Comitato Scientifico:
Angelo Lucano LAROTONDA
docente di antropologia culturale
Università di Basilicata
LANDI GASPARE
DIPINTO DA UN ALLIEVO DI GIUSEPPE RIBERA
DIRK VAN BABUREN
Michele GRAZIADEI
Realizzazione a cura del gruppo:
Realizzazione a cura del gruppo:
Realizzazione a cura del gruppo:
SPAZIO RAGAZZI
AVILIART
BASSO LA TERRA
Coordinatore:
Gerardo Galasso
Coordinatore:
Tonina Salvatore
Coordinatore:
Verushka Bonavoglia
Interpreti:
Domenico Raimondi, Gerardo Galasso, Salvatore Verrastro,
Chiara Lorusso, Lucia Bochicchio, Donato Lovallo,
Ivan Nocerino, Vincenzo Summa, Claudio Pisani
Interpreti:
Vito Galasso, Mimmo Bochicchio, Nazzareno Samela,
Leonardo Labella, Francesco Telesca, D’Andrea Vincenzo,
Vito Mancusi, Mario Romaniello
Interpreti:
Nicola Labianca, Antonio Della Croce, Domenico Giordano,
Renata Grippa, Caterina Scotto Di Santolo, Vito Summa,
Vincenzo Ferrara, Nicola Zaccagnino, Simone Santarsiero
Trucco:
Floriana Sileo, Carmela Nocerino
Trucco:
Incoronata Masi - Maria Samela
Trucco e parrucche:
Incoronata Rinaldi - Verushka Bonavoglia
Parrucchiera:
Donatella Rosa
Parrucchiera:
Donatella Rosa
Costumi:
Donata Villano Barbato - Margherita Telesca
Costumi:
Anna Rosati
Costumi:
Maria Salvatore
Direttore artistico:
Rocco Lacerenza
Direttore artistico:
Francesco Bergamasco
architetto
Massimo LOVISCO
artista
Marcello SAMELA
artista
Don Vito TELESCA
studioso d’arte
Realizzato con
LA DISPUTA
La Pro Loco di Avigliano
presenta
quadriplastici
APT BASILICATA
Fondo
europeo
di sviluppo
regionale UNIONE EUROPEA
REGIONE BASILICATA
rappresentazione vivente
Investiamo sul nostro futuro
Manifestazione organizzata con il contributo di
Presidenza del Consiglio Regionale di Basilicata
Amministrazione Provinciale di Potenza
Città di Avigliano
la disputa
Comunità Montana Alto Basento
associato
Per informazioni:
www.prolocoavigliano.it
e-mail: [email protected]
Tel. 0971.700888 - 334.3348120
Unione Nazionale
Pro Loco d’Italia
Tip. Pisani - Avigliano (Pz)
– pudore – tolleranza. Per dirne alcune, che non sono però
soltanto parole ma regole. Riflettiamo!
Abbandono dei ragazzi – E’ scritto: “trascorsi i giorni della
festa, mentre riprendevano la via del ritorno, Gesù rimase
a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero”.
Il dato di fatto è che il ragazzo sfugge al controllo dei
genitori.
Succede anche oggi e in modo sempre più clamoroso. Ma i
genitori invece di “mettersi in moto per cercarlo”e trovarlo
sul piano dell’intelligenza, dell’educazione, dello spirito e
quindi parlargli, dialogare con lui, lo fanno andare da solo
sulle vie di internet. Lo lasciano nutrirsi delle illusioni
televisive. Gli perdonano lo scarso rendimento scolastico.
Lo finanziano per il consumo di oggetti. Si rassegnano
a tutto quanto di anomalo egli fa. Lo coccolano fino a
giovinezza avanzata.
Molti si sono dimenticati che si è genitori non soltanto
sul piano biologico. Si è tali quando si aiuta il figlio a
crescere, a diventare responsabile, a diventare uomo. E
questo significa aiutarlo a “crescere in sapienza” davanti agli
uomini, e se credenti, davanti a Dio.
Sono queste considerazioni retoriche e qualunquiste?
Riflettiamo.
Angoscia dei genitori – E’ scritto “Figlio, perché ci hai
fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”.
Certo, i figli possono creare angoscia nei genitori: succede
quando questi ultimi scoprono di essere inadeguati a
dare loro ciò che si aspettano. Angoscia che può derivare
dunque dalla consapevolezza di non essere idonei al loro
compito. Di essere fermi sulle proprie posizioni che li
rendono “chiusi” a quelle che sono le attese “nuove” dei
figli. Molti si arrendono, nascondono la propria angoscia e
si accontentano di diventare “genitori-bancomat” dei figli.
E’ anche vero però che i figli debbono sopportare il peso di
apprendere, di studiare, di approfondire. Il peso di imparare
a riflettere. Il peso della crescita.
C’è un proverbio cinese che dice: “i genitori danno ai loro
figli due cose: le radici e le ali. Le ali sono tanto più forti e
robuste quanto più le radici sono profonde”. Cioè: più il
terreno in cui li facciamo crescere è fecondo, è ricco, tanto
più essi diventeranno uomini.
E giudicheranno, sempre, il terreno che abbiamo messo a
loro disposizione.
Angelo Lucano Larotonda
AV I G L I A N O
Piazza Aviglianesi nel Mondo
domenica 1 agosto 2010
aperture ore 21,30 - 22,00
“I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per
la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono
di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa,
mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù
rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
….. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in
mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E
tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua
intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e
sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo
padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché
mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose
del Padre mio?”.
Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e… cresceva in
sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca,
2, 41-52).
Tralasciando considerazioni di carattere religioso, puntiamo
su quattro argomenti interessanti profilati dal testo.
Famiglia - Giuseppe e Maria “si recavano tutti gli anni a
Gerusalemme per la festa di Pasqua”. Andare in quella
città significava riconfermare la propria devozione a Dio,
rinnovare il giuramento di fedeltà reciproca tra sposi. Questi
due cardini – fede e fedeltà – qualificavano il rapporto
coniugale. I due vivevano l’esperienza di pregare “insieme”,
cioè di vivere “insieme” gli stessi problemi ed “insieme”
risolverli con l’aiuto della riflessione e del ragionamento. .
E oggi?... Non è una domanda retorica. Riflettiamo.
Responsabilità dei giovani – Il ragazzo Gesù viene portato
a Gerusalemme per diventare “bar-mizvah” (=figlio del
precetto). Questo rito segnava il passaggio dall’ infanzia alla
maggiore età, la quale rendeva il ragazzo responsabile di
osservare i 613 precetti (=mizvoth) dati da Dio a Israele.
Il passo ci rivela che gli ebrei non vogliono che i “bambini”
osservino i comandamenti, ma lo chiedono agli adulti. La
fede è dunque una cosa per adulti. E’ cioè consapevolezza! Il
giovane va dunque responsabilizzato. A lui vanno insegnate
le regole utili a vivere con i propri simili non soltanto in
armonia ma anche in sinergia e solidarietà.
Vi sono parole che oggi non godono popolarità nel rapporto
genitore-figlio: civismo – coraggio – curiosità culturale
– educazione - fedeltà – impegno - lealtà – onestà – pazienza