crollo delle nascite e crisi economica

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CROLLO DELLE NASCITE E CRISI ECONOMICA
IL TIMONE – Luglio/Agosto 2010 (pag. 14 - 15)
di Ettore GOTTI TEDESCHI
Nulla è più razionale di una legge morale. La conferma viene anche dal
“suicidio demografico” dell’Occidente. Che si impoverisce perché non ha
più il coraggio di aprirsi alla vita
Un paio di mesi fa, a margine di un convegno sul valore economico della
famiglia, un giovane mi pose provocatoriamente una domanda sulla
intrinseca difficoltà economica che oggi hanno i giovani a formare una
famiglia e a fare figli. A supporto, il giovane portò precisi elementi
economici: la precarietà del lavoro per i giovani, i bassi guadagni,
l’esigenza di lavoro della moglie e l’impossibilità di occuparsi dei figli, e
così via.
“Quando si smise di fare figli”
La mia risposta fu semplice e diretta: oggi è economicamente difficile formare una famiglia e fare figli esattamente perchè da trent’anni si è
deciso di non fare figli. Non aver fatto figli prima, rende difficile oggi avere la possibilità economica e il coraggio di farli. Trent’anni fa il mondo
occidentale credette di dover interrompere la natalità per il bene comune e per stare meglio, riuscendo così a produrre un effetto esattamente
opposto. Si sperava di diventare più ricchi senza fare figli e si è invece diventati più poveri. Il giovane in questione accolse, con riserva, la mia
diagnosi, ma ancor meno la mia prognosi: per tornare a potersi permettere di costituire una famiglia con figli è indispensabile sposarsi e fare
figli. Con generosità, impegno e contando sulla Provvidenza. Poche leggi economiche e naturali sono così razionali come quelle che collegano
sviluppo economico a natalità. Pertanto pochi errori economici sono così gravi come quelli fatti quando si decise di interrompere il tasso di
crescita di natalità nel cosiddetto mondo occidentale. Tanto che sempre più si pensa che non fu un errore, ma una intenzione stupida o peggio. I
modelli di crescita economica classici, da quello dell’economista statunitense Robert Solow a quello di John Maynard Keynes (1883-1946), sono
tutti centrati sulla crescita della popolazione, conseguentemente sull’offerta di forza lavoro, produttività, domanda di consumi e investimenti,
creazione di risparmio e pertanto di capitale, ecc. Solo chi non vuole la crescita economica può non volere la crescita della popolazione. E c’è
chi crede che la crescita economica sia intrinsecamente sbagliata perchè peggiora la qualità della vita, incoraggia bisogni artificiali, consuma le
risorse del pianeta non rinnovabili, crea disuguaglianze di reddito, ecc.
Thomas Robert Malthus (1766-1834) cercò di farne addirittura una scienza spiegando non solo che la crescita della popolazione avrebbe
esaurito le risorse, ma che la crescita economica stessa, traducendosi in crescita della popolazione grazie al maggior benessere, avrebbe
annullato i vantaggi economici stessi. In pratica, per far crescere il PIL si dovevano ridurre le nascite. Le eresie nascono così.
Ora non tutti gli economisti erano d’accordo, per esempio il citato Solow e Josef Alois Shumpeter (1883-1950) proposero idee diverse, quali
quelle che la tecnologia, l’uso del capitale umano e finanziario, potevano far crescere il PIL senza necessariamente bloccare le nascite. Ma
vinsero altri maestri di pensiero. Lester Thurow, per esempio, sostenne che la crescita economica più alta è nei paesi dove la popolazione non
cresce (o cresce poco), perché se cresce molto il paese resta povero...
Potenza previsionale degli economisti scienziati! Non solo sono i paesi poveri (si pensi a Cina, India, Brasile), quelli nei quali si è verificato un
aumento della popolazione, ad essere diventati ricchi, ma noi, ex ricchi, diminuendola, siamo diventati poveri. È proprio il caso di affermare
che le previsioni migliori le hanno fatte gli scrittori di fantascienza, come Giulio Verne (1828-1905) o Herbert George Wells (1866-1946),
piuttosto che gli scienziati maltusiani.
Il caso della “finanza facile”
Ma che cosa dobbiamo rispondere quando ci vengono a raccontare che la crisi attuale è dovuta alla avidità dei banchieri che hanno espanso
troppo il credito e mal gestito la finanza? Anzitutto, dobbiamo sempre domandarci perché lo hanno fatto. È vero che hanno fatto troppo credito,
magari dimenticandosi di fare fondi rischi adeguati, ma perchè sono stati costretti a farlo? Rispondo: lo hanno fatto per sostenere le esigenze di
crescita economica insufficienti. E perché hanno dovuto sostenerle? Perché la crescita economica era stata ridimensionata dopo il crollo delle
nascite. Vediamo la storia.
A fine anni ’60 all’università di Stanford si rilanciò la teoria neomalthusiana del cosiddetto boom demografico, sostenendo che se il mondo
occidentale avesse continuato a crescere come negli anni precedenti, centinaia di milioni di persone sarebbero morte di fame prima del 2000.
Qualche anno dopo, un’altra prestigiosa università americana di Boston, il MIT, con il famoso documento sui limiti dello sviluppo, sostenuto dal
Club di Roma, ridimensionò un poco le previsioni parlando di decine di milioni di morti di fame soprattutto (pensate) in Cina e India.
Confortante è che un profeta di detta dottrina (il biologo Paul Ehrlich) si fece sterilizzare in pubblico, per dare il buon esempio. Si sappia, e si
ricordi, che nel 2002 l’ONU, nel Rapporto Popolazione ed Ambiente, smentisce radicalmente queste teorie spiegando che tra il 1900 e il 2000 la
popolazione mondiale cresce sì di quattro volte, ma il PIL mondiale cresce di ben 40 volte. Dieci volte la crescita della popolazione, smentendo
ogni ipotesi e teoria neomalthusiana. E in più spiega che la crescita di quattro volte della popolazione era dovuta, nei paesi più poveri, non
tanto ad un eccesso di fertilità da bloccare al più presto con containers di profilattici, ma a un salto di qualità nell’igiene, al miglioramento
dell’alimentazione e alla diminuzione della mortalità infantile. Infatti, il tasso di fertilità in detti paesi passa da sei figli a coppia nel 1960 a 3.7
nel 1990 fino circa 3 figli a coppia (stima), nel 2005. Ora il tasso di sostituzione, cioè crescita zero, è di due figli a coppia.
Il più grande demografo contemporaneo, Alfred Sauvy, che sempre difese l’esigenza e l’opportunità di crescita economica per produrre
benessere, ricorda che il crollo dell’Impero Romano fu anche dovuto al crollo della sua popolazione: del 50% in due secoli.
Ora, l’effetto del crollo della crescita della popolazione sull’economia è persino semplice da spiegare: crescono i costi fissi perchè la
popolazione invecchia (pensioni e sanità), diminuisce la produttività (meno giovani che affluiscono al lavoro), crolla la crescita del risparmio
(perché si formano meno famiglie con figli, obbligate a risparmiare).
Ecco perchè non si possono diminuire le tasse soprattutto in un paese ad economia “assistenzialistica”, come il nostro. Che cosa si fece poi per
compensare questo disastro? Prima, si cercò opportunamente di fare crescere la produttività, poi, con la (miracolosa per l’Asia)
delocalizzazione delle produzioni a basso costo in Cina e India, si cercò di abbassare i costi, quindi con l’immigrazione si cercò di compensare
l’esigenza di un incremento della popolazione. Infine, essendosi rivelato tutto insufficiente, si passò alla crescita consumistica a debito, fino
agli eccessi dei famosi subprime, cioè il credito a chi non poteva restituirlo pur di far crescere il PIL.
Chi è il colpevole?
Chi va vituperato? Il banchiere disonesto o anche l’intellettuale supponente che continua a infastidirsi se c’è coda in autostrada perché siamo in
troppi? Il politico superficiale suggestionato dall’economista incompetente o in malafede che gli spiega come far crescere il PIL durante il suo
mandato? Quei responsabili della tenuta morale della società che si sono dimenticati di spiegare la dottrina cristiana su questi punti?
Il sottoscritto in quegli anni, fine anni ’60 e inizio anni ’70, è stato formato in Alleanza Cattolica e ricorda perfettamente le lezioni profetiche di
Giovanni Cantoni in proposito, e ricorda persino la distribuzione di un libretto, scritto da un economista prestigioso (professore a Cambridge e
inventore del concetto di PIL), Colin Clark (1905-1989), che contestò e avversò le tesi neomalthusiane profetizzandone le conseguenze. Finì in
esilio in Australia e il suo libro scomparve… come milioni di bambini non nati.
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