N
el maggio 1915 la frontiera tra
Italia e Impero austro-ungarico correva lungo la linea stabilita nel 1866, al termine della terza guerra d'indipendenza italiana e dell'annessione del Veneto: era un
confine prevalentemente montuoso, che
nella sua parte occidentale corrispondeva quasi ovunque con l'attuale limite amministrativo della
regione Trentino-Alto Adige. Il punto
più basso, appena 65 m s.l.m., era in corrispondenza del Lago di Garda presso Riva, ma
a ovest di questa linea si sfioravano i 4000
metri di quota nel gruppo Ortles-Cevedale. A
est
le
quote
erano
più
basse;
la Marmolada raggiunge la ragguardevole
quota di 3342 metri, ma - oltre la zona degli
altopiani e la lunga catena del Lagorai - la
particolare morfologia delle Dolomiti, priva
di lunghe creste continue, imponeva al confine un andamento assai irregolare e con forti
e frequenti dislivelli
confine correva
lungo la catena delle Alpi Carniche,
per poi incontrare le Dolomiti
al Passo di Monte Croce di Comelico e quindi innalzarsi subito in grandi mon-
L’Italia nel 1915
La zona delle Dolomiti nel 1915
Proseguendo verso est, il
tagne: Croda Rossa di Sesto, Cima Undici, monte Popera, Croda dei Toni fino a toccare le Tre Cime di Lavaredo, dove il confine si
abbassava, attraversava la val Rimbon e con
un giro contorto lasciava in territorio italiano
gran parte di Monte Piana. Sceso a Carbonin,
risaliva fino alla cima di Monte Cristallo per
poi ridiscendere nella valle dell'Ansiei, la-
truppe austro-ungariche
Molti soldati Agordini furono arruolati nelle truppe Alpine, ed in
particolare nella 206° compagnia "Val Cordevole" operante sul fronte
della Marmolada, la compagnia scherzosamente si dotò del
Decalogo della 206a Compagnia
sciando
il
Passo
Tre
Croci all'Austria; attraverso le creste
del Sorapis raggiungeva il fondovalle di Ampezzo, a sud di Cortina. Attra-
Battaglione “Val Cordevole” – 7° Reggimento
Il nostro decalogo
1° Dire sempre le verità….vere.
2° Né gesuiti, né gesuitiani.
verso il Becco di Mezdì e la Croda del Lago il
confine, seguendo il passo di Giau, puntava
decisamente verso sud fino ad arrivare ai
3° Franchezza o sincerità sempre e sopratutto.
4° Ardire!
piedi della Marmolada, per poi proseguire verso il passo San Pellegrino e lungo la catena del Lagorai - ormai fuori dall'ambiente dolomitico - fino
a
giungere alla valle dell'Adige passan-
5° Non fare il cuculo.
6° Né timori, né iattanze.
7° Ridere, sorridere ed infischiarsene.
8° Guerra ai nemici di fuori, ma anche a quelli di dentro.
9° Perdere le staffe, mai il buonumore.
do per il monte Ortigara, l'altopiano dei Sette
Comuni e il Pasubio. Il confine quindi toccava
la punta nord del lago di Garda da cui riprendeva la sua corsa verso nord lungo l'odierno
confine amministrativo, toccando il monte Adamello, il passo del Tonale e prose-
guendo fino al massiccio dell'Ortles
-Cevedale
al
confine
con
la Svizzera.
10° Non mettere il carro davanti ai buoi.
Il terreno roccioso e verticale, le avversità climatiche e le quote determinarono grandemente il modo di condurre le azioni e di programmare le
strategie in entrambi gli eserciti. Fin dall'inizio del conflitto, i contendenti furono impegnati in una sfida per occupare le posizioni sopraelevate, in
una sorta di "gioco" che in breve li portò fino alle cime delle montagne.
Il conflitto si trasformò ben presto in una sanguinosa guerra di trincea, simile a quella che si stava combattendo sul fronte occidentale: la lunga serie di battaglie sull'Isonzo non portò agli italiani che miseri guadagni territoriali al prezzo di forti perdite tra le truppe, ben
presto spossate e demoralizzate dall'andamento delle operazioni. In base ad alcune stime si valuta che sul fronte alpino, per entram-
bi gli schieramenti, circa 2/3 dei morti furono vittime degli elementi e solo 1/3 di azioni militari dirette; tuttavia, i
primi spesso risultano ignorati e non conteggiati tra i caduti di guerra.
Dall’altra parte della trincea le forze austro-ungariche si limitarono a difendersi lanciando contrattacchi limitati, fatta eccezione per la massiccia
offensiva sull'Altopiano di Asiago nel maggio-giugno 1916, bloccata dagli italiani.
Gli austro-ungarici avevano predisposto sin dagli ultimi decenni del XIX secolo diverse postazioni difensive al confine con l'Italia, nell'eventualità
di una guerra. Il fronte del Tirolo era suddiviso in cinque sezioni dette Rayon, due delle quali comprendevano le Dolomiti, ma fin dall'inizio delle
ostilità la linea del fronte non corrispose a quella del confine politico, giudicato indifendibile dal comando supremo austro-ungarico con le scarse
forze disponibili allora
Per contenere l'avanzata italiana, che si riteneva sarebbe stata rapida e decisiva, fu necessario accorciare il fronte, eliminandone per quanto possibile la sinuosità, attestandosi in difesa di zone più favorevoli e attorno alle fortificazioni già esistenti nei passaggi obbligati. Questo significava lasciare agli avversari ampie porzioni di territorio e gli italiani conquistarono così, senza combattimenti, la conca d'Ampezzo, il
comune di Colle Santa Lucia e il basso Livinallongo, terre ladine i cui uomini erano arruolati nell'esercito imperiale.
Gli austro-ungarici iniziarono la guerra sulla difensiva e vi rimasero per quasi tutta la durata del conflitto; le uniche
azioni offensive non ebbero lo scopo di sfondamento, ma solo la conquista di posizioni più favorevoli.
Da Wikipedia