Il mirto in bottiglia: amore per la tradizione dei Fratelli Rau La storia del mirto, arbusto spontaneo sempreverde, tipico della macchia mediterranea, entra nella mitologia. Molte sono le leggende che lo legano alle divinità, in particolare alla dea della bellezza e dell’amore, secondo Ovidio, infatti, Venere, nata dalle acque del mare e approdata sulla spiaggia di Citara (Ischia), coprì le sue grazie con rami di mirto. Da ciò il mirto è stato sempre considerato pianta simbolica, anche con significato propiziatorio per i giovani sposi a cui veniva regalata una pianta per la loro abitazione. Sia i Greci che i Romani ne conoscevano le proprietà medicamentose; ne ricavavano decotti, olii, estratti e pomate, e per le sue proprietà stomatiche e digestive curavano l’ulcera e alcune affezioni delle vie respiratorie. Nel Medioevo gli speziali ottenevano dai suoi fiori un’essenza chiamata “acqua degli angeli”. L’arbusto, dai bellissimi fiori bianchi profumati, predilige i terreni acidi ed è diffuso in particolare in Sardegna e anche in Corsica, ove è introdotto dai banditi di Gallura che, cercando riparo nell’isola vicina, portarono con sé le bacche. Mentre in Sardegna, pare solo nel 1800, si ricavava un liquore, nell’isola vicina il mirto veniva usato come spezia per condire i prodotti di cacciagione. Nelle famiglie sarde si produceva il vino di mirto dalla macerazione idroalcolica delle bacche mature. L’infuso, originariamente prodotto in casa per un uso strettamente familiare, sta oggi vivendo un momento di espansione crescente anche commerciale. L’interesse economico ha dato il via negli anni ’90 ad un’attività di miglioramento genetico da parte del Dipartimento di economia e sistemi arborei dell’Università di Sassari, che ha selezionato oltre 40 varietà, con lo scopo di produrre bacche da destinare al liquore di mirto. Ne è stata promossa la coltivazione in impianti specializzati, nei campi sperimentali e in progetti pilota. Dal 1998 il mirto di Sardegna è inserito nell’elenco ufficiale dei Prodotti Tradizionali. L’azienda dei Fratelli Rau è riuscita a non perdere nulla della originale passione, da quel lontano 1926 in cui ha avuto inizio la produzione Rau di liquori e sciroppi, e ancora utilizza piccoli alambicchi di rame per alcune acquaviti artigianali. Il “Filuferru”, distillato di vinacce pregiate, puro e trasparente, gusto forte e corroborante, è l’esempio della continuità della vecchia tradizione: il nome (filo di ferro) nasce in un tempo in cui i contadini distillavano clandestinamente le vinacce, per tenere segreta attività essi nascondevano gli alambicchi sotto questa terra, segnando il punto esatto con un pezzetto di fil di ferro per poter ritrovare l’attrezzatura. Nel moderno stabilimento di Predda Niedda a Sassari, un vero gioiello tecnologico, si producono il Mirto di Sardegna Rosso, senza l’impiego di coloranti e di aromi aggiunti, dal colore rosso ambrato e gusto amabile, che racchiude tutti i profumi della pianta mediterranea, ottimo dopo pasto, servito preferibilmente ghiacciato, e il Mirto di Sardegna Bianco, il quale ha come ingrediente di base le foglie anziché le bacche del mirto, di colore chiaro e gusto lievemente più secco. Per questi liquori le storiche Distillerie Rau presentano al mercato italiano una nuova forma di bottiglie e un nuovo set di etichette, più sobrie ed eleganti e si sono affidate alla Fratelli Rinaldi Importatori, di Bologna, per una maggiore visibilità. Maura Sacher