L'apparato cardiocircolatorio L'apparato cardiocircolatorio è come un sistema idraulico formato dal cuore, che funziona come una pompa, e da un complesso sistema di vasi che distribuiscono il sangue per tutto il corpo attraverso le arterie, per poi riportarlo al cuore attraverso le vene. L'apparato cardiocircolatorio : il cuore Il cuore ha le dimensioni di un pugno chiuso e ha una forma simile a una pera con la punta rivolta verso il basso. Si trova all'interno della gabbia toracica, tra i due polmoni. Sotto c'è il diaframma, il muscolo che divide la cavità toracica da quella addominale. Dietro si trova l'esofago e poi la colonna vertebrale. Davanti c'è lo sterno, l'osso del torace dove si uniscono le costole. L'apparato cardiocircolatorio : il cuore La membrana esterna che ricopre il cuore è il pericardio, quella interna è l'endocardio. Tra le due membrane è presente il miocardio il muscolo involontario che lo fa pompare. La cavità cardiaca è attraversata da una parete longitudinale che divide il cuore in due parti: a destra scorre il sangue venoso, a sinistra quello arterioso. L'apparato cardiocircolatorio : il cuore Ciascuna delle due metà è poi a sua volta divisa da una parete orizzontale che forma l'atrio, la parte superiore, e il ventricolo, quella inferiore. Questa parete orizzontale non è però continua come quella longitudinale, contiene delle valvole unidirezionali che permettono al sangue di passare esclusivamente dall'atrio al ventricolo. La valvola che mette in comunicazione atrio e ventricolo destro si chiama tricuspide, perché è formata da tre lembi; quella sinistra si chiama bicuspide (è formata da due lembi) o mitrale. L'apparato cardiocircolatorio : il cuore Il funzionamento del cuore Quando gli atri si dilatano il sangue entra, a questo punto si contraggono e il passa nei sangue ventricoli sottostanti. In questa fase i ventricoli si dilatano per poi contrarsi e sospingerlo nelle arterie. La fase di dilatazione di atri e ventricoli è detta diastole, quella di contrazione sistole. Normalmente, in una persona adulta, il cuore si contrae 60-70 volte al minuto. La frequenza cardiaca aumenta sotto sforzo, è necessario pompare una maggior quantità di sangue, ed è più frequente nei bambini. Questa capacità di contrazione del cuore è autonoma, il cuore continua a contrarsi per un breve periodo anche quando viene sottratto all'organismo. L'apparato cardiocircolatorio: Le arterie Sono i vasi che trasportano il sangue dal cuore alle zone periferiche. A ogni sangue viene Questo contrazione il sospinto in avanti. determina che la circolazione non sia continua ma a flussi. Nelle arterie superficiali che si possono percepire in alcuni punti del corpo, è possibile, apponendo un dito, sentire le pulsazioni, che riproducono i battiti cardiaci: il polso. Per questo motivo, durante un'emorragia arteriosa, il sangue, di colore rosso vivo, esce a fiotti. L'apparato cardiocircolatorio: Le vene Sono i vasi che il sangue periferiche al sangue trasportano dalle zone cuore. Il fluisce in modo continuo. Questo movimento è aiutato dalla presenza di numerose valvole "a nido di rondine", che non permettono il rifluire verso il basso del sangue. L'apparato cardiocircolatorio: I capillari Sono dei vasi piccolissimi, con un diametro compreso tra i 10 e i 20 millesimi di millimetro, dove la parte terminale delle arterie si congiunge con la parte iniziale del sistema venoso. Questa sottigliezza consente al sangue di scorrere a contatto con i tessuti effettuando degli scambi di sostanze. La lunghezza complessiva dei vasi sanguigni del corpo umano è stata stimata compresa tra i 95.000 e i 160.000 chilometri, ben 3 o 4 volte la lunghezza della circonferenza del nostro pianeta! La grande circolazione La circolazione del sangue segue due diversi circuiti: la grande e la piccola circolazione. La grande circolazione consiste nell'insieme dei vasi che portano il sangue dal cuore alla periferia e da qui nuovamente al cuore. Il sangue parte dal ventricolo sinistro, carico di ossigeno, spinto la sistole, ed entra nell'aorta, l'arteria più grande. L'aorta si dirama in due vie, la carotide destra e sinistra, che portano il sangue alla testa. La grande circolazione Le altre successive importanti diramazioni si hanno attraverso le due succlavie, che portano il sangue alle ascelle (arterie ascellari) e alle braccia (arterie omerali) e, dopo il gomito, si dividono ulteriormente in arterie radiali e ulnari. L'aorta continua a ridosso della colonna vertebrale fino all'addome da dove partono le arterie che vanno verso i visceri: la splenica irrora la milza, le renali i reni, l'epatica il fegato le mesenteriche gli intestini. Più in basso l'aorta si dirama nella zona lombare nelle arterie iliache, attraverso l'inguine, e queste continuano irrorando le gambe, come arterie femorali, poplitee (all'altezza del ginocchio) e tibiali. La grande circolazione Dopo che il sangue ha raggiunto le parti più periferiche del corpo, attraverso vasi sempre più piccoli, e dopo avere effettuato gli scambi nutrizionali con i tessuti attraverso la rete capillare, torna verso il cuore attraverso il sistema venoso. Il sangue che proviene da testa, torace e arti superiori, nel suo viaggio di ritorno confluisce nella vena cava superiore; quello che proviene dai visceri e dalle gambe confluisce nella vena cava inferiore. Entrambe le vene sboccano nell'atrio destro del cuore chiudendo la grande circolazione. La piccola circolazione La piccola circolazione consiste nell'insieme dei vasi che portano il sangue dal cuore ai polmoni e da qui nuovamente al cuore. In questo viaggio il sangue, ricco di anidride carbonica, se ne libera caricandosi invece di ossigeno che successivamente cede ai tessuti. Quando, attraverso le vene cave superiore e inferiore, il sangue entra nell'atrio destro, passa attraverso la valvola tricuspide al ventricolo destro per poi salire attraverso le arterie polmonari dove giunge ai polmoni. Qui passa attraverso i capillari degli alveoli polmonari dove si purifica e si libera dell'anidride carbonica per caricarsi di ossigeno, attraverso la respirazione. Dopo questo scambio gassoso il sangue ritorna al cuore attraverso le vene polmonari che sboccano nell'atrio sinistro. Da qui tutto il circolo della grande e piccola circolazione ricomincia. INFARTO Per infarto s'intende la morte di una parte del tessuto muscolare cardiaco, dovuto ad un improvviso arresto della circolazione arteriosa coronarica (ad es. per trombosi, embolia etc.). L'infarto sembra colpire maggiormente il sesso maschile soprattutto dopo i 50 anni. Fattori predisponenti: ipertensione arteriosa alimentazione troppo ricca di grassi scarsa attività fisica stress abuso di fumo di sigaretta sovrappeso etc. INFARTO Come si manifesta: I’infarto, spesso è preceduto da attacchi di angina pectoris caratterizzati dalla comparsa di dolore al centro del torace che si manifesta, di solito, a seguito di uno sforzo. Altre volte si manifesta improvvisamente con: dolore intenso, costrittivo al torace, talvolta si può estendere alle braccia (soprattutto al braccio sinistro), alla mandibola, alla schiena pallore, sudorazione fredda ipotensione Arteriosa nausea, vomito stato di confusione, agitazione INFARTO Intervento Mettere l'infartuato in posizione seduta, slacciando vestiti, cravatte etc. tenere sotto controllo il respiro e il battito cardiaco tranquillizzare il paziente chiamare al più presto l'ambulanza. ANGINA Intervento ATTENZIONE: i sintomi dell'angina sono molto simili a quelli dell‘ infarto cardiaco: in mancanza di una diagnosi precisa è necessario chiamare i soccorsi immediatamente. In attesa dei soccorsi, bisogna cercare di tranquillizzare e confortare l'infortunato e impedire che si muova: ogni movimento o sforzo richiede infatti un maggiore afflusso di sangue. Il paziente va adagiato in posizione semiseduta, in questo modo la respirazione è favorita. Inoltre, è bene tenere sempre sotto controllo le funzioni vitali: polso e respirazione. ANGINA a L'Angina pectoris è un dolore toracico dovuto un restringimento temporaneo dei vasi coronarici. Le coronarie, restringendosi, provocano una diminuzione dell'apporto di sangue al cuore (ischemia). Sintomi L'infortunato è oppresso da un dolore più o meno intenso allo sterno che si può irradiare sulla sinistra alla spalla, al braccio o al collo. La durata dell'attacco è solitamente di pochi minuti. L'infortunato è pallido, suda freddo, è ansioso, ha difficoltà respiratorie. ARRESTO CARDIACO L'arresto cardiaco è la cessazione dell'attività del muscolo cardiaco che può avvenire per molteplici cause. Per quanto riguarda il primo soccorso, il rischio frequente di un arresto cardiaco è nel caso di infarto,folgorazione, asfissia e shock. Sintomi Quando il cuore cessa di battere la persona è incosciente, la respirazione e il polso sono assenti, la colorazione della pelle è pallida, le labbra e le unghie possono essere cianotiche (violacee), le pupille in breve si dilatano, divengono fisse, non reagiscono alla luce. ARRESTO CARDIACO Intervento E' necessario agire con la massima tempestività: dopo 3 o 4 minuti dall'arresto cardiaco i danni al cervello sono irreversibili. E' necessario chiamare i soccorsi urgentemente spiegando la situazione affinché arrivino pronti e preparati per un intervento rapido ed efficace. In attesa dei soccorsi bisogna procedere al massaggio cardiaco e alla respirazione artificiale. In questo modo l'infortunato viene tenuto in vita meccanicamente sino all'arrivo in ospedale. La gravità è massima: dopo pochi minuti che il cuore si è fermato ha inizio la morte cerebrale. L’APPARATO RESPIRATORIO L'aria entra nel corpo attraverso il naso, la bocca ha soltanto una funzione accessoria. L'aria, all'interno delle narici, viene filtrata dal pulviscolo atmosferico attraverso le vibrisse, i piccoli peli che trattengono le particelle più grosse. La mucosa presente nelle nari serve a riscaldare e umidificare l'aria. Questa poi, attraverso la faringe, il condotto in comune con l‘apparato digerente, entra nella laringe. L'epiglottide è una cartilagine che serve ad evitare che il cibo penetri nella trachea durante la deglutizione. Se comunque, qualche particella di cibo penetra ugualmente, il contatto con la mucosa delle vie respiratorie, molto sensibile, provoca violenti colpi di tosse con cui le particelle vengono espulse. L’APPARATO RESPIRATORIO La laringe ha una forma a imbuto ed è sostenuta da uno scheletro di cartilagine. Alla laringe fa seguito la trachea, un tubo di circa 10 cm., che si divide poi in due grossi condotti, i bronchi, che a loro volta si ramificano in canali sempre fitti e sottili, i bronchioli, che terminano in circa 300 o 400 milioni di alveoli polmonari. Qui avviene lo scambio di ossigeno (O2) e anidride carbonica (CO2) ad opera dei globuli presenti nel sangue che si caricano di ossigeno presente nell'aria inspirata rilasciando anidride carbonica: la respirazione. I polmoni hanno forma piramidale e consistenza spugnosa. Poggiano sul diaframma, il muscolo che separa l'addome dalla gabbia toracica. Sono avvolti da un sacco chiuso formato dalle pleure, due membrane o foglietti: uno riveste i polmoni, l'altro le pareti toraciche e il diaframma. Tra i due foglietti è presente un liquido vischioso, il liquido pleurico, che permette lo scorrimento delle membrane senza attrito. LA RESPIRAZIONE L'aria che inspiriamo è formata per il 78% da azoto, per il 20% da ossigeno, per il 2% da idrogeno e gas vari e soltanto per lo 0,04% da anidride carbonica. L'aria che espiriamo, è invece composta dalle stesse percentuali, con l'unica differenza che l'ossigeno è il 16% e l'anidride carbonica il 4%. La respirazione utilizza perciò l'ossigeno eliminando anidride carbonica (e vapore acqueo). Questo processo avviene negli alveoli polmonari: qui il sangue carico di CO2 rilascia anidride carbonica e si carica di ossigeno che trasporta nell'organismo. LA RESPIRAZIONE La respirazione è regolata da stimoli nervosi: se nell'organismo c'è abbondanza di ossigeno rallenta, se c'è abbondanza di anidride carbonica accelera. Nell'ispirazione il diaframma si abbassa e la gabbia toracica si espande, grazie ai muscoli intercostali che si contraggono. Questo movimento richiama aria, proprio come in un mantice, e i polmoni si espandono e si riempiono di aria. Durante l'espirazione, invece, diaframma e muscoli intercostali si rilassano e i polmoni, contraendosi, espellono l'aria ormai ricca di anidride carbonica. In un minuto si compiono circa 12-16 atti respiratori, anche se il numero aumenta notevolmente sotto sforzo, e nei bambini piccoli. ASFISSIA L'asfissia è un arresto o un'insufficienza della respirazione. Insorge per una mancanza o una carenza di ossigeno. Le cause possono essere molteplici: l'ostruzione delle vie respiratorie da parte di corpi estranei che soffocano l'infortunato, per esempio alimenti, ma anche dentiere (in caso di malore o incidente) o vomito (nel caso l'infortunato sia incosciente). Tra le altre cause meccaniche si possono per esempio ricordare l'acqua (in caso di annegamento), terra o neve (in caso di frane e valanghe), lacci e corde (in caso di impiccagione), lingua capovolta (in caso di incoscienza). ASFISSIA Una persona, inoltre, può soffocare e andare incontro all'asfissia anche perché l'ambiente non è sufficientemente ossigenato, per la presenza di gas tossici come l'ossido di carbonio emesso dalle stufe, per le fughe di gas, per i fumi durante un incendio. Infine, l'alterazione della respirazione e addirittura la paralisi dei muscoli respiratori può avvenire in caso di insufficienze cardiache o polmonari, ma anche in caso di traumi cranici o toracici, e soprattutto in caso di avvelenamento da farmaci, overdose, folgorazione, tetano. ASFISSIA Sintomi In caso di asfissia l'infortunato presenta delle evidenti difficoltà di respirazione. Non necessariamente è privo di coscienza. Se c'è ostruzione delle vie aeree per cause meccaniche avrà un colorito violaceo, soprattutto sulle labbra. In caso di intossicazione da ossido di carbonio, invece, il colorito sarà rosso ciliegia. Se l'infortunato è incosciente ed è sopraggiunto un arresto respiratorio, dopo pochi minuti sopraggiungerà anche l‘arresto cardiaco: in tal caso il colorito della pelle sarà bianco livido. ASFISSIA Intervento Poiché le cause di asfissia sono molteplici, innanzitutto bisogna individuare il problema. Nel caso di difficoltà respiratorie dovute a patologie polmonari o cardiache (per esempio edema polmonare o infarto) è bene chiamare i soccorsi, tranquillizzare l'infortunato, evitare che compia movimenti, tenerlo in posizione semiseduta. Se si ha a disposizione dell'ossigeno è bene somministrarlo. In caso di asfissia per cause meccaniche bisogna immediatamente rimuovere ciò che impedisce la respirazione, utilizzando per esempio la manovra di Heimlich o le altre tecniche per la rimozione dei corpi estranei, a seconda del caso. ASFISSIA ……Intervento Se il paziente non respira, dopo aver controllato che non ci siano ostruzioni meccaniche delle vie aeree bisogna procedere immediatamente alla respirazione artificiale, in attesa dei soccorsi, facendo molta attenzione al polso cardiaco. In caso di arresto cardiaco bisognerà procedere anche al massaggio cardiaco. Gravità Il nostro corpo non è in grado di resistere a lungo senza respirare. In caso di arresto respiratorio ci sono solo pochi minuti prima che sopraggiunga l'arresto cardiaco e, successivamente, la morte cerebrale. E' perciò importante chiamare i soccorsi e agire con la massima tempestività. ASMA L'attacco d'asma può avere origini emotive e psichiche, essere causato da infezioni delle vie respiratorie o da reazioni allergiche. Di solito avviene una contrazione spasmodica dei piccoli bronchi che produce dispnea, cioè difficoltà di respirazione. Sintomi L'infortunato è dispnoico, pallido, labbra e unghie sono spesso cianotiche per la carenza di ossigeno, il torace è bloccato in uno stato di inspirazione forzata. La respirazione è molto difficoltosa: si ha un'ispirazione breve seguita da una prolungata espirazione difficoltosa, rumorosa e sibilante. ASMA Intervento L'infortunato di norma riconosce le sue crisi asmatiche e possiede dei broncodilatatori per inalazione o compresse precedentemente prescritti dal medico. Queste cure, però, vanno utilizzate solo se già prescritte, perché talvolta possono provocare fenomeni collaterali. E' necessario tenere l'infortunato in posizione semiseduta per agevolare la respirazione, cercare di tranquillizzarlo il più possibile e, se è presente dell'ossigeno, somministrarlo. Gravità Dipende da quanto è violento l'attacco. Se la crisi è leggera e passeggera non richiede particolari accorgimenti. Se il paziente è cianotico, agitato e la dispnea è preoccupante è necessario un immediato trasporto al pronto soccorso. ASSIDERAMENTO L'assideramento è il risultato di una eccessiva esposizione al freddo e a basse temperature. Sintomi Brividi, pallore, torpore, difficoltà di movimento e, negli stati più gravi, confusione mentale e sonno che può degenerare in coma. ASSIDERAMENTO Intervento E' necessario riscaldare l'infortunato in modo graduale, con panni caldi e massaggi per riattivare la circolazione. Somministrare caffè e bevande calde con zucchero, ma non alcolici, che non favoriscono la circolazione sanguigna. Per agevolare la circolazione è utile anche allentare gli indumenti che possono costringere. ATTENZIONE: l'assideramento è possibile anche a temperature non particolarmente rigide. Gli etilisti, per esempio, sono soggetti a una grande dispersione di calore che li può portare frequentemente a stati di assideramento. Gravità A seconda del tempo e del grado di esposizione al freddo l'assideramento può richiedere l'ospedalizzazione urgente. CONGELAMENTO Il congelamento è una lesione della cute e dei tessuti sottostanti causata dall'esposizione a un freddo intenso. Solitamente colpisce le parti periferiche del corpo come le dita, le mani, i piedi, le orecchie o il naso. Sintomi Le lesioni di primo grado provocano un rallentamento della circolazione con dolore ed edema locale. La cute in questo caso è cianotica. Le lesioni di secondo grado provocano un arresto della circolazione con locale insensibilità immobilità e comparsa di bolle. Le lesioni di terzo grado provocano la necrosi del tessuto e un successivo sfaldamento. CONGELAMENTO Intervento Per le lesioni di primo grado è sufficiente massaggiare delicatamente la parte colpita da congelamento per riattivare la circolazione. E' utile allentare tutto ciò che potrebbe ostacolare la circolazione: lacci, calzettoni e così via. Per le lesioni più gravi, di secondo e di terzo grado, è bene chiamare i soccorsi e immergere la parte lesa in acqua tiepida (37°/40°) ricoprendola poi con panni asciutti. ATTENZIONE: EVITARE di riscaldare la parte in modo improvviso e ed eccessivo, per esempio attraverso stufe o borse di acqua calda. Evitare anche l'assunzione di alcolici, vasodilatatori che non favoriscono la circolazione del sangue. Gravità Le lesioni di secondo o terzo grado richiedono un immediato ricovero ospedaliero. COLPO DI CALORE Il colpo di calore si verifica in ambienti molto caldi, umidi e poco ventilati. In queste condizioni la sudorazione, che serve a raffreddare il corpo e a disperdere la temperatura, può non avvenire, in quanto l'eccessiva umidità ne impedisce l'evaporazione. Sintomi Intensa sete, cute molto calda, volto arrossato, respiro affannoso, torpore e shock. COLPO DI CALORE Intervento E' necessario condurre immediatamente l'infortunato in un luogo fresco, ventilarlo, raffreddarlo con impacchi di acqua fresca ma non troppo fredda, e tenere sotto controllo respirazione e polso. E' consigliabile fargli bere qualcosa di fresco, ma assolutamente non alcolico. Gravità Se la temperatura è particolarmente elevata è bene consultare un medico o condurre l'infortunato in un pronto soccorso. COLPO DI SOLE Il colpo di Sole è causato da un'eccessiva esposizione al Sole che provoca un aumento di temperatura e una vasodilatazione che conduce a uno stato di shock. Sintomi Cefalea e vertigini, sudorazione, nausea, offuscamento della vista, aumento della temperatura, shock. COLPO DI SOLE Intervento Per prima cosa è necessario porre l'infortunato all'ombra, in un luogo arieggiato, e rinfrescargli il capo con impacchi umidi o acqua fresca ma non troppo fredda. Il paziente va condotto all'ospedale con urgenza. Gravità Il colpo di Sole è più pericoloso del colpo di calore e può richiedere anche un trattamento medico della massima urgenza. COMMOZIONE CEREBRALE La commozione cerebrale è una delle possibili conseguenze che si manifestano in caso di trauma cranico. Consiste in una perdita di conoscenza, generalmente transitoria e reversibile, che non produce danni permanenti ma può degenerare in coma. SVENIMENTO è la temporanea perdita dei sensi, dovuta ad un diminuito afflusso di sangue al cervello. Cause più frequenti: permanenza in luoghi affollati strapazzi fisici privazione di sonno o alimentazione emozioni intense cattiva digestione, Meccanismo: tutte queste condizioni portano ad una caduta della pressione arteriosa e quindi a una maggiore difficoltà del sangue a raggiungere il cervello. A sua volta le cellule nervose, sensibilissime alla mancanza di ossigeno, fanno perdere alla persona la coscienza. Questo meccanismo naturale di autodifesa, facendo cadere a terra l'individuo, permette al sangue di raggiungere con maggior facilità il cervello. come si manifesta: prima di svenire, si avverte una sensazione di mancamento, nausea, vertigini, annebbiamento della vista, senso di calore, ipotensione arteriosa,tachicardia pelle pallida e sudorante. SVENIMENTO Cosa fare: Porre l'infortunato in posizione antishock, con le gambe innalzate. Liberarlo da indumenti che costringono: slacciare cinture, cravatte o camicie per agevolare la circolazione. E' bene allontanare la folla e fare respirare bene l'infortunato, aerando l'ambiente. Bisogna sempre sorvegliare il battito cardiaco e le funzioni vitali. Di solito in pochi istanti l'infortunato si riprende. Quando ciò avviene è bene lasciarlo sdraiato per un pò, impedirgli di alzarsi bruscamente col rischio di un nuovo svenimento, e confortarlo. NON DARE MAI da bere alcolici! Questa erronea consuetudine, purtroppo ancora oggi diffusa, è altamente controproducente: l'alcol è un vasodilatatore, di conseguenza la sua assunzione induce un abbassamento della pressione e un peggioramento della situazione. EPILESSIA L'attacco epilettico è dovuto al "cortocircuito" di alcune cellule del cervello che improvvisa-mente scaricano impulsi nervosi che fanno muovere disordinatamente alcuni muscoli. Le cause sono spesso sconosciute. La crisi si può manifestare con: un inizio brusco, con grido e caduta una fase ipertonica, con apnea e cianosi. In questa fase spesso si ha la chiusura serrata delle mascelle con emissione di schiuma dalla bocca a volte rosata in seguito alla morsicatura della lingua o delle guance la comparsa per qualche decina di secondi di convulsioni e movimenti disordinati di varie parti del corpo, a volte con perdita di urina e feci una fase risolutiva consistente nella ripresa della respirazione, spesso rumorosa. La persona al risveglio appare confusa, non ricorda niente di quanto è accaduto durante l'attacco. Questa fase può durare anche parecchi minuti. EPILESSIA Durante la caduta o dopo di essa l'individuo può procurarsi delle lesioni battendo contro gli oggetti a lui vicini (spigoli, oggetti taglienti etc). Ammortizzare la caduta dell'infortunato cercando soprattutto di proteggere il capo. non tentare di tenere ferme le braccia o le gambe quando sono in agitazione; non forzare l'apertura della bocca con oggetti che potrebbero rompere qualche dente o con le dita della mano che potrebbero restare mozzate; EPILESSIA non impedire la crisi, ma lasciare il soggetto libero nei movimenti avendo cura, però, di allontanarlo da oggetti che potrebbero costituire fonte di traumi; cessata la crisi porre la persona in posizione di sicurezza e lasciarla riposare fino ad un suo naturale risveglio; facilitare la respirazione slacciando i vestiti non somministrare bevande Epistassi E’ la fuoriuscita di sangue dal naso. Le cause possono essere: locali: ad esempio una fragilità particolare dei capillari della mucosa del naso; una lesione traumatica, generali: ad esempio una pressione arteriosa elevata. Intervento: far sedere la persona far piegare la testa in avanti comprimere il naso tra il pollice e l'indice applicare compresse di garze imbevute di acqua fredda alla radice del naso. Se non si arresta l'emorragia consultare un medico. APPARATO VISIVO INFORTUNI OCULARI Non lavare in presenza di calce viva Il cotone idrofilo non va mai applicato direttamente sull'occhio Contusioni oculari: sono più gravi quando il soggetto accusa dolore + fastidio alla luce + vista annebbiata: bendare l'occhio ed avviare al pronto soccorso FERITE OCULARI evitare di far aprire e chiudere ripetutamente le palpebre per vedere la ferita bendare l'occhio ed avviare al pronto soccorso Corpi estranei oculari (metallo, pietra, vetro, legno, ecc.): evitare di toglierli, il tentativo potrebbe causare lesioni anche gravi chiudere la palpebra, coprire con garza e benda avviare al pronto soccorso FERITE OCULARI Sostanze irritanti (polveri, gas, vapori): di solito provocano irritazione, lacrimazione: lavare con acqua abbondante. Sostanze acide (acido solforico, nitrico, cloridrico): lavare con acqua abbondante bendare ed avviare al pronto soccorso FERITE OCULARI Sostanze alcaline (ammoniaca, soda): possono essere ancora più gravi in quanto subdole e "progressive" lavare abbondantemente con acqua bendare ed avviare al pronto soccorso Agenti fisici: elettricità, radiazioni (infrarossi, ultravioletti, laser, raggi x) applicare impacchi freddi inviare al pronto soccorso FERITE OCULARI Lavaggio oculare tenendo presente che la lacrimazione può di per se stessa asportare un oggetto libero presente nell'occhio, il lavaggio si attua, dopo aver protetto con garze sterili o fazzo-letti puliti l'occhio sano, facendo scorrere dell'acqua tiepida sull'occhio leso tenuto ben aperto. L'acqua è fatta cadere dall'angolo interno all'angolo esterno in modo che defluisca dall'occhio dopo averlo deterso per intero. Il lavaggio va protratto per 15-20 minuti. USTIONI Ustioni termiche da calore e da elettricità PER LE USTIONI LIEVI (1° e 2° grado con estensione inferiore al 5%) Cosa fare: Bagnare abbondantemente con acqua fredda sulla parte, fino alla attenuazione del dolore Applicare sull'ustione della garza sterile Fasciare, o fissare con cerotto posto su cute sana, senza comprimere Ricorrere al controllo medico, a meno che non si tratti di ustioni minime USTIONI PER LE USTIONI PIU' GRAVI (1° e 2° grado molto estese e quelle di 3° grado): Cosa fare: Non spogliare l'infortunato (liberarlo al massimo degli oggetti caldi (fibbie, orologio, ecc.) Non toccare la parte ustionata Non asportare le sostanze combuste a contatto con la cute Ricoprire la zona ustionata con telini o garza sterile Controllare attività respiratoria e circolatoria Chiamare il 118 USTIONI Se le fiamme interessano gli abiti: Distendere a terra l'infortunato, per evitare l'effetto torcia estinguere prontamente le fiamme con coperte o indumenti in mancanza dei mezzi suddetti far rotolare l'infortunato per terra Cosa non fare: - Non somministrare tranquillanti e antidolorifici - Non applicare polveri, pomate, oli, ecc. USTIONI USTIONI CHIMICHE (da acidi, alcali) Cosa fare: Togliere gli indumenti contaminati dalla sostanza chimica, se non adesi alla pelle, tagliandoli se necessario Lavare a lungo con acqua corrente Chiamare il 118 Avvertenze particolari per tutte le ustioni: Non somministrare liquidi per via orale, se ustioni superiori al 20% Non utilizzare ghiaccio su alcuna lesione Nelle ustioni alle mani o ai piedi, separare le dita con garza sterile INFORTUNI CAUSATI DA ELETTRICITA' Il primo provvedimento in caso di contatto con parti in tensione è quello di interrompere l'alimentazione Se non è possibile togliere immediatamente corrente, si può provvedere ad allontanare l'infortunato dalla parte in tensione, avendo cura di isolarsi, impiegando guanti isolanti, aste, pedane isolanti, ecc. INFORTUNI CAUSATI DA ELETTRICITA' Cosa fare: Far distendere subito l'infortunato Controllare la respirazione e il battito cardiaco Posizionare il paziente, se privo di coscienza ma respira, in posizione laterale di sicurezza Coprire le ustioni con materiale asettico (garze o teli sterili, telino isotermico) In assenza di respirazione e/o in assenza di battito cardiaco, praticare la RCP Iniziare l'intervento con la massima urgenza, già nel posto stesso in cui è avvenuto l'infortunio