IN STUDIO CON L’ANESTESISTA
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Sedazione endovenosa:
la procedura in studio
L’analgo sedazione neuro-target controllata viene raggiunta in 15 minuti
sotto diretto controllo dell’anestesista. Al termine dell’intervento,
in altri 15 minuti il paziente è nuovamente autonomo
Una elevata percentuale di pazienti che devono essere trattati
in uno studio dentistico – il 40
o 70% a seconda delle statistiche
considerate – lo fanno con un
grado significativo di tensione
psico-fisica e questa sgradevole
condizione ostacola o talvolta
inficia un corretto svolgimento
delle procedure terapeutiche,
peggiorando la compliance terapeutica e le condizioni procedurali. In percentuali inusitatamente alte, in quanto non
evidenti alla casistica clinica, i
pazienti non accedono per anni
o decenni alle cure odontoiatriche, con le conseguenze clinicopatologiche che ogni professionista ben conosce.
La tecnica di assistenza anestesiologica qui descritta rappresenta la soluzione cardine per
tutti i pazienti di questo tipo. La
analgo-sedazione (o sedoanalgesia) endovenosa è una tecnica
di trattamento che consiste nella
somministrazione per via endovenosa di più farmaci. Questi, in
associazione, inducono ansioli-
si, ipnosi, amnesia retrograda,
analgesia e protezione neurovegetativa.
Farmaci dotati di questi effetti
esistono da molti decenni, ma
recentemente si è assistito all’introduzione di nuovi principi
attivi che offrono profondi vantaggi rispetto a quelli precedentemente disponibili, in merito
a efficacia, modulabilità, prevedibilità, sicurezza e semplicità.
Definiamo questi concetti nello
specifico campo dell’anestesia.
Efficacia: l’intensità degli effetti
propri del principio attivo.
Modulabilità: possibilità di variare ampiamente, innumerevoli volte e in entrambe le direzioni, il piano della sedazione, cioè
l’intensità degli effetti farmacologici.
Prevedibilità: possibilità di
calcolare e prevedere l’entità e
la qualità degli effetti farmacologici nel singolo paziente, in
ogni momento e per ogni livello
di trattamento; ciò è reso possibile grazie alla farmacocinetica
quasi-lineare dei nuovi farmaci,
> Marco Ardigò, specialista in aneste-
siologia e rianimazione, opera come
libero professionista presso diverse
strutture, con prevalente attività in
ambito odontostomatologico
all’introduzione di apparati infusionali di alta precisione e alla
recente elaborazione di software farmacocinetici specifici per
ogni principio attivo. Questi,
derivati da modelli di farmacocinetica multicompartimentale,
prendono in considerazione
svariati parametri antropometrici, calcolano migliaia di volte
al secondo i flussi, le masse, le
concentrazioni della sostanza
attiva nei compartimenti anatomo-funzionali di nostro interesse, plasma ed encefalo. In tal
modo è possibile conoscere le
curve correttive di accrescimento o di decadimento delle concentrazioni e, di conseguenza,
degli effetti.
Sicurezza: è correlata all’incidenza e alla gravità degli effetti collaterali indesiderati (ad
esempio reazioni anafilattoidi)
che pregiudicano la qualità o
l’esito della procedura anestesiologica. Oggi è di livello altissimo per merito della specificità
recettoriale dei principi attivi di
nuova generazione, tutti di sintesi.
Semplicità: si riferisce alla snellezza e alla rapidità con cui si
svolgono le procedure di induzione, mantenimento e riemersione; il merito è da attribuire
sia alle caratteristiche prima
ricordate dei nuovi principi attivi, sia alla sofisticazione dei
monitoraggi multi-parametrici
che consentono oggi di misurare meglio per governare meglio.
Tutto questo è oggi possibile
grazie anche all’altro contesto
della moderna anestesiologia: le
tecnologie di monitoraggio e infusione. La definizione “neurotarget” si riferisce, oltre che alla
modalità farmacocinetica sopra
descritta, all’utilizzo di uno specifico elettroencefalografo che
fornisce raffinati dati di misurazione e di calcolo. Grazie a ciò
si può valutare la profondità e
qualità della sedazione e dell’analgesia a un grado di affidabilità e precisione mai raggiunti
fino a oggi. Questo si traduce in
benessere per il paziente e ottima operatività per l’odontoiatra.
La procedura in studio
Da un punto di vista operativo
la procedura richiede pochi e rapidi atti preparatori: il paziente
viene convocato mezz’ora prima
dell’inizio previsto per la procedura odontoiatrica; l’anestesista
raccoglie l’anamnesi, esegue
uno specifico esame obiettivo
e spiega al paziente le procedure e le sensazioni soggettive cui
andrà incontro. Nel frattempo
l’infermiera allestisce gli apparati elettromedicali e i materiali
monouso per incannulamento
venoso, monitoraggio multipa-
rametrico e ogni altro presidio
di preparazione alla routine e
alla potenziale emergenza.
Il paziente si accomoda sulla
poltrona e in 15 minuti viene
portato alle condizioni sopradescritte, idonee a iniziare l’intervento. Altrettanto rapidamente avviene la riemersione al
termine della procedura. In 15
minuti il paziente è in grado di
deambulare autonomamente e
riprendere le funzioni personali; necessita soltanto di un accompagnatore per il ritorno al
domicilio.
La sedazione endovenosa, che
necessita della presenza di un
team anetesiologico composto
da medico anestesista e nurse
di anestesia, si differenzia dall’anestesia generale per il mantenimento della coscienza, della
respirazione spontanea, dei
riflessi di protezione delle vie
aeree (deglutizione, tosse, espettorazione): funzioni sensitivomotorie coordinate dai nuclei
del tronco cerebrale che garantiscono l’automatismo della
funzione respiratoria nella sua
ciclicità inspiratoria ed espiratoria, assicurano la pervietà dell’aditus faringo-laringo-tracheale,
anche durante la contemporanea attivazione di più funzioni
faringo-laringee. Tutto ciò può
essere ottenuto attraverso un’attenta titolazione dei dosaggi e
un’adeguata scelta delle associazioni farmacologiche. Per questi
motivi non è contemplata l’intubazione endo-tracheale.
Gli effetti prodotti da queste associazioni farmacologiche pongono il paziente in condizioni
di deconnessione psico-emotiva
rispetto alla procedura in corso,
abbattendo tutti gli effetti psichici e fisici dell’ansia: scialorrea,
irrequietezza motoria, scarsa
collaborazione, intolleranza posizionale, nausea e conati di vomito, sudorazione, ipertensione
arteriosa, tachicardia ecc.
C’è tuttavia un aspetto ancor più
importante da ricordare e affrontare: l’umano, la sofferenza
soggettiva che il paziente deve
affrontare per potersi sottoporre alla procedura. Oggi il livello
di aspettativa psico-fisica, etica
e deontologica si è elevato dalla
stretta necessità operativa alla
visione più completa e complessa di trattamento all’uomo nella
sua integralità; il paziente non
si percepisce, né vuole essere
percepito, come caso clinico nel
suo esclusivo dettaglio tecnico,
bensì come persona affetta da
un problema che lo coinvolge
e lo implica nella sua interezza
umana e che impone una adeguata risposta a tutti i livelli di
bisogno.
Marco Ardigò