I t - Università degli Studi Mediterranea

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Le cause della crescita
economica di lungo periodo
Alessandro Scopelliti
Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi
Università degli Studi di Catania
[email protected]
1
Ciclo economico e crescita economica
• Lo studio della macroeconomia moderna tende a distinguere
due aspetti, a seconda dell’intervallo temporale considerato.
1) La teoria del ciclo economico (business cycle) studia le
determinanti e gli effetti delle fluttuazioni del ciclo economico
nel breve e nel medio periodo, ossia la successione di fasi di
espansione e di recessione dell’economia attorno ad un trend
potenziale.
2) La teoria della crescita economica (economic growth) analizza
le cause e l’evoluzione della crescita di lungo periodo, intesa
come costante aumento della produzione aggregata in un arco
temporale di decenni. In particolare, l’andamento della
produzione aggregata nel lungo termine osserva un trend
potenziale determinato dalla quantità di fattori produttivi e
dallo stato della tecnologia.
2
I fatti principali della crescita
• Per meglio capire la distinzione, osserviamo l’andamento del PIL
degli Stati Uniti dal 1890 al 2000:
3
I fatti principali della crescita
• Negli studi sulla crescita di lungo periodo, l’indicatore più
appropriato per esaminare la situazione dei vari paesi è il prodotto
pro-capite, ossia il PIL diviso per la popolazione, perché esso:
1) dà un’idea più chiara del miglioramento del tenore di vita;
2) consente di confrontare i dati sulla produzione per paesi di
dimensioni diverse.
• Inoltre il prodotto pro-capite dei vari paesi deve essere valutato a
parità dei poteri d’acquisto (PPP), in modo tale da tener conto:
a) delle fluttuazioni del tasso di cambio, ove il prodotto pro-capite di
paesi diversi debba essere espresso in un’unica valuta per poter
essere comparabile;
b) delle differenze sistematiche di prezzo tra vari paesi con
riferimento ai beni di consumo.
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La teoria neoclassica della crescita
• La teoria neoclassica della crescita, sviluppata alla fine degli anni
Cinquanta, ha ad oggetto l’accumulazione del capitale ed il suo
rapporto con le decisioni di risparmio.
• Il principale esponente di questa teoria è Robert Solow, autore di
un articolo dal titolo “ A Contribution to the Theory of Economic
Growth”, pubblicato nel 1956 su Quarterly Journal of Economics.
• Il modello di Solow spiega la crescita del prodotto pro-capite in
funzione dell’accumulazione del capitale fisico, inteso come la
somma di tutti i macchinari, gli impianti e gli immobili impiegati
nel processo produttivo.
• In questo caso il prodotto pro-capite risulta equivalente al
prodotto per occupato se si assume, come ipotesi semplificatrice,
che l’intera popolazione sia occupata nell’attività produttiva.
5
La funzione di produzione
nel modello neoclassico di crescita
• La funzione di produzione aggregata specifica la relazione tra
produzione aggregata e input produttivi. Assumendo l’esistenza di
due input, capitale (K) e lavoro (N), la produzione aggregata è
espressa da:
Y=F (K, N)
• Quanto prodotto può essere ottenuto per date quantità di capitale e
lavoro dipende dallo stato della tecnologia, cioè l’insieme di idee e
progetti che definiscono sia la gamma dei beni prodotti
nell’economia sia le tecniche disponibili per produrli.
• Una funzione di produzione mostra rendimenti di scala costanti se,
aumentando la quantità di entrambi i fattori produttivi (capitale e
lavoro), anche il prodotto aumenta nella stessa proporzione.
xY=F(xK, xN)
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La funzione di produzione
nel modello neoclassico di crescita
• Anche in presenza di rendimenti costanti di scala, si hanno
rendimenti marginali decrescenti del capitale se, dato il lavoro,
aumenti del capitale implicano aumenti sempre più piccoli della
produzione.
• Se la funzione di produzione aggregata presenta rendimenti di
scala costanti, è possibile dividere la produzione aggregata per il
numero di occupati ed ottenere il prodotto per occupato:
Y
K N
K 
= F ,
 = F  , 1
N
N N
N 
• Ora il prodotto per occupato (Y/N) è funzione del capitale per
occupato (K/N). Quindi possiamo rappresentare graficamente la
relazione tra le due variabili in modo da capire come il prodotto
per occupato varia a seconda del capitale per occupato.
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La funzione di produzione
nel modello neoclassico di crescita
• La relazione è rappresentata da una curva crescente:
• A causa dei rendimenti marginali decrescenti del capitale,
aumenti del capitale per lavoratore implicano aumenti sempre più
piccoli della produzione per lavoratore, al crescere del livello di
capitale per lavoratore
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Le fonti della crescita
• Gli aumenti del prodotto per occupato (Y/N) derivano da:
1) aumenti del capitale per occupato (individuabili nel grafico
mediante spostamenti lungo la stessa funzione di produzione);
2) miglioramenti dello stato della tecnologia, che consentono di
ottenere una maggior quantità di prodotto per occupato con lo
stesso capitale per occupato (identificabili nel grafico attraverso
uno spostamento verso l’alto della funzione di produzione).
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Le fonti della crescita
• Le fonti della crescita sono costituite dall’accumulazione del
capitale e dal progresso tecnologico. Ma …
• L’accumulazione di capitale non può da sola sostenere la
crescita, a causa dei rendimenti marginali decrescenti del capitale.
Per ottenere un dato aumento del prodotto per occupato, è richiesto
un aumento sempre maggiore del livello di capitale per occupato.
• Ma per incrementare gli investimenti in capitale fisico, è necessario
un aumento del tasso di risparmio in quel dato paese.
• Le interazioni tra produzione e capitale nel lungo periodo possono
essere illustrate mediante il seguente schema:
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Le assunzioni del modello neoclassico di crescita
1) La popolazione occupata si assume costante nel tempo, dunque la
funzione di produzione per occupato è espressa da:
Yt
K 
= f t
N
 N 
dove Yt e Kt variano nel tempo.
2) Si assume un’economia chiusa (ossia priva di scambi con l’estero)
e priva del settore pubblico (o comunque con un settore pubblico
avente il bilancio in pareggio, cioè T=G). Di conseguenza
l’investimento è uguale al risparmio privato:
It =St
3) Il risparmio privato si assume proporzionale al reddito:
St =sYt
dove s è il tasso di risparmio, compreso tra 0 ed 1.
Combinando 2) e 3) la relazione tra investimento e produzione è:
11
It =sYt
Le assunzioni del modello neoclassico di crescita
4) Assumendo che il capitale si deprezzi ad un tasso δ all’anno, lo
stock di capitale nel tempo t+1 è espresso da:
Kt+1 =(1-δ)Kt + It
dove (1-δ)Kt è lo stock di capitale del tempo t rimasto utilizzabile
nel tempo t+1 mentre It è il flusso di investimenti effettuati nel
tempo t.
Sostituendo l’investimento secondo la relazione It =sYt e
dividendo l’equazione del capitale per N, si ottiene lo stock di
capitale per addetto nel tempo t+1:
K t +1
K
Y
= (1 − δ ) t + s t
N
N
N
Moltiplicando i termini in parentesi e portando il termine Kt/N al
primo membro, la variazione dello stock di capitale tra t e t+1 è:
K t +1 K t
Y
K
−
= s t −δ t
N
N
N
N
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La dinamica del capitale e della produzione
• Sostituendo il prodotto per addetto con la funzione di produzione
Y
K
per addetto N = f  N  , la dinamica del capitale per addetto è espressa
da:
K t +1 K t
K
K 
−
= s f  t  −δ t
(1)
N
N
N
N 
Il lato destro dell’equazione indica la variazione dello stock di
capitale per addetto dal tempo t al tempo t+1. Il lato sinistro
rappresenta l’investimento per addetto nel tempo t meno il
deprezzamento del capitale esistente per addetto.
• Se l’investimento per addetto supera il deprezzamento per addetto,
lo stock di capitale per addetto aumenta dal tempo t al tempo t+1.
• Se l’investimento per addetto è inferiore al deprezzamento per
addetto, il capitale per addetto diminuisce dal tempo t al tempo t+1.
• Dato il capitale per addetto, il prodotto per addetto è dato da:
Yt
K 
= f  t 
(2)
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N
N
t
t


La dinamica del capitale e della produzione
• La dinamica del capitale e della produzione nella fase di
transizione può essere graficamente rappresentata come segue:
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La dinamica del capitale e della produzione
• La funzione che rappresenta l’investimento per addetto, sf(Kt /N),
ha la stessa forma della funzione di produzione, ma assume valori
definiti secondo la misura del tasso di risparmio s.
• La funzione che definisce il deprezzamento per addetto, (δKt /N), è
rappresentata da una linea retta, poiché esso aumenta in
proporzione al capitale per addetto.
• La variazione del capitale per addetto è data dalla differenza tra
investimento per addetto e deprezzamento per addetto.
• Se il livello iniziale di capitale per addetto è uguale a (K0/N), dove
(K0/N)<(K*/N) , la differenza tra investimento e deprezzamento per
addetto è positiva, dunque il capitale per occupato aumenta.
• Se il livello iniziale di capitale per addetto è uguale a (K1/N), dove
(K1/N)>(K*/N) , la differenza tra investimento e deprezzamento per
addetto è negativa, dunque il capitale per occupato diminuisce.15
Capitale e produzione in stato stazionario
• In corrispondenza del livello di capitale per addetto (K*/N),
l’investimento è uguale al deprezzamento, dunque il capitale per
occupato rimane costante e di conseguenza anche il prodotto per
occupato è costante.
• La situazione in cui capitale per addetto e prodotto per addetto
sono costanti è chiamata lo stato stazionario (steady state)
dell’economia.
• Eguagliando a zero il lato sinistro dell’equazione (1), il valore di
stato stazionario del capitale per addetto è definito da:
K*
N
 K*
s f 
 N
=



δ
• Dato il capitale per addetto (K*/N), il valore di stato stazionario del
prodotto per addetto (Y*/N) è dato dalla funzione di produzione:
 K* 
Y*
= f  
N
N 
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Tasso di risparmio e produzione
1) Il tasso di risparmio determina il livello di prodotto per addetto
nel lungo periodo: a parità di altri fattori, i paesi con un tasso di
risparmio più elevato (tale che s1>s0) raggiungeranno un maggior
livello di prodotto per addetto nel lungo termine. Infatti:
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Tasso di risparmio e produzione
2) Un aumento del tasso di risparmio determina, solo nel corso
della dinamica di transizione, un periodo di crescita positiva,
destinato a finire quando l’economia avrà raggiunto di nuovo lo
stato stazionario. Infatti:
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Tasso di risparmio e produzione
3) Il tasso di risparmio non ha però alcun effetto sul tasso di
crescita di lungo periodo del prodotto per addetto, che è pari a
zero. Infatti, una volta raggiunto il nuovo stato stazionario,
l’economia conserva un livello costante di capitale e di prodotto
per addetto.
• Ecco perché l’accumulazione del capitale fisico, per quanto
favorita da un incremento del tasso di risparmio, non può da sola
sostenere la crescita di lungo termine.
• L’unico elemento capace di spiegare un tasso di crescita positivo e
costante nel lungo periodo, in presenza di rendimenti marginali
decrescenti del capitale, è il progresso tecnologico.
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Capitale fisico e capitale umano
• Le economie, oltre al capitale fisico, hanno anche un altro tipo di
capitale: l’insieme delle abilità dei lavoratori di quell’economia,
ossia il capitale umano.
• Un’economia con molti lavoratori altamente qualificati avrà
probabilmente un livello di produzione più elevato di un’economia
con forza lavoro prevalentemente non qualificata.
• Per estendere l’analisi in modo da considerare il capitale umano,
occorre modificare la funzione di produzione per lavoratore:
Y
K H
= f , 
N
N N
• In questo modo il livello di prodotto per addetto dipende sia dal
livello di capitale fisico per addetto, sia dal livello di capitale
umano per addetto.
• Dunque, anche un incremento del livello medio di capacità dei
lavoratori (ad es. aumenti del numero di anni di istruzione)20fa
aumentare il prodotto per addetto.
Capitale fisico e capitale umano
• Se si assume che anche l’utilizzo del capitale umano è soggetto a
rendimenti marginali decrescenti, le conclusioni circa
l’accumulazione di capitale fisico rimangono valide anche in
questo caso.
• Dunque l’aumento degli investimenti in capitale umano,
attraverso politiche volte a favorire l’istruzione e la formazione
sul lavoro, aumenta il capitale umano per addetto in stato
stazionario e quindi il prodotto per addetto.
• In tal modo, l’introduzione del capitale umano nel modello:
a) offre un quadro più ricco della determinazione del prodotto per
addetto (secondo studi recenti, l’investimento in capitale fisico e
in istruzione hanno quasi lo stesso ruolo quantitativo in ciò);
b) ma non è sufficiente per spiegare l’esistenza di un tasso di
crescita positivo in stato stazionario.
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Il modello di crescita neoclassico
con progresso tecnologico
• Il modello di crescita neoclassico può essere esteso in modo da
includere il progresso tecnologico, cioè il miglioramento dello
stato della tecnologia.
• A tal fine la funzione di produzione deve essere riformulata in
modo tale da comprendere lo stato della tecnologia:
Y = F (K, AN)
• In questa formulazione, lo stato della tecnologia è moltiplicativo
rispetto al lavoro.
• Così il progresso tecnologico può essere visto in due modi:
1) dato lo stock di capitale, il progresso tecnologico riduce il numero
di lavoratori necessari per produrre una data quantità di prodotto;
2) AN è il lavoro effettivo, per cui, se lo stato della tecnologia
aumenta, il lavoro effettivo aumenta.
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Il modello di crescita neoclassico
con progresso tecnologico
• Restrizioni sulla funzione di produzione estesa:
a) la funzione di produzione presenta rendimenti costanti di scala;
b) i due fattori produttivi, capitale e lavoro effettivo, sono
caratterizzati da rendimenti marginali decrescenti.
• Nel modello con progresso tecnologico, è utile ragionare non in
termini di prodotto e capitale per addetto, ma in termini di
prodotto e capitale per unità effettive di lavoro.
• Perciò, sfruttando la proprietà dei rendimenti costanti di scala, la
relazione tra prodotto e capitale per unità di lavoro effettivo è:
Y
 K

 K 
= F
, 1 ≡ f 

AN
 AN

 AN 
Il prodotto per unità di lavoro effettivo cresce all’aumentare del
capitale per unità di lavoro effettivo, ma a tassi decrescenti.
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Il modello di crescita neoclassico
con progresso tecnologico
• Sotto le ipotesi del modello di base, l’investimento è dato da:
It = St = sYt
• Dividendo entrambi i lati per NA e sostituendo la funzione di
produzione per unità di lavoro effettivo:
 Kt
It
= s f 
At N t
 At N t



La suddetta relazione esprime l’investimento per unità di lavoro
effettivo in funzione del capitale per unità di lavoro effettivo.
• Il livello di investimento per unità di lavoro effettivo, necessario
per mantenere un livello costante di capitale per unità di lavoro
K
effettivo, è:
(δ + g A + g N ) t
At N t
dove δ è il tasso di deprezzamento, gN è il tasso di crescita della
popolazione e gA è il tasso di progresso tecnologico.
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Il modello di crescita neoclassico
con progresso tecnologico
• L’investimento necessario per mantenere costante il livello di
capitale per unità di lavoro effettivo deve compensare non più
soltanto il deprezzamento del capitale, ma anche l’aumento delle
unità di lavoro effettivo.
• Il tasso di crescita delle unità di lavoro effettivo è gA+gN
• La dinamica del capitale per unità di lavoro effettivo è data da:
 K 
Kt +1
K
K
− t = s f  t  − (δ + g A + g N ) t
 At Nt 
At +1 Nt +1 At Nt
At Nt


• Se l’investimento per unità di lavoro effettivo supera
l’investimento necessario, lo stock di capitale per unità di lavoro
effettivo aumenta dal tempo t al tempo t+1.
• Se l’investimento per unità di lavoro effettivo è inferiore
all’investimento necessario, il capitale per addetto diminuisce dal
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tempo t al tempo t+1.
Il modello di crescita neoclassico
con progresso tecnologico
• La dinamica del capitale e della produzione nella fase di
transizione può essere graficamente rappresentata come segue:
26
Il modello di crescita neoclassico
con progresso tecnologico
• La dinamica di transizione conduce le economie ad una situazione
di stato stazionario, definita graficamente dal livello di capitale
per unità di lavoro effettivo (K/AN)* , dove:
1) il capitale per unità di lavoro effettivo (K/AN) è costante e, di
conseguenza, anche il prodotto per unità di lavoro effettivo (Y/AN)
rimane costante;
2) sia il capitale per occupato (K/N) sia il prodotto per occupato
(Y/N) crescono al tasso di progresso tecnologico gA;
3) il capitale (K), il lavoro effettivo (AN) ed il prodotto aggregato (Y)
crescono ad un tasso gA+gN .
• Tale stato stazionario dell’economia presenta un sentiero di
crescita bilanciata, dove le variabili per addetto crescono ad un
tasso costante, definito dal progresso tecnologico e indipendente
27
dal tasso di risparmio.
Il modello di crescita neoclassico
con progresso tecnologico
• Un aumento del tasso di risparmio determina un aumento dei
livelli di stato stazionario del capitale e del prodotto per unità di
lavoro effettivo.
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Il modello di crescita neoclassico
con progresso tecnologico
• Un aumento del tasso di risparmio genera, durante la dinamica di
transizione fino al nuovo stato stazionario, una crescita più elevata
finché l’economia perviene al nuovo sentiero di crescita bilanciata.
• Ma, una volta raggiunto il sentiero di crescita bilanciata, il tasso di
risparmio non ha effetti sul tasso di crescita di stato stazionario.
29
Crescita endogena
• I modelli di crescita endogena sono così chiamati perché essi
considerano il ruolo del progresso tecnologico non più come
variabile esogena, bensì endogena al modello, in quanto
determinata da una serie di innovazioni di processo e di prodotto,
spiegabili sulla base di scelte razionali di individui ed imprese.
• In questa teoria, il progresso tecnologico è presentato:
a) o come un incremento del numero delle varietà di prodotto nei
modelli di innovazione orizzontale, dove l’introduzione di un
nuovo tipo di prodotto non implica la sostituzione delle varietà
esistenti;
b) o come un miglioramento della qualità dei prodotti nei modelli di
innovazione verticale, nei quali prodotti di più elevata qualità
sostituiscono varietà esistenti, e dunque l’innovazione determina
immediata obsolescenza delle precedenti innovazioni.
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Crescita endogena
• Il programma di ricerca della teoria della crescita endogena è
quello di incorporare il progresso tecnologico all’interno del
modello di crescita presentandolo come il risultato dell’operare
del modello stesso.
• Laddove il funzionamento del modello genera un tasso di
progresso tecnologico positivo, allora la crescita economica
risulta endogena, ossia spiegata dai fattori interni al modello.
• Posto che il progresso tecnologico deve essere spiegato usando le
categorie dell’analisi economica, esso deve essere visto come il
risultato intenzionale o non intenzionale di agenti economici.
• Gli agenti economici perseguono un certo comportamento solo se
da esso traggono un vantaggio. Perché essi adottino
comportamenti intenzionalmente finalizzati alla produzione di
31
sapere, gli agenti economici devono essere remunerati.
Le determinanti del progresso tecnologico
• Il problema è di verificare le condizioni perché possano generarsi
comportamenti che conducono al progresso tecnologico.
• Nelle economie moderne, il progresso tecnologico è
prevalentemente il risultato dell’attività di ricerca e sviluppo
svolta dalle imprese.
• Le imprese investono in ricerca e sviluppo per aumentare i loro
profitti attesi. Infatti, aumentando la spesa in R&S, un’impresa
può incrementare la probabilità di scoprire e sviluppare un nuovo
prodotto. Se questo ha successo, i profitti dell’impresa
aumenteranno.
• Il livello di spesa in R&S dipende sia dalla fertilità del processo di
ricerca, sia dall’appropriabilità dei risultati dell’innovazione.
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La fertilità del processo di ricerca
• L’attività di ricerca e sviluppo conduce alla produzione di nuove
idee secondo un processo di tipo stocastico.
• Infatti, l’impiego di un certo ammontare di fattori produttivi (ad
es. il lavoro dei ricercatori) non implica sempre come risultato
certo la produzione di una nuova idea.
• Perciò, nel settore della ricerca, l’utilizzo di alcuni input
determina semplicemente la probabilità che una nuova idea
venga scoperta ed implementata nella produzione di un bene.
• Quanto più elevata è la probabilità di pervenire all’elaborazione
di una nuova idea, tanto più alta è la fertilità del processo di
ricerca e tanto più forti sono gli incentivi per le imprese ad
investire in ricerca e sviluppo.
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La fertilità del processo di ricerca
• A parte l’elemento stocastico nella funzione di produzione del
settore della ricerca, la fertilità del processo di ricerca dipende
anche da:
a) la quantità di forza lavoro qualificata impegnata nel settore della
ricerca;
b) il capitale umano dei lavoratori operanti nell’attività di ricerca;
c) l’esistenza o meno di sovrapposizioni nell’attività di ricerca svolta
da diversi soggetti;
d) l’ammontare delle idee disponibili, già precedentemente scoperte,
che possono essere utili come punto di partenza per nuove
ricerche;
e) il coordinamento tra la ricerca di base e la ricerca applicata
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Caratteristiche del sapere tecnologico
• Il sapere è un bene avente le caratteristiche della non rivalità e
della non escludibilità.
• La non rivalità è un attributo di un bene che definisce la
compatibilità del suo consumo/uso con il consumo/uso dello
stesso da parte di uno o più individui. Un bene è non rivale se
l’aggiunta di uno o più consumatori non comporta una
riduzione dell’utilità tratta dagli altri consumatori.
• La non escludibilità è un attributo di un bene che definisce la
difficoltà o impossibilità per il produttore di escludere gli altri
dai benefici di tale produzione. La caratteristica della non
escludibilità del sapere tecnologico solleva i problemi legati
all’esistenza delle condizioni per la sua appropriabilità.
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Appropriabilità dell’innovazione
• Un bene che sia non rivale e non escludibile non potrebbe essere
oggetto di intenzionale produzione e scambio da parte di
soggetti privati ottimizzanti in un mercato perfettamente
concorrenziale.
• Infatti, in un regime concorrenziale, caratterizzato da libertà di
entrata, non sarebbe possibile impedire l’ingresso di nuove
imprese, che produrrebbero al costo marginale utilizzando le
scoperte e le invenzioni già apportate dalle imprese innovatrici.
• Data l’esistenza di costi fissi sostenuti per l’attività di ricerca e
sviluppo, se il prezzo di mercato del prodotto contenente
l’innovazione fosse determinato dal costo marginale, il prezzo
non riuscirebbe a remunerare i costi affrontati per
l’innovazione dalle imprese impegnate nel settore della ricerca.
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Appropriabilità dell’innovazione
• Se la regola nella determinazione dei prezzi fosse quella
concorrenziale, nessuno avrebbe interesse a generare
un’innovazione poiché non riuscirebbe a recuperare i costi legati
alla produzione originaria dell’idea.
• Sorge il problema pertanto della individuazione di una adeguata
struttura di incentivi che possa sostenere il flusso continuo di
produzione di sapere
• Tale struttura non sarebbe necessaria laddove la produzione di
sapere non fosse il risultato di una attività intenzionale.
• Se si vuole spiegare l’investimento privato in accumulazione di
sapere tecnologico, si deve ammettere l’esistenza di appropriate
condizioni di appropriabilità dell’innovazione.
• La produzione di idee pertanto richiede necessariamente
l’inserimento di elementi non concorrenziali.
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Appropriabilità dell’innovazione
• Occorre cioè garantire all’innovatore la possibilità di escludere,
anche solo parzialmente, gli altri dall’utilizzazione del risultato
dell’innovazione. Bisogna quindi attribuire all’innovatore un
potere di monopolio sui risultati dell'innovazione.
• Tali elementi di monopolio nella produzione di nuove idee
introdurranno delle barriere all’ingresso del mercato in cui si
producono idee, impedendo la riproduzione di quelle idee o
applicando un prezzo aggiuntivo per tale riproduzione.
• Gli strumenti attraverso i quali tale protezione è assicurata sono i
brevetti e i diritti d’autore.
• I brevetti e i diritti d’autore trasformano l’idea, bene non rivale e
tendenzialmente non escludibile, in un bene dotato di un certo
grado di escludibilità.
• È attraverso questa strada che è possibile applicare un prezzo più
alto del costo marginale e coprire così i costi di produzione.
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La struttura del sistema
• Al fine di verificare l’esistenza delle condizioni precedenti è
opportuno articolare il sistema produttivo in tre settori:
– Il settore finale
– Il settore intermedio
– Il settore della ricerca
• Il settore finale produce l’output finale y; il settore intermedio
produce i beni che incorporano le invenzioni che vengono
prodotte dal settore della ricerca.
• Il processo ha inizio nel settore della ricerca in cui chiunque
abbia una buona idea può entrare e produrla. Su questa il
produttore otterrà il diritto ad utilizzarla in modo esclusivo.
• Se questo diritto non fosse tutelato, l’inventore vedrebbe la
propria idea immediatamente utilizzata da altri
• Questo diritto può essere venduto a chi offre il prezzo più alto; in
ogni caso il prezzo deve essere tale da coprire i costi della ricerca
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La struttura del sistema
• Chi acquisterà il diritto potrà utilizzare l’idea e incorporarla in
un bene capitale che poi venderà al produttore finale
• Se quel diritto non fosse tutelato nessuno sarebbe disposto a
pagare per utilizzare un’idea che altri utilizzerebbero senza
pagare un prezzo
• Ciò significa che il produttore del bene intermedio che
incorpora l’invenzione deve essere l’unico produttore in quel
particolare mercato: deve quindi godere di un potere di
monopolio
• Si avranno pertanto tante imprese intermedie quanti sono i
prodotti intermedi; tutte queste imprese saranno fornitori delle
imprese del settore finale
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La struttura del sistema
• Il settore finale è un settore omogeneo e concorrenziale in cui
le imprese producono tutte lo stesso prodotto finale utilizzando
lavoro e l’insieme dei beni intermedi prodotti dal settore
intermedio
• Se il numero dei beni intermedi resta costante le imprese del
settore finale producono a rendimenti costanti; se il numero dei
beni intermedi cresce produrranno a rendimenti crescenti
• Il flusso di nuove idee si trasformerà quindi in crescita
dell’economia
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