APPARATO
ESCRETORE
Formato da:
•Reni
•Canali escretori (ureteri)
•Vescica
•Uretra
Come funziona
Patologie che possono colpirlo
BEI ALICE, 3°C, 10/01/11
RENI
E’ l’organo principale dell’apparato escretore,
costituito da una zona midollare e una corticale. La
sua unità funzionale è il nefrone. Negli esseri umani
i due reni sono situati nella regione posteriore
superiore dell'addome, ai lati della colonna
vertebrale, nelle fosse lombari. Nell'uomo adulto
ciascun rene pesa in media 150 g, nella donna adulta
135 g. La lunghezza media è 12 cm, la larghezza 6
cm e lo spessore 3 cm. Ciascuno dei due reni è
grande all’incirca quanto un nostro pugno e contiene
80 Km di sottili tubicini, chiamati tubuli, e
un’immensa rete di capillari. I tubuli estraggono dal
sangue 180 l di un liquido chiamato filtrato, che
contiene acqua, urea e altri soluti importanti per il
corpo come lo ione bicarbonato, il glucosio e alcuni
amminoacidi. Il sangue che deve essere filtrato
prima entra in ogni rene attraverso l’arteria renale
e, dopo essere stato filtrato, esce passando per la
vena renale.
REGIONE CORTICALE E MIDOLLARE
La regione corticale è la più superficiale del rene, mentre quella midollare è la più interna, costituita da
piramidi disposte con apice rivolto verso la pelvi renale. Ecograficamente è possibile individuare
macroscopicamente due strati: isoecogeno, esternamente, e al centro, la zona vascolo-collettore iperecogena . Per
abitudine si usa indicare il primo come corticale e la seconda come midollare, anche se, per la seconda, si tratta
degli apici delle piramidi midollari visti in sezione tra le colonne corticali.
NEFRONE
E’ una minuscola unità funzionale contenuta all’interno del rene (ce ne sono circa un milione) che compie su
scala ridotta le stesse funzioni del rene. E’ composto da una struttura a forma di coppa, chiamata Capsula di
Bowman, collegata all’arteria renale e al tubulo del nefrone, mentre all’altra estremità si trova il dotto collettore
che, a differenza delle altre parti, si trova nella regione midollare e trasporta l’urina verso la pelvi renale.
Il tubulo si suddivide in tre sezioni:
- Tubulo prossimale
- Ansa di Henle (porta il filtrato verso la regione midollare e poi di nuovo indietro)
- Tubulo distale (il più lontano dalla Capsula di Bowman)
La capsula di Bowman avvolge un ammasso di capillari chiamato glomerulo e questo complesso forma l’unità
filtrante del nefrone. Una seconda regione di capillari partecipa invece alla rielaborazione del filtrato.
URETERI
Sono dei dotti, chiamati anche canali escretori, ognuno dei quali parte da ciascun rene, che
trasportano l’urina da quest’ultimo alla vescica. Mediamente un uretere ha una lunghezza
variabile tra i 28-29 cm, per quello di destra, ed i 29-30 cm per quello di sinistra.
Un uretere può essere distinto in tre sezioni:
- Addominale = corrisponde alle regioni lombare ed iliaca;
- Pelvica = si trova nella piccola pelvi;
- Vescicale (o intramurale) = è situata all’interno dello spessore vescicale in cui l’uretere
passa.
L’uretere non ha un andamento rettilineo ma si dirige verso il basso e presenta due leggere
curve: nella sua prima parte, infatti, presenta una convessità anteriore che successivamente diventa
posteriore e ciò fa sì che l’uretere, passando dalla porzione addominale a quella pelvica, cambi
direzione in maniera piuttosto brusca formando una flessura situata a livello dell’incrocio con i
vasi iliaci.
VESCICA
La vescica urinaria è un organo muscolare
cavo posto nel bacino, la cui funzione è quella di
“raccogliere” l’urina proveniente dagli ureteri e poi
di eliminarla attraverso l’uretra .
Il muscolo che forma le pareti della vescica è
detto muscolo detrusore, un muscolo liscio la cui
attività è regolata da fibre nervose. Il processo di
emissione dell'urina porta allo svuotamento
periodico della vescica per mezzo di un riflesso
automatico del midollo spinale.
(Nell’immagine a fianco è rappresentata la vescica di
un uomo)
URETRA
E’ un condotto che elimina l’urina. Nell’uretra sono presenti due strati muscolari: uno
interno di tessuto muscolare liscio e uno esterno striato. Lo studio dell'uretra si effettua con
l'uretrografia e ci sono alcune differenze tra maschio e femmina.
URETRA MASCHILE
Nel maschio l’uretra serve anche per il passaggio dello sperma. Decorre all'interno della
prostata e del pene. Negli esseri umani di sesso maschile è lunga circa 16 cm e si può dividere
in tre segmenti: prostatico, membranoso e cavernoso. La parete dell'uretra è delimitata da due
tonache (mucosa e muscolare) nel tratto prostatico e in quello membranoso, mentre nell’altro
tratto vi è solo quella mucosa.
URETRA FEMMINILE
È situata posteriormente all'osso pubico e anteriormente alla vagina, è lunga circa 3 cm e la
sua parete è delimitata dalle due tonache mucosa e muscolare.
COME FUNZIONA L’APPRATO
ESCRETORE?
4 processi fondamentali:
Filtrazione
Riassorbimento
Secrezione
Escrezione
Vari ormoni che regolano il
funzionamento dell’apparato
TRASFORMAZIONE DEL FILTRATO IN URINA
Il filtrato presente nel sangue estratto dai tubuli renali contiene acqua, urea e altre sostanze
importanti come il glucosio o gli amminoacidi. All’interno del rene, nel nefrone, avviene anche la
regolazione del pH del sangue, dato che vengono riassorbiti ioni negativi di bicarbonato.
Dall’Ansa di Henle il filtrato viene trasportato nella regione più interna del rene, quella
midollare e, successivamente, torna di nuovo verso la regione corticale. A mano a mano che il
filtrato passa attraverso la regione midollare l’acqua fuoriesce dal tubulo, dato che è più alta la
concentrazione delle altre sostanze nel filtrato ma, nel processo inverso, cioè nel ritorno alla
regione corticale, l’acqua non viene più assorbita, dato che quella parte del tubulo è impermeabile
ad essa. Mentre c’è il passaggio del filtrato dalla regione midollare a quella corticale, avviene
anche il riassorbimento del cloruro di sodio (NaCl).
Il riassorbimento può avvenire per trasporto attivo, per diffusione passiva o per osmosi.
Nel dotto collettore, all’interno della regione midollare del rene, avviene l’elaborazione del
filtrato e qui è importante il riassorbimento di NaCl, perché così si determina la quantità di sale
che verrà eliminata con l’urina e, prima che essa passi nella pelvi renale, viene assorbita altra
acqua.
Nel complesso, insomma, i quattro processi fondamentali compiuti dall’apparato
escretore sono:
1.
2.
3.
4.
Filtrazione: l’acqua e tutte le molecole che sono delle dimensioni giuste per
passare attraverso i capillari passano dal glomerulo, che crea il filtrato, al tubulo,
dove comincia la sua “preparazione”;
Riassorbimento: l’acqua e alcuni soluti come i sali sono recuperati dal filtrato e
vengono di nuovo immessi nel sangue;
Secrezione: alcune sostanze, specie se sono presenti in eccesso, come per esempio,
ioni positivi di potassio o di idrogeno, sono rimosse dal sangue, che così non
diventa acido. Durante il riassorbimento e la secrezione l’acqua e i soluti si
spostano tra i tubuli e i capillari per mezzo del fluido interstiziale;
Escrezione: l’urina, cioè il prodotto dei tre processi precedenti, passa per i reni, gli
ureteri, la vescica e viene eliminata attraverso l’uretra.
ORMONI CHE REGOLANO IL FUNZIONAMENTO
DELL’APPRATO ESCRETORE
Grazie al controllo ormonale, i reni riescono a regolare l’equilibrio tra la concentrazione
dell’acqua e degli altri soluti presenti nei liquidi del nostro corpo.
Quando la concentrazione di questi ultimi oltrepassa un determinato limite, si “attiva”
all’interno del cervello un centro di controllo chiamato ormone antideurico, o ADH, che segnala
al nefrone di riassorbire più acqua dal filtrato.
Quando, invece, la concentrazione di questi soluti si abbassa di troppo, il livello di ADH nel
sangue diminuisce e, di conseguenza, il nefrone assorbe meno acqua.
L’ormone antideurico ADH si chiama così proprio perché la sua funzione principale è quella
di agire contro la diuresi, cioè, l’aumento della quantità di urina prodotta.
Ci sono anche altri ormoni che regolano il funzionamento dell’apparato escretore: essi,
basandosi ad esempio sul flusso del sangue diretto al nefrone o sul riassorbimento di acqua e di
ioni positivi di sodio, fanno variare il volume (e, di conseguenza, anche la pressione) del sangue
che circola all’interno del corpo.
PATOLOGIE DELL’APPARATO ESCRETORE
Un disturbo del controllo della minzione, cioè del rilascio di urina, è l’incontinenza. Chi ne
soffre non riesce a controllare l’apertura e la chiusura dello sfintere a causa di un disturbo nervoso,
ed è quindi soggetto a perdite di urina. Il disturbo opposto è invece rappresentato dall’incapacità
di eliminare l’urina: esso può essere provocato da uno spasmo (una contrazione permanente)
dello sfintere urinario, dalla sua ostruzione da parte di un calcolo, dalla perdita di tono muscolare
della vescica, o, nei maschi, da ipertrofia della prostata.
Un altro disturbo che può colpire l’apparato escretore è l’ematuria, cioè la presenza di sangue
nelle urine. Non è una vera e propria patologia ma, in genere, il segnale di una malattia delle vie
urinarie, o dei reni. Può essere macroscopica, cioè abbondante e tale da dare un colore rossastro
all’urina; o microscopica. Anche se il sangue nelle urine, di solito, spaventa molto, le cause di
questo disturbo sono diverse e possono anche non essere allarmanti. Si tratta comunque di un
sintomo, a volte associato ad altri, che va indagato con l’analisi delle urine. Tra le cause principali
senz’altro il tumore all’apparato urinario riveste un ruolo di rilievo (più frequentemente il tumore
della vescica).. L’ematuria può essere provocata anche dai calcoli e, in questo caso, si accompagna
a forti dolori nella zona lombare. Può dare ematuria anche un’infezione renale, la pielonefrite,
causata da germi trasportati sino al rene attraverso il sangue.
Altre patologie che possono colpire l’apparato escretore sono la cistite e la glomerulonefrite:
Cistite: E’ un’infiammazione della vescica spesso causata da un’infezione batterica. Si manifesta
con sintomi irritativi e dolore pelvico, voglia di svuotare spesso la vescica anche se la minzione in
realtà è dolorosa, difficile e di scarsa quantità e a volte si può manifestare anche la comparsa di
sangue nell’urine. Nella maggior parte dei casi colpisce le donne in menopausa, ma esiste anche la
cistite interstiziale che appare in assenza di infezioni accertate e non regredisce assumendo
antibiotici.
Glomerulonefrite: E’ un infiammazione dei glomeruli, causata spesso da una patologia
autoimmunitaria, o batterica. La gromerulonefrite acuta ha un’origine batterica che compare spesso
in seguito alle infezioni da streptococchi delle alte vie respiratorie, come la faringite, ma anche della
pelle (dermatiti). Colpisce a qualsiasi età e i suoi sintomi sono gonfiore, leggero pallore, ipertensione
arteriosa, urina scarsa, mancanza di appetito. Molto spesso la forma acuta guarisce dopo trattamento
antibiotico, in modo che la infezione da streptococco venga debellata completamente.
Passiamo ora alle patologie che interessano i reni.
PATOLOGIE DEL RENE
Calcoli e coliche renali
Pielonefrite
Carcinoma a cellule renali
(cancro al rene)
Il rimedio della Dialisi
CALCOLI
I calcoli sono formazioni solide e cristalline di
varie dimensioni: possono essere unici o multipli,
monolaterali o bilaterali (nel 40% dei casi) e formarsi
nel rene (oppure anche nel bacinetto renale, uretere,
vescica). I calcoli possono non dare disturbi anche
per molto tempo o provocarne di lievi come un senso
di fastidio nella regione lombare e, quando
l’organismo prova a liberarsene, il calcolo spesso
non riesce a passare dal bacinetto renale all’uretere o
a scivolare via con le urine e si manifesta, così, la
classica colica renale: essa può provocare un dolore
lancinante al fianco , sudorazione, ipotensione
arteriosa, nausea, febbre. Il dolore può durare diverse
ore e si esaurisce quando il calcolo arriva nella
vescica lasciando però per alcuni giorni un
indolenzimento della parte interessata. Ad
individuare la posizione dei calcoli aiutano gli esami
del sangue e delle urine. I calcoli renali, se sono di
dimensioni troppo grosse, devono essere eliminati
con l’intervento chirurgico.
COLICHE RENALI
L'incidenza delle coliche renali è maggiore negli uomini che nelle donne: il dolore è dovuto
allo spasmo muscolare dell'uretere conseguente alla presenza del calcolo. Fra i sintomi il più
comune è quindi il dolore addominale diffuso a livello lombare con irradiazione verso il basso,
fino all'inguine e talvolta fino ai genitali. L'entità del dolore non dipende però dalle dimensioni del
calcolo (infatti anche calcoli piccoli possono provare dolori molto intensi). La frequenza delle
coliche aumenta alla fine dell‘Estate o in Autunno, in quanto la disidratazione (tipica dei mesi
estivi) favorisce la formazione di un calcolo.
Per una corretta diagnosi possono essere utili:
Ecografia del rene e delle vie urinarie;
Urografia, un esame radiologico che consente l'esplorazione e lo studio delle varie sezioni
dell'apparato urinario: tale esame solitamente risulta sufficiente da solo ad una corretta diagnosi
della malattia;
TAC, che nella pratica negli ultimi anni sta però avendo sempre più riscontri;
Ultrasuoni, soprattutto in persone che non possono subire radiografie (come donne incinte):
l'esame mostra un elevato grado di accertamento sulla diagnosi.
Riguardo alle terapie, recentemente si è provata la desmopressina, che fornisce subito i primi
sollievi senza alcun effetto pericoloso, come per le altre categorie di farmaci più utilizzate.
PIELONEFRITE
E’ un’infezione che interessa le alte vie urinarie, soprattutto il tessuto renale: di solito è
provocata da batteri. La pielonefrite si distingue in acuta e cronica:
Pielonefrite acuta: è un’infezione della pelvi provocata spesso dai germi responsabili delle cistiti,
come l’Escherichia coli ,che raggiungono il rene attraverso il sangue o le vie linfatiche. La colpa
può esser anche di un eccessivo ristagno dell’urina o la conseguenza di una colica renale, dato che
un calcolo può irritare l’apparato urinario permettendo ai batteri di agire. I sintomi della
pielonefrite acuta sono malessere generale, febbre alta, nausea, a volte ematuria, dolore sordo e
penetrante al rene che si può diffondere a tutta la schiena. La terapia è a base di antibiotici.
Pielonefrite cronica: compare invece per un meccanismo errato di eliminazione delle urine; ciò
può essere dovuto a una malformazione o a un calcolo che ostruisce l’uretere. Non sempre i
sintomi sono evidenti, ma può comparire stanchezza, ipertensione, nausea, o presenza di globuli
bianchi nelle urine. Si cura con antibiotici e non va trascurata per evitare che alla lunga porti
all’insufficienza renale cronica.
CARCINOMA A CELLULE RENALI (CANCRO AL
RENE)
Il carcinoma a cellule renali è il più comune tipo di cancro al rene e ha origine dal tubulo
renale. La triade classica è costituita da ematuria, che è il segno più frequente, dolore lombare e
reperto di una massa addominale. Il carcinoma a cellule renali colpisce di più il sesso maschile
rispetto al femminile. Fattori di rischio sono l'abitudine al fumo, l'obesità, l'ipertensione.
L'aspetto caratteristico del carcinoma a cellule renali è quello di una lesione solida che altera il
contorno renale: spesso presenta un margine irregolare o lobulato
Se è localizzato solo nel rene, circa il 40% dei casi , viene curato il 90% delle volte con
l’intervento chirurgico. Per quanto riguarda le altre terapie, la più ricorrente è quella
farmacologica, dato che farmaci come interferone-alfa e interleuchina-2 hanno successo nel
ridurre la crescita del carcinoma renale. Trattamenti come la chemioterapia o la radioterapia non
vengono invece utilizzati perché in genere non hanno successo.
Riguardo alla prognosi, essa dipende dalla grandezza del tumore e dal fatto che sia rimasto
confinato nel rene oppure no: la percentuale di sopravvivenza dopo cinque anni è intorno al 9095% per tumori più piccoli di 4 centimetri, mentre in caso di diffusione in altri organi la
percentuale di sopravvivenza a cinque anni dall'intervento è meno del 5 %. Per coloro che hanno
un ritorno del tumore dopo l'intervento la prognosi è generalmente negativa.
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Secondo livello
Terzo livello
Quarto livello
Quinto livello
A sinistra, in rosso, il carcinoma a cellule renali visto al microscopio e a destra, foto di un rene colpito da
cancro
IL RIMEDIO DELLA DIALISI RENALE
Le patologie che colpiscono i reni sono in genere provocate da ipertensione, diabete, uso
prolungato di antidolorifici, farmaci e bevande alcoliche. E’ possibile vivere con un solo rene, ma
il malfunzionamento di entrambi può provocare la morte dell’individuo. Un trattamento molto
importante, che può salvare la vita, è quello della dialisi renale: è un’apparecchiatura che svolge
artificialmente le funzioni dei reni.
COME FUNZIONA?
L’ apparecchio preleva il sangue direttamente da un’arteria e lo pompa attraverso dei tubi, i
quali sono immersi in una soluzione dializzante analoga al liquido interstiziale che circonda i
nefroni.
A mano a mano che il sangue scorre, l’urea e i sali in eccesso diffondono nella soluzione
dializzante, mentre invece i soluti importanti entrano nel sangue.
La dialisi è quindi molto utile ma, allo stesso tempo, è anche molto costosa.
Se i reni hanno subito un grave danno, si effettua anche il trapianto del rene e la sostituzione
può essere fatta con il rene di un donatore anche vivente, specie se è un parente del paziente.