LA MALATTIA DI CROHN
La malattia di Crohn è una Malattia Infiammatoria Cronica Intestinale (MICI) che può colpire con
distribuzione segmentaria, qualsiasi parte del tratto gastrointestale, dalla bocca all'ano; più comunemente interessa l'ultima parte dell'intestino tenue chiamato ileo (ileite) e/o nel colon (ileocolite) oppure solo il colon in una sua qualsiasi parte (colite).
E’ caratterizzata da ulcere intestinali, spesso alternate a tratti di intestino sano; le ulcere derivate dall’infiammazione, se non curate, possono portare a creare dei restringimenti intestinali
(stenosi) o approfondirsi sino a creare delle lesioni di continuità con gli organi circostanti (fistole) e/o complicarsi con la formazione di raccolte di materiale infiammatorio con produzione
di pus (ascesso). L’andamento di questa patologia è cronico e recidivante caratterizzato dall’alternarsi di episodi acuti seguiti da periodi di remissione clinica.
Frequenza della malattia
La malattia di Crohn è più frequente nei Paesi Occidentali ed è rara se non assente nei Paesi in
via di sviluppo. Sulla base di una ricerca svolta proprio da AMICI si calcola che in Italia ci siano almeno 200.000 persone affette da malattie infiammatorie intestinali di cui probabilmente 3040% affetti da MC. Tale malattia si presenta prevalentemente in età giovanile (20 - 30 anni), più
raramente nella terza età (65 anni), ma non sono rari casi anche nei bambini e negli adolescenti.
Perché la MC è definita malattia cronica?
Una malattia cronica come la Malattia di Crohn, presenta un decorso caratterizzato da periodi
di benessere (remissione) alternati ad altri in cui i sintomi sono presenti (riacutizzazioni) senza
uno stato di guarigione totale. Sfortunatamente, sino ad oggi, non abbiamo nessuno strumento
che possa predire con certezza una probabile ricaduta, cioè una riacutizzazione della malattia
dopo trattamento medico o intervento chirurgico.
Stile di vita
A volte ci si può sentire impotenti di fronte alla malattia di Crohn, ma modifiche della dieta e dello
stile di vita possono aiutare a controllare i sintomi e allungare il tempo tra le riacutizzazioni. Non
ci sono prove scientifiche dirette sul fatto che quello che si mangia in realtà provochi una malattia infiammatoria intestinale. Ma alcuni cibi e bevande possono aggravare i segni ed i sintomi,
soprattutto durante riacutizzazione della malattia. Può essere utile tenere un diario alimentare
per tenere traccia di quello che si sta mangiando, e come ci si sente. Se si scopre che alcuni alimenti stanno causando sintomi particolari, si può provare a eliminarli. Ecco alcuni suggerimenti
che possono aiutare:
Cibi da limitare o evitare
• Limitare i prodotti lattiero-caseari. Molte persone con malattia infiammatoria intestinale notano che problemi come la diarrea, il dolore addominale e il gonfiore migliorano limitando o eliminando latticini. Si può anche essere intolleranti al lattosio ( il vostro corpo non può digerire
lo zucchero del latte , il lattosio), ma questa è una condizione cronica, nel caso delle patologie
infiammatorie intestinali tali sintomi possono presentarsi solo nella fasi di riacutizzazione.
• Provare cibi a basso contenuto di grassi: Nel caso di malattia di Crohn del piccolo intestino, si
potrebbe non essere in grado di digerire o assorbire normalmente i grassi. Quindi, i grassi passano attraverso l'intestino, facendo peggiorare la diarrea. Evitare il burro, la margarina ,le crema
e i cibi fritti.
• Limitare l’uso di fibra: in caso di malattia infiammatoria intestinale, cibi ricchi di fibre, come
frutta e verdura fresca e cereali integrali, possono peggiorare i sintomi. Se frutta e verdura cruda
provocano fastidio, provare la cottura a vapore, o stufatura. In generale, si possono avere più
problemi con alimenti della famiglia del cavolo, come broccoli e cavolfiori, e noci, semi, mais e
popcorn. Usare una dieta a basso residuo di fibra se si presenta di un restringimento del intestino (sub-stenosi).
• Evitare: Cibi piccanti, alcol e caffeina possono peggiorare i segni ed i sintomi della malattia.
Altre misure dietetiche
• Fare piccoli pasti: I pazienti riferiscono di trovarsi meglio nel fare cinque o sei piccoli pasti al
giorno invece di due o tre più abbondanti.
• Bere molti liquidi: Provare a bere molti liquidi al giorno. L'acqua è migliore. Alcol e bevande che
contengono caffeina stimolano al motilità intestinale e possono peggiorare la diarrea, mentre
le bevande gassate producono spesso gas.
• Considerare l’utilizzo di multivitaminici. Poiché le malattie infiammatorie intestinali possono
interferire con la capacità di assorbire alcune sostanze nutrienti e dato che la dieta potrebbe
essere limitata, l’ utilizzo di multivitaminici e minerali è spesso utile. Consultarsi con il proprio
medico prima di prendere qualsiasi vitamina o integratore.
• Parlare con un dietista: Se si inizia a perdere peso o la dieta è diventata molto limitato, in accordo con il gastroenterologo è opportuno consultare dietista
Come già detto in precedenza un fattore di rischio accertato collegato allo stile di vita è il fumo,
quindi se si fuma bisogna smettere di fumare.
Stress
Anche se lo stress non può causare direttamente una malattia infiammatoria intestinale, può
però peggiorare i segni ed i sintomi e può innescare le riacutizzazioni della malattia.
Per aiutare a controllare lo stress, provare:
• Esercizio fisico: Anche una lieve attività fisica può aiutare a ridurre lo stress, alleviare la depressione e normalizzare la funzione intestinale. Parlare con il proprio medico per programmare un piano di esercizio adatto alla propria persona.
• Biofeedback: Questa tecnica di riduzione dello stress aiuta a ridurre la tensione muscolare e a
rallentare la frequenza cardiaca con l'aiuto di una esperto. L'obiettivo è quello di aiutare a entrare in uno stato rilassato in modo da poter far fronte più facilmente allo stress.
• Esercizi di respirazione. Un modo efficace per far fronte allo stress è quello di eseguire esercizi
di respirazione. È possibile prendere lezioni di yoga e la meditazione o farli a casa utilizzando
libri, CD o DVD.
Quali sono i problemi nella sfera sessuale?
Com'è noto non vi è alcun problema particolare in merito. Gli uomini con MC sono di solito fer-
tili, sebbene in rari casi l'assunzione di particolari farmaci possa dare transitorie alterazioni a carico degli spermatozoi. Da tenere presente che l'uso di metotrexate, un immunosoppressore
usato a volte al posto dell'azatioprina, va interrotto almeno sei mesi prima della concezione, essendo un farmaco altamente teratogeno (dannoso per l'embrione).
...e in caso di gravidanza?
Benché sia stata dimostrata una maggiore incidenza di parti prematuri e di basso peso alla nascita, non è mai stato dimostrato un aumentato rischio di aborti spontanei, nati morti o morti
neonatali. In generale, le donne possono condurre in porto una gravidanza senza complicanze,
purché il concepimento avvenga in un periodo di remissione. Infatti, il rischio maggiore, per il
feto e per la madre è l'attività della malattia e non i farmaci assunti in gravidanza (con l'eccezione del metotrexate, tutti appaiono sicuri anche se i dati sono al momento ancora scarsi.)
La MC è ereditaria?
Non è una malattia ereditaria nel senso stretto del termine, come lo possono essere l'anemia
mediterranea e l'emofilia, che sono considerate malattie genetiche, trasmissibili cioè attraverso
i cromosomi.
Tuttavia esiste una predisposizione familiare nello sviluppo di questa malattia e un aumentato
rischio, per la progenie, di averla a sua volta. Tale rischio è difficile da quantificare perché gli studi
in questo ambito sono pochi.
La possibilità che un figlio sviluppi la malattia non deve però impedire a una coppia che lo desideri di avere figli. Tale possibilità, infatti, appare al momento piuttosto bassa. Inoltre, verosimilmente in futuro saranno disponibili dei test non invasivi per sospettare una diagnosi di MC anche
nella persona asintomatica ma a rischio (come, appunto, chi ha un genitore con MC). C'è da dire,
infine, che non è mai stato dimostrato che un componente della famiglia possa trasmettere la
malattia ad un altro in modo orizzontale (per contatto diretto come, per es. le malattie infettive).