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AGGIORNAMENTO FORMATIVO SULLA SICUREZZA
NEI LAVORI ELETTRICI
Parte II
Effetti fisiopatologici della corrente elettrica
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2.1 La pericolosità della corrente elettrica
Conoscere gli effetti che produce il passaggio di una corrente elettrica attraverso il corpo umano è
necessario al fine di definire le caratteristiche dei sistemi di protezione contro i contatti indiretti
(cioè quelli determinati dal contatto con parti metalliche normalmente non in tensione, ad esempio
una massa andata tensione a seguito di un guasto) e per comprendere le misure di primo soccorso da
praticare alle persone colpite da elettrocuzione per contatti diretti (cioè quelli determinati dal
contatto con parti attive). La pubblicazione CEI 64 -18:2011-10 - Effetti della corrente attraverso il
corpo umano e degli animali domestici. Parte 1: Aspetti generali, fornisce, tra l’altro, una serie di
parametri riferiti alla impedenza elettrica del corpo umano estrapolati anche da misure effettuate su
animali, su esseri viventi e su cadaveri. Sulle relative risultanze statistiche si fondano le curve di
pericolosità della corrente e di sicurezza della tensione che sono alla base degli odierni standard
della sicurezza elettrica. Il passaggio della corrente elettrica attraverso il corpo umano produce
essenzialmente gli effetti in appresso descritti.
• Tetanizzazione: consiste nella perdita del controllo volontario del muscolo colpito, per cui il
soggetto resta “attaccato” alla parte conduttiva in tensione specialmente se questa è sta afferrata
piuttosto che toccata.
• Arresto respiratorio: l’effetto che ne deriva è l’asfissia; cioè la paralisi del sistema muscolare della
respirazione. Se l’asfissia si protrae per più di due o tre minuti nella persona colpita dalla corrente
elettrica sopravviene la morte.
• Fibrillazione ventricolare: la corrente esterna, dovuta al contatto, si sovrappone al ritmo cardiaco
alterandolo. Tale alterazione tende a permanere anche se cessa il passaggio della corrente. La
conseguenza è che dopo circa tre minuti intervengono lesioni definitive al tessuto cerebrale e al
muscolo cardiaco.
• Ustioni: sono provocate da un arco elettrico che per sua natura genera una produzione di calore
intensa e concentrata, con emissione di
gas, di vapori surriscaldati e tossici,
proiezione di particelle incandescenti,
irraggiamento
termico
e
raggi
ultravioletti.
In generale la pericolosità della corrente
dipende dal percorso (se interessa o
meno il cuore) e dalla durata. Ad
esempio un contatto mano sinistra-piedi,
che determina un passaggio della
corrente attraverso il cuore, è
sicuramente più pericoloso di un
contatto mano-mano (ad esempio, una
corrente di 200 mA mano-mano ha lo Fig. 2.1. Curve di pericolosità percorso mano sinistra-piedi in
stesso effetto di una corrente di 80 mA c.a. a 50 Hz.
mano sinistra-piedi). La corrente
continua è meno pericolosa di quella alternata. Nella fig. 2.1 sono riportate le curve di pericolosità,
tempo-corrente, relativa al percorso della corrente mano sinistra-piedi. Con riferimento alle stesse si
distinguono:
• AC-1 Sino a 0,5 mA, curva a. Possibile la percezione, ma normalmente nessuna reazione.
• AC-2 0,5 mA, sino alla curva b. Percezione e contrazioni muscolari involontarie probabili, ma
normalmente nessun effetto fisiologico dannoso dovuto alla corrente elettrica.
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• AC-3 Oltre la curva b. Forti contrazioni involontarie dei muscoli. Difficoltà di respirazione.
Disturbi reversibili delle funzioni cardiache. Può verificarsi l'immobilizzazione. Gli effetti
aumentano con l'intensità della corrente. Normalmente non sono previsti danni agli organi.
• AC-4.1 Oltre la curva c1- Possono verificarsi effetti pato-fisiologici, come l'arresto cardiaco, il
blocco respiratorio ed ustioni o altri danni cellulari. La probabilità di fibrillazione ventricolare
aumenta con l'intensità della corrente e con la durata.
• AC-4.1 c1-c2. La probabilità di fibrillazione ventricolare aumenta sino a circa il 5 %.
• AC-4.2 c2-c3. La probabilità di fibrillazione ventricolare aumenta sino a circa il 50 %.
• AC-4.3 Oltre la curva c3. La probabilità di fibrillazione ventricolare supera il 50 %.
• La curva c (in verde) è assunta in sede normativa internazionale ai fini della protezione contro i
contatti indiretti per l’interruzione automatica negli impianti BT (contatto mani-mani).
• La curva c2 (in rosso), probabilità di fibrillazione ventricolare uguale al 5%, con percorso della
corrente dalla mano sinistra ad entrambi i piedi, è assunta a riferimento per la protezione contro i
contatti indiretti negli impianti AT.
2.2 Le curve di sicurezza
Nella pratica è necessario conoscere quali sono i valori di tensione di contatto, in funzione della
durata prevista dai dispositivi di protezione per interrompere l’alimentazione, che possono essere
sopportati senza conseguenze dalla generalità
delle persone (protezione contro i contatti
indiretti). Per ricavare tali dati non è possibile
applicare in modo lineare la legge di Ohm
essendo la resistenza del corpo umano variabile
con la tensione applicata. In realtà si deve parlare
più propriamente d’impedenza del corpo umano
essendo lo stesso riconducibile ad una rete di
resistenze e capacità di valori dipendenti da una
molteplicità di fattori quali la tensione, la Fig. 2.2. Circuito elettrico equivalente del
frequenza, la temperatura, l’umidità, la pressione corpo umano
di contatto, ecc. Semplificando al massimo, il
circuito elettrico equivalente del corpo umano è quello rappresentato nella figura 2.2 nel quale è
stato indicato con Z(V) l’impedenza di un arto. I valori statistici di un arto del corpo umano sono
quelli superati dal 95% della popolazione (es. a 200 V è Z(V) = 400Ω per gli impianti BT) e quelli
superati dal 50% della popolazione (es. a 200 V è Z(V) = 637 Ω per gli impianti AT),
rispettivamente riportati nei riquadri verde e rosso della tabella 2.1 in funzione di alcuni valori della
tensione di contatto. Il
calcolo di ZT, con
riferimento alla fig. 2.2.
e alla tabella. 2.1, è
abbastanza immediato.
Percorso mano-mano: ZT
= 2Z(V). Che, ad
esempio, a 200 V per
impianti BT, fornisce: ZT
= 800Ω. Mentre per un
Tab. 2.1. Impedenza mano-mano in condizioni d’asciutto (norma CEI 64-18)
percorso
mano-piedi,
alla stessa tensione per
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impianti AT, è: ZT= Z(V)+Z(V)/2 = 955 Ω.
Si può notare che il valore dell’impedenza del corpo, comunque intesa, decresce all’aumentare della
tensione di contatto. Nella fig. 2.3 a) sono rappresentate
le curve di sicurezza contro i contatti indiretti negli
impianti BT, negli ambienti ordinari e speciali (cantieri,
stalle, ambienti medici, ecc.). Esse simulano, ad
esempio, la tensione di contatto (percorso due mani
entrambi i piedi) a cui è esposta la persona che sta
impugnando un utensile, al momento della perdita di
isolamento dello stesso.
Il percorso mano sinistra entrambi i piedi è quello
convenzionalmente utilizzato negli impianti a tensione
superiore a 1 kV (AT) dove, ritenendo meno probabile il
guasto per perdita d’isolamento verso terra, la relativa
curva di sicurezza (fig. 2.3 b) risulta meno severa.
Inoltre, sempre per le stesse ragioni appena dette, si
considera accettabile negli impianti AT un rischio di
fibrillazione ventricolare del 5% (norma CEI 99-3),
mentre negli impianti BT si parte da una curva di
pericolosità corrente-tempo più cautelativa che esclude il Fig. 2.3. a) Curva di sicurezza per impianti
rischio di cui sopra.
BT. b) Curva di sicurezza per impianti AT.
2.3 Nozioni di pronto soccorso
Tutti gli addetti ai lavori elettrici devono conoscere almeno le nozioni essenziali teoriche e pratiche
per poter prestare il primo soccorso ai colpiti da corrente elettrica (Norma CEI EN 50110-1, art.
4.9). Tali norme prevedono altresì che sui luoghi di lavoro siano messi a disposizione del personale
quadri, tabelle o specifici documenti, dove siano riportate le istruzioni e le modalità di soccorso da
prestare alle persone infortunate. I lavoratori devono essere in tal senso formati e addestrati, anche
mediante esercitazioni periodiche guidate da
personale specializzato. L‘obbligo di attuare il
pronto soccorso in azienda è pure previsto dal TU
agli artt. 15, 36, 37 e 45. Con il decreto 15-72003, n. 388, sono state emanate, in relazione alla
complessità ed alla natura dei rischi aziendali, le
norme attinenti:
• l’organizzazione del pronto soccorso;
• i requisiti di formazione degli addetti di
pronto soccorso;
• le attrezzature minime per gli interventi di
pronto soccorso.
In ordine al punto a), le aziende devono tenere Fig. 2.4. Decreto 15-7-03 n. 388 – art. 3.
una cassetta (fig. 2.4) di pronto soccorso e un Cassetta di pronto soccorso (fonte USL 28 Bologna)
mezzo di comunicazione idoneo ad attivare
rapidamente il sistema di emergenza del Servizio
Sanitario Nazionale o, almeno, un pacchetto di medicazione se hanno meno di tre dipendenti e se
l’attività non si caratterizza per rischi elevati o indici infortunistici rilevanti. Le figure di incaricato
del pronto soccorso, espressamente previste dal TU, devono essere formalmente designate ed
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adeguatamente formate dal DL. A tale scopo il decreto prevede specifici moduli formativi in
relazione al tipo di gruppo, A, B o C, a cui appartiene l’azienda. Agli stessi lavoratori, punto c),
devono essere approvvigionati le attrezzature minime di equipaggiamento ed i dispositivi di
protezione individuale necessari ad effettuare i soccorsi d’urgenza loro richiesti. Nelle aziende che
hanno lavoratori che prestano la propria attività in luoghi isolati, diversi dalla sede aziendale, il DL
è tenuto a fornire loro il pacchetto di medicazione ed un mezzo di comunicazione idoneo per
raccordarsi con l'azienda al fine di attivare rapidamente il sistema di emergenza del SSN. Per
quanto attiene le modalità di soccorso ci limitiamo ad una semplice esposizione a titolo puramente
esemplificativo, atteso che efficaci conoscenze delle tecniche d’intervento si possono acquisire
solamente attraverso esercitazioni reali condotte su manichini sotto l’istruzione di un medico. Le
regole essenziali sono queste:
•
in AT è indispensabile sempre interrompere le fonti d’alimentazione dell’impianto;
•
in BT se interrompere l’alimentazione non è immediatamente possibile, il soccorritore
deve:
isolarsi adeguatamente rispetto alle parti in tensione, utilizzando guanti isolanti o un
paletto in legno o materiale in cuoio o, ove esista, l’apposito fioretto;
isolarsi verso terra con scarpe o pedana isolante o tela gommata o qualsiasi altro
materiale isolante;
•
allontanare il folgorato dal punto di contatto;
•
nel caso la persona sia in quota prevedere una
“caduta protetta”.
In caso di arresto della respirazione, accertato che
le vie respiratorie siano libere, se necessario
praticare la respirazione artificiale.
1.
Adagiare il colpito sulla schiena e collocarsi
dal lato della testa.
1.
Munirsi dell'apposita maschera oronasale.
2.
Piegare alquanto all'indietro il capo
dell'infortunato (per aprire il passaggio
dell'aria) ponendogli una mano sotto la nuca
mentre con l'altra si fa leva sulla fronte (v. Fig. 2.5. Respirazione artificiale in caso di
arresto respiratorio
fig. 2.5).
Dare due lente e profonde insufflazioni ed
osservare il sollevamento del torace.
Quando il torace ritorna in posizione naturale,
praticare un ciclo regolare di 12÷15 insufflazioni
per minuto.
Se oltre all'arresto della respirazione si constata
anche l'assenza dei battiti del cuore (per ricercare
questo segno comprimere con due dita il collo
dell'infortunato ai lati del pomo d'Adamo), occorre
effettuare il massaggio esterno del cuore mediante
compressioni ritmiche sul torace.
I.
Applicare le due mani sovrapposte con il
palmo rivolto in basso in corrispondenza della Fig. 2.6. Il massaggio cardiaco da praticare
parte inferiore dello sterno (fig. 2.6).
in caso di assenza dei battiti del cuore
II.
Esercitare pressioni ritmiche energiche
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verticali usufruendo del peso del corpo e staccando ogni volta le mani dal torace per
permettergli di espandersi per elasticità.
III. Continuare con un ritmo di 50÷60 pressioni al minuto.
Il massaggio cardiaco deve essere sempre preceduto dalla respirazione artificiale con insufflazione
orale. Sospendere le manovre di rianimazione soltanto quando l'infortunato riprende a respirare da
solo e le pupille ritornano a restringersi. Controllare però ancora per qualche tempo se la
respirazione spontanea si mantiene. In caso contrario continuare anche durante il trasporto in
ospedale e finché subentri personale sanitario specializzato.
Nel caso di ustioni l’importante è…. non nuocere. È pertanto necessario soprattutto sapere ciò che
non si deve fare (dopo aver soffocato le fiamme con una coperta se gli indumenti hanno preso
fuoco), così riassumibile:
•
non togliere gli indumenti bruciati rimasti attaccati all’epidermide;
•
non usare cotone idrofilo;
•
non ungere con oli o pomate;
•
non bucare le vesciche;
•
non applicare impacchi di ghiaccio;
•
non coprire le ustioni al viso.
fine Parte II
agu
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