 7 M. FERRARIS, Immaginazione, Bologna, Il Mulino, 1996, p. 21. Premessa 11 L‟aspetto più interessante, dalle considerazioni fin qui svolte a proposito dell‟immaginazione, è quello che la vede come attività che trasporta, metapherei, il sensibile dentro l‟intelligibile. Per fare questo non può collocarsi tra l‟uno e l‟altro. Non può essere qualcosa che viene dopo il sensibile e prima dell‟intelligibile. Essa è piuttosto ciò che precede entrambi rendendoli possibili8. In tal modo l‟immaginazione assicura validità logica alla sfera delle sensazioni ed una base empirica a quella dei concetti. Quelli che abbiamo qui elencati sono solo alcuni dei nodi storici e teorici posti all‟attenzione contemporanea dall‟immaginazione e dalla sensazione come categorie intorno a cui a lungo si è esercitata la riflessione filosofica. Intorno a questi nodi, ed ai problemi da essi generati, si muovono tutti, o quasi tutti, i saggi che formano la sezione monografica del presente numero del Bollettino filosofico. Università della Calabria, gennaio 2010 8 Ibid. Romeo Bufalo Pio Colonnello