Lez. 11 - Università di Macerata

Storia contemporanea
dei paesi mediterranei
LA DECOLONIZZAZIONE
Università di Macerata
A.A. 2016/17
Valeria Deplano: [email protected]
Dopo la Seconda guerra mondiale
La decolonizzazione
Asia
Filippine 1946
India e Pakistan 1947
Indonesia 1949
Vietnam, Laos Cambogia 1954
Africa
Libia 1951
Tunisia e Marocco 1956
Algeria 1962
1960: anno dell’Africa
(17 paesi indipendenti)
Perchè crollano gli imperi
● Ridimensionamento potenze europee e crescita
superpotenze senza una tradizione colonialista
● Politiche attuate durante la Seconda Guerra Mondiale:
promesse di indipendenza dei nuovi occupanti da una
parte e promesse di indipendenza dei colonizzatori
● Diffusione e ulteriore radicamento coscienze nazionali
tra i popoli colonizzati grazie anche alla diffusione di
idee anticoloniali
Possibili soluzioni
●
Internazionalizzazione
●
Decentramento, sostenuto dai britannici
●
Mantenimento del sistema imperiale con qualche correttivo, sostenuto
dai francesi
A Jalta la prima opzione, anticamera dell'indipendenza, fu applicata solo ai
paesi già soggetti a mandato, e alle ex colonie italiane. Per il resto, alle vecchie
potenze coloniali fu rimessa la decisione sugli altri territori.
La Gran Bretagna e il Commonwealth
“comunità autonome all'interno dell'Impero britannico,
uguali tra loro” ma unite dal vincolo di fedeltà alla Corona.
● Creato ufficialmente nella conferenza imperiale del
1926.
● Dopo la seconda guerra la maggior parte delle nuove
nazioni africane che avevano ottenuto l'indipendenza
dalla Gran Bratagna si associò al Commonwealth.
Unione Francaise (1946)
● le sue parti costitutive non più colonie, divennero
“stati associati”, “territori associati”, o “dipartimenti
d'oltremare”.
● Il nuovo assetto non implicava nessun tipo di cessione
del potere. Il governo controllava il tutto e il
presidente della Repubblica francese è anche il
presidente dell'Unione.
Communauté (1958-60)
● Nasce con la Quinta repubblica, durante la guerra d'Algeria.
● Autonomia parziale delle colonie; la moneta, la difesa, gli
affari esteri e la strategia di sicurezza restano sotto il
controllo francese
● Dura solo due anni, sino al 1960, quando gli stati membri
dell'ex Africa occidentale francese decisero di esercitare
l'opzione di diventare nazioni sovrane, ottenendo di fatto
l'indipendenza in pochi mesi.
L’Italia e le sue ex colonie
● Col trattato di pace del 1947 l’Italia rinuncia alle colonie;
ma i governi repubblicani vogliono mantenere un “
piede in Africa”
● Decisione ONU: indipendenza per la Libia (1951);
Eritrea inglobata nell’Etiopia
● L’Italia ottiene l’Amministrazione Fiduciaria della
Somalia (1950-1960)
La decolonizzazione nel Nord Africa
La decolonizzazione segue diversi percorsi nelle diverse aree.
I diversi tempi e modi dipendono da:
-
Il paese colonizzatore (vedi differenze Inghilterra/Francia)
-
Il tipo di colonizzazione subita (colonia di popolamento oppure no)
-
Forma e funzione dei movimenti di indipendenza
L’indipendenza della Libia
Idris Al Senoussi
(Re di Libia1 951-1969)
Indipendenza ottenuta per via diplomatica
Dopo un periodo di amministrazione fiduciaria inglese (che dura
dall’ingresso delle truppe a Tripoli, nel 1943) l'ONU annuncia nel 1949 la
prossima indipendenza della Libia
Il 24 dicembre 1951 nasce la monarchia costituzionale che comprende i
territori della vecchi colonia Tripolitania, Cirenaica e Fezzan.
Il trono è affidato a Idris al-Senussi, esponente della confraternita
senussita a cui apparteneva anche il capo della resistenza libica
antitaliana Omar al Mukthar.
Nel 1952 si scolgono le prime elezioni, fortemente influenzate dagli
inglesi. La vittoria del partito di governo causa proteste, e i nazionalisti –
che rappresentavano le elites più colte, già in esilio col fascismo vengono espulsi
La via all’indipendenza della Tunisia
●
Il sindacato (’Union Générale Tunisienne du Travaille) e i nazionalisti richiesero per
la prima
volta ufficialmente l’indipendenza del paese nel 1946
●
La Francia arresta decine di nazionalisti, ma la situazione internazionale giocava a favore delle
istanze indipendentiste
●
Conscio della congiuntura favorevole (nascita Lega araba; primo congresso dei popoli colonizzati)
1949 Habib Burghiba elaborò una nuova strategia per ottenere l’indipendenza del paese:
1)
Sul fronte interno era necessario organizzarsi per la svolta decisiva
2)
Sul fronte estero, bisognava potenziare le rappresentanze “diplomatiche” per avere l’opinione
internazionale favorevole alle istanze indipendentiste
●
Alla Francia restava la scelta: o attuare riforme tali da condurre il paese verso una reale
autonomia; o affrontare la guerra di liberazione nazionale.
●
Nell’aprile del 1950 Bourghiba andò in Francia ed espose il suo progetto di riforme (articolato in
7 punti) che avrebbe consentito alla Tunisia di raggiungere l’autonomia. Iniziarono le trattative,
il governo rifiutò (dicembre 1951)
●
Inizia una stagione di scioperi e manifestazioni che furono repressi - Bourgiba vie ne
nuovamente arrestato
●
●
La Commissione politica delle Nazioni Unite iniziò ad analizzare il dossier sulla Tunisia.
Nel tentativo di trovare una soluzione convincente per l’opinione pubblica internazionale, il
governo francese promosse una politica di riforme che tendevano alla “co-sovranità”
franco-tunisina, inaugurando quella che chiamarono la “politica della pacificazione”.
●
1954: Il nuovo presidente del consiglio francese Mendès France decise di porre fine alla
questione tunisina, avviando le trattative con il Bey per l’autonomia interna “senza
restrizioni” (NON ANCORA INDIPENDENZA). Al tavolo partecipa anche il Neo-Destur
Le nuove trattative e la situazione
internazionale
portarono
al
raggiungimento
dell’indipendenza tunisina il 20
marzo 1956
Nel 1957 il Bey viene deposto e
nasce
la
costituzionale,
Repubblica
con
Bourguiba come presidente
Habib
Il Marocco verso l’indipendenza
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Il ruolo dei marocchini nell’esercito del generale De Gaulle dà ai
nordafricani la speranza di avere un potere contrattuale in più
1944: nasce l’Istiqlal, partito dell’indipendenza: appoggio delle popolazioni arabe
ma non berbere; appoggio del sultano (per questo mandato in esilio nel 1953)
1953-54La guerra in Indocina e quella in Algeria spingono però la Francia verso una
soluzione negoziata.
Dicembre 1955: dichiarazione di La-Celle-Saint-Cloud, che gettava le basi per
l’indipendenza
●
2 marzo 1956 Marocco stato indipendente
Il Regno del Marocco
Mohamed V fu proclamato Re.
Alcune città rimasero in mano agli spagnoli, e furono incorporate solo successivamente, così come
Tangeri, nel territorio del Marocco.
La monarchia rappresenta un garante della continuità e della stabilità in due sensi:
1)
Mancato sviluppo di una democrazia parlamentare (Nel 1961, a Mohamed V successe il figlio
Hassan II (1961-1999) che sciolse il parlamento e inaugurò un governo personale)
2)
Poco spazio per il radicamento di forme di islamismo militante
Cosa permette a Marocco e Tunisia di contrattare l’indipendenza?
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Il loro status di protettorati e non di “territori metropolitani” della Francia,
con delle elites “affidabili” (Bey e Sultano cui passoò il potere dopo
l’indipendenza)
L’esistenza di una comunità francese più limitata rispetto a quella Algerina
La congiuntura internazionale: la Francia è impegnata su altri fronti,
quello indocinese e soprattutto quello algerino
Il caso algerino
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Territorio metropolitano: formalmente parte del territorio francese
Presenza di 1 milione di francesi, i pied noirs (contro 9 milioni di algerini). I
pied noirs non sono intenzionati a lasciare l’Algeria, né a cedere la propria
posizione di privilegio.
1945: rivolta di Setif:
Nel 1954 nasce il Fronte di Liberazione Nazionale Algerino (FLN) che
comprendeva diverse organizzazioni e movimenti per l’indipendenza
preesistenti. La capeggiavano Ahmed Ben Bella, Hocine Ait Ahmed e
Mohamed Budiaf.
La guerra
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Scoppia nel 1954 e dura sino al 1962
Viene combattuta sia nelle campagne
che nelle città -> guerriglia con attentati
(La battaglia di Algeri)
Vede opporsi l’esercito del FLN
all’esercito francese, che usa tutti i
mezzi per schiacciare la resistenza
algerina: torture, uccisioni sommarie,
rastrellamenti
Nel 1961 nasce anche
un’organizzazione paramilitare
clandestina dei Pied noirs (OAS) che si
rende responsabile di attentati sia in
Francia che in Algeria. Uccide circa 2700
persone, di cui 2400 algerini.
L’impatto culturale della questione algerina
In una Francia anestetizzata, in cui l’opinione
pubblica è fortemente controllata dal
governo, chi protesta è una minoranza. Tra
questi si solleva la voce di Jean Paul Sartre
che sulla rivista “Les Temps Moderns”
denuncia come criminale la guerra d’Algeria.
Man mano questa posizione penetrerà in
Europa
Quante chiacchiere: libertà, eguaglianza, fraternità,
amore, onore, patria, e che altro? Tutto ciò non ci
impediva di fare nel contempo discorsi razzisti,
sporco negro, sporco ebreo, sporco topo [...]
Falsa ingenuità, fuga, malafede, solitudine, mutismo,
complicità rifiutata e, insieme, accettata, è questo
quello che abbiamo chiamato, nel 1945, la
responsabilità collettiva. All'epoca non era necessario
che la popolazione tedesca sostenesse di avere
ignorato l'esistenza dei campi. "Ma andiamo"
dicevamo. "Sapevano tutto!"Avevamo ragione,
sapevano tutto, e soltanto oggi siamo in grado di
comprenderlo: perché anche noi sappiamo tutto. [...]
Oseremo ancora condannarli? Oseremo ancora
assolverci?
(1961)
Franz Fanon e “I dannati della terra” (1961)
Fanon è un medico della Martinica,
psichiatra, che aveva studiato in
Francia e lì aveva iniziato a studiare
l’impatto della colonizzazione sui
colonizzati.
Nel 1961 pubblica “I dannati della
terra”, che diventa un saggio-breviario
della
lotta
anticolonialista
e
terzomondista. Il libro descrive nei più
minuti particolari i meccanismi della
violenza attivati dal colonialismo per
ridurre in schiavitù il popolo oppresso,
ma anche i meccanismi di liberazione.
1) Capitolo sulla violenza fornisce tutti gli strumenti
che sostengono ideologicamente la lotta di liberazione;
(la decolonizzazione non è un processo ma una rottura)
2) Capitolo sulla cultura nazionale guarda al dopo,
cioè quello che devono fare gli ex colonizzati una volta
che la guerra è finita, una volta che sono indipendenti e
anche quello che devono fare gli intellettuali colonizzati
durante la guerra per dare una direzione alla guerra di
liberazione.
La violenza
Cultura e colonialismo
La decolonizzazione implica dunque
un’integrale messa in discussione della
situazione coloniale. La sua definizione
si può racchiudere nella frase ben nota:
“gli ultimi saranno i primi”.
Tutti gli sforzi vengono compiuti per
indurre il colonizzato a confessare
l’inferiorità
della
sua
cultura
trasformata
in
comportamenti
istintivi, a riconoscere l’irrealtà della
sua nazione, e, al limite, il carattere
non organizzato e non finito della sua
stessa struttura biologica
Presentata nella sua nudità, la
decolonizzazione lascia trapelare, da
tutti i pori, pallottole infuocate, coltelli
insanguinati. Poiché se gli ultimi
devono essere i primi, ciò non può
avvenire che in seguito a uno scontro
decisivo e micidiale dei due protagonisti
L’ultima fase della guerra: 1958-1962
1958: ritorno di De Gaulle segna una svolta sia nell'evoluzione della guerra sia nel futuro
della Francia.
In Francia: nacque la Quinta Repubblica, presidenziale; In Algeria: esplorazione della
possibilità di nuove forme di autonomia, ormai tardive. Al governo francese non restò
che accettare l'indipendenza, anche se i pied noirs tentarono un colpo di stato.
18 marzo 1962: ACCORDI DI EVIAN mettono fine alla guerra
3 luglio 1962: proclamazione indipendenza.
Nella guerra sono morti 24.600 militari francesi; 150.000 combattenti algerini, tra i
180.000 civili algerini e circa 6000 francesi.
8000 pied noirs lasceranno l’Algeria dopo l’indipendenza
I paesi di nuova indipendenza come soggetto politico
Nuovo fronte comune creato dall'opposizione all'imperialismo, e anche al bipolarismo della guerra fredda, fu la
conferenza che si svolse a Bandung nel 1955, cui parteciparono 29 stati dell'Asia e dell'Africa che rappresentavano il
56% della popolazione mondiale.
La successiva dichiarazione di Bandung sosteneva i principi della sovranità nazionale, del rispetto dei diritti umani e
dell'uguaglianza tra uomini e popoli.
Dalla conferenza emerse la nozione di “Terzo mondo”, che doveva servire per i paesi di nuova indipendenza ad
evitare di restare schiacciati dal bipolarismo.
La coesistenza dell'anticolonialismo in senso stretto e di paesi non allineati anchese non di nuova indipendenza (es
Jugoslavia) è la peculiarità della conferenza, che divenne poi più evidente già nel successivo incontro, svoltosi nel 1961
a Belgrado in Jugoslavia. In questa occasione parteciparono 25 stati (i promotori erano Tito, Nasser, Nhkruma,
Nehru e Sukarno) e 19 movimenti di liberazione nazionale.
La risoluzione finale chiamava al rispetto dell’ indipendenza e della sovranità, e alla convivenza pacifica. Seguirono poi
altre 7 conferenze sino al 1986, all'ultima delle quali partecipavano 100 paesi.
Fallimento della decolonizzazione?
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Problema 1: Decolonizzazione come vittoria delll'idea degli stati -nazione, che rispettavano
confini e separazioni ereditate dal colonialismo
Problema 2: Qualunque fosse la loro preparazione e la loro aspirazione, ogni leader dovette
trovare i mezzi per attuare riforme istituzionali, creare un sentimento di unità nazionale, e
trovare le risorse economiche per mantenere in piedi i paesi
Si trattava di una sfida decisamente complicata, resa quasi impossibile da due fattori:
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1) l'eredità di paesi che non solo erano costruzioni artificiali fatte nel periodo coloniale; ma che
mancavano di infrastrutture economiche, con altissimi tassi di analfabetismo.
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2) la corruzione. Spesso i leader erano
bene del paese.
interessati all'arricchimento personale più che al
Conseguenza: instabilità
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Nei primi 30 anni dopo la decolonizzazione ci furono 75 colpi di stato, di cui 3 in
Ghana, e 2 in Nigeria, ma anche in Indonesia, Algeria,, Libia, Egitto. Zaire, Filippine
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Si trattava di colpi di stato compiuti dall'esercito. L'esercito era spesso uno dei
pochi gruppi organizzati, diffusi su scala nazionale, che poteva fungere da
“custode” della nazione nel caso di governi che si rivelavano incapaci di fare gli
interessi della nazione.
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Dai colpi di stato nascono il più delle volte le dittature militari: gli anni Settanta e
Ottanta del Novecento vedono la nascita di molti “Big Men”