LA SECONDA GUERRA MONDIALE
II primo ministro inglese Chamberlain e Mussolini (non ancora convinto dell'alleanza fra i
totalitarismi dell'alleanza con Hitler) nel 1938 avevano consentito che la Germania si annettesse gran
parte del territorio della Cecoslovacchia, sperando di salvare la pace. Hitler però, nel 1939, rivendica
il possesso di altri territori abitati da Tedeschi, e cioè la città di Danzica, in Polonia, e un «corridoio» che
riunisca alla Germania la Prussia orientale.
A questo punto Chamberlain capisce che Hitler non si fermerebbe
neppure con altre concessioni. Perciò abbandona la politica di
pacificazione e firma un accordo con Francia e Polonia, con cui
impegna il proprio Paese a soccorrere la Polonia in caso di aggressione
nazista. In Italia, intanto, molti alti dirigenti politici e militari sono contrari
all'alleanza con Hitler, ma Mussolini chiude la porta al dialogo con gli
Inglesi e a Berlino firma il Patto d'acciaio (22 maggio 1939). Hitler e
Stalin infine compiono la mossa decisiva dando vita all'accordo russo
tedesco (23 agosto 1939), con cui decidono di spartirsi i Paesi posti tra la
Germania e l'URSS.
il primo settembre 1939 le truppe tedesche varcano i confini della
Polonia e quelle sovietiche occupano l'Estonia, la Lettonia, la
Lituania e la Polonia orientale: scoppia così la seconda guerra
mondiale. Il 1 settembre la Francia e la Gran Bretagna dichiarano guerra
alla Germania. Intanto Varsavia (Polonia) viene conquistata dai Tedeschi
(27 settembre) e il governo polacco si trasferisce in esilio a Londra,
mentre milioni di Polacchi vengono sterminati dai comunisti russi e
dai nazisti tedeschi e altri milioni sono inviati in Germania a lavorare
come schiavi del Fuhrer.
Gran Bretagna + Francia + Polonia + Usa
Italia + (Russia) + Germania
Ci sembra ora opportuno porre in rilievo i caratteri fondamentali della seconda guerra mondiale, in
modo da facilitare la comprensione degli eventi bellici e delle loro conseguenze.
La guerra è innanzitutto mondiale, perché si lotta con pari accanimento tanto in Europa, quanto in
Africa, Asia e Oceania. La guerra è poi guerra di massa, perché coinvolge molte decine di milioni di uomini
in armi e perché colpisce la popolazione civile non solo con la miseria e la fame, ma anche, per la prima
volta nella storia, con la morte che viene dal cielo i bombardamenti a tappeto.
La guerra è inoltre totale, perché nessun mezzo è trascurato per vincere il nemico. Infatti per la
propaganda si fa largo uso della radio e del cinema, mentre per la distruzione fisica degli avversari si
costruiscono i campi di sterminio e si giunge persino a impiegare la bomba atomica.
Tanta durezza è giustificata dalla posta in palio: non si combatte solo per conquistare qualche nuovo
territorio, ma per fare trionfare la propria visione del mondo. Cosi la seconda guerra mondiale è anche
guerra ideologica, perché in gioco sono la dignità e la libertà dei singoli uomini e dei popoli.
Per lunghi mesi l'esercito tedesco e quello anglo-francese si fronteggiano, restando ciascuno sulle
proprie posizioni. Stalin e Hitler, intanto, rinnovano la loro alleanza, stipulando un nuovo trattato di
amicizia russo-tedesco.
Nell'aprile 1940, con le spalle protette a est, Hitler scatena la guerra lampo: le truppe corazzate e
l'aviazione tedesche penetrano in Olanda e Belgio (violando due Stati neutrali) e dilagano in Francia,
aprendosi con facilità la strada verso Parigi.
Intanto molti fanno pressione su Mussolini perché non entri in guerra a fianco di Hitler. Alcuni suoi
generali gli fanno notare che l'esercito italiano è impreparato a sostenere una guerra moderna; il papa
Pio XII lo esorta a schierarsi a favore della pace; il presidente americano Roosevelt, in cambio della
neutralità, gli promette di sostenere le aspirazioni dell'Italia.
Il duce è però più impressionato dall'efficienza bellica dei Tedeschi che da tutti questi consigli e,
temendo una rapida conclusione della guerra, vuole salire sul carro del vincitore prima che sia troppo
tardi. Sembra infatti che Mussolini abbia confidato a un suo generale: «Ho bisogno di qualche migliaio di
morti per sedermi al tavolo della pace come vincitore».
Così l'Italia, il 10 giugno 1940, dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna.
Dopo lo sfondamento del fronte francese, in Gran Bretagna Chamberlain dà le dimissioni. Lo sostituisce
un governo di unità nazionale, a cui partecipano conservatori, liberali e laburisti. È guidato da Winston
Churchill, un uomo determinato che vuole a tutti i costi la vittoria sull'abominevole totalitarismo
nazista, perché è convinto che senza la sua completa sconfitta la democrazia sarà sempre in pericolo.
Intanto, però, le truppe tedesche entrano a Parigi (14 giugno) e il Fuhrer detta le condizioni della
resa: il nord della Francia è sottoposto al diretto controllo tedesco, mentre al sud è insediato un
governo collaborazionista con sede a Vichy.
Tutto sembra perduto per la Francia, ma il generale Charles De Gaulle rivolge ai Francesi un celebre
messaggio da Radio Londra, la radio che invita, nelle loro madrelingue, tutti i popoli europei a resistere. Egli
fa appello all'onore della Francia e chiede agli uomini liberi un sacrificio supremo, chiamandoli alla
resistenza.
Dopo la caduta della Francia, Hitler offre alla Gran Bretagna la pace, ma Churchill la rifiuta e afferma
che gli Inglesi non si arrenderanno mai al nazismo. Allora il 13 agosto 1940 il Fuhrer da inizio
all'operazione Leone marino che, secondo i suoi piani, porterà in quattro settimane alla conquista della
Gran Bretagna. Dapprima parte l'aviazione tedesca, che deve preparare il terreno per lo sbarco. Una prima
ondata di 1485 aerei oscura il cielo della Manica: sono bombardieri scortati dai caccia. Si levano però in
volo gli Spitfire (Sputafuoco), i veloci caccia-intercettori inglesi, i migliori del mondo: il primo attacco è
respinto. Il 5 ottobre Hitler, dopo avere subito ingenti perdite, annulla l'operazione: la Gran Bretagna è salva
e ha dimostrato che la Germania nazista non è invincibile.
Nel medesimo periodo di tempo gli inglesi colpiscono duramente la Marina italiana, mettendo
fuori combattimento metà della flotta da guerra; i Greci, poi, respingono con successo il tentativo di
invasione del loro Paese; le truppe inglesi, infine, occupano l'Africa orientale italiana e penetrano in
Libia, minacciando la stessa Tripoli.
Così per i Tedeschi, che sono costretti ad accorrere in soccorso dell'alleato italiano, si apre un secondo
fronte, quello meridionale. Con rapidità le truppe di Hitler conquistano i Balcani, dove vengono insediati
dei governi collaborazionisti, e strappano agli Inglesi l'isola di Creta. In Africa, poi, il generale Rommel,
soprannominato «la volpe del deserto», in breve tempo sbaraglia le truppe britanniche.
Il Fuhrer, però, sottovaluta l'importanza del fronte meridionale e non approfitta delle brillanti
vittorie e dello sbandamento degli inglesi per conquistare tutto il Mediterraneo. Così la Gran Bretagna
conserva il controllo dello stretto di Gibilterra, la porta del Mediterraneo, e dell'isola di Malta, da cui le sue
navi prendono il largo per intercettare e distruggere i convogli che dall'Italia portano i rifornimenti per
le truppe italo-tedesche stanziate in Africa.
Nel marzo 1941 si fanno avanti anche gli Stati Uniti. Essi offrono alla Gran Bretagna materiale
bellico illimitato, in cambio dell'uso delle basi navali inglesi da parte della flotta americana.
Nel frattempo i rapporti tra Hitler e Stalin si sono deteriorati: entrambi i dittatori vogliono dominare sull'area
balcanica. Hitler, allora, convinto di poter sopraffare facilmente i Russi, dichiara guerra all'URSS (22
giugno 1941). I Tedeschi, affiancati da italiani, Finlandesi, Ungheresi, Rumeni e Slovacchi, avanzano
nell'immensa Russia, annientando e catturando milioni di soldati nemici, e giungono nei pressi di
Leningrado e di Mosca. A questo punto, però, il «generale Inverno» da una mano a Stalin e pone l'alt
all'avanzata germanica. In questa fase della guerra le potenze dell'Asse (Germania e Italia) hanno le
truppe disperse su tre fronti: l'occidentale, l'orientale e il meridionale; non sono però in grado di
consolidare le loro conquiste: hanno vinto tante battaglie, ma non la guerra.
Il 14 agosto 1941 il presidente americano Roosevelt e il primo ministro inglese Churchill firmano
la Carta Atlantica, un documento di capitale importanza per la storia futura di tutta l'umanità. I due
statisti, infatti, stabiliscono i princìpi per ricostruire la vita delle nazioni, dopo la totale sconfitta del nazismo.
Essi vorrebbero realizzare una «democrazia fondata sulla libertà dalla paura e dal bisogno», ossia un
sistema di relazioni tra gli Stati non più basato sulla forza delle armi (libertà dalla paura), ma sulla
collaborazione economica e culturale, capace di realizzare un'autentica giustizia sociale (libertà dal bisogno).
Roosevelt spera che Stalin rinneghi il totalitarismo e si decida a collaborare con il mondo occidentale
democratico. Il primo gennaio 1942 egli propone di fondare, sui princìpi della Carta Atlantica,
l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Rinnova in tal modo, su più solide basi, la Società delle
Nazioni. Dapprima gli Stati che aderiscono alla proposta sono quarantacinque: USA, URSS, Gran Bretagna
e dominions, Cina, gli Stati dell'America centrale e meridionale, i governi in esilio.
L'opinione pubblica americana è contraria a un coinvolgimento diretto delle truppe statunitensi nel conflitto.
Ma quando i Giapponesi, senza dichiarare guerra, distruggono la base americana di Pearl Harbor nelle
Hawaii (7 dicembre 1941), tutti si convincono della necessità di prendere parte al conflitto e gli USA
dichiarano guerra al Giappone e ai suoi alleati, Italia e Germania (8-11 dicembre 1941).
Si combatte ora su tutto il globo terrestre: la guerra è diventata veramente mondiale. L'avanzata dei
Giapponesi è irresistibile: Thailandia, Birmania, Malesia, isole della Sonda, Filippine, Hong Kong, Indocina
francese, Singapore sono occupate. Essi giungono a minacciare l'india e sbarcano a Guadalcanal, estremo
avamposto da cui muovere per la conquista dell'Australia e delle Hawaii. Gli USA sono però lontani e al
sicuro, al di là dell'immenso Oceano Pacifico. Possono così mettere tranquillamente in moto il loro enorme
potenziale tecnologico e industriale; in breve tempo costruiscono grandi portaerei, dotate di veloci cacciaintercettori e potenti bombardieri. Nella battaglia del Mar dei Coralli, presso le Isole Midway (maggiogiugno 1942) infliggono una pesante sconfitta al Giappone, fermandone l'avanzata.
I Tedeschi, nei Paesi conquistati, governano con la forza e il terrore. Milioni di prigionieri, tra cui molti civili,
sono inviati in Germania a lavorare. Gli ebrei e tutti gli oppositori vengono sterminati nei Lager.
Di conseguenza in tutta Europa si formano spontanei movimenti di Resistenza. La gente si rifiuta di
lavorare e da vita ad atti di sabotaggio e di guerriglia. I maquis francesi, i partigiani russi e iugoslavi, i
patrioti norvegesi e greci muovono una vera guerra contro l'invasore nazista. Persine in Germania e in Italia
iniziano a verificarsi ribellioni.
Gli Statunitensi vorrebbero combattere i Giapponesi, che accusano di avere attaccato il loro Paese a
tradimento. Roosevelt non da però ascolto all'opinione pubblica e pone il nazismo come principale obiettivo
da distruggere. Egli infatti crede che il vero pericolo per l'intera umanità è costituito da Hitler e dalle sue
idee razziste. È poi convinto che i Tedeschi siano in grado di produrre un'arma segreta che farebbe volgere il
conflitto a loro favore. Decide perciò di espugnare innanzitutto la fortezza nazista e fascista in Europa.
Nell'autunno 1942, intanto, l'Africa viene riconquistata dalle truppe anglo-americane e Roosevelt e Churchill
decidono di combattere sino alla resa incondizionata di Germania, Giappone e Italia. E proprio quest'ultima è
la prima a essere attaccata.
Dopo le prime disastrose sconfitte, la popolazione comincia a ribellarsi apertamente. Nel marzo 1943 gli
operai di Milano e di Torino scioperano per la prima volta dall'avvento del fascismo. I dissensi serpeggiano
persine all'interno del Partito fascista. Così, quando il 10 luglio 1943 gli Anglo-americani sbarcano e
conquistano la Sicilia, il re, i generali e i gerarchi (capi) fascisti rovesciano sul solo Mussolini la responsabilità
del disastro. Lo stesso Gran Consiglio del Fascismo, nella notte del 25 luglio 1943, chiede al re di
ristabilire lo Statuto Albertino, ossia la Costituzione liberal-democratica I fascisti stessi, in altre parole,
chiedono la fine del fascismo e neppure i più intransigenti si oppongono all'arresto del duce, ordinato dal re.
IIpopolo italiano esulta e crede che la guerra sia finita. Ma il re affida la guida del governo al maresciallo
Badoglio che vieta l'attività dei partiti anti-fascisti, pur liberando i prigionieri politici, e annuncia che la
guerra continua, pur trattando segretamente con gli Anglo-americani. L'8 settembre 1943 viene resa nota
la firma dell'armistizio: i Tedeschi allora occupano militarmente l'Italia, mentre il re e il governo fuggono a
Brindisi, sotto la protezione anglo-americana.
Mussolini, liberato dai Tedeschi, fonda a Salò, sul Lago di Carda, la Repubblica Sociale Italiana. Ma gli italiani
nelle zone occupate danno vita alla Resistenza, un movimento di popolo guidato dai partigiani che si
oppone con il boicottaggio e con le armi all'occupazione tedesca.
Mentre gli alleati anglo-americani sbarcano a Salerno, Napoli insorge (28 settembre-1 ottobre 1943). 11
maresciallo Badoglio dichiara guerra alla Germania e forma un governo a cui partecipano i partiti che
aderiscono al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Gli Anglo-americani, infine, liberano Roma e Firenze
e, quindi, nell'autunno-inverno 1944-1945 si attestano sull'Appennino tosco-emiliano, lungo la Linea
gotica (costituita dalle fortificazioni tedesche), mentre i loro aerei sottopongono a numerosi e pesanti
bombardamenti il Nord Italia.
Mentre a sud le truppe anglo-americane sbaragliano l'esercito tedesco in Africa, a est ha inizio la grande
ritirata di Russia. I Sovietici, infatti, hanno accettato la collaborazione offerta loro dai Paesi democratici
occidentali e così, dopo avere ricevuto dagli USA armi e munizioni in abbondanza, scatenano una irresistibile
controffensiva (dicembre 1942).
Inoltre Roosevelt, Churchill e Stalin si accordano per aprire un nuovo fronte a ovest (settembre 1943).
Dopo una lunga preparazione le truppe anglo-americane, al comando del generale Eisenhower, compiono lo
sbarco in Normandia (6 giugno 1944).
Al termine di quello che il generale tedesco Rommel definisce «il giorno più lungo», le divisioni americane e
inglesi sono saldamente attestate sul suolo francese. Nel frattempo, a est, mentre gli Inglesi sbarcano in
Grecia, i partigiani di Tito liberano la lugoslavia. I Sovietici, poi, sfondano le difese tedesche in Polonia,
Romania, Bulgaria e Ungheria.
La fortezza nazista è in frantumi e la fine è vicina. Così si progetta un attentato contro Hitler, che però
fallisce (20 luglio 1944).
Il dittatore si vendica, facendo uccidere molte persone, anche fra i suoi più stretti collaboratori (persine il
generale Rommel è costretto a togliersi la vita). Hitler incita i suoi a resistere, promettendo che presto avrà
a disposizione un'arma segreta, ma ormai gli Anglo-americani hanno il dominio dell'aria e i loro aerei
sottopongono a un inferno di fuoco e di distruzione tutte le città tedesche. Per terra, poi, le truppe alleate
avanzano da ovest, da sud e da est, stringendo la Germania in una morsa.
Nell'aprile 1945le truppe italiane, inglesi e americane sfondano la Linea gotica: tutto il Nord insorge e i
partigiani entrano nelle grandi città. Il 25 aprile, finalmente, tutta l'Italia è liberata. Benito Mussolini, in
fuga verso la Svizzera, viene catturato e giustiziato senza regolare processo.
Gli Americani e i Sovietici, infine, raggiungono Berlino. Il 2 maggio Hitler si suicida e nei giorni seguenti la
Germania firma la resa incondizionata. La guerra in Europa è finita.
Il Giappone, dopo i primi folgoranti successi, è costretto a indietreggiare, ma anche dopo la capitolazione
della Germania resiste da solo contro gli Americani, pur sottoposto a micidiali bombardamenti.
11 presidente Truman, che ha sostituito Roosevelt (morto nell'aprile 1945), ordina che vengano sganciate
sul Giappone due bombe atomiche: il 6 agosto Hiroshima e il 9 agosto Nagasaki sono avvolte e distrutte
da una luce più intensa di quella solare. E iniziata l'era atomica e l'umanità scrive un'altra pagina della
sua storia, inaugurandola con centinaia di migliaia di vittime.
112 settembre 1945 il Giappone firma la resa incondizionata: dopo sei anni esatti termina la seconda
guerra mondiale, il conflitto più spaventoso in tutta la storia degli uomini, che ora sanno di avere nelle
loro mani un'arma capace di distruggere la vita sulla Terra.
F.
BELLESINI,
I nuovi sentieri della storia - il Novecento, voi. 3A e 3B, ed. De Agostini - Novara, 2000.