IL CARCINOMA GASTRICO Introduzione ed epidemiologia. Fra i tumori maligni dello stomaco il carcinoma è di gran lunga il più importante ed il più comune (90-95%); seguono, in ordine di frequenza, i linfomi (4%), i carcinoidi (3%) ed i tumori maligni a cellule fusate. Il tumore dello stomaco è il secondo tumore nel mondo per frequenza e rappresenta la quinta causa di morte fra i tumori. La sua incidenza, pur con notevole variabilità geografica, spesso non è uniforme neppure nell’ambito della stessa nazione. È noto che questo tumore insorge maggiormente nei maschi rispetto alle femmine, con un rapporto di 2:1, e che l’incidenza aumenta con l’avanzare dell’età. La fascia di età più interessata è quella fra i 50 ed i 70 anni, sebbene non sia infrequente il riscontro della malattia anche in età più giovane. Negli ultimi decenni l’incidenza mondiale è in riduzione nella maggior parte dei paesi industrializzati. Nonostante ciò il cancro dello stomaco riveste, tuttora, notevole rilevanza clinica a causa dell’elevata mortalità negli ultimi dieci anni. Circa il 90% di tutti i tumori dello stomaco è rappresentato da adenocarcinomi, sebbene nello stomaco si possano riscontrare altre neoplasie maligne. I tumori della giunzione gastro-esofagea possono essere difficili da stadiare o come carcinomi esofagei o come carcinomi gastrici, soprattutto a causa dell’aumentata incidenza di adenocarcinomi esofagei, molto probabilmente a seguito della malattia da reflusso. Patogenesi. In passato si attribuiva una grande importanza ai fattori ereditari (maggiore incidenza nei portatori di gruppo sanguigno A, nei parenti di I grado dei malati, ecc..). Oggi, pur non tralasciandoli, si tende a riconoscere un ruolo più significativo dell’ambiente: si è visto, infatti, che ci sono delle popolazioni in cui il rischio di carcinoma gastrico è più elevato. Si è anche osservato, però, che quando queste popolazioni si trasferiscono in un’area dove l’incidenza del cancro gastrico è minore, mantengono inizialmente il livello di rischio originario, ma nelle generazioni successive se ne osserva una di munizione, fino a raggiungere quello del paese ospitante. Da questi dati epidemiologici si evince l’importanza dei fattori ambientali, piuttosto che di quelli genetici. Si è anche osservato che la riduzione dell’incidenza del cancro gastrico, sempre nelle popolazioni emigrate, va di pari passo con la riduzione del carcinoma del tipo istologico “intestinale”, mentre sarebbe immutata l’incidenza del tipo “diffuso”. Quest’ultimo tipo istologico, dunque, sarebbe legato alla componente ereditaria della famiglia, mentre il tipo intestinale viene considerato come dipendente dai fattori ambientali. Per quanto riguarda questi ultimi, quelli alimentari hanno avuto le maggiori conferme. Si è osservato un aumento di rischio di cancro gastrico per l’uso di cibi conservati, fritti, eccessivamente salati, accompagnati da uno scarso uso di verdura e frutta secca. Di grande importanza sono gli studi sul ruolo delle nitrosamine: è stato dimostrato che questi composti azotati hanno un ruolo cancerogeno in numerose specie animali, anche se tale ruolo nell’uomo non è stato ancora confermato. Si tratta di 1 nitrocomposti che si formano per interazione, a livello dello stomaco, tra i nitriti e le amine secondarie, terziarie e quaternarie normalmente contenute nei cibi. Nitriti e nitrati sono presenti nell’ambiente, rispettivamente usati come fertilizzanti e conservanti. Diversi microrganismi sono in grado di catalizzare la trasformazione dei nitrati in nitriti e favorire la produzione di nitrocomposti. Affinché questi microrganismi si sviluppino ad una concentrazione tale da poter catalizzare queste reazioni è necessario un aumento del pH gastrico, aumento necessario anche per la reazione di formazione delle nitrosamine. Quindi, tutte quelle situazioni patologiche come la gastrite cronica, l’anemia perniciosa, la metaplasia intestinale, la gastroresezione, considerate come fattori predisponenti lo sviluppo del cancro gastrico, interverrebbero con un meccanismo comune: la gastrite atrofica e la conseguente ipocloridria. Le precancerosi. Esistono delle alterazioni patologiche dello stomaco che risultano associate ad un più alto rischio d’insorgenza del cancro gastrico. Per questo queste situazioni vengono ritenute come precancerose e rivestono, quindi, un’enorme importanza per quanto riguarda la diagnosi precoce, di screening e di interventi terapeutici tempestivi. 1. Anemia perniciosa: è accertato che nei pazienti con anemia perniciosa il rischio di contrarre un carcinoma gastrico è 20 volte più elevato che nel resto della popolazione; 2. Gastrite atrofica: studi statistici hanno dimostrato che nei pazienti con gastrite atrofica il rischio di insorgenza del cancro gastrico è 10 volte più alto. Sembra che il rischio non sia legato tanto all’atrofia della mucosa quanto, piuttosto, alla presenza di aree di metaplasia intestinale che, avendo capacità assorbente, sarebbero maggiormente influenzate dagli eventuali agenti oncogeni introdotti con gli alimenti. 3. Polipi: solo i polipi adenomatosi devono essere considerati come precancerosi a causa del grado variabile di displasia che possono presentare (da moderata a severa) a seconda del pleiomorfismo cellulare. 4. Gastroresezione: i pazienti sottoposti a gastroresezione rischiano da 3 a 6 volte di più di contrarre il cancro gastrico rispetto al resto della popolazione. Il rischio di neoplasia del moncone insorge dopo 10 anni dall’intervento ed aumenta gradualmente, per diventare massimo dopo 20 anni. È più alto nei pazienti operati con anastomosi gastodigiunale secondo Billroth II e soprattutto in quelli in cui l’anastomosi è retrocolica piuttosto che anterocolica. 5. Ulcera gastrica: per anni si è ritenuta che l’ulcera gastrica fosse una condizione predisponente al cancro, con un’incidenza che veniva valutata superiore al 10%. Questa convinzione derivava dal fatto che i pazienti portatori di ulcera gastrica benigna a distanza di anni sviluppavano un cancro, e dal fatto che il cancro dello stomaco assume spesso una forma ulcerata. In era pre-endoscopica e, quindi, in assenza di riscontri istologici, la benignità della lesione ulcerativa primitiva veniva desunta dalle caratteristiche radiologiche e dal fatto che lo sviluppo della neoplasia avveniva dopo diversi anni l’accertamento della lesione ulcerosa, che passava attraverso diverse fasi di cicatrizzazione e di riacutizzazione prima che si conclamasse carcinoma. La cicatrizzazione stessa veniva considerata una caratteristica di benignità della lesione, mentre l’aumentato turnover cellulare sui bordi della lesione, con il conseguente rischio di mutazioni, si riteneva fosse la causa della trasformazione maligna dell’ulcera gastrica benigna. Negli anni ’60 le scuole giapponesi definirono le caratteristiche morfologiche e biologiche 2 dell’EGC, cioè del cancro gastrico allo stadio iniziale, ancora localizzato alla mucosa e/o sottomucosa; l’EGC: assume spesso una forma pressoché identica all’ulcera gastrica benigna, dalla quale può essere differenziata solo tramite esame istologico; passa attraverso le fasi di riacutizzazione ulcerativa e riparazione cicatriziale, del tutto simili a quelle dell’ulcera benigna; può perdurare in questo stata fase per diversi anni prima che aumenti di dimensioni e si approfondisca agli altri strati della parete gastrica, trasformandosi in un carcinoma avanzato. Pertanto molte di quelle ulcere che in passato venivano considerate come ulcere benigne, trasformate pio in cancro, erano, in effetti, già cancro dall’inizio, che passava attraverso le fasi di EGC e, successivamente, di carcinoma avanzato. Studi condotti per molti anni tramite periodici controlli endoscopici e bioptici su pazienti affetti da ulcera gastrica sicuramente benigna hanno permesso di concludere che: l’ulceroso gastrico va incontro al carcinoma dello stomaco nell’1-2% dei casi. Tale percentuale è sicuramente superiore a quella del resto della popolazione, ma sicuramente inferiore alle cifre che si proponevano in passato; il carcinoma gastrico si sviluppa spesso in una sede che è lontana dal primitivo focolaio ulceroso benigno . Quest’ultimo dato sottolinea un fatto importante: non è l’ulcera gastrica come tale ad essere una lesione precancerosa, bensì tutto lo stomaco dell’ulceroso gastrico, a causa dei processi di gastrite atrofica e, quindi, di metaplasia intestinale, che si trova in una situazione di elevato rischio di carcinogenesi. È la gastrite, quindi, che è alla base sia dell’insorgenza dell’ulcera benigna che del cancro gastrico. Perciò, pur non essendo del tutto escluso che sui bordi dell’ulcera gastrica, a causa di quell’elevato rinnovamento cellulare, si possa sviluppare il cancro, è più probabile che i casi di ulcera-cancro siano tali sin dall’inizio. Anatomia. Sedi primitive: lo stomaco inizia alla giunzione gastro-esofagea e si estende fino al piloro ed è, pertanto, la prima struttura della porzione addominale dell’apparato digerente. Lo stomaco prossimale è localizzato immediatamente sotto il diaframma e viene denominato cardias. Le porzioni rimanenti sono il fondo (corpo) dello stomaco e la porzione distale, definita antro. Il piloro è un anello muscolare che controlla il transito del contenuto alimentare dallo stomaco alla prima porzione del duodeno. La curvatura mediale è definita piccola curva, quella laterale è definita grande curva. Istologicamente la parete dello stomaco consta di cinque strati: mucosa, sottomucosa, muscolare, sottosierosa e sierosa. La stadiazione dell’adenocarcinoma gastrico primitivo dipende dalla sua profondità di infiltrazione. 3 Linfonodi regionali: la parete dello stomaco è drenata da diversi gruppi di linfonodi regionali; questi linfonodi perigastrici sono situati lungo la piccola e la grande curva. Altre importanti stazioni linfonodali seguono i principali vasi arteriosi e venosi che si diramano dall’aorta e dal circolo portale. Anatomia patologica. Il cancro dello stomaco si sviluppa più frequentemente a livello antrale (50-60%); seguono la piccola curva del corpo (20-25%), il fondo (10%) e la grande curva del corpo (10%) Nel 3-5% dei casi si estende in più zone oppure ha un’origine multicentrica. Per convenzione la neoplasia viene classificata come carcinoma esofageo se più del 50% coinvolge l’esofago, mentre se più del 50% della neoplasia è situata sotto la giunzione gastro-esofagea questa viene classificata come primitiva dello stomaco. Quando è presente un esofago di Barret (metaplasia intestinale) è più verosimile che l’adenocarcinoma, sia cardiale sia del’esofago inferiore, abbia un’origine esofagea. Circa l’aspetto macroscopico del carcinoma gastrico si accetta comunemente la classificazione di Borrmann, che comprende quattro tipi: TIPO I: è il cancro vegetante e si tratta del tipo meno frequente e caratterizzato dal più lento accrescimento. La neoplasia si presenta come una massa fungosa o polipoide, a volte polilobata, a larga base d’impianto, ben demarcata dalla mucosa circostante, che può essere normale o atrofica. 4 Si tratta di tessuto friabile, che si sfalda facilmente e tende a sanguinare al contatto con l’endoscopio o con la pinza bioptica. Sono frequenti i fenomeni di ulcerazione superficiale, per cui si possono formare delle piccole ulcerazioni. Questo tipo di neoplasia tende ad invadere tardivamente gli strati profondi della parete gastrica, ed è quello, quindi, che più tardivamente dà metastasi a distanza. TIPO II: ha l’aspetto di un’ulcerazione a bordi rilevati, nettamente demarcati dalla mucosa circostante, normale o atrofica. TIPO III: è un cancro ulcerato, ma a differenza del tipo II la mucosa circostante appare infiltrata, senza una netta demarcazione. Complessivamente i tipi ulcerati (II e III) sono la forma più frequente (60-70%) e tendono ad infiltrare rapidamente la tonaca muscolare e la sierosa. Tendono a sanguinare facilmente e, a differenza del tipo I, dove le ulcerazioni soni solo degli epifenomeni, si presentano come ulcerati fin all’inizio. TIPO IV: è una neoplasia diffusa ed infiltrante, senza che si riescano a definire con precisione i limiti con la mucosa sana, e che può coinvolgere l’intero stomaco. La neoplasia si presenta come un ispessimento della parete gastrica, che è rigida, friabile, con scomparsa della normale architettura a pliche della mucosa, con erosioni o ulcerazioni piane, sena evidenti ulcerazioni o vegetazioni. Il carcinoma si fa strada nello spessore della parete gastrica, ovvero nel connettivo della sottomucosa. La frequenza di questo tipo è del 30-40% ed e quello a diffusione più rapida, con riscontro di metastasi linfo-ghiandolari nell’80% dei pazienti operati. 5 L’aspetto macroscopico del tumore varia anche in rapporto alla secrezione di muco ed alla consistenza della neoplasia stessa. La secrezione mucosa può essere più o meno abbondante ed è in funzione al grado di differenziazione ghiandolare; in alcuni casi la secrezione di muco è talmente abbondante da conferire al tumore un aspetto gelatinoso; tale reperto si ritrova soprattutto nel cancro tipo I di Borrmann. La consistenza della neoplasia dipende, invece, dalla reazione fibrosa stromale. Un tumore, pertanto, può essere molliccio quando lo stroma è scarso; quando la reazione fibrosa è importante (in genere nel tipo IV) il cancro si definisce scirroso. In alcuni casi la neoplasia, attraverso i vasi linfatici, interessa tutto lo stomaco o la gran parte di esso con una tale reazione fibrosa che il viscere assume la consistenza del cuoio (è la cosiddetta linite plastica). A differenza di altri tipi di cancro il carcinoma gastrico è caratterizzato dall’estrema variabilità del quadro istologico, che si riscontra non solo fra i diversi tumori ma, talvolta, anche in arre differenti dello stesso tumore. Alla base di tale complessità istologica c’è la grande variabilità della struttura istologica normale, che nelle diverse parti dello stomaco assume aspetti completamente differenti, nonostante la struttura di base sia comune. Alla variabilità dell’aspetto istologico proprio del tessuto canceroso devono aggiungersi le modificazioni secondarie alle alterazioni circolatorie locali, alle ulcerazioni, alla fibrosi, alle formazioni cicatriziali, per cui il quadro finale è ancora più multiforme. Molte sono le classificazioni che, nel corso degli anni, sono state proposte nel tentativo di mettere un po’ d’ordine in una così eterogenea struttura. Da circa venti anni la classificazione più utilizzata è stata quella proposta da Lauréen e Jarvi nel 1965, in due tipi: cancro intestinale e cancro diffuso. Il cancro intestinale: è il tipo più frequente e nasce su aree di metaplasia intestinale (cioè l’epitelio gastrico è stato sostituito da epitelio di tipo intestinale). Questo tipo di tumore si presenta, di solito, come una formazione infiltrante con modalità di tipo espansivo. Dal punto di vista macroscopico il cancro intestinale è una neoformazione esofitica, vegetante o polipoide. Un’altra sua caratteristica è la produzione abbondante di muco. Il cancro diffuso: nasce dalla mucosa gastrica normale (che non è andata incontro a metaplasia intestinale). Dal punto di vista macroscopico il cancro diffuso tende ad essere: una lesione ulcerativa, crateriforme, irregolare a margini sollevati e sfrangiati; una lesione infiltrativa diffusa, che determina scomparsa della normale plicatura mucosa ed ispessimento della parete dell’organo (linite plastica o stomaco a fiasca di cuoio). La caratteristica di questo tipo di tumore è la presenza di cellule che al microscopio assomigliano ad un anello con la gemma incastonata (poiché la produzione di muco da parte degli elementi cellulari spinge il nucleo alla periferia, determinando l’aspetto ad “anello con castone”). 6 I tentativi degli endoscopisti giapponesi di giungere precocemente ala diagnosi di carcinoma gastrico hanno condotto all’identificazione del cosiddetto Early Gastric Cancer (carcinoma gastrico precoce). Dal punto di vista anatomo- clinico, pertanto, è possibile distinguere i seguenti tipi: 1. Early Gastric Cancer (EGC); 2. Advanced Gastric Cancer (AGC). L’EGC è una neoplasia limitata alla mucosa ed alla sottomucosa, che può comunque metastatizzare ai linfonodi perigastrici; pertanto essa non è sinonimo di carcinoma in situ. Indipendentemente dal tipo istologico e dall’estensione e dalla presenza di metastasi linfonodali la sopravvivenza media a 5 anni dopo resezione chirurgica varia dal 70 al 95%. Non ha una sede preferenziale di insorgenza e può avere dimensioni che variano da pochi millimetri a più di 10 cm di diametro e può essere multifocale. L’aspetto macroscopico varia da lesioni esofitiche, leggermente rilevate, piane o depresse, a lesioni ulcerative superficiali a margini lievemente rilevati. Secondo la Japan Endoscopy Society l’EGC si può suddividere in tre tipi: 1. tipo I: (tipo protundente) è caratterizzato dalla presenza di tessuto neoplastico in una massa che sporge dalla parete gastrica e solo da essa; 2. tipo II: (tipo superficiale) è costituito da tre sottotipi che sono: IIa: tipo rilevato; IIb: tipo piatto; IIc: tipo depresso;; 3. tipo III: tipo escavato, è caratterizzato da un’escavazione che arriva alla sottomucosa, del tutto simile ad un’ulcera benigna. I vari tipi e sottotipi possono essere variamente combinati fra di loro. L’AGC è una neoplasia che si estende al di sotto della sottomucosa, fino alla tonaca muscolare ed anche più in profondità. Si sviluppano in gran parte nell’antro gastrico, ma talvolta più prossimalmente, in particolare nel cardias in corrispondenza della giunzione gastro-esofagea (circa nel 30-40% dei casi). Le varianti più importanti sono il cancro intestinale ed il cancro diffuso. Presentazione clinica. Segni e sintomi: il cancro dello stomaco è spesso asintomatico fino a quando non compaiono alterazioni funzionali dello stomaco o complicanze. Quando presenti i sintomi sono spesso aspecifici e pertanto sono spesso trascurati a mal interpretati dal paziente e, a volte, anche dal medico. 7 Essi, infatti, vengono attribuiti o ad abitudini alimentari scorrette o ad altre patologie dispeptiche e digestive delle quali il paziente soffre da tempo. Dolore: generalmente in sede epigastrica, può simulare quello causato da una gastrite o da un’ulcera peptica. Cattiva digestione: questo disturbo, che frequentemente si associa a malattie benigne di altri organi addominali, può talvolta essere il primo a richiamare l’attenzione del paziente. Sintomi di anemizzazione: comprendono il pallore e la facile affaticabilità, quando vi è perdita di sangue dal tumore essa è, generalmente, uno stillicidio, e pertanto raramente si manifesta con melena o ematemesi. Pienezza e vomito post-prandiale: possono insorgere quando il tumore ostacola il normale svuotamento dello stomaco. Calo ponderale: quando presente è generalmente associato alle neoplasie avanzate ed è da imputare alla ridotta assunzione di cibo per la sintomatologia dispeptica. Le complicanze legate alla storia naturale della neoplasia sono essenzialmente rappresentate dalla perforazione, dall’emorragia e dalla stenosi. La perforazione e l’emorragia si manifestano clinicamente con quadri sovrapponibili a quelli generati da un’ulcera peptica. La stenosi si verifica, generalmente, quando sono presenti masse antrali, piloriche o cardiali e si manifesta essenzialmente con il vomito. I tumori con tale localizzazione, o direttamente per le loro dimensioni, o indirettamente per la deformazione delle pareti gastriche, possono impedire il transito alimentare. Diagnosi: l’anamnesi è certamente utile per mettere in evidenza la sintomatologia che, sebbene aspecifica, può comunque indurre il sospetto che all’origine dei disturbi lamentati dal paziente vi sia un tumore gastrico. L’esame obiettivo è in grado di mettere in evidenza le grosse masse neoplastiche che si collocano in sede epigastrica, ma certamente non permettono di apprezzare le forme più precoci. Tra gli esami di laboratorio l’emocromo può evidenziare un’anemia sideropenia ed il dosaggio dei tre markers neoplastici CA 19.9, CEA e CA 72.4 un loro incremento patologico. La gastroscopia, associata all’esame istologico delle biopsie delle lesioni sospette, è oggi la tecnica dotata di maggiore accuratezza diagnostica e pertanto ha soppiantato l’esame radiografico con bario. La diagnosi di cancro dello stomaco è spesso occasionale ed eseguita in soggetti che si sottopongono alla gastroscopia per il monitoraggio di una malattia digestiva superiore già nota o per la comparsa di una sintomatologia dispeptica ex-novo. Un notevole miglioramento dell’accuratezza diagnostica della gastroscopia è stato portato dall’uso dell’indaco-carminio, cioè di un colorante di superficie che, spruzzato sull’intera superficie dello stomaco, consente di mettere in evidenza piccole erosioni sospette che potrebbero sfuggire al normale esame endoscopico. Sistemi di stadiazione. I principali elementi che influenzano la sopravvivenza a distanza dei pazienti affetti da carcinoma gastrico sono: 1. il grado di penetrazione della neoplasia nella parete (parametro T); 2. l’entità dell’interessamento dei linfonodi loco-regionali (parametro N); 3. la presenza di metastasi a distanza (parametro M). Questi tre parametri consentono di dare una definizione della diffusione neoplastica e costituiscono le fondamenta di entrambi i sistemi di classificazione attualmente in uso: 8 stadiazione giapponese della JGCA (Japanese Gastic Cancer Association); stadiazione TNM dell’UICC. Mentre nella definizione del parametro T della neoplasia le due stadiazioni sono sovrapponibili, vi è un’importante differenza per quel che riguarda il coinvolgimento linfonodale. Nella stadiazione giapponese, che si basa sui criteri anatomo-funzionali della circolazione linfatica, i linfonodi regionali sono divisi in tre raggruppamenti (N1, N2, N3), con significato prognostico omogeneo che peggiora, però, con il loro progressivo coinvolgimento passando da N1 ad N3; i raggruppamenti N1 ed N2 variano con la sede della neoplasia, mentre le stazioni N3 sono costanti per tutte le sedi. Vi è, infine, un ulteriore raggruppamento che viene definito M in quanto il coinvolgimento di queste stazioni linfonodali è considerato equiparabile alla presenza di metastasi a distanza. La stadiazione di M del nuovo TNM si basa, invece, sul numero dei linfonodi coinvolti dalla neoplasia, a prescindere dalla sede. Unica eccezione sono i linfonodi para-aortici che, se positivi, sono considerati alla stregua di metastasi sistemiche. Per quanto riguarda il parametro M le due stadiazioni si assomigliano, anche se nella stadiazione giapponese viene inserito un parametro fondamentale che riguarda la presenza o meno di una citologia peritoneale positiva al momento dell’intervento chirurgico (Cyt+ o Cyt-). Si è visto, infatti, che la citologia peritoneale rappresenta un fattore prognostico molto importante e la sopravvivenza dei pazienti con citologia positiva è, purtroppo, sovrapponibile a quella dei pazienti che presentano già metastasi peritoneali o epatiche macroscopiche. Il giudizio sulla cellularità peritoneale può, a volte, avere un notevole peso sulla scelta di eventuali terapie intraoperatorie adiuvanti, come la chemioipertermia. Stadiazione TNM. Sede del tumore: per quanto riguarda la stadiazione del tumore gastrico lo stomaco è diviso in tre regioni: 1. terzo superiore = cardias e fondo; 2. terzo medio = corpo gastrico; 3. terzo inferiore = regione antro-pilorica. La stadiazione di un adenocarcinoma gastrico primitivo dipende dalla sua profondità di infiltrazione. 9 Linfonodi regionali: la parete dello stomaco è drenata da diversi gruppi di linfonodi regionali, chiamati perigastrici, che sono situati lungo la grande e piccola curva. Altre importanti stazioni linfonodali seguono i principali vasi arteriosi e venosi, che si diramano dall’aorta e dal circolo portale. L’interessamento di altri linfonodi intraddominali, come gli epatoduodenali, i sottopancreatici, i mesenterici ed i para-aortici è considerato come presenza di metastasi a distanza. Sedi di metastasi: le sedi più comuni di metastasi sono il fegato, la superficie peritoneale ed i linfonodi non regionali o distanti. Possono verificarsi anche metastasi del sistema nervoso centrale e del polmone, ma sono meno frequenti. Nel caso di lesioni estese e voluminose si può assistere ad un’estensione diretta al fegato, al colon trasverso, al pancreas ed alla superficie inferiore del diaframma. 10 Diffusione neoplastica. Per continuità o per contiguità il cancro allo stomaco si estende agli organi vicini e quindi all’esofago (per i tumori della porzione superiore), al duodeno (per i tumori in sede antro-pilorica), al fegato, al pancreas, alla milza, al colon trasverso ed all’omento. La diffusione metastatica è frequentissima: il carcinoma gastrico è, infatti, uno dei tumori maligni con la più alta tendenza a dare precocemente metastasi. Tale tendenza varia in rapporto a diversi fattori quali, ad esempio: 1. età: la disseminazione è più rapida nei giovani piuttosto che nelle persone anziane; 2. tipo di tumore: la metastatizzazione è più lenta nel carcinoma vegetante, più rapida nel cancro di tipo infiltrante; 3. tipo istologico: le metastasi sono più frequenti nel carcinoma diffuso anziché in quello di tipo intestinale. Il cancro dello stomaco ha le seguenti caratteristiche di diffusione: diffusione radiale per contiguità: l’adenocarcinoma gastrico si accresce con interessamento variabile della parete dello stomaco, sia in superficie che in profondità. La profondità di invasione, in termini di interessamento o meno delle varie tonache di parete, è certamente il fattore che più incide sulla storia naturale della neoplasia, poiché esso si è dimostrato strettamente correlato all’entità dell’interessamento linfonodale. Il tumore può essere limitato alla sola tonaca 11 mucosa o estendersi fino alla sottomucosa (EGC) o, altrimenti, interessare la tonaca muscolare, la sierosa oppure infiltrare gli organi e le strutture addominale adiacenti (pancreas, fegato, colon trasverso, milza, diaframma, parete addominale, rene, surrene, retroperitoneo e piccolo intestino). In alcuni casi si ha una crescita longitudinale, con interessamento del cardias e dell’esofago terminale; diffusione per via linfatica: l’interessamento linfonodale del cancro gastrico è abbastanza precoce, tanto che circa il 60-65% dei pazienti sottoposti a resezione curativa presentano già metastasi linfonodali. L’interessamento può essere limitato ai linfonodi perigastrici o diffondere ad altre stazioni linfonodali. L’entità dell’interessamento linfonodale è strettamente correlata al grado di coinvolgimento della parete. La diffusione linfatica è, comunque, dipendente dalla localizzazione del tumore primitivo in termini di vie linfatiche preferenziali per la metastatizzazione: le neoplasie della metà superiore prediligono i canali linfatici dell’arteria gastrica sinistra, dei vasi gastrici brevi e precocemente possono interessare i linfonodi splenici e para-aortici. I tumori della metà inferiore seguono principalmente i canali linfatici dell’arteria epatica comune, dando precoce interessamento dei linfonodi del legamento epatoduodenale e retropancreatici, mentre meno frequente è l’interessamento della stazione para-aortica. Chiaramente questi schemi nella realtà sono molto più variabili sia perché le diverse catene linfonodali sono interconnesse fra loro, sia perché una neoplasia gastrica può coinvolgere più zone; diffusione per via peritoneale: si verifica, per un fenomeno di esfoliazione, reimpianto e crescita di cellule neoplastiche sulla superficie peritoneale, quando la neoplasia raggiunge la sierosa. Da questo fenomeno può derivare l’interessamento diffuso del peritoneo parietale e viscerale (carcinosi peritoneale), con noduli neoplastici di varie dimensioni, più o meno diffusi, con o senza ascite, del grande omento, della retrocavità degli epiploon, del cavo del Douglas e delle ovaie (tumore di Krukenberg); diffusione per via ematica: la diffusione ematogena del cancro gastrico riguarda soprattutto il fegato, poiché il sistema portale drena il sangue venoso proveniente dallo stomaco. Anche altri organi possono essere coinvolti da metastasi trasmesse per via ematica, come il polmone e le pleure, pancreas, milza e rene. Il loro coinvolgimento, però, non è frequente e comunque sopraggiunge durante le fasi avanzate della malattia. Rare le metastasi ossee. Terapia. 1. terapia chirurgica: in caso di lesione maligna la resezione chirurgica costituisce, a tutt’oggi, l’unico intervento terapeutico al quale si possono affidare speranze di successo. Considerata la grande frequenza di lesioni a livello antrale, l’intervento chirurgico che più spesso viene eseguito è la gastrectomia subtotale: si asporta quasi l’80% dello stomaco, lasciando il cardias ed una piccola parte del fondo e del corpo, che viene anastomizzata al digiuno o, più raramente, al duodeno. Si asporta, in pratica, la parte dello stomaco sede del cancro, avendo cura di resecare il viscere almeno 5 cm di distanza dalla neoplasia visibile, in modo da esser certi di aver tolto tutta la lesione. È evidente che a questi interventi bisogna associare l’asportazione delle stazioni linfoghiandolari di cui lo stomaco è tributario (anche se vi è ancora discussione sul valore curativo di interventi con linfoadenectomia allargata) e l’eventuale asportazione di metastasi d’organo, quando possibile. In alcuni casi il tumore non può essere resecato completamente, sia per la presenza di metastasi sia per l’infiltrazione di organi contigui. Si può allora ricorrere ad interventi palliativi, che hanno il fine di 12 consentire la ricanalizzazione in pazienti con tumori stenosanti, in modo da migliorare la qualità della loro vita permettendo l’alimentazione. In ogni caso, dopo la laparotomia, anche se il chirurgo non può effettuare alcun tipo di intervento, preleverà dei frammenti per precisare il tipo istologico del tumore, al fine di un eventuale trattamento chemioterapico e radioterapico; 2. chemioterapia: per il cancro dello stomaco è possibile praticare una chemioterapia con farmaci antiblastici; come tutti i tumori dell’apparato digerente, però, i risultati ottenuti sono abbastanza deludenti. Tuttavia il cancro dello stomaco, come quello del colon, è relativamente più sensibile alla terapia antiblastica, almeno rispetto ai tumori delle vie biliari, del fegato, dell’esofago e del pancreas. La chemioterapia può essere praticata come unica soluzione terapeutica palliativa nei tumori avanzati o può essere di tipo adiuvante per migliorare i risultati della terapia chirurgica; la terapia antiblastica effettuata dopo lì intervento chirurgico avrebbe lo scopo di eradicare i focolai carcinomatosi microscopici residui e metastatici, riducendo le possibilità di recidive. La chemioterapia dei tumori avanzati, pur essendo in grado di ridurre le masse neoplastiche, non si è dimostrata in grado di prolungare la sopravvivenza dei pazienti né di migliorare la loro qualità di vita. Risultati e prognosi. A distanza di 5 anni dalla diagnosi di cancro dello stomaco la percentuale di soggetti ancora in vita non supera il 5-7%. Quando è stato possibile sottoporre i pazienti ad intervento chirurgico radicale tale percentuale sale al 20% circa. La maggioranza dei pazienti, però, non supera i due anni di vita dopo l’intervento. Si può anche raggiungere, però, l’optimum dei risultati, che è rappresentato dal 95% ed oltre di sopravvivenza a 5 anni nei pazienti operati per EGC. Esiste, quindi, un’enorme discrepanza di risultati: si passa da quelli quasi completamente negativi, quando trattasi di cancro avanzato, alle guarigioni nella quasi totalità dei pazienti, quando il cancro è ancora localizzato nella mucosa. Da ciò si desume che i risultati positivi sono vincolati esclusivamente alla precocità della diagnosi; il punto è che nelle fasi iniziali i pazienti sono quasi sempre asintomatici e quando compaiono i primi segni clinici e le prime anomalie degli esami di laboratorio, il tumore è già in una fase avanzata. Pertanto, poiché i sintomi di un cancro gastrico sono simili ad una gastrite quando, per qualsiasi ragione, un trattamento per la gastrite non sortisce alcun effetto bisogna indagare direttamente la mucosa gastrica con la gastroscopia. 13 IL LINFOMA GASTRICO Introduzione ed epidemiologia. Il linfoma gastrico primitivo, extranodale per definizione, rappresenta la localizzazione più frequente dei linfomi non Hodgkin che insorgono a livello dell’apparato digerente. Per linfoma gastrico secondario si considera, invece, il coinvolgimento dello stomaco da parte di un linfoma insorto in un’altra sede. Il linfoma gastrico primitivo rappresenta dal 2 al 7% delle neoplasie gastriche e presenta, sovente, un decorso clinico subdolo, che rende difficile una diagnosi precoce. Il suo trattamento è ancora materia di dibattito: infatti, nonostante la chemiosensibilità, la terapia chirurgica sembra rivestire, tuttora, un ruolo terapeutico essenziale, migliorando la sopravvivenza ed aumentando la percentuale di guarigione. L’incidenza di questo linfoma ha mostrato, negli ultimi decenni, un costante incremento. Il sesso maschile risulta colpito da 2 a 7 volte più di quello femminile; inoltre, pur potendo interessare tutte le età, la neoplasia predilige la sesta e la settima decade di vita. Anatomia patologica. Il linfoma gastrico primitivo si localizza preferibilmente in sede antrale e nel corpo, ma può interessare anche tutto l’organo, potendosi presentare macroscopicamente in molteplici forme. Le forme infiltranti si estendono variabilmente sia in profondità che in superficie, determinando ispessimento e rigidità di parete; i linfomi ulcerati appaiono come ulcere o erosioni di dimensione e profondità variabile su un piano mucoso rilevato rispetto alla mucosa sana. Altre volte i linfomi primitivi si presentano in forma nodulare, con nodulazioni solide, rilevate, singole o multiple, oppure in forma polipoide. Esistono, poi, altre varianti macroscopiche definite miste, poiché sono il risultato della commistione dei precedenti aspetti. Il linfoma gastrico primitivo si localizza, all’inizio, in sede sottomucosa e mucosa, senza localizzazioni midollari o linfonodali periferiche. Prende origine dal tessuto linfatico della sottomucosa per cui, all’inizio, pur non essendo coinvolta la mucosa, le pliche aumentano di spessore, sono circonvolute e cerebriformi. In una fase successiva il tumore si ulcera, per cui ne risulta un aspetto abbastanza caratteristico di ulcere giganti (3-4 cm ed oltre), spesso multiple, circondate da pliche ispessite e circonvolute, che continuano ad essere l’unico reperto tipico del linfoma. Più rari sono gli aspetti di tipo vegetante o ulcero-vegetante, con masse voluminose e polilobate. Istologicamente è di difficile classificazione, pur trattandosi quasi sempre di linfomi non Hodgkin a cellule B. Per la classificazione istologica si fa comunemente riferimento alla classificazione di Isaacson. 14 Il concetto di linfoma tipo MALT (mucosa associated lymphoid tissue), denominato anche maltoma, è stato introdotto da Isaacson per indicare le forme a cellule B che, istologicamente, conservano le caratteristiche del tessuto MALT. Questo tessuto, di normale riscontro nel piccolo intestino in formazioni linfatiche, denominate placche di Peyer, nell’anello linfatico di Waldeyer, nell’appendice e nei bronchi, non è presente a livello gastrico. Si ritiene che la comparsa nello stomaco di tessuto MALT, precursore del linfoma gastrico primitivo, possa rappresentare la risposta all’infezione da H. Pylori. I maltomi possono essere a basso o ad alto grado di malignità, ma non è infrequente il ritrovamento di focolai di linfomi ad alto grado di malignità all’interno di un linfoma a basso grado e viceversa. Le forme a basso grado si presentano, in genere, in piccole masse scarsamente invasive, che raramente danno interessamento linfonodale. I linfomi MALT ad alto grado sono praticamente indistinguibili dagli altri linfomi a cellule B e ad alto grado di malignità. La classificazione di Working Formulation si basa, invece, sulla caratterizzazione immunologica delle cellule linfoidi con l’ausilio di tecniche immunoistochimiche. Lo pseudolinfoma non è altro che una linfomatosi gastrica benigna, caratterizzata da un’infiltrazione linfoide della parete gastrica, soprattutto a carico della tonaca mucosa, con associati fenomeni di fibrosi ed ulcerazione, che possono simulare il linfoma gastrico primitivo. 15 Per la diagnosi differenziale è importante la determinazione della poli o monoclinalità, mediante tecniche immunoistochimiche: lo pseudolinfoma, infatti, è policlonale a differenza del linfoma che è, invece, monoclonale. Stadiazione. Il sistema di stadiazione utilizzato per il linfoma gastrico primitivo è quello di Ann Arbor. Questo sistema di stadiazione è stato inizialmente descritto per il linfoma Hodgkin, ma è comunemente utilizzato anche per i linfomi non Hodgkin. Un linfoma gastrico primitivo IE coinvolge esclusivamente lo stomaco. Questo sistema classificativo include, nello stadio IIE due sottogruppi: uno (IIE1) nel quale la neoplasia ha dato il coinvolgimento dei linfonodi perigastrici ed un altro (IIE2) in cui sono interessati anche i linfonodi distanti dal tumore primitivo (celiaci, mesenterici ed iliaci). Nella stadiazione clinica del linfoma gastrico primitivo importante è l’esame clinico del paziente, alla ricerca di eventuali linfoadenopatie superficiali e dei segni obiettivi di un’eventuale epatospenomegalia. La gastroscopia può evidenziare una lesione di aspetto variabile (piatta, polipoide, ulcerata o erosa) e le biopsie mucose possono essere frequentemente negative. L’endosonorografia può riuscire a definire con buona accuratezza l’estensione del tumore primitivo ed evidenziare la presenza di linfonodi perigastrici sospetti per metastasi. Le tecniche fondamentali utilizzate per la ricerca di eventuali localizzazioni extragastriche della malattia sono rappresentate dall’ecografia e dalla TAC o, in alternativa a quest’ultima, la risonanza magnetica. Clinica. Le manifestazioni cliniche del linfoma gastrico primitivo ricordano quelle del carcinoma gastrico, anche per l’aspecificità dei sintomi. All’esordio la malattia si manifesta con dolore addominale, che può simulare quello della malattia peptica, ed il calo ponderale. Meno frequenti sono, invece, la nausea, il vomito ed il sanguinamento. Rari sono i casi di perforazione gastrica ed i sintomi sistemici come la febbre, l’astenia e la sudorazione. Diagnosi. L’anamnesi e l’esame obiettivo sono utili per evidenziare i sintomi ed eventuali masse addominali, manifestazione della malattia in fase avanzata. Gli esami ematochimici possono evidenziare, talvolta, un’anemia sideropenica ed un incremento dell’LDH. La gastroscopia, associata all’esame istologico delle biopsie e del materiale ottenuto con il brushing delle lesioni sospette, è oggi una tecnica in grado di fare diagnosi di linfoma gastrico primitivo in oltre il 90% dei casi, anche se, in una piccola percentuale di pazienti, è necessario ripetere l’esame. Analogamente a 16 quanto accade per il cancro dello stomaco non è rara la diagnosi occasionale in soggetti che si sottopongono a gastroscopia per altri motivi. Trattamento. Chirurgia: i pazienti con malattia in fase precoce (stadio IE) sono quelli che trovano maggiore giovamento dal solo intervanto chirurgico, mentre negli stadi più avanzati (IIE, IIIE e IV) si associano anche la chemio e la radioterapia. Poiché si tratta di una malattia d’organo è indicato eseguire in tutti i casi una gastrectomia totale. La splenectomia trova il suo razionale solo nel caso di un suo sospetto coinvolgimento, mentre la dissezione linfonodale ha, prevalentemente, intento stadiativo. Chemioterapia: alcuni autori ritengono che, in aggiunta alle forme avanzate, anche le forme precoci beneficino di un trattamento adiuvante chemioterapico. Le associazioni farmacologiche in uso e, in generale, la monochemioterapia sono riservate solo alle forme MALT a basso grado di malignità. Radioterapia: viene utilizzata soprattutto come terapia adiuvante dopo chirurgia non curativa per il tumore residuo locoregionale a livello linfonodale o dei margini di sezione. Eradicazione H. Pylori: rappresenta il primo trattamento di scelta dei linfomi precoci a basso grado di malignità tipo MALT. Questa terapia si è dimostrata efficace producendo, in molti casi, la regressione del linfoma. Il fallimento di questo approccio impone i trattamenti classici. Prognosi. La sopravvivenza globale a 5 anni riportata per i linfomi gastrici primitivi varia dal 40 al 60%. I linfomi tipo MALT sono quelli a prognosi migliore, con una sopravvivenza complessiva a cinque anni di circa l’80%. 17