EVOLUZIONE E CANCRO Guardare al tumore con uno sguardo NUOVO di Daniela Ovadia e Cristina Ferrario L’applicazione della teoria evolutiva allo studio dell’oncologia ha consentito di superare alcuni scogli teorici e ha portato ai primi risultati concreti erché le balene non nismi, di cui pure la natura ci muoiono tutte di can- ha dotato e che riparano gli cro?”, si è chiesto qual- errori del DNA o eliminano le che anno fa il noto epidemio- cellule fallate, a spiegare quelogo Richard Peto. In effetti, sto mistero, dato che la loro dal momento che nell’organi- efficienza è piuttosto bassa. Non solo: dal momento smo umano vi sono decine di migliaia di miliardi di cellule che non basta una sola mutazione per dar ori(per l’esattezza gine a un tumo10 alla quattorNon basta dicesina poten- una mutazione re, ma ne servono, secondo le za) e che in ogni genetica teorie più accremomento si verificano migliaia per dare origine ditate, almeno sei nella stessa di mutazioni al cancro cellula, si potrebspontanee del DNA – tra cui alcune poten- be ritenere altrettanto valido il zialmente oncogene – si paradosso contrario, ovvero potrebbe pensare che grandi che la probabilità che si verifianimali come le balene, che chino sei mutazioni concomihanno un numero di cellule tanti nella stessa cellula di un ancora più elevato, siano con- organismo complesso sono dannati inesorabilmente a talmente piccole da rendere morire di cancro. Eppure non pressoché impossibile la comè così. E non bastano i mecca- parsa di un tumore. P “ 8 Fondamentale ottobre 2008 “È proprio partendo dalla consapevolezza di questi paradossi che la ricerca sul cancro ha cominciato a utilizzare lo studio dell’evoluzione per spiegare la comparsa e la sopravvivenza delle cellule tumorali nel corpo umano” spiega Gianfranco Peluso, direttore dell’Unità di nanotecnologie genetiche e terapia cellulare dell’Istituto per la biochimica delle proteine del CNR di Napoli. “In sostanza è un errore considerare come causa unica del cancro la mutazione di un gene, perché per fare in modo che da questo primo evento si sviluppi effettivamente una malattia è necessario che l’ambiente interno all’organismo eserciti una pressione selettiva sulle diverse cellule, fino a selezionare quelle che, per qualche ragione, hanno un vantaggio rispetto alle altre e si riproducono in fretta”. In pratica avviene all’interno del corpo umano ciò che avviene in natura a livello di specie animali e vegetali: esse si modificano e si adattano nel tempo all’ambiente in cui vivono, alle risorse di cui dispongono e alle altre specie con le quali interagiscono e la selezione naturale fa in modo che solo gli individui più adatti a un determinato contesto sopravvivano, a discapito dei più deboli. “La teoria dell’evoluzione applicata al cancro ha anche il vantaggio di decolpevolizzare il paziente per ciò che gli sta accadendo. Spesso i malati si chiedono: perché proprio a me? La risposta del medico è: perché ha subito una mutazio- Corbis ne genetica. La verità è che la e perché le cellule di un certo mutazione da sola non basta, è tumore vanno a colonizzare necessaria ma non sufficiente. un certo tipo di organo lontano e non un Bisogna che la spinta ambienta- I nuovi orizzonti altro, in relaziole all’interno deldella ricerca ne all’ambiente di cui hanno l’organismo favoper risca il cancro e dell’approccio bisogno terapeutico esprimere al perché questo si meglio le loro sviluppi. La risposta corretta alla domanda caratteristiche maligne. Un altro campo di ricerca ‘perché io?’ è, purtroppo, ‘per sfortuna’. Tutti noi siamo molto promettente è quello potenzialmente a rischio ma del cosiddetto imprinting ambientale: così come teorizsolo alcuni si ammaleranno”. zava lo stesso Darwin, alcune caratteristiche genetiche delLE RICADUTE l’ambiente primigenio da cui PRATICHE Applicare la teoria dell’evo- proviene un organismo si luzione allo studio dei tumori mantengono inalterate anche non è solo un esercizio filoso- dopo il fenomeno di selezione, fico, ma apre nuove prospetti- come una sorta di ‘peccato orive di ricerca e nuovi approcci. ginale’. Le cellule tumorali, che Nel campo delle metastasi, l’analisi sulla base della teoria nascono in un ambiente a della selezione ha permesso, basso contenuto di ossigeno, per esempio, di scoprire come consumano zuccheri per La teoria dell’evoluzione è uno dei fondamenti della biologia moderna. Nella sua struttura principale è riconducibile al lavoro del naturalista inglese Charles Darwin, anche se la moderna teoria dell’evoluzione, meglio nota come neodarwinismo, combina le scoperte di Darwin con le teorie di Gregor Mendel sull’ereditarietà genetica e con l’uso della statistica. I due cardini dell’evoluzionismo sono la deriva genetica, ovvero la variazione, dovuta al caso, delle sequenze geniche in una determinata popolazione, e la selezione naturale. Con questo termine si intende il fenomeno per cui organismi della stessa specie (o, nel caso dell’evoluzionismo applicato alla biologia cellulare, cellule di uno stesso tipo) ma con caratteristiche differenti dal punto di vista genetico, ottengono, in un dato ambiente, un diverso successo riproduttivo. In termini più semplici significa che si riproducono (e quindi sopravvivono maggiormente) alcuni elementi rispetto ad altri sulla base del fatto che le loro caratteristiche genetiche sono favorevoli a un determinato ambiente. La deriva genetica, che provoca le mutazioni, e la selezione naturale, che induce la sopravvivenza di un elemento rispetto a un altro, non sono attive da sole: bisogna che ambedue siano presenti simultanenamente perché il processo evolutivo abbia luogo. Corbis L’evoluzione in breve Corbis EVOLUZIONE E CANCRO 10 Fondamentale ottobre 2008 nutrirsi con un processo lule, che competono tra di metabolico particolare, che si loro per lo spazio e le risorse, chiama glicolisi aerobia. Sono che devono sfuggire ai predatori (il sistema già in corso studi per mette- Capire le cause immunitario) e che, in alcuni re a punto farremote casi particolari maci in grado di bloccare la glico- che determinano (le metastasi), la salute lasciano la loro lisi aerobia e quindi di uccie la malattia popolazione di origine per colodere le cellule tumorali dovunque si trovino nizzare altri ambienti, proprio nell’organismo e qualunque come accade in natura tra le caratteristica abbiano assunto specie animali. “Oggi il pensiero di Charnel frattempo. les Darwin continua a essere largamente ignorato dai mediLA MEDICINA ci e nelle scuole che insegnano DEL DIVENIRE Il caso del cancro è il più la medicina, ma non dalla eclatante, ma è chiaro che è ricerca biomedica, inclusa possibile rileggere tutte le l’oncologia molecolare” spiega malattie dal punto di vista Corbellini. “Infatti, non solo è comunemente riconosciuto evoluzionistico. “Si parla oggi di medicina che l’origine del cancro è una evoluzionistica, una medicina conseguenza della naturale che si pone il problema delle vulnerabilità dei nostri procescause remote che determinano si fisiologici, ma il principio la salute e la malattia” afferma darwiniano della selezione Gilberto Corbellini, professo- viene usato per spiegare la re di storia della medicina capacità delle cellule tumorali presso l’Università La Sapien- di evolvere verso una crescente za di Roma. “Il punto di vista malignità e sviluppare resievoluzionistico rifiuta l’idea, stenza ai trattamenti.” Per comprendere questi abbastanza diffusa tra i fisiologi e gli anatomisti, che il concetti, è necessario tener nostro corpo è costruito in presente che le forze evolutive maniera ottimale. In realtà, in agiscono sulla ‘popolazione quanto risultato del lavoro cancro’ a diversi livelli. Le cellule che compongocieco della selezione naturale, siamo pieni di difetti, di no i tessuti sono infatti orgaimperfezioni: cominciando nizzate secondo precise regole dai rischi del parto per arriva- di convivenza, come una vera re alle lombosciatalgie, senza comunità, ma può succedere dimenticare l’inefficienza dei che alcune di esse a un certo processi di riparazione del punto si trasformino e subDNA, che mettono in moto la iscano una mutazione. Queserie di eventi che portano al sto evento non porta necessariamente al cancro: esistono cancro”. Da una prospettiva evolu- mutazioni che non hanno zionistica, il tumore nel suo alcun effetto (mutazioni insieme può essere visto come silenti), altre che addirittura una popolazione composta da portano alla morte della celtanti individui, le singole cel- lula e altre ancora che vengo- Corbis no riconosciute ed eliminate dai meccanismi di riparazione cellulare. Ci sono però mutazioni che conferiscono un vantaggio evolutivo alla cellula, ovvero la rendono più forte o comunque più adatta a vivere in un determinato contesto e, nel caso del cancro, spesso tali mutazioni sono a carico dei geni che controllano la crescita e la morte cellulare. Secondo le leggi della selezione naturale queste cellule mutate avranno la meglio su quelle non mutate. Ma cosa determina l’insorgere di una mutazione? Un’ipotesi sostiene che, come negli ecosistemi più grandi, anche nel tumore le mutazioni si presentino in maniera casuale, per errori nei meccanismi di replicazione del DNA, ma il caso da solo non basta a spiegare tutto. Occorre, come già detto, che gio- chino un ruolo anche gli stimoli esterni e l’ambiente in cui la cellula si trova. LE RAGIONI DELLE RESISTENZE Le terapie utilizzate nella cura del cancro a volte si rivelano inefficaci perché all’interno del tumore alcune cellule possono subire una mutazione che le rende resistenti al farmaco. Saranno proprio queste a essere selezionate, rendendo inutile la terapia. “È del tutto coerente con la rappresentazione evoluzionistica il fatto che le diagnosi e gli interventi più precoci siano i più efficaci” afferma Corbellini, sottolineando l’importanza di agire prima che insorgano mutazioni che rendano la cellula resistente al trattamento. Non si può dunque parlare di tumore senza prendere in considerazione il microambiente che lo circonda. Le cel- lule cancerose interagiscono in re c’è, ma non si sviluppa la modo continuo con l’ambien- malattia”. Inoltre, almeno in teoria, è te esterno, vi si adattano o cercano di modificarlo a proprio possibile applicare terapie che vantaggio, per esempio mirano a selezionare solo le costringendo le cellule circo- cellule sensibili ai farmaci o stanti a rilasciare fattori di cre- che modificano la competizioscita o stimolando la creazione ne tra cellule cancerose e non cancerose. di nuovi vasi sanguigni. La strada da percorrere per Con le terapie è possibile però agire sull’ambiente in cui riuscire a comprendere i mecil tumore cresce e introdurre canismi di origine e crescita nuove forze evolutive per pro- del tumore è ancora lunga, ma vocare una sorta di selezione la teoria evoluzionistica forniartificiale. “Esistono già diver- sce almeno un nuovo punto di vista. “Conduce se linee di ricerca e aspettative teraSi potrà agire a pensare il canpeutiche che sull’ambiente cro non come qualcosa di tragisono coerenti interno camente ecceziocon un approccio evolutivo” chiari- in cui il tumore nale, ma come un rischio del sce Corbellini. cresce tutto naturale “Se si riesce a impedire che il tumore induca che dipende dal fatto che cambiamenti nell’ambiente siamo organismi multicellulari che ne favoriscono la prolife- dove è statisticamente inevitarazione, si potrebbe arrivare a bile che qualche elemento si una condizione in cui il tumo- ribelli” conclude Corbellini. Fondamentale ottobre 2008 11