FRANCESE II IL VERBO Il verbo è il fulcro della frase, una parte variabile del discorso che esprime un’azione o un modo d’essere, accompagnato da un complemento o un avverbio che lo modifica. In francese il soggetto è obbligatorio, tranne che all’imperativo. Si compone di due parti fondamentali: Radice; la parte in cui risiede il valore semantico. Desinenza; una parte variabile che ci da informazioni grammaticali, quali la persona, il modo e il tempo di coniugazione. La persona può essere singolare o plurale, e designa il soggetto che compire l’azione. Il modo indica la maniera in cui si considera l’azione espressa. Il tempo permette di collocare l’azione nel presente, nel passato o nel futuro, distinguiamo i tempi semplici e i tempi composti. IL GENERE I verbi possono essere transitivi, cioè che introducono un complemento indiretto (solitamente il complemento oggetto), ad esempio “Il mange la pomme”, ma possono anche essere usati in modo assoluto, cioè senza la presenza di un complemento indiretto, ad esempio “Jean boit”. Altri verbi possono essere intransitivi, cioè che esprimono un’azione che ricade sul soggetto. Alcuni verbi intransitivi, come “monter” o “sortir” possono essere usati in modo transitivo, in questo caso cambiano l’ausiliare in “avoir”, ad esempio “Je suis descendu trop tard; Mon frère a descendu mes bagages”. LA FORMA (DIATESI) La coniugazione del verbo può essere alla forma: Attiva: il soggetto svolge l’azione, soggetto e agente coincidono, es. “Le garçon chante”. Passiva: la forma passiva si forma con ètre + participio passato. Un verbo si dice alla forma passiva quando il soggetto subisce l’azione espressa dal verbo e compiuta dal complemento d’agente, espresso o sottinteso, quindi partendo da una frase con un verbo transitivo (es. J’achète les pommes), il complemento oggetto diventa il soggetto e il soggetto diventa il complemento d’agente o di causa efficiente (es. Les pommes sont achetées par moi). Nella traduzione dall’italiano al francese possono verificarsi alcuni limiti lessicali; in italiano possiamo esprimere una frase passiva utilizzando verbi come “venire, stare o sembrare” come ausiliari, in francese, possiamo anche rendere una frase passiva attraverso dei verbi pronominali come “se faire, se voir, se laisser”, avverbi o aggettivi che possono sopperire a questi limiti lessicali, es. “il se fait toujour grander!”. Il complemento d’agente è introdotto dalla preposizione PAR o DE, per la maggiore si utilizza PAR, ma utilizziamo DE con verbi che indicano un sentimento, un’emozione o uno stato d’animo e con verbi usati in senso figurato (es. Il est critiqué par ses élèves/Je suis aimé de mes parents). In francese la forma passiva è meno utilizzata rispetto all’italiano, quindi quando non è necessario esprimere il complemento d’agente, la frase passiva in italiano, potrà essere tradotta in francese con una frase attiva, ad esempio, la frase “E’ stato trovato dell’oro nel suolo” potrà essere tradotta con “On a trouvé de l’or dans le sol” ma anche con “De l’or a été trouvé dans le sol”. Il passivo in italiano può essere reso in francese attraverso una subordinata relativa, es. il prodotto da lei ordinato non è più disponibile/le produit que vous avez demandé n’est plus disponibile. In italiano possiamo esprimere azioni indefinite (es. venne chiamato Bendicò) ma in francese bisognerà sempre usare la forma attiva (es. on appela Bendicò). Riflessiva: soggetto e oggetto dell’azione coincidono e l’oggetto è espresso dalle particelle pronominali (me, te, se, nous, vous) ad esempio “Elle se lave tous le jour”. Questi sono detti verbi riflessivi propriamente detti, che spesso vengono accostati e confusi con alcune forme rese coi verbi pronominali, come: verbi riflessivi reciproci (es. ils s’echangent des opinions), verbi riflessivi apparenti (es. Je me laves les mains) e verbi intransitivi pronominali in cui il pronome atono non ha ne valore riflessivo ne reciproco (es. je m’annuie souvent). Alcuni verbi intransitivi pronominali in francese ma non in italiano sono: s’écrier (esclamare), s’noyer (annegare) o se coque (prendere in giro). Altri verbi intransitivi pronominali in italiano, ma non in francese sono: alterner (alternarsi), feliciter (felicitarsi) o oublier (dimenticarsi). Ci sono altri verbi che hanno un doppio uso, un doppio significato, come “decider de” e “se decider à”, cioè “decidere di” e “convincersi”. LA FORMA IMPERSONALE Sono impersonali i verbi e le costruzioni verbali che si coniugano soltanto alla terza persona singolare; essi utilizzano il pronome personale IL, che effettivamente non rappresenta nulla ma risponde all’esigenza della lingua francese di avere sempre un soggetto espresso davanti al verbo. I verbi impersonali implicano una struttura impersonale della frase, quindi il pronome IL e il verbo coniugato alla terza persona singolare precedono sempre il nome, il soggetto reale che segue. Il participio passato è sempre al maschile singolare. Ad esempio: Il pleut toujour, Il faut partir avant midi, il y a trop de filles dans cette classe. Distinguiamo: Verbi meteorologici. La traduzione dell’espressione italiana “esserci, esservi”; se si riferiscono ad un soggetto determinato e ad un luogo determinato, si traducono con “y etre” o “estre là” se il soggetto precede (es. Ta mère est là), se il soggetto segue “y avoir” (es. Ton frère n’y était pas). L’espressione “essercene” invece si traduce con “y en avoir” (es. il y en avait beaucoup). Il verbo “falloir”, essere necessario, si deve o bisogna. Il verbo “s’agir”, trattarsi, seguito da un nome o da un infinito. Es. Il s’agit d’un grave problème. L’espressione italiana “basta (che)”, che viene tradotta con “il suffit de + infinito”. Es. Il a suffit d’un moment d’inattention. L’espressione italiana “sembrare/parere” viene tradotta con “on dirait que/il parait que”. Es. sembra che stia per piovere/On dirait qu’il va pleuvoir. Alcune strutture non traducibili letteralmente come: “che te ne pare?/que’est-ce que tu en penses?” o “non mi sembrava vero/je cromai rever” La particella pronominale SI italiana come “si dice que…” viene tradotta in francese con ON, “on dit que…”. LA FUNZIONE DEL VERBO Rispetto alla funzione rivestita all’interno della frase, i verbi possono essere: Predicativi: hanno significato lessicale pieno, un senso compiuto. (es. Il naige/les enfants jouent dans le jardin.). Ausiliari: sono chiamati così perché oltre al loro significato autonomo possono essere utilizzati per formare tempi composti e forme passive. Es. Nous sommes invités Jeudi soir. Verbi d’appoggio: si distinguono in: - Servili: verbi che pur avendo un significato autonomo, lo completano con una altro verbo posto all’infinito. Sono detti modali perché esprimono appunto la modalità e indicano nello specifico la necessità, la possibilità, il desiderio, l’obbligo e la volontà, sono i verbi vouloir, pouvoir, devoir, falloir (considerato difettivo) e savoir (che traduce la competenza). (es. je veux sortir d’ici; je peux y aller, Je dois le faire, ). - Fraseologici: si dividono in aspettuali e causativi. Quelli aspettuali devono essere combinati con altri verbi al modo infinito o participio presente e definiscono il progredire dell’azione nel tempo. (es. Tu finis de travailler à quelle heure?). Sono causativi quei verbi che si accompagnano ad un verbo all’infinito per indicare un’azione provocata dal soggetto ma non compiuta dallo stesso (es. Laisse.le parler!). Copulativi: servono a collegare il soggetto a un nome o a un aggettivo, da solo di solito non ha significato pieno ma ha bisogno di un predicato nominale (es. Jhon a deux appartaments -> possiede). Il verbo copulativo per eccellenza è ETRE detto anche copula quando è utilizzato per formare un predicato nominale (es. Les enfants sont timides.). Fra i verbi copulativi troviamo: - Effettivi: verbi intransitivi come devenir, rester o sembler (es. Il devient de plus en plus beau.) - Appellativi: verbi transitivi come appeller o dire. - Elettivi: verbi come élire o nommer. - Estimativi: verbi come croire, juger o considérer. CONIUGAZIONE, numero e persona del verbo Come il nome, anche il verbo ha un numero, ovvero oppone singolare e plurale; esso si ricava dal soggetto ed è definito dalla desinenza. Di un verbo individuiamo anche la persona, che è determinata dal suo soggetto. CONIUGAZIONE, il modo Esprime l’atteggiamento del soggetto nei confronti dell’azione. Distinguiamo quindi i modi finiti (distingue le persone attraverso le desinenze) da quelli indefiniti. Sono modi finiti: indicativo, congiuntivo, condizionale e imperativo. Sono modi indefiniti: infinito, participio e gerundio. CONIUGAZIONE, il tempo La forma che assume il verbo per indicare presente, passato e futuro. Distinguiamo tempi semplici (composti da una sola voce verbale) e tempi composti (costituito da verbo ausiliare e participio passato). Ci sono dei tempi come il passé surcomposé, imperatif passé e passé simple considerati desueti perché sono raramente usati. CONIUGAZIONE, l’aspetto Caratteristica che fornisce informazioni supplementari come la durata (conclusa, in corso di svolgimento o che si sta per svolgere), la modalità di svolgimento dell’azione. L’aspetto può essere espresso in: Perfettivo: azione conclusa, utilizzo di tempi passati. Designa un’azione che non può svolgersi al di là del limite implicato dal senso del verbo, come sortir, trouver o entrer. Imperfettivo: azione in svolgimento. Designa un processo indefinito, colto nel suo svolgimento o prolungabile, come aimer, vivre, attendre. Durativo: azione che dura nel tempo. Progressivo: espresso dalla perifrasi “etre en train de” seguita dall’infinito. CONIUGAZIONE, la flessione La coniugazione di un verbo comporta l’aggiunta alla radice di desinenze che rinviano al modo, al tempo e alla persona. Le desinenze delle persone plurali presentano una maggiore regolarità (-ons, -ez, -ent), le prime tre persone singolari subiscono più cambiamenti. Le desinenze del singolare, invece, variano in ogni gruppo verbale. Rispetto alla sua coniugazione, un verbo può essere: Regolari: verbi che mantengono sempre immutata la radice e vi aggiungono desinenze della coniugazione a cui appartengono. Impersonali: non hanno un soggetto determinato ma apparente, si usano nei modi indefiniti. Difettivi: presentano delle lacune nella flessione, vale a dire che la stessa “difetta” di alcuni tempi, modi o persone, risultando incompleta. Ad esempio “accroire” (accrescere) lo troviamo più che altro all’infinito con faire e lasser, “braire” (ragliare) all’infinito o alla terza persona singolare e plurale del presente indicativo, del futuro o del condizionale, “choir” (cadere) all’infinito preceduto da faire, laisser e al participio passato, “ouir” (udire) all’infinito o nell’espressione “je l’ai oui-dire”. Irregolari: sono verbi che diversificano dal modello di coniugazione a cui appartengono e distinguiamo tre tipi di irregolarità fondamentali: - Suppletivismo: alternanza di radici nella coniugazione: aller, je vais, nous irons. - Variazione della radice: venir, nous venons, ils viennent. - Alterazioni desinenziali: presenza di desinenze imprevedibili: faire, je fais, vous faites. MODI INDEFINITI, participio e gerondif Il participio è un modo indefinito e consta di due tempi, presente e passato. Il participio presente definisce la forma verbale in –ant che può assumere valore in italiano di participio presente, aggettivo verbale e di gerundio. Presenta una forma semplice (Chantant) e una forma composta (ayant chanté). Riconosciamo un participio presente quando la forma verbale in –ANT: - E’ seguita da un complemento diretto o indiretto. Es: Ce sont des enfants aimant les jeux dans l’eau. - E’ seguita da un avverbio o da una locuzione avverbiale. Es: Ce sont des élèves étudiant beaucoup. - E’ utilizzata col verbo ALLER. Es: La foule allait croissant. - E’ preceduta dalla negazione NE o dal pronome personale SE nei verbi pronominali. Es: Sur le lac il y a des arbres se mirant dans l’eau. - E’ spesso utilizzato per sostituire una subordinata relativa, circostanziale, temporale ecc implicita, in questo caso può anche essere usata la forma composta, es: “ayant conclu brillament son exposé, le professeur l’a félicité”. - Abbiamo tre forme irregolari del participio presente, cioè avoir (ayant), etre (étant) e savoir (sachant). AGGETTIVO AVVERBIALE: la forma in –ANT ha funzione di aggettivo verbale quando esprime una qualità, uno stato abituale, come gli aggettivi, ed è quindi variabile, si accorda cioè in genere e numero con il nome a cui si riferisce, es: Je préfère les persone bien pensantes. A volte può essere difficile distinguere fonologicamente la forma del participio presente da quella dell’aggettivo verbale, in questo caso la differenza possiamo notarla sostanzialmente dalla forma scritta, es: communiquer (infinito), communiquant (participio presente), communicant (aggettivo verbale). GERUNDIO: il gerondif, è una forma verbale in –ANT preceduta dalla preposizione EN, e ha una funzione grammaticale che indica il gerundio italiano, una funzione comunque del tutto diversa dal participio presente, anche se entrambi finiscono in –ANT. A volte il gerondif deve essere tradotto con una proposizione circostanziale che può essere introdotta da COMME (per il tempo o la causa), ETANT DONNE’ QUE, o PUISQUE (causa), QUAND (tempo o concessione) o SI (condizione), possiamo avere questi casi soprattutto con i verbi impersonali o quando il gerundio ha valore ipotetico, es: dovendo assentarmi, lascio le chiavi al mio vicino di casa/Puisque je dois m’absenter je laisse mes cles à mon voisin, oppure, essendo ammalato non può uscire/Puisque il est malade, il ne peut pas sortir. La CAUSA può essere resa anche con una relativa, es: il cane, volendo seguire il padrone, ha rotto il guinzaglio/le chien, qui voulait suivre/voulant suivre son maitre a cassé la laisse. Il MODO è espresso dal participio presente, es: abbiamo pulito il giardino usando gli attrezzi del vicino/nous avons nettoyé le jardin, utilisant les outils su voisin. La CONCESSIONE (pur avendo/pur), si esprime tramite concessive quali bien que/quoique o con li gerondif preceduto da tout, es: pur sapendo che non potrebbe riuscire, ha voluto tentare/bien qu’il sache/tout en sachant qu’il ne porrai pas russir, il a voulu tempter. L’italiano andare + gerundio viene tradotta in francese con un semplice verbo coniugato, es: la situazione va peggiorando/la situation s’aggrave. Il presente progressivo (stare + gerundio) si traduce con etre en train de, es: sto scrivendo/je suis en train d’écrir. L’uso di EN è obbligatorio quando: - Esprime simultaneità con li verbo che è presente nella principale e ne condividono il soggetto. “il parle en mangeant”. - Quando il gerundio italiano che esprime modo e mezzo può essere sostituito da una proposizione infinitiva preceduta da un infinito sostantivato, cioè una proposizione di forma contratta. Es: nel riempire (riempiendo)/en remplissant. L’uso di EN è facoltativo quando il gerundio italiano è preceduto da “stare” e “andare” (in francese “aller”), indicando l’aumento graduale dell’intensità dell’azione o il suo aspetto durativo. Es: L’émotion va (en) grandissant. L’uso di EN deve essere omesso quando: - L’azione del gerondif non è simultanea alla principale. - Quando i due soggetti differiscono. - Quando il gerondif è una forma composta. - Quando il gerondif è alla forma negativa. - In alcune espressioni idiomatiche, come cela étant, chemin faisant, donnant donnant “niente per niente”, tambout battant. MODI INDEFINITI, infinito E’ un modo impersonale, invariabile, che troviamo al presente e al passato. L’infinito presente indica un fatto presente o futuro (es: je dois sortir) mentre l’infinito passato indica un fatto passato o anteriore ad un altro fatto (es. après avoir finit, il sortit). Esso svolge il ruolo di predicato o può assumere le varie funzioni del nome (soggetto, complemento oggetto ecc…). La forma negativa si ottiene con NE PAS prima dell’infinito presente, mentre all’infinito passato si può usare il NE prima dell’ausiliare e PAS prima del participio passato, es: Prière de ne pas fumer/je crois ne l’avoir pas dit. Bisogna ricordare che contrariamente all’italiano, in francese viene omessa la preposizione tra i verbi di opinione e movimento e l’infinito, es: je pense venir. L’infinito viene utilizzato con funzione di predicato nelle frasi con valore di interrogazione (que dire?), esclamazione, spesso nei proverbi o nella narrazione invece che l’indicativo. Viene usato con la funzione di predicato di una preposizione nell’interrogazione indiretta (je ne savais pas que dire), nella proposizione relativa con il senso di devoir o pouvoir o nella proposizione infinitiva con soggetto espresso (voici venir la nuit). L’infinito può essere utilizzato con la funzione di nome, quindi come soggetto (dormir n’est pas vivre), predicato nominale (dormir n’est pas vivre) o complemento diretto o indiretto (il veut dormir). L’infinito italiano usato come sostantivo, preceduto dall’articolo o da altro determinante, si rende in francese con: - l’Infinito sostantivato (l’etre human a des devoirs) - il sostantivo corrispondente (il aime la vie tranquille) - la forma “il+etre+aggettivo+de+infinito” (Il n’est pas agreable de travailler le Dimanche) - l’infinito senza articolo quando l’infinito è soggetto all’inizio della frase (Travailler le dimanche n’est pas agreable.) L’infinito viene anche usato nei gallicismi: nel passé recent nella forma “venir de + infinito” (je viens de le voir), present continu “entre en train de + infinito” (je suis en train d’écrir) e nel futur proche nella forma “aller+infinito” (Je vais partir). FUTUR SIMPLE Si usa per esprimere un fatto che accadrà, un’azione successiva al tempo dell’enunciazione. Può anche esprimere un atto presente che per cortesia, per convenzione, viene presentato al futuro (es: je vous demanderai une attention bienvielliante). Avoir e Etre vengono utilizzati per esprimere un fatto presente molto probabile, come se ci proiettassimo nel futuro e lo vedessimo accadere (es: notre ami est absent, il aura encore sa migraine). Si usa anche per esprimere ordini, desideri, richieste, per renderle meno imperative. Nelle ipotetiche lo troviamo nella frase principale, ed è la conseguenza della ipotesi che viene esposta nella frase secondaria (es. si tu continues à manger comme ça, tu grassiras). Per i verbi del primo e secondo gruppo, il futur simple si forma prendendo la radice del verbo all’infinito unendolo alle desinenze del futuro (ai, as, a, ons, ez, ont). Per i verbi in –OIR, come recevoir, avremo la perdita del dittongo “oi” (Je recevrai). Alcuni verbi che terminano in IR, come pouvoir, voir, falloir, venir, hanno una radice del tutto diversa. I verbi del terzo gruppo che terminano in RE, perderanno la E, come prendre, attendre o permettre. Il verbo faire ha un futuro irregolare. IMPERATIVO L’imperativo esprime un ordine, una preghiera o una richiesta. Può formarsi solo alla seconda persona singolare e alla prima e seconda plurale. Non sono presenti i pronomi personali soggetto. I verbi del primo gruppo e i verbi che terminano in E non prendono la S alla seconda persona singolare tranne se seguiti da EN e Y. A volte troiamo la T eufonica. I verbi vouloir, savoir e etre hanno un imperativo irregolare. IMPERFETTO L’imperfetto può esprimere: - azione che si svolge in un tempo passato senza indicare ne un inizio ne una fine. - Fatto abituale nel passato. - Fatto che dovrebbe essere la conseguenza di un altro evento ma che in realtà non avviene. - Fatto presente o futuro dopo il “si” dell’ipotesi, es. si j’avais de l’argent aoujourd’hui ke vous en donnerais. Si costruisce dal participio presente, aggiungendo le desinenze (ais, ais, ait, ions, iez, aient), esempio: etre, étant, J’étais. Quando ho il suono /j/ nel verbo “fuir” per esempio, nella coniugazione si aggiunge una Y, per esempio “Je fuyais”, per tutte le persone singolari e plurali. Con i verbi in –yant aggiungiamo le desinenze normali (es: assume/nous assuyions) mentre per i verbi in –iant lasceremo la doppia I nella prima e seconda plurale (es: étudier, nous étudiions). CONDIZIONALE PRESENTE Si forma dalla base del futur simple + desinenze dell’imperfetto. Si trova nelle frasi principali che reggono le ipotetiche e ha un senso potenziale o immaginario. Può esprimere: - Fatto futuro il cui compimento dipende da una condizione presentata come possibile o potenziale, es: “ si mes enfants avaient des difficultés, je les riderais”. - Fatto presente o passato sottomesso ad una condizione ipotetica, es: “ si j’étais riche je ferais des heureux” o “si javais été riche, j’aurais fait des heureux”. - Affermazione in modo attenuato. - Indignazione o sorpresa. - Desiderio o politesse. - Concessione, supposizione o opposizione. CONGIUNTIVO Il congiuntivo in francese non si discosta molto nell’uso rispetto all’italiano, anche se è meno usato, e può esprimere un ordine, un desiderio o una esclamazione e si trova spesso nella subordinate ma può anche trovarsi nelle principali, in quel caso parliamo di “congiuntivo indipendente”. Il congiuntivo indipendente: - Alla terza persona singolare e plurale esprime un ordine, es: “Qu’il parte et qu’il ne revienne plus”. - Può esprimere un augurio (con o senza il “que”), es: que la chance vous sourie! - Concessione, es: vous le voulait? Soit! - Esprime una supposizione, es: que je vive et je farais d’autres ouvrages…” Ci sono dei verbi che hanno un congiuntivo irregolare come VENIR (que je vienne), FAIRE (que je fasse), PRENDRE (que je prenne), ALLER (que je aille), DEVOIR (que je doive), VOULOIR (que je veuille), POUVOIR (que je puisse), SAVOIR (que je sache), AVOIR (que j’ais) e ETRE (que je sois). Il congiuntivo subordinato: Si trova dopo i verbi alla forma impersonale che esprimono: - Necessità: il est necessaire que/il faut que… - Possibilità: il semble que/il est possible que… - Dubbio, obbilgo, sentimento impersonale… - Certezza o verosimiglianza alla forma negativa o interrogativa, es: il est sur qu’il le fasse? Dopo i verbi di opinione, dichiarazione, percezione quando il fatto è considerato nel pensiero ed è espresso con sentimento personale alla forma negativa o interrogativa, es: je ne crois pas que la richesse fasse le bonheur. Nelle SUBIRDINATE COMPLEMENTO OGGETTO: introdotte da “que”, anteposta alla frase principale, all’inizio della frase, es: que je doive étudier, je le sais. L’oggettiva è ripresa dal pronome. Nelle SUBORDINATE RELATIVE: quando esprimono un obiettivo da raggiungere o una conseguenza, es: Je voudrais inventer une machine qui me fasse voyager dans le temps. Dopo un superlativo relativo, es; C’est le voyage le plus interessant que j’aie jamais fait. Dopo “le seul que/le premier/le dernier”, ma possiamo anche trovare l’indicativo, es: c’est le seul que je connais/c’est le dernier que j’ai lu. Nelle SUBORDINATE CIRCONSTANZIALI, quando esprimono il TEMPO con espressioni come “Avant que/en ettendant que/jusqu’à ce que”, es: J’irai le voir avant qu’il parte. Quando esprimono lo SCOPO con “enfin que, de maniere que, pour que”. Nelle SUBORDINATE che esprimono la CONSEGUENZA, quando: - La principale è in forma negativa o interrogativa, es: elle n’est pas si rapide qu’elle soit sans rivale. Sono introdotte da “assez/trop/sufissamment…pour que/sans que”, es: ce probleme est trop difficile pour que je puisse le resoudre tout seul. Per esprime concessione o opposizione introdotte da “bien que/malgré que/quoique/encore que”, es: bien que la situation soit difficile, nous sommes optimistes. Nella concessive possiamo trovare il congiuntivo anche dopo “si…que” o “aussi…que”, che in italiano sono rese da “per quanto”, es: si prudent qu’il soit, il devra faire attentio. PASSE’ SIMPLE Considerato desueto, ma lo ritroviamo nella lingua scritta e in letteratura in particolare. Sostituito spesso dal passè composè, è però ancora usato al sud della Francia. Indica un fatto passato completamento concluso. Per quanto riguarda i verbi del primo gruppo, si forma unendo la radice dell’infinito alle desinenze ai, as, a, ames, ates, èrent, i verbi che terminano in –cer prendono la sedille, nei verbi in –ger aggiungiamo la E eufonica, es: nous commençames/vous voyageates. I verbi del secondo gruppo si formano unendo la radice dell’infinito, alle desinenze is, is, it, imes, ites, irent. I verbi del terzo gruppo hanno due tipi di desinenze, le desinenze del secondo gruppo valgono pure per i verbi del terzo che finiscono in IR (come partir) che hanno il participio passato che terminano in I (parti) o ERT (offert), di questi verbi fa parte una eccezione, VOIR (che ha il participio passato in U), es: je vis, tu vis, il vi, nous vimes, vous vites, ils virent. L’altro tipo di desinenze sono us, us, ut, umes, utes, urent, oer tutti quei verbi col participio passato in U, con l’eccezione di “mourir”. Ci sono alcune eccezioni come: etre (je fus/nous fumes), avoir (j’eus/nous eumes), savoir (je sus/nous sumes), repondre (je repondis). CONGIUNZIONE Le congiunzioni servono ad unire elementi simili di una stessa proposizione oppure più proposizioni tra di loro; sono invariabili e rispetto alla funzione che hanno nel discorso si dividono in COORDINANTI e SUBORDINANTI. Le congiunzioni coordinative congiungono su un piano di parità due elementi simili di una stessa proposizione oppure due proposizioni simili tra di loro, ma indipendenti l’una dall’altra, es: Il mange ET il parle. A seconda del tipo di relazione che introducono possono essere: - Additive, copulative o di legamento: uniscono i due costituenti, cioè et, ainsi, que, de meme que, aussi bien…que. - Alternative o disgiuntive: separano i costituenti, cioè ou, soit…soit, soit…ou, tantot…tantot, cubie, sinon, ni…ni. - Avversative: contrapposizione fra i due costituenti, mais, or, en fait, toutefois, cependant, neanmoins, pourtant, au contraire, en revanche, par contre. - Dichiarative o esplicative: spiegazione o dichiarazione rispetto a cioè c’est-à-dire, à savoir, en effet, autrement dit, par ecemple, soit, du reste, notamment. - Conclusive: traggono le conclusioni di quanto detto prima, cioè donc, ainsi, alors, de là, d’où, par conséquent, bref. - Correlative: indicano una corrispondenza tra due elementi insistendo sulla selezione di un elemento sull’altro, cioè et…et, aussi bien… que. Le congiunzioni subordinative congiungono una proposizione subordinata a una proposizione principale, questa unione può verificarsi: - Fra due elementi che sono all’interno della proposizione, la congiunzione non viene ripetuta. Es: Je me suis levé QUAND(sub.non si ripete) Pierre et(coord.) Marie ET sont rentrées. - Fra una principale e più subordinate introdotte da: comme, quand, si, comme si. In questo caso o viene ripetuta (ipoteticamente), es: “SI j’avais un bon travail et SI nous étions mariés, j’achererai une maison” o viene ripresa da “que”, es: “QUAND il fasait beau et QUE je travaillais à mi-temps, nous allions à la mer.” La ripetizione della congiunzione subordinativa è obbligatoria nel caso di “si” e “que” quando introduce un’interrogativa indiretta, es: tu ne m’as pas dit si tu viens ou si tu repars. Le congiunzioni subordinative possono essere: - Causali: comme, puisque, parce que, étant donné que… - Finali: enfin que, pour que… - Concessive: bien que, quoique, alors meme que… - Comparative: comme, de meme que, ainsi que, avant que, autant que… - Ipotetiche o condizionali: si, ou cas ai, à condition que, ou moins que… - Temporali: quand, lorsque, avant que, alors que, depuis que… - Avversative: pensant que, tandis que, lorsque… - Aggiuntive: autre que… - Esclusive: sans que… - Accettuative: souf que, excepté que/si - Limitative o restrittive: pour autant que… - Interrogative indirette: si, où, quand… Le congiunzioni si distinguono in: Semplici: formati da un’unica parola. Locuzioni congiuntive: due o più parole con un’unità logico-concettuale, possono essere formate da avverbi, preposizioni, sostantivi o forme verbali (Étant donné que/du fait que/de peur que/ou moins que). Le locuzioni congiuntive formano una unità inseparabile. Frase Complessa Ricordando che un periodo è costituito da tante proposizioni quanti sono i predicati verbali che contiene, è possibile distinguere tre diversi tipi di relazione fra due o più proposizioni di un periodo: Coordinazione o Paratassi: due o più proposizioni sono legate da congiunzioni coordinative. Si tratta di proposizioni autonome e indipendenti. Giustapposizione o asindeto: si ha quando le proposizioni sono sia coordinate che subordinate tramite la punteggiatura, senza l’ausilio di congiunzioni, si ha molto nel parlato. Es. ‘Je lui parle, il ne repond pas’, è una frase di tipo coordinativa perché la virgola può essere sostituita da ‘mais’. Polisindeto: coordinative legate da una congiunzione che si ripete prima di ogni soggetto, è rara e usata perlopiù in letteratura. Subordinazione o ipotassi: lega due o più proposizioni con un rapporto gerarchico, vi è una principale che legge la secondaria, che non può stare da sola ne dal punto di vista grammaticale ne da quello semantico. Le subordinate possono essere esplicite o implicite. Le subordinate si dividono inoltre in tre gruppi di subordinate: completive, relative e circostanziali. PROPOSIZIONI COMPLETIVE Si definiscono completive le proposizioni subordinate introdotte, alla forma esplicita, dalle congiunzioni que e ce que (che segna il limite fra reggente e subordinata), alla forma implicita, da un infinito con o senza preposizione. Il ‘que’ non deve mai essere preceduto da preposizione anche se il verbo lo richiede. Possiamo però trovare la preposizione à/de davanti a ‘ce que’, in questo caso la completiva è detta obliqua. I verbi s’atteindre, consentir, faire attention o reflechir, normalmente reggono ‘ce que’ ma possiamo anche trovarli con ‘que’. I verbi se douter, douter, se souvenir, s’aperçevoir, normalmente reggono il ‘que’ ma possono anche reggere ‘de ce que’, per esempio ‘Je me souviens de ce que tu me dis’, viceversa, i verbi profiter e temoigner normalmente sono retti da ‘de ce que’ ma possono essere retti da ‘que’, per esempio ‘Je profit eque tu m’as donné’. Completive Soggettive Le completive che hanno la funzione di soggetto logico sono chiamate ‘completive soggettive’, che precedono la principale e reggono sempre il congiuntivo, per esempio ‘que tu aies gagné ce concours me remplit de joie’. Vi sono alcune controversie fra le grammatiche nel caso in cui troviamo la forma impersonale (que+il), la questione nasce dal fatto che a differenza dell’italiano, in francese il soggetto è sempre espresso, anche quello grammaticale; questo porta alcune grammatiche a considerarla l’unica completiva (quindi anche se c’è la forma impersonale è considerata completiva soggettiva), altre grammatiche a non considerarla tale, chiamando quelle con la forma impersonale ‘completive terme completif’, in cui a reggente è una forma impersonale e possiamo trovare sia ‘il’ che ‘ce’ come soggetto, per esempio ‘Il faut que l’on travaille’. Il verbo della subordinata può essere sia al congiuntivo che all’indicativo: - Indicativo: dopo i verbi che esprimono certezza o verosimiglianza alla forma affermativa. Es. ‘Il est probable que nous partirons demain’. Dopo l’espressione ‘il me semble’ si preferisce l’indicativo, es. ‘il me semblait bien que le temps était venu’.Con ‘il semble que’ possiamo usare sia l’indicativo che il congiuntivo. - Congiuntivo: dopo i verbi alla forma impersonale che esprimono dubbio, desiderio, necessità, obbligo, possibilità, o che esprimono un sentimento impersonale, dopo i verbi che esprimono certezza o verosimiglianza alla forma negativa o interrogativa. Completive Attributo (soggettive) Sono introdotte da ‘que’, seguono delle locuzioni formate da un nome soggetto e da un verbo essere (Le mieux est… Mon avis est (que)… Mon idée est (que)…), per esempio ‘Mon idée est que vous ne l’avez pas fait. Metteremo l’indicativo quando esprime un fatto considerato nella sua realtà, ad es. ‘mon opinion est que tu l’as fait’. Se esprimo un fatto incerto, auspicato, desiderato, con un sentimento soggettivo, utilizzo il congiuntivo, ad es. ‘mon désir est que tu remplisses tes obligations’. Completive Oggettive Le proposizioni oggettive fanno da complemento oggetto, diretto o indiretto, al verbo della proposizione reggente. Essa può essere introdotta dalle congiunzioni ‘que, à ce que, de ce que’, in questi casi si parla di completiva oggettiva obliqua. Il ruolo delle completive oggettive è quello di fare da complemento oggetto diretto o indiretto alla reggente, ad esempio ‘Vous savez que votre heure viendra’. La subordinata oggettiva esplicita può trovarsi all’indicativo o al congiuntivo a seconda del verbo reggente. - Indicativo: quando abbiamo un verbo che esprime una dichiarazione, percezione, come affimer, croire o esperer. Altri esprimono opinione, giudizio e speranza alla forma affermativa o interrogativo negativa, es. ‘je crois que la richesse ne fait pas le bonheur’. Troviamo inoltre l’indicativo nei testi legislativi, al posto del congiuntivo, con verbi come decreter que, établir que, decider que, prescrire que o regler que. - Congiuntivo: dopo verbi che esprimono la volontà, il desiderio, il timore, il divieto, o il permesso. Verbi di opinione, giudizio e speranza alla forma interrogativa e negativa, es. ‘je veux qu’on dise la verité’. - Condizionale: per esprimere un fatto eventuale o dipendente da una condizione dettata dalla reggente, per esempio ‘je dis que tu t’amuserais beaucoup…’. Particolarità: ci sono dei verbi che vogliono il congiuntivo alla forma affermativa ma alla negativa vogliono l’indicativo, come douter, contester o dissimuler, ad esempio ‘Je ne doute pas qu’il fera tout ce qu’il pourra/je doute qu’il soit sincere. Quando nella reggente troviamo verbi impersonali, avremo le subordinate completive oggettive (mentre in italiano avremo completive soggettive), questo perché in francese abbiamo un vero soggetto, per esempio ‘on dit que le gouvernement tombera’, ‘ON’ è il soggetto logico e grammaticale. Completive Complement de Determination (oggettive) Affini alle completive oggettive, hanno reggenza nominale e aggettivale, in alcuni casi anche avverbiale, per esempio ‘J’étais heureux qu’il vienne’. Se il composto nominale fa parte di un gruppo verbale la consideriamo una completiva oggettiva, esempio ‘j’ai le desir que tu viennes’, in questo caso ‘le desir’ è un nome e ‘que tu viennes’ è di determinazione, diverso da ‘je desire que tu viennes’, in quanto ‘desire’ è il verbo e ‘que tu viennes’ è un oggettiva. Nel caso della reggenza avverbiale, troviamo esempi come ‘heureusement qu’il a ouvert la porte’. Completive d’apposizione (Completive Dichiarative) Definiscono, spiegano, dichiarano nomi o pronomi espressi nelle principali a cui sono uniti, es. ‘je ne desire qu’un chose, que vous sayez heureux’. Possiamo avere le completive dichiarative implicite, es. ‘cela me plairait: voyager tout seul’. ‘Cela’ si usa nelle esplicite generalmente, nelle implicite possiamo trovare cela/ce/ça. Le dichiarative sono di solito divise da due punti o sa una virgola che precede il ‘que’. L’uso nei tempi e nei modi è lo stesso delle oggettive. Completive Interrogative indirette E’ come un’oggettiva, ma il verbo della reggente si riferisce a una domanda, o può esprimere l’incertezza attraverso la forma interrogativa o negativa, es. ‘dis-moi quand tu rentres’. La troviamo alla forma esplicita (generalmente indicativo) o implicita (infinito). Si distinguono in totali (quando la domanda verte sulla totalità dell’enunciato e la risposta può essere si o no), o parziali (chiedi una informazioni soltanto su un elemento della frase, la risposta non sarà assoluta). Le interrogative totali sono introdotte da ‘si’ nella forma indiretta, per esempio ‘je me domande si elle viendra’. Nel caso delle parziali, troveremo tutti i conduttori che troviamo nelle dirette e sono ou, comment, combien, quand, pourquoi… per esempio ‘’j’ignore pourquoi elle est triste”. Possono essere introdotte anche da quel, quelle, o dai pronomi relativi come laquel, auquel, lequels… Se il soggetto della indiretta è un pronome personale o ce o on, il soggetto si troverà sempre prima del verbo, per esempio ‘je me domande où vous etes allés’. Quando ho l’introduttore ‘qu est-ce que’ nella diretta, nell’indiretta troverò ce que/ce qui, per esempio ‘dis-moi ce que tu sais (qu’est-ce que tu sais?)’. Se il soggeto è diverso da un pronome personale, o on o ce, cambierà la sua posizione e si troverà messo dopo il verbo, ad esempio ‘je me domande quand viendra cette femme’. Completive esclamative Indirette Le proposizione esclamative indirette sono rette da verbi di opinione o percezione, gli stessi della forma diretta, esempio ‘que bel animal!’(diretta), ‘regarde quel bel animal!’ (indiretta). Se nella reggente ho il presente indicativo, imperativo, congiuntivo o condizionale presente, nella subordinata avrò tempi all’indicativo presente. Se nella reggente ho tempi al passato, nella subordinata avrò tempi all’imperfetto indicativo. Se nella reggente ho tempi al futuro, nella subordinata avrò tempi al presente indicativo. Completive Implicite Si costituiscono con l’infinito, che può essere preceduto da una preposizione. La pro position infinitive è ritenuta possibile solo se i verbi sono di enunciazione, percezione o causativi (faire e lasser), esempio ‘j’entends les oiseaux chanter’. In una completiva normalmente al congiuntivo alla forma esplicita, il passaggio alla forma implicita è obbligatorio quando: - V’è una identità di soggetti. - Se il soggetto implicito della completiva e il soggetto logico della reggente hanno lo stesso referente, ad esempio ‘ça l’agace d’etre en ritard’. - Se il soggetto implicito della completiva e il complemento indiretto della reggente hanno lo stesso referente, per esempio ‘marie lui a dit de sortir de la pièce’. Se nella subordinata trovo l’indicativo anziché il congiuntivo, il passaggio alla forma implicita è possibile ma non obbligatorio, ad esempio ‘on espere qu’on ira à la mer cet eté/aller à la mer cet eté’. Per i verbi di percezione si può avere il passaggio solo se le azioni della reggente e della subordinata esprimono contemporaneità, ad esempio ‘je vois que la marée monte/je vois monter la marée’. Se invece nella subordinata viene espressa anteriorità, devo utilizzare la forma esplicita, per esempio ‘je vois que la marée est montée’. Con i verbi apprendre, apercevoir, expliquer, prevenir, constater, avertir, se douter, trouver, non abbiamo mai il passaggio alla forma implicita, ‘je lui ai ecpliqué d’avoir des doutes’. Concordanza dei tempi nelle completive A) Completiva all’indicativo - Contemporaneità: se nella reggente troverò tempi come l’indicativo presente, l’imperativo, il condizionale e il congiuntivo presente, nella subordinata troverò l’indicativo presente, es. je dis que cette personne est gentille.’ - Anteriorità: se nella principale ho il presente indicativo, il condizionale e congiuntivo presente, e l’imperfetto, nella subordinata avrò imperfetto, trapassato e passato prossimo e passato remoto, esempio ‘je dis que cette personne avait eté gentille’. Se nella principale troviamo imperfetto, passato e trapassato prossimo, passato remoto, congiuntivo e condizionale passato, nella subordinata troverò il trapassato prossimo. Se nella principale ho il futuro semplice, nella completiva troverò l’imperfetto o il passato prossimo, es. ‘je dirai que cette personne était gentille’. - Posteriorità: se nella reggente ho l’indicativo presente, l’imperativo, il condizionale e il congiuntivo presente, nella subordinata troverò il futuro semplice e il futuro anteriore, es. ‘je dis que cette personne aura été gentille’. Se nella reggente abbiamo imperfetto, passato prossimo, passato remoto, trapassato prossimo, condizionale e congiuntivo passato, nella subordinata avremo condizionale presente o passato, es. ‘je disait que cette personne serait gentille’. Se nella reggente troviamo il futur simple, nella subordinata avremo il futuro semplice o anteriore, es. ‘je dirai que cette personne sera gentille’. B) Completiva al congiuntivo - Contemporaneità: se nella reggente trovo tempi come indicativo presente, imperativo e condizionale presente, nella subordinata troverò il congiuntivo presente, es. ‘je regrette qu’il soit en retard’. Se nelal reggente troviamo tempi come indicativo imperfetto, passato remoto, passato e trapassato prossimo e condizionale passato, nella subordinata troverò il congiuntivo imperfetto, es. ‘je regrettais qu’il fut en retard’. Se nella reggente troviamo il futuro, nella subordinata troverò il congiuntivo presente, es. ‘je regretterai qu’il soit en retard’. - Anteriorità: se nella reggente trovo tempi come l’indicativo presente, l’imperativo e il condizionale presente, nella subordinata troveremo il congiuntivo passato, es. ‘je regrette qu’il ait été en retard’. Se nella principale troviamo tempi come indicativo imperfetto, passato remoto, passato prossimo, trapassato prossimo e condizionale passato, nella subordinata troveremo il congiuntivo trapassato, es. ‘je regrettais qu’il eut eté en retard’. Se nella reggente troviamo il futuro, nella secondaria troviamo il congiuntivo passato, es. ‘je regretterai qu’il ait eté en retard’. - Posteriorità: se nella reggente troviamo verbi come l’indicativo presente, l’imperativo, il congiuntivo presente e il condizionale presente, nella completiva troveremo il congiuntivo presente, es. ‘je regrette qu’il soit en retard’. Se nella principale troviamo verbi come l’indicativo imperfetto, il passato remoto, il passato prossimo, il trapassato prossimo e il condizionale passato, nella secondaria troveremo il congiuntivo imperfetto, es. ‘je regrettais qu’il fut en retard’. Se nella principale troviamo un verbo al futuro, nella secondaria troveremo il congiuntivo presente, es. ‘je regretterai qu’il soit en retard’. Se nella principale troviamo il futuro, nella secondaria troveremo il congiuntivo presente, es. ‘je regretterai qu’il soit en retard’. PROPOSIZIONE RELATIVA La proposizione relativa è legata attraverso un pronome relativo con funzione logica alla reggente. Di norma la relativa si colloca dopo l’antecedente, separata o meno dalla virgola, ma nell’uso scritto o nel registro sostenuto all’orale può avvenire il contrario. Le relative sono divise in due gruppi: - Proposizione relative con antecedente; che si distinguono in esplicative e determinative, a seconda che partecipino o meno alla realizzazioni della reggente. Esplicative: detta anche aggiuntiva o appositiva. Fornisce un’informazione che non influenza la determinazione del referente, la reggente potrebbe sussistere comunque. Ad esempio nella frase ‘ma mère, qui est française, est rentrée en France après dix ans’. Spesso può avere valore casuale (tu devrais changer tes habitudes, que je trouve bien mouvaises), e a volte concessivo (mon frere, qui n’aime pas trop la montagne, est dejà arrivé au sommet.). Sono sempre all’indicativo, a volte al condizionale. Determinative: dette anche limitative o attributive. Permette di identificare il referente del pronome relativo introduttore. La frase assume due significati distinti a seconda della posizione della virgola allo scritto o alla pausa all’orale. A volte troviamo il congiuntivo oltre all’indicativo, per esempio quando hanno valore potenziale o finale (J’aimerais trouver un proff qui puisse m’expliquer cette regle). Troviamo il congiuntivo quando: - - - L’antecedente è indeterminato o preceduto da un complemento che ha valore di indefinito, per esempio ‘J’attends encore qualqu’un qui puisse m’expliquer cer exercise. - Quando la reggente sarà alla forma negativa, interrogativa e ipotetica. - Se la reggente esprime un’idea di restrizione con espressione come le seul, unique o con il superlativo relativo (Ce le seul ici qui puisse m’aider). - Se la reggente è al congiuntivo, nella subordinata possiamo trovare il congiuntivo o l’indicativo, per esempio: quels que soient les torts qu’elle ait pu faire/qu’elle a pu faire. Nella forma implicita troviamo il participio presente della forma attiva o il participio passato al passivo. Possiamo trovare un pronome relativo seguito da un infinito con i verbi servili pouvoir e devoir sottintesi, ad esempio ‘tu as compris où mettre ta valise(devoir). Proposizioni relative senza antecedente; i pronomi relativi introducono una relativa ed è come se prendessero il posto del nome, solitamente si parla di proverbi o espressioni idiomatiche, per esempio ‘Qui vivra verra’. Relative de liaison; un caso particolare in cui l’antecedente è costituito da un’intera preposizione, e il pronome che possiamo trovare è ce dont, d’où, quoi, preceduto da preposizione, per esempio ‘il importe qu’un enfant puisse jouer, sans quoi il ne deve loppe sa fantasie’. PROPOSIZIONI CIRCOSTANZIALI Arricchiscono il periodo apportando nuove informazioni, ma non sono necessarie come le completive per completare il senso dell’enunciato. Sono introdotte da una congiunzione (comme, si, parce que) o da una locuzione congiuntiva (afin que, comme si). Nel caso in cui più subordinate circostanziali sono coordinate, non viene ripetuta la congiunzione o la locuzione, ma la sostituiamo solo col ‘que’, ad esempio ‘Quand enfin l’été arrivait et que les vacances commençaient, Rose retrouvait le sourire’. Nei costrutti espliciti ci sono varie circostanziali in base all’analogia tra le subordinate e i complementi della frase semplice: Proposizioni Circostanziali Causali: tre tipi a seconda del tipo di causa (ammessa, negata, possibile). - Ammessa: utilizzeremo l’indicativo e in alcuni casi il condizionale. Si ha quando la causa è espressa da una singola proposizione. E’ introdotta da alcune congiunzioni: - Comme, Puisque: quando la causale precede la principale. Introducono una premessa, per esempio ‘Puisque je connais la rue, je peux t’accomapgner’. - Parce que: introduce una spiegazione e segue la principale, per esempio ‘il ne veut plus me rencontrer parce que je l’ai deçù’. - Attendu que, Vu que: indica una causa che determina l’azione da compiere. Prima usate in campo giuridico, ora anche nel linguaggio comune, per esempio ‘vu que la vie est devenue trop chère il foundra faire des économies’. - D’autant plus (que): indica una ragione supplementare, ad esempio ‘il ne pourra plus partir en France, d’autant plus qu’il est sans argent et ou chomage’. - Maintenant que, Du moment que: sottolineano l’interiorità della causa rispetto all’effetto ‘maintenant qu’il a quitté la ville, tu porrai rester chez nous’. - En ce que: introduce una giustificazione, usato di più allo scritto. - Etant donné que: etant donné que la pluie est costante on ne pourra pas se promener. - Sous pretexte que: segnala la natura fittizia della frase espressa, per esempio ‘elle n’a pas voulu m’écouter sous pretexte qu’elle avait mal à la tete. - Negata: è giustapposta alla causa reale in maniera avversativa. Viene introdotta dalla proposizione ‘non (pas) que’ che esprime la causa respinta coordinata attraverso alla congiunzione ‘mais’ + ‘parce que’. Il verbo è al congiuntivo. Circostanziali consecutive Conseguenza dell’azione , del risultato della reggente. Esprime il risultato puro e raggiunto (diversamente dalla finali). Per esempio ‘il a revisé jour et nuit de sorte qu’il (si bien que) a reussi son examen’ (consecutiva), ‘il a revisé jour et nuit de sorte qu’il (pour que) reussisse son examen’ (finale). Abbiamo due costrutti espliciti consecutivi: - Teso: in cui la locuzione avverbiale o l’avverbio è nella principale e il ‘que’ introduce la subordinata, sono separati, per esempio ‘il serre la pierre si fort qu’il gemit de doleur’. Possono essere introdotti anche da ‘à ce point, à tel point’ seguiti da un participio e il ‘que’. Possono essere introdotte anche da ‘si…+ participio passato/aggettivo + que’, per esempio ‘elle est si jolie que le jeunes se retournent quand elle passe’. Abbiamo anche costruzioni con verbo o ausiliare + si bien + participio passato + que, per esempio ‘il dit si bien les choses qu’on a pas de doutes’. Altre costruzioni sono: ‘tant de+sostantivo+que’. - Disteso: giustapposizione tra la locuzione avverbiale e il ‘que’, per esempio ‘nous avons travaillé très dur toute la semaine si bien que nous avons decidé de nous relaxxer à la mer’. Per quanto riguarda i modi troviamo l’indicativo quando esprime un fatto reale, un risultato raggiunto, per esempio ‘elle travaille si bien que’elle obtient tout ce qu’elle veut’. Troviamo il condizionale quando esprime un fatto possibile, conseguenza eventuale, per esempio ‘il s’est tellement entrainé qu’il pourrait gagner l’épreuve’. Troviamo il congiuntivo: - Dopo una principale negativa o interrogativa, es. ‘elle n’est pas si rapide qu’elle soit sans rivale’. - Dopo un avverbio/locuzione avverbiale seguito da ‘pour que’, per esempio ‘assez/trop/trop peu/suffisament…pour que’, come nella frase ‘le choix de notre avenir est trop grave pour que nous le prenions à la legere’. - Se nella subordinata esprime un obiettivo da raggiungere e una conseguenza, per esempio ‘faites les choses de maniere que chacun soit content’ La forma implicita è consentita solo se il soggetto della principale coincide con quello della subordinata. Abbiamo vari introduttori che possiamo utilizzare all’implicito al posto del ‘que’ dell’esplicito, per esempio ‘elle etait confuse ou point de dire de batises’. Il costrutto implicito può essere introdotto anche da ‘pour’, per esempio ‘il est trop sur de lui pour èviter les contrastes’. Circostanziali Concessive Indicano una circostanza che si è verificata anche se in contrasto con quanto detto dalla reggente, per esempio ‘Bien que Kamel soit fatiguè il continue à travailler’. La causa non ha l’effetto atteso, contraddizione fra due fatti dipendenti l’uno dall’altro. Possono precedere o seguire la reggente e presentano costrutti espliciti e impliciti. - Costrutto esplicito: viene utilizzato il congiuntivo, può essere retto da diversi introduttori. Se la concessione insiste sul verbo: bien que, quoique, encore que, malgré que, meme si. Bien que e quoique sono sinonimi. Encore que marca una forte apposizione, è limitato ad un uso sostenuto della lingua. Tutte queste congiunzioni reggono il congiuntivo tranne Meme si che si usa con l’indicativo e verrà chiamata concessiva ipotetica, l’uso del semplice ‘si’ invece verrà considerato come una giustapposizione fra principale e subordinata. Altre locuzioni congiuntive che marcano una fatto ipotetico sono costruite con “quand”, sono quand, quand meme e quando bien meme e reggono il condizionale. Se la concessione insiste su un aggettivo o un avverbio: troviamo costruzioni come ‘si+aggettivo/avverbio+que’, come ‘si vite qu’il marche, il n’arrivera jamais à l’heure’. ‘aussi+aggettivo/verbo+que’, come ‘aussi gentiment qu’on le lui demande, il s’y refuse toujour’. ‘Qualque+aggettivo/avverbio+que’ come ‘qualque importantes que soient ces initiatives, ne regligez pas vos proches’. ‘pour+aggettivo+que come ‘pour courageuse qu’elle fut, elle trembla à la vue de son geolier’. ‘tout+aggettivo+que’ come ‘tout gentile qu’il est, il est neanmoins un malfaiteur’. A queste si aggiungono altre locuzioni congiuntive con valore indefinito a base avverbiale, cioè ‘où que’ e ‘d’où que’ Se la concessione insiste sul nome: troviamo forme come ‘quelques...que’, ‘quel…que’ o ‘tout…que’. Le prime due forme al congiuntivo, l’ultima all’indicativo. - Costrutto implicito: possiamo trovare il gerondif, infinito o participio presente, soltanto se i due soggetti coincidono. Quando il costrutto è all’infinito e la principale è negativa possiamo avere l’introduttore ‘pour’, ad esempio ‘pour avoir bu autant, il n’a pas perdu l’equilibre’. Altri introduttori sono ‘loin de, quitte à, e sans. Col participio possiamo trovare ‘bien que, encore que, quoique’. Il gerondif invece è preceduto da tout che sottolinea la concomitanza temposale ‘tout en faisant des efforts, il ne finit pas à temps son travail’. Proposizioni avversative Le proposizioni avversative sono sovente raggruppate con le concessive, anche se molti grammatici concordano circa la necessità di assegnare loro un preciso valore, infatti esse esistono solo sul contrasto con quanto afferma la reggente. - Forma esplicita: le troviamo nei modi indicativo e condizionale, introdotte da tandis que, quand, pendant que, alors que, lorsque, lors meme que, si, per esempio ‘elle s’achete une robe de soirée, lors meme qu’elle a des dettes’. - Forma implicita: le troviamo introdotte da ‘loin de, au lieu de’, per esempio ‘loin de perdre son argent, il gagna la loterie’. Proposizioni Ipotetiche Condizione da cui dipende o potrebbe dipendere ciò che accade nella principale. La subordinata esprime una supposizione che è, di solito, la condizione indispensabile al compimento di quanto affermato nella reggente. - Costrutti espliciti: a. SI: è per eccellenza la congiunzione che introduce una subordinata ipotetica. Il periodo che essa costituisce con la sua reggente è detto periodo ipotetico. La subordinata prende il nome di ‘protasi’ cioè ‘premessa’, mentre la reggente prende il nome di ‘apodosi’ cioè ‘conseguenza’. Nel periodo ipotetico la protasi può precedere o seguire l’apodosi, che a sua volta può essere una proposizione dipendente. Si è soliti distinguere tre tipi di periodo ipotetico: Condizione reale o probabile: qua la subordinata esprime una condizione riguardante il presente o il futuro. In tal caso il verbo della subordinata si mette al presente o al passato remoto dell'indicativo, quello della reggente all'indicativo presente, passato prossimo, futuro o all'imperativo (in quest'ultimo caso si parla di periodo ipotetico misto). A differenza dell'italiano (se troverete i biglietti…) in francese la subordinata non sarà mai il futuro. Si tu luis dis, je ne te parle plus. Condizione possibile da poter realizzare in futuro: in tal caso si pone la subordinata all'indicativo imperfetto, e la reggente al condizionale presente. Si il venait, ce sarait formidable. Condizione irreale: la subordinata è considerata non realizzata al presente o al passato. Nel primo caso si pone la subordinata all'indicativo imperfetto e la reggente al condizionale presente, nel secondo caso il verbo della subordinata sarà al trapassato prossimo, quello della reggente al condizionale passato se il fatto si riporta al passato, al condizionale presente se al presente o al futuro. Si il avait voulu, il serait maintenant le president de la Republique. La congiunzione Una congiunzione è una parte invariabile del discorso la cui funzione consiste nel collegare fra di loro due o più sintagmi in una proposizione, oppure due o più proposizione in una frase. Le congiunzioni vengono suddivise in: - Coordinative: uniscono fra di loro due o più parole, due o più sintagmi all'interno della proposizione e talvolta due o più proposizioni. In base al tipo di relazioni che introducono, le congiunzioni coordinative possono essere: 1. Copulative/additive/di legamento: viene introdotta una relazione additiva fra due gruppi di costituenti e sono et, ainsi que, de meme que, aussi bien...que. 2. Alternative/disgiuntive: introducono uan relazione di esclusione o di separazione fra due gruppi di costituenti e sono au, sinon, ni, tantot...tantot, soit...soit. 3. Avversative: quando introducono una contrapposizione, sono mais, or, en fait, toutefois, cependant, pourtant, au contraire, par contre, en revanche. 4. Dichiarative o esplicative: quando introducono una dichiarazione o una spiegazione rispetto a ciò che è stato detto in precedenza e sono c'est-à-dire, autrement di, en effet, à savoir, notamment, par example, soit, due reste. 5. Conclusive: quando traggono le conclusioni da quanto precedentemente enunciato e sono donc, bref, or, en fait, ainsi, alors, de là, d'où, par consequent. 6. Correlative: costituiscono l'opposto delle disgiuntive, stabiliscono una corrispondenza fra due o più elementi e sono et...et…, aussi bien...que…. - Subordinative: collegano esclusivamente due o più proposizioni di grado diverso. A seconda del tipo di relazione logico-semantica che esse esprimono, le congiunzioni subordinative possono essere: 1. Causali: comme, puisque, parce que, étant donné que… 2. Finali: afin que, pour que… 3. Concessive: bien que, quoique, alors meme que… 4. Comparative: comme, de meme que, ainsi que, avant que, autant que… 5. Ipotetiche o condizionali: si, au cas où, à condition que, avant que… 6. Temporali: quand, lorsque, avant que, alors que, depuis que… 7. Avversative: pendant que, tandis que, lorsque… 8. Aggiuntive: autre que… 9. Esclusive: sans que... Dal punto di vista morfologico le congiunzioni vengono distinte in semplici e locuzioni congiuntive. Le prime formate da un'unica parola, le seconda sono formate da due o più parole che formano sintagmi complessi i cui elementi costituiscono un'unità logico-concettuale inseparabile. Congiunzioni Coordinative Più Importanti ET: introduce un elenco di termini, dove di solito la troviamo prima dell'ultimo elemento. Può avere una funzione copulativo additiva. Può anche essere ripetuta davanti ad ogni termine per risaltarlo. Per esempio 'il mange du pain, del la viande et du poisson'. Può coordinare anche due proposizioni creando un'apposizione o una conseguenza. OU: congiunzione di coordinazione disgiuntiva, ha le stesse caratteristiche sintattiche di 'et' può quindi essere ripetuta per enfatizzare qualcosa. Per esempio 'ou tu mange ou tu partes!'. NI: ha valore disgiuntivo, ma coordina frasi all'interno di struttura negativa, per esempio 'je ne partirais pas en vacances ni en juillet ni en out'. Può coordinare due sintagmi nominali con funzione di soggetto o di complemento. Se abbiamo sintagmi nominali, il ni si metterà davanti il secondo sintagma, per esempio 'il ne parle ni ne mange depuis qu'il a appris la nouvelle'. MAIS: può coordinare soltanto due segmenti, normalmente in apposizione, in alcuni casi esprime transizione, precisazione e restrizione. Parlando di restrizione abbiamo la contrapposizione tra un segmento e l'altro, per esempio 'cette robe est belle mais trop chère'. Parlando di transizione abbiamo una interazione verbale tipica dei dialoghi, in cui si cambia discorso, per esempio 'Tu connais la nouvelle? Oui, mais tu connais ce que Pierre dit?'. CAR: è una causale (come parce que o pusque) ma introduce una coordinata, non una subordinata. Esplicita le ragioni introdotte dalla prima proposizione, per esempio 'elle ne travaille plus car elle est trop parasseuse'. Non può essere ripetuta come le congiunzioni et e ou. Se la proposizione principale è una negativa, car si limita a spiegare quello che è stato detto. OR: introduce una nuova informazione in una concentrazione di fatti. Solitamente preceduto da una virgola. Può avere valore avversativo 'je regardais le soleil couchant et je observais la marée montante, or Jean arriva à l'improviste'.