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I
SCHEDA
PER IL PAZIENTE
Al/Alla signore/a
FARMACI GENERICI
HANNO GLI STESSI EFFETTI DEI FARMACI DI MARCA, E SARA’ FINALMENTE POSSIBILE
TROVARLI IN FARMACIA O VEDERLI PRESCRITTI SU UNA RICETTA
La prima cosa da sapere è che, al di là di marchio e confezione, la cura ricevuta è identica. Al momento sono disponibili in totale una trentina di farmaci generici, dagli antinfiammatori agli antibiotici, dagli antivirali ai tranquillanti. Tra
i 50 principi attivi più venduti di fascia A e B, rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, nove sono in vendita anche
sotto forma di generico.
CHE COS’E’ UN FARMACO GENERICO?
E’ un medicinale identico per principio attivo, dosaggio, forma e indicazioni terapeutiche a un farmaco non più tutelato da brevetto e già in commercio da una decina di anni. Il generico non ha un nome di fantasia o un marchio ma viene identificato con un nome tecnico che corrisponde al principio attivo, la cosiddetta Denominazione comune internazionale, o con quello
scientifico della sostanza che produce l’effetto terapeutico. Per esempio, sulla scatola di uno tra gli analgesici più diffusi al posto
del nominativo commerciale, c’è scritto nimesulide.
COSA DISTINGUE UN FARMACO GENERICO DA UNA SPECIALITA’ MEDICINALE?
A parte il nome, che non è di fantasia ma, come ricordato sopra, corrisponde a quello scientifico del principio attivo, il generico
costa dal 20 al 50 per cento in meno dell’equivalente specialità medicinale. Ma la qualità e l’efficacia sono le medesime.
Il prezzo più basso dipende dal fatto che l’azienda che ha inventato il farmaco, e quindi lo ha brevettato, è già rientrata delle spese sostenute durante le fasi di sperimentazione. Scaduto il brevetto, il prezzo del generico si limita a coprire i costi necessari alla sua produzione.
QUALI CONTROLLI SONO RICHIESTI PER VENDERE UN GENERICO?
Per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte del Ministero della sanità, l’industria che produce il generico deve presentare una documentazione che provi ciò che viene chiamata bioequivalenza con la specialità corrispondente. Il generico deve possedere le stesse caratteristiche del farmaco che riproduce, cioè la stessa composizione in principi attivi, la stessa forma farmaceutica (per esempio compresse, gocce, fiale), le stesse indicazioni terapeutiche e la medesima attività. Solo così
potrà essere considerato intercambiabile con il prodotto originale. Pur avendo la medesima efficacia dell’originale, è utile sapere
che il generico può variare nella composizione degli eccipienti che accompagnano il principio attico. Fattore da tenere presente
per possibili allergie.
IL SERVIZIO SANITARIO RISPARMIA SUI GENERICI?
Sì. Il generico, per essere rimborsato dal Servizio sanitario, deve costare almeno il 20 per cento in meno dell’originale. Di fatto
però, spesso la differenza di prezzo è ancora più marcata e può arrivare al 50-60 per cento. Inoltre, molti farmaci generici sono
venduti anche in classe C, cioè sono a totale carico dei cittadini. In alcuni casi il risparmio può essere notevole: con nimesuLA COPIA E’ ALTRA COSA
lide, per esempio, si può risparmiare il 50 per cento scegliendo
il generico invece del farmaco di marca. Considerazioni analoSviluppare un nuovo farmaco richiede molte energie e grossi inveghe valgono per diclofenac e fluoxetina,un noto antidepressivo.
PERCHE’ SE NE PARLA TANTO?
Perché la legge finanziaria 2001 prevede che dal prossimo primo di marzo (data che molti propongono di spostare al primo
luglio) il Servizio sanitario nazionale rimborsi solo i medicinali con il prezzo più basso, cioè i generici, tra tutti quelli equivalenti che si trovano in commercio. Pur essendo stati introdotti
in Italia fin dal 1996, i generici hanno avuto finora una scarsissima diffusione, sono in larga parte sconosciuti e coprono
una fetta irrisoria di mercato; entro la fine dell’anno è previsto
l’invio di un opuscolo informativo, una sorta di campagna di
sensibilizzazione che illustrerà in modo chiaro cos’è un farmaco
generico e quanto si risparmia utilizzandolo.
E’ UN’ESPERIENZA SOLO ITALIANA?
Nient’affatto. In molti altri paesi europei, come Gran Bretagna,
Germania, Svezia, Olanda e più di recente la Francia, i farmaci
generici sono molto diffusi e il loro utilizzo è incoraggiato dai
servizi sanitari con diverse forme di incentivi. Il risparmio garantito alle casse pubbliche e ai singoli cittadini da questo sistema è notevole.
Queste informazioni le sono fornite dal suo medico
stimenti di denaro. Per incoraggiare la ricerca, nel 1978, è stata introdotta in Italia una legge che permette di brevettare farmaci. Ciò
consente all’industria che ha ideato una nuova molecola di rifarsi delle spese sostenute (spesso si tratta di miliardi di lire) con gli esperimenti indispensabili a verificare l’efficacia e la sicurezza del medicinale, o per rifarsi del denaro investito in ricerche che non vanno a
buon fine.
Prima del 1978 era possibile copiare qualsiasi farmaco in commercio senza dover chiedere l’autorizzazione all’azienda che lo aveva inventato. Da quella data in poi occorre pagare una sorta di diritto d’autore. Ciò spiega il motivo per cui sono in circolazione molti prodotti
identici come principio attivo a quello originale che però hanno un nome commerciale diverso: sono i farmaci copia da non confondere
con i generici la cui produzione può iniziare solo quando scade il brevetto ed è stata autorizzata dal Ministero della sanità con una legge
del 1996.
A parte il nome, il farmaco copia si distingue con facilità dal generico
perché acquistandolo non si risparmiare granché. Il suo costo, infatti, si discosta poco o nulla da quello del farmaco originale, perché i
diritti sul brevetto costano.
e dalla rivista Occhio Clinico
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