Probabilità non o-additive e analisi non-standard di SUMMARY •- We <lhow how meMuJtU 011 a. <I et ) Alb~ ;/Wo-va.R.u.eri 6-irU:te1.y atitUlive pItOba.bili;ty a.U.ow.the Mu.dy 06 I1OI1<I.tartdaJul mode.t6. Tw -i.<I a.ccompU<lheri v-i.a. a. <let * (R) - • R -i.<I a. <lu.peJL<l.vw.e.-tuJte bu.-i-U 011 poWeJL <I et) GIANNONE (Lecce) 06 6u.l1cUol1<l 6Jwm ) :to R (wheJLe R by Col1<l-i.deJL-i.rtg ùuiuct<..ve1.y .the , -i.e. a. pILOpeJLty -i.<I .vw.e -i11 * (R)- -i66 d hoidb a.imo<l.t ceJLta.-i.l'liy -i11 J. Seme a.ppUca.tiol1<l :to a. 6ew exa.mpl.u -i11 da.<I<lica.i a.na.tY<l-i.<l Me a.Uo g-ivel1. 1.- Le mlsure di probablità non o-additive sono state recentemente oggetto di numerose ricerche (cfr., ad es., [lJ, [2], [3], [4], [6), [9]'[10]'[l1J,[12J,[131,[14J,[15J), volte a sviluppare le idee soste nute da B. de Finetti nel corso del1 'ultimo mezzo secolo (i suoi primi lavori sul1 'argomento risalgono infatti al 192B) e riportate in [5J. Generalmente, quando si considerano probabilità "6-il'l-i..tamel1.te a.ddd-ive", si intende "non l1ecu<la.Jt-i.a.mel1.te o-additive". nel senso che l'assioma di o-additività non viene imposto a. ~~, ma si può rigua~ dare come una proprietà ulteriore della probabilità, valida solo in ca si particolari. Nei lavori sopra citati l'accento è invece posto sugli aspetti pec~ liari di una misura di probabilità per la quale la o-additività 11011 sussista. E' di questo tipo anche una misura di probabilità suscettibile di sumere, sui sottoinsiemi di un insieme J, solo i due valori (senza ridursi al caso banale di una misura viamente, occorre assumere che k = card J conce~ a~ O e 1 in un punto): ov sia quello che si dice un cardinale "11011 m-i.<IuJta.bile" (ma con ciò si rimane in un ambito assai generale. se si tiene presente che un cardinale misurabi1e riamente inaccessibile ed è preceduto da altri k è necess~ k cardinali inacces- - 2 - sibili). una misura di probabilità Chiameremo non o-additiva definita su un insieme J, e tale che \l(E) = O oppure \l(E) = 1 per ogni E c J : com'è noto, l'insieme tU. = {E è un ~6~o ~ J : \l(E) = l} in J, ma nel seguito non dovremo fare uso di questa osservazione. Notiamo anche che la un punto (cioè 1'u1trafi1tro ~ \l e non può essere concentrata in ~b~). In questo lavoro (che si colloca nella linea di [7J, proponendosi di rendere accessibili alcuni aspetti dei metodi non standard, anche prescindendo da conoscenze specifiche di logica matematica) costruiamo una struttura di ordine superiore ("non standard") attraverso il concetto di propri età un insieme J q(laò.{. c.eJt-ta (ci oè "vera" con probabil i tà 1) su di indici su cui è assegnata una massa \l: il sostegno di questa struttura è costituito dalle applicazioni definite su J a valori in un insieme costruito a partire da11 'insieme e R dei reali mediante successive operazioni di passaggio all'insieme potenza. In tal modo i risultati di [7J, in cui ci si limitava allo studio di un modello non standard del primo ordine, vengono notevolmente ampliati, e possono essere applicati (come mostreremo con qualche esempio nella parte finale del lavoro) per esporre rapidamente, ed in modo (1) Questo termine è usato qui con un significato più particolare di quello della definizione adottata in [7]. [101 e ripresa in alcuni dei lavori sopracitati. - 3 - molto più intuitivo dal punto di vista didattico, concetti e proprietà dell 'analisi classica. La linea espositiva scelta si basa anche sul lavoro [S}. proccio qui adottato, con l'uso di una massa ma l'al? sull 'insieme J, met ~ te chiaramente in luce che, affinché nella struttura di ordine re esistano elementi non standard (per es., nel caso di non sia m1 e infiniti), è essenziale che superi~ R, infinitesi o-additiva. 2.- Gli elementi di un insieme infinito X sono riguardati come ato mi, cioé si conviene che, se aeX, • non ha senso scrivere • (X, e, =) dicesi la sono elementi di Sl prova che posto UX n=o n costruita sugli atomi di • R, perché se si ha z , il che vuol dire che R C Rz ; R e R , Z(n-l) 2n l • Più in generale, se a,b e R,si ha n > l. • e quindi axb cCf('t(a " b))eR, funzioni e relazioni, con dominio e codominio elementi di menti di X. X = R, le coppie ordinate (xl,X Z ) = e quindi • e 00 ~up~tnuttuka Osserviamo che, nel caso Defi • niti induttivamente i seguenti 1nS1em1: n-l X - X e Vn e N , X q(kUo\) o n X yea. • R, sono ele R. Ne segue che .tu.t:ti. gU i1.6.6.wm<. e. te. pJt.optUw de.li' -<-M-<-eme. R de..<. nwne.Jt..<. Jt.e.a.U. p0.6M no e..6.6 e.Jt.e. 6oJunuta.ti me.d.<.a.n.te. e..e.eme.YL.t.<. ck -R. - 4 -J un arbitrario insieme infinito: detto Sia J applicazioni da in J to con l'elemento -R, >le - aeR J aeR può essere identifica- Sl Vi e J J: si costruisce una struttura su una massa su ~ l'insieme delle U dirà Ustandard ) così definito: ioa(i) - a Sia ora - ogni elemento (che R a = e (l ) a e a, e e R < ~ e def > ~({ieJ: < def > ~({ieJ a(i) - e(i)}) - l : a(i) e e(i)}) - l Si può facilmente verificare che Va,b e R: a - b (3) (4) a e b se -J ~ (2 ) R -R nel estendendo le relazioni di appartenenza e di uguaglianza di guente modo: dati -J <= > <= > io >le a -~ ~ e di equivalenza e che, \ io a e b ~ Nel seguito, indicheremo anche l'uguaglianza e l'appartenenza in -J R con i simboli usuali, tralasciando l'indice ~. -J Le definizioni precedenti sono giustificate dal fatto che, Va,eeR ri sulta a a = e t e : infatti, sia poiché IJ U 12 oppure (aut) a F e ed anche I J = {ieJ : a(i) = e(i)} = J, si ha ~(Ill =l oppure a e B oppure e 12 ={ieJ : a(i) F e(i)l; = l. ~(I2) Analoga- mente per l'altra affermazione. 3.- Ogni elemento di -J R che appartenga a qualche io Rn si dice - 5 - "interno". L'unione di tutti gli elementi interni sarà denotato con Si noti che ogni elemento standard è interno, poiché a e R <=> n Per le ipotesi fatte su *a e v, esiste una partizione numerabile tale che \/n e N Se ne deduce: aeR Teorema 1.- Se no • ha infiniti elementi, esiste un elemento inter- be a che non è standard. Dim.- Se b e una successione di elementi di n \/n,m e N, n f m, sia b l'applicazione di b(i) - b n • Risulta Ma ~ Vi e I b non è standard: se esistesse degli I n = cl) = C e in a tale che: ,( n-l ,2, ... ) . poiché v (li eJ : b(i) e al) b e a, (lieJ: b(i) n J b fb , n m a tale che -R tale 1, contro l'ipotesi che = v(J) che = 1. • b - c, si avrebbe b(i) - b n • ln Clascuno • di massa nulla. L'immersione di -R i n Ad esemplo, poiché R(e .( R-) e, • pertanto, proprla. • R) ha infiniti elementi, *R avrà elementi in- terni che non sono standard (fra i quali gli infinitesimi e gli infiniti, che considereremo al n. 5): identificando R con l'i ns i eme deg l i - 6 llc elementi standard di . R; S1 Nel seguito, SCrlveremo • Rc puo SCrl vere "q.c. P(i)" llc (cioè R. PIi) vale quasi cer- tamente in J) per indicare che ~{ieJ Le (3), (4) a llc + a di : P(i)l - l costituiscono proprietà elementari dell 'irmlersione ..J R in R; ne elenchiamo alcune altre: llc (5 ) 0=0 • a,beR (6 ) "(anb) - => a,beR => a,beR => • 2 aeR,b c R (9 ) n \ llc • (8 ) a . (a-b) - . a - '\ . (axb) - ax"b • (7) llc llc => (dom b) . " ., - dom b, (codom b)=codom b Dimostriamo, come esempio, la (7): la dimostrazione delle altre è analoga, basandosi sempre sul fatto che una proprietà si può "trasferire" da Si ha • •J Ra mediante una opportuna R llc x e (a-b) fortiori, che . d'1 e qUln X ~'''b se e solo se PIi) q.c. vera ln J. q.c. xli) e a-b; questa implica, a " q.c. x(i)ea e q.c. xli) t b, cioè che x e a e x e.. a- llc b . Viceversa, se xe " a- "b , osservan do c he l 'intersezione di due sottoinsiemi di deduce facilmente che X .e (a-b). J di massa 4.- Le proprietà della superstruttura mediante un linguaggio formale l ha massa l, si • R possono essere descritte L,costituito da variabili, dagli usu~ • li simboli logici, e da simboli rappresentanti gli elementi di ti anche "costanti"). In questo modo, partendo dalle cosiddette le atb~che, cioè del tipo R (de! 601UnlJ. a e 8, si possono scrivere, mediante l'uso - 7 - ripetuto di connettivi e quantificatori, delle formule che espr1mono le proprietà di R. F(x j ,x 2, ... x) n Una formula contenente delle variabili ~b~e (cioè che non figurano nel campo d'azione di un quantificatore)si dice un ~e~c~o; 1n caso contrario F si dice un Indicheremo con l'insieme degli l'insieme degl i enunciati di -J R Anche guaggi o Se L che sono e~n~. e~n~ vvu:. in di -R. L, e con Qo si può descrivere in maniera analoga, mediante un lin- i.. F e una formula di ottenuta da L, indichiamo con *F sostituendo ciascuna costante F una formula di et aeR- con *aeR J dato da (cfr. n.2) *a( l). = a VieJ. In tale formula figurano quindi solo elementi Una formula di si dice ~nt~na F(xl,x?, ... x) P bili libere, e se ha ~tandiHdl R, cioè solo elemen- *( R)- . Lemma.- Se Sl di fin particolare, .J quando in essa figurano solo elementi interni di ti di l.tal'ldiHd Xe -R e una formula di L, con l e X. l var1a- beR, posto e *X - Dim.- In base alla definizione di .e b • R, è facile verificare che • XeR. - 8 - Supponiamo pr1ma che la formula zione riguardante *X F Sla atomica: allora l'afferma- segue dalle definizioni (l), (2) e dalla (4). Supponiamo ora che i simboli logici di (cioè F siano soltanto connettivi F sia priva di quantificatori): allora basta dimostrare che, se il risultato vale per F e G, vale anche per F ~ G e per ~ F; quest'ultima affermazione si dimostra osservando che, posto Y = b - X, si ha, per l a (7), zlone riguardante *Y = *b- *X. Analogamente, la dimostra FA G si basa sulla (6). Nel caso generale, si può procedere per induzione sul numero quantificatori (essendosi già provato il caso A = O). Se F ha n di n+l quantificatori, essa si può sempre trasformare in una formula contenen te tutti i quantificatori prima di ogni connettivo, e non è restrittivo supporre che il primo quantificatore Sla 3. Allora F è del tipo: con G contenente gli altri bili e l'insieme Pertanto essendo • X Sl scrlve X - dom B, • n quantificatori con le relative varia • con aeR il dominio di ]x. Ma siccome G ha n quantificatori, ed in tal caso stiamo supponendo il Lemma vero, Sl ha, tenendo presente anche la (8), D'a ltra parte - 9 - dom( *B) 3x e il dominio di *aeR-J . e domI *B) = *(dom Inoltre, per la (9), B), e quindi *x - *(dom b) cioè la tesi. Sia ora ... n l'insieme degl i eYlUYlcA.a.-U .<.nte;uù di J?, ,ed *no il sottoinsieme di quelli che sono veri in *(R). Teorema 2.- Sia F € • no e Sla '" F € *no il corrispondente enunCla to interno di ,f . Allora s i ha F Dim.- Se € no <:=> *F • F e senza quantificatori, il teorema segue facilmente dal le definizioni (l), (2). Nel caso generale, si osservi che, scritto l'enunciato ]x G, dire che F € .n. equivale a dire F nella forma che A- essendo {x € b : Gl i 0 , 3x. b 11 dominio di Per il lemma precedente, per la (5) e per la (3), ciò equivale a cioè l'enunciato appartiene a * *F x G , 3 e quindi il teorema è provato. L'uso di tale teorema è uno dei più importanti aspetti dei metodi - 10 - non standard, perché consente di trasformare gli enunciati di enunciati di no ln "no' cioé in enunciati veri fra elementi di .(l'i) (che sono interni). Se y e R è una relazione binaria, allora ogni proprietà di si possa esprimere mediante un enunciato di per es., se y è una funzione, . Teorema 2, 5.- Per 11 "R "y no' è proprietà di "y: è una funzione. ha le stesse proprietà di esprimibili mediante enunciati di y, che no totalmente ordinato. Ad es., a (b e, pertanto, R che Slano ·R è un campo significa che q.c. a(i)~b(i). ln "R l'ordinamento totale indetto da tale relazione è espresso dal seguente enunciato di no: (Vx)(Vy) [xeR"yeR] = [x<yJv[x=yJ.[y<x) che, per il Teorema 2, si estende a me non vuoto, ~nt~no, di "R, "R. Altro esempio:ogni sottoinsie- limitato superiormente, ha un estremo su- penore. Considerato un qualunque sottoinsieme di *N ha le stesse proprietà di ciati di R, ad es. N, l'insieme N che siano esprimibili mediante enun- n : ad es., ogni sottoinsieme non vuoto, o ~nteJtno, di "N ha un primo elemento. Per il Teorema l, esiste un elemento vlamo che ~ > menti standard di .n , V"neN neN, J "N che non è standard. Pro- è identificato con l'insieme degli ele- "N): sia infatti partizione numerabile di comunque si fissi (N ~e tale che ali) = ~(Ik) k Viel , con {lI'Iz, ... I , ... } k k = O; allora si ha che, - 11 - A11 ora q.c. a(i) > n, cioé a ,. VreR (C R), esiste Poiché anche che a > > '" n. neN tale che Irl < n, Sl avra Irl , VreR, e quindi si deduce l'esistenza dei "numeri " reali infiniti e infinitesimi(2). Definizione.- Dati La relazione '" è di equivalenza: Bj - Bj = OeRo, cioè (B 1-B 2 ) e RO ==>(B 2 -B 1 ) ideale de11 'anello (-1)(B]-B 2 )eRO (poiché -leR - R ) e quindi F • In particolare, se r - l.se '" R: r R F ,. < Sl + V,-eR ) !si, riguardarsi in "R ~ "e~<::;;nl'· l'ins"i.erne degli .l'11fiol' _ .• .... 1 \ . VreR} è l'insieme degli infiniti; F 1·1 al posto di " II • I , poiché tale fllnzione può come corrispondente della ila la proprietà che 6€R ha - {Se '" R: jr~R + :lsl<rìè l'insieme dei numeri finiti; si R-R r conviene di scrivere (3) Ogni e un ossla ClQe R RO BI '" S2 => B2 ., B1 ;[(Bj-S2)eRO,,(P2-Bé)eRo] • Cfr[7] .. p.50:Ro F ed B] '" S]; " 1rl= . r, Yr€ R,r ~ O e 1·1 di R, • r ,I~ -r , l, e per il. 1"eor.2, • rE R, r " O. può rappresentarsi, in modo unico, come somma di un nume- ro finito standard (la sua parte standard "stB (cfr. [71 ,p.52). lI ) e di un numercì u::.R o - 12 - 6.- Ogni succeSS10ne reale (y) n ne N x R, N' sottoinsieme di • un elemento y e R, CU1 corrisponde in e "y l'elemento standard che, per il Teorema 2, risulta essere una successione, sottoinsie- " me di "N x R, tale che: = "(y)n " che ha le stesse proprietà di d l' " Vn e N , "n con standard, y, che siano esprimibili con enunciati >/0 • Lo stesso vale per ogni f : R ~ R, R, corrisponde l'elemento standard f( x) = "(f(x)) "" perché ad "'f ('ff : "R V '\ e Siccome un elemento ~tand~d di "R mento di "R, f , elemento di -. "R) tale che: "x con s tandard. si può riguardare come ele- R, nel seguito possiamo anche non usare l'asterisco per ta li elementi. Teorema 3.- Dati f: [a,bJ ~ R, X o e [a,bJ, t e R, le segue~ ti propos1z10n1 sono equivalenti: + Va. e R , 3oeR + : (xe[a,bl~ Ix-x I / ii) => if(x) - o ,,(4) " Vx e L'ra,bl~ : x -'C xo => f(x) Dim.- P ) l Fissato ~ P ) 2 [a,b] Sl 'C x E[a,b] ,x +c (c€RO) o o ne ad [a, b J . xe Cl "[a,bJ: - R ctIi corrisponde che, per il Teorema l, è es tens ione propria di se < t deve dimostrare che, se C R, esso è un elemerto di ti [a, bJ • .- ì la,bj : per es .. è un elemert:odi *[a,b] che non appartic- - 13 - (la) x '" X o - ti => < a, Va e La proposlzlone P ) è una formula l di, per il Teorema + R. F appartenente ad e qUin no' cioè, ricordando la convenZione stabi lita prima di enunciare il Teorema, * (11) Va e R , J6 e R :(x e [a,bJ.. lx-x + + In particolare, fra gli *[a,b] x e sono quelli infinitamente ViCini a mitazione peA og~ e quindi *F I o < 6) => * I f(x)-ti<a. verificanti la Ix-x 1<6 Cl o x , i quali soddisfano questa li o 6 e R+. Allora, se non x -'" xo , 6 da a, ~pende Si può scrivere nella forma (la). con 6 = 6o dipendente da a), la 60 un qualunque infinitesimo (i~ P ) si può scrivere nella forma (11), e quindi 2 la conclusione segue dal Teorema 2. Con le opportune modifiche, se X è un insieme arbitrario, si deduce la seguente caratterizzazione della continuità in f, definita in p, ) l p,) 2 f x e X di una o X: è continua in . Vxe X : x '" X o =:> (5) Si noti come si ottiene immediatamente li.. eontint:ità della funziù ne composta • continua ln f o f f • 1 (x ) 1 o ln •• x o , se x "> x - o => • - ccnt) nua (x) " . J (v) •• 'I.. •l f f l • .!..n x o e t l;o.;ì i! (x ) =>f(f (x»)''' f(fj(x». o l - .) - 14 - Teorema 4.- Sia f: X ~ R . Le seguenti proposizioni sono equ1va- lenti: + + p, ) VaeR ,36€R :Vx,x'eX .. [X-X'I<6 => [f(x) - f(x')1 < a. P") * Vx,x'e X : x'" x' => • • f(x) '" f(x') Dim.- P') => P"): Nella formula *F che esprime la P') si possono scegliere . corrispondente alla formula x, x ' tali che F x '" x', e quindi si può concludere in maniera analoga alla prima parte del Teorema 3. P") -> P'): anche qU1 la dimostrazione è analoga a quella della seconda parte del Teorema 3. Si osservi l 'irrunediatezza della dimostrazione di un classico Teore ma: Se f è continua in [a,b] è, ivi, uniformemente continua. Si deve provare che Poiché a < Xl < b Pertanto, essendo Xl ,Sl ~ ha Xl € R , e lo stesso vale per F x2 . stx l ; stx 2 (cfr. n.5., 1n fine) Xo€[a,b] (6), poiché x , e x 2 . si ha che Posto stx l ; stx 2; x ' si ha o o + x -x >b-x =a eR e ciò è assurdo poiché o o l l l ' essendo x ~x , Ix -x I<a, Va€R+. Analogamente, non è x <a. E' que 0-1 lo o sta una proprietà degli intervalli chiusi e limitati -[a,b], che Se fosse x >b sarebbe r - ogni loro punto è infinitamente vicino a qualche punto di La, hJ . Tale proprietà, come si potrebbe far vedere, caratterizza ogni compatto x C R. - 15 - ciò implica, essendo E se f continua ln X e un qualunque compatto di Accettato pen ta p~cpo~ta det x , che: o R, vale la stessa conclusione. pubb~caz~one ~u P~o6. R. SCOZZAFAVA