riflessioni sulla possibile nascita degli universi

Il Parere dell ingegnere
RIFLESSIONI SULLA POSSIBILE NASCITA DEGLI UNIVERSI
RIFLESSIONI SULLA POSSIBILE NASCITA DEGLI UNIVERSI Giorgio Biuso Lisa Randall nel suo libro
“Passaggi curvi” edito da “Le Scienze” nel 2006 ipotizza, dopo osservazioni e sofferti calcoli,
l’esistenza di undici universi simili al nostro circondati da brane. Anche se la considero una scienziata molto
affidabile, ritengo che, coerentemente con l’enorme numero delle masse presenti nel nostro Universo, valutato in
miliardi di miliardi, anche gli universi potrebbero essere molti di più. Questa convinzione mi è nata dopo l’ipotesi
che ho illustrato nel libro “Ombre sulla Gravità” edito da Colombo nel 2000. Chi l’ha letto ricorderà la
modesta forma di provocazione di un ingegnere, più letteraria che scientifica, con cui proponevo il cambio di segno alla
Gravità. Sono convinto infatti che l’azione gravitazionale non sia dovuta ad attrazione tra masse ma a fenomeni di
compressione subiti dalle masse stesse.
Dopo la pubblicazione del mio libro su Wikipedia, decisa da un amico senza il mio consenso, dovetti subire un attacco,
da parte di visitatori del sito, violento e governato dal prof. Magnano di Torino. L’accusa era aver resuscitato la
teoria “Gravitazione Le Sage”, che, proposta inizialmente da Nicolas Fatio de Duillier nel 1690 e
successivamente da George-Luis Le Sage nel 1748 e studiata da vari scienziati fino a Maxwell, era stata archiviata dopo
la critica contenuta in una pagina della Fisica di Feynman che l’illustre scienziato, pensando non ai gravitoni ma a
particelle dotate di massa e velocità (Le Sage parlava di corpuscoli extraterrestri invisibili), quindi dotati di quantità di moto,
affermava che la terra si sarebbe dovuta fermare dopo un certo numero urti durante i millenni trascorsi. Riuscii a
persuadere i detrattori invocando la Meccanica Quantistica e accennando che la mia ipotesi si riferiva a particelle senza
massa e con azioni, ancora sconosciute, a livello di stringhe (10-38). Proponevo quindi a chi aveva laboratori e ne
sapeva più di me di verificare perché un’enorme quantità di fenomeni terrestri, come le maree (pag. 27 di Ombre
sulla Gravità euro10 – cell. 335/6888466)), il pendolo terrestre (pag. 26), l’abbassamento della superficie
del mare in corrispondenza di picchi rocciosi del fondo marino, ecc. e di fenomeni extraterrestri come la riduzione di una
stella viva a stella di neutroni (pag. 35), la deviazione della luce che sfiora grandi masse (pag. 32), la teoria dei buchi neri
(pag. 37), si poteva accordare con la proposta che stavo offrendo. Il mio sforzo di avvalorare il cambio di segno della
Gravità è partito dalla descrizione che Einstein ha fatto delle onde gravitazionali e da quella del gravitone ipotizzato
recentemente da alcuni scienziati. Tra le molte radiazioni prodottesi dopo il Big Bang e durante alcuni violenti fenomeni
che si manifestano nel nostro universo, quella delle onde gravitazionali e del gravitone sono oggi in corso di esame e
sembra che la particella abbia una massa trascurabile, la velocità della luce e spin 2. Lo dicono scienziati più dotati di me
e voglio crederci perché ciò conferma le mie convinzioni assolutamente intuitive. Credo quindi che detti fasci di gravitoni,
a somiglianza di quelli dei fotoni, viaggino nello spazio alla velocità della luce e si presentino come onde gravitazionali.
Queste, per ora difficilmente misurabili con i nostri strumenti, si producono quando lo spazio tempo intorno ad una massa
si deforma per un cataclisma cosmico che induce sulle masse stesse forti deformazioni istantanee. Inoltre credo che una
massa come la Terra sia circondata da una nube di gravitoni e che questi, agendo sulle masse libere che si agitano sulla
sua superficie solida, le comprima con una forza avente accelerazione di 9,8 m/sec2, avvalorando quindi la fallace
comune idea di azioni attrattive tra masse. Anche Isacco Newton, inventore della formula della Gravitazione Universale
(F= GxMxm/r2 G=6,67x10-11, dove r è la distanza tra i due centri di gravità delle Masse M e m) affermò che quella era la
formula per calcolare la forza ma che non aveva idea di come funzionasse il fenomeno e non parlava di attrazione
perché era una persona seria. Tornando alla nube di gravitoni credo che si addensi intorno alla Terra, come ad altre
masse nell’universo (il fenomeno misterioso chiamato Materia Oscura) a causa di due proprietà che i gravitoni
dovrebbero possedere. La prima è quella d’interagire, attraversandola, con le parti più piccole della materia, le
stringhe vibranti ipotizzate dal prof. Veneziano, la seconda è quella d’essere assorbiti man mano che entrano
all’interno del pianeta cedendo la loro energia alle stringhe che con quel contributo aumentano la loro vibrazione.
Non a caso qualcuno ha detto che il peso della materia aumenta con la presunta vibrazione delle stringhe. Pertanto,
mentre sulla superficie della Terra la Gravità presenta un’accelerazione media di 9,8 m/sec2, al centro del pianeta
è zero, lo dimostra il Pendolo Terrestre (vedi pag. 26 Ombre sulla Gravità), inoltre è noto che l’astronauta a 400 km
sopra il pianeta galleggia e non perché r è divenuto molto grande ma perché è terminata l’azione del cono
d’ombra del flusso di gravitoni che il pianeta crea in quella direzione assorbendoli in parte (pag. 20 Ombre sulla
Gravità). La formazione delle nubi di gravitoni intorno alle masse la giustifico con la grande velocità con cui arrivano dallo
spazio e dall’incapacità delle masse di assorbirli immediatamente tutti. Con questa ipotesi, se me lo consentite,
potrei spiegare la natura della Materia oscura che sta angosciando molti studiosi. Torniamo ora agli universi. Gli ultimi
risultati delle ricerche sui Buchi Neri, puntualmente descritti nel libro “I Motori della Gravità” di Caleb Scharf,
edito quest’anno da Le Scienze, cita: “Nel 1783, il parroco di Saint Michael a Thornhill, Jhon Michell,
ipotizzando che la luce fosse composta da corpuscoli che viaggiano in linea retta, previde che la luce stessa poteva
essere rallentata dalla gravità e dai suoi calcoli dedusse che nell’universo potevano esistere oggetti che,
intrappolando la luce proveniente dalla loro superficie erano del tutto invisibili e che l’unico modo per localizzarli
sarebbe stato quello di misurare la loro influenza gravitazionale su altri oggetti.” Gli scienziati le chiamarono le
Stelle oscure di Michell. Era la prima ipotesi sull’esistenza dei Buchi Neri. E’ nota l’affermazione
contenuta nella Relatività Generale di Einstein che dice: “Masse ed energia distorcono le forme del reticolo spaziotempo incurvandole come se fossero una superficie flessibile”, è nota anche la dimostrazione successiva:
“l’energia, o la lunghezza d’onda, cambia con la velocità misurata alla sorgente” infatti una
sorgente di luce, in movimento verso di noi appare azzurra, mentre quella in allontanamento appare rossa, mentre la sua
velocità resta la stessa. Questo effetto chiamato redshift gravitazionale si manifesta quando la luce passa vicino a una
massa e si giustifica con la perdita di energia quando i fotoni sono costretti a scalare le pareti del pozzo gravitazionale
dell’oggetto sfiorato. Quando questo si verifica nelle vicinanze di masse enormi può accadere che la luce stessa
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sparisca. Il mistero consiste nel fatto che i fotoni non hanno massa e allora? Allora dobbiamo ricorrere alla quantistica,
alle stringhe, alle interazioni che avvengono intorno a dimensioni di almeno 10-30, la dimensione delle stringhe. In quelle
dimensioni avvengono fenomeni che non possiamo ancora controllare e che possiamo solo ipotizzare. Alla luce di
quanto detto,tornando ai Buchi Neri è molto interessante notare che Schwarzschild con la sua formula, detta raggio di S.,
mette in relazione la massa di un oggetto con il suo effetto sulla luce. La formula che appare come singolarità matematica,
è invece una realtà cosmica e oltre quel raggio non solo scompare la luce ma è stato ipotizzato che sia il tempo che lo
spazio debbano arrestarsi. Ogni buco nero ha il suo raggio, entro il quale affondano e vengono compattate tutte le
masse e l’energia che sono captate dal vortice inarrestabile. Anche il buco nero ha una massa calcolabile e alcuni
sembra che abbiano masse corrispondenti a milioni di masse solari. Le masse dei corpi celesti presenti nel nostro
universo hanno varie capacità attrattive sulle altre masse e sulla luce stessa indotte sia dalla loro dimensione che dalla
loro densità. Infatti assorbendo più o meno gravitoni possono avere varie accelerazioni gravitazionali sulla loro superficie.
Ad esempio per vincere la forza di gravità della Terra occorre che il razzo abbia una velocità di fuga di almeno di 11Km/sec,
per una stella di neuroni molto compatta occorrerebbero almeno 100.000 Km/sec, per il buco nero non basterebbe
nemmeno quella della luce, 300.000 Km/sec. Un'altra considerazione da tener presente per capire quanto dirò tra poco è
che la materia con cui abbiamo rapporti sul nostro pianeta, anche se si presenta compatta come la roccia, è molto rada e
attraversabile da particelle molto piccole. Infatti attraverso la nostra pelle, non vi spaventate, passano 65 miliardi di
neutrini al secondo provenienti dal sole. Quando però la densità della materia raggiunge gli estremi delle nane bianche,
delle stelle neutroni quasi tutto viene assorbito e addirittura nei buchi neri fagocitato. L’inghiottimento non è
sempre regolare, in qualche caso un vero e proprio rigurgito parte dal buco nero e proietta in linea retta a una distanza di
100.000 anni luce un fascio di energia. Ne sono stati fotografati da Hubble moltissimi. L’ingordigia di un buco nero
credo che porti alla sua distruzione. Infatti quando il cono del vortice sarà così pieno di energia, di plasma e di materia
compatta da rompere la brana che contiene l’universo in cui vive, il suo vertice esploderà nello spazio
interuniversale (il bulk di Lisa Randall) e forse creerà con un Big Bang un nuovo universo. Se una stella supermassiccia
(massa più di cento volte quella del Sole) esplode, probabilmente formerà un buco nero. La nascita di questo si manifesta
con l’immagine del getto di due fasci di raggi di grande potenza che si propagano in pochi secondi per miliardi di
chilometri. Il telescopio della Nasa, lanciato alcuni anni fa, rileva lampi di raggi gamma ogni secondo. Si può allora
ipotizzare che l’esplosione della stella supermassiccia produca un rigonfiamento nella brana che contiene
l’universo. Se fuori dalla brana (nel bulk) la radiazione gravitazionale non esiste, quella interna all’universo
produce una pressione che induce nel buco nero tutta la materia esistente nei suoi dintorni. Inghiotte tutto quello che
entra nel cerchio di Schawarzschild senza possibilità di uscita. L’esempio dell’acqua che scende nello
scarico del lavandino con il suo vortice può dare l’idea del movimento del mostro. Il buco nero che si trova
all’interno della nostra galassia ha massa 4 milioni di volte quella solare, quello al centro di Andromeda possiede
una massa di 140 milioni di volte la massa solare. Sono macchine enormi che muovono energie enormi e quando sono
sazie producono le famose quasars. Per rilevare la presenza dei buchi neri si possono anche raccogliere le onde
elettromagnetiche che quello emette, ma per sintetizzarle occorrerebbe un telescopio grande quanto la Terra. Per
ovviare si stanno preparando molti ricevitori parabolici distribuiti sulla superficie terrestre in collegamento tra loro.
Quando funzioneranno ci comunicheranno pressione e dimensione del buco nero. Siamo quindi non molto lontani dal
capire come nascono gli universi e quanti possono essere. Questo vorrei fosse oggetto di discussione sulle vostre
pagine da parte di chi ha strumenti, professionalità e passione per la nostra amata Astrofisica. Grazie
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