15,7 milioni di anni fa un brusco aumento della temperatura in Antartide I ricercatori che stanno lavorando al progetto ANDRILL (Antarctic geological drilling), una collaborazione internazionale tra i programmi antartici di Italia, USA, Nuova Zelanda e Germania, hanno trovato l’evidenza di un brusco aumento della temperatura in Antartide, avvenuto circa 15,7 milioni di anni fa in un periodo della storia del nostro pianeta noto come Mid-Miocene Climatic Optimum quando la temperatura media era più alta dell’attuale. Questa evidenza viene da fossili di alghe marine e pollini di piante terrestri che indicano una temperatura media del mese di gennaio (estate australe) di 10°C, mentre la temperatura della superfice del mare era compresa tra 0 e 11,5°C. I fossili di alghe e pollini sono stati trovati all’interno dei sedimenti perforati da ANDRILL nella primavera australe del 2007, sotto il fondale marino della baia di McMurdo in Antartide. Le prime evidenze di questo evento climatico straordinario sono state scoperte lo scorso anno dalla ricercatrice Sophie Warny della Louisiana State University, la quale ha notificato immediatamente la scoperta ai due responsabili del progetto Fabio Florindo (INGV-Roma) e David Harwood (Univ. Nebraska, Lincoln) che cogliendo l’importanza della scoperta, nel corso di una successiva riunione presso l’Antarctic Research Facility della Florida State University, hanno dato il consenso per ricampionare e studiare in dettaglio tale intervallo stratigrafico dello spessore di circa 2 metri. Il mese successivo, i nuovi risultati ottenuti hanno confermato la prima evidenza mettendo in luce un aumento impressionante di microfossili (pollini terrestri e dinoflagellati) a suffragare un rapido aumento della temperatura in Antartide. I risultati di questo studio sono impressionanti e la storia completa è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Geology della Geological Society of America, dedicando la copertina al progetto. Gli autori della pubblicazione sono Sophie Warny e Rosemary Askin della Louisiana State University; Michael Hannah dell’Antarctic Research Centre presso la Victoria University di Wellington, Nuova Zelanda; Barbara Mohr del Museum of Natural History di Berlino, Germania; Ian Raine del GNS Science a Lower Hutt, Nuova Zelanda; David Harwood, dell’Università del Nebraska, Lincoln; Fabio Florindo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; ed il restante team scientifico che ha preso parte al progetto. Il lavoro del team scientifico di ANDRILL non è ancora completato e attualmente stanno studiando l’intera sequenza sedimentaria perforata, spessa ben 1107 metri. I dati ottenuti da ANDRILL costituiscono un tassello fondamentale per la conoscenza dei cambiamenti climatici e degli effetti del riscaldamento globale ai poli e, affiancati dall’enorme mole di dati e informazioni interdisciplinari acquisiti in questi decenni dai vari progetti indirizzati allo studio dell’evoluzione della calotta Antartica, forniranno un contributo importante alla prossima valutazione dell’IPCC (la quinta dalla sua istituzione). Copyright © - Riproduzione riservata