1 M. Zambrano, Per l’a­ more e per la libertá. Scritti sulla filosofia e sull’educa­ zione, tr. it. di L. M. Durante, Marietti 1820, Genova-Milano 2008. 2 M. Zambrano, Filosofía y Educación (Manuscritos), Editorial Ágora, Málaga 2007. M. Zambrano, Hacia un saber sobre el alma, Alianza Editorial, Madrid 2000; Ver­so un sapere dell’anima, tr. it. di E. Nobili, R. Cortina, Milano 1996, p. 84. 3 4 M. Zambrano, Pensa­ miento y poesía en la vida española, Biblioteca Nueva, Madrid 2004. 5 M. Zambrano, Filosofía y Poesía, Fondo de Cultura Económica, Madrid 2001; Filosofia e poesia, tr. it. di Lucio Sessa, Pendragon, Bo­logna 1998. Nel 2008 viene pubblicato in Italia, con il titolo Per l’amore e per la libertà1, il libro di María Zambrano Filosofia y Educación2: una raccolta di articoli scritti durante il lungo esilio, che al termine della guerra civile aveva costretto l’autrice a vivere prima in America Latina (dal 1939 al 1948) e successivamente a Roma (dal 1953 al 1964). Al centro di questo libro Zambrano ripropone acutamente, a partire da una riflessione costante e personale sull’esperienza, il tema della conoscenza in rapporto al problema educativo. Già a partire dagli anni ’60 l’autrice denuncia, in uno dei suoi testi più noti, Verso un sapere dell’anima3, il nucleo della attuale crisi educativa: «Quello che è in crisi, sembra, è quel misterioso nesso che unisce il nostro essere alla realtà, qualcosa di tanto profondo e fondamentale da essere il nostro intimo sostento». Questo giudizio particolarmente lucido ci ha condotto a rintracciare nell’opera dell’intellettuale spagnola il cammino che dall’“esilio dalla realtà” può portare a riguadagnare quel nesso così vitale da essere la “patria” stessa dell’uomo. Per presentare ai lettori la figura di María Zambrano e gli accenti originali che ella pone sul problema della conoscenza è utile riferirsi al testo Pensamien­ to y poesía en la vida española4, pubblicato nel settembre del ’39 in Messico, che riporta tre conferenze sulla cultura spagnola tenute il 12, 14 e 16 giugno del ’39. L’autrice attraversa un momento di grande creatività, che si riflette nell’intensa attività accademica, fino a culminare nella pubblicazione, in quello stesso anno, di Filosofía e poesía5, una delle sue opere fondamentali. In queste conferenze María Zambrano cerca di rintracciare, attraverso la tradizione letteraria, i caratteri propri della vita e dell’anima spagnola: non teorizzando, ma considerando la vita intima, la storia e l’arte, la realtà popolare delle genti di Spagna. A questo proposito scrive: «Il romanzo e la poesia sono senza dubbio forme di conoscenza in cui il pensiero si trova diffuso, sparso, esteso, in cui il sapere sulle questioni essenziali, ultime, scorre senza rivestirsi di Prefazione Prefazione 7 Prefazione 8 nessuna autorità, senza dogmatizzarsi […] con un modo di esistere vagabondo e anarchico»6. María Zambrano riprende questa idea da Unamuno («Sono sempre più convinto – scrive Unamuno – che la nostra filosofia, la filosofia spagnola, si trova allo stato liquido e diffuso nella nostra letteratura, nella nostra vita, nella nostra azione, nella nostra mistica, soprattutto, e non in sistemi filosofici»7) e precisa che «il bisogno ineludibile di sapere, proprio di ogni uomo e di ogni popolo, circa le cose che più gli premono, si è risolto in Spagna in forme che si potrebbero dire “sacramentali”, come il romanzo e, in forma suprema, con la poesia»8. La riflessione di María Zambrano nasce dal dramma di una duplice crisi: da un lato, la guerra civile spagnola e l’esilio di buona parte della classe intellettuale, che urge un ripensamento della tradizione culturale spagnola, dall’altro la crisi del razionalismo europeo, il crollo della ragione moderna. La filosofa attribuisce la superbia della ragione moderna, che pretende di definire tutto il reale entro i suoi limiti («Si crede di possedere la totalità, si crede avere in mano tutto»9), a quella «mancanza di coscienza della dipendenza e del proprio limite che è umiltà. L’umiltà intellettuale, compagna indispensabile di ogni scoperta»10. Zambrano ritiene di poter superare questa crisi mediante una forma di conoscenza che potremmo definire propria del pensiero spagnolo. Vediamone brevemente i fattori attraverso il testo delle tre conferenze, dal forte accento autobiografico. Il pensiero spagnolo, come ella osserva, si è sempre mostrato reticente di fronte a un pensiero che si irrigidisce in un sistema filosofico. Perché? Perché se l’attività del filosofo si origina a partire dalla «meraviglia dell’esse11 re» , il rischio in cui incorre è di rinnegare quello «stupore iniziale»12, per affermare sé come «fondamento di tutto»13 e costruire sistemi che, se da un lato pretendono di comprendere ogni cosa per impossessarsene, dall’altro finiscono per essere solo la «forma dell’angoscia e la forma del potere (…), dell’ostinata solitudine»14. Il pensiero spagnolo ha conservato, preferito ed esercitato sempre quell’ammirazione o contemplazione delle cose che “innamora” il soggetto, lo attira, lo soggioga, resistendo ripetutamente al tentativo di essere strappato dalla realtà, separato da essa. La mancanza di sistematicità dunque deve essere interpretata come sintomo 6 M. Zambrano, Pensa­ miento y poesía en la vida española, cit., p. 123. 7 M. De Unamuno, Del sentimiento trágico dela vi­ da, Obras completas, tomo VII, Escelicer, Madrid 1967, p. 290. 8 M. Zambrano, Pensa­ miento y poesía en la vida española, cit., p. 123. Ivi, p. 109. 9 Ivi, p. 110. 10 Così afferma Zambrano, riprendendo l’espressione di Aristotele, in Filo­ sofia e Poesia, cit., p. 31. 11 M. Zambrano, Filosofia e Poesia, cit., p. 53. 12 Ivi, p. 94. 13 Ibidem. 14 15 M. Zambrano, Pensa­ miento y poesía en la vida española, cit., p. 130. 16 Ibidem. 17 Ivi, p. 131. 18 Ivi, p. 135. 19 Ivi, p. 138. 20 Ivi, p. 139. M. Zambrano, Filosofia e Poesia, cit., p. 63. 21 22 Ivi, pp. 114-115. M. Zambrano, Pensa­ miento y poesía en la vida española, cit., p. 135. 23 24 Ivi, p. 158. Prefazione di un modo peculiare del popolo spagnolo di intendere la vita e la conoscenza: è ciò che viene chiamato il realismo spagnolo. Questo realismo «l’abbiamo visto sorgere come “altro” dalla teoria, come il “diverso” irriducibile a sistema. Cercare di sistematizzarlo sarebbe tradirlo, sostituirlo con una rigida maschera»15. In quanto “altro” e “diverso” esso non si può definire del tutto, si può solo evocare, segnalare in modo intuitivo, reperire nelle forme della vita spagnola. Per realismo Zambrano non intende pertanto l’arte di copiare la realtà, ma «un modo di vedere la vita e quindi di viverla, un modo particolare di stare nel mondo»16, un universo spirituale dell’intera cultura spagnola. Accenniamo come semplice elenco alcuni elementi che ne farebbero parte: «Il predominio dello spontaneo e dell’immediato»17, di ciò che è vitale; «una ammirazione per il mondo senza pretendere di ridurlo a nulla», «un essere innamorati del mondo»18, e persino un materialismo (tipicamente zambraniano) che rimanda esplicitamente all’esaltazione misericordiosa della materia e delle cose di Santa Teresa d’Avila; un sapere che si esprime in un linguaggio diretto, semplice, in «forme popolari, accessibili a tutti»19; «un cuore nemico dell’astrazione»20, che non rinnega la ragione («la natura umana è la ragione»21), anzi la mette all’opera, «non per staccarsi dalle cose, ma per affermarle. Non per evadere dal mondo, ma per sostenerlo»22. In sintesi: «il realismo spagnolo come origine di una forma di conoscenza»23. Una conoscenza che si realizza attraverso una ragione amorosa, una ragione poe­tica. A proposito della conoscenza poetica, Zambrano scrive: «Se la Spagna ha conservato in qualcosa la propria unità è stato nell’unità della grazia. Ben poco vale per lo spagnolo quel che è solo frutto dello sforzo. Questo è come un sapere illegittimo, un sapere disgraziato in cui si manifesta più la presunzione del­ l’uomo, la sua vanità o la sua superbia, che la verità, un sapere che non è desiderabile»24. La conoscenza poetica, al contrario, «è frutto di uno sforzo cui a metà cammino si offre una sconosciuta presenza. A metà del cammino perché il desiderio che cerca questa presenza non resterà mai solo, non cadrà mai nella solitudine angosciosa di chi ambiziosamente si separa dalla realtà. A costui la realtà smetterà di consegnarsi. Ma a colui che ha preferito la povertà dell’intelligenza, che ha rinunciato a ogni vanità e velleità superba che cerca di possede- 9 Prefazione re con la forza ciò che è inesauribile, la realtà si offre, gli va incontro, e questa verità non sarà una verità conquistata, rubata, violata, non sarà aletheia, ma rivelazione di grazia, gratuita. Ragione poetica»25. 10 Il presente catalogo offre al lettore che voglia conoscere la figura di María Zambrano una biografia essenziale ricca di riferimenti autobiografici. La prima sezione è dedicata all’origine della conoscenza e quindi al rapporto tra l’uomo e la realtà. Un rapporto indistruttibile, come «un filo di seta che non si rompe», che può entrare in crisi, ma che non si può sospendere. Il fatto stesso di essere nel mondo dice che «vivere è cercare la realtà» ed è necessario aprirsi a essa con «ampiezza di fiducia», perché la realtà si dà solo a chi la cerca con amore. Questi accenni bastano per intuire il tono della riflessione e lo stile di «un pensiero originale». Il secondo nucleo, evidenziato in risposta alla crisi educativa e identificato come fattore necessario per la conoscenza, riguarda il rapporto con “il maestro”. Il rapporto personale è necessario per la conoscenza. Anche il passato (la tradizione) può essere riscoperto solo attraverso un rapporto vivo. In Seneca26, María Zambrano scrive: «Stiamo vivendo un momento di solitudine radicale, privo di un padre e di una fede ultima. Tutto ciò che appartiene al passato deve essere rivissuto e chiarito, affinché la nostra vita non si paralizzi» in uno sterile ricordo. La mostra presenta anzitutto quello che l’autrice chiama «il mio maestro perenne», Blas Zambrano, suo padre. Alla figura del padre, come origine delle certezze esistenziali che ci accompagnano durante la vita, sono dedicate alcune pagine vibranti e commoventi: «Vivere come figlio è qualcosa di specificamente umano; solo l’uomo si sente vivere a partire dalle sue origini e a queste si rivolge con rispetto»27. Un ulteriore passaggio è dedicato a coloro che, più di altri, segnarono il pensiero e la sensibilità della giovane María: José Ortega y Gasset, Javier Zubiri e Miguel de Unamuno. Il catalogo si chiude con un’ampia citazione riguardo all’esperienza educativa come rapporto che si stabilisce sempre tra due libertà. Zambrano fu per tutta la vita “maestra”. In questo testo descrive in modo certamente straordinario il momento iniziale di una lezione in classe: l’istante in cui il silenzio dà Ibidem. 25 Seneca, Siruela, Madrid 2005; Seneca, tr. it. di C. Marseguerra, B. Mondadori, Milano 1998. 26 M. Zambrano, Verso un sapere dell’anima, cit., pp. 143-44. 27 Carmen Giussani Prefazione forma sensibile al porsi della libertà del maestro e alla risposta della libertà del­ l’allievo. La sorte di ogni insegnamento dipende da questo momento iniziale. Si percepisce nel testo tutto lo spessore dell’avvenimento educativo descritto efficacemente dalla filosofa. Certamente, per noi, conoscere la vita e il pensiero di María Zambrano è stata una esperienza educativa, «poiché ciò che è fondamentale nell’esperienza si comunica agli altri solo rivivendolo, non perché lo si è già imparato. E la verità, quella di cui ha bisogno la vita, è solo quella che rinasce e rivive ogni volta di nuovo»28. La conoscenza è sempre un avvenimento, perché implica il rapporto di un “io” con un “tu”, diremmo una sorta di amicizia. Per ogni lettore l’avventura della conoscenza di María Zambrano può cominciare con la scoperta di questo catalogo. 11 28 Ivi, p. 86.