Lezione 8 Incompletezza contrattuale e politiche commerciali

Imprese e mercati nell'economia globale
Anno accademico 2014-2015
Lezione 8
Incompletezza contrattuale e politiche commerciali
“The rise of offshoring raises important questions for commercial policy. Do the distinguishing
features of offshoring introduce novel reasons for trade policy intervention? Does offshoring create
new problems of global policy cooperation motivating international agreements with novel
features? Can trade agreements that are designed to address problems that arise when trade is
predominantly in final goods still perform in a world where offshoring is prevalent?” da Antràs, P.
and R. Staiger (2011) Offshoring and the Role of Trade Agreements, American Economic Review,
in corso di pubblicazione.
Questa Lezione segue il lavoro di Antràs e Staiger [Antràs, P. and R. Staiger, 2011. Offshoring and
the Role of Trade Agreements, American Economic Review, in corso di pubblicazione.] per
rispondere ai quesiti tanto chiaramente formulati dai due autori. In prima battuta, per trasmettere il
messaggio di fondo del lavoro (c’è un ruolo di efficienza per le politiche commerciali in un mondo
con offshoring) presentiamo una versione semplificata del modello che procederemo poi ad
arricchire con l’analisi di benessere e di interazione strategica tra paesi..
Consideriamo un mondo con tre paesi: H(ome); F(oreign); R(esto del mondo). H e F sono piccoli e
quindi non sono in grado di influire sui prezzi dei beni commerciati.
Nell’economia di H e F si consumano due beni: il bene 0 e il bene 1. I consumatori hanno le
medesime preferenze in H e F:
U j  c0j  u c1j  , dove j=F,H
La forma funzionale scelta per l’utilità (preferenze quasi lineari) ci assicura che il surplus netto del
consumatore è una misura affidabile delle variazioni di benessere del consumatore a fronte di
variazioni nei prezzi dei beni stessi.
Il bene 0 è il nostro numerario ed è scambiato senza costi tra tutti i paesi. Il bene 1 ha un prezzo
fissato sul mercato internazionale pari a 1. Il bene 1 è prodotto impiegando un bene intermedio
taylor-made m, secondo la funzione di produzione concava xm. Il produttore di bene finale non
può fare integrazione verticale. Il bene intermedio è prodotto solo in F da fornitori che lo
trasferiscono in H perché sia utilizzato dal produttore del bene finale.
Il timing degli eventi è il seguente:
in t 1, impresa e fornitore sono associati in modo casuale; se il fornitore accetta di lavorare per
l’impresa, questa ultima specifica le caratteristiche del bene intermedio che richiede; se il fornitore
non accetta di lavorare per l’impresa, si separano e ottengono un payoff pari a zero, ovvero: il
valore della loro outside option è zero;
in t 2, il fornitore produce m; il costo marginale del bene intermedio è 1;
in t 3, impresa e fornitore negoziano la divisione del surplus dalla scambio secondo la Nash
Bargaining Solution, dove il potere negoziale dell’impresa è  ;
in t 4, l’impresa importa m in H.
Possiamo ora procedere a determinare la quantità prodotta del bene intermedio e quindi del bene
finale. Il fornitore offre una quantità del bene m tale da massimizzare il proprio profitto:
max  F  1   xm  m
m
1
xm 
 1  0 . Chiamiamo m̂ la quantità offerta dal
m
ˆ  m
ˆ  0 , in t 1 il fornitore accetta di lavorare per
fornitore in equilibrio. Si noti che per 1   xm
l’impresa e l’impresa accetta di lavorare con il fornitore. Se la funzione di produzione è concava,
xmˆ 
 1  0 può essere
questa condizione è soddisfatta. La condizione del primo ordine 1   
mˆ
xmˆ 
mˆ  mˆ  0 .
scritta come 1   
mˆ
Mettiamo ora a confronto:
 1   xmˆ  
 1
i) 1   xmˆ   mˆ  mˆ 
mˆ


xmˆ  

 1
ii) mˆ 1   
mˆ


xmˆ  xmˆ 

i) è maggiore di ii) e quindi i) è maggiore di zero se e solo se
. Se la funzione di
mˆ
mˆ
xmˆ 
xmˆ 
produzione è concava il prodotto medio
eccede il prodotto marginale
e quindi la
mˆ
mˆ
nostra condizione è soddisfatta.
E’ immediato verificare che la quantità di bene intermedio offerto dal fornitore è inferiore a quanto
richiesto per massimizzare il surplus sociale. Questo ultimo è infatti dato da:
 F   H  1   xm  m  xm  xm  m
L’efficienza quindi richiede che si risolva:
max xm   m
La condizione del primo ordine è: 1   
m
xm 
 1  0 . Chiamiamo m * la quantità richiesta per
m
massimizzare il surplus totale. Per la concavità della funzione di produzione, abbiamo mˆ  m * .
E’ immediato verificare che alla sottofornitura si associa una perdita di benessere. Possiamo
costruire una funzione di benessere per il mondo composto da F e H, mondo che indichiamo con W.
Tralasciamo di considerare R nella nostra analisi di benessere perché R non ha un ruolo attivo in
questo modello. Il benessere è dato dalla somma di surplus del consumatore, profitto dell’imprese e
gettito fiscale. In assenza di tasse come nel nostro caso si riduce alla somma dei primi due elementi
e quindi possiamo scrivere il benessere per mˆ  m * e m * :
ˆ   CS H 1  CS F 1  ˆ H  ˆ F  CS H 1  CS F 1  xm
ˆ  m
ˆ.
BW m
La condizione del primo ordine è:
BW m *  CS H 1  CS F 1   *H  *F  CS H 1  CS F 1  xm *  m *
E’ immediato stabilire che BW m *  B W mˆ  : la sottofornitura comporta una perdita di benessere.
E’ possibile correggere la sottofornitura di bene intermedio? Più precisamente: tenuto conto che il
bene m è esportato da F e importato in H, può uno strumento di politica commerciale contribuire ad
alleviare il problema della sottofornitura?
Il pianificatore sociale ovvero una soluzione centralizzata
Consideriamo gli strumenti a disposizione del pianificatore sociale, il cui obiettivo è la
massimizzazione del benessere aggregato, ovvero la massimizzazione della somma di surplus del
consumatore, profitto dell’imprese e gettito fiscale. Noi ipotizziamo che il pianificatore sociale
abbia a disposizione i seguenti strumenti:
 tassa sulle importazione di bene m in H:  mH
 tassa sulle esportazioni di bene m da F:  mF
 tassa sul commercio del bene finale 1 in H:  1H
2
Si noti che  mH può essere sia positivo che negativo; se positivo,  mH è un dazio sulle importazioni
di bene intermedio; se negativo,  mH è un sussidio alle importazioni di bene intermedio.
Analogamente,  mF può essere sia positivo che negativo; se positivo,  mF è una tassa sulle
esportazioni; se negativo,  mF è un sussidio alle esportazioni di bene intermedio. Infine
consideriamo  1H . Non sappiamo se H sia esportatore o importate del bene 1. Possiamo avere
quindi quattro possibili combinazioni, sintetizzate nella seguente tabella:
 1H  0
 1H  0
H esporta il bene 1
sussidio sulle esportazioni
tasse alle esportazioni
H importa il bene 1
dazio sulle importazioni
sussidio alle importazioni
Non consideriamo lo strumento  1F : questo avrebbe come effetto solo quello di modificare il prezzo
del bene 1 nel paese F senza modificare la relazione tra fornitore e acquirente del bene intermedio e
quindi senza incidere sulle variabili di nostro interesse.
Procediamo a costruire la funzione obiettivo del pianificatore sociale. Elenchiamo gli elementi che
la compongono:
1) Il surplus del consumatore in H ed F valutato al prezzo per il bene 1 pari a 1   1H : CS H 1   1H ;
CS F 1 .
2) Il profitto del fornitore e dell’acquirente. Nota che per identificare tali profitti dobbiamo innanzi
tutto capire come si modifica il comportamento di fornitore e acquirente a fronte di arbitrari valori
di  mH ,  mF e  1H .




Ricorda che il prezzo del bene finale nel paese H è dato da 1   1H ; inoltre ogni unità prodotta di m
è gravata da una tassa    mH   mF . Ne segue che il surplus dallo scambio su cui fornitore e
acquirente negoziano è pari 1   1H xm    mH   mF m  1   1H xm   m . Data la propria forza
contrattuale pari a 1    , il fornitore offre quindi una quantità del bene m tale da massimizzare il
proprio profitto:
max  F  1    1   1H xm  m  m
m



xm  

    1  0 . Possiamo riscrivere questa
La condizione del primo ordine è: 1   1   1H 
m


condizione come
1   1   1H  xm   1   1   
m
Si noti che il lato sinistro della condizione del primo ordine cattura il beneficio marginale associato
all’espansione della produzione del bene intermedio mentre il lato destro ne cattura il costo
marginale. Il lato sinistro è crescente in  1H e quindi al crescere di  1H , per mantenere l’eguaglianza
m̂ aumenta. Si ricordi infatti che la funzione di produzione xm è concava. Al crescere di
   mH   mF , il lato destro, ovvero il costo marginale, aumenta e in equilibrio quindi anche il lato
sinistro deve crescere. Sempre per la concavità della funzione di produzione questo comporta una
riduzione di m̂ ; quindi m̂ è decrescente in    mH   mF .
3
Possiamo quindi scrivere m̂ e quindi il profitto del fornitore e dell’acquirente come funzioni di  1H
e    mH   mF :
ˆ F  1   1   1H xmˆ  1H ;   mˆ  1H ;   mˆ  1H ; 
ˆ H   1   1H xmˆ  1H ;   mˆ  1H ; 
3) Il gettito fiscale: questo ultimo è dato dalla somma del gettito realizzato via la tassazione del
bene finale e la tassazione del bene intermedio. Si ricordi che la base imponibile per  1H è data dalla
differenza tra la quantità domanda del bene finale in H e la quantità dello stesso prodotto in H:
ˆ  1H ; . Per quanto riguarda la tassazione del bene intermedio, la base imponibile è
D1 1   1H  x m
mˆ  1H ; .
ˆ  1H ;  m
ˆ  1H ; .
Possiamo quindi scrive il gettito fiscale come  1H D1 1   1H  x m
Il problema del pianificatore sociale può quindi essere scritto come segue:
max
B W mˆ  
H



  

 

 1 ,


  






CS H 1   1H  CS F 1  ˆ H  1H ,  ˆ F  1H , 


H
1

D 1     xmˆ 
H
1
1

H
1
;
  mˆ 
H
1
    mˆ  ;   mˆ 
  xmˆ  ;  mˆ  ;  
CS H 1   1H  CS F 1  1   1H x mˆ  1H ,

H
1

D 1  
1

H
1
H
1
H
1


D 1  
1
H
1
H
1

, 
H
1
    mˆ 
  xmˆ  ; 
CS H 1   1H  CS F 1  1   1H x mˆ  1H ,
H
1

; 
H
1

, 
H
1
CS H 1   1H  CS H 1   1H  p1H

  D1 1   1H *1 , possiamo scrivere le
H
H
H
 1
p1
 1
condizioni del primo ordine per questo problema:
Ricordando che






 



H
 x mˆ  1H ,
 mˆ  1H ,
BW  1H ,
H D1 1   1




1
0


1
H
mˆ
 1H
p1H

  1
 x mˆ  1H ,
 mˆ  1H ,
BW  1H ,
b)

 1
0

mˆ



Dalle condizione del primo ordine relative alla massimizzazione del profitto da parte del fornitore
 x mˆ  1H ,

mˆ  1H , 
 0 e quindi  * deve assicurare che 
noi sappiamo che
 1  0 , ovvero

mˆ


a)
 



 
 


 x mˆ  1H ,

ˆ  m * . Se 
che m
 1  0 , la condizione a) è soddisfatta solo per  1H  0 ; quindi
mˆ


H
 1 *  0 . Le condizione del primo ordine a e b ci dicono dunque che la piena efficienza nella
fornitura del bene intermedio può essere raggiunta attraverso la tassazione dello stesso e senza
distorcere il prezzo del bene finale e quindi senza ridurre il surplus del consumatore in H.
Da ultimo si noti che  *  0 , ovvero che l’intervento ottimo consiste in un sussidio e non in tassa
sulla produzione del bene intermedio. Questo risultato è intuitivo dal momento che stiamo
affrontando un problema di sottofornitura e discende direttamente dalle condizioni del primo ordine
4
relative alla massimizzazione del profitto da parte del fornitore. Dato  1H *  0 , dalla condizione del
 

 x mˆ  1H ,

primo ordine per la massimizzazione del profitto del fornitore abbiamo 1   
   1
mˆ


che possiamo scrivere come segue:
x mˆ  1H ,
1
 
1   
mˆ
H
x mˆ  1 ,
1
 1 e quindi deve essere vero che  * 
 1 . Questo ci
 * deve assicurare che
1   
mˆ

permette di scrivere  * 
 0.
1   
I governi nazionali ovvero una soluzione decentralizzata
Possiamo ora chiederci se i paesi sono in grado di scegliere dei valori  1H ,  mH e  mF tali che
 
 




mˆ  1H ,  m * . Ipotizziamo che ciascun paese abbiamo come obiettivo massimizzare il surplus dei
consumatori residenti, il profitto dei produttori residenti e il gettito d’imposta. Se ipotizziamo che i
produttori siano in grado di coordinarsi e imporre quindi la propria agenda ai governi, possiamo
scrivere la funzione obiettivo del governo in H ed F come segue:
max B H 
 1H , mH
  1  
H
 


xmˆ  ,   mˆ  , 
  xmˆ  ;    mˆ  ; 
CS H 1   1H 
H
1
  1H D1 1   1H
H
1
H
1
H
1
H
m
H
1
max
BF
H
m
CS F 1 
 F 1   1   1H xmˆ  1H ,   mˆ  1H ,   mˆ  1H , 

  mF mˆ  1H ;

dove  i  1 indica il peso attribuito dal governo del paese i-esimo al profitto delle imprese
residenti. H e F scelgono simultaneamente e senza coordinarsi le proprie tasse e quindi i valori di
equilibrio delle stesse sono un equilibrio di Nash, ovvero sono la soluzione al sistema di equazioni
compoto dalle condizioni del primo ordine per i problemi sopra definiti. Per comodità espositiva
consideriamo separatamente le tre condizioni del primo ordine:
5
B H
0
 1H
 1H
D1
xmˆ 

 mˆ
 1   H  xmˆ    H   1   H   1H 
 1   H   mH   H  mF  H  0
H
mˆ
p1

  1
B H
0
 mH
1    mˆ  
H

H
  1   H   1H 
xmˆ 
 mˆ
 1   H   mH   H  mF  H  0
mˆ
  m
B F
0
 mF
1  
F
1   mˆ   F 1   1   1H  xm  1   F 1    mF   F 1    mF  1
ˆ
mˆ

mˆ
0
F
  1
Costruiamo un sistema di equazione composto dalla tre condizioni del primo ordine e possiamo
risolvere per i valori di equilibrio delle tasse, che chiamiamo N 1H , N mH e N mF .
Per arrivare a espressioni relativamente semplici è utile ricordare che possiamo applicare il
differenziale totale alla condizione del primo ordine per determinare m̂ . Ricordiamo tale
xmˆ 
 1   1   
condizione: 1   1   1H 
mˆ
Differenziamo rispetto a  1H e  mH :
  xmˆ   mˆ
xmˆ  H
H
1) 1    1   1H
d 1  0

 H d 1  1   
mˆ  mˆ   1
mˆ
  xmˆ   mˆ
H
H
2) 1    1   1H

 H d m  1   d m  0
mˆ  mˆ   m
  xmˆ  
xmˆ  mˆ
Dalla 1) ricaviamo: 3) 1   1H
/


mˆ  mˆ 
mˆ  1H
  xmˆ  
mˆ
Dalla 2) ricaviamo: 4) 1   1H

  1/ H
mˆ  mˆ 
 m
xmˆ  mˆ
mˆ
/ H  1 / H , da
Poiché il lato sinistro di 3) è uguale al lato sinistro di 4) , abbiamo che 
mˆ  1
 m
mˆ
mˆ
xmˆ 
/ H 
cui ricaviamo
.
H
mˆ
 1  m
Sostituendo questa espressione nel sistema di equazioni costituito dalla condizioni del primo ordine
per il problema di massimizzazione del benessere del paese da parte dei governi nazionali
otteniamo:








6
1   mˆ  xmˆmˆ   xmmˆˆ 
H
I) N 1H  
II) N mH  

H

D1
p1H

 1   H  N 1H 
xmˆ 
mˆ 
1    
H
 H  N mF
mˆ

mˆ /  1   H 


1  1    mˆ

F
III) 
F
N m
mˆ /  mF
Data la concavità della funzione di produzione è immediato constatare che N 1H  0 . Si ricordi che
 *1H  0 . Perchè H sceglie di distorcere verso il basso il prezzo domestico del bene finale? 1 Per
rispondere a questa domanda osserviamo innanzi tutto che l’obiettivo del governo H è innalzare
mˆ  1H , . Al crescere di mˆ  1H , crescono i ricavi dalla vendita del prodotto finale, ma questo
incremento di ricavi viene ripartito tra i produttori di bene finale in H e i produttori di bene
intermedio F. In altre parole, il paese H sostiene interamente i costi di ogni variazione in  mH che






accresce mˆ  1H , , ma si appropria solo di una parte dei benefici. Il paese H ha tuttavia uno
strumento mediante il quale può appropriarsi di parte dei profitti realizzati dai produttori di bene
intermedio in F: mediante  1H può modificare il prezzo del bene finale verso il basso e quindi
appropriarsi di una parte dei profitti dei produttori in F trasferendoli ai consumatori in forma di
prezzi più bassi. Per ogni valore mˆ  1H , possiamo individuare variazioni in  1H e  mH tali che




mˆ  , non cambia. Per tali valori è possibile verificare che al diminuire  1H , i profitti dei
mˆ
mˆ
xmˆ 
ˆ  0 per
/ H 
produttori in F diminuiscono. Ricordiamo che
e quindi dm
H
mˆ
 1  m
H
1
d mH
xmˆ 
. Differenziando la funzione dei profitto per i produttori in F otteniamo

H
mˆ
d 1
dˆ F
 xmˆ  xmˆ 
 1   F  mˆ 

 0 . Riducendo  1H , il profitto dei produttori di bene
H dmˆ 0

mˆ 
d 1
 mˆ
intermedio in F si riduce (senza variazioni nella quantità offerta). Che cosa limita verso il basso la
discesa di  1H e quindi ulteriori riduzioni di prezzo per il consumatore del bene finale? Al diminuire
di  1H , aumentano le distorsioni sulla domanda e queste riducono il benessere aggregato. Prima di
procedere oltre, valutiamo l’impatto dell’influenza dei produttori sul segno e sul valore di  1H : per
 H  1 , il governo in H sussidia il consumo domestico del bene finale; al crescere di  H l’entità di
tale sussidio si riduce. Infine per  H sufficientemente elevato, il sussidio si trasforma in tassa nella
forma di un dazio sulle importazioni o di un sussidio alle esportazioni. Và da sé che esiste un valore
1
Si noti che ciò avviene via un sussidio alle importazioni o una tassa sulle esportazione a secondo che H sia importatore
o esportare del bene finale.
7


di  H tale che 1   H  0 e quindi
N
 1H  0 , ma questo caso rappresenta solo una possibilità
teorica e quindi non modifica la predizione del modello ( N 1H  0 ).
Passiamo ora a considerare N mH e N mF . Da III) vediamo che N mF  0 : il paese F trova ottimale
tassare le esportazioni del bene intermedio. La ragione di questo risiede nel fatto che una riduzione
delle esportazioni conseguente ad una tassa all’esportazione del bene intermedio comporta una
riduzione dei ricavi dalla vendita del bene finale, ma i produttori di bene intermedio in F soffrono
solo una quota pari a 1    di tale riduzione; al contrario il governo in F gode dell’intero
incremento nel gettito fiscale associato a un incremento nella tassazione sulle esportazioni del bene
intermedio. Si noti che N mF decresce all’aumentare di 1    e dell’influenza dei produttori di bene
intermedio,  F . Per valori di 1    F sufficientemente elevati,

F
N m
può trasformarsi in un
sussidio. Infine consideriamo N mH . Il segno di N mH è ambiguo. Possiamo quindi avere che H tassa
o sussidia le importazioni di bene intermedio. Nel primo caso, la politica commerciale ottimamente
scelta dai governi dei due paesi comporta un livello di scambio per il bene intermedio inferiore a
quello che si avrebbe in assenza di intervento. Nel secondo caso, abbiamo comunque che
mˆ  N 1H , N  mH N mF   m * . Infatti nel determinare N mH , il governo in H non tiene in considerazione
gli incrementi di benessere associati all’incremento di m che vengono percepiti dai residenti nel
paese F. Si noti inoltre che al crescere di N mF , N mH aumenta: abbiamo una rincorsa tra paesi che
riduce il benessere aggregato.
Accordi commerciali e offshoring
Il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, 1947) e il suo “successore” WTO (World Trade
Organization) sono a governo delle politiche commerciale dei numerosi paesi che vi aderiscono. I
negoziati condotti in ambito GATT e WTO hanno come obiettivo l’accesso al mercato, obiettivo
che viene conseguito attraverso lo scambio di concessioni tariffarie reciproche. Misure di politica
interna non sono oggetto negoziale in ambito GATT/WTO. Nel mondo descritto dal nostro
modello,  mH e  mF sono oggetto di negoziazione in ambito GATT/WTO, ma non è oggetto
negoziale  1H . Questo ultimo può essere fatto oggetto dell’attenzione dei negoziatori solo nella
misura in cui ne vengono limitate le variazioni che possono compromettere l’accesso ai mercati
conseguito via azioni su  mH e  mF .
Dobbiamo ora interrogarci se il market access approach seguito dal GATT/WTO consenta di
conseguire la piena efficienza in presenza di offshoring, così come avviene in assenza di questo
fenomeno, ovvero quando lo scambio avviene solo per i prodotti finali e non per i prodotti
intermedi. E’ importante notare che la distinzione appena tracciata tra scambio di beni finali e
scambio di beni intermedi non riguarda la natura dei beni scambiati, bensì la modalità di
determinazione del prezzo al quale lo scambio avviene. Nel caso di beni finali, abbiamo che il
prezzo è determinato su un mercato di concorrenza perfetta. Nel caso di beni intermedi, proprio per
il loro carattere taylor-made, il prezzo è determinato nel contesto di un monopolio bilaterale. Detto
altrimenti, l’approccio GATT/WTO è giustificato in caso di determinazione concorrenziale dei
prezzi e quindi di market clearing. Può funzionare anche in un contesto di monopolio bilaterale?
Per semplicità, prescindiamo da considerazione di political economy (  F   H  1 ). Ipotizziamo
che H ed F negozino sul volume degli scambi e quindi fissino  mF , mentre H determina
unilateralmente  1H e  mH . Nella scelta di  1H e  mH , H non può tuttavia introdurre variazioni tali da
modificare il volume di m determinato dall’accordo raggiunto. Supponiamo ora che le parti
ˆ  m * . Questo accordo prevede  mF  ~mF e dà
abbiamo raggiunto un accordo per implementare m
facoltà ad H di determinare  H e  H tali che mˆ  H , H  ~ F   m * . H procede quindi a
m
1
1
m
m
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individuare il valore di  1H che massimizza il benessere dei residenti in H sotto il vincolo che
dB H  1H , mH  1H ,~mF
ˆ  m * , ovvero a individuare il valore  1H che risolve
m
dmˆ 0  0 .
d 1H
dB H  1H , mH  1H ,~mF
 xm * xm *
H D1
Si ricordi che
 1   m * 

dmˆ 0   1
H
H
m * 
d
p
 m*


  
  
1
1
Quindi la massimizzazione del benessere dei residenti nel paese H richiede:
D
 xm * xm *
 1H H1  1   m * 

0
m * 
p1
 m*
La soluzione a questo problema è  1H  0 . H e F hanno raggiunto un accordo che consente alle parti
di produrre m al livello di first-best, ma è ancora nell’interesse di H distorcere verso il basso il
prezzo del bene finale per appropriarsi di parte del surplus che l’accordo raggiunto in termini di
accesso di mercato - e quindi volume degli scambi - conferisce ai produttori in F. In presenza di
offshoring/ determinazione bilaterale del prezzo di scambio, il market access approach non consente
di raggiungere la piena efficienza.
Possiamo interpretare il risultato ora esposto anche a partire da una diversa prospettiva.
Modificando la tassazione il paese H può modificare le ragioni di scambio, vale a dire il prezzo
relativo del bene intermedio rispetto al prezzo del bene finale. Indichiamo il prezzo pagato per il
bene intermedio con p m ; ricordiamo che i produttori in F pagano mˆ  mF al governo in F. Quindi
ˆ F  p m mˆ  mˆ  mˆ  mF  p m mˆ  1   mF mˆ .
Possiamo
quindi
scrivere
F
F
F
H
H
H
ˆ  1 ;   m
ˆ  1 ;   m
ˆ  1H ;  ,
p m  ˆ / mˆ   1   m  . Tenuto conto che ˆ  1   1   1 xm
ˆ  1H ; 
H x m
abbiamo: p m  1   1   1 
 1    mH   mF .
H
mˆ  1 ; 
Dal momento che il prezzo del bene finale è fissato sul mercato internazionale pari a 1, aumenti in
p m corrispondono a peggioramenti nelle ragioni di scambio per H, mentre diminuzioni
corrispondono a miglioramenti nelle ragioni di scambio. Consideriamo ora l’impatto di variazioni di
 1H su p m tenuto conto che tali variazioni associate a variazioni in  mH devono lasciare il volume
dello scambio immodificato. Qualche manipolazione algebrica ci dà:
dp m  1H , mH  1H ,~mF 
 xmˆ  xmˆ 

0
dmˆ  0  1   
H
mˆ 
d 1
 mˆ
Possiamo quindi riscrivere l’effetto sul benessere dei residenti in H di una variazione in  1H come
segue:
dB H  1H , mH  1H ,~mF 
dp m  1H , mH  1H ,~mF 
H D1



m
*
dmˆ 0
1
dmˆ 0
d 1H
p1H
d 1H
dB H  1H , mH  1H ,~mF 
Il governo in H sceglie  1H tale che
dmˆ 0  0 . Vale a dire: mette a confronto i
d 1H
costi in termini di distorsioni della domanda che una riduzione verso il basso del prezzo del bene
D
finale comporta –  1H H1 – con i benefici in termini di ragioni di scambio ad essa associato –
p1
H
H
H ~F
dp  ,  , m 
m * m 1 mH 1
dmˆ 0 .
d 1
Si noti che consentire ad H di attuare solo quei cambiamenti in  1H e  mH che non modificano né il
volume di scambio m né le ragioni di scambio p m rispetto all’obiettivo prefissato m* e alle ragioni
abbiamo:
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di scambio implicite nell’accordo dato il livello di  1H al momento dell’accordo stesso non migliora
la situazione. Infatti, dato ~mF ,  mH è definito dall’obiettivo del volume di scambio e qualunque
variazione in  1H che preservi l’obiettivo di volume modifica le ragioni di scambio.
Conclusioni
L’analisi condotta ci dice quindi che il market access approach è inadeguato rispetto all’obiettivo
della piena efficienza in un mondo con offshoring e quindi negoziazione bilaterale dei prezzi. In
questo mondo è richiesto un approccio che Antras e Staiger definiscono di deep integration. Questo
approccio deve consentire alle parti di negoziare anche su politiche al momento estranee agli ambiti
definiti in sede GATT/WTO e deve quindi vincolare i paesi anche per scelte politiche – come nel
nostro modello la determinazione di  1H – che sono considerate al momento di natura domestica e
senza “rilievo internazionale”. Come scrivono Antras e Staiger (2011), cambiamenti in questa
direzione costituiscono per il WTO “a profound institutional change” (p.31). Una sfida che deve
essere affrontata quanto prima. Il ricorso sempre più frequente a partire dagli anni ’80 ad accordi
bilaterali di fuori del WTO anche da parte di paesi membri dello stesso può essere infatti
interpretata come dettata dall’esigenza di perseguire quella deep integration che il semplice market
access approach non garantisce e che è essenziale in contesti in cui l’offshoring e quindi la
negoziazione bilaterale dei prezzi sono la norma e non l’eccezione.
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