STAGE DI CHIMICA PER STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI 11 - 22 Giugno 2012 Responsabile: Prof. Pierpaolo Righetti Tutor: Carlotta Raviola Stagiste: Annachiara Binetti, Chiara Franceschini, Giulia Quaroni Tutor scolastico: prof. Ubaldo Busolin Scuola: Liceo Primo Levi, San Donato Mil.se I POLIMERI Che cosa sono i Polimeri Polimerizzazione per condensazione Galleria fotografica Polimerizzazione per addizione Polimerizzazione cationica Sintesi della bachelite Polimerizzazione radicalica dell’acrilammide Sintesi del nylon 6,6 Polimerizzazione radicalica dello stirene Degradazione del polietilentereftalato Polimerizzazione fotoindotta dell’acrilato di metile Modificazione di un polimero Polimerizzazione del triossano a poliformaldeide Sintesi del Bisfenolo Z Acetilazione della cellulosa I POLIMERI I polimeri (dal greco πολυς + µερος = molte parti) sono macromolecole, ovvero molecole con un elevato peso molecolare. Il processo che porta alla formazione del polimero prende il nome di polimerizzazione. I polimeri sono infatti costituiti dalla ripetizione di un’unità strutturale detta unità ripetente. La molecola da cui deriva l’unità ripetente è chiamata monomero o unità monomerica. Non sempre l’unità monomerica e l’unità ripetente coincidono: Es.: Polietilene (PE), polimero costituito dalla ripetizione di n molecole di etilene: l’unità monomerica e ripetente coincidono. n H H H H H H H H Etilene Unità monomerica n Polietilene (PE) Unità ripetente Es.: Nylon 6,6 generato dalla polimerizzazione del cloruro di adipoile con l’esametilendiammina: l’unità monomerica e ripetente non coincidono. n ClCO(CH2)4COCl + Cloruro di adipoile n NH2(CH2)6NH2 Esametilendiammina Unità monomeriche O O NH(CH2)6NHC(CH2)4C Nylon 6,6 Unità ripetente + (n-1) HCl n I polimeri possono essere classificati sia in relazione alla loro struttura chimica sia in base al metodo di preparazione. • Omopolimeri: polimeri generati dalla polimerizzazione di un unico monomero A: n molecole di A → -A-A-A-A- ovvero (A)n ne è un esempio il polietilene precedentemente menzionato. struttura chimica Copolimeri: polimeri che derivano da due monomeri diversi (A e B): n molecole di A e n molecole di B →A-B-A-B-A-B- ovvero (A-B)n Un esempio è rappresentato dalla gomma stirenebutadiene. H2C n + Stirene H2CHC CH n CH2CH CHCH2 H2C C C CH2 H H Butadiene Gomma Stirene-Butadiene polimeri di condensazione • n metodo di preparazione polimeri di addizione n I polimeri possono essere naturali o di sintesi. l’amido e la cellulosa (polisaccaridi) naturali gli acidi nucleici, la cui unità ripetente è il nucleotide formato dalla combinazione di tre diverse componenti quali un gruppo fosfato, uno zucchero (ribosio nell’RNA, desossiribosio nel DNA), una base azotata. le proteine composte da amminoacidi uniti da legame peptidico H H H N CH C N CH C N CH C R2 O R O R1 O di sintesi: si ottengono mediante reazioni chimiche e sono ampiamente utilizzati nell’industria. Ne sono alcuni esempi il polietilene (utilizzato per produrre sacchetti o nell’isolamento per fili elettrici) e la gomma stirene-butadiene (SBR), usata nella produzione di tubi, pneumatici, suole delle scarpe. POLIMERIZZAZIONE PER CONDENSAZIONE La polimerizzazione per condensazione prevede la reazione tra molecole che possiedono due o più gruppi funzionali con conseguente eliminazione di molecole piccole quali H2O o HCl. SINTESI DELLA BACHELITE La bachelite fu sintetizzata per la prima volta da Leo Baekeland nel 1907. La sua sintesi è un esempio di policondensazione il cui sottoprodotto sono molecole di H2O. La bachelite è infatti ottenuta mediante reazione di sostituzione elettrofila aromatica tra il fenolo e la formaldeide. OH OH O + H H+ CH2 H2 C CH2 H CH2 Fenolo OH Formaldeide + H2O CH2 Bachelite Come si può osservare dalla reazione sopra riportata, la formaldeide può attaccare in differenti posizioni dell’anello aromatico portando alla formazione di un polimero reticolato in cui lunghe catene sono collegate tra loro in una struttura tridimensionale caratterizzata da elevata rigidità. Reagenti: • formaldeide (soluzione acquosa 37%): 27 mL • fenolo: 8 g • HCl (soluzione acquosa 37%): 20 mL Apparecchiatura: • 1 becher da 200 mL • 1 bacchetta di vetro • pipette e cilindri graduati • bilancia tecnica • buchner Procedimento: Dopo aver pesato il fenolo (8 g), lo si è posto in un becher e vi si sono aggiunti 27 mL di una soluzione acquosa di formaldeide 37%. A questa soluzione vengono aggiunti, goccia a goccia, 20 mL di una soluzione acquosa di HCl al 37% (prelevati con cilindro graduato). Inizialmente si forma un precipitato che si scioglie; continuando ad aggiungere l’acido il precipitato non si scioglie più, diventa rosa e si attacco alla bacchetta di vetro. E’ bene che le aggiunte vengano fatte lentamente perché la reazione è esotermica (si sviluppa calore) e quindi difficilmente controllabile in caso di aggiunte eccessivamente veloci. Il precipitato è stato filtrato su buchner, lavato con acqua distillata e asciugato all’aria su uno strato di carta assorbente. Proprietà e Usi: La bachelite è un polimero termoindurente: materiale che inizialmente fonde ma, a mano a mano che il riscaldamento procede, subisce una modificazione irreversibile della struttura chimica portando alla formazione di un reticolo tridimensionale che non può rifondere senza rottura del polimero stesso. La bachelite presenta proprietà isolanti e vede quindi un ampio utilizzo nella produzione di materiali elettrici. Viene inoltre utilizzata nella produzione di gioielli. SINTESI DEL NYLON 6,6 Il nylon 6,6 è un esempio di poliammide artificiale. Le due cifre nel nome indicano il numero di atomi di carbonio dei due componenti dai quali è ottenuto (il primo 6 indica il numero di atomi di carbonio dell’esametilendiammina, il secondo il numero di atomi di carbonio dell’acido adipico). La reazione avviene in due steps: I step: HOOC(CH2)4COOH Acido adipico + SOCl2 ∆ Cloruro di tionile ClOC(CH2)4COCl Cloruro di adipoile II step: n ClCO(CH2)4COCl + Cloruro di adipoile n NH2(CH2)6NH2 Esametilendiammina O O NH(CH2)6NHC(CH2)4C Nylon 6,6 + (n-1) HCl n La reazione avviene in due steps, poiché mettendo a reagire direttamente l’acido adipico (di carattere acido) e l’esametilendiammina (di carattere basico) si otterrebbe un sale. Per evitare questa reazione acido-base, nel primo step è quindi necessario trasformare l’acido adipico nel corrispondente cloruro acilico, il cloruro di adipoile. Nel secondo step avviene la reazione di policondensazione con l’eliminazione di HCl. Questa reazione è fortemente esotermica, pertanto viene fatta all’interfaccia tra due fasi: soluzione acquosa di esametilendiammina e NaOH (base che tampona l’HCl che si libera)(fase acquosa) e soluzione di cloruro di adipoile in cicloesano (fase organica). Apparecchiatura: • pallone da 25 mL Reagenti: • refrigerante a bolle • acido adipico: 1 g • becher da 100 mL • cloruro di tionile: 2,5 mL • pinzetta • esametilendiammina: 1,1 g • piastra riscaldante con bagno a olio • NaOH: 0,75 g • agitatore magnetico • H2O: 25 mL • pipette e cilindri graduati • cicloesano • rotavapor Procedimento: Dopo aver tarato il pallone (31 g), vi si pongono l’acido adipico (1 g)e il cloruro di tionile (2,5 mL). Mantenendo l’agitazione magnetica si scalda su piastra a 150 °C con bagno a olio fino alla completa solubilizzazione del solido (90 minuti circa). La soluzione viene poi seccata al rotavapor per eliminare l’eccesso di cloruro di tionile. Si ottiene il cloruro di adipoile (1 g) come olio, da cui si prepara una soluzione al 5% aggiungendo cicloesano (~20 mL). Nel becher si prepara una soluzione di esametilendiammina e NaOH in acqua. Con cautela si addiziona la soluzione del cloruro di adipoile in cicloesano, versandola lungo le pareti del becher leggermente inclinato. Si forma così un sistema bifasico e all’interfaccia fra le due fasi si ottiene una pellicola di polimero. Con la pinzetta si aggancia la massa al centro del becher e si solleva lentamente il filo. Il filamento ottenuto viene lavato abbondantemente con acqua e lasciato asciugare all’aria su di uno strato di carta assorbente. Usi: Questo polimero è largamente utilizzato nel settore tessile per alcune sue proprietà, quali la resistenza all'usura, l’elevato recupero elastico, la facilità di tintura e di manutenzione. DEGRADAZIONE DEL POLIETILENTEREFTALATO Il polietilentereftalato (PET) è un poliestere sintetizzato attraverso una reazione di policondensazione tra l’acido tereftalico e glicole etilenico in ambiente acido. In laboratorio abbiamo provato a eseguire la reazione inversa: degradazione del PET a dibenziltereftalato (DBT) mimando la reazione di transterificazione sviluppata dalla Du Pont. Nel nostro caso il metanolo viene sostituito con l’alcol benzilico (più altobollente) ottenendo quindi il dibenziltereftalato e non il dimetiltereftalato. Processo Du Pont Reazione condotta in laboratorio CH2 O H O H2CH2C OC O C O CH3OH + O H2 CH2 C O C O C O n n Metanolo PET + PET Alcool Benzilico Zn(OAc)2 (Acetato di zinco) O H3C OC O C O CH3 Dimetiltereftalato + Zn(OAc)2 (Acetato di zinco) O H2 C O C O C O CH2 Dibenziltereftaato + OHCH2CH2OH OHCH2CH2 OH Glicole etilenico Glicole etilenico Reagenti: • PET: 3 g • alcol benzilico: 30 mL • acetato di zinco: 0,6 g • acqua distillata: 100 mL • metanolo: 50 mL e 100 mL Apparecchiatura : • pallone da 100 mL ad un collo • ancoretta magnetica • refrigerante a bolle • piastra • bechers • cilindri graduati • yrsh • bagno di ghiaccio Procedimento: All’interno di un pallone ad un collo da 100 mL vengono posti 3 g di PET (circa l’equivalente di una bottiglia da due litri tagliata in quadratini da circa 0.63*0.63 cm2), 30 mL di alcol benzilico e 0,6 g di acetato di zinco. Mantenendo la soluzione sotto agitazione magnetica, si scalda a riflusso per 24 ore. Trascorso questo periodo di tempo si osserva un intorbidamento della miscela di reazione che viene raffreddata a temperatura ambiente e versata in 100 mL di acqua distillata. Dopo aver decantato l’acqua si osserva che è ancora presente un’elevata quantità di PET non scioltasi nella miscela di reazione. Il PET in eccesso viene quindi filtrato su yrsch e utilizzato per rifare la medesima reazione che viene lasciata a riflusso per tre giorni. Trascorso questo periodo di tempo la miscela di reazione viene sottoposta allo stesso trattamento sopra descritto (raffreddata a temperatura ambiente, lavata con acqua distillata e decantata). Nonostante sia ancora presente del PET non disciolto si procede secondo la procedura descritta in letteratura1. Dopo aver quindi aggiunto alla miscela di reazione 50 mL di metanolo, si raffredda in un bagno di ghiaccio osservando la precipitazione di cristalli bianchi di dibenziltereftalato (DBT) che viene successivamente filtrato su yrsh. Il prodotto grezzo viene disciolto in metanolo caldo e, sempre a caldo, filtrato per eliminare eventuali impurezze. Si raffredda lentamente a temperatura ambiente e successivamente in un bagno di ghiaccio. Il prodotto purificato viene quindi filtrato e seccato all’aria. 1Bibliografia: Donahue, Craig J., Exline, Jennifer A., Warner C., J. Chem. Educ. 2003, 80, 81 Osservazioni: Nonostante i reagenti siano stati riscaldati per un tempo maggiore rispetto a quello indicato, il PET non si è completamente sciolto e quindi solo una porzione del polimero introdotto nel recipiente di reazione è stato degradato a DBT. Una spiegazione può essere attribuita al fatto che è stata utilizzata una bottiglia in PET riciclabile, probabilmente inadatta all’esperienza. Usi del PET: Esempi di applicazioni sono: film, tubi, bottiglie, contenitori, etichette e pelli per batteria. POLIMERIZZAZIONE PER ADDIZIONE La polimerizzazione per addizione è caratteristica dei monomeri che contengono un doppio legame tra due atomi di carbonio. Per innescare questo processo è necessaria la presenza di un iniziatore (radicale, catione o anione), che si attacca al doppio legame dando inizio a un meccanismo a catena, per cui migliaia di molecole di monomero si uniscono tra loro, mediante legami covalenti, per formare il polimero. La polimerizzazione per addizione consta di vari stadi: 1) formazione del radicale 2) inizio della catena 3) propagazione della catena 4) terminazione della catena Il radicale si origina attraverso modalità differenti: per mezzo di una reazione di ossidoriduzione per mezzo del calore per fotoinduzione POLIMERIZZAZIONE RADICALICA DELL’ACRILAMMIDE La polimerizzazione dell’acrilammide costituisce un esempio di poliaddizione per via radicalica in cui l’iniziatore è un radicale anione. La reazione prevede due steps: I step: La generazione del radicale mediante un processo REDOX: S₂O₈²⁻ + Fe²⁺ • Fe³⁺ + SO₄²⁻ + SO₄⁻ II step: Inizio della catena mediante attacco del radicale anione (SO₄•⁻) sul monomero CONH2 ) e successiva propagazione. (acrilammide Reagenti: • • • • acrilammide: 5 g H2O: 5 mL FeSO4 • 7 H2O (soluzione acquosa al 2%): 10 gocce K2S2O8 (soluzione acquosa al 2%): 10 gocce Apparecchiatura: • • • • vetro d’orologio grande pasteur pipetta da 5 mL 2 matracci Procedimento: La soluzione dell’acrilammide in 5 mL di acqua viene posta sul vetro di orologio. Si aggiungono 10 gocce della soluzione acquosa di FeSO4 • 7 H2O e si agita fino a che la miscela risulta omogenea. Si aggiungono 10 gocce della soluzione acquosa di K2S2O8 e si agita ancora. Entro pochi secondi, la miscela diventa solida e si sviluppa una notevole quantità di calore. Bibliografia: Silversmith, Ernest F. J. Chem. Educ. 1992, 69, 763 Usi: L’acrillammide è un polimero utilizzato come addensante e impermeabilizzante per murature. POLIMERIZZAZIONE RADICALICA DELLO STIRENE La polimerizzazione dello stirene costituisce un esempio di poliaddizione per via radicalica in cui l’iniziatore è un radicale generato per mezzo del calore. La reazione prevede due steps: I step: Generazione dell’iniziatore. L’iniziatore è il radicale benzoilperossido che si ottiene attraverso rottura omolitica del legame O – O indotta dal calore. O Ph O Ph O O ∆ 2 Ph O O II step: Inizio della catena mediante attacco del radicale benzoilperossido sul monomero e successiva propagazione. HC Ph CH2 O Ph n O O + Ph O Ph n Ph Reagenti: • • • • toluene: 25 mL stirene: 20 mL benzoilperossido: 0,7 g metanolo: 75 mL Apparecchiatura : • • • pallone a un collo da 100 mL refrigerante a bolle mantello Procedimento: Dopo aver purificato lo stirene mediante colonna cromatografica (fase stazionaria allumina basica), all’interno di un pallone ad un collo da 100 mL munito di refrigerante a bolle, vengono posti 25 mL di toluene e 20 mL di stirene. Si aggiungono 0,7 g di benzoilperossido e, mediante l’ausilio di un mantello, si scalda a riflusso per 40 minuti. Trascorso questo periodo di tempo si versa la miscela di reazione in 75 mL di metanolo osservando la separazione di uno strato di polimero bianco che viene separato per decantazione. Bibliografia: J. Chem. Educ., 810 Usi: ll polistirene, comunemente ma impropriamente chiamato "polistirolo", è un ottimo isolante elettrico e per questa caratteristica viene utilizzato in molti settori applicativi; nell’industria ad esempio spesso sostituisce la cera nei processi di fonderia. POLIMERIZZAZIONE FOTOINDOTTA DELL’ACRILATO DI METILE L’acrilato di metile (monomero del poliacrilato di metile) si ottiene attraverso polimerizzazione radicalica, in cui il radicale è generato per via fotochimica. La reazione prevede due steps: I step: Generazione dell’iniziatore. L’irraggiamento dell’α−idrossi-cicloesil fenil chetone fornisce l’energia necessaria per permettere la rottura omolitica del C-C con la conseguente O formazione dei due radicali. OH OH O hν + α-idrossicicloesilchetone II step: Inizio della catena mediante attacco del radicale sul monomero metile) e successiva propagazione. PhCO + COOMe PhOC COOMe n COOMe ( COOMe CO 2 Me CO 2 Me n acrilato di Reagenti: • • acrilato di metile: 0,5 mL (x2) α-idrossi-cicloesil fenil chetone: 10-12 mg (x2) Apparecchiatura: • • 2 provette piccole di vetro con tappo o setto in gomma lampade UV (366 nm) Procedimento: In ciascuna delle due provette sciogliere il chetone nel metil acrilato. Degasare una sola delle due soluzioni per circa 2 minuti sotto corrente di azoto e tapparla. Irraggiare entrambe le soluzioni a 366 nm . Osservazioni: Nella provetta degasata si nota già dopo pochi secondi la formazione di bolle e nell’arco di un minuto la soluzione si trasforma in un solido incolore e gelatinoso. Nella provetta non degasata, invece, la polimerizzazione del metil acrilato risulta notevolmente più lenta (circa 3-4 minuti di irraggiamento). Questo effetto è dovuto alla presenza d’ossigeno che, attaccando il radicale iniziatore, inibisce la reazione. POLIMERIZZAZIONE CATIONICA Si definisce polimerizzazione cationica un processo condotto in presenza di iniziatori in grado di dare origine a cationi. POLIMERIZZAZIONE DEL TRIOSSANO A POLIFORMALDEIDE La poliformaldeide si ottiene attraverso una polimerizzazione cationica poiché nel primo step l’attacco di un acido di Lewis (BF3*Et2O) sul triossano genera un catione che dà inizio al processo di polimerizzazione. O O O BF3 * Et2O O Triossano O O O BF3 O CH2 Reagenti: • • • • • O O triossano: 5 g cicloesano anidro: 6 mL BF3*Et2O: 0,2 mL toluene anidro: 4 mL isopropanolo contenente il 10% di ammoniaca concentrata: 60 mL + O CH2 - O -CH2 - O O BF3 Apparecchiatura: • • • • • • provetta grande tappo di gomma ricoperto di alluminio beuta da 10 mL con tappo piastra riscaldante con bagnomaria pipette cilindri graduati n Procedimento: All’interno di una provetta vengono posti il triossano (5 g) e 6 mL di cicloesano anidro. Dopo averla tappata con un tappo di gomma, si scalda a bagnomaria a 6570 °C. All’interno di una beuta da 10 mL, sotto cappa, si sciolgono 0,2 mL di BF3*Et2O BF3*Et2O in 4 mL toluene anidro. 0,15 mL di tale soluzione vengono aggiunti nella provetta e si continua a scaldare. Entro 5 minuti la soluzione gelifica. Si abbassa la temperatura a 40-45 °C e si scalda per altri 30 minuti. Si filtra la soluzione, si lava il polimero con 60 mL di soluzione di isopropanolo e ammoniaca al 10% e si secca su carta assorbente. Bibliografia: Sorenson,Wayne R., J. Chem. Educ. 1965, 42, 8 MODIFICAZIONE DI UN POLIMERO In precedenza si è trattato della sintesi di polimeri attraverso una reazione di polimerizzazione. E’ tuttavia possibile ottenere un nuovo polimero anche mediante un trattamento chimico su un polimero naturale allo scopo di modificare le sue proprietà chimico-fisiche. ACETILAZIONE DELLA CELLULOSA Il triacetato di cellulosa viene ottenuto per trattamento della cellulosa con anidride acetica. ROH (CH 3CO) 2O H+ Usi: Il triacetato di cellulosa ha molteplici impieghi: è usato nelle arti grafiche, per la fabbricazione di lucidi da proiezione per lavagne luminose e in passato anche di pellicole cinematografiche. ROOCCH3 Reagenti: • • • • • • • • cotone idrofilo: 2,5 g acido acetico glaciale: 13 mL acido solforico al 96% anidride acetica: 13 mL acido acetico all’80%: 10 mL acqua calda: 100 mL NaHCO3 al 5%: 100 mL miscela diclorometano-metanolo 9:1 Apparecchiatura: • • • • • • • attrezzatura per bagnomaria becher da 400 mL beuta da 125 mL 3 pipette graduate da 10 mL filtro gooch tappo di gomma termometro Procedimento: Vengono compattati 2,5 g di cotone idrofilo, pesati su bilancia tecnica e messi in una beuta da 125 mL; ad essi vengono aggiunti 13 mL di acido acetico glaciale e tre gocce di acido solforico concentrato, pestando il cotone con una bacchetta di vetro per permettere all’acido acetico di bagnare completamente la cellulosa. Si tappa la beuta con un tappo di gomma e si scalda a bagnomaria a 60 °C per 30 minuti. Successivamente si aggiungono alla soluzione 13 mL di anidride acetica e si scalda, mescolando lentamente, per altri 30 minuti. Alla soluzione così ottenuta si aggiungono 10 mL di acido acetico all’80%, quindi si scalda per eliminare l’eccesso di anidride acetica. Si versa il contenuto della beuta in un becher da 400 mL e si aggiungono 100 mL di acqua calda. Si filtra il triacetato di cellulosa su gooch, lo si lava con una soluzione acquosa di bicarbonato di sodio al 5% fino a neutralità (verificata con cartina tornasole), poi con acqua fredda e infine lo si asciuga su carta assorbente. Il solido bianco è insolubile in acqua, ma solubile in una miscela di diclorometano-metanolo 9:1. Una piccola quantità del polimero può essere quindi sciolta nella miscela sopraindicata e, la soluzione ottenuta, lasciata evaporare sul fondo di un vetro di orologio ottenendo così un sottile film di polimero. SINTESI DEL BISFENOLO Z Il bisfenolo Z è strettamente connesso al bisfenolo A: OH HO BISFENOLO A BISFENOLO Z In laboratorio è però preferibile sintetizzare il bisfenolo Z perché, secondo dati riportati in letteratura, il bisfenolo A viene ottenuto con una resa stimata al 10%. Inoltre esso risulta tossico in quanto può svolgere il ruolo di distruttore endocrino causa la somiglianza nella struttura a quella degli ormoni naturali quali l’estradiolo. La sintesi del bisfenolo Z è una reazione di sostituzione elettrofila aromatica, in presenza di acido. fenolo cicloesanone bisfenolo Z La reazione si compone di due sostituzioni elettrofile in sequenza: I step: Dalla prima sostituzione si ottiene l’alcol 4-(1-idrossicicloesil)fenolo. OH O OH HO H+ + Fenolo -H2O Cicloesanone 4(1-idrossicicloesil)fenolo II step: L’alcol ottenuto viene protonato e, reagendo con la seconda molecola di fenolo, viene generato il bisfenolo Z. OH OH HO + Fenolo OH HO H+ -H2O 4(1-idrossicicloesil)fenolo Bisfenolo Z E’ bene ricordare che le reazioni della famiglia dei bisfenoli sono caratterizzate dalla formazione di addotti 1:1 tra il bisfenolo e il fenolo in eccesso, tenuti insieme da legami a idrogeno. Reagenti: • acqua: 100 mL • fenolo: 1,13 g • cicloesanone: 0,29 g • HCl concentrato: 0,5 mL • acqua: 30 mL • toluene: 10 mL • acqua bollente: 30 mL • metanolo caldo Apparecchiatura : • becher da 250 mL • piastra riscaldante • pallone a un collo da 25 mL • ancoretta magnetica • refrigerante a bolle • buchner/yrsh Procedimento: All’interno di un becher da 250 mL vengono versati 100 mL di acqua e scaldati con una piastra a 70 °C. In un pallone a un collo da 25 mL, munito di ancoretta magnetica e refrigerante a bolle, si pongono 1,13 g di fenolo, 0,29 g di cicloesanone e 0,5 mL di HCl concentrato. Si scalda per circa un’ora a 70 °C (temperatura del bagno), osservando che il colore della miscela di reazione cambia dal giallo pallido all’arancio/marrone. Trascorso questo periodo di tempo, si raffredda la miscela di reazione in un bagno di ghiaccio, si filtra il solido (addotto tra bisfenolo Z e fenolo, 0,633 g) e lo si lava con 30 mL di acqua e 10 mL di toluene fino all’assunzione di una colorazione bianca (debolmente rosa). Il solido ottenuto viene posto in 30 mL di acqua bollente e successivamente filtrato per rimuovere il fenolo in eccesso. Il bisfenolo Z grezzo ottenuto (0,5138 g) viene purificato per ricristallizzazione: viene sciolto nella minima quantità di metanolo caldo, raffreddato in un bagno di ghiaccio, filtrato e seccato (0,229 g, Resa=64%). Bibliografia: Gregor,W., J. Chem. Ed. 2012, 89, 669 Usi: Mentre il bisfenolo A è importante perché utilizzato nella sintesi di policarbonati (impiegati per la produzione di lenti per occhiali) e resine epossidiche (impiegate per la ristrutturazione di mobili ecc.), il bisfenolo Z, nell’ambito della sintesi polimerica, non ha particolare rilevanza. E’ tuttavia degno di nota per il suo utilizzo nella produzione del lipoclin, un farmaco contro il colesterolo.