al comparto farmaceutico serve un punto di equilibrio

Comunicato Stampa
AL COMPARTO FARMACEUTICO SERVE UN PUNTO DI EQUILIBRIO
Assogenerici si è confrontata oggi con il Ministero e con l’AIFA sulle dinamiche
economiche del settore ma anche sui reali benefici che lo sviluppo del farmaco
generico può apportare all’intero Sistema
Roma, 25 settembre 2008 - Il 2° Congresso Nazionale di AssoGenerici si è aperto
l’indomani dell’ultima riunione del Tavolo tecnico per la farmaceutica. Inevitabile, dunque,
che la discussione riprendesse alcuni dei temi oggetto della trattativa.
La relazione del Presidente di AssoGenerici, Giorgio Foresti, si è svolta all’insegna di un
approccio nuovo. “In primo luogo”, ha detto Foresti, “è bene chiarire che non c’è
contrapposizione tra farmaco di ricerca e farmaco generico: i generici sono farmaci che
hanno fatto innovazione e quindi, senza la ricerca, non ci sarebbero generici”. Lo stesso vale
sul piano industriale: “Produttori di generici e di specialità fanno parte di uno stesso comparto
e questo significa che non esistono contrapposizioni di interessi, purché sia chiaro che, se si
realizzano risparmi grazie al generico, questi devono essere investiti all’interno del comparto,
sia per la dispensazione di farmaci innovativi, sia per incentivare e finanziare la ricerca”.
Le risorse pubbliche sono limitate e se si deve chiedere correttamente un maggior impegno
dello Stato. Questo va ottenuto realizzando economie, dove sia possibile farlo senza ridurre
l’offerta di salute ai cittadini. “Uno sviluppo adeguato del farmaco equivalente può liberare
risorse, come avvenuto negli Stati Uniti - ha aggiunto Foresti - ma questo richiede anche la
salvaguardia delle condizioni minime, perché un produttore di generici possa restare sul
mercato. Già oggi vi sono farmaci per i quali un’azienda non potrebbe andare a contrattare
un prezzo per il generico, tanto è già stato compresso il prezzo dell’originatore”.
La necessità di permettere condizioni di mercato è stata riconosciuta anche dal
Sottosegretario Francesca Martini nel suo intervento al Congresso. Martini ha lodato il ruolo
avuto dal generico nel permettere il rispetto, in questi ultimi anni, dei tetti di spesa
programmati e ha indicato la qualità come uno degli obiettivi del lavoro che va svolto in tema
di equivalenti. “Non mi piace il termine generico,” ha detto Martini, “che rimanda quasi a
un’efficacia inadeguata, preferisco parlare di farmaci che contengono il principio attivo
indicato per questa o quella condizione. Però, se questo c’è, molto resta da fare per quegli
aspetti della qualità che il cittadino percepisce più immediatamente, dalla scelta degli
eccipienti alla disponibilità di tutte le forme farmaceutiche dell’originatore”. Martini ha
concluso ricordando come oggi la tracciabilità e la sicurezza del farmaco siano diventate
ancora più centrali, nel momento in cui con sempre maggiore frequenza si assiste ad
adulterazioni delle materie prime, nel settore dei farmaci ma anche in quello alimentare.
Per il professor Guido Rasi, Direttore Generale dell’AIFA, “nella determinazione del prezzo
dei generici si dovrà trovare un punto di equilibrio. Devo dare atto ai produttori - ha
proseguito – che, nelle ultime due riunioni per la determinazione del prezzo, l’extrasconto è
stato fatto rientrare nel suo percorso naturale, cioè nel prezzo finale, anziché disperdersi
lungo la catena distributiva”.
Su due punti cruciali, la sostituibilità e la prescrizione per principio attivo, Rasi ha espresso
una posizione cauta. “La sostituibilità sarà difficilmente applicabile in toto, tuttavia nel caso di
pazienti na?ve (cioè mai trattati in precedenza) si potrebbe ipotizzare che il trattamento sia
avviato, in primo luogo, con il farmaco meno costoso all’interno della classe terapeutica”.
Quanto alla prescrizione per principio attivo, per il Direttore Generale dell’AIFA potrebbe
partire in ospedale, ma sul territorio è poco probabile che possa essere generalizzata.
Loredano Giorni della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni ha fatto notare
come il fenomeno degli extrasconti sia dovuto, in pratica, a un’interazione negativa tra la
legge del 1996, che fissava i margini alla distribuzione, e la legge del 2001, che imponeva al
farmacista di segnalare al cittadino l’esistenza di un generico meno caro della specialità
prescritta. “Il legislatore prevedeva che i produttori avrebbero aumentato la differenza di
prezzo rispetto alla specialità, ma questo non si è riflesso sul prezzo di fustella”.
Giorni ha anche stigmatizzato il fenomeno dello spostamento delle prescrizioni dalle
specialità che stanno perdendo la copertura brevettuale ad altre più recenti: “Una situazione
in cui al danno si aggiunge la beffa, quando si vede che un antibiotico riduce a un terzo le
prescrizioni nel giro di un anno dall’arrivo del generico, quasi si curasse con i brevetti e non
con i principi attivi”, ha concluso Giorni.
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