Le cause della crescita economica di lungo periodo Alessandro Scopelliti Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi Università degli Studi di Catania [email protected] 1 Ciclo economico e crescita economica • Lo studio della macroeconomia moderna tende a distinguere due aspetti, a seconda dell’intervallo temporale considerato. 1) La teoria del ciclo economico (business cycle) studia le determinanti e gli effetti delle fluttuazioni del ciclo economico nel breve e nel medio periodo, ossia la successione di fasi di espansione e di recessione dell’economia attorno ad un trend potenziale. 2) La teoria della crescita economica (economic growth) analizza le cause e l’evoluzione della crescita di lungo periodo, intesa come costante aumento della produzione aggregata in un arco temporale di decenni. In particolare, l’andamento della produzione aggregata nel lungo termine osserva un trend potenziale determinato dalla quantità di fattori produttivi e dallo stato della tecnologia. 2 I fatti principali della crescita • Per meglio capire la distinzione, osserviamo l’andamento del PIL degli Stati Uniti dal 1890 al 2000: 3 I fatti principali della crescita • Negli studi sulla crescita di lungo periodo, l’indicatore più appropriato per esaminare la situazione dei vari paesi è il prodotto pro-capite, ossia il PIL diviso per la popolazione, perché esso: 1) dà un’idea più chiara del miglioramento del tenore di vita; 2) consente di confrontare i dati sulla produzione per paesi di dimensioni diverse. • Inoltre il prodotto pro-capite dei vari paesi deve essere valutato a parità dei poteri d’acquisto (PPP), in modo tale da tener conto: a) delle fluttuazioni del tasso di cambio, ove il prodotto pro-capite di paesi diversi debba essere espresso in un’unica valuta per poter essere comparabile; b) delle differenze sistematiche di prezzo tra vari paesi con riferimento ai beni di consumo. 4 La teoria neoclassica della crescita • La teoria neoclassica della crescita, sviluppata alla fine degli anni Cinquanta, ha ad oggetto l’accumulazione del capitale ed il suo rapporto con le decisioni di risparmio. • Il principale esponente di questa teoria è Robert Solow, autore di un articolo dal titolo “ A Contribution to the Theory of Economic Growth”, pubblicato nel 1956 su Quarterly Journal of Economics. • Il modello di Solow spiega la crescita del prodotto pro-capite in funzione dell’accumulazione del capitale fisico, inteso come la somma di tutti i macchinari, gli impianti e gli immobili impiegati nel processo produttivo. • In questo caso il prodotto pro-capite risulta equivalente al prodotto per occupato se si assume, come ipotesi semplificatrice, che l’intera popolazione sia occupata nell’attività produttiva. 5 La funzione di produzione nel modello neoclassico di crescita • La funzione di produzione aggregata specifica la relazione tra produzione aggregata e input produttivi. Assumendo l’esistenza di due input, capitale (K) e lavoro (N), la produzione aggregata è espressa da: Y=F (K, N) • Quanto prodotto può essere ottenuto per date quantità di capitale e lavoro dipende dallo stato della tecnologia, cioè l’insieme di idee e progetti che definiscono sia la gamma dei beni prodotti nell’economia sia le tecniche disponibili per produrli. • Una funzione di produzione mostra rendimenti di scala costanti se, aumentando la quantità di entrambi i fattori produttivi (capitale e lavoro), anche il prodotto aumenta nella stessa proporzione. xY=F(xK, xN) 6 La funzione di produzione nel modello neoclassico di crescita • Anche in presenza di rendimenti costanti di scala, si hanno rendimenti marginali decrescenti del capitale se, dato il lavoro, aumenti del capitale implicano aumenti sempre più piccoli della produzione. • Se la funzione di produzione aggregata presenta rendimenti di scala costanti, è possibile dividere la produzione aggregata per il numero di occupati ed ottenere il prodotto per occupato: Y K N K = F , = F , 1 N N N N • Ora il prodotto per occupato (Y/N) è funzione del capitale per occupato (K/N). Quindi possiamo rappresentare graficamente la relazione tra le due variabili in modo da capire come il prodotto per occupato varia a seconda del capitale per occupato. 7 La funzione di produzione nel modello neoclassico di crescita • La relazione è rappresentata da una curva crescente: • A causa dei rendimenti marginali decrescenti del capitale, aumenti del capitale per lavoratore implicano aumenti sempre più piccoli della produzione per lavoratore, al crescere del livello di capitale per lavoratore 8 Le fonti della crescita • Gli aumenti del prodotto per occupato (Y/N) derivano da: 1) aumenti del capitale per occupato (individuabili nel grafico mediante spostamenti lungo la stessa funzione di produzione); 2) miglioramenti dello stato della tecnologia, che consentono di ottenere una maggior quantità di prodotto per occupato con lo stesso capitale per occupato (identificabili nel grafico attraverso uno spostamento verso l’alto della funzione di produzione). 9 Le fonti della crescita • Le fonti della crescita sono costituite dall’accumulazione del capitale e dal progresso tecnologico. Ma … • L’accumulazione di capitale non può da sola sostenere la crescita, a causa dei rendimenti marginali decrescenti del capitale. Per ottenere un dato aumento del prodotto per occupato, è richiesto un aumento sempre maggiore del livello di capitale per occupato. • Ma per incrementare gli investimenti in capitale fisico, è necessario un aumento del tasso di risparmio in quel dato paese. • Le interazioni tra produzione e capitale nel lungo periodo possono essere illustrate mediante il seguente schema: 10 Le assunzioni del modello neoclassico di crescita 1) La popolazione occupata si assume costante nel tempo, dunque la funzione di produzione per occupato è espressa da: Yt K = f t N N dove Yt e Kt variano nel tempo. 2) Si assume un’economia chiusa (ossia priva di scambi con l’estero) e priva del settore pubblico (o comunque con un settore pubblico avente il bilancio in pareggio, cioè T=G). Di conseguenza l’investimento è uguale al risparmio privato: It =St 3) Il risparmio privato si assume proporzionale al reddito: St =sYt dove s è il tasso di risparmio, compreso tra 0 ed 1. Combinando 2) e 3) la relazione tra investimento e produzione è: 11 It =sYt Le assunzioni del modello neoclassico di crescita 4) Assumendo che il capitale si deprezzi ad un tasso δ all’anno, lo stock di capitale nel tempo t+1 è espresso da: Kt+1 =(1-δ)Kt + It dove (1-δ)Kt è lo stock di capitale del tempo t rimasto utilizzabile nel tempo t+1 mentre It è il flusso di investimenti effettuati nel tempo t. Sostituendo l’investimento secondo la relazione It =sYt e dividendo l’equazione del capitale per N, si ottiene lo stock di capitale per addetto nel tempo t+1: K t +1 K Y = (1 − δ ) t + s t N N N Moltiplicando i termini in parentesi e portando il termine Kt/N al primo membro, la variazione dello stock di capitale tra t e t+1 è: K t +1 K t Y K − = s t −δ t N N N N 12 La dinamica del capitale e della produzione • Sostituendo il prodotto per addetto con la funzione di produzione Y K per addetto N = f N , la dinamica del capitale per addetto è espressa da: K t +1 K t K K − = s f t −δ t (1) N N N N Il lato destro dell’equazione indica la variazione dello stock di capitale per addetto dal tempo t al tempo t+1. Il lato sinistro rappresenta l’investimento per addetto nel tempo t meno il deprezzamento del capitale esistente per addetto. • Se l’investimento per addetto supera il deprezzamento per addetto, lo stock di capitale per addetto aumenta dal tempo t al tempo t+1. • Se l’investimento per addetto è inferiore al deprezzamento per addetto, il capitale per addetto diminuisce dal tempo t al tempo t+1. • Dato il capitale per addetto, il prodotto per addetto è dato da: Yt K = f t (2) 13 N N t t La dinamica del capitale e della produzione • La dinamica del capitale e della produzione nella fase di transizione può essere graficamente rappresentata come segue: 14 La dinamica del capitale e della produzione • La funzione che rappresenta l’investimento per addetto, sf(Kt /N), ha la stessa forma della funzione di produzione, ma assume valori definiti secondo la misura del tasso di risparmio s. • La funzione che definisce il deprezzamento per addetto, (δKt /N), è rappresentata da una linea retta, poiché esso aumenta in proporzione al capitale per addetto. • La variazione del capitale per addetto è data dalla differenza tra investimento per addetto e deprezzamento per addetto. • Se il livello iniziale di capitale per addetto è uguale a (K0/N), dove (K0/N)<(K*/N) , la differenza tra investimento e deprezzamento per addetto è positiva, dunque il capitale per occupato aumenta. • Se il livello iniziale di capitale per addetto è uguale a (K1/N), dove (K1/N)>(K*/N) , la differenza tra investimento e deprezzamento per addetto è negativa, dunque il capitale per occupato diminuisce.15 Capitale e produzione in stato stazionario • In corrispondenza del livello di capitale per addetto (K*/N), l’investimento è uguale al deprezzamento, dunque il capitale per occupato rimane costante e di conseguenza anche il prodotto per occupato è costante. • La situazione in cui capitale per addetto e prodotto per addetto sono costanti è chiamata lo stato stazionario (steady state) dell’economia. • Eguagliando a zero il lato sinistro dell’equazione (1), il valore di stato stazionario del capitale per addetto è definito da: K* N K* s f N = δ • Dato il capitale per addetto (K*/N), il valore di stato stazionario del prodotto per addetto (Y*/N) è dato dalla funzione di produzione: K* Y* = f N N 16 Tasso di risparmio e produzione 1) Il tasso di risparmio determina il livello di prodotto per addetto nel lungo periodo: a parità di altri fattori, i paesi con un tasso di risparmio più elevato (tale che s1>s0) raggiungeranno un maggior livello di prodotto per addetto nel lungo termine. Infatti: 17 Tasso di risparmio e produzione 2) Un aumento del tasso di risparmio determina, solo nel corso della dinamica di transizione, un periodo di crescita positiva, destinato a finire quando l’economia avrà raggiunto di nuovo lo stato stazionario. Infatti: 18 Tasso di risparmio e produzione 3) Il tasso di risparmio non ha però alcun effetto sul tasso di crescita di lungo periodo del prodotto per addetto, che è pari a zero. Infatti, una volta raggiunto il nuovo stato stazionario, l’economia conserva un livello costante di capitale e di prodotto per addetto. • Ecco perché l’accumulazione del capitale fisico, per quanto favorita da un incremento del tasso di risparmio, non può da sola sostenere la crescita di lungo termine. • L’unico elemento capace di spiegare un tasso di crescita positivo e costante nel lungo periodo, in presenza di rendimenti marginali decrescenti del capitale, è il progresso tecnologico. 19 Capitale fisico e capitale umano • Le economie, oltre al capitale fisico, hanno anche un altro tipo di capitale: l’insieme delle abilità dei lavoratori di quell’economia, ossia il capitale umano. • Un’economia con molti lavoratori altamente qualificati avrà probabilmente un livello di produzione più elevato di un’economia con forza lavoro prevalentemente non qualificata. • Per estendere l’analisi in modo da considerare il capitale umano, occorre modificare la funzione di produzione per lavoratore: Y K H = f , N N N • In questo modo il livello di prodotto per addetto dipende sia dal livello di capitale fisico per addetto, sia dal livello di capitale umano per addetto. • Dunque, anche un incremento del livello medio di capacità dei lavoratori (ad es. aumenti del numero di anni di istruzione)20fa aumentare il prodotto per addetto. Capitale fisico e capitale umano • Se si assume che anche l’utilizzo del capitale umano è soggetto a rendimenti marginali decrescenti, le conclusioni circa l’accumulazione di capitale fisico rimangono valide anche in questo caso. • Dunque l’aumento degli investimenti in capitale umano, attraverso politiche volte a favorire l’istruzione e la formazione sul lavoro, aumenta il capitale umano per addetto in stato stazionario e quindi il prodotto per addetto. • In tal modo, l’introduzione del capitale umano nel modello: a) offre un quadro più ricco della determinazione del prodotto per addetto (secondo studi recenti, l’investimento in capitale fisico e in istruzione hanno quasi lo stesso ruolo quantitativo in ciò); b) ma non è sufficiente per spiegare l’esistenza di un tasso di crescita positivo in stato stazionario. 21 Il modello di crescita neoclassico con progresso tecnologico • Il modello di crescita neoclassico può essere esteso in modo da includere il progresso tecnologico, cioè il miglioramento dello stato della tecnologia. • A tal fine la funzione di produzione deve essere riformulata in modo tale da comprendere lo stato della tecnologia: Y = F (K, AN) • In questa formulazione, lo stato della tecnologia è moltiplicativo rispetto al lavoro. • Così il progresso tecnologico può essere visto in due modi: 1) dato lo stock di capitale, il progresso tecnologico riduce il numero di lavoratori necessari per produrre una data quantità di prodotto; 2) AN è il lavoro effettivo, per cui, se lo stato della tecnologia aumenta, il lavoro effettivo aumenta. 22 Il modello di crescita neoclassico con progresso tecnologico • Restrizioni sulla funzione di produzione estesa: a) la funzione di produzione presenta rendimenti costanti di scala; b) i due fattori produttivi, capitale e lavoro effettivo, sono caratterizzati da rendimenti marginali decrescenti. • Nel modello con progresso tecnologico, è utile ragionare non in termini di prodotto e capitale per addetto, ma in termini di prodotto e capitale per unità effettive di lavoro. • Perciò, sfruttando la proprietà dei rendimenti costanti di scala, la relazione tra prodotto e capitale per unità di lavoro effettivo è: Y K K = F , 1 ≡ f AN AN AN Il prodotto per unità di lavoro effettivo cresce all’aumentare del capitale per unità di lavoro effettivo, ma a tassi decrescenti. 23 Il modello di crescita neoclassico con progresso tecnologico • Sotto le ipotesi del modello di base, l’investimento è dato da: It = St = sYt • Dividendo entrambi i lati per NA e sostituendo la funzione di produzione per unità di lavoro effettivo: Kt It = s f At N t At N t La suddetta relazione esprime l’investimento per unità di lavoro effettivo in funzione del capitale per unità di lavoro effettivo. • Il livello di investimento per unità di lavoro effettivo, necessario per mantenere un livello costante di capitale per unità di lavoro K effettivo, è: (δ + g A + g N ) t At N t dove δ è il tasso di deprezzamento, gN è il tasso di crescita della popolazione e gA è il tasso di progresso tecnologico. 24 Il modello di crescita neoclassico con progresso tecnologico • L’investimento necessario per mantenere costante il livello di capitale per unità di lavoro effettivo deve compensare non più soltanto il deprezzamento del capitale, ma anche l’aumento delle unità di lavoro effettivo. • Il tasso di crescita delle unità di lavoro effettivo è gA+gN • La dinamica del capitale per unità di lavoro effettivo è data da: K Kt +1 K K − t = s f t − (δ + g A + g N ) t At Nt At +1 Nt +1 At Nt At Nt • Se l’investimento per unità di lavoro effettivo supera l’investimento necessario, lo stock di capitale per unità di lavoro effettivo aumenta dal tempo t al tempo t+1. • Se l’investimento per unità di lavoro effettivo è inferiore all’investimento necessario, il capitale per addetto diminuisce dal 25 tempo t al tempo t+1. Il modello di crescita neoclassico con progresso tecnologico • La dinamica del capitale e della produzione nella fase di transizione può essere graficamente rappresentata come segue: 26 Il modello di crescita neoclassico con progresso tecnologico • La dinamica di transizione conduce le economie ad una situazione di stato stazionario, definita graficamente dal livello di capitale per unità di lavoro effettivo (K/AN)* , dove: 1) il capitale per unità di lavoro effettivo (K/AN) è costante e, di conseguenza, anche il prodotto per unità di lavoro effettivo (Y/AN) rimane costante; 2) sia il capitale per occupato (K/N) sia il prodotto per occupato (Y/N) crescono al tasso di progresso tecnologico gA; 3) il capitale (K), il lavoro effettivo (AN) ed il prodotto aggregato (Y) crescono ad un tasso gA+gN . • Tale stato stazionario dell’economia presenta un sentiero di crescita bilanciata, dove le variabili per addetto crescono ad un tasso costante, definito dal progresso tecnologico e indipendente 27 dal tasso di risparmio. Il modello di crescita neoclassico con progresso tecnologico • Un aumento del tasso di risparmio determina un aumento dei livelli di stato stazionario del capitale e del prodotto per unità di lavoro effettivo. 28 Il modello di crescita neoclassico con progresso tecnologico • Un aumento del tasso di risparmio genera, durante la dinamica di transizione fino al nuovo stato stazionario, una crescita più elevata finché l’economia perviene al nuovo sentiero di crescita bilanciata. • Ma, una volta raggiunto il sentiero di crescita bilanciata, il tasso di risparmio non ha effetti sul tasso di crescita di stato stazionario. 29 Crescita endogena • I modelli di crescita endogena sono così chiamati perché essi considerano il ruolo del progresso tecnologico non più come variabile esogena, bensì endogena al modello, in quanto determinata da una serie di innovazioni di processo e di prodotto, spiegabili sulla base di scelte razionali di individui ed imprese. • In questa teoria, il progresso tecnologico è presentato: a) o come un incremento del numero delle varietà di prodotto nei modelli di innovazione orizzontale, dove l’introduzione di un nuovo tipo di prodotto non implica la sostituzione delle varietà esistenti; b) o come un miglioramento della qualità dei prodotti nei modelli di innovazione verticale, nei quali prodotti di più elevata qualità sostituiscono varietà esistenti, e dunque l’innovazione determina immediata obsolescenza delle precedenti innovazioni. 30 Crescita endogena • Il programma di ricerca della teoria della crescita endogena è quello di incorporare il progresso tecnologico all’interno del modello di crescita presentandolo come il risultato dell’operare del modello stesso. • Laddove il funzionamento del modello genera un tasso di progresso tecnologico positivo, allora la crescita economica risulta endogena, ossia spiegata dai fattori interni al modello. • Posto che il progresso tecnologico deve essere spiegato usando le categorie dell’analisi economica, esso deve essere visto come il risultato intenzionale o non intenzionale di agenti economici. • Gli agenti economici perseguono un certo comportamento solo se da esso traggono un vantaggio. Perché essi adottino comportamenti intenzionalmente finalizzati alla produzione di 31 sapere, gli agenti economici devono essere remunerati. Le determinanti del progresso tecnologico • Il problema è di verificare le condizioni perché possano generarsi comportamenti che conducono al progresso tecnologico. • Nelle economie moderne, il progresso tecnologico è prevalentemente il risultato dell’attività di ricerca e sviluppo svolta dalle imprese. • Le imprese investono in ricerca e sviluppo per aumentare i loro profitti attesi. Infatti, aumentando la spesa in R&S, un’impresa può incrementare la probabilità di scoprire e sviluppare un nuovo prodotto. Se questo ha successo, i profitti dell’impresa aumenteranno. • Il livello di spesa in R&S dipende sia dalla fertilità del processo di ricerca, sia dall’appropriabilità dei risultati dell’innovazione. 32 La fertilità del processo di ricerca • L’attività di ricerca e sviluppo conduce alla produzione di nuove idee secondo un processo di tipo stocastico. • Infatti, l’impiego di un certo ammontare di fattori produttivi (ad es. il lavoro dei ricercatori) non implica sempre come risultato certo la produzione di una nuova idea. • Perciò, nel settore della ricerca, l’utilizzo di alcuni input determina semplicemente la probabilità che una nuova idea venga scoperta ed implementata nella produzione di un bene. • Quanto più elevata è la probabilità di pervenire all’elaborazione di una nuova idea, tanto più alta è la fertilità del processo di ricerca e tanto più forti sono gli incentivi per le imprese ad investire in ricerca e sviluppo. 33 La fertilità del processo di ricerca • A parte l’elemento stocastico nella funzione di produzione del settore della ricerca, la fertilità del processo di ricerca dipende anche da: a) la quantità di forza lavoro qualificata impegnata nel settore della ricerca; b) il capitale umano dei lavoratori operanti nell’attività di ricerca; c) l’esistenza o meno di sovrapposizioni nell’attività di ricerca svolta da diversi soggetti; d) l’ammontare delle idee disponibili, già precedentemente scoperte, che possono essere utili come punto di partenza per nuove ricerche; e) il coordinamento tra la ricerca di base e la ricerca applicata 34 Caratteristiche del sapere tecnologico • Il sapere è un bene avente le caratteristiche della non rivalità e della non escludibilità. • La non rivalità è un attributo di un bene che definisce la compatibilità del suo consumo/uso con il consumo/uso dello stesso da parte di uno o più individui. Un bene è non rivale se l’aggiunta di uno o più consumatori non comporta una riduzione dell’utilità tratta dagli altri consumatori. • La non escludibilità è un attributo di un bene che definisce la difficoltà o impossibilità per il produttore di escludere gli altri dai benefici di tale produzione. La caratteristica della non escludibilità del sapere tecnologico solleva i problemi legati all’esistenza delle condizioni per la sua appropriabilità. 35 Appropriabilità dell’innovazione • Un bene che sia non rivale e non escludibile non potrebbe essere oggetto di intenzionale produzione e scambio da parte di soggetti privati ottimizzanti in un mercato perfettamente concorrenziale. • Infatti, in un regime concorrenziale, caratterizzato da libertà di entrata, non sarebbe possibile impedire l’ingresso di nuove imprese, che produrrebbero al costo marginale utilizzando le scoperte e le invenzioni già apportate dalle imprese innovatrici. • Data l’esistenza di costi fissi sostenuti per l’attività di ricerca e sviluppo, se il prezzo di mercato del prodotto contenente l’innovazione fosse determinato dal costo marginale, il prezzo non riuscirebbe a remunerare i costi affrontati per l’innovazione dalle imprese impegnate nel settore della ricerca. 36 Appropriabilità dell’innovazione • Se la regola nella determinazione dei prezzi fosse quella concorrenziale, nessuno avrebbe interesse a generare un’innovazione poiché non riuscirebbe a recuperare i costi legati alla produzione originaria dell’idea. • Sorge il problema pertanto della individuazione di una adeguata struttura di incentivi che possa sostenere il flusso continuo di produzione di sapere • Tale struttura non sarebbe necessaria laddove la produzione di sapere non fosse il risultato di una attività intenzionale. • Se si vuole spiegare l’investimento privato in accumulazione di sapere tecnologico, si deve ammettere l’esistenza di appropriate condizioni di appropriabilità dell’innovazione. • La produzione di idee pertanto richiede necessariamente l’inserimento di elementi non concorrenziali. 37 Appropriabilità dell’innovazione • Occorre cioè garantire all’innovatore la possibilità di escludere, anche solo parzialmente, gli altri dall’utilizzazione del risultato dell’innovazione. Bisogna quindi attribuire all’innovatore un potere di monopolio sui risultati dell'innovazione. • Tali elementi di monopolio nella produzione di nuove idee introdurranno delle barriere all’ingresso del mercato in cui si producono idee, impedendo la riproduzione di quelle idee o applicando un prezzo aggiuntivo per tale riproduzione. • Gli strumenti attraverso i quali tale protezione è assicurata sono i brevetti e i diritti d’autore. • I brevetti e i diritti d’autore trasformano l’idea, bene non rivale e tendenzialmente non escludibile, in un bene dotato di un certo grado di escludibilità. • È attraverso questa strada che è possibile applicare un prezzo più alto del costo marginale e coprire così i costi di produzione. 38 La struttura del sistema • Al fine di verificare l’esistenza delle condizioni precedenti è opportuno articolare il sistema produttivo in tre settori: – Il settore finale – Il settore intermedio – Il settore della ricerca • Il settore finale produce l’output finale y; il settore intermedio produce i beni che incorporano le invenzioni che vengono prodotte dal settore della ricerca. • Il processo ha inizio nel settore della ricerca in cui chiunque abbia una buona idea può entrare e produrla. Su questa il produttore otterrà il diritto ad utilizzarla in modo esclusivo. • Se questo diritto non fosse tutelato, l’inventore vedrebbe la propria idea immediatamente utilizzata da altri • Questo diritto può essere venduto a chi offre il prezzo più alto; in ogni caso il prezzo deve essere tale da coprire i costi della ricerca 39 La struttura del sistema • Chi acquisterà il diritto potrà utilizzare l’idea e incorporarla in un bene capitale che poi venderà al produttore finale • Se quel diritto non fosse tutelato nessuno sarebbe disposto a pagare per utilizzare un’idea che altri utilizzerebbero senza pagare un prezzo • Ciò significa che il produttore del bene intermedio che incorpora l’invenzione deve essere l’unico produttore in quel particolare mercato: deve quindi godere di un potere di monopolio • Si avranno pertanto tante imprese intermedie quanti sono i prodotti intermedi; tutte queste imprese saranno fornitori delle imprese del settore finale 40 La struttura del sistema • Il settore finale è un settore omogeneo e concorrenziale in cui le imprese producono tutte lo stesso prodotto finale utilizzando lavoro e l’insieme dei beni intermedi prodotti dal settore intermedio • Se il numero dei beni intermedi resta costante le imprese del settore finale producono a rendimenti costanti; se il numero dei beni intermedi cresce produrranno a rendimenti crescenti • Il flusso di nuove idee si trasformerà quindi in crescita dell’economia 41