Darwin Charles 1809 – 1882 19 aprile

Darwin Charles
1809 – 1882 19 aprile
1859: On the Origin of Species by means of Natural Selection
La teoria della evoluzione è senza dubbio
la più importante generalizzazione
fino ad ora compiuta nel campo della biologia.
degna di schierarsi con le grandi generalizzazioni
delle scienze fisiche.
1871 The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex
Nell’opera affronta il problema della derivazione
dell'uomo da specie inferiori.
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La teoria dell'evoluzione è senza dubbio la più importante
generalizzazione finora compiuta nel campo della biologia,
degna di schierarsi con le grandi generalizzazioni delle
scienze fisiche, come la conservazione dell'energia, la
moderna teoria dell'atomo o la teoria di Newton sulla
gravitazione. Charles Darwin ha dato alla teoria dell'evoluzione
un contributo di gran lunga superiore a quello d'ogni altro
uomo; lo si potrebbe infatti definire senza tema di esagerare il
Newton della biologia, perché è stato il primo che sia riuscito a
collegare elementi sparsi della sua scienza con la magica
forza di una sola idea e così, d'un sol colpo, a organizzarli in
un tutto comprensibile.
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Ci sono stati biologi prima di Darwin i quali hanno esposto fatti in
favore della evoluzione; quasi tutte le nozioni utilizzate da Darwin
nella formulazione della sua teoria erano quasi tutte note prima di lui,
così come teorie evolutive o trasformiste erano state esposte prima
della sua opera, ma nessuno ammassò un così grande numero di
informazioni, soprattutto nessuno riuscì a proporre una teoria
semplice e convincente come quella della selezione naturale per
spiegare l'attuarsi della evoluzione.
Ma è a Darwin, e a Darwin soltanto, che spetta l'onore della
dimostrazione che la evoluzione può essere giustificata non in termini
mistici e soprannaturali, ma semplicemente in termini di una legge
naturale..
Darwin Charles 1809 - 1882
1859: On the Origin of Species by means of Natural Selection
Il nucleo del problema:
osservazione della variabilità
- in natura
- in allevamenti e coltivazioni
rassomiglianza tra specie
diversificazione
MA COME?
- investigare con metodologia scientifica
- raccogliere grandi quantità di informazioni
- ricorso a forze naturali
- considerazioni non a livello di singoli individui
ma a livello di popolazioni
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osservazione
"Durante il viaggio sul Beagle... ero rimasto impressionato dal modo in cui animali
molto affini si sostituiscono l'un l'altro procedendo verso il sud nel continente, fatto
che la maggior parte delle specie dell'Arcipelago delle Galapagos hanno tutte
caratteri sud-americani e soprattutto che in ogni isola si presentano con piccole
differenze caratteristiche...
1) interrogativi nati dalle variazioni non solo nel tempo ma anche nello spazio
somiglianza e diversità entro e tra specie
Nelle Galapagos tutti "gli organismi terrestri e acquatici portano il segno incontestabili del
tipo continentale americano..." ognuna delle isole ha, in un certo senso, i suoi uccelli, ma in
tutti è presente una certa aria di famiglia, che li accomuna a quelli del continente
americano, come se le differenze emergessero da un unico fondo originario, come se le
diverse specie derivassero tutte da un antenato comune e la loro individualizzazione fosse la
conseguenza dell'isolamento in territori geografici separati.
"aveva notato la lenta variazione di forme tra specie affini che si osservava percorrendo
grandi distanze lungo la costa sud-americana o passando dall'uno all'altro versante della
Cordigliera andina. Colpito dall'impressionante somiglianza strutturale fra organismi di
epoche differenti oppure esposti nel presente a condizioni diverse - es. ala del pinguino somiglianza che sarebbe stata sorprendente accettando l'opinione ortodossa che si trattasse
di creazioni totalmente distinte e quindi prive di relazioni l'una con l'altra"
- Perché gli animali viventi hanno stretti rapporti di forma con forme estinte dello stesso
continente?
- Perché gli uccelli delle Isole del Capo Verde rassomigliano ad altre specie di uccelli
africani e quelli delle Galapagos assomigliano alle specie viventi nell'America
meridionale?
- Perché le differenti isole delle Galapagos hanno ciascuna le loro specie di uccelli e di
tartarughe giganti?
TTutti questi problemi avrebbero potuto avere una spiegazione semplice se
le specie non fossero considerate immutabili, ma se venissero ritenute
possibili la loro modificazione e la possibilità di comparsa di nuove specie.
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Arricchimento con altre osservazioni da discipline diverse:
1:Anatomia comparata: perché ad esempio l'avambraccio della rana, della lucertola, degli
uccelli, del cane, del pipistrello, del cavallo, dell'uomo, sono tra loro paragonabili osso con
osso, muscolo con muscolo, malgrado le modificazioni (anche dal punto di vista
funzionale) che ciascuna specie presenta?
2: Embriologia: perché gli embrioni della lucertola, degli uccelli, dei conigli, dell'uomo sono
così simili che possono essere scambiati facilmente l'uno con l'altro? E che dire del
fenomeno degli abbozzi degli organi?
3: Sistematica: perché le specie non sono distribuite a caso nel regno vegetale e animale, ma
ogni specie viene inclusa in un genere, ogni genere in una famiglia, e così via fino alla
categoria massima della classificazione?
le risposte rimangono impossibili se non si ammette una discendenza con modificazioni; se
invece la si ammette le risposte sono facili da portare:
1: perché tutte sono discese da un comune antenato dal quale hanno ereditato la struttura
fondamentale
2: perché tutte queste forme sono discese da un antenato comune: nella loro forma iniziale
e più generalizzata tutte lo ricordano; come pure gli abbozzi degli organi ricordano la
presenza di tali organi funzionali negli antenati.
3: perché la riunione in gruppi sempre più ampi è il riflesso della classificazione naturale
risultata dalla evoluzione: da alcune specie si sono irradiate un certi numero di altre
specie e tutte insieme hanno formato un genere.
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ipotesi
Evidentemente fatti come questi, e molti altri, si potevano spiegare
supponendo che le specie si fossero modificate gradualmente; questo
pensiero mi ossessionava. Ma era ugualmente evidente che né
l'azione delle condizioni ambientali, né la volontà degli organismi
(specialmente nel caso delle piante) potevano servire a spiegare tutti
quegli innumerevoli casi di organismi di ogni tipo adattati alle
condizioni di vita... Questi adattamenti mi avevano sempre
vivamente colpito e mi sembrava che finché essi non fossero
spiegati, sarebbe stato inutile cercare di dimostrare con prove
indirette che le specie si sono modificate...
Il nucleo delle osservazioni fatte:
+ osservazione della VARIABILITA'
+ rassomiglianza tra specie
+ osservazione allevamenti e coltivazioni
+ insufficienza del ricorso al "clima" come fattore esplicativo
+ riunione osservazioni e problematiche e formulazione di una nuova
ipotesi esplicativa che considerasse tutte le osservazioni in una unica
ipotesi
ma COME?
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ma COME ?
"Fin dal 1837, cioè un anno dopo il ritorno dal suo viaggio, Darwin si era convinto
dell'evoluzione della specie ma ben sapeva di non poter riuscire a convincere gli altri della sua
scoperta a meno di non riuscire a spiegare come tale evoluzione si era verificata.. Egli sapeva che
i cambiamenti avvenuti sin dal Neolitico sulle piante coltivate e negli animali addomesticati erano
dovuti alla selezione operata dall'uomo di quelle varianti che egli desiderava perpetuare ed
accentuare, perché divenissero i progenitori delle successive generazioni. Ed era sicuro che anche
in natura dovesse esservi una selezione responsabile della evoluzione pur senza l'intervento
dell'uomo.
Non conosceva però COME (*) la natura la applicasse.
"non avevo alcuna probabilità di successo se non fossi riuscito a individuare il
meccanismo attraverso il quale l'evoluzione si attua“
Separare i problemi :(1) cause della variabilità, (2) conseguenze della variabilità. Al primo
problema non sa dare una reale risposta. Assume la variabilità come un dato di fatto, considera le
variazioni come casuali, nel senso di non necessariamente finalizzate alle esigenze poste
dall’ambiente.
vedi anche agganci con "Metodo.." non solo ipotesi, ma ipotesi verificabili; non solo ipotesi
teoriche, visioni globali, ma meccanismi concreti di azione
metodo
Uniformismo attualismo Pensai che se avessi lavorato come aveva fatto Lyell nel campo della Geologia, cioè
raccogliendo tutti i fatti che avevano relazione con la variazione degli animali e delle
piante sia allo stato domestico che in natura, avrei forse potuto portare qualche luce
sull'argomento... Non tardai a rendermi conto che la selezione era la chiave con la
quale l'uomo era riuscito ad ottenere razze utili di animali e piante. Ma per qualche
tempo mi rimase incomprensibile come la selezione si potesse applicare a organismi
viventi in natura.
idea selezione naturale
Il 28 settembre 1838... lessi per diletto il libro di Malthus sulla popolazione,
considerando la lotta per la esistenza cui ogni essere è sottoposto, fui subito colpito
dall'idea che, in tali condizioni, le variazioni vantaggiose tendessero ad essere
conservate, e quelle sfavorevoli ad essere distrutte. Il risultato poteva essere le
formazione di specie nuove. Avevo dunque orma una teoria su cui lavorare, ma ero
così preoccupato di evitare ogni pregiudizio che decisi di non scrivere per qualche
tempo neanche una brevissima nota.
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3) La soluzione del problema
La risposta venne in maniera inaspettata il 28 settembre 1838 quando Darwin lesse il saggio
di Malthus. Secondo la teoria ivi esposta, tra il confronto tra la crescita esponenziale del
numero di individui e la crescita solo aritmetica delle risorse. La natura sopperiva a queste
crescite diverse mediante un alto tasso di mortalità. Questa mortalità non doveva però
essere indiscriminata, ma "selettiva" nel senso che le forme meglio adattate alle condizioni
ecologiche del loro habitat sarebbero sopravvissute, diventando i progenitori della
successiva generazione, e avrebbero trasmesso le loro variazioni favorevoli di discendenti.
Poiché in una popolazione gli individui non sono identici tra loro ma presentano variazioni,
di queste alcune sono favorevoli in determinate condizioni ambientali ed altre no, i portatori
di queste ultime saranno eliminati perché incapaci di combattere per il cibo, per il territorio,
per il partner sessuale, ed i caratteri che essi presentano saranno eliminati dalla popolazione.
La variazione rende così possibili gli adattamenti e questi vengono perfezionati dalla
selezione naturale.
Nel 1842 (giugno) mi concessi la soddisfazione di fare della mia teoria un breve riassunto di
35 pagine scritte a matita...
Teoria della selezione naturale : non è una ipotesi sospetti suscettibile di verifica
sperimentale ... . Sulla verosimiglianza bella teoria Darwin scrive : “nell’attenerci a questa
teoria, proviamo la sensazione del naufrago destinato altrimenti a morire senza speranze, il
quale si aggrappa ad una tavola che lo regge appena sull’acqua. Tra la tavola e la morte la
scelta vantaggiosa è la tavola” (Confronto poi abusato dai suoi oppositori).
In quel tempo però non afferrai un problema molto importante. Non riesco a capire come
abbia potuto non vederlo e non trovarne la soluzione: era l'uovo di Colombo. Mi riferisco alla
tendenza degli organismi discendenti da uno stesso ceppo a divergere nei loro caratteri,
quando si modificano. Che essi si siano molto differenziati è provato dal fatto che le specie di
tutti i tipi possono essere riunite in famiglie, le famiglie in sottordini e così via.
La soluzione del problema secondo me consiste nel fatto che la discendenza modificata delle
forme dominanti e in via di sviluppo tende ad adattarsi a parecchi luoghi che hanno
caratteristiche molto diverse nell'economia della natura.
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Nel 1858 arriva comunque alla pubblicazione, insieme con uno scritto di Wallace, della
sua teoria "Le nostre due pubblicazioni richiamarono pochissimo l'attenzione e l'unica
recensione che io ricordi fu quella del Prof. Haughton di Dublino, il quale sentenziò che
tutto ciò che in esse si diceva di nuovo era falso, ciò che era vero era vecchio. Questo
dimostra quanto sia necessario presentare le opinioni nuove con una certa ampiezza, se si
vuole richiamare su di esse l'attenzione pubblica.
Il mio successo come uomo di scienza, qualunque sia stato, è dovuto, mi sembra, a
diverse qualità e condizioni intellettuali. Le più importanti sono state: l'amore per la
scienza, una infinita pazienza nel riflettere lungamente su ogni argomento, grande
diligenza nell'osservare e raccogliere dati di fatto, e una certa dose di immaginazione e di
buon senso. E' davvero sorprendente che con doti così modeste io sia stato capace di
influenzare in modo tanto notevole sulle opinioni degli scienziati su alcuni grandi
problemi.
L'adattamento alle condizioni di vita è l'effetto principale della selezione e noi vediamo
gli organismi adattati alle condizioni di vita in cui si trovano. Questo adattamento
costituisce la cosiddetta "sapienza" che regna nella natura; e nulla abbiamo contro
questa espressione, purché non sia intesa in senso assoluto e purché non si ritenga che
fu importata da un essere estraneo. Il quale ultimo pensiero però facilmente si presenta
alla nostra mente, e non è dunque da meravigliarsi se a lungo è stato creduto esatto. Un
esempio immaginato ci farà vedere come nasca la illusione. Supponiamo che oggi nei
prati vivano lucertole verdi e lucertole rosse scarlatte. E' certo che queste ultime, per il
loro colore, saranno viste meglio e più spesso dai nemici che non le verdi, le quali sono
protette da questo colore cosiddetto simpatico, cioè concordante con quello del luogo
ove vivono. Ogni anno sarà distrutto un numero maggiore di lucertole scarlatte che non
di lucertole verdi e, per modo di dire dopo tre secoli, le lucertole scarlatte saranno
scomparse, mentre vivranno copiose quelle verdi. Chi, a effetto compiuto, entrasse nel
prato difficilmente potrebbe astenersi dal dire."quanta sapienza. Non vi esistono che
lucertole verdi, che per il loro colore sfuggono alla vista dei propri nemici!"
Difficilmente questo osservatore potrà allontanare da sè il pensiero che qui sia avvenuta
una diretta creazione, opera di un essere soprannaturale. Eppure nel caso da noi
immaginato non fu così; le cose procedettero naturalmente come avviene tutti i giorni,
senza che siasi ingerita una potenza estranea.
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La lotta per la vita è dunque LOTTA PER LA RIPRODUZIONE. I migliori individui sono
costantemente ed automaticamente messi alla prova per quanto riguarda la loro capacità di
moltiplicarsi in determinate condizioni di vita... Basta a un organismo anche il minimo vantaggio
sui concorrenti della sua stessa specie per fare pendere la bilancia a suo favore; basta al contrario
il minimo scarto rispetto alla normale efficacia riproduttiva per rendere precario l'equilibrio.
Certe piccole modificazioni permettono ad alcuni individui di moltiplicarsi un tantino meglio, un
tantino più rapidamente degli altri: ciò basta perché i primi tendano ad accrescersi, i secondi siano
destinati a scomparire.
"E' dunque la riproduzione che elabora l'identità e le differenze; le sue regolarità fanno nascere i
figli simili ai genitori, le sue fluttuazioni fanno emergere le novità biologiche. Gli esseri viventi,
modificati o meno, nascono e nascendo sono giudicati... e la sentenza è senza appello; il suo
verdetto si esprime nel numero di discendenti (che sopravvivono e si riproducono a loro volta).
Ora se tutte le specie hanno il potere di moltiplicarsi in progressione geometrica..., una volta
apparse, le variazioni entrano anch'esse nel gioco, competitivo e vincono o perdono a seconda
che le loro differenze rispetto al capostipite ne favoriscano o meno la moltiplicazione. Ne deriva
una progressiva sostituzione di alcune specie con altre, più idonee a riprodursi in certe
condizioni. In ultima analisi, la sola forza che determina l'evoluzione del mondo organico è la
capacità di moltiplicarsi propria degli organismi viventi.
KUHN: quando Darwin pubblicò la sua opera, ciò che maggiormente preoccupava molti
specialisti non era né il concetto di mutamento della specie, nè la possibilità che l'uomo
discendesse dalla scimmia. Le prove a favore della evoluzione, compresa la evoluzione
dell'uomo, erano state accumulate per decenni e l'idea di evoluzione era stata suggerita e
ampiamente diffusa prima di allora; ma tutte le teorie evoluzioniste predarwiniane avevano
affermato che la evoluzione era un processo diretto verso uno scopo finale. Si pensava che l'idea
dell'uomo, della flora e della fauna contemporanee fosse stata presente fin dalla prima creazione
della vita, forse nella mente di Dio. Questa idea o questo progetto aveva fornito la direzione e la
forza direttrice dell'intero processo evolutivo. Ogni nuovo stadio era una realizzazione più
perfezionata di un piano che era stato presente fin dall'inizio.
Per molti l'abolizione di questo tipo teleologico di evoluzione costituiva il suggerimento di
Darwin più suggestivo e meno facilmente accettabile. L'origine della specie non riconosceva
nessun scopo stabilito da Dio o dalla natura: la selezione naturale operando nell'ambiente dato e
negli organismi effettivamente presenti e a portata di mano era responsabile della comparsa
graduale, ma costante, di organismi più elaborati, maggiormente articolati, e molto più
specializzati, ma senza che questo fosse uno scopo fissato a priori.
La scienza di Einstein - ma si può dire altrettanto di Darwin che lo ha preceduto - ha tolto di
mezzo l'utopia del sapere assoluto, ma ha reso più efficace il sapere dell'uomo. Se si riesce ad
eliminare l'utopia della società perfetta e della libertà assoluta, si renderà la vita più degna e felice
e più sicura la libertà (Abbagnano?)
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La struttura del mondo vivente era considerata prima la espressione di una necessità trascendente,
cui faceva rispondenza una armonia prestabilita nelle relazioni degli esseri viventi
tra loro e con il loro ambiente. Darwin sottolinea la contingenza e la relatività degli esseri viventi
e della loro formazione - divergenza a partire da un antenato comune, espansione di certi gruppi e
scomparsa di altri. Nessun piano prestabilito, ottenuto in una sola volta con un atto creativo, nè
realizzato a poco a poco per trasformazioni successive finalizzate. La comparsa di una nuova
specie non ha alcun carattere di necessità: è semplicemente la risultante di un certo numero di
forze che si sono trovate a convergere in una certa epoca ed in un certo luogo. Se le condizioni
fossero state diverse o non concomitanti nel modo in cui lo sono state, il mondo vivente che oggi
noi vediamo sarebbe stato diverso o, forse, non vi sarebbe neppure un mondo vivente. (e anche se
la composizione delle forze e delle situazioni fosse stata del tutto analoga a quella che è stata, non
è detto che l'esito deve per forza essere lo stesso)
ORIGINE DELL’UOMO
Importanza della variabilità
… L’uomo è soggetto a moltissime, leggere e diverse variazioni
UOMO INSERITO NELLA EVOLUZIONE
… Se l’uomo non fosse stato soggetto fin dai primordi alla
selezione naturale, di certo non avrebbe raggiunto il grado
elevato attuale
… L’uomo tende a moltiplicarsi cpsì rapidamente che è
necessariamente esposto alla lotta per la esistenza,e, di
conseguenza, alla selezione naturale
… Possiamo dedurre che qualche antico membro del
sottogruppo antropomorfo diede i natali all’uomo
… L’uomo non è che una delle varie forme eccezionali dei
Primati
… Con tutte le sue qualità sublimi l’uomo conserva ancora nella
sua struttura corporea l’impronta indelebile della sua bassa
origine
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PROBLEMI COMUNQUE APERTI
verso i quali Darwin dichiara si dovrà rivolgere
la attenzione dei ricercatori
- Le leggi di trasmissione dei caratteri
- L’origine della variabilità naturale
Quali sono i fattori dell’evoluzione?
la selezione naturale è stato il mezzo principale,
ma non esclusivo, di modificazione… 1° edizione
Le specie si sono modificate durante il lungo corso della
loro discendenza mediante la conservazione ad opera della
selezione naturale di molte successive piccole variazioni
2° edizione
favorevoli
Ciò è avvenuto
- soprattutto mediante la selezione naturale di numerose successive
piccole variazioni favorevoli
- selezione coadiuvata in maniera notevole
6° edizione
- dagli effetti dell’uso e del disuso degli organi
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