Corso di Economica Politica prof. S. Papa Lezione 12 Costi marginali, salario e produttività marginale del lavoro. Curva di domanda e offerta di lavoro Facoltà di Economia Università di Roma La Sapienza Breve periodo: dalla f(x) alla C(y) 102 Nel breve periodo il costo dell’impianto è fisso. Sostituiamo w2x2 = k. Perciò la relazione tra costo e inputs diventa: Ct = w x + k dove si è tolto il pedice a w1 e a x1 (non serve più). Possiamo ricavare la relazione tra costo totale e quantità prodotta, ossia la C(y) usata nei lucidi precedenti, procedendo così: (1) ricaviamo x dalla y = f(x); otteniamo la cosiddetta “funzione inversa” x = f -11(y); (2)sostituiamo il valore di x così ottenuto nella Ct = wx + k; otteniamo così Ct = w f -11(y) + k = C(y). ESEMPIO: sia w1 = 5, w2 = 2 e x2 = 100 (perciò k = 200); sia y = 10 x ; (PASSO 1) si ricava subito x1 = y2/100; (PASSO 2) sostituendo in Ct si ricava C(y) = w1 (y2/100) + 200; C(y) = (y2/20) + 200. Microeconomia – Produzione e costi 137 Dal grafico della f(x) a quello della C(y) Quattro grafici con gli assi allineati y = f(x) y y B y=y Si parte da un punto del primo grafico (una combinazione di x e y); si trova Ct nel terzo grafico e si riportano questi valori nel quarto (y attraverso il secondo). 45° B A A x Ct Ct y B w Si ripete per ogni punto e si identifica una curva: B A A k la funzione del costo totale C(y) Ct = wx + k x Microeconomia – Produzione e costi y Costo marginale, Pm e salario 104 Il grafico precedente ha evidenziato la relazione tra la funzione di produzione f(x), il costo totale C(y), la Pm e il livello del salario w: (a) la curva del costo totale diventa sempre più “ripida” perché la produttività marginale è decrescente ; (b) l’inclinazione della curva C(y) dipende dal livello di w. Ma allora il livello del costo marginale (l’inclinazione del costo totale) dipende dal livello di w. Possiamo essere più precisi: il costo marginale (nel breve periodo) è dato dal rapporto tra salario e produttività marginale : Cm = w/Pm una unità prodotta in più (appunto Cm) è dato dal costo di una unità di lavoro in più (appunto w) diviso per il numero di unità prodotte da questa unità di lavoro in più SPIEGAZIONE: il costo di (appunto Pm). Microeconomia – Produzione e costi Costo marginale e curva di offerta 105 Il costo marginale dipende anche dalla quantità prodotta perché dipende dalla produttività marginale Pm. Per rappresentare la relazione tra Cm e y useremo la notazione Cm = C’(y) Questa funzione è crescente perché Pm è decrescente. Inoltre la curva si sposta in alto verso sinistra quando aumenta w. Il grafico della curva di offerta y = S(p) coincide con quello del costo marginale. Perciò le proprietà della funzione C’(y) valgono anche per la curva di offerta. Proprietà della S(p): è crescente (proprio perché Pm è decrescente); la curva si sposta a sinistra quando aumenta w (a parità di prezzo, se Cm è più alto, si produce e si offre di meno). Microeconomia – Produzione e costi 106 Spostamenti della curva di offerta Un aumento del salario (∆ ∆w > 0) provoca un aumento di Cm a parità di quantità prodotta. Dato p si ha ∆y < 0 (l’offerta si riduce) ovvero la S(p) si sposta a sinistra. Un aumento dell’input fisso accresce Pm. La curva C’(y) si sposta in basso e perciò la curva di offerta si sposta a destra (si ha ∆y > 0). ∆w > 0 p p ∆ x2 > 0 S(p) S(p) pv N pv V yn yv y Microeconomia – Produzione e costi V N yv yn y Massimo profitto e acquisto di lavoro 107 Quando l’impresa sceglie la quantità prodotta y* che rende massimo il profitto fa contemporaneamente anche un’altra scelta: decide la quantità x1 che le serve per produrre y*. Quanto lavoro compra? Ci sono due modi per trovare la (stessa) risposta: (1) La quantità di x1 può essere ricavata dalla funzione di produzione : basta mettere il valore y* nella formula y = f(x) e si trova subito la quantità x* che serve a produrre y*. (2) La quantità di x può essere ricavata dalla condizione di massimo profitto p = Cm, ricordando che Cm = w/Pm e che la produttività marginale è una funzione (decrescente) del livello di x; possiamo allora scrivere Pm = f ’(x) e perciò p = w/f ’(x), che è un’equazione nell’unica incognita x. Microeconomia – Domanda di lavoro La quantità di lavoro acquistata 108 La condizione di massimo profitto p = w/f ’(x) può essere riscritta anche in un altro modo: w = p⋅⋅f ’(x) w 0 Il profitto è massimo quando il valore della produttività marginale del lavoro p⋅⋅f ’(x) è uguale al salario w. Riportiamo su un grafico (con x in ascissa) la funzione p⋅⋅f ’(x). Dato che p è una costante, la forma della curva dipende dalla funzione f ’(x), che sappiamo essere decrescente. Riportiamo in ordinata il livello (dato) del salario. M Il profitto è massimo quando l’impresa compra x*, identificato p⋅⋅f’(x) dal punto M, in cui w = p⋅⋅f ’(x). x* x Ora spieghiamo perché. Microeconomia – Domanda di lavoro 109 Spiegazione del grafico Supponiamo che l’impresa non abbia acquistato la quantità x* ma la quantità inferiore xb. Il suo costo è pari al w (appunto quanto costa quell’unità di lavoro in più); il suo ricavo aumenta dell’ordinata del punto B che è pari al prodotto in più che si ottiene con quell’unità di lavoro (Pm = f ’(x)) moltiplicato per il prezzo p. Dato che il ricavo aumenta più del costo, il profitto aumenta; perciò conviene impiegare quel lavoro in più. B w 0 M Bw xb x* E conviene andare avanti fino a che si arriva a x*. Aw A p⋅⋅f’(x) xa x Viceversa se si parte da un punto, come A, a destra di x* (da cui conviene tornare indietro). Microeconomia – Domanda di lavoro 110 La domanda di lavoro Per ogni livello del salario w (sull’asse delle ordinate), il grafico del valore della produttività marginale p⋅⋅f’(x) identifica (sull’asse delle ascisse) la quantità di lavoro che l’impresa intende acquistare per produrre la quantità che massimizza il suo profitto: se il salario è wa la quantità di lavoro acquistata è xa, se è wb la quantità acquistata è xb, a wc corrisponde xc, ecc. Ma allora la curva del valore della produttività marginale può essere interpretata come la curva di domanda di lavoro da parte dell’impresa. w wa A B wb wc 0 Scriveremo x = D x(w) (come è già accaduto per costo marginale e curva di offerta adesso la variabile indipendente sta sull’asse verticale). C xa xb xc x(w) p⋅D ⋅f’(x) x Microeconomia – Domanda di lavoro Offerta di lavoro Per ogni livello del salario w (sull’asse delle ordinate), il grafico presenta la quantità di lavoro offerta da parte dei lavoratori (sull’asse delle ascisse). Essa è una funzione crescente del salario reale w/p, supponendo p è un dato in condizioni di concorrenza perfetta. Più alto il salario (reale) più offro lavoro; meno alto è il salario meno offro lavoro. Ma più aumenta il salario più sostituisco tempo libero a lavoro (effetto sostituzione, costa di più rinunciare al lavoro per tempo libero). w/p S x(w) wa wb wc xc xb xa Per alti livello di salario reale, l’effetto reddito (+ ricco) potrebbe essere prevalente rispetto all’effetto sostituzione e ridurre la quantità di lavoro per avere più tempo libero; in tal caso la curva di offerta, per alti livelli di salario reale, potrebbe ridursi. x Tipi di disoccupazione Per i marginalisti, in equilibrio il salario reale è uguale alla produttività marginale del lavoro (PML). Nel paradigma neoclassico, dati i prezzi, i salari sono perfettamente flessibili, garantendo il raggiungimento del pieno impiego delle risorse. In piena occupazione tutti i lavoratori sono disponibili a lavorare al salario reale determinato dal mercato. Tuttavia, esistono disoccupati che sono disponibili a lavorare solo ad un salario maggiore di quello di equilibrio: Disoccupazione volontaria. Qualunque imposizione sindacale che aumenti il salario nominale porta ad un aumento della disoccupazione (a parità di PML). Se il livello di salario reale è superiore a quello di equilibrio, allora la quantità domandata di lavoro è inferiore all’offerta di lavoro; in tal caso si parla di disoccupazione involontaria, ossia esistono lavoratori che sono disposti a lavorare per quel salario ma non trovano lavoro. Si dovrebbe ridurre verso il basso il salario nominale. Tipi di disoccupazione Tuttavia, secondo i keynesiani, i prezzi e salari sono viscosi, in quanto il mercato non è perfettamente concorrenziale e si è in presenza di sindacati che preservano il potere d’acquisto dei lavoratori, con il risultato di un livello di disoccupazione persistente. Per Keynes la riduzione dei salari non avrebbe effetti sull’occupazione, ma scoraggerebbe solo i consumi, per cui questi sono rigidi. Disoccupazione strutturale invece è la situazione economica in cui per un dato salario, la curva di offerta di lavoro e di domanda non si incontrano e la prima è superiore alla seconda. In questa situazione la quantità di lavoro disponibile nel sistema economico è insufficiente ad occupare tutte le persone disponibili a lavorare per quel salario. Ricapitoliamo 114 Nelle lezioni precedenti ci siamo occupati dei problemi di scelta del consumatore. Abbiamo visto che il suo obiettivo è la massimizzazione dell’utilità e che le sue decisioni sono sintetizzate in funzioni di domanda di beni (in cui le quantità domandate dipendono dai prezzi dei beni e dalle dotazioni del consumatore − reddito, e/o beni e/o lavoro) e in una funzione di offerta di lavoro (anch’essa dipendente da prezzi e dotazioni). E ci siamo occupati anche dei problemi di scelta dell’impresa. Abbiamo visto il suo obiettivo è la massimizzazione del profitto (extraprofitto) e che le sue decisioni sono sintetizzate in funzioni di offerta di beni (in cui le quantità offerte dipendono dalla tecnologia − funzioni di produzione − e dai prezzi dei beni e degli inputs) e in una funzione di domanda di lavoro (che scaturisce dalla stessa scelta che massimizza il profitto). Microeconomia – Mercato concorrenziale