Imprese e mercati nell'economia globale Anno accademico 2014-2015 Lezione 8 Incompletezza contrattuale e politiche commerciali “The rise of offshoring raises important questions for commercial policy. Do the distinguishing features of offshoring introduce novel reasons for trade policy intervention? Does offshoring create new problems of global policy cooperation motivating international agreements with novel features? Can trade agreements that are designed to address problems that arise when trade is predominantly in final goods still perform in a world where offshoring is prevalent?” da Antràs, P. and R. Staiger (2011) Offshoring and the Role of Trade Agreements, American Economic Review, in corso di pubblicazione. Questa Lezione segue il lavoro di Antràs e Staiger [Antràs, P. and R. Staiger, 2011. Offshoring and the Role of Trade Agreements, American Economic Review, in corso di pubblicazione.] per rispondere ai quesiti tanto chiaramente formulati dai due autori. In prima battuta, per trasmettere il messaggio di fondo del lavoro (c’è un ruolo di efficienza per le politiche commerciali in un mondo con offshoring) presentiamo una versione semplificata del modello che procederemo poi ad arricchire con l’analisi di benessere e di interazione strategica tra paesi.. Consideriamo un mondo con tre paesi: H(ome); F(oreign); R(esto del mondo). H e F sono piccoli e quindi non sono in grado di influire sui prezzi dei beni commerciati. Nell’economia di H e F si consumano due beni: il bene 0 e il bene 1. I consumatori hanno le medesime preferenze in H e F: U j c0j u c1j , dove j=F,H La forma funzionale scelta per l’utilità (preferenze quasi lineari) ci assicura che il surplus netto del consumatore è una misura affidabile delle variazioni di benessere del consumatore a fronte di variazioni nei prezzi dei beni stessi. Il bene 0 è il nostro numerario ed è scambiato senza costi tra tutti i paesi. Il bene 1 ha un prezzo fissato sul mercato internazionale pari a 1. Il bene 1 è prodotto impiegando un bene intermedio taylor-made m, secondo la funzione di produzione concava xm. Il produttore di bene finale non può fare integrazione verticale. Il bene intermedio è prodotto solo in F da fornitori che lo trasferiscono in H perché sia utilizzato dal produttore del bene finale. Il timing degli eventi è il seguente: in t 1, impresa e fornitore sono associati in modo casuale; se il fornitore accetta di lavorare per l’impresa, questa ultima specifica le caratteristiche del bene intermedio che richiede; se il fornitore non accetta di lavorare per l’impresa, si separano e ottengono un payoff pari a zero, ovvero: il valore della loro outside option è zero; in t 2, il fornitore produce m; il costo marginale del bene intermedio è 1; in t 3, impresa e fornitore negoziano la divisione del surplus dalla scambio secondo la Nash Bargaining Solution, dove il potere negoziale dell’impresa è ; in t 4, l’impresa importa m in H. Possiamo ora procedere a determinare la quantità prodotta del bene intermedio e quindi del bene finale. Il fornitore offre una quantità del bene m tale da massimizzare il proprio profitto: max F 1 xm m m 1 xm 1 0 . Chiamiamo m̂ la quantità offerta dal m ˆ m ˆ 0 , in t 1 il fornitore accetta di lavorare per fornitore in equilibrio. Si noti che per 1 xm l’impresa e l’impresa accetta di lavorare con il fornitore. Se la funzione di produzione è concava, xmˆ 1 0 può essere questa condizione è soddisfatta. La condizione del primo ordine 1 mˆ xmˆ mˆ mˆ 0 . scritta come 1 mˆ Mettiamo ora a confronto: 1 xmˆ 1 i) 1 xmˆ mˆ mˆ mˆ xmˆ 1 ii) mˆ 1 mˆ xmˆ xmˆ i) è maggiore di ii) e quindi i) è maggiore di zero se e solo se . Se la funzione di mˆ mˆ xmˆ xmˆ produzione è concava il prodotto medio eccede il prodotto marginale e quindi la mˆ mˆ nostra condizione è soddisfatta. E’ immediato verificare che la quantità di bene intermedio offerto dal fornitore è inferiore a quanto richiesto per massimizzare il surplus sociale. Questo ultimo è infatti dato da: F H 1 xm m xm xm m L’efficienza quindi richiede che si risolva: max xm m La condizione del primo ordine è: 1 m xm 1 0 . Chiamiamo m * la quantità richiesta per m massimizzare il surplus totale. Per la concavità della funzione di produzione, abbiamo mˆ m * . E’ immediato verificare che alla sottofornitura si associa una perdita di benessere. Possiamo costruire una funzione di benessere per il mondo composto da F e H, mondo che indichiamo con W. Tralasciamo di considerare R nella nostra analisi di benessere perché R non ha un ruolo attivo in questo modello. Il benessere è dato dalla somma di surplus del consumatore, profitto dell’imprese e gettito fiscale. In assenza di tasse come nel nostro caso si riduce alla somma dei primi due elementi e quindi possiamo scrivere il benessere per mˆ m * e m * : ˆ CS H 1 CS F 1 ˆ H ˆ F CS H 1 CS F 1 xm ˆ m ˆ. BW m La condizione del primo ordine è: BW m * CS H 1 CS F 1 *H *F CS H 1 CS F 1 xm * m * E’ immediato stabilire che BW m * B W mˆ : la sottofornitura comporta una perdita di benessere. E’ possibile correggere la sottofornitura di bene intermedio? Più precisamente: tenuto conto che il bene m è esportato da F e importato in H, può uno strumento di politica commerciale contribuire ad alleviare il problema della sottofornitura? Il pianificatore sociale ovvero una soluzione centralizzata Consideriamo gli strumenti a disposizione del pianificatore sociale, il cui obiettivo è la massimizzazione del benessere aggregato, ovvero la massimizzazione della somma di surplus del consumatore, profitto dell’imprese e gettito fiscale. Noi ipotizziamo che il pianificatore sociale abbia a disposizione i seguenti strumenti: tassa sulle importazione di bene m in H: mH tassa sulle esportazioni di bene m da F: mF tassa sul commercio del bene finale 1 in H: 1H 2 Si noti che mH può essere sia positivo che negativo; se positivo, mH è un dazio sulle importazioni di bene intermedio; se negativo, mH è un sussidio alle importazioni di bene intermedio. Analogamente, mF può essere sia positivo che negativo; se positivo, mF è una tassa sulle esportazioni; se negativo, mF è un sussidio alle esportazioni di bene intermedio. Infine consideriamo 1H . Non sappiamo se H sia esportatore o importate del bene 1. Possiamo avere quindi quattro possibili combinazioni, sintetizzate nella seguente tabella: 1H 0 1H 0 H esporta il bene 1 sussidio sulle esportazioni tasse alle esportazioni H importa il bene 1 dazio sulle importazioni sussidio alle importazioni Non consideriamo lo strumento 1F : questo avrebbe come effetto solo quello di modificare il prezzo del bene 1 nel paese F senza modificare la relazione tra fornitore e acquirente del bene intermedio e quindi senza incidere sulle variabili di nostro interesse. Procediamo a costruire la funzione obiettivo del pianificatore sociale. Elenchiamo gli elementi che la compongono: 1) Il surplus del consumatore in H ed F valutato al prezzo per il bene 1 pari a 1 1H : CS H 1 1H ; CS F 1 . 2) Il profitto del fornitore e dell’acquirente. Nota che per identificare tali profitti dobbiamo innanzi tutto capire come si modifica il comportamento di fornitore e acquirente a fronte di arbitrari valori di mH , mF e 1H . Ricorda che il prezzo del bene finale nel paese H è dato da 1 1H ; inoltre ogni unità prodotta di m è gravata da una tassa mH mF . Ne segue che il surplus dallo scambio su cui fornitore e acquirente negoziano è pari 1 1H xm mH mF m 1 1H xm m . Data la propria forza contrattuale pari a 1 , il fornitore offre quindi una quantità del bene m tale da massimizzare il proprio profitto: max F 1 1 1H xm m m m xm 1 0 . Possiamo riscrivere questa La condizione del primo ordine è: 1 1 1H m condizione come 1 1 1H xm 1 1 m Si noti che il lato sinistro della condizione del primo ordine cattura il beneficio marginale associato all’espansione della produzione del bene intermedio mentre il lato destro ne cattura il costo marginale. Il lato sinistro è crescente in 1H e quindi al crescere di 1H , per mantenere l’eguaglianza m̂ aumenta. Si ricordi infatti che la funzione di produzione xm è concava. Al crescere di mH mF , il lato destro, ovvero il costo marginale, aumenta e in equilibrio quindi anche il lato sinistro deve crescere. Sempre per la concavità della funzione di produzione questo comporta una riduzione di m̂ ; quindi m̂ è decrescente in mH mF . 3 Possiamo quindi scrivere m̂ e quindi il profitto del fornitore e dell’acquirente come funzioni di 1H e mH mF : ˆ F 1 1 1H xmˆ 1H ; mˆ 1H ; mˆ 1H ; ˆ H 1 1H xmˆ 1H ; mˆ 1H ; 3) Il gettito fiscale: questo ultimo è dato dalla somma del gettito realizzato via la tassazione del bene finale e la tassazione del bene intermedio. Si ricordi che la base imponibile per 1H è data dalla differenza tra la quantità domanda del bene finale in H e la quantità dello stesso prodotto in H: ˆ 1H ; . Per quanto riguarda la tassazione del bene intermedio, la base imponibile è D1 1 1H x m mˆ 1H ; . ˆ 1H ; m ˆ 1H ; . Possiamo quindi scrive il gettito fiscale come 1H D1 1 1H x m Il problema del pianificatore sociale può quindi essere scritto come segue: max B W mˆ H 1 , CS H 1 1H CS F 1 ˆ H 1H , ˆ F 1H , H 1 D 1 xmˆ H 1 1 H 1 ; mˆ H 1 mˆ ; mˆ xmˆ ; mˆ ; CS H 1 1H CS F 1 1 1H x mˆ 1H , H 1 D 1 1 H 1 H 1 H 1 D 1 1 H 1 H 1 , H 1 mˆ xmˆ ; CS H 1 1H CS F 1 1 1H x mˆ 1H , H 1 ; H 1 , H 1 CS H 1 1H CS H 1 1H p1H D1 1 1H *1 , possiamo scrivere le H H H 1 p1 1 condizioni del primo ordine per questo problema: Ricordando che H x mˆ 1H , mˆ 1H , BW 1H , H D1 1 1 1 0 1 H mˆ 1H p1H 1 x mˆ 1H , mˆ 1H , BW 1H , b) 1 0 mˆ Dalle condizione del primo ordine relative alla massimizzazione del profitto da parte del fornitore x mˆ 1H , mˆ 1H , 0 e quindi * deve assicurare che noi sappiamo che 1 0 , ovvero mˆ a) x mˆ 1H , ˆ m * . Se che m 1 0 , la condizione a) è soddisfatta solo per 1H 0 ; quindi mˆ H 1 * 0 . Le condizione del primo ordine a e b ci dicono dunque che la piena efficienza nella fornitura del bene intermedio può essere raggiunta attraverso la tassazione dello stesso e senza distorcere il prezzo del bene finale e quindi senza ridurre il surplus del consumatore in H. Da ultimo si noti che * 0 , ovvero che l’intervento ottimo consiste in un sussidio e non in tassa sulla produzione del bene intermedio. Questo risultato è intuitivo dal momento che stiamo affrontando un problema di sottofornitura e discende direttamente dalle condizioni del primo ordine 4 relative alla massimizzazione del profitto da parte del fornitore. Dato 1H * 0 , dalla condizione del x mˆ 1H , primo ordine per la massimizzazione del profitto del fornitore abbiamo 1 1 mˆ che possiamo scrivere come segue: x mˆ 1H , 1 1 mˆ H x mˆ 1 , 1 1 e quindi deve essere vero che * 1 . Questo ci * deve assicurare che 1 mˆ permette di scrivere * 0. 1 I governi nazionali ovvero una soluzione decentralizzata Possiamo ora chiederci se i paesi sono in grado di scegliere dei valori 1H , mH e mF tali che mˆ 1H , m * . Ipotizziamo che ciascun paese abbiamo come obiettivo massimizzare il surplus dei consumatori residenti, il profitto dei produttori residenti e il gettito d’imposta. Se ipotizziamo che i produttori siano in grado di coordinarsi e imporre quindi la propria agenda ai governi, possiamo scrivere la funzione obiettivo del governo in H ed F come segue: max B H 1H , mH 1 H xmˆ , mˆ , xmˆ ; mˆ ; CS H 1 1H H 1 1H D1 1 1H H 1 H 1 H 1 H m H 1 max BF H m CS F 1 F 1 1 1H xmˆ 1H , mˆ 1H , mˆ 1H , mF mˆ 1H ; dove i 1 indica il peso attribuito dal governo del paese i-esimo al profitto delle imprese residenti. H e F scelgono simultaneamente e senza coordinarsi le proprie tasse e quindi i valori di equilibrio delle stesse sono un equilibrio di Nash, ovvero sono la soluzione al sistema di equazioni compoto dalle condizioni del primo ordine per i problemi sopra definiti. Per comodità espositiva consideriamo separatamente le tre condizioni del primo ordine: 5 B H 0 1H 1H D1 xmˆ mˆ 1 H xmˆ H 1 H 1H 1 H mH H mF H 0 H mˆ p1 1 B H 0 mH 1 mˆ H H 1 H 1H xmˆ mˆ 1 H mH H mF H 0 mˆ m B F 0 mF 1 F 1 mˆ F 1 1 1H xm 1 F 1 mF F 1 mF 1 ˆ mˆ mˆ 0 F 1 Costruiamo un sistema di equazione composto dalla tre condizioni del primo ordine e possiamo risolvere per i valori di equilibrio delle tasse, che chiamiamo N 1H , N mH e N mF . Per arrivare a espressioni relativamente semplici è utile ricordare che possiamo applicare il differenziale totale alla condizione del primo ordine per determinare m̂ . Ricordiamo tale xmˆ 1 1 condizione: 1 1 1H mˆ Differenziamo rispetto a 1H e mH : xmˆ mˆ xmˆ H H 1) 1 1 1H d 1 0 H d 1 1 mˆ mˆ 1 mˆ xmˆ mˆ H H 2) 1 1 1H H d m 1 d m 0 mˆ mˆ m xmˆ xmˆ mˆ Dalla 1) ricaviamo: 3) 1 1H / mˆ mˆ mˆ 1H xmˆ mˆ Dalla 2) ricaviamo: 4) 1 1H 1/ H mˆ mˆ m xmˆ mˆ mˆ / H 1 / H , da Poiché il lato sinistro di 3) è uguale al lato sinistro di 4) , abbiamo che mˆ 1 m mˆ mˆ xmˆ / H cui ricaviamo . H mˆ 1 m Sostituendo questa espressione nel sistema di equazioni costituito dalla condizioni del primo ordine per il problema di massimizzazione del benessere del paese da parte dei governi nazionali otteniamo: 6 1 mˆ xmˆmˆ xmmˆˆ H I) N 1H II) N mH H D1 p1H 1 H N 1H xmˆ mˆ 1 H H N mF mˆ mˆ / 1 H 1 1 mˆ F III) F N m mˆ / mF Data la concavità della funzione di produzione è immediato constatare che N 1H 0 . Si ricordi che *1H 0 . Perchè H sceglie di distorcere verso il basso il prezzo domestico del bene finale? 1 Per rispondere a questa domanda osserviamo innanzi tutto che l’obiettivo del governo H è innalzare mˆ 1H , . Al crescere di mˆ 1H , crescono i ricavi dalla vendita del prodotto finale, ma questo incremento di ricavi viene ripartito tra i produttori di bene finale in H e i produttori di bene intermedio F. In altre parole, il paese H sostiene interamente i costi di ogni variazione in mH che accresce mˆ 1H , , ma si appropria solo di una parte dei benefici. Il paese H ha tuttavia uno strumento mediante il quale può appropriarsi di parte dei profitti realizzati dai produttori di bene intermedio in F: mediante 1H può modificare il prezzo del bene finale verso il basso e quindi appropriarsi di una parte dei profitti dei produttori in F trasferendoli ai consumatori in forma di prezzi più bassi. Per ogni valore mˆ 1H , possiamo individuare variazioni in 1H e mH tali che mˆ , non cambia. Per tali valori è possibile verificare che al diminuire 1H , i profitti dei mˆ mˆ xmˆ ˆ 0 per / H produttori in F diminuiscono. Ricordiamo che e quindi dm H mˆ 1 m H 1 d mH xmˆ . Differenziando la funzione dei profitto per i produttori in F otteniamo H mˆ d 1 dˆ F xmˆ xmˆ 1 F mˆ 0 . Riducendo 1H , il profitto dei produttori di bene H dmˆ 0 mˆ d 1 mˆ intermedio in F si riduce (senza variazioni nella quantità offerta). Che cosa limita verso il basso la discesa di 1H e quindi ulteriori riduzioni di prezzo per il consumatore del bene finale? Al diminuire di 1H , aumentano le distorsioni sulla domanda e queste riducono il benessere aggregato. Prima di procedere oltre, valutiamo l’impatto dell’influenza dei produttori sul segno e sul valore di 1H : per H 1 , il governo in H sussidia il consumo domestico del bene finale; al crescere di H l’entità di tale sussidio si riduce. Infine per H sufficientemente elevato, il sussidio si trasforma in tassa nella forma di un dazio sulle importazioni o di un sussidio alle esportazioni. Và da sé che esiste un valore 1 Si noti che ciò avviene via un sussidio alle importazioni o una tassa sulle esportazione a secondo che H sia importatore o esportare del bene finale. 7 di H tale che 1 H 0 e quindi N 1H 0 , ma questo caso rappresenta solo una possibilità teorica e quindi non modifica la predizione del modello ( N 1H 0 ). Passiamo ora a considerare N mH e N mF . Da III) vediamo che N mF 0 : il paese F trova ottimale tassare le esportazioni del bene intermedio. La ragione di questo risiede nel fatto che una riduzione delle esportazioni conseguente ad una tassa all’esportazione del bene intermedio comporta una riduzione dei ricavi dalla vendita del bene finale, ma i produttori di bene intermedio in F soffrono solo una quota pari a 1 di tale riduzione; al contrario il governo in F gode dell’intero incremento nel gettito fiscale associato a un incremento nella tassazione sulle esportazioni del bene intermedio. Si noti che N mF decresce all’aumentare di 1 e dell’influenza dei produttori di bene intermedio, F . Per valori di 1 F sufficientemente elevati, F N m può trasformarsi in un sussidio. Infine consideriamo N mH . Il segno di N mH è ambiguo. Possiamo quindi avere che H tassa o sussidia le importazioni di bene intermedio. Nel primo caso, la politica commerciale ottimamente scelta dai governi dei due paesi comporta un livello di scambio per il bene intermedio inferiore a quello che si avrebbe in assenza di intervento. Nel secondo caso, abbiamo comunque che mˆ N 1H , N mH N mF m * . Infatti nel determinare N mH , il governo in H non tiene in considerazione gli incrementi di benessere associati all’incremento di m che vengono percepiti dai residenti nel paese F. Si noti inoltre che al crescere di N mF , N mH aumenta: abbiamo una rincorsa tra paesi che riduce il benessere aggregato. Accordi commerciali e offshoring Il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, 1947) e il suo “successore” WTO (World Trade Organization) sono a governo delle politiche commerciale dei numerosi paesi che vi aderiscono. I negoziati condotti in ambito GATT e WTO hanno come obiettivo l’accesso al mercato, obiettivo che viene conseguito attraverso lo scambio di concessioni tariffarie reciproche. Misure di politica interna non sono oggetto negoziale in ambito GATT/WTO. Nel mondo descritto dal nostro modello, mH e mF sono oggetto di negoziazione in ambito GATT/WTO, ma non è oggetto negoziale 1H . Questo ultimo può essere fatto oggetto dell’attenzione dei negoziatori solo nella misura in cui ne vengono limitate le variazioni che possono compromettere l’accesso ai mercati conseguito via azioni su mH e mF . Dobbiamo ora interrogarci se il market access approach seguito dal GATT/WTO consenta di conseguire la piena efficienza in presenza di offshoring, così come avviene in assenza di questo fenomeno, ovvero quando lo scambio avviene solo per i prodotti finali e non per i prodotti intermedi. E’ importante notare che la distinzione appena tracciata tra scambio di beni finali e scambio di beni intermedi non riguarda la natura dei beni scambiati, bensì la modalità di determinazione del prezzo al quale lo scambio avviene. Nel caso di beni finali, abbiamo che il prezzo è determinato su un mercato di concorrenza perfetta. Nel caso di beni intermedi, proprio per il loro carattere taylor-made, il prezzo è determinato nel contesto di un monopolio bilaterale. Detto altrimenti, l’approccio GATT/WTO è giustificato in caso di determinazione concorrenziale dei prezzi e quindi di market clearing. Può funzionare anche in un contesto di monopolio bilaterale? Per semplicità, prescindiamo da considerazione di political economy ( F H 1 ). Ipotizziamo che H ed F negozino sul volume degli scambi e quindi fissino mF , mentre H determina unilateralmente 1H e mH . Nella scelta di 1H e mH , H non può tuttavia introdurre variazioni tali da modificare il volume di m determinato dall’accordo raggiunto. Supponiamo ora che le parti ˆ m * . Questo accordo prevede mF ~mF e dà abbiamo raggiunto un accordo per implementare m facoltà ad H di determinare H e H tali che mˆ H , H ~ F m * . H procede quindi a m 1 1 m m 8 individuare il valore di 1H che massimizza il benessere dei residenti in H sotto il vincolo che dB H 1H , mH 1H ,~mF ˆ m * , ovvero a individuare il valore 1H che risolve m dmˆ 0 0 . d 1H dB H 1H , mH 1H ,~mF xm * xm * H D1 Si ricordi che 1 m * dmˆ 0 1 H H m * d p m* 1 1 Quindi la massimizzazione del benessere dei residenti nel paese H richiede: D xm * xm * 1H H1 1 m * 0 m * p1 m* La soluzione a questo problema è 1H 0 . H e F hanno raggiunto un accordo che consente alle parti di produrre m al livello di first-best, ma è ancora nell’interesse di H distorcere verso il basso il prezzo del bene finale per appropriarsi di parte del surplus che l’accordo raggiunto in termini di accesso di mercato - e quindi volume degli scambi - conferisce ai produttori in F. In presenza di offshoring/ determinazione bilaterale del prezzo di scambio, il market access approach non consente di raggiungere la piena efficienza. Possiamo interpretare il risultato ora esposto anche a partire da una diversa prospettiva. Modificando la tassazione il paese H può modificare le ragioni di scambio, vale a dire il prezzo relativo del bene intermedio rispetto al prezzo del bene finale. Indichiamo il prezzo pagato per il bene intermedio con p m ; ricordiamo che i produttori in F pagano mˆ mF al governo in F. Quindi ˆ F p m mˆ mˆ mˆ mF p m mˆ 1 mF mˆ . Possiamo quindi scrivere F F F H H H ˆ 1 ; m ˆ 1 ; m ˆ 1H ; , p m ˆ / mˆ 1 m . Tenuto conto che ˆ 1 1 1 xm ˆ 1H ; H x m abbiamo: p m 1 1 1 1 mH mF . H mˆ 1 ; Dal momento che il prezzo del bene finale è fissato sul mercato internazionale pari a 1, aumenti in p m corrispondono a peggioramenti nelle ragioni di scambio per H, mentre diminuzioni corrispondono a miglioramenti nelle ragioni di scambio. Consideriamo ora l’impatto di variazioni di 1H su p m tenuto conto che tali variazioni associate a variazioni in mH devono lasciare il volume dello scambio immodificato. Qualche manipolazione algebrica ci dà: dp m 1H , mH 1H ,~mF xmˆ xmˆ 0 dmˆ 0 1 H mˆ d 1 mˆ Possiamo quindi riscrivere l’effetto sul benessere dei residenti in H di una variazione in 1H come segue: dB H 1H , mH 1H ,~mF dp m 1H , mH 1H ,~mF H D1 m * dmˆ 0 1 dmˆ 0 d 1H p1H d 1H dB H 1H , mH 1H ,~mF Il governo in H sceglie 1H tale che dmˆ 0 0 . Vale a dire: mette a confronto i d 1H costi in termini di distorsioni della domanda che una riduzione verso il basso del prezzo del bene D finale comporta – 1H H1 – con i benefici in termini di ragioni di scambio ad essa associato – p1 H H H ~F dp , , m m * m 1 mH 1 dmˆ 0 . d 1 Si noti che consentire ad H di attuare solo quei cambiamenti in 1H e mH che non modificano né il volume di scambio m né le ragioni di scambio p m rispetto all’obiettivo prefissato m* e alle ragioni abbiamo: 9 di scambio implicite nell’accordo dato il livello di 1H al momento dell’accordo stesso non migliora la situazione. Infatti, dato ~mF , mH è definito dall’obiettivo del volume di scambio e qualunque variazione in 1H che preservi l’obiettivo di volume modifica le ragioni di scambio. Conclusioni L’analisi condotta ci dice quindi che il market access approach è inadeguato rispetto all’obiettivo della piena efficienza in un mondo con offshoring e quindi negoziazione bilaterale dei prezzi. In questo mondo è richiesto un approccio che Antras e Staiger definiscono di deep integration. Questo approccio deve consentire alle parti di negoziare anche su politiche al momento estranee agli ambiti definiti in sede GATT/WTO e deve quindi vincolare i paesi anche per scelte politiche – come nel nostro modello la determinazione di 1H – che sono considerate al momento di natura domestica e senza “rilievo internazionale”. Come scrivono Antras e Staiger (2011), cambiamenti in questa direzione costituiscono per il WTO “a profound institutional change” (p.31). Una sfida che deve essere affrontata quanto prima. Il ricorso sempre più frequente a partire dagli anni ’80 ad accordi bilaterali di fuori del WTO anche da parte di paesi membri dello stesso può essere infatti interpretata come dettata dall’esigenza di perseguire quella deep integration che il semplice market access approach non garantisce e che è essenziale in contesti in cui l’offshoring e quindi la negoziazione bilaterale dei prezzi sono la norma e non l’eccezione. 10